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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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88<br />

Atti del Convegno maggio <br />

datata alla fine del IV secolo ma con un contenuto tutto rivolto al passato,<br />

conobbe un’enorme fortuna nel Medio Evo e oltre 158 .<br />

Esiste però un’eccezione. Alla metà del IV secolo, durante il regno di Costanzo<br />

II secondo la critica più moderna 159 , un autore rimasto anonimo, probabilmente<br />

ex funzionario dell’amministrazione imperiale, indirizzava all’imperatore un<br />

opuscolo (libellus) in cui consigliava drastiche riforme in campo finanziario e<br />

fiscale. Inoltre, pur non avendo alcuna esperienza militare, l’autore proponeva di<br />

porre rimedio alla grave situazione ai confini facendo ricorso a macchine da<br />

guerra di nuovo tipo. Dal capitolo sesto, intitolato De bellicis machinis, leggiamo:<br />

“Bisogna anzitutto rendersi conto che il furore dei barbari che latrano tutt’intorno<br />

(circumlatrantes) stringe in una morsa l’impero romano e che la barbarie<br />

infida, protetta dall’ambiente naturale, minaccia da ogni lato i nostri confini<br />

[...]. Genti come queste [...], devono essere aggredite con varie e nuove macchine<br />

da guerra (diversis et novis armorum machinis).”<br />

E quali siano queste varie e nuove macchine da guerra l’autore lo mostra in<br />

una straordinaria serie di tavole a colori che, allegate al manoscritto, attirarono<br />

l’attenzione <strong>della</strong> cancelleria e impedirono che fosse immediatamente cestinato.<br />

Fu con ogni probabilità per il valore del corredo iconografico, infatti, che il de<br />

rebus bellicis giunse fino a noi, in un corpus di documenti cancellereschi che comprende<br />

anche materiale di primaria importanza come la Notitia Dignitatum.<br />

Ma torniamo alle macchine dell’anonimo. Basta citarne qualcuna, come la<br />

ballista fulminalis, il currudrepanus clipeatus o la liburna a ruote per comprendere<br />

che si tratta di macchine fantastiche. La prima è una catapulta per scagliare<br />

dardi con terrificante potenza, al punto da superare la larghezza del fiume<br />

Danubio. Il currudrepanus, di cui il de rebus bellicis propone diverse varianti, non<br />

è altro che il vecchio carro falcato, un oggetto del mito più che <strong>della</strong> memoria<br />

anche per i Romani, aggiornato con qualche accessorio. La liburna, infine, è una<br />

nave da guerra con propulsione a tre coppie di ruote, mosse da buoi; definita<br />

“velocissima” è proclamata superiore a dieci navi di tipo convenzionale.<br />

Queste macchine che, comprensibilmente, non suscitarono alcun interesse<br />

158 F. Vegetii Renatii Epitoma rei militaris, a cura di A. Angelini, Ufficio Storico SME, Roma, 1984.<br />

L’opera di Vegezio non descrive il sistema militare romano del IV secolo ma, con una visione nostalgica<br />

comune a tanta cultura tardo antica, si concentra sulle virtù degli “antichi”.<br />

159 Per il problema <strong>della</strong> datazione e in generale per tutte le questioni riguardanti il de rebus bellicis,<br />

rimando all’edizione critica Le cose <strong>della</strong> guerra, a cura di A. Giardina, Fondazione Lorenzo<br />

Valla, Milano 1989.

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