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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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<strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>Guerra</strong> <strong>Futura</strong> 83<br />

approccio comportava la fiducia nella razionalità dell’avversario. Tutta la strategia<br />

nucleare è fondata su un’abile utilizzazione del virtuale. Logiche di questo<br />

tipo però non sono oggi più sostenibili, dopo che la guerra è tornata ad imporsi<br />

come una realtà nell’odierno panorama strategico.<br />

Malgrado i loro limiti strutturali, le teorie sulla “guerra di quarta generazione”<br />

hanno indubbiamente il merito di smascherare la dissociazione, e in taluni casi,<br />

l’incompatibilità fra il virtuale e il reale insite nelle elaborazioni concettuali alla<br />

base <strong>della</strong> RMA e <strong>della</strong> transformation, nonché di denunciarne quella che Jean<br />

definisce “autoreferenzialità strategica”, vale a dire la tendenza ad escludere dal<br />

dibattito le finalità politiche dei conflitti e la praticabilità degli obiettivi che si<br />

intende di volta in volta perseguire.<br />

L’aspetto più interessante delle critiche mosse dai teorici <strong>della</strong> “guerra di quarta<br />

generazione” alla RMA e alle sue evoluzioni dottrinarie è però un altro. Questi<br />

infatti avanzano delle riserve sulla razionalità di una pianificazione per capacità,<br />

che prescinde da un’attenta riflessione sui possibili scenari di impiego delle forze<br />

e – ignorando i moniti del generale prussiano – sulla natura dei conflitti che prevedibilmente<br />

si dovranno combattere, evidenziandone anche i riflessi negativi<br />

sulla scelta delle priorità di pianificazione delle forze e degli approvvigionamenti.<br />

Non è un caso se uno dei più eminenti fautori <strong>della</strong> “nuova guerra”, il colonnello<br />

Thomas Hammes, autore del fortunato saggio “The Sling and The Stone”,<br />

riprenda il dibattito in corso sul futuro <strong>della</strong> guerra per mettere in risalto le<br />

discrepanze esistenti fra il tipo di conflitto high-tech combattuto con i più avanzati<br />

sistemi d’arma, verso cui è orientata la pianificazione del Pentagono da oltre<br />

più di dieci anni, e le guerre logoranti e sanguinose in cui l’esercito americano è<br />

stato trascinato all’indomani delle campagne militari condotte in Afghanistan e<br />

in Iraq 152 . Ad una tale dicotomia si richiamano peraltro anche le analisi di due<br />

studiosi <strong>della</strong> Rand, John Arquilla e David Rondfeldt, in cui essi fanno riferimento<br />

a due opposte filosofie strategiche che rispettivamente identificano la<br />

guerra del futuro nella cyberwar, le cui peculiarità giustificherebbero gli investimenti<br />

necessari per lo sviluppo e l’acquisizione di costose tecnologie militari, e<br />

nei moderni confronti asimmetrici riconducibili alla categoria <strong>della</strong> netwar. In<br />

152 HAMMES, 2004, pp. 1-15. Hammes fa puntualmente notare che la RMA nonché i concetti strategici<br />

enunciati nei documenti Joint Vision 2010, Joint Vision 2020, DoD’s Transformation Planning<br />

Guidance e alla base <strong>della</strong> network centric warfare non sono altro che il prodotto delle linee evolutive<br />

<strong>della</strong> policy elaborata a livello ufficiale dal Dipartimento <strong>della</strong> Difesa di Washington. Ciascuno<br />

di questi considera l’incremento delle capacità tecniche di comando e controllo come l’elemento<br />

decisivo attorno al quale prenderà forma la guerra del futuro.

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