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Storia della Guerra futura Storia della Guerra Futura

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104<br />

Atti del Convegno maggio <br />

cui non mancava qualche hint di minore provincialità, nel 1938 aveva detto a<br />

Ciano che, se proprio si doveva far la guerra a fianco dei tedeschi e contro gli<br />

anglo-francesi, la Germania avrebbe dovuto vincere a Parigi e l’Italia a Suez.<br />

Parlava di una guerra “fulminea e di sorpresa con attacco all’Egitto e attacco alle<br />

flotte” 190 . Insomma un’azione mediterranea da briganti, alla giapponese contando<br />

su evoluzioni politiche che dopo avrebbero permesso di conservare il bottino<br />

arraffato nelle prime ore.<br />

Tuttavia il vero Pariani non capiva nulla di guerra corazzata e motorizzata,<br />

mentre il mio Doriani ne capiva molto. Ed eccolo intento a gettare le basi di una<br />

vera armata blindata anzi “catafratta” come amava dire, corazzando la cavalleria.<br />

Avrebbe inoltre voluto sveltire la politica estera di Mussolini dissipando gli equivoci<br />

in cui il Duce amava avvolgerla perfino coi suoi massimi e detestati collaboratori<br />

militari. Tutta l’azione di Doriani vive attraverso diari e appassionate<br />

annotazioni del suo braccio destro, il gentiluomo piemontese colonnello e poi<br />

generale Triora, che in segreto rimarrà fedele all’adorato superiore anche dopo<br />

che questi sarà caduto in disgrazia. Infatti nella sua furia riformatrice Doriani<br />

urta interessi economici e inveterate abitudini mentali. Potenti camarille politico-militari<br />

e industriali riescono ad alienargli l’iniziale favore di Mussolini anche<br />

tacciandolo di pazzia per alcune sue innocue intemperanze verbali. Così nel settembre<br />

1939, alla vigilia <strong>della</strong> prova suprema, Doriani è sollevato dagli incarichi<br />

mentre il Triora resta in servizio. Una fantasia spinta all’estremo ma non inverosimile<br />

se consideriamo le eterne battaglie tra non conformisti ed establishement<br />

conservatore nelle amministrazioni non solo militari e anche fuori d’Italia.<br />

Segue la guerra italiana più o meno come andò realmente sino al 1941-42:<br />

ossia galleggiando sempre più a rimorchio dei tedeschi. Se poi si vincerà non sarà<br />

certo per le riforme militari dovute lasciare a mezzo da Doriani o perché fossero<br />

state capite le sue proposte strategiche d’un tempo. No, soltanto per un’intuizione<br />

politica che il generale, ormai un Cincinnato nelle sue terre del Garda e lontano<br />

dalle alte sfere, riesce a suggerire occultamente in alto loco. Decisivo per<br />

questo sarà l’aiuto coraggioso di Triora, protagonista di rischiose avventure e<br />

sballottato fra i corridoi dei palazzi del potere compreso quello di Piazza Venezia,<br />

le ombre dei servizi segreti e i fronti di guerra. Dalle steppe di Russia al deserto<br />

egiziano e da ultimo la Palestina e l’Irak tra Bagdad, Bassora e le frontiere del<br />

Kuwait. La ricetta era scoccata nella mente di Doriani alla prima notizia del disastro<br />

statunitense di Pearl Harbour: l’Asse, non esitando a mancar di parola ai<br />

190 Galeazzo Ciano Diario 1937-1943 annotazione 14 febbraio 1938.

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