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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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<strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>Guerra</strong> <strong>Futura</strong> 131<br />

36r, dove il soldato regge con la sinistra lo strumento e gira con la destra una<br />

manopola, come per azionare una pompa rotativa 230 . Mi chiedo perciò se<br />

anche l’apparecchio navale – che poteva essere ricaricato più volte rapidamente<br />

231 – non funzionasse in modo analogo, cioè come un compressore manuale<br />

del liquido infiammabile.<br />

Anche se di tipo differente, merita d’essere ricordato un altro pezzo <strong>della</strong> panoplia<br />

navale, secondo le ordinanze di Leone VI: cioè le baliste, a prua, a poppa e<br />

sulle fiancate, per tirare le “mosche”, vale a dire salve di piccole sfere metalliche 232 ,<br />

probabilmente contenute in una specie di cartuccia, alla quale erano espulse tramite<br />

un pistone azionato dalla corda dell’arco. Si trattava di uno sviluppo del solenarion<br />

– arma conosciuta anche in Cina e in Corea – cioè di un tubo, che si usava<br />

con l’arco individuale al posto delle frecce. Per circa metà <strong>della</strong> lunghezza era fessurato,<br />

in modo che vi scorresse la corda, e veniva caricato con un proiettile metallico,<br />

pesante, ma piccolo, che manteneva una traiettoria stabile a sufficienza, era<br />

invisibile in volo e dotato di notevole energia; dunque una specie di sintesi fra<br />

arco, cerbottana e fionda 233 . Le scariche di “mosche” delle batterie navali dovevano<br />

avere un effetto di mitraglia e dei tromboni d’arrembaggio.<br />

Torniamo al nostro soggetto. L’adozione del fuoco greco richiedeva competenze<br />

specializzate e comportava quindi un’ininterrotta tradizione formativa. In altri<br />

termini: non si poteva pensare di costituire una marina militare imbarcando soldati<br />

su navi mercantili; o di risolvere il problema <strong>della</strong> guerra sul mare reclutando<br />

mercenari, come avveniva per l’esercito. Una marina che aveva il suo punto<br />

230 Erone, Parangélmata polirketiká, p. 98, 19–24, SULLIVAN 2000. Una riproduzione a colori in<br />

Quinto centenario <strong>della</strong> Biblioteca Apostolica Vaticana 1475-1975. Catalogo <strong>della</strong> mostra, Biblioteca<br />

Apostolica Vaticana 1975, tav. II.<br />

231 Anna Comnena, Alessiade XI 10, 4.<br />

232 DAIN 1943, p. 30. TH. KORRES, dopo aver criticato la letteratura precedente (O problematismos<br />

gyrô apo to ygro pyr tôn Byzantinôn, “Byzantiaka” 3 (1983), pp. 123-134), sostiene, nel volume<br />

Hygron pyr, Tessalonica 1989 2 , che l’apparecchio fosse una semplice balista caricata con un contenitore<br />

di liquido incendiario. Oltre a far violenza al lessico (siphon = skenos) e alle fonti, l’ipotesi<br />

non spiega affatto la “novità” dello strumento bellico, poiché artiglierie navali con proiettili infiammabili<br />

esistevano da sempre (cfr. ad es. Appiano, Civ. IV 115; Illyr. 11; Dione Cassio L 34); essa,<br />

d’altra parte, s’accorda con le idee comuni sull’evoluzione <strong>della</strong> tecnologia; ma penso sarebbe più<br />

onesto far professione d’ignoranza sullo stato dell’arte metallurgica e idraulica di un’epoca tanto<br />

remota e così scarsa di documentazione archeologica. Sul diffuso impiego di pompe in età imperiale,<br />

v. la fondamentale monografia di J. P. OLESON, Greek and Roman Mechanical Water-Lifting<br />

Devices: The History of a Technology, Toronto 1984 (ad es. pp. 390-91).<br />

233 NISHIMURA 1988, pp. 422-435.

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