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Delle monete e dell'istituzione delle zecche d'Italia. Tomo I

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8 dell'Orìgine, e Commercio<br />

§.<br />

IV.<br />

<strong>Delle</strong> Monete dipendenti dalla legge di Società'.<br />

Veduta l'origine, e l'ufo de' metalli, e <strong>delle</strong> <strong>monete</strong>, reftada<br />

oHervarfi , come quelli prendelfero corfo per ornamento femplicemente<br />

<strong>delle</strong> donne, <strong>delle</strong> fanciulle, e degli uomini, e come que-<br />

lle per pubblico confentimento <strong>delle</strong> Nazioni commercianti , fof-<br />

fero flabilite . Q^iiefta dunque non fu , che una convenzione tra<br />

gli uomini mercatanti , come il redo Ebraico aflìcura , fatta per<br />

comodo de' contratti , riufcendo troppo moleflo il trasporto ns'<br />

lontani paefi <strong>delle</strong> fpezie fteile; cioè de' prodotti della terra, e de«<br />

gli animali; giacché la vanità <strong>delle</strong> genti aveva all'oro, e all'argento<br />

prezzo d'affezion conceduto. Edi fatto quelle nazioni, che<br />

più tardi al commercio fi diedero , più tardi ancora <strong>delle</strong> altre<br />

l'ufo ebbero <strong>delle</strong> <strong>monete</strong>. Primi furono gli Egizj , e le nazioni<br />

vicine al mar rolTo, come i Madianiti, ed Ifmaeliti 5'*che fono i<br />

primi mercatanti nominati dalla Scrittura '<br />

; indi gli Ebrei , e i<br />

popoli circonvicini , quando non voleffimo andar con Ofjvide fia<br />

nella China, e nell'Indie. Vennero pofteriormente quei di Tiro,<br />

e di Creta, indi i Greci, i Cartaginefi, gli Etrufci , e i Romani.<br />

Noi moftreremo a fuo luogo quale avvertenza avelTero i Prin-<br />

cipi , o il Pubblico <strong>delle</strong> Città nel maneggÌ9 di quelle <strong>monete</strong> .<br />

Ora badi il riflettere folamente , come quefte non ed'endo altro<br />

ne' primi tempi, che pezzi d'oro, e d'argento alle volte con impronto,<br />

ed alcun' altre fenza, non altra diftinzione, o norma fra<br />

di effe fi ravvifava , che il pefo, col quale fi regolava la vendita<br />

anche dell'altre minute cofe. Il Stelo era un pefo detto dagli Ebrei<br />

Schekel dal verbo Schedai ^ che fignifica pefare ; ed era così<br />

picciolo, che Sicli felTanta facevano una Mina ; benché ne' tem-<br />

pi fuffeguenti ve ne entraffero XXV, XX ed anche XV ^ allorachè<br />

il Siclo venti oboli comprendeva fecondo la mifura del Tempio<br />

3: la Mina corrifpondeva, fecondo Giofejfo 4, a due libbre ^ e<br />

mexjjt. Cosi in Grecia la Dramma^ o Dracma^ era moneta che<br />

pefava l'ottava parte di un'oncia; ztxìio Dramme faceano unaM/-<br />

,7ìa ; e feffanta Mine un Talento . Co i pefi pure comuni regolavano<br />

le <strong>monete</strong> i Romani, e tutte le altre Nazioni. Siccome poi<br />

quefti pefi erano quelli , ne' quali i negozianti s'erano convenuti<br />

per la facilità de' loro contratti, e per maggior ficurezza de i reciprochi<br />

vantaggi della Società, cosi è da dirfi, che la fìeila conven-<br />

I Genef. cap. XXXVII. verf. 27.. 2 Ezechlel. cap. X^-V. ycif. 12.<br />

3 Exod. cap. XXX. verf, 15^/4 ,^«?/^ip/^. Lib.XiV. cap. 1,2.^ .

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