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BEPPE GIACOBBE<br />
illustrazioni<br />
2000 - 2007<br />
Fondazione Città del Libro 55º Premio Bancarella Pontremoli, Convento della Nunziata 15-31 Luglio 2007
Aspenia, 2003<br />
Fondazione Città del Libro<br />
55º Premio Bancarella<br />
BEPPE GIACOBBE<br />
illustrazioni<br />
2000 - 2007<br />
con testi di:<br />
Marina Mander, Barbara Fässler e Claudio Giumelli<br />
Pontremoli<br />
Convento della Nunziata<br />
15 - 31 Luglio 2007<br />
Mostra a cura di Claudio Giumelli
Un’affettuosa avvertenza<br />
Guardali, guardali adesso, con molta attenzione, fatti rapire<br />
dai loro pensieri e trasportare verso le loro mete, perché non<br />
si sa quanto resteranno ancorati alle pagine che ora rischi di<br />
sfogliare distrattamente, e prova a seguire le traiettorie dei<br />
loro sguardi, perché è lì che, forse, si sciolgono anche i tuoi<br />
enigmi. I loro sguardi sono fari che in modo intermittente<br />
illuminano, e mai illustrano, l’altrove. Ti consiglio di farlo ora,<br />
prima che le immagini si mettano in cammino, escano dalle<br />
cornici dei quadri appesi nella sala del Convento della Nunziata<br />
e dai bordi di un <strong>catalogo</strong> che non può catalogare, perché loro<br />
escono, credimi, escono per esplorare, si orientano con le vibrisse<br />
dei loro stessi tratti, fondendo la materia densa e morbida di<br />
cui sono fatti, con la penombra. Di notte, sai, gli uomini, le<br />
donne, i gatti e gli oggetti che ora hai sotto agli occhi, si<br />
allontanano a bordo di aerei, di automobili o arti fantasma, si<br />
radunano di certo da qualche parte, forse si accoppiano tra<br />
loro per completarsi in qualche modo, si abbracciano perché<br />
si riconoscono e si consolano per non riuscire che per brevi<br />
istanti, a trovare pace.<br />
I filosofi giocano a dadi con l’umanità, l’uovo tavolo poco prima<br />
dell’alba fa l’amore con la caffettiera, gli uomini orologio girano<br />
su se stessi come dervisci per fermare il tempo e far colazione,<br />
persino la bocca, che è stata già venduta, in un anfratto del suo<br />
stesso desiderio, si concede un bacio sincero. Come faccio a<br />
saperlo? Perché li vedo e non li vedo, da tanti anni, comportarsi<br />
in modo bizzarro, di alcuni potrei anche raccontarti di come<br />
sono venuti al mondo.<br />
Editions du Rouergue, Catalogo degli Addii, 2007
C’è un signore con la barba che li fa, e sta proprio di fronte a<br />
me. È un signore molto speciale. Con un’attenzione che viene<br />
da lontano, se ne sta chino tutto il giorno su macchinari sempre<br />
nuovi, intento con una dovizia quasi artigianale ad ammaestrare<br />
strumenti tecnologici, è capace, questo signore, di animare con<br />
un tocco leggero, timidamente umano, un intero circo antico<br />
di figure, a volte danzanti, a volte assorte. Ogni tanto i nostri<br />
sguardi si intersecano in lampi improvvisi, rischiarandoci<br />
reciprocamente le idee, ci sorridiamo con un sorriso che non<br />
svela mai del tutto. Le sue creature, ti dicevo, caro visitatore<br />
di mostre, caro lettore di queste poche righe, nascono senza<br />
far rumore al di là del tavolo, scivolano guardinghe dal sistema<br />
binario che le ha generate per diventare polisemiche, e si<br />
incantano oltremare, nate in un attimo, eppure già pronte, con<br />
un surf in mano a destreggiarsi con le onde del destino. Uomini<br />
e donne e manufatti dislocati, in movimento anche quando<br />
stanno fermi, un movimento governato dalla luna.<br />
Vedi anche tu il loro andare dolce e pensoso, mai frettoloso, si<br />
dirigono da qualche parte, ondeggiano e indietreggiano a spinte<br />
e risacche, un popolo che suggerisce altri spazi ai quali tendere,<br />
altre terre dove annegare, figure che esistono e affascinano<br />
proprio nel momento in cui denunciano l’impossibilità di<br />
accontentarsi dei propri confini: persino l’uomo ripiegato su se<br />
stesso troverà in una scatola di donne sardine il nutrimento<br />
dell’anima di cui ha bisogno e la ragazza prigioniera delle sue<br />
stesse sbarre verrà salvata da velivoli in corsa.<br />
Perché il signore con la barba concede una via di fuga a tutti,<br />
non contiene con contorni netti, dimentica apposta la porta<br />
aperta, invitando anche gli oggetti a darsela a gambe, per<br />
attraversare chissà, una volta per tutte, quello spazio malinconico<br />
Lawrence Teacher Books, The Wisdom of Cats, 2000
tra le cose come sono e le cose come vorremmo che fossero.<br />
Questa è la magia di <strong>Beppe</strong> <strong>Giacobbe</strong>, ma è inutile chiedergli<br />
la formula perché non sono ancora stati inventati numeri o<br />
parole per esprimerla, lui ti sorriderà e ti guarderà un po’ di<br />
traverso:<br />
—Magia? No, è solo il mio modo di vedere.<br />
Sperling & Kupfer, Love Marketing, 2001<br />
Los Angeles Times Book Review, The Sea, 2004<br />
Marina Mander
Ventiquattro Magazine, Calzature Masai, 2004<br />
Teatro Filodrammatici, Stagione 2006
L’illustre pensiero<br />
Una mattina, durante il mio consueto caffè ristretto ma molto<br />
lungo con <strong>Beppe</strong> <strong>Giacobbe</strong>, parlai con lui del disegno di Saul<br />
Steinberg, in cui un signore, davanti a un esercito variopinto<br />
di punti interrogativi, appare alquanto allibito. <strong>Beppe</strong> esclamò<br />
spontaneamente: «Ma certo, Steinberg è un filosofo!». La sua<br />
reazione, naturalmente, non si può ricondurre solo al fatto che<br />
il disegno allude in modo evidente al dubbio universale di<br />
Cartesio, ossia all’inevitabile condizione umana, destinata a un<br />
continuo e serrato confronto con domande esistenziali e<br />
metafisiche. Un’umanità che, secondo il filosofo, deve sospendere<br />
ogni giudizio per giungere a una conoscenza certa. <strong>Beppe</strong>,<br />
piuttosto, solleva la questione sul genere stesso dell’illustrazione.<br />
Mi domandai, allora, se si possa sostenere che l’illustrazione<br />
abbia delle affinità con la grande filosofia, pur essendo così<br />
diversa, nella materia (disegno o pittura al posto delle parole),<br />
nel linguaggio (visivo invece che verbale), nel procedimento<br />
(pratico invece che teoretico) e perfino nelle ambizioni<br />
(comunicative invece che scientifiche). Le illustrazioni più<br />
convincenti sono indubbiamente quelle che non si limitano a<br />
visualizzare degli oggetti del reale o delle tematiche date, ma<br />
quelle che riescono a elaborare un pensiero ben preciso. Pensiero<br />
che, a sua volta, è stato estratto sinteticamente da una prima<br />
fase analitica delle situazioni e dei meccanismi umani, sociali,<br />
politici oppure culturali e che si esprime di seguito tramite un<br />
paradigma, acquisendo così un valore universale. Non a caso,<br />
del resto, la ricca opera di <strong>Beppe</strong> contiene una serie di ritratti<br />
di filosofi. Ma dall’illustrazione «intelligente» ci attendiamo un<br />
passo ulteriore: la capacità di tradurre con mezzi sensibili —<br />
Corriere della Sera, Speciale Festival del Cinema di Locarno, 2004
ovvero con l’abilità del disegno, tramite le forme, le proporzioni<br />
(o sproporzioni) la composizione, i contrasti, la posizione e<br />
l’abbinamento dei colori — l’essenza distillata dalla molteplicità<br />
del nostro «mondo della vita» empirico. Ci attendiamo che il<br />
disegno abbia un significato, un messaggio preciso, che esso ci<br />
parli, che ci faccia ridere del genere umano o sorridere di noi<br />
stessi, oppure che ci faccia piangere del nostro misero destino.<br />
Nell’illustrazione combaciano intuizione e intelletto, analisi e<br />
sintesi, commedia e tragedia, con l’abilità accademica dei grandi<br />
disegnatori, pittori e scultori.<br />
Il repertorio concettuale di <strong>Beppe</strong> <strong>Giacobbe</strong> oltrepassa il<br />
pensiero puro, che funge da armatura portante nella costruzione.<br />
La poetica delle illustrazioni è imbevuta di elementi surreali,<br />
di atmosfere oniriche, e di «oggetti trovati» nel nostro<br />
immaginario culturale o nelle nostre fantasie subconsce che<br />
creano, abbinati in maniera inaspettata, un senso nuovo. Con<br />
umore sottile e tenera ironia <strong>Giacobbe</strong> ci accompagna in un<br />
viaggio nelle profondità del nostro animo, individuale e nel<br />
contempo collettivo. Le sue tavole colorate fungono da specchio<br />
che ci riflette la nostra condizione, e ci spinge ad abbandonarci<br />
ora a una melanconia abissale, ora a un sorriso liberatorio.<br />
Nei libri per i bambini, invece, <strong>Beppe</strong> sa cambiare registro e<br />
sviluppa una narrativa consequenziale, che ci conduce nel<br />
mondo ludico della fantasia. In questi universi, popolati da<br />
animali con atteggiamenti umani, o nel regno del «re del silenzio»,<br />
la linea del racconto è spesso spezzata da un evento quasi<br />
impercettibile nel sottofondo, che lacera il corso previsto delle<br />
cose. Come il «punctum», che nelle riflessioni di Barthes sulla<br />
fotografia viene a distrarre lo sguardo quotidiano, lo «studium»,<br />
di una situazione presa dal reale — i topi o i cacciatori dei cani<br />
Corriere della Sera, Elezioni Europee, 2004
nascosti — ci avvertono che nella vita gli eventi non sempre<br />
seguono la linea retta dell’armonia.<br />
Gli strumenti plastici di <strong>Beppe</strong> affondano nella nostra memoria<br />
pittorica, ispirandosi alla pittura italiana (metafisica) e a quella<br />
americana (pop e astrazione). Le sue forme non si delimitano<br />
mai con il tratto nero, tipico del disegno, ma tramite superfici<br />
monocrome, arricchite di materia cara alla pittura astratta degli<br />
anni Sessanta. L’utilizzo dei colori allude ugualmente a<br />
quell’epoca: quelli primari si abbinano ai neri e ai marroni. Le<br />
composizioni convincono per la loro estrema semplicità e ciò<br />
produce tra l’altro un effetto concreto: il minimalismo pittorico<br />
aumenta l’impatto del messaggio.<br />
Einaudi, Catalogo, 2000<br />
Rush hour, inedito, 2005<br />
L’arte straordinaria di <strong>Giacobbe</strong> consiste nella sua capacità di<br />
tessere il pensiero, l’intuizione, la narrazione, il surrealismo, la<br />
pittura e il disegno in una stoffa unica e compatta, che ci parla<br />
come sanno fare i grandi miti delle nostre credenze, delle nostre<br />
sofferenze e delle nostre speranze.<br />
Barbara Fässler
Campagna United Airlines, 2004<br />
Corriere della Sera, Crisi Italiana, 2002
Il fascino della discrezione<br />
Se dovessi indicare due qualità di <strong>Beppe</strong> <strong>Giacobbe</strong> direi,<br />
parafrasando Calvino, rapidità e leggerezza, senza, peraltro,<br />
con ciò denigrare le opposte locuzioni: di lentezza, nota quella<br />
di Flaubert nello scrivere, o di pesantezza, nel senso di plastico<br />
vigore, di un Maillol ad esempio. Intanto il personaggio <strong>Beppe</strong><br />
<strong>Giacobbe</strong>. Alto, magro, il volto circoscritto da una folta barba<br />
nera. Nella penombra dello studio di Milano mi è parso… un<br />
pope greco-orientale, privo ovviamente dell’abito talare: un<br />
asceta, insomma, vagante alle nostre latitudini, complice<br />
Phoenix Magazine, Il caso Lois Fraley, 2007<br />
Sartorio, Angeli Dannati, 2004
l’ambiente di lavoro, silente e ordinato, velato appena da un<br />
tono musicale soffuso, che stemperava ogni esterno rumore,<br />
sordo e irritante. Veloci tra noi gli scambi di parole, imposti dal<br />
tempo tiranno, e immediata l’intesa, conseguente la cordialità<br />
e l’amicizia. Torno alle dette qualità, delle quali <strong>Giacobbe</strong> mi<br />
ha dato prova: la rapidità anzitutto. Palese nel realizzare due<br />
manifesti del Bancarella, per il quale era da me sollecitato.<br />
Perentoria, anzi, la sua risposta e felice, tanto a riguardo del<br />
premio destinato alla letteratura sportiva (Bancarella Sport),<br />
quanto di quello votato alla più generale narrativa. Un ciclista<br />
impegnato, nel primo, a scalare un cielo di parole e un assorto<br />
lettore, alto e allampanato, nel secondo, rapito dalla pagina su<br />
cui affonda il volto, grandeggiante costui su un’umanità<br />
lillipuziana che si affaccenda al suo piede. Per conoscenza del<br />
suo lavoro l’artista mi ha consegnato due libricini per ragazzi<br />
e altrettante brossure, formato 10 x15 cm. L’una reca in copertina<br />
un libro con le pagine cancellate da una trama ordinata di<br />
macchie, tutte scure salvo una color rosso sangue; l’altra una<br />
sua scultura: un animale a quattro zampe stecchite, capo spinto<br />
innanzi, orecchie arcuate e coda ritta. Una figura dal sapore<br />
primordiale, realizzata componendo pezzi di legno lavorati dal<br />
tempo. I libricini, destinati alle prime età dell’infanzia, sono Le<br />
roi du Silence e Nobody’s diggier than a dog, rispettivamente in<br />
lingua francese e inglese. Scorro qua e là, senz’ordine, tra le<br />
brossure. Vedo un’allungata figura d’uomo con un impermeabile<br />
color mattone sopra un fondo nero nel quale una squillante S<br />
fa da capolettera ad un ambiguo gioco di parole: Sex, Sax; a<br />
fronte una pensosa sagoma maschile, capo reclinato, occhio<br />
sbarrato, osserva stupefatta dilagare sotto la porta una macchia<br />
nera che disegna a terra la carta geografica dell’Europa. Ancora<br />
Sartorio, True Crime, 2004
un’imponente figura d’uomo avanza pesantemente sopportando<br />
sei parassitarie sagome umane. Una doppia pagina presenta<br />
un coltello multiuso che ostenta lame a foggia di automobile.<br />
Un viaggiatore è colto nell’atto repentino di fermare aerei<br />
transitanti nel cielo (una specie d’improbabile «aviostoppista»).<br />
Altri aerei con ali e coda munite di scarpe simulano possenti<br />
marciatori. Una scatola di sardine a forma di sirena galleggia<br />
sopra una rossa distesa punteggiata da trascorrenti onde. Un<br />
vivace e brioso immaginario riporta il volto e il corpo del gatto<br />
in variate espressioni. Trovo altresì raffigurati Marx e Nietzsche.<br />
Una gonna confezionata con pasta e uno chef interdetto davanti<br />
a un gigantesco pomodoro rimandano alla cucina esplicitamente<br />
o con mordente allusività, come il piatto con prosciutto a forma<br />
di mondo bagnato da un mare rosseggiante e il vino color<br />
sangue versato sulla tavola. Ignoro a quale libro siano riferite<br />
le tavole descritte, l’autore me lo ha taciuto per non essere<br />
associato ad un testo o ad un titolo obbligati e perché — come<br />
precisa — il suo lavoro vive della propria peculiare identità<br />
formale. Le tavole portano il corredo di una sapiente grafia,<br />
coordinata all’immagine: linee nette o sfumate, parole, frasi e<br />
tutta una serie di complementi che rendono quei disegni non<br />
solo efficaci dal punto di vista illustrativo bensì compiuti, ciò<br />
che più conta, sul piano dell’espressione. Vado oltre per dire<br />
che <strong>Giacobbe</strong> dà vita ad un mondo figurale arguto e ambiguo,<br />
non privo di certo timbro affabulatorio, che si compiace di farsi<br />
irridente metafora della vita. Di qui la sua inclinazione a «stirare»<br />
in lungo e largo i corpi umani. Teste minuscole a fronte di una<br />
gravità che si accentua a terra, dove poggiano robuste estremità.<br />
Qua e là, entro tali fluttuanti sagome, esplode un bagliore o un<br />
veloce colpo di luce che conferisce ad esse parvenza di peso.<br />
Class, La Depressione, 2004<br />
De, Food design, 2004
Rese ancora codeste piatte figure, quasi per magia, in forma di<br />
bozzolo parlante perché negate di ogni orpello o di vano addendo<br />
prosaico. Ecco in breve, e me ne rammarico, il lavoro grafico<br />
di <strong>Giacobbe</strong>. Che conta a proprio segnacolo, accanto all’humour<br />
pungente, alla vena poetica stupefatta una sorta di suadente<br />
discrezione, di connaturata misura e di piana poesia che ne<br />
determina la peculiare cifra espressiva. Imperlata, dunque, in<br />
modo distintivo, del «valore della leggerezza», come intende<br />
Calvino: l’altra qualità del nostro di cui ho detto sopra.<br />
Vistas Magazine, Truffe, 2007<br />
Amica, Charity, 2005<br />
Claudio Giumelli
De, Food Design, 2004<br />
TargaItalia, Catalogo, 2007
Corriere della Sera, Speciale Orologi, 2004<br />
Einaudi, copertina, 2003<br />
<strong>Beppe</strong> <strong>Giacobbe</strong>, classe 1953, è nato a Milano dove vive e lavora. Di formazione<br />
classica, dopo l'Accademia di Belle Arti ha proseguito gli studi alla School of<br />
Visual Arts di New York. Ha partecipato a numerose collettive alla Galleria<br />
Affiche di Milano, le esposizioni alla Galleria Vigadò di Budapest nel ’96,<br />
alla Galleria Hyperion di Torino nel ’99, al Castello di Belgioioso nel 2001<br />
e alla Society of Illustrators di New York nel 2004. Alle illustrazioni per l’editoria<br />
si sono aggiunti i cortometraggi animati. Del ’99 Re-born again cretin (2º Class.<br />
Premio Immagine, Sezione Videoclip) per il gruppo musicale Almamegretta.<br />
I titoli di testa di Amore e Fiori, documentario su Moira Orfei. Roi du Silence,<br />
un cortometraggio animato con musiche di Francesco Di Loreto che ottiene una<br />
menzione Speciale al Torino Film Festival del 2006.<br />
Tra i riconoscimenti ricevuti: il Premio dell’Art Director’s Club Italiano<br />
nell ’89, il 3D Illustration Award di Southampton nel 94, l’entrata in short<br />
list all’American Illustration e alla Society of Illustrators di New York nel 2002,<br />
ancora in short list al 2003 Original Art Show di New York e la Medaglia<br />
d’oro per il miglior libro illustrato per bambini della Rivista americana 3x3 nel<br />
2006.<br />
Einaudi, Catalogo, 2000