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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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causate da mano bosniaco musulmana. Filmati con immagini raccapriccianti e<br />

discorsi accesi e violenti. La serata è organizzata per chiedere, in polemica con la<br />

scarcerazione di Oric, la liberazione, sempre dalle carceri dell’Aja, di Vojislav<br />

Seselj. I manifesti sui muri <strong>della</strong> città mostrano il volto dell’ennesimo eroe <strong>della</strong><br />

guerra dei balcani: uomo politico, volto pulito e doppiopetto grigio, era il leader<br />

delle “aquile bianche”. Insieme alle molte altre bande paramilitari, le aquile avevano<br />

il compito di fare i lavori sporchi. Quelli che neanche l’esercito regolare<br />

riusciva a portare a termine.<br />

Così si assiste per alcuni giorni allo spettacolo. Di scena: la memoria, o meglio<br />

le memorie. Fuori dalla Dom Kulture si incontrano tutti, musulmani bosniaci e<br />

serbi, ma, in questi giorni, non ci si parla; si fa finta di niente, come se tutto fosse<br />

normale. Fino all’11 di luglio.<br />

11 luglio 2006. La memoria bosniaco musulmana.<br />

Atti del Convegno maggio <br />

Sono trascorsi undici anni da quello che viene ricordato come il più grave<br />

genocidio in Europa dopo la fine <strong>della</strong> seconda guerra mondiale. Oggi si celebra<br />

il funerale di 505 persone. A distanza di undici anni dalla loro scomparsa. In<br />

attesa di trovare pace, almeno nel riposo eterno, rimangono ancora circa seimila<br />

persone non ancora identificate. Una strada sola porta al Memorijalni Centar,<br />

il luogo nel quale avviene la sepoltura. In decine di migliaia si riversano all’interno<br />

del Memoriale. Anziani, bambini, famiglie, molti ombrelli per difendersi dal<br />

sole, una ressa soffocante, preghiere diffuse all’altoparlante. Le bare verdi, disposte<br />

ordinatamente, dopo la celebrazione religiosa, vengono trasportate verso le<br />

fosse scavate dai familiari. Durante il trasporto gli altoparlanti diffondono i<br />

nomi delle vittime. Non riesco neanche a rendermi conto di quante voci si alternino<br />

nella lettura nè di quanto tempo occorra per terminare la cerimonia. Le<br />

preghiere, pronunciate dalle autorità islamiche bosniache, richiamano alla giustizia<br />

ed alla verità. Molti gli stranieri presenti, osservatori e giornalisti. Per loro<br />

la preghiera viene diffusa anche in inglese. Carla del Ponte, general prosecutor del<br />

Tribunale dell’Aja, prende parte alla celebrazione. L’anno scorso dichiarò che<br />

non sarebbe venuta a Potocari se non che dopo la cattura di Mladic e Karadzic.<br />

Oggi lei è al Memoriale. I due ricercati non si sa ancora dove siano. Uomini dalle<br />

barbe folte, musulmani estranei alla cultura europea dell’Islam di Bosnia, con<br />

una organizzazione capillare si orientano perfettamente tra i dolori <strong>della</strong> gente

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