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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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<strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>Guerra</strong> <strong>Futura</strong> 177<br />

piccolo smercio di robaccia stupefacente, di quella sintetica, fatta in casa da chissà<br />

chi e che ti brucia il cervello. Misi fine a questo stupido gioco del quale non<br />

avrei voluto in nessun caso essere complice. Ed iniziò la paura. Arrivarono, velate,<br />

le prime minacce. Ma non furono del tipo “Guarda che ci devi lasciare in pace<br />

nei nostri affari se no......”. Furono piuttosto:”Casa tua è frequentata da troppi<br />

serbi”, “Non mi sorprenderei se un gruppo di delinquenti ti piombasse in casa in<br />

piena notte.... nessuno saprebbe più che fine hai fatto nè chi sia stato a farti sparire”.<br />

Insomma minacce simili a quelle che riceve da alcuni giorni il mio amico<br />

serbo M..<br />

Solo che lui le riceve come filo musulmano. Io come filo serbo. Lui non è filo<br />

musulmano, è normale, onesto. Io non sono filo serbo, sono normale, onesto.<br />

La chiave etnica di lettura di un conflitto e <strong>della</strong> disastrosa eredità che esso<br />

lascia è una chiave che non sarà mai capace di spiegare a fondo e di restituire la<br />

complessità delle situazioni che effettivamente si vivono sul terreno. Così come<br />

il credere che la reale linea di conflitto sia quella che passa tra due o più comunità<br />

diverse, come per esempio, a Srebrenica, quella bosniaco musulmana e quella<br />

serbo ortodossa. La reale linea di conflitto, quella che fa paura, è interna alle<br />

stesse comunità di appartenenza. M., serbo, non ha paura dei musulmani (benchè<br />

siano alla base dei suoi lutti familiari). Lui ha paura dei serbi dai quali tenta<br />

di dissentire. Questa è l’operazione più difficile: il dissenso. Il sostenere pubblicamente<br />

di non essere d’accordo. Con un’idea o con il traffico di stupefacenti.<br />

Tra l’insalata russa e la carne speziata, mi rendo conto di quanto sia difficile<br />

spiegare almeno un briciolo di questa complessità al poeta che non conosce i<br />

serbi e che ha soltanto guardato un pò troppa TV. Come faccio a raccontargli chi<br />

sono Z. e M. e quanti altri Z. e M. ci sono ancora? Come faccio a dirgli che Z.<br />

lavora per il solo fatto di sentirsi uomo che lavora e che M., per il solo fatto di<br />

voler sostenere una opinione, è disposto a farsi ammazzare? Come faccio a dirgli<br />

che il mondo civile occidentale non ha tutelato abbastanza le posizioni di Z. e<br />

di M.? Che il mondo civile occidentale ha scritto che loro sono colpevoli come<br />

tutti gli altri serbi? E che molto prima di utilizzare la chiave etnica bisognerebbe<br />

interrogarsi sulle condizioni di lavoro, di educazione, di vuoto culturale ed esistenziale,<br />

di inattitudine a coltivare prospettive di qualunque natura, insomma<br />

di quell’insieme di condizioni che fanno si che a Z. venga offerto un lavoro sottopagato<br />

e che M. sia inquietato da un gruppo di ragazzotti violenti e vuoti?<br />

La chiave etnica fa sembrare semplice ciò che non lo è affatto. Appiattisce tutte<br />

le difficoltà e fa vendere articoli sui giornali del mondo civile occidentale.

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