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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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Atti del Convegno maggio <br />

sua dandosi l’aria di essersela inventata lui tra l’allibito stupore dei cortigiani.<br />

Affacciato allo storico balcone improvvisa un discorso tuonando solidarietà verso<br />

i giapponesi ma senza assumere impegni concreti. Hitler, sbalordito, è costretto<br />

a rinviare la propria dichiarazione di guerra, salvo poi rinunziarvi del tutto quando<br />

comincerà ad apprezzare i vantaggi dell’astensione. Le accennate “rischiose<br />

avventure” di Triora girano intorno alla necessità di far sparire ogni prova che la<br />

trovata non era farina del sacco di Mussolini. Agli occhi del pubblico infatti l’assoluta<br />

originalità del capocomico è sempre esigenza primaria. Ma naturalmente<br />

sto parlando dei capocomici fantastorici.<br />

L’accennato “divertimento” nel mio scrivere era dovuto anche a una certa propensione<br />

per gli esercizi mimetici, quel “fare il verso” così utile per esempio nell’apprendimento<br />

di lingue straniere. Alle letture storiche e militari di sempre si<br />

era aggiunta dal 1969 la consultazione dell’archivio militare presso l’Ufficio<br />

Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito in Roma. Con mia grande felicità passavo<br />

settimane a leggere e trascrivere documenti (le fotocopie non erano permesse)<br />

nei grandi ambienti dell’antica caserma dei Granatieri in Via Lepanto. La<br />

sostanza del mio studiare dava corpo alla ricerca storica ma certi modelli restavano<br />

sospesi nella mente per posarsi poi nelle pagine di Asse. Da anni inoltre collezionavo<br />

“militari d’epoca” (i. e. seconda guerra mondiale). Già alla fine del<br />

decennio 1940 per esempio avevo potuto confrontare i racconti di un mio antico<br />

maestro di scuola ufficiale a Bir Hacheim, Tobruk, El Alamein e Mareth con<br />

quelli del suo generale divisionario più facile da raggiungere per me nel dopoguerra<br />

a Milano di quanto sarebbe stato possibile per lui allora, nella polvere del<br />

deserto.<br />

Il gergo, la mentalità e l’eloquio dei ministeri militari e degli alti comandi,<br />

prima di assimilarlo sulle carte dell’Ufficio Storico, l’avevo assaggiato grazie a<br />

un’infilata di conoscenze di generali a riposo, che da tenenti e capitani durante<br />

la guerra avevano fatto le notti ai palazzi Baracchini, Caprara, Vidoni o al<br />

Lungotevere delle Navi e nelle sale littorie di Superareo. La disponibilità negli<br />

anni migliori (1970/80) si era estesa a professionisti delle tre armi, a qualche personaggio<br />

militare britannico, americano, francese e a un generale sovietico. Era<br />

bello constatare persistenze ed evoluzioni nei codici linguistici, nei riferimenti<br />

culturali, nella “cazziata” e nella lode, nell’umorismo e nel fare accigliato. E perfino<br />

in cose minori come i vocativi e i congedi epistolari.<br />

Verso i militari -come si sa- la letteratura ha scarsa indulgenza. Vi è anche la<br />

tentazione di prenderli in giro sulla scia degli antichi che così usavano fare con

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