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ALIMENTI SICURI - Consumatori - Coop

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ubricag in primo piano<br />

LA SICUREZZA NEL<br />

Come orientarsi tra scandali veri e infor<br />

di Roberto La Pira<br />

Parlare di sicurezza alimentare in Italia è difficile. Da<br />

noi i problemi in genere si strillano, e solo qualche<br />

volta si preferisce esaminarli in modo tempestivo,<br />

soffermandosi sugli aspetti davvero importanti. Nel linguaggio<br />

corrente si parla di scandali alimentari, perché<br />

gli eventi che si susseguono sulle prime pagine dei giornali<br />

e nelle televisioni spesso sono presentati con toni allarmistici.<br />

L’ultimo episodio riguarda le vaschette di alluminio.<br />

Il 18 marzo i quotidiani nazionali titolano<br />

“Vaschette di alluminio è allarme”. Sotto accusa è la presenza<br />

di tracce di un olio non alimentare utilizzato nel<br />

corso della produzione industriale per favorire il distacco<br />

dei pezzi. Le televisioni riprendono la notizia diramata<br />

dall’Asl di Milano e la questione diventa l’ennesimo scandalo.<br />

Il giorno dopo il Ministero della salute minimizza e<br />

invita a usare senza problemi le vaschette. Nonostante<br />

l’intervento del Ministero, la stampa riporta che l’Asl del<br />

capoluogo Lombardo rinnova l’invito al ritiro. In realtà la<br />

notizia viene subito smentita e la Regione emette un comunicato<br />

in cui considera cessata l’allerta. A questo punto<br />

la notizia scompare dalle cronache, non vengono pubblicati<br />

altri articoli in cui si informa del cessato allerta e ai<br />

consumatori restano i dubbi (nel merito del problema vaschette<br />

pubblichiamo un intervento più dettagliato nella<br />

rubrica lettere di questo numero ndr). Siamo di fronte ad<br />

un tipico esempio di disinformazione che può solo provocare<br />

confusione.<br />

Un altro sistema per creare allarmismo consiste nel trasformare<br />

un problema in uno scandalo, ricorrendo a titoli<br />

esagerati. Lo stesso effetto si ottiene quando si utilizza<br />

un filmato inquietante in un servizio televisivo, quando si<br />

manda in onda il commento incauto di un ministro o la<br />

dichiarazione esagerata di un esperto troppo apprensivo.<br />

L’esito è spesso disastroso, perché i consumatori spaven-<br />

maggio 2006<br />

10<br />

tati agiscono in modo istintivo e spesso esagerato come si<br />

è visto con la vicenda dell’influenza aviaria. Una parte di<br />

responsabilità nella diffusione dell’allarmismo è quindi da<br />

addebitare agli organi di informazione, sempre pronti a<br />

trovare un titolo forte per la prima pagina, ma poco attenti,<br />

quando bisogna spiegare che l’allarme è cessato oppure<br />

quando bisogna quantificare il rischio.<br />

Un ruolo importante spetta alle istituzioni. Per giorni si è<br />

parlato di vaccini inesistenti, di medicine antivirali non<br />

vendute in farmacia, con l’effetto di creare una vera psicosi.<br />

Le autorità sanitarie pur avendo gli strumenti per spiegare<br />

gli eventi e tranquillizzare la gente, non hanno saputo<br />

fronteggiare la situazione. I veterinari italiani, che sono<br />

direttamente coinvolti in tutte le operazioni e possono<br />

vantare una lunghissima esperienza in materia di influenza<br />

aviaria, sono stati quasi del tutto ignorati dagli organi di<br />

informazione. Nel caso dell’influenza aviaria è vero che il<br />

pericolo di trasmissione del virus dall’animale all’uomo<br />

esiste, ma è altrettanto vero che il rischio è molto lontano.<br />

Purtroppo il messaggio recepito dai consumatori è stato<br />

un altro, soprattutto in autunno quando i giornali e televisioni<br />

strillavano in copertina la pandemia e rilanciavano<br />

le parole di un ministro troppo agitato. Le responsabilità<br />

istituzionali in questa vicenda sono state gravi, perché parole<br />

come pandemia e vaccini sono state lanciate come<br />

macigni sulla gente, con effetti devastanti. Gli esperti di<br />

comunicazioni sono concordi nel ritenere che nella vicenda<br />

aviaria gli addetti ai lavori non abbiano comunicato in<br />

modo adeguato con la gente, provocando così più danni ai<br />

polli e alla nostra economia dello stesso virus.<br />

Una parte di responsabilità spetta anche ai produttori che,<br />

travolti dagli eventi, il più delle volte non sanno reagire<br />

adeguatamente. In Italia le aziende che in una situazione<br />

di crisi come quella dell’influenza aviaria, o del latte con<br />

l’ITX attivano un programma di emergenza predisposto in<br />

continua a pagina 13 >

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