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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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<strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>Guerra</strong> <strong>Futura</strong> 107<br />

lo stesso dio Marte. Anch’io l’ho fatto in parte e per questo ardisco invocare i<br />

modelli ineguagliabili dei poeti eroicomici o quanto meno quelli dei maestri del<br />

grottesco. Ma il fondo del mio scrivere era serio, almeno nell’intenzione.<br />

Sarebbe bello poter confrontare non solo i codici linguistici ma anche la struttura<br />

etica e l’animus dei militari con quelli di tante altre categorie: giudici e avvocati,<br />

diplomatici, burocrati, docenti, scrittori, industriali e finanzieri. Pur conoscendo<br />

assai poco di questi separati milieu sarei pronto a rischiare la scommessa<br />

che in ciascuno scopriremmo la stessa non straripante frequenza di statura morale,<br />

valentía tecnica e disinteresse.<br />

Per qualche aspetto l’opera dei militari può in certi casi avvicinarsi a quella dei<br />

costruttori e degli architetti: edifici, teatri, fori e città sono esposti al giudizio di<br />

chiunque si trovi a passare di lì. Ricordo un amico, funzionario dell’Unesco, che<br />

compativa per questo i molitores mentre -aggiungeva- vi sono educatori che<br />

hanno fatto disastri senza che nessuno lo sappia. Le sconfitte lo stesso: tutti le<br />

conoscono, ognuno le aveva previste. I successi e le cose sagge meno, anche per<br />

la vecchia ragione che la sconfitta è orfana e la vittoria ha cento padri. Quando<br />

in Francia si discuteva su chi fosse il vero vincitore <strong>della</strong> battaglia <strong>della</strong> Marna,<br />

Joffre disse di non saperlo ma di conoscere bene il nome di celui qui l’aurait perdue.<br />

Mi auguro che almeno un po’ questo spirito si sia trasfuso nel vecchio racconto<br />

fantastorico. Rileggersi ogni tanto è cosa che gli autori fanno pur negando di<br />

farlo. Pure qualche volta riserva aspetti inattesi. Sperando in una prossima ripubblicazione<br />

di Asse l’ho riletto. Ebbene, non mi ha colpito tanto lo sfondo epico<br />

delle vicende e neppure la ricostruzione dell’alta cucina militare e politica che<br />

allora mi importava molto ricreare. Mi ha sorpreso ciò che nel libro non è mai<br />

espressamente rappresentato ma presupposto in molte situazioni e personaggi: il<br />

sapore ormai lontano di una società un po’ dimenticata. Quella che aveva studiato<br />

di latino e di greco, che i classici li aveva letti e che usava i congiuntivi.<br />

Nella buona stagione dalle finestre aperte s’incrociavano i gorgheggi delle domestiche<br />

(non ancora colf) intente e pulire o a rigovernare. Nelle sere di coprifuoco<br />

tappati in casa si ascoltava la radio e il silenzio esterno era cadenzato da passi di<br />

ronde non sempre ostili.

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