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Delle monete e dell'istituzione delle zecche d'Italia. Tomo I

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6 dell'Origine., e Commercio<br />

tz <strong>monete</strong> in goiTo fettecento anni almeno prima di Troia pre-<br />

fa, cioè a' tempi di /sbramo^ e di Sara. In fatti, che oro, e argento<br />

in copia grande in Troia , e apprefìb i Greci allora vi iì<br />

trovalTè , è cofa tanto manifefia, che nulla più. Baila un'occhia-<br />

ta fopra l'Iliade, per vedere adornamenti d'oro, e di argento in<br />

tutti que' Capitani; per fentire Terfite a porre in vifta l'oro, che<br />

poiTedeva Agamennojìs '; Adrejìo vinto da Menelao fargli promef-<br />

\t per aver in dono la vita , di rame , oro , e ferro lavorato »<br />

;<br />

prome0è replicate per sé ftelTi ad Agamennone da i figliuoli di<br />

Antìmaco ^ ; chiamarfi Micene per molto oro famofa ^ ^ e finalmen-<br />

te in mille luoghi trafpirar vedraflì in Omero non folamente copia,<br />

ma ufo ancora di cotefli metalli. Né é da credere, che quello<br />

ufo folle, come <strong>delle</strong> età prime dicemmo, per via di cambio,<br />

e di permuta; efiéndofi tanti Secoli prima accorti gli uomini del<br />

gran vantaggio della moneta , Cofa pertanto lignifica quella ef-<br />

prefiTione di Omero ^ per ifpiegare il prezzo di cento napponi if<br />

oro ; cioè che ciafcuno di eflì valevano cento Buoi? e quando dif-<br />

fe '^<br />

buoi ^ con quelle di Diomede^ ch'erano di rame temperato^ e che<br />

folamente ne valevano 7ìQ'ue? Crediamo noi, che tanta abbondanza<br />

di buoi vi foiTe tra'Greci, che per un'arniarura di rame ve ne<br />

abbifognau'e nove? Cento per una d'oro? Anche per armi di ferro<br />

vi faranno fiati i luci buoi. Or quanti ne avrà voluto per armare<br />

un eferciro intero? Le quali cofe eiT'endb così , «io mi perfuado<br />

beniffimo, non che Omero a capriccio abbia que' tali prez-<br />

, che Glauco cangw lo fue armi d' oro , che njalevano cento<br />

zi afiégnati ; ma che que' buoi nuìl'altro fofTcro, che <strong>monete</strong> coli'<br />

impronto di buoi . In fatti àà Plutarco fcrivendofi aver irnpofto<br />

Pohlicola tra Romani per pena a chi non obbediva i Confoli, il<br />

pagamento di cinque Buoi^ e di due Pecore^ fembra la cofa deci-<br />

fa ; imperciocché egli vi foggiunge , che la pecora era di dieci<br />

oboli ^ e il bue di cento ^ . E' ancora da avvertirfi , che Sp. Tarpeio<br />

, ed An.TerminioConioìì appi cffo Dionigi di Alicarnaffo^utW^<br />

anno 300.<br />

^ di Roma, dando facoicà a i Magiftrati d'imporre pene<br />

pecuniarie , prefcriffero che la pena non dovelTé olcrepafiare<br />

due buoi ^ e trenta pecore. Né in altra guifa certamente difiinguer<br />

potevanfi le <strong>monete</strong>; dachè Servio Re di Roma, allo fcrìvere del-<br />

lo {ìefibP//Wo '°, fegnò primo di tutte le <strong>monete</strong> di rame colla<br />

effigie<br />

I Lib. 2. 2Lib. (5. ^Lib, II. 4lbid. ^Lib. 2. 6Lib. 6. 7 Vita Poplicoia-.<br />

8 Roman. Antiquit. lib.jo. 9 Sp. Tarpào fecondo Livio \ìh. ^. fu Confole<br />

nel 298. di Roma: anzi è da ofTervarfi, che Livio ^ e i Farti ConfoUri<br />

appoggiati fopra di lui gli danno per Collega A. Atcrio^ o^^mt J£terio Fon-<br />

ti/ialc, e non An. Terminio^ come dice V Alicarnafj^o<br />

IO Lib. 18. ^. ^. ServiUS ReX ovium ^ bovumque effigie primus iCS fignavit<br />

.<br />

.

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