C’è un signore con la barba che li fa, e sta proprio di fronte a me. È un signore molto speciale. Con un’attenzione che viene da lontano, se ne sta chino tutto il giorno su macchinari sempre nuovi, intento con una dovizia quasi artigianale ad ammaestrare strumenti tecnologici, è capace, questo signore, di animare con un tocco leggero, timidamente umano, un intero circo antico di figure, a volte danzanti, a volte assorte. Ogni tanto i nostri sguardi si intersecano in lampi improvvisi, rischiarandoci reciprocamente le idee, ci sorridiamo con un sorriso che non svela mai del tutto. Le sue creature, ti dicevo, caro visitatore di mostre, caro lettore di queste poche righe, nascono senza far rumore al di là del tavolo, scivolano guardinghe dal sistema binario che le ha generate per diventare polisemiche, e si incantano oltremare, nate in un attimo, eppure già pronte, con un surf in mano a destreggiarsi con le onde del destino. Uomini e donne e manufatti dislocati, in movimento anche quando stanno fermi, un movimento governato dalla luna. Vedi anche tu il loro andare dolce e pensoso, mai frettoloso, si dirigono da qualche parte, ondeggiano e indietreggiano a spinte e risacche, un popolo che suggerisce altri spazi ai quali tendere, altre terre dove annegare, figure che esistono e affascinano proprio nel momento in cui denunciano l’impossibilità di accontentarsi dei propri confini: persino l’uomo ripiegato su se stesso troverà in una scatola di donne sardine il nutrimento dell’anima di cui ha bisogno e la ragazza prigioniera delle sue stesse sbarre verrà salvata da velivoli in corsa. Perché il signore con la barba concede una via di fuga a tutti, non contiene con contorni netti, dimentica apposta la porta aperta, invitando anche gli oggetti a darsela a gambe, per attraversare chissà, una volta per tutte, quello spazio malinconico Lawrence Teacher Books, The Wisdom of Cats, 2000
tra le cose come sono e le cose come vorremmo che fossero. Questa è la magia di <strong>Beppe</strong> <strong>Giacobbe</strong>, ma è inutile chiedergli la formula perché non sono ancora stati inventati numeri o parole per esprimerla, lui ti sorriderà e ti guarderà un po’ di traverso: —Magia? No, è solo il mio modo di vedere. Sperling & Kupfer, Love Marketing, 2001 Los Angeles Times Book Review, The Sea, 2004 Marina Mander