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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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Atti del Convegno maggio <br />

no di fiamma): temi assai interessanti e – a mia conoscenza – non ancora ben<br />

indagati entro il quadro generale <strong>della</strong> storia <strong>della</strong> tecnica. Come vedremo, io ho<br />

un’altra idea. Ma – come dissi all’inizio – vorrei soffermarmi a ragionare sulle<br />

conseguenze che la nuova arma dovette provocare nella tattica navale.<br />

Nell’Antichità – ma sostanzialmente sino all’inizio del secolo XX, nonostante<br />

quasi mezzo millennio di marine oceaniche – una grande battaglia navale in<br />

mare aperto era un fatto eccezionale. Le cause sono numerose: nel nostro caso,<br />

una flotta propulsa a remi – unico mezzo per avere, quasi in ogni condizione<br />

atmosferica, libertà di manovra – aveva bisogno di una serie di stazioni di rifornimento,<br />

anzitutto d’acqua; la prossimità <strong>della</strong> costa giovava a uno dei contendenti,<br />

come sostegno e, insieme, come via di scampo; schierarsi con la costa alle<br />

spalle, o su un lato, voleva dire ridurre in modo sostanziale il pericolo d’accerchiamento.<br />

Lo scontro avveniva con speronamenti, abbordaggi, e incendi provocati dalle<br />

artiglierie imbarcate e da brulotti. Nel secolo VII le navi da guerra di grande<br />

dimensione, superiori alle triremi, erano – con ogni probabilità – solo un ricordo<br />

letterario e, con esse, anche il tipo di combattimento fra grosse imbarcazioni,<br />

potenti e statiche, contro piccole e agili, quasi di fortezze contro assedianti,<br />

o di quadrati di fanteria contro cavalieri 215 . Tuttavia ciò non significava affatto<br />

che tutte le navi fossero di pari dimensione.<br />

Tanto lo speronamento quanto l’abbordaggio presuppongono un contatto, o<br />

in linea (prua contro prua), o di traverso. L’impiego di una sostanza incendiaria,<br />

quale il fuoco greco, proibiva una simile contiguità, che avrebbe fatto delle due<br />

navi un solo rogo.<br />

Un bellissimo codice <strong>della</strong> Biblioteca Ambrosiana, il B 119 sup., che dimostrai<br />

essere stato copiato a Bisanzio nell’anno 959 216 , ci conserva, mutilo all’inizio e<br />

alla fine, le Naumachie di Siriano magistro, un manuale di tattica navale che<br />

descrive lo stato dell’arte nel secolo VI, presumibilmente secondo l’esperienza<br />

delle guerre vandaliche 217 . Lo potremmo considerare come il complemento<br />

navale dello Strategikon di Maurizio, che è – giova forse ricordarlo – la più det-<br />

215 Cesare, De bello civili, I 58; II 6; Appiano, Emphylíon v 107; Dione Cassio, Historia romana L<br />

29; 32-33.<br />

216 MAZZUCCHI 1978, pp. 267-316.<br />

217 MÜLLER 1882; DAIN, Naumachica, pp. 43-55. Non convince il tentativo di datare Siriano al<br />

secolo IX di COSENTINO 2000, pp. 243-280. “Magistro” significa, con ogni probabilità, magister<br />

officiorum onorario: MARTINDALE 1992, p. 1482.

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