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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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<strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>Guerra</strong> <strong>Futura</strong> 69<br />

In parte, il processo di esportazione <strong>della</strong> Revolution in Military Affairs è stato<br />

peraltro promosso dagli stessi Stati Uniti che, per diluire i costi di esercizio<br />

<strong>della</strong> supremazia globale e quelli di mantenimento <strong>della</strong> stabilità planetaria, hanno<br />

cercato di convincere i loro principali partners a seguirli sulla via <strong>della</strong> trasformazione<br />

high-tech delle Forze Armate, agitando soprattutto nell’ambito<br />

dell’Alleanza Atlantica lo spettro <strong>della</strong> possibile fine dell’interoperabilità con le<br />

unità militari americane.<br />

Il tentativo è culminato nell’adozione da parte <strong>della</strong> NATO <strong>della</strong> cosiddetta<br />

Defence Capabilities Initiative, varata in occasione del Vertice del Cinquantenario<br />

svoltosi a Washington nell’aprile del 1999 mentre ancora cadevano le bombe su<br />

Belgrado, poi rimpiazzata tre anni più tardi dal meno ambizioso Prague<br />

Capabilities Committment, attraverso cui si è cercato di indurre i Paesi alleati a<br />

dotarsi di tutta una serie di capacità critiche ai fini <strong>della</strong> conduzione di combattimenti<br />

in condizioni di assoluta superiorità tecnologica.<br />

Può la tecnologia surrogare la dottrina strategica e la politica?<br />

La RMA ha tuttavia trovato dei critici ancor prima che i fatti dell’11 settembre<br />

ed il difficoltoso processo di stabilizzazione post-conflitto dell’Iraq provvedessero<br />

a ridimensionare il valore <strong>della</strong> supremazia tecnologica conquistata dagli<br />

Stati Uniti. A parte coloro che su un terreno puramente accademico contestano<br />

la natura effettivamente rivoluzionaria <strong>della</strong> RMA, assimilando il processo in<br />

corso ad altri del passato, come quello che portò i tedeschi all’elaborazione del<br />

Blitzkrieg, il rilievo più consistente è giunto da due colonnelli dell’Armata<br />

Popolare, Wang Xiangsui e Quiao Liang.<br />

Costoro, in un brillante saggio pubblicato anche in Italia grazie all’interessamento<br />

del generale Fabio Mini, hanno sostenuto la tesi secondo la quale quella<br />

realizzata in America non potrebbe considerarsi una vera Rivoluzione negli Affari<br />

Militari, in quanto non prevederebbe un autentico cambiamento a livello di dottrine<br />

e concezioni ma si limiterebbe semplicemente ad adeguare i tradizionali approcci<br />

strategici alle nuove possibilità messe a disposizione dalla tecnologia.<br />

L’alta tecnologia non sarebbe un sinonimo di guerra <strong>futura</strong> 140 . Tanto più che<br />

la forza militare più moderna sembra incapace di fronteggiare il clamore dell’o-<br />

140 LIANG-XIANGSUI 2001, p 51.

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