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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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<strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>Guerra</strong> <strong>Futura</strong> 91<br />

Ancora, Leonardo tiene ben presente anche la tradizione degli antichi: propone<br />

ad esempio, attraverso una celebre serie di disegni, la realizzazione di un cannone<br />

a vapore che egli battezza “architronito” per riconoscere l’ispirazione da<br />

Archimede. Né mancano i carri falcati tanto cari all’anonimo del de rebus bellicis,<br />

anche se qui il grande Leonardo si dimostra più prudente, riconoscendo<br />

esplicitamente che “questi carri falcati furono di diverse maniere e spesso fecero<br />

non men danno alli amici che alli nemici” 164 .<br />

Ma il riferimento all’antichità è ancora troppo ingombrante per essere ignorato,<br />

anche quando diventa una palese assurdità. Lo testimoniamo alcune edizioni<br />

a stampa dell’Epitoma rei militaris, nelle quali al testo di Vegezio viene affiancata<br />

un’iconografia, assente nel manoscritto originale, del tutto improbabile.<br />

Clamoroso è il caso di un Vegezio stampato a Erfurt nel 1512-1513: in questa edizione<br />

il testo è interamente sostituito da tavole in cui compaiono cannoni e armi<br />

da fuoco, un abbinamento davvero azzardato per un autore del IV secolo d.C.!<br />

Verso la fine del XVI secolo, nel 1588, viene dato alle stampe a Parigi il trattato<br />

Le diverse et artificiose machine del capitano Agostino Ramelli, una ponderosa<br />

raccolta di ben 194 tavole accompagnate da un testo bilingue italiano e francese.<br />

Le tavole sono perlopiù dedicate a sistemi idraulici, ma non mancano interessanti<br />

macchine d’assedio, alcune molto innovative, raffigurate con precisione<br />

estrema 165 . Ma anche in questo trattato, considerato un classico dell’ingegneria<br />

rinascimentale, fanno capolino tra le ultime tavole delle raffigurazioni di macchine<br />

fantastiche: alcuni tipi di trabocchi, tra cui uno multiplo con ben sei bracci,<br />

e una complicatissima ballista a torsione. Significativa la motivazione addotta<br />

dal Ramelli per giustificare l’inclusione di queste macchine: “Queste sono due<br />

sorti di machine presi dalli antichi, ma meglio ordinate. Delle quali in tempo<br />

moderno si potrebbe ancora servirsene [...]” 166 . Chiara è quindi l’associazione<br />

delle macchine fantastiche con il passato, in una sorta di omaggio all’antichità.<br />

Questa concezione delle macchine fantastiche come eredità del passato è resa<br />

ancora più evidente in un interessante codice francese anonimo datato 1602. Le<br />

tavole che lo illustrano riproducono bizzarri dispostivi, sovente con tratti zoomorfi,<br />

che riprendono alcune delle macchine più fantasiose apparse nei trattati tardomedievali<br />

e umanistici, come la panthera di Guido da Vigevano. Davvero significative<br />

sono le parole che accompagnano le tavole: “Questo libro è un ammasso di<br />

164 CIANCHI 1988, p. 22.<br />

165 Per una moderna edizione dell’opera di Ramelli si veda GNUD-FERGUSON 1976.<br />

166 ID, p. 516. Si tratta del commento alla tavola 190.

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