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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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<strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>Guerra</strong> <strong>Futura</strong> 163<br />

grafiche dei belligeranti), e a quella giuridica. La richiesta avanzata dal governo<br />

degli Stati Uniti a quelli dei Paesi belligeranti perché rendessero noti i propri<br />

“scopi di guerra” (19 dicembre 1916), e la successiva risposta dei governi<br />

dell’Intesa (riassunta nel telegramma del 10 gennaio 1917 dell’ambasciatore<br />

americano a Parigi, William G. Sharp) sintetizza efficacemente il passaggio del<br />

conflitto dalla fase tradizionale <strong>della</strong> guerra limitata, basata sull’applicazione del<br />

principio di reciprocità e la non delegittimazione del nemico, a quella <strong>della</strong> guerra<br />

assoluta, condotta contro un nemico “il cui atteggiamento falso riguardo a<br />

tutti i principi di umanità e al rispetto dei piccoli Stati … è stato una sfida continua<br />

all’umanità e alla civiltà” 245 .<br />

Significativamente, la prevalenza dell’idea di guerra illimitata è stata uno dei<br />

tratti caratteristici <strong>della</strong> lunga “guerra civile europea” 246 culminata, al termine<br />

del secondo conflitto mondiale, nel passaggio dal “vecchio” sistema dell’equilibrio<br />

continentale a quello <strong>della</strong> contrapposizione bipolare. Sebbene già l’ultimo<br />

torno <strong>della</strong> prima guerra mondiale avesse visto l’emergere di una contrapposizione<br />

radicale fra i belligeranti, largamente anomala nel sistema de-ideologizzato<br />

dello jus publicum europaeum, furono, però, la genesi <strong>della</strong> guerra fredda e il consolidamento<br />

dell’equilibrio nucleare a condurre, successivamente, alla messa in<br />

discussione “di tutte le distinzioni classiche di guerra e pace e neutralità, di politica<br />

ed economia, di militare e civile, di combattenti e non combattenti [per<br />

conservare] soltanto la distinzione fra amico e nemico, sulla bontà <strong>della</strong> quale si<br />

fonda la sua stessa origine ed essenza” 247 . D’altra parte, il bilanciamento di<br />

potenza garantito dall’equilibrio nucleare assicurava, in questo contesto, la<br />

sostanziale stabilità del sistema internazionale, determinando – al di là <strong>della</strong> contrapposizione<br />

ideologica formale esistente fra i due attori egemonici – un certo<br />

grado di reciprocità nelle loro relazioni. Un’analoga considerazione vale per il<br />

ruolo svolto – nello stesso contesto – dalle guerre localizzate che, agendo come<br />

valvole di sfogo per le tensioni del sistema, hanno rappresentato un ulteriore elemento<br />

di stabilizzazione, contribuendo – come le campagne coloniali del XIX<br />

secolo – a esternalizzare la violenza, e a trasferire la conflittualità su un livello<br />

diverso rispetto a quello delle superpotenze 248 .<br />

245 BARIÉ et al. 2005, pp. 181-82.<br />

246 NOLTE 2004.<br />

247 SCHMITT 1972b, pp. 99-100.<br />

248 BLACK 2006; sul carattere beyond the line delle campagne coloniali cfr. COLOMBO 2006.

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