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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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elencano i nomi delle vittime. Spero che i miei amici che vivono in città, se presenti<br />

oggi, sappiano osservare che anche i politici parlano dal palco. Fanno lo<br />

stesso mestiere dei teatranti. Hanno ampi gesti e voci profonde. Mettono in<br />

scena dati e tragedie. Elencano nomi di vittime per chiedere un referendum.<br />

Povero Pietro. Povere vittime.<br />

Quando tutto finisce risalgono sulle loro Mercedes scure, blindate, scortate.<br />

Vanno via. Vanno via tutti. Scopro che tra quelli che erano alla Dom Kulture,<br />

presenti alla commemorazione, in pochissimi erano abitanti di Srebrenica. Auto<br />

scure e pulman organizzati riportano gli ospiti di questi giorni e di queste ore<br />

alle loro case, belle, sfarzose e kitch come solo nei balcani si possono vedere. Li<br />

riportano ai loro stipendi da favola.<br />

13 luglio 2006. Le memorie.<br />

Atti del Convegno maggio <br />

Scrivo da casa mia. Abito al sesto piano ma l’ascensore è stato distrutto e mai<br />

più ricostruito. In tutto il palazzo viviamo in sei persone. Non abbiamo la luce<br />

sulle scale e oggi, come in tantissimi altri giorni durante l’anno, non c’è l’acqua.<br />

Mi affaccio al balcone. Oltre alla mia Punto verde, che conosce a memoria le<br />

strade di Bosnia, una Lada; non sono un esperto ma credo che possa essere dei<br />

primi anni ottanta. Nessuna auto di grossa cilindrata. Nessuna targa straniera in<br />

giro. Mi assale la voglia di usare la parola saccheggio. Sono venuti a prendere. A<br />

prendere notorietà e consenso, pubblicità e memorie, firme per il referendum e<br />

autocelebrazione. Tutto ciò li farà ancora più ricchi. In cambio hanno lasciato<br />

disagio e divisione, conflitto e turbamento. Guardo verso il parco: gli scacchi<br />

sono riversi come pochi giorni fa. Così è Srebrenica di solito.<br />

Povera Srebrenica. Poveri amici miei che, senza lavoro, qui lavorate tutto l’anno<br />

e lo fate comunque per non diventare matti e per avere un senso di quotidianità<br />

possibile. Poveri uomini e donne che, senza eroismo, siete eroi tutti i giorni<br />

quando uscite per andare a comprare il pane e non indossate magliette con i volti<br />

degli assassini. Povere famiglie in lutto che, senza pace, accettate di vivere a<br />

Srebrenica in pace e lo fate comunque per non diventare come i vostri aguzzini.<br />

La vostra umanità è un gioiello bello e commovente. Povere memorie, che senza<br />

memoria, siete usate per alimentare l’escalation delle tensioni importate da fuori.<br />

Poveri déi e santi tutti che siete usati dai senza Dio per alimentare le miserie degli<br />

uni ed i poteri degli altri. Quanto a me, mi sia concesso perchè sono pochi coloro<br />

che partecipano alle celebrazioni di tutte le memorie, aspetterò quel giorno in

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