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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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<strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>Guerra</strong> <strong>Futura</strong> 127<br />

In questo frangente si colloca, secondo la nostra fonte principale, il cronografo<br />

Teofane 210 , l’invenzione di Callinico, un ingegnere siriaco dal nome parlante<br />

(sempre che non sia un’invenzione posteriore), cioè il fuoco liquido (pyr thalássion,<br />

hygrón). Non ne conosciamo la composizione, ma era una miscela incendiaria<br />

superiore alle altre, inestinguibile con l’acqua 211 . Già questa era una novità<br />

notevole, ottenuta verosimilmente con un’accorta miscela di nafta, zolfo, resine<br />

e olî, che rendevano la sostanza adesiva e dotata di un abbondante combustibile<br />

intrinseco 212 .<br />

Ma la vera novità stava nel modo di lanciarla: non in recipienti tirati a mano<br />

o con catapulte, ma di carico modesto e con una zona d’impatto puntiforme, ma<br />

con un getto, che, irrorando la nave avversaria per un’ampia estensione, la metteva<br />

immediatamente fuori combattimento. Come veniva ottenuta la pressione<br />

necessaria per lanciare a 20/30 metri il liquido incendiario? Qui stava l’invenzione<br />

principale di Callinico, cui possiamo guardare come a un degno erede dei<br />

meccanici d’età ellenistica e romana, e – forse – a un cultore degli studî sull’energia<br />

del vapore quali ce n’erano stati all’età di Giustiniano. Infatti, l’ipotesi più<br />

accreditata è che il liquido infiammabile fosse portato alla compressione richiesta<br />

sia riscaldando il serbatoio in cui era contenuto, sia pompandovi aria 213 . Che<br />

ciò potesse avvenire con sicurezza – in mancanza di manometri, su imbarcazioni<br />

di legno, che, in caso di fuoriuscita del liquido, o, peggio, d’esplosione del<br />

contenitore, sarebbero arse come un fiammifero – è immaginabile solo ammettendo<br />

un personale straordinariamente addestrato, capace di percepire al tatto e<br />

con altri segni empirici la pressione ottenuta.<br />

Al momento opportuno, girando una valvola, dal tubo d’emissione usciva il<br />

getto, che veniva acceso da una miccia all’uscita dall’ugello. Con una detonazione<br />

e una nuvola di fumo 214 , il segmento di fuoco liquido – più o meno lungo<br />

secondo il tempo d’apertura del rubinetto – volava verso la nave nemica. E’<br />

superfluo osservare che l’intero sistema presuppone una metallurgia e una meccanica<br />

raffinate (si pensi anzitutto alla tenuta dei giunti e al pericolo di un ritor-<br />

210 Theophanis Chronographia, rec. C. DE BOOR, I, Lipsiae 1883, p. 354.<br />

211 Alberto di Aachen, Historia Hierosolymitana, VII 3; 4 (Recueil des Hitoriens des Croisades.<br />

Historiens Occidentaux, tome quatrième, Paris 1879, pp. 508, F ; 510 E).<br />

212 Agazia, Historiae, V 7.<br />

213 HALDON, BYRNE 1977, pp. 91-99.<br />

214 DAIN 1943, p. 29.

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