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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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126<br />

Atti del Convegno maggio <br />

riuscì a emergere, dando una prova di quella vitalità straordinaria che l’accompagnò<br />

sino alla fine (e che talora fa comodo dimenticare agli apologeti, antichi<br />

e recenti, dei suoi aggressori). Eraclio, il figlio dell’esarca d’Africa, riuscì ad<br />

abbattere l’usurpatore e, dopo anni difficilissimi, a ribaltare in modo clamoroso<br />

le sorti <strong>della</strong> guerra con Cosroe. Esclusa la possibilità di riconquistare uno per<br />

uno i territori perduti, decise d’attaccare il cuore <strong>della</strong> Persia, scendendo in<br />

Media e Mesopotamia dall’Armenia, con l’ausilio di questa nazione e di altri<br />

popoli caucasici. L’idea era di costringere il nemico a raccogliere le sue forze in<br />

difesa <strong>della</strong> capitale, e giocare il tutto per tutto con una battaglia d’annientamento.<br />

Così appunto avvenne nel 629 davanti a Ninive. La Persia collassò. Bisanzio<br />

poté recuperare quanto aveva perduto, ma nell’inero Oriente e nell’Egitto erano<br />

da ricostruire le strutture amministrative e militari. Sull’Impero che, esausto da<br />

tante prove, si stava dedicando a questo compito gravoso, s’abbatté, cinque anni<br />

dopo, una tempesta del tutto imprevedibile e di straordinaria violenza. Le tribù<br />

arabe, che prima gravitavano le une verso la Persia, le altre verso Bisanzio, riunite<br />

e animate dal credo di Maometto, si lanciarono in un’espansione a largo raggio<br />

che umiliò il ricordo di tutte le loro ataviche incursioni nella mezzaluna fertile.<br />

Eraclio cercò di fermarli con un’altra battaglia in grande stile sullo Yarmuk,<br />

affluente del Giordano; ma questa volta il suo esercito soccombette. In breve<br />

Siria, Palestina ed Egitto furono sottomessi al califfo. Poi fu la volta <strong>della</strong><br />

Cirenaica; poi di Cartagine e di tutta l’Africa settentrionale. Prima ancora aveva<br />

ceduto la Persia, e gli Arabi conquistatori erano entrati nell’Asia Centrale, mirando<br />

a India e Cina. In Occidente, presa la Spagna visigotica, con un ultimo sforzo<br />

passarono i Pirenei. Ma la direzione principale d’attacco di questa inaudita<br />

potenza era, senz’ombra alcuna di dubbio, Costantinopoli. Se l’Impero bizantino<br />

fosse crollato, il Cristianesimo sarebbe stato ovunque una religione soggetta.<br />

Fra le tante cose incredibili c’era il fatto che quei beduini cammellieri non avevano<br />

paura del mare. L’incubo dell’antica Cartagine, e <strong>della</strong> nuova (cioè l’Africa<br />

vandalica), si ripresentò in forma aggravata: non si trattava più soltanto dell’egemonia<br />

nel Mediterraneo centro-occidentale; era in gioco tutto quanto: il dominio<br />

generale del mare e, con esso, la sopravvivenza di Costantinopoli.<br />

I primi scontri fecero capire con sgomento che l’esperienza di una talassocrazia<br />

plurisecolare non bastava affatto a contrastare gli improvvisati rivali. Ma il<br />

controllo del mare dentro l’arco disegnato da Sicilia, Creta e Cipro era tanto<br />

decisivo quanto, su terra, la tenuta del confine – per altro assai permeabile – sulla<br />

catena del Tauro.

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