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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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<strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>Guerra</strong> <strong>Futura</strong> 55<br />

formazioni) per renderlo incapace di reagire o almeno di perseguire i suoi obiettivi.<br />

Esistono opposti anche se non necessariamente simmetrici ai nostri.<br />

Riuscire a realizzare la sorpresa comporta una capacità di elaborare un futuro virtuale<br />

non considerato dall’avversario. La sorpresa è un moltiplicatore di potenza<br />

non solo in campo militare, ma anche in quello politico, economico e comunicativo.<br />

Essa sfrutta anche i preconcetti dell’avversario, oltre a misure di disinformazione,<br />

di inganno e di “maskerovskja”. Tutti gli uomini sono portati a credere<br />

quello di cui sono già persuasi. Il fenomeno <strong>della</strong> “dissonanza cognitiva” – detto<br />

anche dell’information bias – è oggi ben conosciuto. I suoi effetti non riguardano<br />

solo le pianificazioni strategiche, ma anche il campo dell’economia e delle<br />

comunicazioni. Nonostante le affermazioni dei più convincenti fautori <strong>della</strong> network<br />

centric warfare e dell’information dominance, aspetti centrali <strong>della</strong> nuova<br />

“Rivoluzione negli Affari Militari” sviluppata soprattutto dagli Stati Uniti, l’incertezza,<br />

cioè quella che Clausewitz chiamava “la nebbia <strong>della</strong> guerra”, non può<br />

essere eliminata. Oggi tutti ne sono consapevoli, soprattutto dopo che la realtà<br />

dell’occupazione dell’Iraq si è dimostrata del tutto diversa da come era stata immaginata<br />

dai politici e dagli strateghi americani. Non per nulla la validità del<br />

concetto di network centric warfare è sempre più limitato alle fasi tradizionali dei<br />

conflitti. Per “la guerra dopo la guerra”, cioè per le operazioni di stabilizzazione<br />

e di institutions building, si tende ad adottare nuovi approcci, sviluppati soprattutto<br />

in Israele e che sono stati sostanzialmente recepiti dalle nuove dottrine britannica<br />

e australiana. Esse sono fondate nel system centric operation. In esse i fattori<br />

militari non sono più centrali, ma devono tener conto di componenti politiche,<br />

sociali, culturali, economiche, ecc. Si cerca in tal modo di adottare l’utilizzazione<br />

del virtuale alle nuove realtà, in particolare al fatto che la vittoria militare<br />

non coincide più, come nel passato, con quella politica, cioè con la capacità<br />

di costruire una pace stabile corrispondente ai propri obiettivi, cioè ai propri<br />

interessi e valori. Alla guerra segue una fase di stabilizzazione e di ricostruzione,<br />

più lunga e più difficile <strong>della</strong> prima, in cui i futuri possibili sono pressoché<br />

imprevedibili.<br />

I limiti del virtuale non devono però far ritenere che la sua utilizzazione sia del<br />

tutto inutile o inefficace. E’ sempre indispensabile per qualsiasi pianificazione sia<br />

strategica sia relativa alla pianificazione delle forze. E’ sempre più impiegato come<br />

strumento di supporto delle decisioni, in particolare nel settore <strong>della</strong> gestione<br />

<strong>della</strong> crisi e <strong>della</strong> risoluzione dei conflitti. L’utilizzazione del virtuale si è poi<br />

ampiamente estesa al campo addestrativo anche perché consente una notevole ri-

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