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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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Atti del Convegno maggio <br />

propone, nel suo Texaurus Regis Francie, un carro semovente dotato di una serie<br />

di ruote da mulino a vento e una panthera, bizzarra fortificazione mobile dotata<br />

di strumenti offensivi 161 , il Bellifortis di Konrad Kyeser descrive un equipaggiamento<br />

da subacqueo, Valturio propone un paio di macchine esotiche, una araba<br />

e l’altra di origine tracia. La machina arabica di Valturio, grazie anche alla sapiente<br />

raffigurazione del pittore di corte Matteo de’ Pasti, può essere presa a simbolo<br />

<strong>della</strong> macchina fantastica rinascimentale. Si tratta di una gigantesca torre d’assedio<br />

semovente, con le fattezze di un enorme drago con un cannone tra le fauci.<br />

La “machina arabica ad expugnationem”, come la definisce Valturio, e la ronfea<br />

162 dei Traci mostrano un’attenzione verso l’esotico che serve come ispirazione<br />

per tratteggiare macchine da guerra fantastiche 163 .<br />

Ma le motivazioni prevalenti circa l’inclusione di macchine di fantasia tra<br />

dispositivi bellici reali sembrano, per quanto riguarda la trattatistica del periodo,<br />

essenzialmente due. La prima è un desiderio di imitazione degli antichi e una<br />

ricerca di completezza che porta a ripetere stilemi classici, come nel caso delle<br />

macchine del de rebus bellicis. Questo approccio è perfettamente comprensibile<br />

in una temperie culturale come quella dell’Umanesimo e, trattandosi di tecnica<br />

militare, è rafforzata dalla presenza dell’ininterrotta tradizione di Vegezio.<br />

Sembra poi esservi un’altra motivazione, più prosaica, che porta a intendere la<br />

macchina fantastica come promozione del lavoro e delle capacità di chi la propone.<br />

In altre parole, includere nel proprio lavoro anche delle macchine da guerra<br />

non convenzionali, è una via efficace per incoraggiare il potenziale committente<br />

ad avvalersi dei servigi dell’autore. In questo senso, alcuni passi <strong>della</strong> lettera<br />

scritta nel 1482 da Leonardo da Vinci per presentarsi al signore di Milano<br />

Ludovico il Moro sembrano confermare quanto esposto: “Farò bombarde, mortai<br />

e passavolanti di bellissime e utili forme fora dal comune uso [...], item farò<br />

carri coperti securi et inoffensibili [...]”. In questa breve citazione ritroviamo le<br />

origini di alcune celebri macchine da guerra vinciane, come il carro armato e<br />

corazzato semovente, o anche la gigantesca balestra da 24 metri di apertura.<br />

161 OSTUNI 1993.<br />

162 La ronfea, definita con eccesso di ottimismo da parte di alcuni critici moderni come esempio di<br />

“artiglieria a impulso”, è in realtà una macchina priva di ogni applicazione pratica per la evidente<br />

impossibilità a funzionare realmente. Anche la ronfea si dimostrò longeva e se ne trovano rappresentazioni<br />

più o meno dettagliate anche in altri trattati rinascimentali e addirittura in tavole di enciclopedie<br />

ottocentesche, dove viene descritta come realmente esistita.<br />

163 Le tavole del manoscritto di Valturio sono ben riprodotte a colori in BASSIGNANA 1988.

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