sommario - SIGENP
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S Sommario<br />
5<br />
6<br />
9<br />
14<br />
17<br />
21<br />
26<br />
31<br />
Commentary<br />
Indipendenza ed obiettività<br />
di Claudio Romano<br />
topiC HigH LigHt<br />
Intervista a Philip M. Sherman<br />
Sindrome dell’intestino irritabile e probiotici<br />
di Mariella Baldassarre<br />
Continuing mediCaL eduCation aCtivities<br />
I Prebiotici<br />
di Marina Russo, Francesca Giugliano, Annamaria Staiano<br />
pediatriC HepatoLogy outside Box<br />
L’asse intestino-fegato alla base dei meccanismi fibrogenici<br />
nella steatoepatite non-alcolica<br />
di Nadia Panera, Daniela Gnani, Sara Ceccarelli<br />
pediatriC nutrition outside Box<br />
I criteri per la valutazione dello stato nutrizionale<br />
di Antonino Tedeschi<br />
training and eduCationaL Corner<br />
La manometria anorettale: metodica ed indicazioni cliniche<br />
di Valentina Giorgio<br />
iBd HigHLigHts<br />
Transitional care nel management dell’adolescente<br />
con malattia infiammatoria cronica intestinale<br />
di Fevronia Kiparissi<br />
news in pediatriC gastroenteroLogy pHarmaCoLogy<br />
Macrogol: aspetti farmacologici e indicazioni terapeutiche<br />
di Danilo Badiali, Ivano Biviano, Enrico Stefano Corazziari
Presidente<br />
Vice-Presidente<br />
Segretario<br />
Tesoriere<br />
Consiglieri<br />
Come si diventa soCi della<br />
L’iscrizione alla <strong>SIGENP</strong> come socio è riservata a coloro che,<br />
essendo iscritti alla Società Italiana di Pediatria, dimostrano<br />
interesse nel campo della Gastroenterologia, Epatologia e<br />
Nutrizione Pediatrica.<br />
I candidati alla posizione di soci <strong>SIGENP</strong> devono compilare<br />
una apposita scheda con acclusa firma di 2 soci presentatori.<br />
I candidati devono anche accludere un curriculum vitae<br />
che dimostri interesse nel campo della Gastroenterologia,<br />
Epatologia e Nutrizione Pediatrica.<br />
In seguito ad accettazione della presente domanda da<br />
parte del Consiglio Direttivo <strong>SIGENP</strong>, si riceverà conferma di<br />
ammissione ed indicazioni per regolarizzare il pagamento<br />
della quota associativa <strong>SIGENP</strong>.<br />
Soci ordinari e aderenti - Dall'anno 2012 i Soci potranno scegliere<br />
tra le seguenti opzioni:<br />
- dal 2012 solo quota associativa annuale <strong>SIGENP</strong> - senza abbonamento<br />
DLD (anno solare) € 35.<br />
- dal 2012 quota associativa annuale <strong>SIGENP</strong> + abbonamento<br />
DLD (anno solare) € 85.<br />
Specializzandi: invariata quota sociale del 2012 - iscrizione<br />
<strong>SIGENP</strong> (anno solare) € 30 previa presentazione di certificato<br />
di iscrizione alla scuola di specialità.<br />
Per chi è interessato la scheda di iscrizione<br />
è disponibile sul portale <strong>SIGENP</strong><br />
www.sigenp.org<br />
Per eventuale corrispondenza o per l’iscrizione alla<br />
<strong>SIGENP</strong> contattare la Segreteria <strong>SIGENP</strong>:<br />
Area Qualità S.r.l. - Via Comelico, 3 - 20135 Milano<br />
Tel. 02 55 12 322 - e-mail: sigenp@areaqualita.com<br />
Sommario<br />
34<br />
37<br />
38<br />
41<br />
CONSIGLIO DIRETTIVO <strong>SIGENP</strong><br />
Annamaria Staiano<br />
Valerio Nobili<br />
Sandra Brusa<br />
Flavia Indrio<br />
Giovanni Di Nardo, Daniela Knafelz,<br />
Tiziana Guadagnini, Silvia Salvatore<br />
reCent advanCe in BasiC sCienCe<br />
I meccanismi dell’ipersensibilità viscerale<br />
di Marcella Pesce, Alessandra D’Alessandro, Giovanni Sarnelli<br />
gastroped Quiz<br />
Celiachia e dintorni…<br />
di Renato Tambucci, Francesca Rea, Laura Di Iorio, Antonella Polito, Gabriella Minò,<br />
Francesco Maria Paone<br />
endosCopy Learning LiBrary<br />
La polipectomia<br />
di Giovanni Di Nardo, Salvatore Oliva, Giuseppe Pagliaro, Chiara Ziparo, Salvatore Cucchiara<br />
PedGI SnaPShotS<br />
La perforazione intestinale<br />
di Valentina Rossi, Alessio Pini Prato, Girolamo Mattioli<br />
© 2012 Area Qualità S.r.l.<br />
direttore responsaBiLe<br />
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Mariella Baldassarre baldassarre@bioetaev.uniba.it<br />
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(conv. in L. 27.02.04, n° 46) art. 1, c. 1 LO/MI<br />
Volume IV - N°3/2012 - Trimestrale<br />
Questa rivista è stampata su carta proveniente<br />
da fonti gestite in maniera responsabile.<br />
Inoltre, con l'utilizzo di inchiostri vegetali<br />
senza uso di alcol isopropilico.<br />
La pubblicazione o ristampa degli articoli della rivista deve essere<br />
autorizzata per iscritto dall’Editore. Questa rivista è spedita in<br />
abbonamento: l’indirizzo in nostro possesso verrà utilizzato per<br />
l’invio di questa e altre pubblicazioni. Ai sensi della legge n. 196/03<br />
è nel diritto del ricevente richiedere la cessazione dell’invio e/o<br />
l’aggiornamento dei dati in nostro possesso.
I VANTAGGI DI ESSERE SOCI <strong>SIGENP</strong><br />
GlI SCOPI PRINCIPAlI DEllA SOCIETà SONO:<br />
• Promuovere studi di fisiopatologia dell’intestino, del fegato, del pancreas e di nutrizione clinica in età pediatrica,<br />
con particolare attenzione agli aspetti multidisciplinari;<br />
• Promuovere attività di educazione scientifica dei giovani ricercatori;<br />
• Promuovere la standardizzazione di metodologie cliniche;<br />
• Promuovere le conoscenze in gastroenterologia pediatrica attraverso l’aggiornamento dei pediatri;<br />
• Elevare la consapevolezza sull’importanza delle patologie croniche dell’apparato digerente e del fegato in età pediatrica;<br />
• Tutelare la salute supportando la ricerca e l’educazione sulle cause, sulla prevenzione e sul trattamento delle malattie<br />
dell’apparato digerente e del fegato;<br />
• Sviluppare le relazioni scientifiche con le altre società italiane e internazionali e le attività di ricerca in gastroenterologia,<br />
epatologia e nutrizione pediatrica;<br />
• Promuovere la cooperazione scientifica con l’industria al fine di facilitare il raggiungimento degli scopi societari.<br />
COmE SI DIVENTA SOCI DEllA <strong>SIGENP</strong><br />
L’iscrizione alla <strong>SIGENP</strong> come socio è riservata a coloro che, essendo iscritti alla Società Italiana di Pediatria, dimostrano interesse<br />
nel campo della Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica.<br />
I candidati alla posizione di soci <strong>SIGENP</strong> devono compilare una apposita scheda con acclusa firma di 2 soci presentatori.<br />
I candidati devono anche accludere un curriculum vitae che dimostra interesse nel campo della Gastroenterologia, Epatologia<br />
e Nutrizione Pediatrica.<br />
In seguito ad accettazione della presente domanda da parte del Consiglio Direttivo <strong>SIGENP</strong>, si riceverà conferma di ammissione<br />
ed indicazioni per regolarizzare il pagamento della quota associativa <strong>SIGENP</strong>.<br />
Soci ordinari e aderenti - Dall’anno 2012 i Soci potranno scegliere tra le seguenti opzioni:<br />
- dal 2012 solo quota associativa annuale <strong>SIGENP</strong> - senza abbonamento DLD (anno solare) € 35.<br />
- dal 2012 quota associativa annuale <strong>SIGENP</strong> + abbonamento DLD (anno solare) € 85.<br />
Specializzandi: invariata quota sociale del 2012 - iscrizione <strong>SIGENP</strong> (anno solare) € 30 previa presentazione di certificato di<br />
iscrizione alla scuola di specialità.<br />
I bENEfICI CONCESSI AI SOCI SONO:<br />
• La possibilità di partecipare agli studi multicentrici proposti o di essere promotori lori stessi di nuovi;<br />
• La possibilità di accedere alle aree riservate del portale <strong>SIGENP</strong> che contengono le linee guida elaborate dalla società,<br />
articoli scelti dalla letteratura nazionale ed internazionale, l’elenco dei progetti in corso ancora aperti, tutte le informazioni<br />
della vita della società, i bandi delle borse di studio;<br />
• La possibilità di partecipare ai bandi per vincere le borse di studio che annualmente vengono bandite<br />
per premiare i progetti di studio più meritevoli;<br />
• L’abbonamento al Giornale <strong>SIGENP</strong> con uscita trimestrale;<br />
• La quota ridotta di iscrizione al congresso nazionale.<br />
Per chi è interessato la scheda di iscrizione è disponibile sul portale <strong>SIGENP</strong><br />
www.sigenp.org<br />
Per eventuale corrispondenza o per l’iscrizione alla <strong>SIGENP</strong> contattare la Segreteria <strong>SIGENP</strong>:<br />
Area Qualità S.r.l. - Via Comelico, 3 - 20135 Milano<br />
Tel. 02 55 12 322 - e-mail: sigenp@areaqualita.com
L’equilibrio interno<br />
accende il benessere<br />
generale<br />
Kaleidon (Lactobacillus rhamnosus GG ATCC 53103)<br />
probiotico che favorisce l’equilibrio della<br />
flora intestinale<br />
KALE 12 06
C<br />
Claudio Romano<br />
Direttore Editoriale Giornale <strong>SIGENP</strong><br />
ommentary<br />
Indipendenza ed obiettività<br />
L’Editoriale, nell’ambito delle riviste di tipo biomedico, rappresenta in genere il punto di vista del Direttore su<br />
un argomento di attualità scientifica, o più frequentemente, il commento su articoli in originale pubblicati<br />
all’interno di un fascicolo del Giornale. Può essere considerata una forma di comunicazione privilegiata, anche<br />
se l’utilizzo è diverso nell’ambito delle maggiori riviste scientifiche.<br />
Per esempio alcune riviste britanniche come The Lancet, interpretano l'Editoriale come il luogo nel quale presentare<br />
la posizione della direzione del periodico su problematiche di tipo politico-sanitario, mentre il BMJ<br />
aggiorna costantemente i lettori sulle ragioni delle scelte editoriali oltre alla presentazione del contenuto<br />
scientifico.<br />
Il maggiore pregio di un Editoriale deve essere quello di riuscire ad essere esaustivo e contemporaneamente<br />
sintetico. Se si analizzano criticamente lavori pubblicati a firma di altri autori si può essere d’accordo o meno<br />
sull’interpretazione dei risultati, approfondire con altri contributi provenienti dalla letteratura, delineare percorsi<br />
di ulteriore ricerca clinica ed approfondimento ma il tutto deve avvenire con rispetto dei principali aspetti<br />
etici di indipendenza ed obiettività. Occorre massima attenzione ed adeguato spirito critico nella preparazione<br />
di un Editoriale, specie se commissionato.<br />
Originale appare la scelta del British Medical Journal che prevede uno spazio in ogni numero per "Editor's Choice",<br />
in cui Richard Smith "guida" alla lettura della rivista, scegliendo due o tre argomenti a suo giudizio di<br />
particolare interesse.<br />
Nel nostro ambito abbiamo cercato di adeguarci alle indicazioni generali per cui l’Editoriale rappresenta un<br />
momento di presentazione del contenuto scientifico del numero in stampa.<br />
A tal proposito ci godiamo il III° numero del nostro Giornale con una serie di Topics di estremo interesse clinico<br />
e con Autori di grande prestigio. Vi è materiale per “tutti i gusti”: dal contributo di Fevronia Kiparissi sul “Transitional<br />
care” nel ragazzo con IBD a quelli di ricerca clinica e di base su prebiotici-probiotici ed ipersensibilità<br />
viscerale. Molto pratiche la revisioni sui criteri di valutazione dello stato nutrizionale, sulle modalità di esecuzione<br />
ed interpretazione della manometria anorettale. Non possono mancare il caso clinico sull’importanza ed<br />
i “segreti” per una polipectomia “sicura” o le indicazioni del Chirurgo sulla gestione delle urgenze GI.<br />
Buona ripresa a tutti dopo la stagione estiva, e buona lettura.<br />
Claudio Romano<br />
5
Topic High Light<br />
ESPGHaN - NaSPGHaN<br />
6<br />
a cura di<br />
MariELLa BaLdaSSarrE<br />
Philip Sherman è Professore<br />
di Pediatria presso<br />
l’Hospital for Sick Children”<br />
a Toronto in Canada,<br />
una delle strutture<br />
del Nord-America<br />
più accreditate al mondo<br />
in campo pediatrico.<br />
È stato Presidente della<br />
Società Nord-Americana<br />
di Gastroenterologia<br />
Epatologia e Nutrizione<br />
Pediatrica. Appassionato<br />
di calcio, alla finale dei<br />
Campionati Europei ha fatto<br />
il tifo per l’Italia!<br />
IntervIsta a PhIlIP M. sherMan<br />
Sindrome dell’intestino irritabile<br />
e probiotici<br />
MARIELLA BALDASSARRE - U.O. di Neonatologia e T.I.N. del Policlinico Universitario di bari<br />
la "sindrome dell’intestino irritabile (IbS)" è considerata il più diffuso disturbo<br />
funzionale gastrointestinale in cui vari fattori ambientali possono interferire<br />
nella patogenesi delle alterazioni evidenziabili a livello intestinale. Qual è<br />
la prevalenza nei bambini del Nord America e quale fascia di età è maggiormente<br />
coinvolta? Ci sono differenze rispetto ai bambini europei?<br />
In Europa e nel Nord America l’IBS è più comune durante l’adolescenza, con una<br />
maggior frequenza nel sesso femminile rispetto al sesso maschile, come accade anche<br />
in età adulta.<br />
L'esatta incidenza e la prevalenza dell’IBS non sono noti con assoluta precisione<br />
perché alcuni gastroenterologi pediatri continuano ad utilizzare i criteri di Apley per<br />
la descrizione dei dolori addominali ricorrenti funzionali dell'infanzia, che probabilmente<br />
si sovrappongono ai criteri di Roma III attualmente impiegati per definire i<br />
disordini funzionali gastrointestinali in età pediatrica.<br />
L’incapacità da parte del bambino di definire con precisione il carattere, la localizzazione<br />
e la tipologia dei sintomi rende più complesso un adeguato approccio diagnostico,<br />
che è ulteriormente complicato quando siano presenti condizioni di comorbilità,<br />
quali il ritardo dello sviluppo neurocognitivo o disturbi dello spettro<br />
autistico.<br />
Quali sono le più recenti evidenze in termini di eziopatogenesi dell'IbS?<br />
L'eziologia dell’IBS non è nota. Vi sono evidenze sempre più a favore di diversi fattori<br />
di stress intestinale come fattori<br />
di rischio in soggetti geneticamente<br />
predisposti. Per esempio,<br />
condizioni di stress insorti nei<br />
primi anni di vita sono stati<br />
identificati come un fattore di<br />
rischio per l'insorgenza successiva<br />
di sintomi da IBS. Inoltre,<br />
una certa percentuale di pazienti<br />
con IBS presenta l’inizio<br />
di sintomi gastrointestinali persistenti<br />
dopo un'infezione acuta<br />
enterica.<br />
Un ben documentato studio<br />
prospettico caso-controllo (soggetti<br />
appaiati per età, sesso, e<br />
gruppo di appartenenza) evidenzia<br />
che una infezione acuta<br />
da Echerichia coli 0157:H7 aumenta<br />
di tre volte il rischio relativo<br />
di IBS. Infezioni acute da<br />
Campylobacter jejuni e da Salmonella<br />
non-tifoidea sono stati descritti Philip M. Sherman
Philip M. Sherman, MD, FRCPC è Professore di Pediatria, Microbiologia,<br />
e Odontoiatria presso l'Hospital for Sick Children,<br />
Università of Toronto, ove è stato in facoltà dal 1984.<br />
Ha conseguito la laurea in medicina presso<br />
l'Università di Calgary nel 1977 e la specializzazione in pediatria<br />
presso l'Università di California, San Francisco (1977-1980).<br />
Ha completato la sua formazione clinica e di ricerca in gastroenterologia<br />
pediatrica presso l'Hospital for Sick Children di Toronto<br />
in Canada, e il Walter Reed Army Institute of Research di Washington,<br />
USA (1980-1984). Past-President della "North American Society for Pediatric<br />
Gastroenterology, Hepatology and Nutrition"<br />
e Past-President della "Canadian Association of Gastroenterology",<br />
è il destinatario di un "Canada Research Chair" in Malattie gastrointestinali<br />
(2001-2015). I suoi interessi di ricerca si concentrano<br />
sulle risposte delle cellule epiteliali di trasduzione del segnale a patogeni,<br />
commensali e batteri probiotici.<br />
È Direttore Scientifico dell'Istituto Canadese di Ricerca per la Sanità<br />
(Canadian Institutes of Health Research-CIHR)<br />
in Nutrizione, Metabolismo e Diabete.<br />
come fattori precipitanti di IBS cronica. Più di recente è stata segnalata l’infezione da<br />
Giardia lamblia come un ulteriore fattore di rischio per l’IBS. Vi sono evidenze di una<br />
alterata composizione del microbioma intestinale (denominata "disbiosi") sia tra adulti<br />
che tra bambini affetti da IBS rispetto alla composizione microbica fecale in soggetti<br />
asintomatici di pari età.<br />
Qual è il "razionale" per l'utilizzo dei probiotici nella IbS?<br />
L'impiego di probiotici come opzione terapeutica nell’IBS è orientato a promuovere<br />
l'omeostasi microbica intestinale e, di conseguenza, a ridurre la disbiosi. In modelli<br />
animali (roditori) di iperalgesia viscerale alcuni ceppi di probiotici hanno mostrato la<br />
capacità di “smorzare” la comunicazione intestino-cervello, che sembra essere mediata<br />
dal nervo vago (la vagotomia blocca gli effetti benefici dei probiotici osservati<br />
nel modello animale impiegato).<br />
Studi prospettici randomizzati in adulti con IBS mostrano che gli effetti benefici dei<br />
probiotici sono ceppo e dose-dipendenti. Meta-analisi di studi effettuati sull'uomo<br />
mostrano un effetto benefico dei probiotici, rispetto ai soggetti randomizzati che<br />
hanno assunto placebo.<br />
L'entità dell'effetto clinico è paragonabile a qualsiasi altro intervento documentato<br />
come benefico (ad esempio la terapia cognitivo-comportamentale e l’ipnoterapia)<br />
con numero “need to treat” riportato tra 4 e 7.<br />
Nell'IbS i probiotici vanno usati da soli o associati ad altre terapie?<br />
Il potenziale per l'assunzione di probiotici come terapia aggiuntiva, piuttosto che come<br />
singolo intervento, come è stato utilizzato negli studi clinici randomizzati pubblicati fino<br />
ad oggi, sembra essere concettualmente un approccio razionale alla gestione ottimale dei<br />
soggetti affetti.<br />
Tuttavia, i benefici di un simile approccio attendono test formali nel rigore di studi prospettici<br />
randomizzati ben condotti che utilizzino misure chiare, affidabili e validati circa<br />
la valutazione dell’outcome primario.<br />
7
Key Points<br />
• L’IBS ha un’incidenza ed un’eziopatogenesi<br />
non ben definite<br />
• Infezioni intestinali acute (da E.<br />
Coli, Salmonelle non tifoidee,<br />
giardia lamblia) possono slatentizzare<br />
i sintomi<br />
• L’uso dei probiotici ha lo scopo<br />
di promuovere l’omeostasi<br />
microbica intestinale e di ridurre<br />
la “disbiosi”<br />
8<br />
Topic High Light<br />
ESPGHAN - NASPGHAN<br />
bIblIOGRAfIA<br />
1. Camilleri M & Di Lorenzo C. Brain-gut axis: from basic understanding to treatment of IBS<br />
and related disorders. J Pediatr Gastroenterol Nutr 2012;54:446-453.<br />
2. Clarke G, Cryan JF, Dinan TG, Quigley EM. Probiotics for the treatment of irritable bowel<br />
syndrome - focus on lactic acid bacteria. Aliment Pharmacol Ther 2012;35:403-413.<br />
3. Gareau M, Walker WA, Sherman PM. Probiotics and the gut microbiota in intestinal health<br />
and disease. Nat Rev Gastroenterol Hepatol 2010;7:503-514.<br />
4. Jeffrey IB, O’Toole PW, Ohman L et al. An irritable bowel syndrome subtype defined by<br />
species specific alterations in faecal microbiota. Gut 2012;61:997-1006.<br />
5. Moayyedi P, Ford AC, Talley NJ et al. The efficacy of probiotics in the treatment of irritable<br />
bowel syndrome: a systematic review. Gut 2010;59:325-332.<br />
6. DM Saulnier, K Riehle, TA Mistretta et al. Gastrointestinal microbiome signature of pediatric<br />
patients with irritable bowel syndrome. Gastroenterology 2011;141:1782-1791.<br />
7. Thabane M, M Simunovic, N Aktar-Danesh et al. An outbreak of acute bacterial<br />
gastroenteritis is associated with an increased incidence of irritable bowel syndrome in<br />
children. Am J Gastroenterol 2010;105:933-939.
continuing Medical<br />
Education activities<br />
a cura di<br />
OSVaLdO BOrrELLi<br />
Prebiotics are supplements<br />
or foods containing<br />
nondigestible ingredients<br />
that favourably<br />
stimulate the growth<br />
and/or activity of indigenous<br />
probiotic bacteria.<br />
There is a paucity of RCTs<br />
evaluating prebiotics<br />
in children, although<br />
are there some long-term<br />
benefits of their use for<br />
several pediatric diseases.<br />
I Prebiotici<br />
Marina russo, Francesca GiuGliano, annaMaria staiano<br />
Dipartimento di Pediatria, Università “Federico II” di Napoli<br />
INTRODUZIONE<br />
I prebiotici sono oligosaccaridi non digeribili definiti come “ingredienti selettivamente<br />
fermentati” che favoriscono cambiamenti specifici nella composizione e nell’attività<br />
della microflora gastrointestinale con effetti benefici sulla salute dell’ospite. Una sostanza<br />
può essere considerata un prebiotico se rispetta i seguenti criteri:<br />
1. Non viene metabolizzata né assorbita dal tratto gastrointestinale alto<br />
2. È selettivamente fermentata da 1 o pochi ceppi batterici intestinali potenzialmente benefici<br />
3. Può modificare la microflora intestinale rendendola più favorevole per la salute dell’ospite.<br />
Molte sostanze sono conosciute come prebiotici ma solo<br />
• il lattulosio<br />
• l’inulina<br />
• i frutto-oligosaccaridi (FOS)<br />
• i galatto-oligosaccaridi (GOS)<br />
rispondono a questi 3 criteri. Il lattulosio è composto da una molecola di D-fruttosio<br />
e una di D-galattosio. L’inulina ha una struttura chimica composta da 140 unità di<br />
beta-D-fruttosio e da un glucosio terminale. I FOS derivano dalla degradazione dell’inulina<br />
e sono costituiti da polimeri di fruttosio a minor grado di polimerizzazione,<br />
mentre i GOS sono polimeri di galattosio.<br />
I prebiotici possono essere ingredienti naturalmente presenti negli alimenti soprattutto<br />
nei vegetali oppure possono essere sintetizzati artificialmente ed essere aggiunti ai cibi<br />
come supplemento dietetico.<br />
Gli effetti benefici dei prebiotici nei confronti dell’ospite sono sintentizzati nella Tabella 1.<br />
Tabella 1 Principali effetti dei prebiotici sul benessere e la salute dell’ospite<br />
Cambiamenti della microflora<br />
Funzione intestinale di barriera<br />
Produzione di acidi grassi a catena corta<br />
Sistema immunitario<br />
Stimolazione selettiva dei batteri intestinali benefici<br />
Inibizione dell’adesione epiteliale dei batteri<br />
Blocco dei recettori epiteliali per i batteri patogeni<br />
Migliorano la permeabilità intestinale<br />
Aumentano la produzione di mucina<br />
Aumentata produzione di acidi grassi a catena corta<br />
(acetato, butirrato e propionato)<br />
Aumento delle citochine anti-infiammatorie (IL10; TGF β)<br />
Diminuzione delle citochine pro infiammatorie (IL1-IL6)<br />
9
10<br />
Continuing Medical Education Activities<br />
Numerosi studi hanno dimostrato che i prebiotici modificano la flora batterica in<br />
maniera favorevole per l’ospite sia in modelli animali che nell’uomo, aumentando la<br />
proliferazione dei batteri protettivi come bifido batteri e lattobacilli. Il latte materno,<br />
ad esempio, contiene prebiotici galatto-oligosaccaridici. La flora batterica intestinale<br />
dei bambini allattati al seno materno è rappresentata da un numero maggiore di<br />
bifido batteri e lattobacilli, rispetto a quella dei bambini allattati con formula. Inoltre<br />
poiché i prebiotici non vengono digeriti nel piccolo intestino, raggiungono integri il<br />
colon, dove vengono fermentati dalla microflora batterica residente in acidi grassi a<br />
catena corta e lattato determinando una diminuzione dei valori del ph fino a 5.5 e<br />
creando così condizioni sfavorevoli per la proliferazione dei batteri patogeni. I prebiotici<br />
inibiscono, inoltre, l’adesione dei patogeni all’intestino attraverso il glucosio<br />
terminale della catena olisaccaridica che interferisce con i recettori batterici.<br />
I prebiotici hanno un effetto protettivo sulla barriera intestinale in quanto stimolano<br />
la crescita dei batteri capaci di regolare i meccanismi di difesa epiteliali e ripristinano<br />
l’integrità dell’epitelio stimolando la formazione di tight-junction tra le cellule epiteliali.<br />
La fermentazione e l’aumento della produzione di acidi grassi a catena corta<br />
causato dai prebiotici determinano, inoltre, un’aumentata produzione di mucina. è<br />
noto che lo strato mucosale costituisce un’ulteriore meccanismo di protezione intestinale,<br />
in quanto impedisce il legame e la traslocazione dei batteri attraverso la barriera<br />
epiteliale.<br />
I prebiotici possono anche regolare la produzione di alcune citochine pro e antiinfiammatorie,<br />
determinando una diminuzione dell’infiammazione. FOS arricchiti di<br />
inulina stimolano la produzione di IL-10 nelle placche del Peyer e aumentano la<br />
secrezione di IgA nell’ileo.<br />
Le IgA prevengono il legame dei patogeni intestinali e aumentano l’attività macrofagica.<br />
Il sistema immunitario intestinale è parte integrante del network dell’immunoregolazione,<br />
la risposta del sistema immunitario intestinale è significativamente<br />
influenzata dalla dieta fin dai primi giorni di vita, dalla flora batterica e dalla esposizione<br />
ai patogeni. È noto che molte malattie, anche extraintestinali, possono essere<br />
correlate alla disregolazione del sistema immunenterico questo ad ulteriore prova<br />
dell’importanza del microbiota intestinale nella regolazione del sistema immunitario.<br />
I prebiotici, infine, sono fermentati dal microbiota anaerobico in acidi grassi a catena<br />
corta: acetato, butirrato e propionato. Il butirrato, in particolare, inibisce nei topi<br />
la sintesi di citochine pro infiammatorie IFN γ, la produzione di IL 2 nei linfonodi<br />
mesenterici e del NF-kB.<br />
UTILIZZO IN ETÀ PEDIATRICA E INDICAZIONI<br />
Prevenzione e trattamento delle allergie<br />
Una cochrane del 2007 (1) mostrava una scarsa evidenza del ruolo dei prebiotici nella<br />
prevenzione delle allergie nei bambini. Nel 2008 Arslanoglu et al (2) riportarono un<br />
follow-up a 2 anni di uno studio RCT condotto su 132 bambini a rischio di atopia<br />
(anamnesi familiare positiva per atopia), alimentati nei primi 6 mesi di vita con un<br />
idrolizzato parziale con aggiunta una miscela di FOS e GOS o placebo e maltodestrine.<br />
L’incidenza di eczema atopico, wheezing e orticaria allergia era maggiore nel<br />
gruppo placebo. In una revisione sistematica del 2009 Van der As et al (3) riportarono<br />
la scarsa evidenza dell’uso di prebiotici e probiotici nella prevenzione o nel trattamento<br />
delle dermatiti allergiche in età pediatrica.<br />
Un RCT condotto in Finlandia (4) mostrava come il trattamento con probiotici e<br />
prebiotici in donne incinte e nei loro bambini, preveniva l’insorgenza di malattie<br />
atopiche. Una miscela di 4 probiotici e GOS o placebo furono somministrati a 1.223<br />
donne finlandesi incinte che avrebbero partorito bambini ad alto rischio di malattie<br />
atopiche per 2 o 4 settimane e ai loro bambini subito dopo il parto. Il gruppo tratta-
I Prebiotici<br />
to con probiotici e GOS non mostrava significativa riduzione dell’incidenza di disordini<br />
allergici ma una significativa riduzione di quelli IgE mediati.<br />
Prebiotici nel latte in formula<br />
Il latte materno contiene una buona quantità di prebiotici. Negli ultimi anni alcuni<br />
tipi di prebiotici oligosaccaridi sono stati aggiunti anche a molte formule per lattanti,<br />
dimostrando come la concentrazione del bifidobatterio nell’intestino di questi<br />
lattanti risultava simile a quella dei bambini allattati al seno. Uno studio multicentrico<br />
del 2011 (5) ha verificato la sicurezza della supplementazione con FOS e GOS nei<br />
lattanti, dimostrando l’assenza di effetti collaterali nella popolazione in studio.<br />
Prebiotici e Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI)<br />
Negli ultimi anni sono stati condotti un buon numero di studi sull’utilizzo dei prebiotici<br />
come terapia nelle MICI [Tabella 2].<br />
Un recente studio placebo controllo ha riportato gli effetti della terapia con inulina arricchita<br />
con FOS condotta per 2 settimane in 19 pazienti affetti da rettocolite ulcerativa di<br />
grado moderato, già in trattamento con 3 g di mesalazina/die, dimostrando una riduzione<br />
significativa della calprotectina fecale nei pazienti trattati con prebiotici dopo 1 settimana<br />
rispetto al placebo (6).<br />
Tabella 2 Studi clinici in cui è stata valutata l’efficacia dei prebiotici o sinbiotici nella terapia delle MICI<br />
Autore Paziente Trattamento Rispetto a Durata Risultati<br />
Chermesh 2007 (n= 30) Morbo di Crohn dopo intervento Simbiotici Placebo 24 mesi<br />
Casellas 2007 (n= 19) Rettocolite ulcerosa Inulina + FOS Placebo 2 settimane<br />
Nessun effetto sulla prevenzione<br />
delle ricadute<br />
Riduzione dei livelli<br />
di calprotectina fecale<br />
Lindsay 2011 (n= 103) Morbo di Crohn FOS Placebo 4 settimane Nessun effetto clinico<br />
Più recentemente Linsday et al hanno condotto un RCT su 103 pazienti affetti da Crohn<br />
trattati con FOS o placebo, mostrando come non ci sia beneficio nei pazienti trattati<br />
col prebiotico (7).<br />
Prebiotici e stipsi<br />
L’assunzione di lattulosio per os aumenta il contenuto fecale di acqua, accelera il transito<br />
intestinale in volontari sani ed aumenta la frequenza evacuativa in pazienti stitici. Benninga<br />
et al (8) in una metanalisi del 2011 mostrano come in un RCT placebo controllo condotto<br />
su una popolazione di lattanti stitici divisi in un gruppo trattato con latte in formula<br />
normale e un altro con latte in formula arricchito con prebiotici per 3 settimane non<br />
c’è differenza statisticamente significativa nella frequenza evacuativa media.<br />
Prebiotici e sindrome del colon irritabile (SCI)<br />
Il lattulosio utilizzato come terapia per la stipsi determina un aumento della produzione<br />
di gas nell’intestino e può aggravare i sintomi del colon irritabile.<br />
Anche l’inulina, come i FOS e GOS, sembrano avere questo tipo di effetti collaterali<br />
poco tollerati nei pazienti con SCI. Non ci sono RCT sull’utilizzo dei prebiotici nella<br />
SCI, anche se i primi studi condotti sembrano mostrare un beneficio nell’uso dei prebiotici<br />
a basso dosaggio (9).<br />
Prebiotici e diarrea da antibiotico terapia<br />
Uno studio RCT condotto dal woorking group per i prebiotici e probiotici del comitato<br />
di Nutrizione della Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutri-<br />
11
12<br />
Continuing Medical Education Activities<br />
zione Pediatrica (ESPGHAN) ha mostrato come somministrando a 105 bambini di<br />
età compresa tra 6 mesi e 11 anni con infezioni comuni, la somministrazione di antibiotico<br />
più inulina e FOS alla dose massima di 5 g/die versus altro gruppo trattato<br />
solo con e antibiotici e placebo, non si evidenziava alcuna differenza tra i due gruppi<br />
nei soggetti che avevano presentato diarrea durante il trattamento (10).<br />
EFFETTI COLLATERALI E SAFETY<br />
I prebiotici hanno un elevato profilo di sicurezza. Tuttavia sono stati riportati alcuni<br />
effetti collaterali dose dipendenti quali dolore addominale, meteorismo intestinale,<br />
gonfiore e diarrea. Ulteriori studi sono necessari per stabilire la sicurezza e l’efficacia<br />
dei probiotici in età pediatrica.<br />
Obiettivo<br />
Valutare l’efficacia dei prebiotici come agenti terapeutici, allo scopo di estrapolare<br />
indicazioni per il loro utilizzo nei disordini gastrointestinali in età pediatrica.<br />
Metodologia<br />
È stata condotta una sistematica ricerca della Letteratura (PubMEd / MEdline and<br />
Cochrane Collaboration Database) allo scopo di identificare studi clinici controllati<br />
e randomizzati (RCT) e Reviews pubblicate negli ultimi 6 anni.<br />
Le parole chiave utilizzate sono state:<br />
• Prebiotici<br />
• Formule per lattanti<br />
• Diarrea<br />
• Stipsi<br />
• MICI<br />
• Disordini funzionali<br />
• Età pediatrica.<br />
Risultati<br />
Utilizzando questa metodologia di ricerca sono stati evidenziati 176 articoli scientifici<br />
(RCT e Reviews) .<br />
Dai dati degli studi è emerso come siano ancora poco consistenti le evidenze scientifiche<br />
a supporto dell’utilizzo dei prebiotici in gastroenterologia. I prebiotici potrebbero<br />
ridurre l’incidenza delle più comuni infezioni gastrointestinali e delle allergie,<br />
ma sono necessari ulteriori studi per confermare queste ipotesi. L’aggiunta<br />
dei prebiotici nelle formule dell’infanzia manca di evidenza che ne dimostri l’efficacia<br />
clinica.<br />
Sono, inoltre, necessari ulteriori studi per verificare il rapporto tra costi/benefici.<br />
Non c’è evidenza chiara dell’utilizzo dei prebiotici nella prevenzione delle allergie.<br />
Nessuna evidenza clinica nell’impiego della diarrea nella terapia antibiotica.<br />
Per quello che riguarda la terapia delle MICI, i prebiotici sembrano promettenti<br />
sia come terapie alternative che in aggiunta alle terapie tradizionali. Ulteriori conoscenze<br />
sui meccanismi protettivi dei prebiotici e l’interazione tra l’epitelio intestinale<br />
e il sistema immunitario saranno d’aiuto per identificare quale prebiotico o<br />
simbiotico potrà essere più efficace nelle MICI.<br />
Al momento l’utilizzo dei prebiotici nella cura di allergie, MICI, stipsi, diarrea e<br />
altri disturbi funzionali gastrointestinali richiede ulteriori RCT e non può essere<br />
raccomandato in età pediatrica.
I Prebiotici<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
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Probiotics and Prebiotics. Inulin and Fructo-oligosaccharides for the prevention of antibioticassociated<br />
diarrhea in children: report by the ESPGHAN Working Group on Probiotics and<br />
Prebiotics. J Pediatr Gastroenterol Nutr 2012 Jun;54(6):828-829.<br />
Key Points<br />
• I prebiotici sono oligosaccaridi che favoriscono cambiamenti specifici nella composizione<br />
e nell’attività della microflora gastrointestinale con effetti benefici sulla<br />
salute dell’ospite<br />
• I prebiotici agiscono favorevolmente sull’ospite modificando la microflora intestinale,<br />
rinforzando la barriera epiteliale, aumentando la produzione di acidi grassi<br />
a catena corta, stimolando la produzione di citochine anti-infiammatorie<br />
• Grazie alla loro sicurezza e al loro basso costo, essi potrebbero essere utilizzati con<br />
successo nel trattamento di varie patologie gastrointestinali<br />
• Le evidenze scientifiche a supporto dell’utilizzo dei prebiotici in gastroenterologia<br />
sono ancora poco consistenti, per cui sono necessari ulteriori studi randomizzati<br />
controllati (RCT)<br />
13
a cura di<br />
VaLEriO NOBiLi<br />
Pediatric Hepatology<br />
Outside Box<br />
14<br />
Nonalcoholic fatty liver<br />
disease (NAFLD) is a<br />
multifactorial condition,<br />
ranging from simple<br />
steatosis to nonalcoholic<br />
steatohepatitis (NASH)<br />
with or without fibrosis. In<br />
NAFLD, the alteration of gut<br />
microbiota and the increased<br />
intestinal permeability lead<br />
to an augmented exposure<br />
of the liver to gut-derived<br />
bacterial products, like<br />
lipopolysaccharide (LPS)<br />
and unmethylated CpG DNA.<br />
These products stimulate<br />
innate immune receptors,<br />
namely Toll-like receptors<br />
(TLRs), which activate<br />
signalling pathways involved<br />
in liver inflammation and<br />
fibrogenesis. To date,<br />
several studies are focused<br />
on the LPS-TLR4 signalling<br />
involvement in the NAFLD<br />
pathogenesis. On this regard,<br />
a widespread interest is<br />
given to the study both of<br />
the resident hepatic stellate<br />
cells (HSCs) and Kupffer<br />
cells activation involvement<br />
towards liver fibrogenesis,<br />
upon TLR4 stimulation.<br />
Therapeutic modulation<br />
of gut microflora may be<br />
an alternative strategy to<br />
develop an anti-fibrotic<br />
therapy.<br />
L’asse intestino-fegato alla base<br />
dei meccanismi fibrogenici<br />
nella steatoepatite non-alcolica<br />
Nadia PaNera, daNiela GNaNi, Sara CeCCarelli<br />
Laboratorio di Ricerca Malattie Epatiche, Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”, IRCCS di Roma<br />
LA FIBROGENESI EPATICA<br />
NELLA STEATOEPATITE NON-ALCOLICA<br />
La steatoepatite non-alcolica (non-alcoholic fatty liver steatohepatitis, NASH),<br />
considerata la forma infiammatoria evolutiva della NAFLD (non-alcoholic fatty<br />
liver disease) rappresenta una condizione potenzialmente in grado di indurre l’attivazione<br />
di differenti meccanismi molecolari responsabili dei processi fibrogenetici, mediante<br />
un meccanismo definito “multiple setting”.<br />
La fibrogenesi rappresenta una risposta riparativa al danno epatocellulare caratterizzato<br />
da un eccessivo accumulo di matrice extracellulare. Gli attori principali che regolano<br />
tale fenomeno sono le cellule stellate epatiche (HSCs), che a seguito di stimoli<br />
proliferativi e di processo di trasformazione morfo-funzionale (attivazione) con conseguente<br />
deposizione di componenti della matrice extracellulare, determinando l’instaurarsi<br />
della fibrosi. In particolare le HSCs tendono ad acquisire un fenotipo miofibroblastico<br />
in grado di sintetizzare fibre di collagene, il principale componente che<br />
costituisce la lesione fibrotica (1).<br />
Numerose evidenze dimostrano che i prodotti batterici di derivazione intestinale sono<br />
coinvolti non solo nella patogenesi della NASH, ma anche nello sviluppo della fibrosi<br />
epatica mediante disparati meccanismi, alcuni dei quali inaspettati (2).<br />
Maggiori conoscenze riguardo l’asse fegato-intestino e fibrosi epatica, potrebbero rappresentare<br />
un punto di partenza per la messa a punto di innovativi approcci terapeutici<br />
più efficaci.<br />
MECCANISMI MOLECOLARI ATTIVATI DAI BATTERI<br />
DI DERIVAZIONE INTESTINALE<br />
I prodotti d’origine microbica come il lipopolisaccaride (LPS), i lipopeptidi, il<br />
DNA, e l’RNA, comportandosi da potenti induttori di infiammazione, hanno effetti<br />
potenzialmente epatotossici (2). L’azione pro-infiammatoria di tali componenti microbici<br />
è mediata dall’azione di una caratteristica classe di recettori chiamata Toll-like<br />
receptors (TLRs). I TLRs, sono glicoproteine trasmembrana di tipo 1, conservate<br />
dal punto di vista evolutivo, aventi due domini: il dominio extracellulare di legame al<br />
ligando, composto da ripetizioni ricche in leucina, e un dominio di segnalazione intracellulare<br />
chiamato dominio TIR (Toll/interleukin [IL]-1 receptor) (3).<br />
I TLRs rappresentano i principali responsabili della risposta immune innata consentendo<br />
di rilevare sia la presenza di batteri, funghi e virus, mediante il riconoscimento<br />
di profili molecolari associati agli agenti patogeni detti PAMPs (pathogenassociated<br />
molecular patterns) che quella di elementi molecolari endogeni associati al<br />
danno chiamati DAMPs (damage-associated molecular patterns). Tra tali recettori,<br />
quello più studiato è il recettore per l’LPS ossia il TLR4, il quale trasduce il segnale a<br />
livello intracellulare mediante l’ausilio della molecola adattatrice MyD88 (myeloid differentiation<br />
factor 88) la cui presenza o assenza può differenziare una via MyD88-dipendente<br />
ed una MyD88-indipendente.<br />
Il segnale mediato da MyD88 determina l’attivazione della cascata si segnalazione
delle MAPKs (mitogen-activated protein kinases) e promuove nel fegato l’attivazione di<br />
NF-κB (nuclear factor-kappa B), di AP-1 (activating protein 1) nonchè di LITAF (LPSinduced<br />
TNF-α [tumor necrosis factor alpha] factor), che regolano la trascrizione di citochine<br />
pro-infiammatorie. Diversamente, la via di traduzione MyD88-indipendente induce<br />
prevalentemente l'espressione di interferone β (IFN) attraverso l’attivazione del<br />
fattore trascrizionale IRF3 (interferon regulatory factor 3) (4).<br />
SVILUPPO DI FIBROSI INTESTINO-MEDIATA<br />
Recentemente è stato evidenziato il ruolo cruciale svolto sia dai prodotti microbici di derivazione<br />
intestinale che dalla via di trasduzione del segnale LPS/TLR4 nel corso della fibrosi<br />
epatica (2).<br />
Allo stato attuale è stato ampiamente chiarito che il recettore TLR4 è espresso ad elevati livelli<br />
sia dalle cellule di Kupffer che dalle HSCs. In particolare, le cellule di Kupffer contribuiscono<br />
all’innesco del processo fibrogenico attraverso la produzione di mediatori pro-infiammatori<br />
e pro-fibrogenici attivando le HSCs. Va<br />
comunque ricordato che sia le HSCs che le<br />
cellule di Kupffer sono a loro volta bersagli<br />
dei mediatori pro-infiammatori (5).<br />
In passato, vari studi riguardanti la fibrogenesi<br />
epatica hanno suggerito che le cellule<br />
di Kupffer, che sono quelle che esprimono<br />
i più alti livelli di TLR4 nel fegato, fossero i<br />
principali mediatori della fibrosi epatica<br />
dipendente da LPS, in quanto favorivano<br />
l’attivazione delle HSCs. Oggi è stato invece<br />
chiaramente dimostrato che, nonostante<br />
l’importante funzione delle Kupffer<br />
nell’attivazione delle HSCs sono proprio<br />
queste ultime i primi bersagli della fibrogenesi<br />
epatica dopo la stimolazione del<br />
TLR4. Tali studi hanno inoltre mostrato<br />
come i topi chimerici che contengono sia le<br />
HSCs con il TLR4 non-responsivo all’LPS<br />
che le cellule di Kupffer con il TLR4<br />
funzionale invece, presentavano una im-<br />
MICROBIOTA<br />
EPITELIO<br />
INTESTINALE<br />
PAMPS<br />
DAMPS<br />
HMGB1<br />
TLR-4<br />
Figura 1 Meccanismo di fibrogenesi epatica mediata dal TLR4 (disegno a cura degli autori)<br />
portante riduzione dell’evento fibrotico a seguito di legatura del dotto biliare. In aggiunta,<br />
esperimenti eseguiti con il terreno condizionato proveniente da cellule HSCs quiescenti<br />
stimolate con LPS, hanno dimostrato che il fenomeno chemiotattico delle cellule di Kupffer<br />
è mediato dalle HSCs attraverso la via del TLR4 (6). È bene tuttavia rammentare che anche<br />
gli epatociti presentano capacità di risposta nei confronti sia dei PAMPs che dei DAMPs. In<br />
corso di NAFLD è stato infatti dimostrato che tra i DAMPs, HBGB1 (high mobility group<br />
box 1) è in grado di auto-sostenere il proprio rilascio negli epatociti con un circolo a "feedback<br />
positivo" mediante l’attivazione della cascata molecolare indotta dal TLR4. Dunque<br />
si può concludere che anche la via di trasduzione del segnale del TLR4 attivata a livello<br />
degli epatociti può contribuire all’attivazione delle HSCs indotta da NAFLD, favorendone<br />
l’acquisizione del fenotipo pro-fibrogenico (7). Una volta attivate le HSCs possono condurre<br />
non solo all’eccessiva deposizione di matrice extracellulare, ma anche al rilascio di ulteriori<br />
fattori circolanti che supportano la fitta rete di interazioni tra le cellule residenti epatiche<br />
nel corso di fibrogenesi indotta da NAFLD.<br />
In Figura 1 vengono schematizzati i passaggi chiave del processo di fibrogenesi mediata<br />
dal TLR4.<br />
LPS<br />
LPS<br />
TLR-4<br />
HSC QUIESCENTE<br />
CHEMOKINES<br />
CELLULE<br />
DI KUPFFER<br />
LPS<br />
TGF-β<br />
LPS<br />
HSC<br />
ATTIVATA<br />
TLR-4<br />
FIBROSI<br />
ACCUMULO<br />
ECM<br />
15
Key Points<br />
16<br />
• La fibrogenesi epatica in corso<br />
di NAFLD vede come principali<br />
protagonisti le cellule stellate<br />
epatiche (HSCs) e la loro attivazione<br />
verso un fenotipo miofibroblastico<br />
• I TLRs sono il tramite molecolare<br />
della comunicazione lungo l’asse<br />
intestino-fegato che propaga gli<br />
effetti epatotossici dei componenti<br />
di derivazione batterica nel<br />
fegato<br />
• Un effetto modulatorio sulla flora<br />
batterica intestinale potrebbe colmare<br />
l’assenza di un approccio<br />
terapeutico-farmacologico nella<br />
fibrosi epatica in corso di NAFLD<br />
Pediatric Hepatology Outside Box<br />
POTENZIALITÀ TERAPEUTICHE<br />
Ad oggi manca ancora un approccio di tipo terapeutico per la fibrosi epatica. I dati sul<br />
ruolo dell’asse-intestino fegato nella patogenesi della NAFLD e della fibrosi epatica,<br />
sostengono l’ipotesi che il condizionamento del microbiota intestinale potrebbe risultare<br />
efficace nel riequilibrare gli effetti sul fegato di una dieta sbilanciata ed inoltre<br />
costituire un potenziale target di nuovi approcci terapeutici per la fibrosi indotta da<br />
NAFLD.<br />
I probiotici sono stati proposti come una possibile opzione di trattamento sulla base del<br />
loro effetto modulatorio sulla flora batterica intestinale che potrebbe interessare l’asse<br />
intestino-fegato (8). Si è riscontrato infatti un effetto benefico nel trattamento della<br />
NASH con l’uso di probiotici grazie ai quali il quadro istologico risulta migliorato relativamente<br />
al danno riguardante il parenchima epatico, al grado di steatosi, sia per<br />
quanto riguarda l’infiammazione, l’insulino-resistenza e la fibrosi epatica (9). In un<br />
modello murino usato per lo studio dell’insulino-resistenza associata alla NASH, si è<br />
riscontrato che il trattamento con una preparazione probiotica contenente otto diverse<br />
specie batteriche vive e liofilizzate, associato ad una dieta ricca in grassi, è stato in grado<br />
di ridurre il contenuto totale di acidi grassi nel fegato, il livello di infiammazione<br />
epatica nonchè di migliorare l’insulino-resistenza epatica (9).<br />
Finora in letteratura è presente un solo studio riguardante l’effetto dei probiotici sulla<br />
fibrosi epatica, nel quale la somministrazione del sopra citato probiotico provoca una<br />
riduzione nella progressione della fibrosi epatica in un modello murino di NASH, senza<br />
però un’attenuazione dell’infiammazione o della steatosi (10).<br />
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Pediatric Nutrition<br />
Outside Box<br />
a cura di<br />
aNGELO caMPaNOZZi<br />
The best indicator<br />
of nutritional status is<br />
the growth. Assessment<br />
of growth involves<br />
measurements of weight<br />
and height. The prevalence<br />
of malnutrition is also<br />
dependent on the used<br />
reference curves. Weightfor-height<br />
SD scores are<br />
used for wasting or acute<br />
malnutrition. Height-forage<br />
SD scores are used for<br />
chronic malnutrition. Body<br />
mass index also describes<br />
nutritional status.<br />
I criteri per la valutazione<br />
dello stato nutrizionale<br />
Antonino tedeschi<br />
Centro di Riabilitazione “Tripepi-Mariotti” di Reggio Calabria<br />
DEFINIZIONE DI MALNUTRIZIONE<br />
Per malnutrizione si intende una condizione in cui un deficit o un eccesso di apporto<br />
calorico, proteine, o altri nutrienti, causa misurabili effetti negativi sulla composizione<br />
corporea, il funzionamento dell’organismo e lo stato clinico (1). Nei bambini un effetto<br />
negativo è la compromissione della crescita misurabile con l’antropometria.<br />
EPIDEMIOLOGIA<br />
Sono in costante aumento i ricoveri dei bambini con patologie complesse (2) che costituiscono<br />
oltre il 40% dei bambini ospedalizzati con malnutrizione (3). La prevalenza<br />
della malnutrizione dipende anche dal parametro auxologico adoperato per misurarla.<br />
Il rapporto Peso-Altezza (P/A) può essere fuorviante nei pazienti con patologia cronica<br />
e compromissione staturale per il miglioramento paradosso del rapporto dovuto alla<br />
bassa statura (4). Usando come parametro di malnutrizione i criteri dell’OMS (5) invece<br />
dei criteri di Waterlow, la percentuale dei bambini ospedalizzati malnutriti passa dal<br />
24% al 6% (3). Il confronto tra le curve di crescita dei bambini fino a 5 anni d’età<br />
dell’OMS-2006 (elaborate da bambini alimentati esclusivamente o prevalentemente al<br />
seno per 4-6 mesi, che continuavano l’allattamento al seno per almeno 12 mesi) e quelle<br />
del CDC 2000, mostra una significativa diversa prevalenza di malnutrizione: 11%<br />
usando le curve CDC 2000, solo 2% usando le curve OMS-2006 (6). Adoperando le<br />
curve OMS-2006 diminuirebbe pertanto il numero di bambini valutati per la scarsa<br />
crescita ed il numero delle madri che sovralimentano i figli etichettati come “sottopeso”.<br />
Aumenterebbe invece considerevolmente il numero di bambini sovrappeso (6) con importanti<br />
implicazioni dal punto di vista della salute pubblica.<br />
LA VALUTAZIONE ANTROPOMETRICA<br />
La valutazione antropometrica è ritenuta essenziale.<br />
il rapporto peso altezza è il criterio più adoperato per valutare lo stato nutrizionale.<br />
Nella classificazione di Waterlow lo stato nutrizionale dipende dalla percentuale del<br />
peso ideale (PI), che è il peso al 50° centile dell’età in altezza. Il percento del PI è così<br />
calcolato: Peso reale/PI x 100.<br />
La malnutrizione è classificata in:<br />
• Lieve (80%-90% del PI)<br />
• Moderata (70%-80% del PI)<br />
• Severa (
Pediatric Nutrition Outside Box<br />
tre metodi possono essere inaccurati e non concordanti, in particolare quanto più i percentili si<br />
discostano dal 50° e con il crescere dell’età in cui vengono adoperati (7). Il P/A è una misura<br />
inattendibile quando calcolata a mano (8).<br />
il modo migliore per descrivere la malnutrizione è l’uso delle ds con riferimento<br />
alla popolazione di una specifica nazione.<br />
Le curve di crescita OMS-2006 sono state elaborate con uno studio longitudinale di 8.500<br />
bambini di diverse aree geografiche con l’intento di costruire standard di crescita per la statura,<br />
il peso, il P/A e l’IMC utilizzabili in ogni nazione.<br />
La definizione corrente di malnutrizione calorico proteica è: -2 e-3 ds (P/A),<br />
rispettivamente moderata e severa malnutrizione acuta e
I criteri per la valutazione dello stato nutrizionale<br />
Tabella 2 Crescita ponderale attesa nel lattante femmina in base al centile di peso (10)<br />
Percentile<br />
Età<br />
(mesi)<br />
n°<br />
Peso<br />
(gm/die)†<br />
5° 10°<br />
FEMMINE<br />
25° 50° 75° 90° 95°<br />
Fino a 3 562 26 ± 5.5 17 20 23 26 30 33 36<br />
2-5 74 20 ± 3.9 - 16 17 19 21 25 -<br />
3-6 298 17 ± 4.6 12 13 15 17 18 20 21<br />
4-7 224 15 ± 4.8 11 12 13 15 16 17 18<br />
5-8 224 14 ± 4.7 10 11 12 13 15 16 17<br />
6-9 224 13 ± 4.6 10 10 11 12 14 15 16<br />
7-10 224 12 ± 4.5 9 9 10 12 13 14 15<br />
8-11 224 11 ± 4.4 8 9 10 11 12 14 14<br />
9-12 224 11 ± 4.3 8 8 9 10 12 13 14<br />
10-13 224 10 ± 4.2 7 8 9 10 11 12 13<br />
11-14 224 10 ± 4.2 7 7 8 9 11 12 13<br />
12-15 224 9 ± 4.1 7 7 8 9 10 12 12<br />
13-16 224 9 ± 4.0 6 7 8 8 10 11 12<br />
14-17 224 9 ± 3.9 6 6 7 8 9 11 12<br />
15-18 224 8 ± 3.9 6 6 7 8 9 10 11<br />
16-19 224 8 ± 3.8 6 6 7 8 9 10 11<br />
17-20 224 8 ± 3.8 5 6 7 7 9 10 11<br />
18-21 224 8 ± 3.7 5 5 6 7 8 10 11<br />
19-22 224 7 ± 3.6 5 5 6 7 8 9 10<br />
20-23 224 7 ± 3.6 5 5 6 7 8 9 10<br />
21-24 224 7 ± 3.5 5 5 6 7 8 9 10<br />
† Valori espressi come media ± DS<br />
Non c’è una singola misura antropometrica adeguata, da sola, ad identificare un ritardo di<br />
crescita su base nutrizionale (11). La Tabella 3 presenta i criteri proposti per l’intervento nutrizionale<br />
in base ai valori antropometrici integrati con la storia clinica essenziale (1).<br />
Tabella 3 Criteri per l’intervento nutrizionale basati sui valori antropometrici<br />
Crescita o incremento ponderale inadeguato per > 1 mese in un bambino d’età inferiore a 2 anni<br />
Perdita di peso o assenza di incremento ponderale per un periodo > 3 mesi in un bambino d’età > 2 anni<br />
Declino del peso per l’età di 2 canali di centili<br />
Plica tricipitale < 5° centile per l’età<br />
Declino della velocità di crescita >0.3 DS/anno<br />
Declino della velocità di crescita >2 cm/anno, rispetto all’anno precedente, nella fase precoce della pubertà e al centro della stessa<br />
19
Key Points<br />
• Il crescente numero di bambini ricoverati<br />
con patologie croniche complesse<br />
impone, specialmente negli<br />
ospedali di 3° livello dove la prevalenza<br />
dei bambini ricoverati con<br />
patologie complesse e malnutriti è<br />
più che doppia rispetto agli altri<br />
ospedali (3), il monitoraggio accurato<br />
dello stato nutrizionale<br />
• L’uso delle DS nella valutazione<br />
antropometrica e l’utilizzo dei centili<br />
della crescita specifici per alcune<br />
patologie e per i prematuri consente<br />
di “navigare” nel mare dei bambini<br />
che si collocano sotto il 3°-5°<br />
centile<br />
• L’utilizzo di software dedicati per il<br />
calcolo del P/A riduce sensibilmente<br />
gli errori del calcolo manuale<br />
• L’utilizzo dei valori antropometrici di<br />
riferimento dell’OMS-2006 consente<br />
una più corretta valutazione nutrizionale<br />
del lattante. Il programma<br />
è scaricabile gratuitamente dal sito<br />
www.who.int/childgrowth/en/index.html<br />
20<br />
Pediatric Nutrition Outside Box<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Puntis JWL Malnutrition and Growth. JPGN 2010;51(S3):S125-26.<br />
2. Simon TD, Berry J, Feudtner C et al. Children with complex chronic conditions in inpatient<br />
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and overweight among US children aged 0 to 59 months using the CDC 2000 and the WHO<br />
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8. Sullivan PB . Malnutrition in hospitalized children. Arch Dis Child 2010;95:489-90.<br />
9. Levy Y, Levy A, Zangen T et al. Diagnostic clues for identification of nonorganic vs organic<br />
causes of food refusal and poor feeding. JPGN 2009;48:355:62.<br />
10. Guo S, Roche AF, Fomon SJ et al. Reference data on gains in weight and length during the<br />
first two years of life. J Pediatr 1991;119:355-62.<br />
11. Olsen EM, Petersen J, Skovgaard AM et al. Failure to thrive: the prevalence and concurrence<br />
of anthropometric criteria in a general infant population: Arch Dis Child 2007;92:109-14.
Training and<br />
Educational corner<br />
a cura di<br />
BarBara BiZZarri<br />
Tests of anorectal function<br />
can provide useful<br />
information regarding<br />
the pathophysiology of<br />
disorders about defecation<br />
disorders. Anorectal<br />
manometry offers a<br />
noninvasive diagnostic test<br />
for identifying dysfunction<br />
of the anorectum in<br />
children. It is commonly<br />
used in clinical practice<br />
to diagnose Hirschsprung<br />
disease and to evaluate<br />
postoperative results<br />
after definitive surgery for<br />
anorectal malformation<br />
and Hirschsprung<br />
disease. A description of<br />
this technique, clinical<br />
indications, interpretation<br />
and limits are reported.<br />
La manometria anorettale:<br />
metodica ed indicazioni cliniche<br />
Valentina GiorGio<br />
Istituto di Clinica Pediatrica, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma<br />
La manometria anorettale (MAR) fornisce sia una valutazione quantitativa che qualitativa<br />
delle funzioni motorie anorettali, misurando la pressione intraluminale e la coordinazione<br />
dell’attività pressoria della muscolatura delle componenti anorettali (sfintere<br />
anale interno, sfintere anale esterno), il cui normale funzionamento esprime la perfetta<br />
coordinazione tra il sistema nervoso autonomo e quello somatico.<br />
DESCRIZIONE TECNICA<br />
Razionale<br />
Il canale anale è una struttura piccola che nell’adulto è lunga 2-4 cm e nel neonato/lattante<br />
può essere lunga anche meno di 1 cm (1,2). Nonostante le piccole dimensioni, ha<br />
un funzionamento complesso ed è indispensabile per garantire sia la continenza che lo<br />
svuotamento rettale<br />
Quando è a riposo, il canale anale forma un angolo di 90° con l’asse longitudinale del<br />
retto; quest’angolo diventa più acuto durante le manovre volontarie atte a trattenere le<br />
feci nel retto, mentre diventa più ottuso durante le manovre di defecazione, in modo da<br />
consentire lo svuotamento rettale. Lo sfintere del canale anale consiste di 2 distinte componenti<br />
muscolari: lo sfintere anale interno (IAS), un muscolo liscio, involontario, continuazione<br />
dello strato muscolare del retto, e lo sfintere anale esterno (EAS), un muscolo<br />
striato, volontario, continuazione del muscolo scheletrico dell’elevatore dell’ano. Lo IAS,<br />
controllato dal sistema nervoso autonomo, contribuisce approssimativamente al 70-85%<br />
della pressione del canale anale a riposo, ed è la componente primariamente responsabile<br />
del mantenimento della continenza. La barriera per la continenza è solo rinforzata<br />
dalla contrazione volontaria dello EAS, che invece è sotto il controllo del sistema nervoso<br />
somatico. Quando il retto si distende per la presenza ad esempio di feci (o artificialmente<br />
di un palloncino pieno di aria) si verifica un rilassamento dello IAS con conseguente caduta<br />
della pressione anale e passaggio del contenuto rettale attraverso il canale anale.<br />
Questo fenomeno fisiologico si definisce Riflesso Inibitorio Retto-Anale (RAIR) ed è<br />
mediato dal plesso mienterico. Laddove i gangli del suddetto plesso sono assenti (i.e. Malattia<br />
di Hirschsprung), il RAIR risulta non evocabile.<br />
Come eseguirla (3)<br />
Le componenti essenziali per eseguire una MAR sono:<br />
• catetere manometrico<br />
• device per la registrazione delle pressioni (amplificatore/registratore, pompa<br />
pneumoidraulica trasduttore di pressione)<br />
• device per visualizzare la registrazione (monitor, stampante)<br />
• strumento per l’archivizione dei dati registrati (computer).<br />
Esistono due tipi di sonde manometriche: catere a perfusione d’acqua e catetere allo stato<br />
solido (solid state). Il catetere a perfusione d’acqua è stato il primo tipo di catetere utilizzato<br />
per la manometria, a tutt’oggi valido e diffuso. Esso è attraversato da un flusso costante di<br />
acqua (generato da una pompa pneumoidraulica) che fuoriesce da fori laterali (open tip)<br />
che in età pediatrica generalmente sono almeno 6. Questi fori sono posizionati a creare una<br />
21
22<br />
A<br />
B<br />
Lumen opening<br />
for inflating balloon<br />
1<br />
Optional balloon<br />
the rings<br />
Figura 1A Design di catetere manometrico a perfusione<br />
1B Esempio di catetere manometrico<br />
60<br />
58<br />
56<br />
54<br />
52<br />
50<br />
48<br />
46<br />
44<br />
42<br />
40<br />
38<br />
36<br />
34<br />
32<br />
30<br />
28<br />
26<br />
24<br />
22<br />
20<br />
18<br />
16<br />
14<br />
12<br />
10<br />
A t<br />
m ospheric<br />
-2<br />
mmHg<br />
02468<br />
Figura 2 Esempio di tracciato<br />
manometrico ad alta risoluzione<br />
Training and Educational Corner<br />
8 cm<br />
5 cm<br />
4 cm<br />
3 cm<br />
2 cm<br />
2 3 4 5 6<br />
1 cm<br />
0<br />
reference<br />
10:08:00 10:08:10 10:08:20 10:08:30 10:08:40 10:08:50<br />
spirale e sono posizionati ad esempio a<br />
1, 2, 3, 4, 5 ed 8 cm dal punto di riferimento<br />
pressorio (1) [Figura 1A e B]. Chiaramente<br />
variazioni della pressione nel<br />
lume del canale anale si ripercuotono<br />
sulla colonna d’acqua che attraversa il<br />
catetere manometrico e così vengono<br />
registrate ed interpretate.<br />
I cateteri allo stato solido non utilizzano<br />
un sistema idraulico di rilevamento pressorio<br />
ma si basano sulla presenza di trasduttori<br />
incorporati nella sonda stessa.<br />
Alla punta del catetere si colloca un palloncino<br />
(non in lattice) che viene riempito<br />
di aria durante l’indagine quando richiesto.<br />
In età pediatrica il diametro della<br />
sonda in genere non supera i 4 mm. Recentemente<br />
sono stati introdotti cateteri<br />
con un elevatissimo numero di sensori<br />
pressori che consentono di aumentare la<br />
risoluzione del tracciato manometrico.<br />
Sulla scia della manometria esofagea (4),<br />
infatti, si è iniziato recentemente ad intraprendere<br />
la MAR ad alta risoluzione<br />
(High Resolution) [Figura 2] che in un primo<br />
studio (5) sembra fornire risultati<br />
comparabili alla manometria tradizionale.<br />
Al contempo la alta risoluzione fornisce<br />
tracciati più intuitivi e più ricchi di<br />
dati che presto dall’ambito della ricerca<br />
entreranno nella pratica clinica.<br />
0 ml<br />
Rectal<br />
IAS<br />
1,0 cm Anal<br />
EAS 3 cm<br />
0,9 cm
La manometria anorettale: metodica ed indicazioni cliniche<br />
Il paziente viene studiato in posizione laterale sinistra, con le ginocchia flesse a 90°. Nei<br />
pazienti complianti è sufficiente che abbiano evacuato prima del test, altrimenti è possibile<br />
eseguire un clistere. Trenta minuti dopo l’evacuazione si inserisce delicatamente un<br />
catetere lubrificato attraverso l’orifizio anale fino a 10-15 cm dal margine anale. Con la<br />
tecnica del pull-through, si individua una zona di alta pressione (High Pressure Zone<br />
HPZ), che corrisponde allo IAS. Individuato lo IAS, si attendono circa 5 minuti prima di<br />
iniziare il test per garantire che il tono sfinteriale ritorni ai valori basali. Successivamente<br />
possono essere eseguite diverse manovre atte a testare la coordinazione sfinteriale; in età<br />
pediatrica è necessario misurarsi con la compliance del bambino (vedi capitolo “Limiti”),<br />
per cui le manovre fondamentalmente eseguite sono:<br />
• Squeezing/ponzamento: studia la pressione sfinteriale durante lo sforzo volontario di<br />
evacuare. Al paziente viene chiesto di sforzarsi quanto più a lungo possibile (massimo 30<br />
secondi). Si valuta sia la pressione massima di squeezing/ponzamento (definita come la differenza<br />
tra la pressione intrarettale e la pressione più alta registrata nel canale anale durante<br />
la manovra), sia la durata dello squeezing/ponzamento (definita come l’intervallo di tempo,<br />
in secondi, durante il quale il paziente è riuscito a mantenere la pressione di squeezing/ponzamento<br />
al di sopra del 50% della pressione massima di squeezing/ponzamento) [Figura 3]<br />
• Pressione dello IAS a riposo: studia la pressione che involontariamente esercita lo IAS per<br />
garantire la continenza. Si definisce come la differenza tra la pressione intrarettale e la massima<br />
pressione dello sfintere anale a riposo [Figura 3]<br />
• RAIR: studia l’integrità del plesso mienterico. Si evoca riempiendo rapidamente il palloncino<br />
collocato nel retto, con volumi di aria crescenti. In età pediatrica si tenta di evocare il<br />
RAIR inizialmente con 15 ml nei neonati e 30 ml nei bambini, fino a raggiungere 100-200<br />
ml nei casi in cui esso non risulta evocabile. Può essere presente o assente, come nei casi di<br />
morbo di Hirschsprung [Figura 4]. Talora esso può essere evocato con grandi volumi di distensione<br />
del palloncino, come nei casi di megaretto grave da stipsi cronica refrattaria.<br />
50<br />
Rectum<br />
0<br />
Anal<br />
1 cm<br />
50<br />
0<br />
Resting<br />
Pressure<br />
mm Hg<br />
Max<br />
Squeeze<br />
Pressure<br />
30 s<br />
Maximun<br />
Sustained<br />
Squeeze<br />
Pressure<br />
Figura 3 Esempio di manovra di squeezing, con in evidenza anche<br />
la pressione anale a riposo (Resting Pressure)<br />
Rectal<br />
Anal<br />
Normal<br />
Figura 4 Esempio Riflesso Inibitorio Anale (RAIR) normale.<br />
Notare come al riempimento del palloncino nel retto vi è un<br />
rilassamento dello sfintere anale interno (IAS) qui indicato<br />
come “Anal”<br />
23
24<br />
Training and Educational Corner<br />
INDICAZIONI<br />
In età pediatrica le principali indicazioni all’esecuzione della MAR sono:<br />
• Diagnosi di morbo di Hirschsprung<br />
• Pre/post chirurgia anorettale (pouch e/o re-anastomosi colica per malformazioni<br />
anorettali) nella valutazione degli outcome funzionali<br />
• Diagnostica differenziale nella stipsi cronica refrattaria a terapia medica.<br />
Più raramente e fondamentalmente nell’adolescente e nel giovane adulto la MAR è<br />
eseguite nei seguenti casi:<br />
• Incontinenza fecale<br />
• Dissinergia del pavimento pelvico<br />
• Dolore anorettale di sospetta natura funzionale.<br />
Nei bambini con stipsi cronica legata all’allergia, è stata dimostrato un incremento<br />
della pressione anale a riposo a testimoniare un’alterazione motoria del canale anale<br />
dovuta ad un aumento dei mastociti e delle fibre nervose (6).<br />
LIMITI<br />
Il principale limite della MAR in età pediatrica è la scarsità di valori di riferimento ottenuti<br />
in bambini sani. Vi sono diversi studi eseguiti su neonati pretermine ma uno solo di<br />
recente pubblicazione (2) ha riportato risultati interessanti su bambini sani al di fuori<br />
dell’età neonatale. Lo studio è stato condotto nel 2009 su 90 bambini senza sintomi gastrointestinali<br />
con età compresa tra i 3 giorni ed i 12 anni.<br />
I bambini sono stati divisi in tre gruppi a seconda dell’età:<br />
• 1 gruppo: 1 mese 1 anno
La manometria anorettale: metodica ed indicazioni cliniche<br />
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review. J Pediatr Gastroenterol Nutr. 2006 May;42(5):496-505.<br />
Key Points<br />
• La MAR è una tecnica che studia<br />
il profilo pressorio del canale<br />
anale e la valutazione della sua<br />
funzionalità. La variante manometrica<br />
ad alta risoluzione renderà<br />
possibile l’ulteriore diffusione<br />
della tecnica e ne faciliterà<br />
l’interpretazione dei risultati<br />
• È uno strumento fondamentale<br />
nella diagnosi del morbo di<br />
Hirschsprung<br />
• Esclude patologie organiche<br />
retto-anali nella stipsi cronica<br />
refrattaria a terapia medica<br />
• Fornisce dati oggettivi sulla funzionalità<br />
dello sfintere anale dopo<br />
chirurgia ricostruttiva rettoanale<br />
25
26<br />
iBd Highlights<br />
a cura di<br />
FOrTuNaTa ciViTELLi<br />
Transitional care nel management<br />
dell’adolescente con malattia<br />
infiammatoria cronica intestinale<br />
IL PUNTO DI VISTA DEL GASTROENTEROLOGO PEDIATRA<br />
Fevronia Kiparissi - Consultant, Division of Mucosal Immunology,<br />
Department of Gastroenterology<br />
Great Ormond Street Hospital NHS Foundation Trust, London<br />
inflammatory bowel disease (iBd) is a lifelong chronic disease, with a natural<br />
history of remission and relapse, so that iBd paediatric patients will inevitably<br />
become adolescent and then adult patients. When the time comes for the<br />
patient’s care to be handed over to the adult Gastroenterologists, continuity<br />
is paramount. This process, called Transition, has as a concept the gradual,<br />
steady and coordinated movement from paediatric into adult care within<br />
a multi-disciplinary approach. This article is looking at the current practice<br />
in iBd transition and the key points for a successful transition and transfer.<br />
INTRODUZIONE: IBD E ADOLESCENZA<br />
Le malattie infiammatorie intestinali (dall’inglese Inflammatory Bowel Disease, IBD) pediatriche<br />
sono patologie ad andamento cronico-recidivante, con una storia naturale caratterizzata<br />
dall’alternanza di periodi di remissione e riacutizzazione. Negli ultimi anni si è<br />
assistito ad un aumento della loro incidenza. Fino al 25% di tutti i nuovi pazienti con<br />
diagnosi di IBD sono bambini e adolescenti (1).<br />
A seguire questi pazienti diventeranno adulti con IBD con necessità di affidare la gestione<br />
clinica al Gastroenterologo dell’adulto in relazione alle diverse problematiche cliniche<br />
e correlabili con la malattia (programmazione di gravidanza, effetti dei farmaci sulla<br />
fertilità maschile, rischio neoplastico, fumo, alcol, diabete, ipertensione). Questo concetto<br />
di graduale “transizione” dal Pediatra allo specialista dell’adulto, è stato definito con un<br />
termine mutuato dall’inglese come “transitional care”.<br />
Alcune esperienze sulla “transitional care” sono state riportate in altre specialità come la<br />
reumatologia, l’endocrinologia e la fibrosi cistica (2,3), ma esistono attualmente solo pochi<br />
dati nei pazienti con IBD.<br />
L’adolescenza è un periodo complesso ed impegnativo e l’effettivo processo di transizione<br />
di un paziente con malattia cronica alla medicina dell’adulto può essere molto difficile.<br />
L’esigenza di migliorare il management di questa delicata fase della gestione dei pazienti<br />
con IBD è ormai generalmente riconosciuta e le principali società di Gastroenterologia<br />
Pediatrica nazionali ed internazionali in Europa e Nord America stanno concentrando<br />
sempre più l’attenzione sul questo tema, attraverso la pubblicazione di linee guida, modelli<br />
di transizione e studi sulla qualità della vita (4,5).<br />
In questo articolo esamineremo gli ostacoli, i modelli disponibili e le possibili strategie per<br />
migliorare il progresso di transizione.<br />
DEFINIZIONI: TRANSITION AND TRANSFER<br />
Il termine “Transition” può essere tradotto come “mutamento”, “passaggio” o “transizione”.<br />
La transizione è il passaggio programmato e progressivo dell’adolescente e del giovane<br />
adulto con malattia cronica dall’assistenza del Pediatra a quella dello specialista dell’adulto<br />
(6). La transizione dovrebbe essere graduale e non improvvisa.<br />
Poiché questo processo sostiene l’indipendenza e la responsabilità del paziente nella<br />
gestione della propria patologia, il genitore dovrebbe lentamente trasferire questa<br />
responsabilità di auto-cura sul paziente stesso. “Transfer” è poi la consegna forma-
Figura 1 Transition pathway<br />
Paziente e genitori<br />
13-16 anni 16-21 anni<br />
Transition<br />
Paziente<br />
(& genitori)<br />
Gastroenterologo Pediatra Gastroenterologo dell’adulto<br />
Transfer<br />
le del paziente pediatrico alle cure dell’adulto, una volta completato il processo di<br />
transizione [Figura 1].<br />
OSTACOLI AD UNA “TRANSIZIONE DI SUCCESSO”<br />
Persone<br />
L’adolescenza è il periodo critico in cui si ha un declino delle capacità di autogestione:<br />
i pazienti giovani in cerca di indipendenza cominciano a rifiutare la supervisione<br />
della loro condizione da parte di un adulto, con la tendenza ad una ridotta compliance<br />
e “adherence” alla terapia, che possono avere come conseguenza la recidiva<br />
di malattia. I pazienti potrebbero temere il distacco dal Pediatra di fiducia e la necessità<br />
di dover ricostruire questa fiducia con il medico dell’adulto (7). Affinchè l’effettivo<br />
trasferimento avvenga, il paziente deve essere pronto, essere cosciente del tipo<br />
di malattia, conoscere i farmaci che utilizza, ma ancora più importante deve avere<br />
la capacità di gestire autonomamente i propri problemi di salute.<br />
Un altro ostacolo ad una transizione di successo è rappresentato dall’ansia dei genitori<br />
di fronte a questa progressiva responsabilizzazione del paziente, dal momento<br />
che la gestione delle IBD è stata affidata a loro fin dalla diagnosi.<br />
È difficile per un genitore dare ai figli l’indipendenza di cui hanno bisogno ed ancor<br />
di più per il Gastroenterologo Pediatra affidare la cura del paziente al collega dell’adulto.<br />
Infine i Gastroenterologi dell’adulto sono preoccupati nel prendere in cura i “bambini”,<br />
dal momento che le IBD rappresentano solo una parte del loro lavoro, molto<br />
focalizzato su altre patologie come il cancro del colon.<br />
Differenze tra le cure del pediatra e dell’adulto<br />
Ci sono differenze fondamentali tra l’assistenza pediatrica e quella dell’adulto nella<br />
gestione delle IBD [Tabella 1]. Il Pediatra guarda al bambino con un approccio<br />
multi-disciplinare e con la partecipazione dei genitori. L’accrescimento rappresenta<br />
un problema fondamentale. L’obiettivo principale è ottenere il miglior controllo<br />
possibile della malattia, cercando di evitare l’uso di farmaci (come i corticosteroidi)<br />
che potrebbero interferire con il processo di crescita staturale e con lo sviluppo<br />
puberale.<br />
Le indagini, come le endoscopie, sono effettuate in anestesia generale e in un ambiente<br />
adatto ai bambini. Infine si da molta importanza agli aspetti psico-sociali e<br />
quando è necessario, come in alcune situazioni di stress (ad esempio gli esami) al<br />
paziente viene offerto un supporto psicologico. Nella medicina dell’adulto il pa-<br />
27
28<br />
IBD Highlights<br />
Tabella 1 Differenze tra l’assistenza pediatrica e quella dell’adulto nella gestione delle IBD<br />
Paediatric IBD care Adult IBD care<br />
Malattia di Crohn > Colite Ulcerosa<br />
Caratteristiche delle IBD<br />
Pancolite<br />
Trattamento di 1a Malattia di Crohn= Colite Ulcerosa<br />
Malattia distale<br />
scelta: nutrizione enterale<br />
Trattamento di 1<br />
Un trattamento aggressivo può modificare la storia naturale<br />
a scelta: corticosteroidi<br />
Trattamento di supporto delle recidive e delle complicanze<br />
Approccio centrato sulla famiglia<br />
Background psicologico<br />
Approccio centrato sul paziente<br />
Necessario il consenso dei genitori<br />
I Gastroenterologi sono più distaccati, più concreti,<br />
I Pediatri sono gentili, disponibili, hanno più tempo<br />
hanno meno tempo<br />
Problemi di compliance durante la pubertà devono essere Ambiente più business -like<br />
presi in considerazione<br />
Minore considerazione per la compliance del paziente<br />
Pediatra Gastroenterologo<br />
Servizi ed indagini<br />
Medico specialista in Gastroenterologia<br />
Approccio multidisciplinare: nutrizionista, psicologo,<br />
Meno frequente approccio multidisciplinare<br />
infermiere dedicato<br />
Endoscopie in anestesia generale<br />
Endoscopie senza o con minima sedazione<br />
Problemi specifici dell’adolescente<br />
Accrescimento di fondamentale importanza, l’obiettivo<br />
è di completare in condizioni ottimali lo sviluppo puberale<br />
Droga, fumo, alcool, sessualità<br />
Esami scolastici, preparazione per l’università/apprendistato<br />
La crescita non rappresenta un problema<br />
ziente è responsabile in prima persona per il suo/sua salute e l’ambiente è più<br />
business-like (8).<br />
Comunicazione tra i centri<br />
La mancanza di un protocollo di transizione ostacola il processo di transizione stesso.<br />
I dati relativi all’esordio di malattia, alla sede, all’istologia ed alla terapia e lo<br />
sfondo psicosociale del paziente spesso non vengono comunicati al medico dell’adulto,<br />
aumentando così il rischio di non continuità nella cura.<br />
Sia il Pediatra che il Gastroenterologo dovrebbero sviluppare un protocollo standardizzato<br />
di transizione e dovrebbero continuare a collaborare durante tale processo<br />
(9).<br />
PRINCIPI E CONCETTI CHIAVE<br />
DELLA TRANSIZIONE DI SUCCESSO<br />
L’adolescenza è caratterizzata da un profondo sconvolgimento emotivo e dal desiderio<br />
di indipendenza dai genitori. Inoltre i pazienti con malattie croniche ad insorgenza<br />
precoce possono avere ritardo nello sviluppo sia cognitivo che fisico.<br />
Essi devono pertanto passare attraverso alcune tappe cruciali di transizione prima del<br />
transfer. Hanno bisogno di comprendere la causa della loro malattia, nonché di avere<br />
la consapevolezza delle sue implicazioni a breve e lungo termine (infezioni, rischio neoplastico,<br />
effetti collaterali dei farmaci, impatto sulla gravidanza e sulla fertilità ecc).<br />
È necessario che essi dimostrino senso di responsabilità per la propria salute, ad<br />
esempio conoscere il nome dei farmaci, il perché li prendono, il dosaggio e chi contattare<br />
per le prescrizioni e per fissare in maniera autonoma i propri appuntamenti<br />
ambulatoriali.
Transitional care nel management dell’adolescente<br />
con malattia infiammatoria cronica intestinale<br />
Devono anche sapere quando e chi contattare per domande o in caso di recidiva di<br />
malattia. Infine devono sentirsi pronti e devono esprimere la loro disponibilità a passare<br />
alle cure dell’adulto.<br />
I Pediatri dovrebbero incoraggiare i pazienti ad incontrare il medico e gli infermieri<br />
da soli, magari a parlarci prima, con i genitori che subentrano in seguito durante la<br />
visita. Essi dovrebbero anche porre le loro domande personali, per esempio preparando<br />
a casa una lista delle cose che vorrebbero chiedere e poi chiederle durante la<br />
visita.<br />
L’obiettivo di un programma di transizione dovrebbe essere quello di promuovere la<br />
capacità di comunicazione, i processi decisionali, l’assertività, la cura di sé, l’autodeterminazione,<br />
l’auto-difesa e rafforzare il senso di controllo e di indipendenza. I genitori<br />
dovrebbero essere supportati durante questo processo di transizione.<br />
L’assistenza sanitaria dovrebbe essere centrata sul paziente e sul suo grado di sviluppo:<br />
si dovrebbe tener conto della capacità cognitiva, del livello di istruzione, della<br />
situazione finanziaria, delle questioni etiche, del problema della non aderenza al<br />
trattamento.<br />
L’educazione di pazienti, genitori, Pediatri e medici dell’adulto dovrebbe essere uno<br />
degli obiettivi di un programma di transizione di successo.<br />
Problemi potenziali sono la dipendenza eccessiva dei pazienti dal modello di cura<br />
pediatrico e la scarsa disponibilità a lasciare andare il paziente da parte del Gastroenterologo<br />
Pediatra.<br />
MODELLI DI TRANSIZIONE<br />
Attualmente ci sono tre modelli di transizione utilizzati in Europa (10).<br />
Il primo modello prevede 3-5 visite combinate annuali a partire dai 14 anni, in<br />
cui sia il Pediatra che il medico dell’adulto vedono il paziente all’interno di un ambiente<br />
multi-disciplinare mentre le altre visite ambulatoriali vengono effettuate dal<br />
Pediatra. Questo modello aiuta il paziente a stabilire un rapporto con il medico che<br />
in futuro si prenderà cura di lui, ma è costoso, richiede molte risorse e se il paziente<br />
non si trova bene nel nuovo ambiente potrebbe rifiutare il successivo follow-up, ostacolando<br />
così il processo di transizione.<br />
Il secondo modello prevede che il Pediatra continui a vedere il paziente, ma verso<br />
la fine della transizione e prima del trasferimento effettivo delle cure, alterna le visite<br />
ambulatoriali con il medico dell’adulto. Questo modello è più conveniente e anche<br />
se il paziente vede il medico dell’adulto ci sono ancora le rassicuranti visite del Pediatra.<br />
Il terzo modello di transizione è una visita ambulatoriale combinata del Pediatra<br />
e del medico dell’adulto in cui il paziente viene affidato in maniera definitiva alle<br />
cure dell’adulto. Questo modello sembra essere il meno efficace in quanto il paziente<br />
potrebbe non essere pronto e, quindi, potrebbe aver timore di lasciare l’assistenza<br />
pediatrica per entrare in un territorio sconosciuto.<br />
CONCLUSIONI<br />
Gli adolescenti devono essere coinvolti nel processo di transizione ed i Pediatri devono<br />
“affrontare il discorso” e non evitare di sollevare l’argomento della transizione<br />
fino a quando non è troppo tardi ed il paziente è diventato un adulto. La transizione<br />
dovrebbe essere parte del curriculum formativo del Gastroenterologo Pediatra e<br />
dell’adulto, e studi prospettici sui vari modelli esistenti per la transizione dell’ adolescente<br />
con IBD dovrebbero essere condotti a livello nazionale ed internazionale.<br />
La transizione è un processo che richiede molte risorse sia umane che finanziarie. Lo<br />
scopo ultimo è quello di garantire al paziente adolescente con IBD un passaggio sicuro<br />
e graduale alla medicina dell’adulto, assicurando una continuità assistenziale di<br />
qualità elevata.<br />
29
Ringraziamenti<br />
Un ringraziamento particolare ad<br />
Osvaldo Borrelli e Fortunata Civitelli<br />
che hanno cortesemente tradotto<br />
l’articolo dall’inglese all’italiano.<br />
Key Points<br />
• Le malattie infiammatorie intestinali<br />
(Inflammatory Bowel Disease,<br />
IBD) sono patologie ad andamento<br />
cronico-recidivante ed il<br />
bambino con IBD diventerà un<br />
adolescente e poi un adulto con<br />
IBD, con esigenze assistenziali e<br />
terapeutiche che si modificano<br />
nel corso degli anni<br />
• Il passaggio dalla cure del<br />
Pediatra Gastroenterologo a quelle<br />
del Gastroenterologo dell’adulto<br />
rappresenta un momento fondamentale<br />
nella storia del paziente<br />
con IBD: esso dovrebbe essere<br />
graduale ed avvenire al termine di<br />
un processo di progressiva responsabilizzazione<br />
del paziente, che<br />
dovrà imparare a gestire in prima<br />
persona la sua malattia. Questo<br />
processo viene definito con il termine<br />
inglese “transitional care”<br />
• Esistono ormai diversi modelli in<br />
letteratura, derivati da altre patologie<br />
croniche come il diabete e<br />
la fibrosi cistica. Tali modelli devono<br />
essere ancora validati nelle IBD<br />
attraverso studi nazionali ed internazionali,<br />
col fine ultimo di garantire<br />
una continuità delle cure di<br />
elevata qualità nell’adolescente<br />
con IBD<br />
30<br />
IBD Highlights<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
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Digestive Diseases 2009;27:382-86.
News in Pediatric<br />
Gastroenterology<br />
Pharmacology<br />
a cura di<br />
MONica Paci<br />
Il contributo dalla<br />
gastroenterologia<br />
dell’adulto in questo numero<br />
è dedicato alla terapia<br />
farmacologica della stipsi<br />
cronica funzionale.<br />
Il Macrogol<br />
ha rivoluzionato nel corso<br />
degli ultimi anni l’approccio<br />
farmacologico ad una<br />
condizione molto frequente<br />
nella popolazione adulta<br />
ma parimenti anche in<br />
quella pediatrica, ha ridotto<br />
il rischio di complicanze<br />
ed ha migliorato la<br />
compliance ad una terapia<br />
che spesso necessita di<br />
essere prolungata nel<br />
tempo. I risultati e la safety<br />
è dimostrata nell’adulto e<br />
nel bambino con numerose<br />
evidenze in letteratura.<br />
Il Gruppo del Prof.<br />
Corazziari rappresenta<br />
un punto di riferimento<br />
nazionale ed internazionale<br />
nello studio dei meccanismi<br />
fisiopatologici della stipsi<br />
cronica.<br />
Macrogol: aspetti farmacologici<br />
e indicazioni terapeutiche<br />
Danilo BaDiali, ivano Biviano, Enrico StEfano corazziari<br />
Dipartimento di Medicina Interna e specialità Mediche, “sapienza” Università degli studi di Roma<br />
Macrogol is a non-absorbable, non-metabolized polyethylene glycol polymer that<br />
is used in high volume solutions for gut cleaning and in daily small volume doses for<br />
chronic constipation. The paper describes the efficacy and the safety of Macrogol<br />
solutions in the treatment of chronic constipation in adults and in children.<br />
INTRODUZIONE<br />
Il Macrogol è un polimero inerte del polietilene glicole (PEG). Composti di Macrogol<br />
sono disponibili in un’ampia varietà di pesi molecolari. La sua struttura è:<br />
HO-CH 2-(CH 2-O-CH 2-) n-CH 2-OH<br />
L’assorbibilità intestinale è inversamente proporzionale alla lunghezza della catena e<br />
forme con massa molecolare superiore a 3000 dalton non vengono praticamente assorbite:<br />
solo lo 0.1-0.2% delle quantità somministrate vengono rilevate nelle urine in<br />
pazienti affetti da malattie infiammatorie intestinali (1). Il Macrogol inoltre non subisce<br />
nessuna degradazione enzimatica né viene metabolizzato dalla flora batterica.<br />
L’osmolarità del Macrogol è superiore a quella prevista per il suo peso molecolare in<br />
quanto l’idrogeno delle molecole dell’acqua si legano al suo atomo di ossigeno polare,<br />
evitando il riassorbimento dell’acqua e degli elettroliti. Il risultato di questa interazione<br />
è che la nuova struttura Macrogol/acqua, che si forma al momento della preparazione,<br />
rimane inalterata dopo l’ingestione sino al colon, dove idrata le feci variandone<br />
consistenza e volume in modo dose-dipendente.<br />
Il razionale dell’uso del Macrogol in gastroenterologia è dato dalla constatazione che<br />
le feci adeguatamente idratate diventano soffici, transitano più velocemente nel colon<br />
e sono evacuate senza difficoltà. Il Macrogol, con peso molecolare di 3350 e 4000 dalton,<br />
è utilizzato per la pulizia intestinale in preparazione alla colonscopia o ad interventi<br />
chirurgici sul colon, e nella terapia della stipsi cronica.<br />
Il MacROgOl NElla TERapIa DElla sTIpsI cRONIca<br />
Piccole dosi giornaliere di soluzioni di Macrogol (8-32 g in 125-500 mL/die di acqua)<br />
sono efficaci, sia a breve che a lungo termine, nell’aumentare la frequenza dell’alvo,<br />
diminuire la presenza di feci dure/caprine, ridurre lo sforzo evacuativo (2) con una<br />
risoluzione della stipsi in ~80% dei pazienti mantenendo l’effetto a lungo termine<br />
(3,4). Questi dati sono stati confermati da una recente meta-analisi (5) che ha analizzato<br />
20 studi controllati per un totale di 2240 pazienti provenienti da Stati Uniti, Europa<br />
e Asia ed ha calcolato il guadagno terapeutico rispetto al placebo in ~2 evacuazioni/<br />
settimana. Questa risposta si ottiene senza la comparsa di effetti collaterali, quali urgenza<br />
defecatoria con emissione di feci liquide, dolore e distensione addominale, che<br />
accompagnano spesso l’uso di altri lassativi. Complessivamente, la tollerabilità di Ma-<br />
31
32<br />
News in Pediatric Gastroenterology Pharmacology<br />
crogol è stata ritenuta buona, senza eventi avversi tranne episodi di diarrea da attribuirsi<br />
ad una dose eccessiva che deve essere evitata riducendo il dosaggio e nessuno studio<br />
ha osservato alterazioni significative di laboratorio.<br />
Diversamente da altri lassativi, i cui effetti spesso si riducono nel tempo, la risposta favorevole<br />
del Macrogol perdura senza significativi effetti collaterali per lunghi periodi,<br />
senza dover aumentare la dose giornaliera, che invece può essere talora ridotta mantenendo<br />
invariata l’efficacia terapeutica (3). Quindi, a differenza dei comuni lassativi<br />
che richiedono un progressivo aumento del dosaggio, col Macrogol dopo un periodo<br />
di stabilità, la dose può essere ridotta gradualmente sino ad identificare quella minima<br />
efficace.<br />
L’analisi del transito intestinale ha rilevato che l’assunzione di 250 ml, due volte al<br />
giorno, di una soluzione elettrolitica di Macrogol determina l’accelerazione del transito<br />
a livello del colon sinistro e del retto e non nel colon destro, caratteristica questa che<br />
lo rende efficace sia nella stipsi da rallentato transito che nella stipsi con defecazione<br />
difficoltosa, anche in presenza di rettocele e intussuscezione retto-anale (6): in questi<br />
casi il miglioramento è probabilmente dovuto ad una facilitazione dell’evacuazione<br />
grazie alla modificazione della consistenza delle feci.<br />
Non si sono osservate differenze di efficacia tra soluzioni iso o ipo-osmotiche, tuttavia,<br />
in caso di somministrazione in dosi elevate e/o per un periodo di tempo prolungato è<br />
preferibile l’uso delle formulazioni iso-osmotiche, arricchite di elettroliti per evitare<br />
squilibri dovuti a perdite, seppure trascurabili, di sodio, potassio e bicarbonato (7).<br />
Studi controllati hanno dimostrato che il Macrogol mostra maggiore efficacia e minori<br />
effetti collaterali rispetto ad altri lassativi quali ispagula, lattulosio, tegaserod (8) e,<br />
rispetto al lattulosio, un migliore rapporto costo/beneficio per un minore costo complessivo<br />
del trattamento (9).<br />
Il MacROgOl IN pEDIaTRIa<br />
Il trattamento della stipsi nei bambini si avvale principalmente di lassativi osmotici e<br />
tra essi recentemente è stato proposto ripetutamente il Macrogol per i suoi scarsi effetti<br />
indesiderati.<br />
In uno studio controllato (10), in bambini con età compresa tra 2 e 11 anni, il Macrogol<br />
ha aumentato significativamente la frequenza dell’alvo rispetto al placebo con una<br />
differenza media di incremento di oltre 1.5 evacuazioni/settimana. La dose media<br />
utilizzata è stata 0.6 g/kg pc per la fascia di età 2-6 anni e 0.7 g/kg pc in quella<br />
7-11-anni.<br />
L’efficacia complessiva è stata confermata dal miglioramento di altri sintomi come il<br />
dolore alla defecazione e il ricorso a presidi per stimolare l’evacuazione. Non sono stati<br />
rilevati eventi avversi gravi e sebbene sia stata utilizzata una soluzione con elettroliti,<br />
meno palatabile, la compliance dei pazienti è stata soddisfacente.<br />
Nel bambino la stipsi si associa a ritenzione di feci con impatto fecale per cui l’algoritmo<br />
terapeutico deve prevedere di liberare il retto e il colon dall’ostruzione causata<br />
dalle feci stesse.<br />
Per migliorare l’aderenza alla terapia è preferibile ricorrere a una pulizia per via<br />
orale piuttosto che per via anale con clisteri o manovre manuali. Soluzioni elettrolitiche<br />
di Macrogol somministrate a dosi crescenti (da 13.8 a 55.2 g/die nei bambini<br />
con età compresa tra 2 e 4 anni; da 27,6 a 82,8 g/die nella fascia 5-11 anni) si sono<br />
dimostrate efficaci nel disimpattare il retto in un periodo di tempo massimo di 7<br />
giorni impiegando complessivamente circa 3.5 L di soluzione nei bambini tra 2 e 4<br />
anni e circa 6 L nella fascia tra 5 e 11 anni (10). Inoltre il Macrogol, somministrato<br />
a piccole dosi giornaliere (125-250 ml/die), si è dimostrato essere più efficace del<br />
lattulosio nel mantenere il retto disimpattato senza dover aggiungere un lassativo di<br />
contatto come la senna (10).
Macrogol: aspetti farmacologici e indicazioni terapeutiche<br />
cONclUsIONI<br />
Le soluzioni di Macrogol nel trattamento della stipsi cronica degli adulti hanno evidenza<br />
clinica di grado A e livello di evidenza 1 per efficacia sulla frequenza e la facilitazione<br />
delle evacuazioni.<br />
Nel bambino le soluzioni di Macrogol ad alte dosi sono utili nella terapia iniziale per<br />
disimpattare il colon-retto e quindi per il trattamento cronico alla dose tra 0.4 a 0.8 g/<br />
kg/die adattandola alla risposta terapeutica valutata mediante frequenza dell’alvo e consistenza<br />
delle feci.<br />
BIBlIOgRaFIa<br />
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PMID:16819379.<br />
Key Points<br />
•Il macrogol è un polimero inerte con<br />
effetto osmotico, non assorbibile e<br />
non fermentabile dalla flora batterica<br />
•Il macrogol lega le molecole d’acqua<br />
formando un composto che<br />
attraversa l’intestino senza causare<br />
assorbimento di acqua ed elettroliti<br />
•Il macrogol è indicato nella terapia<br />
della stipsi cronica per il suo effetto<br />
sulla frequenza dell’alvo, caratteristiche<br />
delle feci e facilitazione dell’evacuazione,<br />
senza provocare effetti<br />
indesiderati gravi<br />
•Nel trattamento della stipsi del bambino<br />
può essere utilizzato per disimpattare<br />
il retto-colon senza ricorrere<br />
a clismi evacuativi o manovre<br />
manuali ed è più efficace del lattulosio<br />
nella terapia di mantenimento<br />
•La dose deve essere personalizzata<br />
ricercando la dose minima efficace<br />
valutando frequenza delle evacuazioni<br />
e consistenza delle feci<br />
33
34<br />
Recent Advance<br />
in Basic Science<br />
a cura di<br />
salvatore accomando<br />
At least 15% of school age<br />
children are affected by<br />
abdominal pain secondary<br />
to FGIDs, with important<br />
repercussions on the<br />
quality of life. Experimental<br />
evidences have clearly<br />
demonstrated the existence<br />
of a state of hypersensitivity<br />
in subjects, meaning that<br />
they have lower thresholds<br />
to rectal distension. This<br />
abnormality could derive<br />
from impaired function in<br />
local sensory receptors<br />
and central nervous<br />
system processing. In<br />
addition many evidences<br />
indicate that neuroimmune<br />
crosstalk, mainly<br />
involving mastcells, is<br />
unbalanced. Despite the<br />
increasing evidences, the<br />
pathogenesis of visceral<br />
hypersensitivity in FGIDs is<br />
yet to be fully characterized<br />
and it is likely to be<br />
multifactorial.<br />
I meccanismi dell’ipersensibilità<br />
viscerale<br />
Marcella Pesce, alessandra d’alessandro, Giovanni sarnelli<br />
Gastroenterologia Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale<br />
Università Federico II di Napoli<br />
INtroDUzIoNe e CoNCettI GeNeralI<br />
L’esistenza del sistema nervoso enterico (SNE) è nota sin dalla fine dell’Ottocento, tuttavia,<br />
l’idea che il nostro intestino sia “intelligente” e capace di agire in maniera del tutto autonoma<br />
dal sistema nervoso centr0ale (SNC) si è affermata soltanto negli ultimi decenni.<br />
È ormai noto che il SNE è in grado di coordinare ed organizzare le funzioni sensitivo-motorie,<br />
secretorie e di assorbimento proprie dell’apparato gastrointestinale, attraverso una complessa<br />
rete neuronale, dislocata lungo tutto il tratto digerente. Queste funzioni sono assicurate<br />
da circa 100 milioni di neuroni, un numero paragonabile a quelli del midollo spinale, da cui<br />
l’assunto di “cervello nella pancia”. Sebbene funzionalmente autonomo, il SNE è connesso<br />
al SNC che a sua volta può contribuire nella modulazione delle funzioni digestive realizzando<br />
un sistema altamente integrato, il cosiddetto brain/gut axis. L’integrità morfofunzionale<br />
di quest’asse rappresenta, quindi, un requisito indispensabile per veicolare in maniera<br />
appropriata gli stimoli di provenienza viscerale. Fisiologicamente la maggior parte degli stimoli<br />
provenienti dall’apparato digerente non viene percepita a livello cosciente, tuttavia, in<br />
condizioni particolari, può verificarsi un’alterazione della sensibilità viscerale, con percezione<br />
abnorme di stimoli fisiologicamente subliminali e sviluppo di sintomi gastrointestinali. Questa<br />
condizione patologica è nota come ipersensibilità viscerale ed è uno dei principali meccanismi<br />
coinvolti nella patogenesi dei sintomi delle patologie funzionali gastrointestinali<br />
(FGID); tra le quali la dispepsia funzionale (FD) e la sindrome dell’intestino irritabile<br />
(IBS) rappresentano le più comuni. Secondo l’attuale definizione, le FGID sono dei disordini<br />
accomunati dalla ricorrenza di sintomi gastrointestinali, in assenza di alterazioni organiche<br />
in grado di determinarli. Si stima che circa il 15% della popolazione in età scolare<br />
lamenti sintomi ricorrenti ascrivibili a tali patologie, con importanti ripercussioni sociali ed un<br />
enorme impatto sulla qualità di vita.<br />
MeCCaNISMI DI baSe<br />
Numerose evidenze sperimentali hanno ampiamente dimostrato l’esistenza di una condizione<br />
di ipersensibilità nei pazienti con IBS. Infatti, un’elevata percentuale di questi ultimi<br />
(50-90%) presenta una più bassa soglia di percezione alla distensione rettale, rispetto ai<br />
soggetti di controllo. Analogamente i soggetti con FD presentano basse soglie di stimolazione<br />
gastrica. In altre parole, i soggetti con IBS e FD non riescono a tollerare gli stessi<br />
volumi dei soggetti di controllo. Sebbene il preciso meccanismo alla base di questo disturbo<br />
non sia stato ancora identificato, è verosimile che in questi soggetti la distensione attivi<br />
un particolare sottogruppo di neuroni del SNE sensibili alla stimolazione meccanica; come<br />
conseguenza di questa attivazione si determina una percezione spiacevole e la genesi<br />
del sintomo. Recentemente è stato inoltre dimostrato che nei pazienti con FGID, oltre ad<br />
una ipersensibilità meccanica è presente anche una ipersensibilità verso stimoli di natura<br />
chimica e termica, che è mediata da neuroni che funzionano da termo e chemocettori.<br />
Da quanto detto emerge quindi il concetto che per cause non ancora conosciute si determina<br />
una anomala eccitazione dei neuroni enterici, con la conseguente genesi di sintomi.<br />
Sebbene i meccanismi non siano ancora del tutto chiariti studi recenti hanno dimostrato<br />
che uno dei probabili meccanismi è rappresentato dall’ infiammazione tissutale. Questa<br />
evidenza è clinicamente suggerita dalla persistenza di sintomi IBS simili in pazienti affetti<br />
da malattie infiammatorie croniche intestinali in fase di remissione clinica. Più recente-
mente è stato invece dimostrato che in circa il 30% dei pazienti, i sintomi gastrointestinali<br />
si sono manifestati dopo un episodio acuto di gastroenterite, indicando che l’infiammazione<br />
tissutale secondaria all’infezione sia in grado di iniziare una cascata di eventi che comporta<br />
un’eccitazione neuronale anomala. La spiegazione di tali fenomeni risiede nelle<br />
complesse interazioni vigenti fra neuroni e cellule immunitarie. Questi due gruppi cellulari<br />
infatti sono in grado di influenzarsi reciprocamente, creando un vero e proprio<br />
crosstalk neuro-immune. Tra le possibili cellule immunitarie coinvolte, si ritiene che<br />
le mast cellule (MC) svolgano un ruolo centrale nello sviluppo dell’ipersensibilità. Studi di<br />
immunoistochimica hanno infatti dimostrato che nella mucosa intestinale di pazienti con<br />
IBS vi è un aumentato numero di MC, le quali sono in rapporto di stretta vicinanza con<br />
le terminazioni nervose. I mediatori rilasciati dalle MC, soprattutto istamina, serotonina e<br />
proteasi, sono in grado di eccitare le terminazioni nervose, determinando la comparsa di<br />
diarrea e dolore addominale. Accanto al coinvolgimento dei mediatori delle MC, altri<br />
meccanismi sono stati ipotizzati per spiegare l’ipersensibilità viscerale. In particolare, è<br />
stato dimostrato che neuroni che esprimono il recettore polimodale TRPV1, il cui agonista<br />
naturale è la capsaicina (ingrediente piccante del peperoncino rosso) sono coinvolti nelle<br />
sensazioni termo-dolorifiche viscerali. Studi della letteratura indicano che nel retto di pazienti<br />
con IBS si ha un’aumentata espressione di tali neuroni; è verosimile pertanto ipotizzare<br />
che esse siano coinvolte nell’induzione di uno stato cronico di infiammazione “neurogenica”.<br />
Ad ulteriore conferma di questa ipotesi va inoltre aggiunto che altri due<br />
neuropeptidi, la sostanza P (SP) e il peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP),<br />
partecipano alla modulazione delle sensazioni dolorose viscerali e nel contempo sono in<br />
grado di influenzare le risposte immuni mucosali.<br />
IpoteSI eUrIStICa Dell’IperSeNSIbIlItà vISCerale<br />
Affinché una stimolazione viscerale diventi un sintomo spiacevole è necessario che gli<br />
stimoli originati dall’apparato digerente siano convogliati al SNC da cui vengono elaborati.<br />
Da quanto detto appare evidente che alla genesi dell’ipersensibilità viscerale partecipi<br />
anche un’alterazione dei processi cognitivi. Infatti in molti pazienti con FGID è comune<br />
una storia di abusi sessuali, suggerendo in questi soggetti un’alterazione dello stato<br />
d’ansia, del tono dell’umore o la presenza di disturbi di somatizzazione possano essere<br />
rilevanti da un punto di vista patogenetico. In uno studio recente, è stato dimostrato come<br />
l’ansia sia associata significativamente all’ipersensibilità gastrica in pazienti con FD. Inoltre<br />
in questi soggetti studi di neuroimaging hanno permesso di dimostrare un’anomala<br />
attivazione della corteccia somatosensoriale, ipotizzando un deficit della modulazione<br />
delle afferenze sensoriali da parte dei sistemi inibitori discendenti. Il deficit dei sistemi<br />
inibitori in questi pazienti potrebbe tradursi in un’esaltata<br />
percezione dolorifica a stimoli non algogeni (allodinia),<br />
mediata da processi cognitivi di “attenzione” e<br />
“vigilanza” (ipervigilanza). Appare dunque evidente<br />
come nessuno dei meccanismi precedentemente proposti<br />
sia da solo in grado di spiegare lo spettro sintomatologico<br />
delle FGID. L’attuale modello euristico della<br />
patogenesi coinvolge più componenti del brain/gut<br />
axis ed implica l’ipereccitabilità del SNE, l’alterata<br />
elaborazione corticale degli input viscerali e l’alterata<br />
modulazione dei sistemi inibitori discendenti [Figura 1].<br />
Sebbene il contributo di ognuno di questi meccanismi<br />
alla genesi dei sintomi gastrointestinali funzionali rimanga<br />
ancora poco chiaro, la multifattorialità dell’ipersensibilità<br />
viscerale è suggestiva della necessità di un<br />
approccio terapeutico multidisciplinare.<br />
Serotonina<br />
Istamina<br />
Mastcellule<br />
CGRP<br />
Sostanza P<br />
Sistemi<br />
inibitori<br />
discendenti<br />
Figura 1 I meccanismi dell’ipersensibilità viscerale<br />
Neuroni<br />
TRPV1<br />
positivi<br />
Stress<br />
Area<br />
Infiammazioni<br />
Infezioni<br />
Stress<br />
Antigeni alimentari<br />
35
36<br />
Recent Advance in Basic Science<br />
bIblIoGraFIa<br />
1. Mertz H, Naliboff B, Munakata et al. Altered rectal perception is a biological marker of patients<br />
with irritable bowel syndrome. Gastroenterology 1995 Jul;109(1):40-52.<br />
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gastrointestinal tract. Digestive and Liver Disease 2004;(36):371-376.<br />
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Neurogastroenterology and Motility 2007;19(1):29-46.<br />
4. Jackie D. Wood. Enteric Neuroimmunophysiology and Pathophysiology. Gastroenterology<br />
2004;127:635-657.<br />
5. Barbara G, De Giorgio R, Stanghellini V et al. A role for inflammation in irritable bowel syndrome?<br />
Gut 2002; 51:i41-i44 doi:10.1136/gut.51.suppl_1.i41.<br />
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Gastroenterology 2004;127:1239-55.<br />
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Key Points<br />
• L’ipersensibilità viscerale è una condizione patologica nella quale si realizza un’abnorme<br />
percezione degli stimoli viscerali con lo sviluppo di sintomi gastrointestinali<br />
• L’ipersensibilità viscerale è uno dei principali meccanismi patogenetici delle patologie<br />
funzionali gastrointestinali, quali la sindrome dell’intestino irritabile e la dispepsia<br />
funzionale<br />
• L’ipersensibilità potrebbe essere la conseguenza di un’anomala eccitazione dei neuroni<br />
del sistema nervoso enterico, con la conseguente genesi dei sintomi gastrointestinali<br />
• L’attuale modello euristico della patogenesi coinvolge l’ipereccitabilità del sistema<br />
nervoso enterico, l’alterata elaborazione corticale degli input viscerali e l’alterata<br />
modulazione dei sistemi inibitori discendenti<br />
• Data la multifattorialità della patogenesi è necessario un approccio terapeutico<br />
multidisciplinare per trattare i sintomi riferiti dai pazienti
GastroPed Quiz<br />
a cura di<br />
cLaudiO rOMaNO<br />
Celiachia e dintorni...<br />
Renato tambucci, FRancesca Rea, LauRa Di ioRio, antoneLLa PoLito, GabRieLLa minò,<br />
FRancesco maRia Paone<br />
Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Pediatrica, Policlinico Tor Vergata di Roma<br />
PRESENTAZIONE CLINICA<br />
L. è un bambino di 7 anni con anamnesi familiare di atopia. Dermatite atopica nel primo mese di vita. Dieta senza PLV con test<br />
di provocazione orale eseguito all’età di 14 mesi. Dal 2° anno di vita broncospasmo ricorrente ed oculorinite stagionale. Dall’età<br />
di 6 anni comparsa di sintomatologia caratterizzata da episodi di dolori addominali con risvegli notturni, localizzazione talvolta<br />
epigastrica, alvo frequente. Indagini di I livello con evidenza di: ipereosinofilia periferica (16,5% - 1.400/mcL), IgE totali<br />
(992 UI/ml), tTG: 36U/ml, EMA: pos, HLA con presenza di aplotipo DQ2.<br />
ESAME OBIETTIVO<br />
Addome diffusamente dolente, soprattutto in sede<br />
epigastrica.<br />
SVILUPPO DEL CASO CLINICO PRIMA PARTE<br />
EGDS (nel sospetto di celiachia): mucosa esofagea<br />
con evidenza al terzo medio e distale di strie longitudinali,<br />
aspetto trachealizzato e placche biancastre<br />
[Figura 1], gastrite nodulare (GN) [Figura 2] a livello<br />
antrale e mucosa normale a livello duodenale. Si<br />
eseguono pertanto biopsie multiple a carico di esofago,<br />
stomaco, bulbo e seconda porzione duodenale.<br />
Figura 1 Lesioni esofagee<br />
caratteristiche di EoE prima<br />
della DSG<br />
La soluzione del caso clinico a pagina 40<br />
Figura 2 Gastrite nodulare<br />
IPOTESI DIAGNOSTICHE<br />
• Esofagite Erosiva in soggetto con celiachia<br />
• Esofagite Eosinofila (EoE) in soggetto con celiachia<br />
• Gastroenteropatia Eosinofila in soggetto con celiachia<br />
• Malattia peptica Helicobacter pylori (Hp) correlata in soggetto con celiachia<br />
37
38<br />
Endoscopy<br />
Learning Library<br />
a cura di<br />
FiLiPPO TOrrONi<br />
La polipectomia<br />
Giovanni Di narDo, Salvatore oliva, GiuSeppe paGliaro, Chiara Ziparo, Salvatore CuCChiara<br />
U.o.c. Gastroenterologia ed epatologia Pediatrica, dipartimento di Pediatria, Policlinico Umberto i,<br />
Università “sapienza”di roma<br />
Endoscopic polypectomy is a procedure of choice for the treatment of polyps.<br />
The most common polypectomy complications are early and late bleeding. To safely and completely remove large<br />
polyps, techniques that prevent bleeding are valuable. Prophylactic endoscopic treatments<br />
are effective at reducing early bleeding after colonoscopic polypectomy.<br />
However, patients with late bleeding may not benefit from prophylaxis.<br />
Presentazione del caso clinico<br />
C.C., femmina di 8 anni, con pregressa diagnosi di celiachia effettuata all’età di 7 anni presso il nostro<br />
centro sulla base della sintomatologia clinica caratterizzata da diarrea e dolori addominali, della positività<br />
della sierologia e dell’esame istologico che mostrava<br />
un quadro di marcata atrofia dei villi intestinali (Marsh<br />
III b).<br />
La bambina torna alla nostra osservazione per episodi<br />
di rettorragia (circa 1 episodio a settimana). Non sintomi<br />
associati (dolori addominali, calo ponderale o alterazioni<br />
di consistenza delle feci). Esami di I livello compresi<br />
indici di flogosi emocromo e ferritina nella norma,<br />
nulla da segnalare all’esame obiettivo addominale e<br />
della regione perianale. La diagnostica differenziale<br />
nell’ambito delle cause di rettorragia in età pediatrica<br />
possono prevedere, considerata la fascia di età della paziente<br />
e l’assenza di sintomatologia associata, in I istanza<br />
lesioni perianali, polipi giovanili o eventuali esordi di<br />
coliti specifiche (IBD) o coliti self-limited (infettive, allergiche).<br />
È stata considerata la colonscopia una indagine<br />
da eseguire in Ia istanza con riscontro a livello del colon<br />
discendente di un polipo peduncolato del diametro di<br />
2.5 cm.<br />
la scelta della tecnica<br />
Per la PoliPectomia<br />
In relazione alla presenza di peduncolo lungo, di diametro<br />
rilevante e localizzato in una sede in cui un<br />
eventuale sanguinamento avrebbe potuto comportare<br />
difficoltà per una adeguata emostasi, si è deciso<br />
di procedere a polipectomia con ansa diatermica<br />
previo posizionamento alla base del peduncolo un<br />
endo-loop.<br />
Figura 1 Posizionamento dell’endo-loop alla base del peduncolo.<br />
Figura 2 Resezione del polipo con ansa diatermica<br />
dopo posizionamento di endo-loop.
Figura 3 Endo-loop ben posizionato alla base del peduncolo<br />
dopo asportazione del polipo.<br />
Il paziente è stato in osservazione per 48 ore dopo la<br />
procedura senza presentare nessuna complicanza. L’esame<br />
istologico ha evidenziato i caratteri di un polipo<br />
iperplastico giovanile.<br />
conclUsioni e messaGGi Pratici<br />
• La polipectomia endoscopica è la procedura di scelta per il trattamento non chirurgico dei polipi del colon.<br />
• Le complicanze della polipectomia endoscopica includono perforazione e sanguinamento. Quest’ultima<br />
complicanza è riportata in una percentuale variabile da 2 al 6% di tutte le polipectomie.<br />
• Non ci sono linee guida per la profilassi del sanguinamento post-polipectomia. Le tecniche endoscopiche<br />
includono l’iniezione di adrenalina o l’utilizzo di tecniche meccaniche come le clip o gli endoloop. Una<br />
recente metanalisi ha dimostrato che queste tecniche sono efficaci nel ridurre il sanguinamento post-polipectomia<br />
precoce, tuttavia non sembrano dare beneficio per il sanguinamento tardivo.<br />
• La scelta della procedura dipende dall’esperienza dell’ endoscopista e dalla sede e caratteristiche del polipo.<br />
• I fattori di rischio in presenza dei quali è consigliato utilizzare una tecnica di profilassi del sanguinamento<br />
postpolipectomia sono: polipo sessile con larga base d’impianto, polipo con peduncolo spesso e lungo, l’uso<br />
di anticoagulanti o la presenza di coagulopatia nota, posizione del polipo in una sede in cui un eventuale<br />
sanguinamento potrebbe essere difficile da trattare.<br />
BiBlioGraFia<br />
1. Li LY, Liu QS, Li L et al. A meta-analysis and systematic review of prophylactic endoscopic treatments for postpolypectomy<br />
bleeding. Int J Colorectal Dis 2011;26:709-719.<br />
2. Hyun S. Kim, Tae I. Kim, Won H. Kim et al. Risk factors for immediate postpolypectomy bleeding of the colon: a multicenter<br />
study. Am J Gastroenterol 2006;101:1333-1341.<br />
39
GastroPed Quiz<br />
a cura di<br />
cLaudiO rOMaNO<br />
SVILUPPO DEL CASO CLINICO SECONDA PARTE<br />
L’esame istologico duodenale conferma il sospetto di celiachia (score 3C secondo Marsh-<br />
Oberhuber). A livello esofageo si evidenzia un infiltrato eosinofilo (peak count>20 eos/High<br />
Power Field) [Figura 3]. A livello gastrico evidenza istologica e colturale di infiltrazione da Hp.<br />
Viene pertanto posta diagnosi di esofagite eosinofila, gastrite cronica attiva Hp correlata in<br />
soggetto con celiachia in fase florida. Viene avviata dieta senza glutine (DSG) e prescritta<br />
terapia eradicante per gastrite Hp correlata. A distanza di 6 mesi regressione della sintomatologia,<br />
il look endoscopico mostrava una normalizzazione macroscopica della mucosa gastrica<br />
ed esofagea, assente l’infiltrato eosinofilo esofageo all’istologia [Figura 4].<br />
PUNTI CRITICI DELLA DIAGNOSTICA DIFFERENZIALE<br />
La diagnosi di celiachia è certa in relazione all’istologia duodenale. Il quadro endoscopico<br />
esofageo è apparso suggestivo per EoE poi confermato all’esame istologico. L’associazione<br />
celiachia - EoE è stata negli ultimi anni descritta in letteratura con prevalenza<br />
riportata di EoE nei pazienti celiaci del 4% (1). Il quadro endoscopico relativo alla<br />
mucosa gastrica è correlabile alla diagnosi di gastrite cronica Hp correlata (2), che può<br />
essere considerato un riscontro occasionale. La patogenesi alla base di un eventuale<br />
associazione tra celiachia ed EoE sono profondamente differenti e apparentemente<br />
contrastanti (risposta di tipo Th1 e Th2 rispettivamente); con quali meccanismi l’avvio<br />
della DSG, in un buon numero di pazienti, determini la risoluzione dell’infiammazione<br />
Figura 3 Infiltrato eosinofilo esofageo<br />
prima della DSG<br />
Figura 4 Risoluzione dell’eosinofilia esofagea<br />
dopo 6 mesi di DSG<br />
esofagea appare oggetto di approfondimento. È ipotizzabile che l’aumentata permeabilità intestinale dovuta al danno mucosale glutine<br />
indotto possa facilitare l’esposizione del sistema immunitario intestinale a diversi antigeni inducendo una reazione di ipersensibilità<br />
in soggetti predisposti (1,3,4).<br />
Approccio: Per quanto argomento dibattuto in letteratura (5,6), si è deciso di avviare terapia eradicante per gastrite cronica attiva Hp.<br />
In riferimento alla diagnosi di EoE, non è stato avviato alcun trattamento specifico in I istanza, in attesa di valutare il comportamento<br />
clinico dopo avvio di DSG. (1,3,4).<br />
COSA INSEGNA IL CASO CLINICO<br />
Nel paziente con celiachia in fase florida, soprattutto se con storia di atopia, durante la valutazione endoscopica per la definizione diagnostica,<br />
è utile valorizzare reperti endoscopici compatibili con il sospetto di EoE associandoli anche ad un campionamento bioptico<br />
(almeno 5 biopsie distribuite tra porzione prossimale, media e distale dell’esofago). In caso di conferma diagnostica di EoE in soggetto<br />
con celiachia in fase florida, in assenza di sintomi importanti (episodi food impact) e/o complicanze (stenosi) può essere utile in prima<br />
istanza avviare DSG in maniera esclusiva (7).<br />
40<br />
Soluzione del caso clinico di pagina 37<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Celiachia e dintorni...<br />
Renato tambucci, FRanceSca Rea, LauRa Di ioRio, antoneLLa PoLito, GabRieLLa minò,<br />
FRanceSco maRia Paone<br />
Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Pediatrica, Policlinico Tor Vergata di Roma<br />
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7. Liacouras CA, Furuta GT, Hirano I et al. Eosinophilic esophagitis: updated consensus recommendations for children and adults.<br />
J Allergy ClinImmunol 2011:128:3-20.
PedGl snapshots<br />
a cura di<br />
salvatore accomando<br />
e mariella Baldassarre<br />
La perforazione intestinale<br />
Valentina Rossi, alessio Pini PRato, GiRolamo mattioli<br />
Istituto Giannina Gaslini, Università di Genova<br />
Intestinal perforation is one of the most severe problem or complications in paediatric<br />
population. Perforation of the gut leads to leakage of intestine contents into the<br />
abdominal cavity. This cause inflammation called peritonitis. Perforations occur<br />
when erosion, infection or other factors create a weak spot in the organ and internal<br />
pressure causes a rupture. It also may result from a deep penetrating wound caused<br />
by trauma. Symptoms may include abdominal pain, chills, fever, nausea, vomiting and<br />
haemodinamic instability in the worst scenario. Radiological findings suggestive but<br />
not diagnostic of intestinal perforation are pneumoperitoneum, bowel wall thickening,<br />
free intraperitoneal fluid, bowel wall enhancement, and dilated bowel. Treatment usually<br />
involves surgery to repair the perforation.<br />
DefInIzIone<br />
La perforazione intestinale è una grave urgenza chirurgica, definibile come una soluzione di<br />
continuo che attraversa a tutto spessore la parete intestinale mettendo in comunicazione l’interno<br />
del viscere con la cavità addominale determinando la comparsa di un quadro peritonitico.<br />
La perforazione, spesso riscontrata in particolari sedi elettive, può essere unica (più frequente)<br />
o multipla, oppure può essere definita in cavità libera o circoscritta per la presenza di<br />
aderenze infiammatorie che limitano il processo.<br />
ezIoloGIa/PatofIsIoloGIa<br />
La perforazione intestinale pare essere il risultato di un’ischemia circolatoria selettiva, dovuta a<br />
microemboli e/o dovuta ad un naturale meccanismo di difesa dell’organismo in risposta a<br />
ipossia, a stress fisiologico, shock che devia selettivamente l’apporto sanguigno verso gli organi<br />
vitali (cuore, cervello, polmoni) a discapito di organi “meno nobili” come l’intestino. Tutto ciò<br />
porta alla necrosi parietale intestinale e alla successiva perforazione. Può essere il risultato finale<br />
di un’occlusione intestinale.<br />
Le più comuni patologie in età pediatrica che possono complicarsi e portare a casi di perforazione<br />
intestinale (o addirittura manifestarsi come tali già all’esordio) sono: appendicite acuta, atresie<br />
intestinali, malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI: morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa),<br />
morbo di Hirschsprung, enterocoliti necrotizzanti (NEC), ileo da meconio, diverticolo di<br />
Meckel, invaginazione intestinale, sindrome del microcolon, tubercolosi, tifo, enteriti attiniche,<br />
neoplasie (specie linfomi), traumi (per esempio da cintura di sicurezza), da farmaci (per esempio<br />
steroidi), da fecalomi o corpi estranei, iatrogene (da colonscopia), idiopatiche (come la perforazione<br />
gastrica spontanea, perlopiù riscontrata in epoca neonatale).<br />
QUaDro clInIco<br />
L’esordio è generalmente caratterizzato da un quadro di addome acuto accompagnato da<br />
segni e sintomi di peritonismo e occlusione intestinale (vomito biliare, distensione addominale,<br />
alvo chiuso a feci e gas), graduale decadimento delle condizioni cliniche generali con disionie,<br />
ipotensione fino allo shock emodinamico.<br />
DIaGnosI<br />
anamnesi ed esame obiettivo accurati. Esami ematochimici completi ed esami strumentali; in<br />
particolare la principale indagine diagnostica è la radiografia diretta dell’addome in ortostasiche<br />
può mostrare: segni di aria libera e pneumoperitoneo (falce aerea subdiaframmatica mono<br />
o bilaterale), stasi intestinale con dilatazione delle anse. Può essere effettuata una TC addome<br />
con MdC qualora sussistano dubbi diagnostici. Non indicate manovre endoscopiche o utilizzo<br />
di MdC baritato.<br />
Nella pagina seguente vi presentiamo una flow-chart di sintesi del trattamento chirurgico.<br />
41
42<br />
PedGl Snapshots<br />
figura 1 - Perforazione intestinale: sintesi del trattamento chirurgico<br />
conferma raDIoloGIca<br />
Della PerforazIone e/o<br />
conDIzIonI DI InstaBIlItà<br />
clInIco/emoDInamIca<br />
QUaDro clInIco DI aDDome acUto chIrUrGIco<br />
rx DIretta (aP+ll se < 1 anno;<br />
ortostasI se > 1 anno<br />
Intervento chIrUrGIco<br />
laParatomIa/scoPIa<br />
resezIone/anastomosI vs<br />
stomIa (In Base a seDe,<br />
GravItà, età Del PazIente)<br />
BIBlIoGrafIa<br />
assenza DI franchI seGnI<br />
DI PerforazIone, conDIzIonI<br />
clInIche eD emoDInamIche<br />
staBIlI<br />
stretto follow-UP clInIco<br />
e strUmentale<br />
Intervento DIfferIBIle<br />
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Dec;115(4):1018-23.