ALIMENTI SICURI - Consumatori - Coop
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Una situazione per molti aspetti paradossale<br />
si è presentata per la vicenda<br />
dell’ITX, l’inchiostro utilizzato sulle<br />
etichette delle confezioni di latte Nestlé<br />
e di altre bevande confezionate<br />
con il Tetra-Pak. Le autorità sanitarie<br />
italiane, dopo avere informato Bruxelles<br />
all’inizio di settembre, hanno<br />
pensato bene di non dire nulla ai<br />
consumatori. La notizia è arrivata<br />
all’opinione pubblica a fine novembre<br />
nel modo peggiore, in seguito ad un<br />
sequestro. A questo punto è iniziato<br />
un balletto di dichiarazioni assolutamente<br />
improbabili da parte delle<br />
aziende e delle autorità nazionali ed<br />
europee che hanno creato il caos. Una<br />
questione da spiegare con attenzione e<br />
da gestire con professionalità è diventata<br />
un caso nazionale assolutamente<br />
caotico. La storia dell’ITX sottolinea<br />
l’assenza di un’intesa tra i diversi organi<br />
di controllo italiani e l’incapacità<br />
del sistema di informare correttamente<br />
i consumatori.<br />
La vicenda delle uova fecondate destinate<br />
agli inceneritori che venivano<br />
riciclate nel circuito alimentare da<br />
alcune industrie produttrici di ovoprodotti,<br />
è stato un fatto grave. Anche<br />
in questo caso però i rischi per i consumatori<br />
risultano contenuti, perché<br />
la diluizione del prodotto di scarto in<br />
quello buono, la pastorizzazione degli<br />
ovoprodotti effettuata prima del<br />
confezionamento e la cottura dei prodotti<br />
da forno, assicuravano l’eliminazione<br />
dei batteri patogeni.<br />
Queste considerazioni non devono<br />
essere fraintese. Il consumatore ha<br />
tutto il diritto di acquistare prodotti<br />
sicuri e di qualità, e le aziende hanno<br />
il dovere di lavorare in modo coscienzioso<br />
rispettando le norme igieniche.<br />
I provvedimenti dell’autorità giudiziaria<br />
nei confronti dei produttori distratti<br />
o in malafede, come nel caso<br />
delle uova, dovrebbero essere più severi.<br />
Purtroppo non è così. In molti<br />
casi la pena si limita ad una multa di<br />
importo inferiore rispetto alla parcella<br />
dell’avvocato.<br />
L’elemento comune a tutte queste vicende<br />
è la scorretta informazione che<br />
arriva ai consumatori sulle aziende<br />
coinvolte e sui prodotti sotto accusa.<br />
In Italia è sempre molto difficile conoscere<br />
i lotti posti sotto sequestro.<br />
In altri paesi come l’Inghilterra, dove<br />
forse i controlli alimentari sono meno<br />
scrupolosi, spesso le aziende coinvolte<br />
in un problema di contaminazione<br />
o di igiene diramano su Internet la<br />
lista dei prodotti coinvolti. ■ ■ ■<br />
consumatori<br />
maggio 2006 15<br />
cibo e cultura<br />
Siamo abituati a pensare al cibo<br />
in scatola come al “non fresco”<br />
per eccellenza. Da un lato le verdure<br />
appena raccolte nell’orto e<br />
direttamente arrivate sulla nostra<br />
tavola, dall’altro un recipiente<br />
di metallo che ne annulla la<br />
freschezza, in favore della conservabilità.<br />
Ma questa non era la prospettiva<br />
delle prime industrie alimentari,<br />
che nel XIX secolo cominciarono<br />
a proporre ai consumatori<br />
verdure in scatola (piselli, asparagi,<br />
ecc.). La pubblicità che accompagnava<br />
i nuovi prodotti<br />
insisteva sull’idea esattamente<br />
contraria: udite udite, finalmente<br />
il cibo “fresco” sulla vostra<br />
tavola.<br />
Perché questo? Per un semplice<br />
motivo: i sistemi di conservazione<br />
tradizionali, che si tramandavano<br />
sia nelle forme dell’autoconsumo<br />
domestico, sia per la<br />
preparazione di prodotti per il<br />
mercato, erano tutti basati sull’impiego<br />
di sostanze – sale, olio,<br />
aceto, zucchero – che in modi<br />
diversi modificavano, in qualche<br />
caso stravolgevano i sapori “naturali”<br />
dei cibi. La verdura sotto<br />
sale (pensiamo ai crauti) non era<br />
più quella d’origine. La verdura<br />
sott’olio, o sotto aceto, ugualmente<br />
si modificava nei caratteri<br />
gustativi. La frutta sciroppata o<br />
le confetture, che si ottengono<br />
aggiungendo zucchero, creano<br />
prodotti decisamente nuovi.<br />
Tutte goloserie, s’intende: ancora<br />
oggi il mercato delle specialità<br />
tipiche nasce da queste pratiche<br />
millenarie. Ma appunto: goloserie<br />
diverse dal prodotto di partenza.<br />
L’uso della scatola, in cui frutti e<br />
di Massimo Montanari<br />
docente di Storia medievale e di Storia<br />
dell’alimentazione, Università di Bologna<br />
PISELLI... FRESCHI<br />
verdure erano stivati per poi essere<br />
sottoposti a bollitura esterna<br />
(François Appert, che inventò<br />
questa tecnica agli inizi dell’Ottocento,<br />
la spiegò anche sul piano<br />
scientifico, mostrando che il<br />
procedimento rendeva asettico<br />
il recipiente e sterilizzava i prodotti),<br />
per la prima volta consentì<br />
di mantenere, s’intende<br />
entro certi limiti, la fisionomia e<br />
il sapore “originario” del prodotto.<br />
Per questo, paradossalmente,<br />
il cibo in scatola poté<br />
diventare sinonimo di cibo fresco,<br />
e come tale essere propagandato<br />
dai produttori: lo stesso<br />
Appert in Francia, Durand in Inghilterra,<br />
Hahn in Germania, Cirio<br />
in Italia.<br />
L’industria alimentare ha elaborato<br />
altri modi per conservare il<br />
cibo senza troppo alterarlo: l’invenzione<br />
del freddo artificiale,<br />
ossia dei frigoriferi e dei congelatori,<br />
apparsi la prima volta a<br />
metà del XIX secolo, è stato ed è<br />
tuttora il modo più consueto, e<br />
anche qui si ripete il paradosso<br />
di una conservabilità che dà al<br />
non-fresco le parvenze del fresco.<br />
In anni più recenti si sono<br />
sviluppate le tecniche del “sotto<br />
vuoto”, che, eliminando l’aria<br />
dal contenitore, favorisce la conservazione<br />
del contenuto. La<br />
conservazione in “ambiente<br />
modificato”, che agisce sui gas<br />
presenti nell’involucro, è un’ulteriore<br />
conquista della tecnologia<br />
alimentare.<br />
Certo, non sono piselli freschi.<br />
Ma accontentiamoci della somiglianza,<br />
e ogni tanto – quando è<br />
stagione – facciamo una capatina<br />
nell’orto, ad assaggiare quelli<br />
“veri”.