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ALIMENTI SICURI - Consumatori - Coop

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Le sanguisughe<br />

Le prendeva<br />

dal vaso con una<br />

retina e le consegnava<br />

al cliente-paziente.<br />

Ricordi del passato.<br />

Oggi questa antica<br />

e nobile professione<br />

è profondamente<br />

cambiata, al pari<br />

di tutta la medicina<br />

di Walter Matteucci<br />

Come non citare, fra le tante<br />

cose che sono cambiate, fra i<br />

tanti mestieri dimenticati,<br />

l’esercizio di una nobile e antichissima<br />

professione che è stata appieno<br />

consumatori<br />

maggio 2006<br />

coop reno<br />

del farmacista<br />

legata alla salute e allo “star bene”<br />

dell’uomo: il farmacista? È molto<br />

difficile che i nostri paesi, anche<br />

borghi molto piccoli, siano oggi<br />

mancanti di una farmacia. Ma è<br />

un’altra cosa, non minimamente riconducibile<br />

a quel luogo e a quella<br />

professione che ancora qualcuno ricorda.<br />

Era innanzitutto un ambiente<br />

diverso: scaffali vetrati, vasi e anfore<br />

multicolori, con nomi difficili,<br />

quasi sempre in latino. Banconi di<br />

marmo con diverse bilance con i<br />

piattelli perfettamente allineati e<br />

una cassa che, quando accoglieva il<br />

denaro, era tutta un risuonare di ingranaggi<br />

fino a un tintinnio finale.<br />

E poi il farmacista, quasi sempre un<br />

uomo, con un bianco camice lungo,<br />

che, prima di leggere una ricetta<br />

con la dovuta prescrizione di un<br />

51<br />

composto, guardava fisso nel volto e<br />

negli occhi il cliente/paziente quasi<br />

a voler capire egli stesso la sua malattia.<br />

E l’odore caratteristico, unico,<br />

particolare, fatto di aromi di legni, di<br />

alcool, di essenze. Tutto diceva: sono<br />

in farmacia.<br />

Le medicine stesse venivano preparate<br />

nella farmacia, in una sorta di<br />

piccolo laboratorio, spesso le si ritirava<br />

il giorno dopo. A volte sciroppi,<br />

a volte polverine inserite in cartine<br />

sottili, ripiegate meticolosamente.<br />

Si prendevano su un’ostia, ben più<br />

grande di quella che dava il parroco<br />

quando, la domenica, si faceva la Comunione.<br />

Anche quel “prender la<br />

medicina” sembrava un rito. In un<br />

cucchiaio si mettevano alcune gocce<br />

d’acqua, vi si poneva l’ostia, la polverina,<br />

si ripiegava attentamente e giù<br />

in bocca, quasi fosse un tortellino.<br />

Ma nella farmacia del mio ricordo,<br />

nel piccolo laboratorio, vi erano in<br />

uno scaffale oscurato da tende verdine,<br />

alcuni vasi di vetro con dentro<br />

delle nere, agilissime, mignatte. Delle<br />

sanguisughe che venivano ordinate<br />

dal medico curante a quei pazienti<br />

bisognosi di un salasso. Il farmacista<br />

le prendeva dal vaso con una retina e<br />

venivano consegnate in un piccolo<br />

bicchiere, due o tre in ragione della<br />

gravità del paziente. A casa, l’ammalato<br />

le poneva dietro alle orecchie o<br />

sotto le ginocchia. Restavano lì, succhiavano<br />

lentamente fino a staccarsi<br />

quando erano sazie e la pressione si<br />

abbassava. Oggi mi guardano persino<br />

incredule le giovani farmaciste<br />

che lavorano nella stessa farmacia<br />

quando racconto queste cose. Loro<br />

aprono lunghi cassetti e prendono<br />

scatoline di pillole o digitano su un<br />

computer per rapide ordinazioni che<br />

arriveranno dopo poche ore. È la<br />

stessa farmacia ma è cambiato anche<br />

l’odore, potrei benissimo essere in<br />

molti altri negozi. Oggi la farmacia<br />

(e i farmaci) è sempre più business,<br />

tant’è che per calmierarne i prezzi la<br />

stessa cooperazione preme per avere<br />

la possibilità di vendita nei suoi stessi<br />

esercizi. ■ ■ ■

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