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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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56<br />

Atti del Convegno maggio <br />

duzione dei costi diminuendo l’usura dei costosissimi sistemi d’arma moderni.<br />

Un caso particolare di utilizzazione del virtuale in sé è rappresentato dalla cosiddetta<br />

“strategia nucleare”. Essa è rimasta confinata al campo virtuale, <strong>della</strong> deterrenza,<br />

cioè <strong>della</strong> “non-guerra”. Thomas Schelling – il recente premio Nobel<br />

per l’economia e Bernard Brodie ne furono i pionieri, mentre Herman Kahn ne<br />

elaborò i principi strategici alla Rand Corporation, sulla base degli approcci dell’analisi<br />

formale propri <strong>della</strong> teoria dei giochi, formulata da Oscar Morgenstern<br />

e Johannes Van Neumann. Nella strategia nucleare è fondamentale l’utilizzazione<br />

razionale dell’irrazionalità, cioè <strong>della</strong> propria determinazione a distruggere ciò<br />

che si vuole invece difendere.<br />

In un certo senso paradossalmente, tale approccio comporta anche la fiducia<br />

nella razionalità dell’avversario; nel fatto cioè che egli sia consapevole <strong>della</strong> credibilità<br />

<strong>della</strong> minaccia di rappresaglie, nonostante il pericolo di annientamento<br />

reciproco. Tutta la strategia nucleare – anche nell’elaborazione francese da<br />

Ailleret a Beaufre a Poirier – è fondata sull’utilizzazione del virtuale. In essa si<br />

pone in rilievo come la guerra, sia un fenomeno complesso di competizione e di<br />

cooperazione fra gli avversari. E’ poi un gioco a somma diversa da zero, che può<br />

mantenersi in equilibrio, rimanendo cioè virtuale, attraverso opportune strategie<br />

di manipolazione del rischio, capaci di persuadere l’avversario a rinunciare ad un<br />

attacco. Esse sono fondate sulla capacità di comunicazione fra i due avversari, il<br />

cui aspetto più rappresentativo è stato il “telefono rosso” fra la Casa Bianca e il<br />

Cremlino, installato dopo la crisi di Cuba.<br />

Non è un fatto in realtà nuovo. Era già valido nel caso <strong>della</strong> cosiddetta “politica<br />

delle cannoniere” ed ora del cacciabombardiere o del missile cruise (come in<br />

Libia nel 1986 o in Sudan nel 1999) per inviare all’avversario un segnale, che lo<br />

induca a considerare la possibilità che il virtuale si trasformi in reale e a comportarsi<br />

di conseguenza.<br />

Tali meccanismi sono descritti in tutti i trattati di strategia. Ad esempio, per<br />

Clausewitz – teorico <strong>della</strong> guerra limitata, subordinata alla politica – ogni attacco<br />

è anche un messaggio che richiama l’avversario a considerare due alternative<br />

virtuali. Da un lato è la minaccia di un attacco successivo; dall’altro lato è un invito<br />

ad accettare le condizioni di pace che gli si propongono. I contendenti devono<br />

effettuare le loro scelte sulla base dei benefici (non solo materiali, ma anche<br />

di altra natura, come l’“onore”), dei costi e perdite e dei rischi che ciascuna<br />

delle soluzioni alternative comporta. In questo senso, in ogni strategia esiste una<br />

dialettica fra reale e virtuale in cui i due piani interagiscono ciberneticamente (a

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