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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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VIRGILIO ILARI<br />

Una giornata<br />

particolare<br />

et redibis non morietur in bello», era l’astuto responso <strong>della</strong> Sibilla<br />

Cumana, il cui senso varia a seconda che la virgola (inventata solo se-<br />

«Ibis<br />

coli dopo) cada prima o dopo il «non» 1 . Il maggior credito che prestiamo<br />

alla moderna rappresentazione del futuro, specialmente in rapporto alla<br />

guerra, esime consulenti e pianificatori da analoga prudenza. Eppure, talora, «un<br />

cervello che non deve funzionare», rinchiuso in un carcere del «mondo che va<br />

verso … » 2 , può intendere, da uno sgualcito ritaglio di giornale, la vera portata<br />

di una questione da specialisti: «tutte queste dispute sulla guerra <strong>futura</strong> ipotetica<br />

sono il terreno di una ‘guerra’ reale attuale; (…) Per parecchi governi attuali,<br />

le discussioni sul modo come devono essere stabiliti i piani strategici di una guerra<br />

<strong>futura</strong> ecc., sono l’occasione per eliminare molecolarmente le vecchie personalità<br />

militari (…) perciò l’importanza dell’aviazione è duplice: tecnico-militare<br />

e politico-immediata» 3 .<br />

L’idea del “passato-presente” è l’apporto più profondo e poderoso <strong>della</strong> cultura<br />

italiana del Novecento alla teoria <strong>della</strong> prassi e alla teoria <strong>della</strong> storiografia.<br />

Limpida e tremenda, mostra il passato e il futuro come proiezioni e rappresentazioni<br />

del presente, orientando l’intelligenza e la critica del nostro ricordare e<br />

1 “Andrai e tornerai, non morirai in guerra”; oppure: “andrai e non tornerai, morirai in guerra”.<br />

2 «Riuscire a convincere che il “mondo va verso …” una certa direzione significa niente altro che<br />

riuscire a convincere <strong>della</strong> ineluttabilità <strong>della</strong> propria azione e ottenere il consenso passivo per la sua<br />

esplicazione. Come questa convinzione si formi è certo un argomento interessante: che vi contribuisca<br />

la “viltade” e altre forme di bassezza morale è indubbio; ma anche il fatto che tanta “viltade”<br />

e tanta bassezza siano diffuse è un fatto politico che andrebbe analizzato e di cui bisognerebbe trovare<br />

le origini concrete» (Antonio Gramsci, Passato e presente, Einaudi, Torino, 1954, p. 27).<br />

3 Gramsci, ibidem, p. (Gramsci interpretava l’appoggio del regime fascista all’aviazione come un<br />

modo di screditare la fronda dei marescialli d’Italia, su cui si appuntavano le speranze dell’antifascismo<br />

“aventiniano”).

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