Delle monete e dell'istituzione delle zecche d'Italia. Tomo I

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Dell'
Origine 5 e Commercio
vafTero. Parlo delle Leggi, che ne' citati libri facri ricavanfi , e di
quella Repubblica, in cui gli Ebrei fino airinftituzionc de'Giudi-
ci fi confervarono. Delle monete poi ferma coftanza rileviamo ef-
fere fiata apprelTo di loro, perchè fempre coflanti furono i pefi ,
trattone allora, che la fraude vi s'introdulTe, e le mifurc, e iSi-
cli furono adulterati: il che avvenne a' tempi di Amos '
Stelo ^ Mina , Soldo ^
. Obolo ,
e Talento furono gli ufati pefi ; e credibile
cofa è, che i metalli, benché divifi in pezzi, e con qualche nota
diflintì, ne'groflì contratti fi pefaiTero alla Stadera; come pur noi
facciamo. Pefi di Sicli, e pefi d'argento, e d'oro in mille luoghi
abbiamo della Scrittura ^; anzi odérvabile è, che in un luogo di
Tobia 3 fi nominano dieci falerni d' argento ^ e che poco dopoqueiìi
ftelTì difìinguonfi con l'efprefiìone di
finalmente fi determinano per contante 5
pdo pondus argenti * ; e
pecuniam . Con quelli pefi
fi regolavano anche gli altri metalli, come rame, ferro, bronzo,
ed anche piombo e ftagno ,
che fi fàcei^Q moneta . Per
de' quali non negherebbero alcuni
l'ornamento del Tempio fi cavò da
y
i
Capi d' Ifraello cinque mila talenti d'oro, e dieci mila foidi
dieci mila talenti d' argento , dicJotto mila talenti di rame , e
cento mila talenti di ferro ^. Sappiamo altrove , che la Lorica di
Golia pefava cinquanta mila Sicli di rame ^ , e la Tua Afta feicen-
to Sicli di ferro. Del piombo, e dello ftagno altrove nella Scrittura
fi parla ^. Pure prendendo il termine di Siclo^ € d\ Talento^
nel fenfo diPefo; le luddeite efpreflìoni della Scrittura, facilmente,
fenza confonderfi con le monete, s'intendono, e fi conofcono,
§.
La Repubblica di Platone uguale a q.uella
DEGLI Ebrei.
X.
Parlando io (Bell'Ebraico Governo non pofTo trattenermi di non
riflettere aver Platone nel Dialogo V. della Repubblica , una forma
di Repubblica immaginato, la quale certamente fembra la copia
di quel celebre originale . Stabilifce egli la divifione del territorio
in dodici porzioni uguali da darfi in forte a dodici Tribù
formate di Cittadini , onde ct^ftituir fi debba tra di loro un perfetto
inalterabile equilibrio . Per quefta ragione proibifce la dote
ne' maritaggi e le oppreflìoni de'conciftadini ne' termini fteftì , ne'
quali la Scrittura fifpiega, individuando ancora la ragione de' fervi ^
i quali
I Cap.VIII. 2 Ifaia Gap. XLVI. verf.