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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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Atti del Convegno maggio <br />

litare quanto economica – ma all’interno degli Stati. In caso di intervento esterno,<br />

come in Iraq o in Afghanistan, che hanno come obiettivi la stabilizzazione,<br />

il mutamento di regime o la democratizzazione e modernizzazione, cioè accesso<br />

alla globalizzazione – alla “guerra-guerra”, che rimane sostanzialmente di natura<br />

abbastanza simile a quelle precedenti, segue una lunga fase di “guerra dopo la<br />

guerra”. Quest’ultima ha natura, forme e strategie molto simili a quelle delle<br />

guerre rivoluzionarie di lunga durata, teorizzate da Mao Zedong, o delle guerre<br />

di colonizzazione e decolonizzazione descritte in modo ancora insuperato dal<br />

Maresciallo Lyautey, il pacificatore del Marocco. Il soft power, l’influenza, la persuasione<br />

– quello che gli americani denominano “la conquista delle menti e dei<br />

cuori” in riferimento alle popolazioni islamiche – acquistano valore centrale. In<br />

pratica, si tratta di trovare alleati fra i capi di taluni dei clan locali.<br />

Gli effetti delle decisioni adottate sono spesso del tutto casuali e aleatorie, soprattutto<br />

se non si capiscono le culture locali. Ancora più necessario di quanto<br />

lo fosse nelle guerre tradizionali – quelle fra eserciti regolari, in cui le componenti<br />

quantitative e tecnologiche hanno valore preminente è l’intelligence in tempo<br />

reale, la comprensione dell’impatto delle culture e delle strutture sociali, nonché<br />

dei rapporti esistenti fra le varie componenti <strong>della</strong> società - dai clan alle tribù,<br />

dalle etnie alle mafie – e la capacità di superare visioni e logiche di tipo eurocentrico.<br />

Esse non sono in grado di rappresentare in modo realistico la situazione, e<br />

inducono a semplificazioni disastrose, del tipo di quelle decise dal primo “proconsole”<br />

americano in Iraq, l’ambasciatore Paul Bremer.<br />

La situazione è resa oggi più complessa dall’impatto <strong>della</strong> rivoluzione delle informazioni<br />

nonché dalla comparsa di media a copertura globale e in tempo reale.<br />

Ogni guerra si combatte ormai su due fronti: sul campo di battaglia e nelle<br />

opinioni pubbliche, non solo dei paesi in cui si è intervenuti, ma anche in quelle<br />

proprie ed in quella internazionale. Gli insorti possono essere vinti solo se si<br />

troncheranno i loro legami con le popolazioni. In caso contrario, sono come l’araba<br />

fenice, risorgono dalle loro ceneri. Con la prosecuzione del conflitto si logorano<br />

le volontà di intervenire, anche perché successi o insuccessi divengono<br />

strumenti di lotta politica interna. La “conquista delle menti e dei cuori” si riferisce<br />

in primo luogo alla propria opinione pubblica e alle proprie élite politiche.<br />

Il secondo elemento che caratterizza le attuali guerre di quarta generazione rispetto<br />

a quelle coloniali è costituito dal fatto che le tecnologie moderne – dalle<br />

armi di distruzione di massa ad internet alla deregulation dei trasporti e alla diminuzione<br />

dei controlli alle frontiere – consentono a piccoli gruppi o ad indivi-

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