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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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166<br />

nibilità di armi e la loro accresciuta semplicità d’uso contribuiscono ad abbassare<br />

notevolmente sia la soglia <strong>della</strong> conflittualità, sia quella <strong>della</strong> sua radicalizzazione,<br />

“spostando in maniera decisiva l’equilibrio fra attriti e plasmabilità sul<br />

quale si reggeva il più elementare dei freni clausewitziani alla scalata all’estremo”<br />

254 . La necessità di alimentare apparati militari al di fuori dei circuiti formali<br />

del pubblico erario porta all’emergere di meccanismi di finanziamento interni<br />

ed esterni “tali da richiedere il sostegno continuo <strong>della</strong> violenza, facendo sì che<br />

la logica <strong>della</strong> guerra si ponga al centro stesso del sistema economico [delle aree<br />

di conflitto]” 255 . Infine, il concentrarsi delle “nuove guerre” in ambiti caratterizzati<br />

da statualità deboli o contestate, amplifica la portata dei precedenti elementi.<br />

In tali ambiti, l’affievolirsi <strong>della</strong> distinzione fra civili e militari, sia come soggetto,<br />

sia come oggetto <strong>della</strong> violenza bellica, costituisce il prodotto e, nello stesso<br />

tempo, la causa del fallimento del progetto statuale. A questo proposito, si<br />

può osservare come il principio dell’assolutizzazione del conflitto trovi espressione,<br />

indifferentemente, sia a livello interno sia internazionale. Sotto questo punto<br />

di vista, i conflitti interstatuali non si differenziano, quindi, da quelli infrastatuali,<br />

contribuendo così a mettere in crisi il sistema delle regole che presiede gli<br />

uni e gli altri e ne garantisce la separazione sia sul piano concettuale sia su quello<br />

concreto.<br />

Radicalizzazione e limitazione <strong>della</strong> “nuova violenza”<br />

Atti del Convegno maggio <br />

Nell’esperienza occidentale, una tradizione lunga e consolidata perpetua la<br />

distinzione fra guerra interstatuale e infrastratuale (“guerra civile”), attribuendo<br />

alle due tipologie diversi regimi giuridici e, soprattutto, diverse connotazioni<br />

morali. In questo quadro di riferimento, la guerra “civile” è illegittima per definizione,<br />

in quanto sollevazione armata contro l’autorità (per definizione legittima)<br />

dello Stato, nell’ambito di una sfera interna dalla quale il conflitto è formalmente<br />

bandito, o depotenziato (“neutralizzato”) attraverso l’adozione di meccanismi<br />

di composizione “non violenta” delle dispute (Miglio, 1988a). Di contro,<br />

la guerra interstatuale è per definizione legittima in quanto fondata sul monopolio<br />

<strong>della</strong> forza attribuito allo Stato, e sul suo carattere di justus hostis. In que-<br />

254 COLOMBO 2006, p. 216.<br />

255 KALDOR 2001, p. 19.

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