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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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Atti del Convegno maggio <br />

mettere in ridicolo Saddam Hussein e il suo regime e ad incentivare i membri<br />

delle forze di sicurezza a disertare.<br />

Com’è noto, la disinformazione, o comunque le misure volte ad influenzare e<br />

manipolare le opinioni, non sono una novità del nostro tempo, dato che sono il<br />

presupposto di qualsiasi strategia finalizzata a sorprendere l’avversario. Come si<br />

intuisce, quindi, questa è una dimensione <strong>della</strong> guerra che è sempre esistita, ma<br />

che è oggi oggetto di controversia nelle vulnerabili società democratiche occidentali.<br />

Il ricorso al “virtuale”, tuttavia, è lungi dall’essere una panacea. La sua utilizzazione,<br />

pur configurandosi come uno strumento essenziale sia per il supporto<br />

delle decisioni che nel campo addestrativo (dato che, in questo secondo caso,<br />

consente una significativa riduzione dei costi contribuendo a diminuire l’usura<br />

dei costosissimi sistemi d’arma moderni), presenta grossi limiti di cui non si può<br />

non tenere conto.<br />

Ad esempio, secondo i sostenitori <strong>della</strong> nuova Rivoluzione negli Affari Militari<br />

(RMA), <strong>della</strong> network centric warfare e dell’information dominance, l’impiego<br />

sistematico delle più recenti tecnologie dell’informazione permette un controllo<br />

completo di tutte le situazioni e un’ottimizzazione continua delle decisioni operative.<br />

Dalla loro prospettiva, la massimizzazione dell’efficacia dell’interazione<br />

fra “reale” e “virtuale” e di quella fra l’uomo e la macchina rimuoverebbe l’incertezza,<br />

cioè la “nebbia <strong>della</strong> guerra” su cui invece insiste Carl von Clausewitz.<br />

Come sottolinea con precisione Jean, le decisioni strategiche, operative e tattiche<br />

vengono quasi “ingegnerizzate”.<br />

Sotto un certo profilo, si può dire che il fenomeno bellico cessa di essere una<br />

relazione dialettica fra due contendenti, posto che, stando a questa visione, il più<br />

debole sarebbe condannato ad incassare i colpi sferrati dall’avversario senza poter<br />

reagire in alcun modo. La condotta politico-strategica rischierebbe così di essere<br />

ridotta ad una mera scelta dei bersagli da colpire e dei danni da infliggere.<br />

Se ciò corrispondesse alla realtà, una simile svolta sancirebbe il superamento<br />

<strong>della</strong> guerra come regno dell’incertezza e, dunque, il tramonto <strong>della</strong> guerra stessa.<br />

Ma è evidente che la “nebbia <strong>della</strong> guerra” non può essere eliminata. Tutti<br />

ormai ne hanno preso atto, soprattutto dopo che la realtà dell’occupazione<br />

dell’Iraq ha denunciato quanto la situazione sul terreno in seguito alla caduta di<br />

Baghdad fosse radicalmente differente rispetto a come era stata immaginata dai<br />

politici e dagli strateghi di Washington. Non è un caso se oggi si ritiene che la<br />

validità del concetto di network centric warfare sia ormai circoscritta alle fasi tra-

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