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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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<strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>Guerra</strong> <strong>Futura</strong> 81<br />

dizionali dei conflitti, in cui è possibile far ricorso ai sistemi high-tech che costituiscono<br />

il vanto <strong>della</strong> macchina bellica statunitense.<br />

Bisogna ricordare infatti che la pianificazione <strong>della</strong> campagna Iraqi Freedom,<br />

che ha risentito dei principi <strong>della</strong> transformation di cui il Segretario alla Difesa<br />

Donald Rumsfeld si è mostrato un convinto assertore, ha rivelato a posteriori<br />

tutte le sue falle.<br />

Le concezioni tecnocentriche che egli ha difeso accanitamente nel lungo processo<br />

di gestazione dei piani di invasione si sono mostrate senza dubbio valide<br />

nel corso delle principali operazioni convenzionali che sono culminate con l’espugnazione<br />

<strong>della</strong> capitale.<br />

Il regime di Saddam Hussein era stato colto di sorpresa dal fatto che il paese<br />

fosse stato attaccato da forze quantitativamente inferiori rispetto a quelle utilizzate<br />

nel 1991 e facendo a meno di una lunga campagna aerea finalizzata a preparare<br />

il terreno all’offensiva terrestre. La velocità è stato l’elemento distintivo di<br />

questa prima fase. Dopo la conquista di Baghdad, tuttavia, era apparso chiaro<br />

che quei requisiti che avevano permesso di giungere così rapidamente fino al<br />

cuore del potere del raìs non erano più necessari: i fattori militari avevano perso<br />

la loro centralità a vantaggio delle componenti più spiccatamente politiche,<br />

sociali e culturali delle attività di pacificazione svolte dagli “stabilizzatori”.<br />

Non è tutto. I sofisticatissimi sistemi tecnologici incorporati nel dispositivo<br />

militare statunitense si sono dimostrati tutt’altro che decisivi se opposti ad un<br />

avversario sfuggente incline a confondersi fra la popolazione civile in attesa di<br />

ricomparire a sua scelta in un momento successivo per colpire le impreparate<br />

truppe <strong>della</strong> coalizione.<br />

D’altronde, non poteva essere altrimenti: le insidie del dopoguerra iracheno<br />

avevano eroso la convinzione che la riproduzione digitale del reale potesse aver<br />

ragione <strong>della</strong> complessità <strong>della</strong> realtà razionalizzandola. Inoltre, avevano confermato,<br />

se mai ve ne fosse stato il bisogno, che l’avversario, confrontato alla soverchiante<br />

superiorità convenzionale americana, non ha altra scelta se non quella di<br />

aderire alla logica enunciata da Bernard Brodie, che una volta scrisse che “il pensiero<br />

strategico non è nulla se non è pragmatico”.<br />

Ciò si traduce nel fatto che i nemici effettivi e potenziali dell’America, non<br />

potendo emulare i colossali investimenti di quest’ultima nelle piattaforme spaziali,<br />

nel potere aereo a lungo raggio, o nei moderni sistemi di comunicazione<br />

previsti dalla network centric warfare, sono inevitabilmente portati a reagire servendosi<br />

di strategie, tattiche e tecniche asimmetriche, anche se forse inconcepi-

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