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sommario - SIGENP

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S Sommario<br />

5<br />

6<br />

9<br />

14<br />

17<br />

21<br />

26<br />

31<br />

Commentary<br />

Indipendenza ed obiettività<br />

di Claudio Romano<br />

topiC HigH LigHt<br />

Intervista a Philip M. Sherman<br />

Sindrome dell’intestino irritabile e probiotici<br />

di Mariella Baldassarre<br />

Continuing mediCaL eduCation aCtivities<br />

I Prebiotici<br />

di Marina Russo, Francesca Giugliano, Annamaria Staiano<br />

pediatriC HepatoLogy outside Box<br />

L’asse intestino-fegato alla base dei meccanismi fibrogenici<br />

nella steatoepatite non-alcolica<br />

di Nadia Panera, Daniela Gnani, Sara Ceccarelli<br />

pediatriC nutrition outside Box<br />

I criteri per la valutazione dello stato nutrizionale<br />

di Antonino Tedeschi<br />

training and eduCationaL Corner<br />

La manometria anorettale: metodica ed indicazioni cliniche<br />

di Valentina Giorgio<br />

iBd HigHLigHts<br />

Transitional care nel management dell’adolescente<br />

con malattia infiammatoria cronica intestinale<br />

di Fevronia Kiparissi<br />

news in pediatriC gastroenteroLogy pHarmaCoLogy<br />

Macrogol: aspetti farmacologici e indicazioni terapeutiche<br />

di Danilo Badiali, Ivano Biviano, Enrico Stefano Corazziari


Presidente<br />

Vice-Presidente<br />

Segretario<br />

Tesoriere<br />

Consiglieri<br />

Come si diventa soCi della<br />

L’iscrizione alla <strong>SIGENP</strong> come socio è riservata a coloro che,<br />

essendo iscritti alla Società Italiana di Pediatria, dimostrano<br />

interesse nel campo della Gastroenterologia, Epatologia e<br />

Nutrizione Pediatrica.<br />

I candidati alla posizione di soci <strong>SIGENP</strong> devono compilare<br />

una apposita scheda con acclusa firma di 2 soci presentatori.<br />

I candidati devono anche accludere un curriculum vitae<br />

che dimostri interesse nel campo della Gastroenterologia,<br />

Epatologia e Nutrizione Pediatrica.<br />

In seguito ad accettazione della presente domanda da<br />

parte del Consiglio Direttivo <strong>SIGENP</strong>, si riceverà conferma di<br />

ammissione ed indicazioni per regolarizzare il pagamento<br />

della quota associativa <strong>SIGENP</strong>.<br />

Soci ordinari e aderenti - Dall'anno 2012 i Soci potranno scegliere<br />

tra le seguenti opzioni:<br />

- dal 2012 solo quota associativa annuale <strong>SIGENP</strong> - senza abbonamento<br />

DLD (anno solare) € 35.<br />

- dal 2012 quota associativa annuale <strong>SIGENP</strong> + abbonamento<br />

DLD (anno solare) € 85.<br />

Specializzandi: invariata quota sociale del 2012 - iscrizione<br />

<strong>SIGENP</strong> (anno solare) € 30 previa presentazione di certificato<br />

di iscrizione alla scuola di specialità.<br />

Per chi è interessato la scheda di iscrizione<br />

è disponibile sul portale <strong>SIGENP</strong><br />

www.sigenp.org<br />

Per eventuale corrispondenza o per l’iscrizione alla<br />

<strong>SIGENP</strong> contattare la Segreteria <strong>SIGENP</strong>:<br />

Area Qualità S.r.l. - Via Comelico, 3 - 20135 Milano<br />

Tel. 02 55 12 322 - e-mail: sigenp@areaqualita.com<br />

Sommario<br />

34<br />

37<br />

38<br />

41<br />

CONSIGLIO DIRETTIVO <strong>SIGENP</strong><br />

Annamaria Staiano<br />

Valerio Nobili<br />

Sandra Brusa<br />

Flavia Indrio<br />

Giovanni Di Nardo, Daniela Knafelz,<br />

Tiziana Guadagnini, Silvia Salvatore<br />

reCent advanCe in BasiC sCienCe<br />

I meccanismi dell’ipersensibilità viscerale<br />

di Marcella Pesce, Alessandra D’Alessandro, Giovanni Sarnelli<br />

gastroped Quiz<br />

Celiachia e dintorni…<br />

di Renato Tambucci, Francesca Rea, Laura Di Iorio, Antonella Polito, Gabriella Minò,<br />

Francesco Maria Paone<br />

endosCopy Learning LiBrary<br />

La polipectomia<br />

di Giovanni Di Nardo, Salvatore Oliva, Giuseppe Pagliaro, Chiara Ziparo, Salvatore Cucchiara<br />

PedGI SnaPShotS<br />

La perforazione intestinale<br />

di Valentina Rossi, Alessio Pini Prato, Girolamo Mattioli<br />

© 2012 Area Qualità S.r.l.<br />

direttore responsaBiLe<br />

Giovanna Clerici g.clerici@areaqualita.com<br />

responsaBiLe Commissione editoria<br />

Valerio Nobili nobili66@yahoo.it<br />

direttore editoriaLe<br />

Claudio Romano claudio.romano@unime.it<br />

Capo redattore<br />

Ruggiero Francavilla rfrancavilla@me.com<br />

assistenti di redazione<br />

Andrea Chiaro andreachiaro@tiscali.it<br />

Donatella Comito donatella.comito@hotmail<br />

Comitato di redazione<br />

Salvatore Accomando salvoaccomando@hotmail.com<br />

Mariella Baldassarre baldassarre@bioetaev.uniba.it<br />

Barbara Bizzarri babizzarri@yahoo.it<br />

Osvaldo Borrelli borreo@gosh.nhs.uk<br />

Angelo Campanozzi a.campanozzi@unifg.it<br />

Fortunata Civitelli fortunatacivitelli@gmail.com<br />

Monica Paci monica_paci@yahoo.it<br />

Filippo Torroni Torroni@opbg.net<br />

Coordinamento redazionaLe<br />

Fiorenza Lombardi Borgia<br />

impaginazione<br />

Elena Ribolini<br />

Con il contributo di editore<br />

Area Qualità S.r.l.<br />

Azienda certificata da I.M.Q.<br />

in conformità alla norma ISO<br />

9001:2008 con certificato<br />

CSQ n° 9175. AREQ<br />

www.areaqualita.com<br />

redazione e amministrazione<br />

Area Qualità S.r.l.<br />

Via Comelico, 3 - 20135 Milano<br />

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e-mail: giornalesigenp@areaqualita.com<br />

stampa<br />

Grafiche Milani S.p.A.<br />

Via Marconi 17 - 20090 Milano<br />

gestione operativa spedizioni postali<br />

Staff srl - 20090 Buccinasco MI<br />

Periodico trimestrale registrato presso il Tribunale<br />

di Milano al n. 208 del 29/04/09<br />

Poste Italiane Spa - Sped in A.P.D.L. 353/03<br />

(conv. in L. 27.02.04, n° 46) art. 1, c. 1 LO/MI<br />

Volume IV - N°3/2012 - Trimestrale<br />

Questa rivista è stampata su carta proveniente<br />

da fonti gestite in maniera responsabile.<br />

Inoltre, con l'utilizzo di inchiostri vegetali<br />

senza uso di alcol isopropilico.<br />

La pubblicazione o ristampa degli articoli della rivista deve essere<br />

autorizzata per iscritto dall’Editore. Questa rivista è spedita in<br />

abbonamento: l’indirizzo in nostro possesso verrà utilizzato per<br />

l’invio di questa e altre pubblicazioni. Ai sensi della legge n. 196/03<br />

è nel diritto del ricevente richiedere la cessazione dell’invio e/o<br />

l’aggiornamento dei dati in nostro possesso.


I VANTAGGI DI ESSERE SOCI <strong>SIGENP</strong><br />

GlI SCOPI PRINCIPAlI DEllA SOCIETà SONO:<br />

• Promuovere studi di fisiopatologia dell’intestino, del fegato, del pancreas e di nutrizione clinica in età pediatrica,<br />

con particolare attenzione agli aspetti multidisciplinari;<br />

• Promuovere attività di educazione scientifica dei giovani ricercatori;<br />

• Promuovere la standardizzazione di metodologie cliniche;<br />

• Promuovere le conoscenze in gastroenterologia pediatrica attraverso l’aggiornamento dei pediatri;<br />

• Elevare la consapevolezza sull’importanza delle patologie croniche dell’apparato digerente e del fegato in età pediatrica;<br />

• Tutelare la salute supportando la ricerca e l’educazione sulle cause, sulla prevenzione e sul trattamento delle malattie<br />

dell’apparato digerente e del fegato;<br />

• Sviluppare le relazioni scientifiche con le altre società italiane e internazionali e le attività di ricerca in gastroenterologia,<br />

epatologia e nutrizione pediatrica;<br />

• Promuovere la cooperazione scientifica con l’industria al fine di facilitare il raggiungimento degli scopi societari.<br />

COmE SI DIVENTA SOCI DEllA <strong>SIGENP</strong><br />

L’iscrizione alla <strong>SIGENP</strong> come socio è riservata a coloro che, essendo iscritti alla Società Italiana di Pediatria, dimostrano interesse<br />

nel campo della Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica.<br />

I candidati alla posizione di soci <strong>SIGENP</strong> devono compilare una apposita scheda con acclusa firma di 2 soci presentatori.<br />

I candidati devono anche accludere un curriculum vitae che dimostra interesse nel campo della Gastroenterologia, Epatologia<br />

e Nutrizione Pediatrica.<br />

In seguito ad accettazione della presente domanda da parte del Consiglio Direttivo <strong>SIGENP</strong>, si riceverà conferma di ammissione<br />

ed indicazioni per regolarizzare il pagamento della quota associativa <strong>SIGENP</strong>.<br />

Soci ordinari e aderenti - Dall’anno 2012 i Soci potranno scegliere tra le seguenti opzioni:<br />

- dal 2012 solo quota associativa annuale <strong>SIGENP</strong> - senza abbonamento DLD (anno solare) € 35.<br />

- dal 2012 quota associativa annuale <strong>SIGENP</strong> + abbonamento DLD (anno solare) € 85.<br />

Specializzandi: invariata quota sociale del 2012 - iscrizione <strong>SIGENP</strong> (anno solare) € 30 previa presentazione di certificato di<br />

iscrizione alla scuola di specialità.<br />

I bENEfICI CONCESSI AI SOCI SONO:<br />

• La possibilità di partecipare agli studi multicentrici proposti o di essere promotori lori stessi di nuovi;<br />

• La possibilità di accedere alle aree riservate del portale <strong>SIGENP</strong> che contengono le linee guida elaborate dalla società,<br />

articoli scelti dalla letteratura nazionale ed internazionale, l’elenco dei progetti in corso ancora aperti, tutte le informazioni<br />

della vita della società, i bandi delle borse di studio;<br />

• La possibilità di partecipare ai bandi per vincere le borse di studio che annualmente vengono bandite<br />

per premiare i progetti di studio più meritevoli;<br />

• L’abbonamento al Giornale <strong>SIGENP</strong> con uscita trimestrale;<br />

• La quota ridotta di iscrizione al congresso nazionale.<br />

Per chi è interessato la scheda di iscrizione è disponibile sul portale <strong>SIGENP</strong><br />

www.sigenp.org<br />

Per eventuale corrispondenza o per l’iscrizione alla <strong>SIGENP</strong> contattare la Segreteria <strong>SIGENP</strong>:<br />

Area Qualità S.r.l. - Via Comelico, 3 - 20135 Milano<br />

Tel. 02 55 12 322 - e-mail: sigenp@areaqualita.com


L’equilibrio interno<br />

accende il benessere<br />

generale<br />

Kaleidon (Lactobacillus rhamnosus GG ATCC 53103)<br />

probiotico che favorisce l’equilibrio della<br />

flora intestinale<br />

KALE 12 06


C<br />

Claudio Romano<br />

Direttore Editoriale Giornale <strong>SIGENP</strong><br />

ommentary<br />

Indipendenza ed obiettività<br />

L’Editoriale, nell’ambito delle riviste di tipo biomedico, rappresenta in genere il punto di vista del Direttore su<br />

un argomento di attualità scientifica, o più frequentemente, il commento su articoli in originale pubblicati<br />

all’interno di un fascicolo del Giornale. Può essere considerata una forma di comunicazione privilegiata, anche<br />

se l’utilizzo è diverso nell’ambito delle maggiori riviste scientifiche.<br />

Per esempio alcune riviste britanniche come The Lancet, interpretano l'Editoriale come il luogo nel quale presentare<br />

la posizione della direzione del periodico su problematiche di tipo politico-sanitario, mentre il BMJ<br />

aggiorna costantemente i lettori sulle ragioni delle scelte editoriali oltre alla presentazione del contenuto<br />

scientifico.<br />

Il maggiore pregio di un Editoriale deve essere quello di riuscire ad essere esaustivo e contemporaneamente<br />

sintetico. Se si analizzano criticamente lavori pubblicati a firma di altri autori si può essere d’accordo o meno<br />

sull’interpretazione dei risultati, approfondire con altri contributi provenienti dalla letteratura, delineare percorsi<br />

di ulteriore ricerca clinica ed approfondimento ma il tutto deve avvenire con rispetto dei principali aspetti<br />

etici di indipendenza ed obiettività. Occorre massima attenzione ed adeguato spirito critico nella preparazione<br />

di un Editoriale, specie se commissionato.<br />

Originale appare la scelta del British Medical Journal che prevede uno spazio in ogni numero per "Editor's Choice",<br />

in cui Richard Smith "guida" alla lettura della rivista, scegliendo due o tre argomenti a suo giudizio di<br />

particolare interesse.<br />

Nel nostro ambito abbiamo cercato di adeguarci alle indicazioni generali per cui l’Editoriale rappresenta un<br />

momento di presentazione del contenuto scientifico del numero in stampa.<br />

A tal proposito ci godiamo il III° numero del nostro Giornale con una serie di Topics di estremo interesse clinico<br />

e con Autori di grande prestigio. Vi è materiale per “tutti i gusti”: dal contributo di Fevronia Kiparissi sul “Transitional<br />

care” nel ragazzo con IBD a quelli di ricerca clinica e di base su prebiotici-probiotici ed ipersensibilità<br />

viscerale. Molto pratiche la revisioni sui criteri di valutazione dello stato nutrizionale, sulle modalità di esecuzione<br />

ed interpretazione della manometria anorettale. Non possono mancare il caso clinico sull’importanza ed<br />

i “segreti” per una polipectomia “sicura” o le indicazioni del Chirurgo sulla gestione delle urgenze GI.<br />

Buona ripresa a tutti dopo la stagione estiva, e buona lettura.<br />

Claudio Romano<br />

5


Topic High Light<br />

ESPGHaN - NaSPGHaN<br />

6<br />

a cura di<br />

MariELLa BaLdaSSarrE<br />

Philip Sherman è Professore<br />

di Pediatria presso<br />

l’Hospital for Sick Children”<br />

a Toronto in Canada,<br />

una delle strutture<br />

del Nord-America<br />

più accreditate al mondo<br />

in campo pediatrico.<br />

È stato Presidente della<br />

Società Nord-Americana<br />

di Gastroenterologia<br />

Epatologia e Nutrizione<br />

Pediatrica. Appassionato<br />

di calcio, alla finale dei<br />

Campionati Europei ha fatto<br />

il tifo per l’Italia!<br />

IntervIsta a PhIlIP M. sherMan<br />

Sindrome dell’intestino irritabile<br />

e probiotici<br />

MARIELLA BALDASSARRE - U.O. di Neonatologia e T.I.N. del Policlinico Universitario di bari<br />

la "sindrome dell’intestino irritabile (IbS)" è considerata il più diffuso disturbo<br />

funzionale gastrointestinale in cui vari fattori ambientali possono interferire<br />

nella patogenesi delle alterazioni evidenziabili a livello intestinale. Qual è<br />

la prevalenza nei bambini del Nord America e quale fascia di età è maggiormente<br />

coinvolta? Ci sono differenze rispetto ai bambini europei?<br />

In Europa e nel Nord America l’IBS è più comune durante l’adolescenza, con una<br />

maggior frequenza nel sesso femminile rispetto al sesso maschile, come accade anche<br />

in età adulta.<br />

L'esatta incidenza e la prevalenza dell’IBS non sono noti con assoluta precisione<br />

perché alcuni gastroenterologi pediatri continuano ad utilizzare i criteri di Apley per<br />

la descrizione dei dolori addominali ricorrenti funzionali dell'infanzia, che probabilmente<br />

si sovrappongono ai criteri di Roma III attualmente impiegati per definire i<br />

disordini funzionali gastrointestinali in età pediatrica.<br />

L’incapacità da parte del bambino di definire con precisione il carattere, la localizzazione<br />

e la tipologia dei sintomi rende più complesso un adeguato approccio diagnostico,<br />

che è ulteriormente complicato quando siano presenti condizioni di comorbilità,<br />

quali il ritardo dello sviluppo neurocognitivo o disturbi dello spettro<br />

autistico.<br />

Quali sono le più recenti evidenze in termini di eziopatogenesi dell'IbS?<br />

L'eziologia dell’IBS non è nota. Vi sono evidenze sempre più a favore di diversi fattori<br />

di stress intestinale come fattori<br />

di rischio in soggetti geneticamente<br />

predisposti. Per esempio,<br />

condizioni di stress insorti nei<br />

primi anni di vita sono stati<br />

identificati come un fattore di<br />

rischio per l'insorgenza successiva<br />

di sintomi da IBS. Inoltre,<br />

una certa percentuale di pazienti<br />

con IBS presenta l’inizio<br />

di sintomi gastrointestinali persistenti<br />

dopo un'infezione acuta<br />

enterica.<br />

Un ben documentato studio<br />

prospettico caso-controllo (soggetti<br />

appaiati per età, sesso, e<br />

gruppo di appartenenza) evidenzia<br />

che una infezione acuta<br />

da Echerichia coli 0157:H7 aumenta<br />

di tre volte il rischio relativo<br />

di IBS. Infezioni acute da<br />

Campylobacter jejuni e da Salmonella<br />

non-tifoidea sono stati descritti Philip M. Sherman


Philip M. Sherman, MD, FRCPC è Professore di Pediatria, Microbiologia,<br />

e Odontoiatria presso l'Hospital for Sick Children,<br />

Università of Toronto, ove è stato in facoltà dal 1984.<br />

Ha conseguito la laurea in medicina presso<br />

l'Università di Calgary nel 1977 e la specializzazione in pediatria<br />

presso l'Università di California, San Francisco (1977-1980).<br />

Ha completato la sua formazione clinica e di ricerca in gastroenterologia<br />

pediatrica presso l'Hospital for Sick Children di Toronto<br />

in Canada, e il Walter Reed Army Institute of Research di Washington,<br />

USA (1980-1984). Past-President della "North American Society for Pediatric<br />

Gastroenterology, Hepatology and Nutrition"<br />

e Past-President della "Canadian Association of Gastroenterology",<br />

è il destinatario di un "Canada Research Chair" in Malattie gastrointestinali<br />

(2001-2015). I suoi interessi di ricerca si concentrano<br />

sulle risposte delle cellule epiteliali di trasduzione del segnale a patogeni,<br />

commensali e batteri probiotici.<br />

È Direttore Scientifico dell'Istituto Canadese di Ricerca per la Sanità<br />

(Canadian Institutes of Health Research-CIHR)<br />

in Nutrizione, Metabolismo e Diabete.<br />

come fattori precipitanti di IBS cronica. Più di recente è stata segnalata l’infezione da<br />

Giardia lamblia come un ulteriore fattore di rischio per l’IBS. Vi sono evidenze di una<br />

alterata composizione del microbioma intestinale (denominata "disbiosi") sia tra adulti<br />

che tra bambini affetti da IBS rispetto alla composizione microbica fecale in soggetti<br />

asintomatici di pari età.<br />

Qual è il "razionale" per l'utilizzo dei probiotici nella IbS?<br />

L'impiego di probiotici come opzione terapeutica nell’IBS è orientato a promuovere<br />

l'omeostasi microbica intestinale e, di conseguenza, a ridurre la disbiosi. In modelli<br />

animali (roditori) di iperalgesia viscerale alcuni ceppi di probiotici hanno mostrato la<br />

capacità di “smorzare” la comunicazione intestino-cervello, che sembra essere mediata<br />

dal nervo vago (la vagotomia blocca gli effetti benefici dei probiotici osservati<br />

nel modello animale impiegato).<br />

Studi prospettici randomizzati in adulti con IBS mostrano che gli effetti benefici dei<br />

probiotici sono ceppo e dose-dipendenti. Meta-analisi di studi effettuati sull'uomo<br />

mostrano un effetto benefico dei probiotici, rispetto ai soggetti randomizzati che<br />

hanno assunto placebo.<br />

L'entità dell'effetto clinico è paragonabile a qualsiasi altro intervento documentato<br />

come benefico (ad esempio la terapia cognitivo-comportamentale e l’ipnoterapia)<br />

con numero “need to treat” riportato tra 4 e 7.<br />

Nell'IbS i probiotici vanno usati da soli o associati ad altre terapie?<br />

Il potenziale per l'assunzione di probiotici come terapia aggiuntiva, piuttosto che come<br />

singolo intervento, come è stato utilizzato negli studi clinici randomizzati pubblicati fino<br />

ad oggi, sembra essere concettualmente un approccio razionale alla gestione ottimale dei<br />

soggetti affetti.<br />

Tuttavia, i benefici di un simile approccio attendono test formali nel rigore di studi prospettici<br />

randomizzati ben condotti che utilizzino misure chiare, affidabili e validati circa<br />

la valutazione dell’outcome primario.<br />

7


Key Points<br />

• L’IBS ha un’incidenza ed un’eziopatogenesi<br />

non ben definite<br />

• Infezioni intestinali acute (da E.<br />

Coli, Salmonelle non tifoidee,<br />

giardia lamblia) possono slatentizzare<br />

i sintomi<br />

• L’uso dei probiotici ha lo scopo<br />

di promuovere l’omeostasi<br />

microbica intestinale e di ridurre<br />

la “disbiosi”<br />

8<br />

Topic High Light<br />

ESPGHAN - NASPGHAN<br />

bIblIOGRAfIA<br />

1. Camilleri M & Di Lorenzo C. Brain-gut axis: from basic understanding to treatment of IBS<br />

and related disorders. J Pediatr Gastroenterol Nutr 2012;54:446-453.<br />

2. Clarke G, Cryan JF, Dinan TG, Quigley EM. Probiotics for the treatment of irritable bowel<br />

syndrome - focus on lactic acid bacteria. Aliment Pharmacol Ther 2012;35:403-413.<br />

3. Gareau M, Walker WA, Sherman PM. Probiotics and the gut microbiota in intestinal health<br />

and disease. Nat Rev Gastroenterol Hepatol 2010;7:503-514.<br />

4. Jeffrey IB, O’Toole PW, Ohman L et al. An irritable bowel syndrome subtype defined by<br />

species specific alterations in faecal microbiota. Gut 2012;61:997-1006.<br />

5. Moayyedi P, Ford AC, Talley NJ et al. The efficacy of probiotics in the treatment of irritable<br />

bowel syndrome: a systematic review. Gut 2010;59:325-332.<br />

6. DM Saulnier, K Riehle, TA Mistretta et al. Gastrointestinal microbiome signature of pediatric<br />

patients with irritable bowel syndrome. Gastroenterology 2011;141:1782-1791.<br />

7. Thabane M, M Simunovic, N Aktar-Danesh et al. An outbreak of acute bacterial<br />

gastroenteritis is associated with an increased incidence of irritable bowel syndrome in<br />

children. Am J Gastroenterol 2010;105:933-939.


continuing Medical<br />

Education activities<br />

a cura di<br />

OSVaLdO BOrrELLi<br />

Prebiotics are supplements<br />

or foods containing<br />

nondigestible ingredients<br />

that favourably<br />

stimulate the growth<br />

and/or activity of indigenous<br />

probiotic bacteria.<br />

There is a paucity of RCTs<br />

evaluating prebiotics<br />

in children, although<br />

are there some long-term<br />

benefits of their use for<br />

several pediatric diseases.<br />

I Prebiotici<br />

Marina russo, Francesca GiuGliano, annaMaria staiano<br />

Dipartimento di Pediatria, Università “Federico II” di Napoli<br />

INTRODUZIONE<br />

I prebiotici sono oligosaccaridi non digeribili definiti come “ingredienti selettivamente<br />

fermentati” che favoriscono cambiamenti specifici nella composizione e nell’attività<br />

della microflora gastrointestinale con effetti benefici sulla salute dell’ospite. Una sostanza<br />

può essere considerata un prebiotico se rispetta i seguenti criteri:<br />

1. Non viene metabolizzata né assorbita dal tratto gastrointestinale alto<br />

2. È selettivamente fermentata da 1 o pochi ceppi batterici intestinali potenzialmente benefici<br />

3. Può modificare la microflora intestinale rendendola più favorevole per la salute dell’ospite.<br />

Molte sostanze sono conosciute come prebiotici ma solo<br />

• il lattulosio<br />

• l’inulina<br />

• i frutto-oligosaccaridi (FOS)<br />

• i galatto-oligosaccaridi (GOS)<br />

rispondono a questi 3 criteri. Il lattulosio è composto da una molecola di D-fruttosio<br />

e una di D-galattosio. L’inulina ha una struttura chimica composta da 140 unità di<br />

beta-D-fruttosio e da un glucosio terminale. I FOS derivano dalla degradazione dell’inulina<br />

e sono costituiti da polimeri di fruttosio a minor grado di polimerizzazione,<br />

mentre i GOS sono polimeri di galattosio.<br />

I prebiotici possono essere ingredienti naturalmente presenti negli alimenti soprattutto<br />

nei vegetali oppure possono essere sintetizzati artificialmente ed essere aggiunti ai cibi<br />

come supplemento dietetico.<br />

Gli effetti benefici dei prebiotici nei confronti dell’ospite sono sintentizzati nella Tabella 1.<br />

Tabella 1 Principali effetti dei prebiotici sul benessere e la salute dell’ospite<br />

Cambiamenti della microflora<br />

Funzione intestinale di barriera<br />

Produzione di acidi grassi a catena corta<br />

Sistema immunitario<br />

Stimolazione selettiva dei batteri intestinali benefici<br />

Inibizione dell’adesione epiteliale dei batteri<br />

Blocco dei recettori epiteliali per i batteri patogeni<br />

Migliorano la permeabilità intestinale<br />

Aumentano la produzione di mucina<br />

Aumentata produzione di acidi grassi a catena corta<br />

(acetato, butirrato e propionato)<br />

Aumento delle citochine anti-infiammatorie (IL10; TGF β)<br />

Diminuzione delle citochine pro infiammatorie (IL1-IL6)<br />

9


10<br />

Continuing Medical Education Activities<br />

Numerosi studi hanno dimostrato che i prebiotici modificano la flora batterica in<br />

maniera favorevole per l’ospite sia in modelli animali che nell’uomo, aumentando la<br />

proliferazione dei batteri protettivi come bifido batteri e lattobacilli. Il latte materno,<br />

ad esempio, contiene prebiotici galatto-oligosaccaridici. La flora batterica intestinale<br />

dei bambini allattati al seno materno è rappresentata da un numero maggiore di<br />

bifido batteri e lattobacilli, rispetto a quella dei bambini allattati con formula. Inoltre<br />

poiché i prebiotici non vengono digeriti nel piccolo intestino, raggiungono integri il<br />

colon, dove vengono fermentati dalla microflora batterica residente in acidi grassi a<br />

catena corta e lattato determinando una diminuzione dei valori del ph fino a 5.5 e<br />

creando così condizioni sfavorevoli per la proliferazione dei batteri patogeni. I prebiotici<br />

inibiscono, inoltre, l’adesione dei patogeni all’intestino attraverso il glucosio<br />

terminale della catena olisaccaridica che interferisce con i recettori batterici.<br />

I prebiotici hanno un effetto protettivo sulla barriera intestinale in quanto stimolano<br />

la crescita dei batteri capaci di regolare i meccanismi di difesa epiteliali e ripristinano<br />

l’integrità dell’epitelio stimolando la formazione di tight-junction tra le cellule epiteliali.<br />

La fermentazione e l’aumento della produzione di acidi grassi a catena corta<br />

causato dai prebiotici determinano, inoltre, un’aumentata produzione di mucina. è<br />

noto che lo strato mucosale costituisce un’ulteriore meccanismo di protezione intestinale,<br />

in quanto impedisce il legame e la traslocazione dei batteri attraverso la barriera<br />

epiteliale.<br />

I prebiotici possono anche regolare la produzione di alcune citochine pro e antiinfiammatorie,<br />

determinando una diminuzione dell’infiammazione. FOS arricchiti di<br />

inulina stimolano la produzione di IL-10 nelle placche del Peyer e aumentano la<br />

secrezione di IgA nell’ileo.<br />

Le IgA prevengono il legame dei patogeni intestinali e aumentano l’attività macrofagica.<br />

Il sistema immunitario intestinale è parte integrante del network dell’immunoregolazione,<br />

la risposta del sistema immunitario intestinale è significativamente<br />

influenzata dalla dieta fin dai primi giorni di vita, dalla flora batterica e dalla esposizione<br />

ai patogeni. È noto che molte malattie, anche extraintestinali, possono essere<br />

correlate alla disregolazione del sistema immunenterico questo ad ulteriore prova<br />

dell’importanza del microbiota intestinale nella regolazione del sistema immunitario.<br />

I prebiotici, infine, sono fermentati dal microbiota anaerobico in acidi grassi a catena<br />

corta: acetato, butirrato e propionato. Il butirrato, in particolare, inibisce nei topi<br />

la sintesi di citochine pro infiammatorie IFN γ, la produzione di IL 2 nei linfonodi<br />

mesenterici e del NF-kB.<br />

UTILIZZO IN ETÀ PEDIATRICA E INDICAZIONI<br />

Prevenzione e trattamento delle allergie<br />

Una cochrane del 2007 (1) mostrava una scarsa evidenza del ruolo dei prebiotici nella<br />

prevenzione delle allergie nei bambini. Nel 2008 Arslanoglu et al (2) riportarono un<br />

follow-up a 2 anni di uno studio RCT condotto su 132 bambini a rischio di atopia<br />

(anamnesi familiare positiva per atopia), alimentati nei primi 6 mesi di vita con un<br />

idrolizzato parziale con aggiunta una miscela di FOS e GOS o placebo e maltodestrine.<br />

L’incidenza di eczema atopico, wheezing e orticaria allergia era maggiore nel<br />

gruppo placebo. In una revisione sistematica del 2009 Van der As et al (3) riportarono<br />

la scarsa evidenza dell’uso di prebiotici e probiotici nella prevenzione o nel trattamento<br />

delle dermatiti allergiche in età pediatrica.<br />

Un RCT condotto in Finlandia (4) mostrava come il trattamento con probiotici e<br />

prebiotici in donne incinte e nei loro bambini, preveniva l’insorgenza di malattie<br />

atopiche. Una miscela di 4 probiotici e GOS o placebo furono somministrati a 1.223<br />

donne finlandesi incinte che avrebbero partorito bambini ad alto rischio di malattie<br />

atopiche per 2 o 4 settimane e ai loro bambini subito dopo il parto. Il gruppo tratta-


I Prebiotici<br />

to con probiotici e GOS non mostrava significativa riduzione dell’incidenza di disordini<br />

allergici ma una significativa riduzione di quelli IgE mediati.<br />

Prebiotici nel latte in formula<br />

Il latte materno contiene una buona quantità di prebiotici. Negli ultimi anni alcuni<br />

tipi di prebiotici oligosaccaridi sono stati aggiunti anche a molte formule per lattanti,<br />

dimostrando come la concentrazione del bifidobatterio nell’intestino di questi<br />

lattanti risultava simile a quella dei bambini allattati al seno. Uno studio multicentrico<br />

del 2011 (5) ha verificato la sicurezza della supplementazione con FOS e GOS nei<br />

lattanti, dimostrando l’assenza di effetti collaterali nella popolazione in studio.<br />

Prebiotici e Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI)<br />

Negli ultimi anni sono stati condotti un buon numero di studi sull’utilizzo dei prebiotici<br />

come terapia nelle MICI [Tabella 2].<br />

Un recente studio placebo controllo ha riportato gli effetti della terapia con inulina arricchita<br />

con FOS condotta per 2 settimane in 19 pazienti affetti da rettocolite ulcerativa di<br />

grado moderato, già in trattamento con 3 g di mesalazina/die, dimostrando una riduzione<br />

significativa della calprotectina fecale nei pazienti trattati con prebiotici dopo 1 settimana<br />

rispetto al placebo (6).<br />

Tabella 2 Studi clinici in cui è stata valutata l’efficacia dei prebiotici o sinbiotici nella terapia delle MICI<br />

Autore Paziente Trattamento Rispetto a Durata Risultati<br />

Chermesh 2007 (n= 30) Morbo di Crohn dopo intervento Simbiotici Placebo 24 mesi<br />

Casellas 2007 (n= 19) Rettocolite ulcerosa Inulina + FOS Placebo 2 settimane<br />

Nessun effetto sulla prevenzione<br />

delle ricadute<br />

Riduzione dei livelli<br />

di calprotectina fecale<br />

Lindsay 2011 (n= 103) Morbo di Crohn FOS Placebo 4 settimane Nessun effetto clinico<br />

Più recentemente Linsday et al hanno condotto un RCT su 103 pazienti affetti da Crohn<br />

trattati con FOS o placebo, mostrando come non ci sia beneficio nei pazienti trattati<br />

col prebiotico (7).<br />

Prebiotici e stipsi<br />

L’assunzione di lattulosio per os aumenta il contenuto fecale di acqua, accelera il transito<br />

intestinale in volontari sani ed aumenta la frequenza evacuativa in pazienti stitici. Benninga<br />

et al (8) in una metanalisi del 2011 mostrano come in un RCT placebo controllo condotto<br />

su una popolazione di lattanti stitici divisi in un gruppo trattato con latte in formula<br />

normale e un altro con latte in formula arricchito con prebiotici per 3 settimane non<br />

c’è differenza statisticamente significativa nella frequenza evacuativa media.<br />

Prebiotici e sindrome del colon irritabile (SCI)<br />

Il lattulosio utilizzato come terapia per la stipsi determina un aumento della produzione<br />

di gas nell’intestino e può aggravare i sintomi del colon irritabile.<br />

Anche l’inulina, come i FOS e GOS, sembrano avere questo tipo di effetti collaterali<br />

poco tollerati nei pazienti con SCI. Non ci sono RCT sull’utilizzo dei prebiotici nella<br />

SCI, anche se i primi studi condotti sembrano mostrare un beneficio nell’uso dei prebiotici<br />

a basso dosaggio (9).<br />

Prebiotici e diarrea da antibiotico terapia<br />

Uno studio RCT condotto dal woorking group per i prebiotici e probiotici del comitato<br />

di Nutrizione della Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutri-<br />

11


12<br />

Continuing Medical Education Activities<br />

zione Pediatrica (ESPGHAN) ha mostrato come somministrando a 105 bambini di<br />

età compresa tra 6 mesi e 11 anni con infezioni comuni, la somministrazione di antibiotico<br />

più inulina e FOS alla dose massima di 5 g/die versus altro gruppo trattato<br />

solo con e antibiotici e placebo, non si evidenziava alcuna differenza tra i due gruppi<br />

nei soggetti che avevano presentato diarrea durante il trattamento (10).<br />

EFFETTI COLLATERALI E SAFETY<br />

I prebiotici hanno un elevato profilo di sicurezza. Tuttavia sono stati riportati alcuni<br />

effetti collaterali dose dipendenti quali dolore addominale, meteorismo intestinale,<br />

gonfiore e diarrea. Ulteriori studi sono necessari per stabilire la sicurezza e l’efficacia<br />

dei probiotici in età pediatrica.<br />

Obiettivo<br />

Valutare l’efficacia dei prebiotici come agenti terapeutici, allo scopo di estrapolare<br />

indicazioni per il loro utilizzo nei disordini gastrointestinali in età pediatrica.<br />

Metodologia<br />

È stata condotta una sistematica ricerca della Letteratura (PubMEd / MEdline and<br />

Cochrane Collaboration Database) allo scopo di identificare studi clinici controllati<br />

e randomizzati (RCT) e Reviews pubblicate negli ultimi 6 anni.<br />

Le parole chiave utilizzate sono state:<br />

• Prebiotici<br />

• Formule per lattanti<br />

• Diarrea<br />

• Stipsi<br />

• MICI<br />

• Disordini funzionali<br />

• Età pediatrica.<br />

Risultati<br />

Utilizzando questa metodologia di ricerca sono stati evidenziati 176 articoli scientifici<br />

(RCT e Reviews) .<br />

Dai dati degli studi è emerso come siano ancora poco consistenti le evidenze scientifiche<br />

a supporto dell’utilizzo dei prebiotici in gastroenterologia. I prebiotici potrebbero<br />

ridurre l’incidenza delle più comuni infezioni gastrointestinali e delle allergie,<br />

ma sono necessari ulteriori studi per confermare queste ipotesi. L’aggiunta<br />

dei prebiotici nelle formule dell’infanzia manca di evidenza che ne dimostri l’efficacia<br />

clinica.<br />

Sono, inoltre, necessari ulteriori studi per verificare il rapporto tra costi/benefici.<br />

Non c’è evidenza chiara dell’utilizzo dei prebiotici nella prevenzione delle allergie.<br />

Nessuna evidenza clinica nell’impiego della diarrea nella terapia antibiotica.<br />

Per quello che riguarda la terapia delle MICI, i prebiotici sembrano promettenti<br />

sia come terapie alternative che in aggiunta alle terapie tradizionali. Ulteriori conoscenze<br />

sui meccanismi protettivi dei prebiotici e l’interazione tra l’epitelio intestinale<br />

e il sistema immunitario saranno d’aiuto per identificare quale prebiotico o<br />

simbiotico potrà essere più efficace nelle MICI.<br />

Al momento l’utilizzo dei prebiotici nella cura di allergie, MICI, stipsi, diarrea e<br />

altri disturbi funzionali gastrointestinali richiede ulteriori RCT e non può essere<br />

raccomandato in età pediatrica.


I Prebiotici<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

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ulcerative colitis is well tolerated and associated with lowered faecal calprotectin. Aliment Phamacol<br />

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Probiotics and Prebiotics. Inulin and Fructo-oligosaccharides for the prevention of antibioticassociated<br />

diarrhea in children: report by the ESPGHAN Working Group on Probiotics and<br />

Prebiotics. J Pediatr Gastroenterol Nutr 2012 Jun;54(6):828-829.<br />

Key Points<br />

• I prebiotici sono oligosaccaridi che favoriscono cambiamenti specifici nella composizione<br />

e nell’attività della microflora gastrointestinale con effetti benefici sulla<br />

salute dell’ospite<br />

• I prebiotici agiscono favorevolmente sull’ospite modificando la microflora intestinale,<br />

rinforzando la barriera epiteliale, aumentando la produzione di acidi grassi<br />

a catena corta, stimolando la produzione di citochine anti-infiammatorie<br />

• Grazie alla loro sicurezza e al loro basso costo, essi potrebbero essere utilizzati con<br />

successo nel trattamento di varie patologie gastrointestinali<br />

• Le evidenze scientifiche a supporto dell’utilizzo dei prebiotici in gastroenterologia<br />

sono ancora poco consistenti, per cui sono necessari ulteriori studi randomizzati<br />

controllati (RCT)<br />

13


a cura di<br />

VaLEriO NOBiLi<br />

Pediatric Hepatology<br />

Outside Box<br />

14<br />

Nonalcoholic fatty liver<br />

disease (NAFLD) is a<br />

multifactorial condition,<br />

ranging from simple<br />

steatosis to nonalcoholic<br />

steatohepatitis (NASH)<br />

with or without fibrosis. In<br />

NAFLD, the alteration of gut<br />

microbiota and the increased<br />

intestinal permeability lead<br />

to an augmented exposure<br />

of the liver to gut-derived<br />

bacterial products, like<br />

lipopolysaccharide (LPS)<br />

and unmethylated CpG DNA.<br />

These products stimulate<br />

innate immune receptors,<br />

namely Toll-like receptors<br />

(TLRs), which activate<br />

signalling pathways involved<br />

in liver inflammation and<br />

fibrogenesis. To date,<br />

several studies are focused<br />

on the LPS-TLR4 signalling<br />

involvement in the NAFLD<br />

pathogenesis. On this regard,<br />

a widespread interest is<br />

given to the study both of<br />

the resident hepatic stellate<br />

cells (HSCs) and Kupffer<br />

cells activation involvement<br />

towards liver fibrogenesis,<br />

upon TLR4 stimulation.<br />

Therapeutic modulation<br />

of gut microflora may be<br />

an alternative strategy to<br />

develop an anti-fibrotic<br />

therapy.<br />

L’asse intestino-fegato alla base<br />

dei meccanismi fibrogenici<br />

nella steatoepatite non-alcolica<br />

Nadia PaNera, daNiela GNaNi, Sara CeCCarelli<br />

Laboratorio di Ricerca Malattie Epatiche, Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”, IRCCS di Roma<br />

LA FIBROGENESI EPATICA<br />

NELLA STEATOEPATITE NON-ALCOLICA<br />

La steatoepatite non-alcolica (non-alcoholic fatty liver steatohepatitis, NASH),<br />

considerata la forma infiammatoria evolutiva della NAFLD (non-alcoholic fatty<br />

liver disease) rappresenta una condizione potenzialmente in grado di indurre l’attivazione<br />

di differenti meccanismi molecolari responsabili dei processi fibrogenetici, mediante<br />

un meccanismo definito “multiple setting”.<br />

La fibrogenesi rappresenta una risposta riparativa al danno epatocellulare caratterizzato<br />

da un eccessivo accumulo di matrice extracellulare. Gli attori principali che regolano<br />

tale fenomeno sono le cellule stellate epatiche (HSCs), che a seguito di stimoli<br />

proliferativi e di processo di trasformazione morfo-funzionale (attivazione) con conseguente<br />

deposizione di componenti della matrice extracellulare, determinando l’instaurarsi<br />

della fibrosi. In particolare le HSCs tendono ad acquisire un fenotipo miofibroblastico<br />

in grado di sintetizzare fibre di collagene, il principale componente che<br />

costituisce la lesione fibrotica (1).<br />

Numerose evidenze dimostrano che i prodotti batterici di derivazione intestinale sono<br />

coinvolti non solo nella patogenesi della NASH, ma anche nello sviluppo della fibrosi<br />

epatica mediante disparati meccanismi, alcuni dei quali inaspettati (2).<br />

Maggiori conoscenze riguardo l’asse fegato-intestino e fibrosi epatica, potrebbero rappresentare<br />

un punto di partenza per la messa a punto di innovativi approcci terapeutici<br />

più efficaci.<br />

MECCANISMI MOLECOLARI ATTIVATI DAI BATTERI<br />

DI DERIVAZIONE INTESTINALE<br />

I prodotti d’origine microbica come il lipopolisaccaride (LPS), i lipopeptidi, il<br />

DNA, e l’RNA, comportandosi da potenti induttori di infiammazione, hanno effetti<br />

potenzialmente epatotossici (2). L’azione pro-infiammatoria di tali componenti microbici<br />

è mediata dall’azione di una caratteristica classe di recettori chiamata Toll-like<br />

receptors (TLRs). I TLRs, sono glicoproteine trasmembrana di tipo 1, conservate<br />

dal punto di vista evolutivo, aventi due domini: il dominio extracellulare di legame al<br />

ligando, composto da ripetizioni ricche in leucina, e un dominio di segnalazione intracellulare<br />

chiamato dominio TIR (Toll/interleukin [IL]-1 receptor) (3).<br />

I TLRs rappresentano i principali responsabili della risposta immune innata consentendo<br />

di rilevare sia la presenza di batteri, funghi e virus, mediante il riconoscimento<br />

di profili molecolari associati agli agenti patogeni detti PAMPs (pathogenassociated<br />

molecular patterns) che quella di elementi molecolari endogeni associati al<br />

danno chiamati DAMPs (damage-associated molecular patterns). Tra tali recettori,<br />

quello più studiato è il recettore per l’LPS ossia il TLR4, il quale trasduce il segnale a<br />

livello intracellulare mediante l’ausilio della molecola adattatrice MyD88 (myeloid differentiation<br />

factor 88) la cui presenza o assenza può differenziare una via MyD88-dipendente<br />

ed una MyD88-indipendente.<br />

Il segnale mediato da MyD88 determina l’attivazione della cascata si segnalazione


delle MAPKs (mitogen-activated protein kinases) e promuove nel fegato l’attivazione di<br />

NF-κB (nuclear factor-kappa B), di AP-1 (activating protein 1) nonchè di LITAF (LPSinduced<br />

TNF-α [tumor necrosis factor alpha] factor), che regolano la trascrizione di citochine<br />

pro-infiammatorie. Diversamente, la via di traduzione MyD88-indipendente induce<br />

prevalentemente l'espressione di interferone β (IFN) attraverso l’attivazione del<br />

fattore trascrizionale IRF3 (interferon regulatory factor 3) (4).<br />

SVILUPPO DI FIBROSI INTESTINO-MEDIATA<br />

Recentemente è stato evidenziato il ruolo cruciale svolto sia dai prodotti microbici di derivazione<br />

intestinale che dalla via di trasduzione del segnale LPS/TLR4 nel corso della fibrosi<br />

epatica (2).<br />

Allo stato attuale è stato ampiamente chiarito che il recettore TLR4 è espresso ad elevati livelli<br />

sia dalle cellule di Kupffer che dalle HSCs. In particolare, le cellule di Kupffer contribuiscono<br />

all’innesco del processo fibrogenico attraverso la produzione di mediatori pro-infiammatori<br />

e pro-fibrogenici attivando le HSCs. Va<br />

comunque ricordato che sia le HSCs che le<br />

cellule di Kupffer sono a loro volta bersagli<br />

dei mediatori pro-infiammatori (5).<br />

In passato, vari studi riguardanti la fibrogenesi<br />

epatica hanno suggerito che le cellule<br />

di Kupffer, che sono quelle che esprimono<br />

i più alti livelli di TLR4 nel fegato, fossero i<br />

principali mediatori della fibrosi epatica<br />

dipendente da LPS, in quanto favorivano<br />

l’attivazione delle HSCs. Oggi è stato invece<br />

chiaramente dimostrato che, nonostante<br />

l’importante funzione delle Kupffer<br />

nell’attivazione delle HSCs sono proprio<br />

queste ultime i primi bersagli della fibrogenesi<br />

epatica dopo la stimolazione del<br />

TLR4. Tali studi hanno inoltre mostrato<br />

come i topi chimerici che contengono sia le<br />

HSCs con il TLR4 non-responsivo all’LPS<br />

che le cellule di Kupffer con il TLR4<br />

funzionale invece, presentavano una im-<br />

MICROBIOTA<br />

EPITELIO<br />

INTESTINALE<br />

PAMPS<br />

DAMPS<br />

HMGB1<br />

TLR-4<br />

Figura 1 Meccanismo di fibrogenesi epatica mediata dal TLR4 (disegno a cura degli autori)<br />

portante riduzione dell’evento fibrotico a seguito di legatura del dotto biliare. In aggiunta,<br />

esperimenti eseguiti con il terreno condizionato proveniente da cellule HSCs quiescenti<br />

stimolate con LPS, hanno dimostrato che il fenomeno chemiotattico delle cellule di Kupffer<br />

è mediato dalle HSCs attraverso la via del TLR4 (6). È bene tuttavia rammentare che anche<br />

gli epatociti presentano capacità di risposta nei confronti sia dei PAMPs che dei DAMPs. In<br />

corso di NAFLD è stato infatti dimostrato che tra i DAMPs, HBGB1 (high mobility group<br />

box 1) è in grado di auto-sostenere il proprio rilascio negli epatociti con un circolo a "feedback<br />

positivo" mediante l’attivazione della cascata molecolare indotta dal TLR4. Dunque<br />

si può concludere che anche la via di trasduzione del segnale del TLR4 attivata a livello<br />

degli epatociti può contribuire all’attivazione delle HSCs indotta da NAFLD, favorendone<br />

l’acquisizione del fenotipo pro-fibrogenico (7). Una volta attivate le HSCs possono condurre<br />

non solo all’eccessiva deposizione di matrice extracellulare, ma anche al rilascio di ulteriori<br />

fattori circolanti che supportano la fitta rete di interazioni tra le cellule residenti epatiche<br />

nel corso di fibrogenesi indotta da NAFLD.<br />

In Figura 1 vengono schematizzati i passaggi chiave del processo di fibrogenesi mediata<br />

dal TLR4.<br />

LPS<br />

LPS<br />

TLR-4<br />

HSC QUIESCENTE<br />

CHEMOKINES<br />

CELLULE<br />

DI KUPFFER<br />

LPS<br />

TGF-β<br />

LPS<br />

HSC<br />

ATTIVATA<br />

TLR-4<br />

FIBROSI<br />

ACCUMULO<br />

ECM<br />

15


Key Points<br />

16<br />

• La fibrogenesi epatica in corso<br />

di NAFLD vede come principali<br />

protagonisti le cellule stellate<br />

epatiche (HSCs) e la loro attivazione<br />

verso un fenotipo miofibroblastico<br />

• I TLRs sono il tramite molecolare<br />

della comunicazione lungo l’asse<br />

intestino-fegato che propaga gli<br />

effetti epatotossici dei componenti<br />

di derivazione batterica nel<br />

fegato<br />

• Un effetto modulatorio sulla flora<br />

batterica intestinale potrebbe colmare<br />

l’assenza di un approccio<br />

terapeutico-farmacologico nella<br />

fibrosi epatica in corso di NAFLD<br />

Pediatric Hepatology Outside Box<br />

POTENZIALITÀ TERAPEUTICHE<br />

Ad oggi manca ancora un approccio di tipo terapeutico per la fibrosi epatica. I dati sul<br />

ruolo dell’asse-intestino fegato nella patogenesi della NAFLD e della fibrosi epatica,<br />

sostengono l’ipotesi che il condizionamento del microbiota intestinale potrebbe risultare<br />

efficace nel riequilibrare gli effetti sul fegato di una dieta sbilanciata ed inoltre<br />

costituire un potenziale target di nuovi approcci terapeutici per la fibrosi indotta da<br />

NAFLD.<br />

I probiotici sono stati proposti come una possibile opzione di trattamento sulla base del<br />

loro effetto modulatorio sulla flora batterica intestinale che potrebbe interessare l’asse<br />

intestino-fegato (8). Si è riscontrato infatti un effetto benefico nel trattamento della<br />

NASH con l’uso di probiotici grazie ai quali il quadro istologico risulta migliorato relativamente<br />

al danno riguardante il parenchima epatico, al grado di steatosi, sia per<br />

quanto riguarda l’infiammazione, l’insulino-resistenza e la fibrosi epatica (9). In un<br />

modello murino usato per lo studio dell’insulino-resistenza associata alla NASH, si è<br />

riscontrato che il trattamento con una preparazione probiotica contenente otto diverse<br />

specie batteriche vive e liofilizzate, associato ad una dieta ricca in grassi, è stato in grado<br />

di ridurre il contenuto totale di acidi grassi nel fegato, il livello di infiammazione<br />

epatica nonchè di migliorare l’insulino-resistenza epatica (9).<br />

Finora in letteratura è presente un solo studio riguardante l’effetto dei probiotici sulla<br />

fibrosi epatica, nel quale la somministrazione del sopra citato probiotico provoca una<br />

riduzione nella progressione della fibrosi epatica in un modello murino di NASH, senza<br />

però un’attenuazione dell’infiammazione o della steatosi (10).<br />

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Pediatric Nutrition<br />

Outside Box<br />

a cura di<br />

aNGELO caMPaNOZZi<br />

The best indicator<br />

of nutritional status is<br />

the growth. Assessment<br />

of growth involves<br />

measurements of weight<br />

and height. The prevalence<br />

of malnutrition is also<br />

dependent on the used<br />

reference curves. Weightfor-height<br />

SD scores are<br />

used for wasting or acute<br />

malnutrition. Height-forage<br />

SD scores are used for<br />

chronic malnutrition. Body<br />

mass index also describes<br />

nutritional status.<br />

I criteri per la valutazione<br />

dello stato nutrizionale<br />

Antonino tedeschi<br />

Centro di Riabilitazione “Tripepi-Mariotti” di Reggio Calabria<br />

DEFINIZIONE DI MALNUTRIZIONE<br />

Per malnutrizione si intende una condizione in cui un deficit o un eccesso di apporto<br />

calorico, proteine, o altri nutrienti, causa misurabili effetti negativi sulla composizione<br />

corporea, il funzionamento dell’organismo e lo stato clinico (1). Nei bambini un effetto<br />

negativo è la compromissione della crescita misurabile con l’antropometria.<br />

EPIDEMIOLOGIA<br />

Sono in costante aumento i ricoveri dei bambini con patologie complesse (2) che costituiscono<br />

oltre il 40% dei bambini ospedalizzati con malnutrizione (3). La prevalenza<br />

della malnutrizione dipende anche dal parametro auxologico adoperato per misurarla.<br />

Il rapporto Peso-Altezza (P/A) può essere fuorviante nei pazienti con patologia cronica<br />

e compromissione staturale per il miglioramento paradosso del rapporto dovuto alla<br />

bassa statura (4). Usando come parametro di malnutrizione i criteri dell’OMS (5) invece<br />

dei criteri di Waterlow, la percentuale dei bambini ospedalizzati malnutriti passa dal<br />

24% al 6% (3). Il confronto tra le curve di crescita dei bambini fino a 5 anni d’età<br />

dell’OMS-2006 (elaborate da bambini alimentati esclusivamente o prevalentemente al<br />

seno per 4-6 mesi, che continuavano l’allattamento al seno per almeno 12 mesi) e quelle<br />

del CDC 2000, mostra una significativa diversa prevalenza di malnutrizione: 11%<br />

usando le curve CDC 2000, solo 2% usando le curve OMS-2006 (6). Adoperando le<br />

curve OMS-2006 diminuirebbe pertanto il numero di bambini valutati per la scarsa<br />

crescita ed il numero delle madri che sovralimentano i figli etichettati come “sottopeso”.<br />

Aumenterebbe invece considerevolmente il numero di bambini sovrappeso (6) con importanti<br />

implicazioni dal punto di vista della salute pubblica.<br />

LA VALUTAZIONE ANTROPOMETRICA<br />

La valutazione antropometrica è ritenuta essenziale.<br />

il rapporto peso altezza è il criterio più adoperato per valutare lo stato nutrizionale.<br />

Nella classificazione di Waterlow lo stato nutrizionale dipende dalla percentuale del<br />

peso ideale (PI), che è il peso al 50° centile dell’età in altezza. Il percento del PI è così<br />

calcolato: Peso reale/PI x 100.<br />

La malnutrizione è classificata in:<br />

• Lieve (80%-90% del PI)<br />

• Moderata (70%-80% del PI)<br />

• Severa (


Pediatric Nutrition Outside Box<br />

tre metodi possono essere inaccurati e non concordanti, in particolare quanto più i percentili si<br />

discostano dal 50° e con il crescere dell’età in cui vengono adoperati (7). Il P/A è una misura<br />

inattendibile quando calcolata a mano (8).<br />

il modo migliore per descrivere la malnutrizione è l’uso delle ds con riferimento<br />

alla popolazione di una specifica nazione.<br />

Le curve di crescita OMS-2006 sono state elaborate con uno studio longitudinale di 8.500<br />

bambini di diverse aree geografiche con l’intento di costruire standard di crescita per la statura,<br />

il peso, il P/A e l’IMC utilizzabili in ogni nazione.<br />

La definizione corrente di malnutrizione calorico proteica è: -2 e-3 ds (P/A),<br />

rispettivamente moderata e severa malnutrizione acuta e


I criteri per la valutazione dello stato nutrizionale<br />

Tabella 2 Crescita ponderale attesa nel lattante femmina in base al centile di peso (10)<br />

Percentile<br />

Età<br />

(mesi)<br />

n°<br />

Peso<br />

(gm/die)†<br />

5° 10°<br />

FEMMINE<br />

25° 50° 75° 90° 95°<br />

Fino a 3 562 26 ± 5.5 17 20 23 26 30 33 36<br />

2-5 74 20 ± 3.9 - 16 17 19 21 25 -<br />

3-6 298 17 ± 4.6 12 13 15 17 18 20 21<br />

4-7 224 15 ± 4.8 11 12 13 15 16 17 18<br />

5-8 224 14 ± 4.7 10 11 12 13 15 16 17<br />

6-9 224 13 ± 4.6 10 10 11 12 14 15 16<br />

7-10 224 12 ± 4.5 9 9 10 12 13 14 15<br />

8-11 224 11 ± 4.4 8 9 10 11 12 14 14<br />

9-12 224 11 ± 4.3 8 8 9 10 12 13 14<br />

10-13 224 10 ± 4.2 7 8 9 10 11 12 13<br />

11-14 224 10 ± 4.2 7 7 8 9 11 12 13<br />

12-15 224 9 ± 4.1 7 7 8 9 10 12 12<br />

13-16 224 9 ± 4.0 6 7 8 8 10 11 12<br />

14-17 224 9 ± 3.9 6 6 7 8 9 11 12<br />

15-18 224 8 ± 3.9 6 6 7 8 9 10 11<br />

16-19 224 8 ± 3.8 6 6 7 8 9 10 11<br />

17-20 224 8 ± 3.8 5 6 7 7 9 10 11<br />

18-21 224 8 ± 3.7 5 5 6 7 8 10 11<br />

19-22 224 7 ± 3.6 5 5 6 7 8 9 10<br />

20-23 224 7 ± 3.6 5 5 6 7 8 9 10<br />

21-24 224 7 ± 3.5 5 5 6 7 8 9 10<br />

† Valori espressi come media ± DS<br />

Non c’è una singola misura antropometrica adeguata, da sola, ad identificare un ritardo di<br />

crescita su base nutrizionale (11). La Tabella 3 presenta i criteri proposti per l’intervento nutrizionale<br />

in base ai valori antropometrici integrati con la storia clinica essenziale (1).<br />

Tabella 3 Criteri per l’intervento nutrizionale basati sui valori antropometrici<br />

Crescita o incremento ponderale inadeguato per > 1 mese in un bambino d’età inferiore a 2 anni<br />

Perdita di peso o assenza di incremento ponderale per un periodo > 3 mesi in un bambino d’età > 2 anni<br />

Declino del peso per l’età di 2 canali di centili<br />

Plica tricipitale < 5° centile per l’età<br />

Declino della velocità di crescita >0.3 DS/anno<br />

Declino della velocità di crescita >2 cm/anno, rispetto all’anno precedente, nella fase precoce della pubertà e al centro della stessa<br />

19


Key Points<br />

• Il crescente numero di bambini ricoverati<br />

con patologie croniche complesse<br />

impone, specialmente negli<br />

ospedali di 3° livello dove la prevalenza<br />

dei bambini ricoverati con<br />

patologie complesse e malnutriti è<br />

più che doppia rispetto agli altri<br />

ospedali (3), il monitoraggio accurato<br />

dello stato nutrizionale<br />

• L’uso delle DS nella valutazione<br />

antropometrica e l’utilizzo dei centili<br />

della crescita specifici per alcune<br />

patologie e per i prematuri consente<br />

di “navigare” nel mare dei bambini<br />

che si collocano sotto il 3°-5°<br />

centile<br />

• L’utilizzo di software dedicati per il<br />

calcolo del P/A riduce sensibilmente<br />

gli errori del calcolo manuale<br />

• L’utilizzo dei valori antropometrici di<br />

riferimento dell’OMS-2006 consente<br />

una più corretta valutazione nutrizionale<br />

del lattante. Il programma<br />

è scaricabile gratuitamente dal sito<br />

www.who.int/childgrowth/en/index.html<br />

20<br />

Pediatric Nutrition Outside Box<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1. Puntis JWL Malnutrition and Growth. JPGN 2010;51(S3):S125-26.<br />

2. Simon TD, Berry J, Feudtner C et al. Children with complex chronic conditions in inpatient<br />

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children in the Netherlands. Arch Dis Child 2010;95:141-45.<br />

4. Tedeschi A, Conti Nibali S, Sferlazzas C et al. Short stature and malnutrition in Cystic fibrosis.<br />

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5. WHO Multicentre Growth Reference Study Group. WHO child growth standards based on<br />

length/height, weigth and age. Acta Paediatr 2006;450: 1-101.<br />

6. Mei Z, Ogden CL, Flegal KM et al. Comparison of the prevalence of shortness, underweight,<br />

and overweight among US children aged 0 to 59 months using the CDC 2000 and the WHO<br />

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8. Sullivan PB . Malnutrition in hospitalized children. Arch Dis Child 2010;95:489-90.<br />

9. Levy Y, Levy A, Zangen T et al. Diagnostic clues for identification of nonorganic vs organic<br />

causes of food refusal and poor feeding. JPGN 2009;48:355:62.<br />

10. Guo S, Roche AF, Fomon SJ et al. Reference data on gains in weight and length during the<br />

first two years of life. J Pediatr 1991;119:355-62.<br />

11. Olsen EM, Petersen J, Skovgaard AM et al. Failure to thrive: the prevalence and concurrence<br />

of anthropometric criteria in a general infant population: Arch Dis Child 2007;92:109-14.


Training and<br />

Educational corner<br />

a cura di<br />

BarBara BiZZarri<br />

Tests of anorectal function<br />

can provide useful<br />

information regarding<br />

the pathophysiology of<br />

disorders about defecation<br />

disorders. Anorectal<br />

manometry offers a<br />

noninvasive diagnostic test<br />

for identifying dysfunction<br />

of the anorectum in<br />

children. It is commonly<br />

used in clinical practice<br />

to diagnose Hirschsprung<br />

disease and to evaluate<br />

postoperative results<br />

after definitive surgery for<br />

anorectal malformation<br />

and Hirschsprung<br />

disease. A description of<br />

this technique, clinical<br />

indications, interpretation<br />

and limits are reported.<br />

La manometria anorettale:<br />

metodica ed indicazioni cliniche<br />

Valentina GiorGio<br />

Istituto di Clinica Pediatrica, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma<br />

La manometria anorettale (MAR) fornisce sia una valutazione quantitativa che qualitativa<br />

delle funzioni motorie anorettali, misurando la pressione intraluminale e la coordinazione<br />

dell’attività pressoria della muscolatura delle componenti anorettali (sfintere<br />

anale interno, sfintere anale esterno), il cui normale funzionamento esprime la perfetta<br />

coordinazione tra il sistema nervoso autonomo e quello somatico.<br />

DESCRIZIONE TECNICA<br />

Razionale<br />

Il canale anale è una struttura piccola che nell’adulto è lunga 2-4 cm e nel neonato/lattante<br />

può essere lunga anche meno di 1 cm (1,2). Nonostante le piccole dimensioni, ha<br />

un funzionamento complesso ed è indispensabile per garantire sia la continenza che lo<br />

svuotamento rettale<br />

Quando è a riposo, il canale anale forma un angolo di 90° con l’asse longitudinale del<br />

retto; quest’angolo diventa più acuto durante le manovre volontarie atte a trattenere le<br />

feci nel retto, mentre diventa più ottuso durante le manovre di defecazione, in modo da<br />

consentire lo svuotamento rettale. Lo sfintere del canale anale consiste di 2 distinte componenti<br />

muscolari: lo sfintere anale interno (IAS), un muscolo liscio, involontario, continuazione<br />

dello strato muscolare del retto, e lo sfintere anale esterno (EAS), un muscolo<br />

striato, volontario, continuazione del muscolo scheletrico dell’elevatore dell’ano. Lo IAS,<br />

controllato dal sistema nervoso autonomo, contribuisce approssimativamente al 70-85%<br />

della pressione del canale anale a riposo, ed è la componente primariamente responsabile<br />

del mantenimento della continenza. La barriera per la continenza è solo rinforzata<br />

dalla contrazione volontaria dello EAS, che invece è sotto il controllo del sistema nervoso<br />

somatico. Quando il retto si distende per la presenza ad esempio di feci (o artificialmente<br />

di un palloncino pieno di aria) si verifica un rilassamento dello IAS con conseguente caduta<br />

della pressione anale e passaggio del contenuto rettale attraverso il canale anale.<br />

Questo fenomeno fisiologico si definisce Riflesso Inibitorio Retto-Anale (RAIR) ed è<br />

mediato dal plesso mienterico. Laddove i gangli del suddetto plesso sono assenti (i.e. Malattia<br />

di Hirschsprung), il RAIR risulta non evocabile.<br />

Come eseguirla (3)<br />

Le componenti essenziali per eseguire una MAR sono:<br />

• catetere manometrico<br />

• device per la registrazione delle pressioni (amplificatore/registratore, pompa<br />

pneumoidraulica trasduttore di pressione)<br />

• device per visualizzare la registrazione (monitor, stampante)<br />

• strumento per l’archivizione dei dati registrati (computer).<br />

Esistono due tipi di sonde manometriche: catere a perfusione d’acqua e catetere allo stato<br />

solido (solid state). Il catetere a perfusione d’acqua è stato il primo tipo di catetere utilizzato<br />

per la manometria, a tutt’oggi valido e diffuso. Esso è attraversato da un flusso costante di<br />

acqua (generato da una pompa pneumoidraulica) che fuoriesce da fori laterali (open tip)<br />

che in età pediatrica generalmente sono almeno 6. Questi fori sono posizionati a creare una<br />

21


22<br />

A<br />

B<br />

Lumen opening<br />

for inflating balloon<br />

1<br />

Optional balloon<br />

the rings<br />

Figura 1A Design di catetere manometrico a perfusione<br />

1B Esempio di catetere manometrico<br />

60<br />

58<br />

56<br />

54<br />

52<br />

50<br />

48<br />

46<br />

44<br />

42<br />

40<br />

38<br />

36<br />

34<br />

32<br />

30<br />

28<br />

26<br />

24<br />

22<br />

20<br />

18<br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

A t<br />

m ospheric<br />

-2<br />

mmHg<br />

02468<br />

Figura 2 Esempio di tracciato<br />

manometrico ad alta risoluzione<br />

Training and Educational Corner<br />

8 cm<br />

5 cm<br />

4 cm<br />

3 cm<br />

2 cm<br />

2 3 4 5 6<br />

1 cm<br />

0<br />

reference<br />

10:08:00 10:08:10 10:08:20 10:08:30 10:08:40 10:08:50<br />

spirale e sono posizionati ad esempio a<br />

1, 2, 3, 4, 5 ed 8 cm dal punto di riferimento<br />

pressorio (1) [Figura 1A e B]. Chiaramente<br />

variazioni della pressione nel<br />

lume del canale anale si ripercuotono<br />

sulla colonna d’acqua che attraversa il<br />

catetere manometrico e così vengono<br />

registrate ed interpretate.<br />

I cateteri allo stato solido non utilizzano<br />

un sistema idraulico di rilevamento pressorio<br />

ma si basano sulla presenza di trasduttori<br />

incorporati nella sonda stessa.<br />

Alla punta del catetere si colloca un palloncino<br />

(non in lattice) che viene riempito<br />

di aria durante l’indagine quando richiesto.<br />

In età pediatrica il diametro della<br />

sonda in genere non supera i 4 mm. Recentemente<br />

sono stati introdotti cateteri<br />

con un elevatissimo numero di sensori<br />

pressori che consentono di aumentare la<br />

risoluzione del tracciato manometrico.<br />

Sulla scia della manometria esofagea (4),<br />

infatti, si è iniziato recentemente ad intraprendere<br />

la MAR ad alta risoluzione<br />

(High Resolution) [Figura 2] che in un primo<br />

studio (5) sembra fornire risultati<br />

comparabili alla manometria tradizionale.<br />

Al contempo la alta risoluzione fornisce<br />

tracciati più intuitivi e più ricchi di<br />

dati che presto dall’ambito della ricerca<br />

entreranno nella pratica clinica.<br />

0 ml<br />

Rectal<br />

IAS<br />

1,0 cm Anal<br />

EAS 3 cm<br />

0,9 cm


La manometria anorettale: metodica ed indicazioni cliniche<br />

Il paziente viene studiato in posizione laterale sinistra, con le ginocchia flesse a 90°. Nei<br />

pazienti complianti è sufficiente che abbiano evacuato prima del test, altrimenti è possibile<br />

eseguire un clistere. Trenta minuti dopo l’evacuazione si inserisce delicatamente un<br />

catetere lubrificato attraverso l’orifizio anale fino a 10-15 cm dal margine anale. Con la<br />

tecnica del pull-through, si individua una zona di alta pressione (High Pressure Zone<br />

HPZ), che corrisponde allo IAS. Individuato lo IAS, si attendono circa 5 minuti prima di<br />

iniziare il test per garantire che il tono sfinteriale ritorni ai valori basali. Successivamente<br />

possono essere eseguite diverse manovre atte a testare la coordinazione sfinteriale; in età<br />

pediatrica è necessario misurarsi con la compliance del bambino (vedi capitolo “Limiti”),<br />

per cui le manovre fondamentalmente eseguite sono:<br />

• Squeezing/ponzamento: studia la pressione sfinteriale durante lo sforzo volontario di<br />

evacuare. Al paziente viene chiesto di sforzarsi quanto più a lungo possibile (massimo 30<br />

secondi). Si valuta sia la pressione massima di squeezing/ponzamento (definita come la differenza<br />

tra la pressione intrarettale e la pressione più alta registrata nel canale anale durante<br />

la manovra), sia la durata dello squeezing/ponzamento (definita come l’intervallo di tempo,<br />

in secondi, durante il quale il paziente è riuscito a mantenere la pressione di squeezing/ponzamento<br />

al di sopra del 50% della pressione massima di squeezing/ponzamento) [Figura 3]<br />

• Pressione dello IAS a riposo: studia la pressione che involontariamente esercita lo IAS per<br />

garantire la continenza. Si definisce come la differenza tra la pressione intrarettale e la massima<br />

pressione dello sfintere anale a riposo [Figura 3]<br />

• RAIR: studia l’integrità del plesso mienterico. Si evoca riempiendo rapidamente il palloncino<br />

collocato nel retto, con volumi di aria crescenti. In età pediatrica si tenta di evocare il<br />

RAIR inizialmente con 15 ml nei neonati e 30 ml nei bambini, fino a raggiungere 100-200<br />

ml nei casi in cui esso non risulta evocabile. Può essere presente o assente, come nei casi di<br />

morbo di Hirschsprung [Figura 4]. Talora esso può essere evocato con grandi volumi di distensione<br />

del palloncino, come nei casi di megaretto grave da stipsi cronica refrattaria.<br />

50<br />

Rectum<br />

0<br />

Anal<br />

1 cm<br />

50<br />

0<br />

Resting<br />

Pressure<br />

mm Hg<br />

Max<br />

Squeeze<br />

Pressure<br />

30 s<br />

Maximun<br />

Sustained<br />

Squeeze<br />

Pressure<br />

Figura 3 Esempio di manovra di squeezing, con in evidenza anche<br />

la pressione anale a riposo (Resting Pressure)<br />

Rectal<br />

Anal<br />

Normal<br />

Figura 4 Esempio Riflesso Inibitorio Anale (RAIR) normale.<br />

Notare come al riempimento del palloncino nel retto vi è un<br />

rilassamento dello sfintere anale interno (IAS) qui indicato<br />

come “Anal”<br />

23


24<br />

Training and Educational Corner<br />

INDICAZIONI<br />

In età pediatrica le principali indicazioni all’esecuzione della MAR sono:<br />

• Diagnosi di morbo di Hirschsprung<br />

• Pre/post chirurgia anorettale (pouch e/o re-anastomosi colica per malformazioni<br />

anorettali) nella valutazione degli outcome funzionali<br />

• Diagnostica differenziale nella stipsi cronica refrattaria a terapia medica.<br />

Più raramente e fondamentalmente nell’adolescente e nel giovane adulto la MAR è<br />

eseguite nei seguenti casi:<br />

• Incontinenza fecale<br />

• Dissinergia del pavimento pelvico<br />

• Dolore anorettale di sospetta natura funzionale.<br />

Nei bambini con stipsi cronica legata all’allergia, è stata dimostrato un incremento<br />

della pressione anale a riposo a testimoniare un’alterazione motoria del canale anale<br />

dovuta ad un aumento dei mastociti e delle fibre nervose (6).<br />

LIMITI<br />

Il principale limite della MAR in età pediatrica è la scarsità di valori di riferimento ottenuti<br />

in bambini sani. Vi sono diversi studi eseguiti su neonati pretermine ma uno solo di<br />

recente pubblicazione (2) ha riportato risultati interessanti su bambini sani al di fuori<br />

dell’età neonatale. Lo studio è stato condotto nel 2009 su 90 bambini senza sintomi gastrointestinali<br />

con età compresa tra i 3 giorni ed i 12 anni.<br />

I bambini sono stati divisi in tre gruppi a seconda dell’età:<br />

• 1 gruppo: 1 mese 1 anno


La manometria anorettale: metodica ed indicazioni cliniche<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

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7. de Lorijn F, Kremer LC, Reitsma JB et al. Diagnostic tests in Hirschsprung disease: a systematic<br />

review. J Pediatr Gastroenterol Nutr. 2006 May;42(5):496-505.<br />

Key Points<br />

• La MAR è una tecnica che studia<br />

il profilo pressorio del canale<br />

anale e la valutazione della sua<br />

funzionalità. La variante manometrica<br />

ad alta risoluzione renderà<br />

possibile l’ulteriore diffusione<br />

della tecnica e ne faciliterà<br />

l’interpretazione dei risultati<br />

• È uno strumento fondamentale<br />

nella diagnosi del morbo di<br />

Hirschsprung<br />

• Esclude patologie organiche<br />

retto-anali nella stipsi cronica<br />

refrattaria a terapia medica<br />

• Fornisce dati oggettivi sulla funzionalità<br />

dello sfintere anale dopo<br />

chirurgia ricostruttiva rettoanale<br />

25


26<br />

iBd Highlights<br />

a cura di<br />

FOrTuNaTa ciViTELLi<br />

Transitional care nel management<br />

dell’adolescente con malattia<br />

infiammatoria cronica intestinale<br />

IL PUNTO DI VISTA DEL GASTROENTEROLOGO PEDIATRA<br />

Fevronia Kiparissi - Consultant, Division of Mucosal Immunology,<br />

Department of Gastroenterology<br />

Great Ormond Street Hospital NHS Foundation Trust, London<br />

inflammatory bowel disease (iBd) is a lifelong chronic disease, with a natural<br />

history of remission and relapse, so that iBd paediatric patients will inevitably<br />

become adolescent and then adult patients. When the time comes for the<br />

patient’s care to be handed over to the adult Gastroenterologists, continuity<br />

is paramount. This process, called Transition, has as a concept the gradual,<br />

steady and coordinated movement from paediatric into adult care within<br />

a multi-disciplinary approach. This article is looking at the current practice<br />

in iBd transition and the key points for a successful transition and transfer.<br />

INTRODUZIONE: IBD E ADOLESCENZA<br />

Le malattie infiammatorie intestinali (dall’inglese Inflammatory Bowel Disease, IBD) pediatriche<br />

sono patologie ad andamento cronico-recidivante, con una storia naturale caratterizzata<br />

dall’alternanza di periodi di remissione e riacutizzazione. Negli ultimi anni si è<br />

assistito ad un aumento della loro incidenza. Fino al 25% di tutti i nuovi pazienti con<br />

diagnosi di IBD sono bambini e adolescenti (1).<br />

A seguire questi pazienti diventeranno adulti con IBD con necessità di affidare la gestione<br />

clinica al Gastroenterologo dell’adulto in relazione alle diverse problematiche cliniche<br />

e correlabili con la malattia (programmazione di gravidanza, effetti dei farmaci sulla<br />

fertilità maschile, rischio neoplastico, fumo, alcol, diabete, ipertensione). Questo concetto<br />

di graduale “transizione” dal Pediatra allo specialista dell’adulto, è stato definito con un<br />

termine mutuato dall’inglese come “transitional care”.<br />

Alcune esperienze sulla “transitional care” sono state riportate in altre specialità come la<br />

reumatologia, l’endocrinologia e la fibrosi cistica (2,3), ma esistono attualmente solo pochi<br />

dati nei pazienti con IBD.<br />

L’adolescenza è un periodo complesso ed impegnativo e l’effettivo processo di transizione<br />

di un paziente con malattia cronica alla medicina dell’adulto può essere molto difficile.<br />

L’esigenza di migliorare il management di questa delicata fase della gestione dei pazienti<br />

con IBD è ormai generalmente riconosciuta e le principali società di Gastroenterologia<br />

Pediatrica nazionali ed internazionali in Europa e Nord America stanno concentrando<br />

sempre più l’attenzione sul questo tema, attraverso la pubblicazione di linee guida, modelli<br />

di transizione e studi sulla qualità della vita (4,5).<br />

In questo articolo esamineremo gli ostacoli, i modelli disponibili e le possibili strategie per<br />

migliorare il progresso di transizione.<br />

DEFINIZIONI: TRANSITION AND TRANSFER<br />

Il termine “Transition” può essere tradotto come “mutamento”, “passaggio” o “transizione”.<br />

La transizione è il passaggio programmato e progressivo dell’adolescente e del giovane<br />

adulto con malattia cronica dall’assistenza del Pediatra a quella dello specialista dell’adulto<br />

(6). La transizione dovrebbe essere graduale e non improvvisa.<br />

Poiché questo processo sostiene l’indipendenza e la responsabilità del paziente nella<br />

gestione della propria patologia, il genitore dovrebbe lentamente trasferire questa<br />

responsabilità di auto-cura sul paziente stesso. “Transfer” è poi la consegna forma-


Figura 1 Transition pathway<br />

Paziente e genitori<br />

13-16 anni 16-21 anni<br />

Transition<br />

Paziente<br />

(& genitori)<br />

Gastroenterologo Pediatra Gastroenterologo dell’adulto<br />

Transfer<br />

le del paziente pediatrico alle cure dell’adulto, una volta completato il processo di<br />

transizione [Figura 1].<br />

OSTACOLI AD UNA “TRANSIZIONE DI SUCCESSO”<br />

Persone<br />

L’adolescenza è il periodo critico in cui si ha un declino delle capacità di autogestione:<br />

i pazienti giovani in cerca di indipendenza cominciano a rifiutare la supervisione<br />

della loro condizione da parte di un adulto, con la tendenza ad una ridotta compliance<br />

e “adherence” alla terapia, che possono avere come conseguenza la recidiva<br />

di malattia. I pazienti potrebbero temere il distacco dal Pediatra di fiducia e la necessità<br />

di dover ricostruire questa fiducia con il medico dell’adulto (7). Affinchè l’effettivo<br />

trasferimento avvenga, il paziente deve essere pronto, essere cosciente del tipo<br />

di malattia, conoscere i farmaci che utilizza, ma ancora più importante deve avere<br />

la capacità di gestire autonomamente i propri problemi di salute.<br />

Un altro ostacolo ad una transizione di successo è rappresentato dall’ansia dei genitori<br />

di fronte a questa progressiva responsabilizzazione del paziente, dal momento<br />

che la gestione delle IBD è stata affidata a loro fin dalla diagnosi.<br />

È difficile per un genitore dare ai figli l’indipendenza di cui hanno bisogno ed ancor<br />

di più per il Gastroenterologo Pediatra affidare la cura del paziente al collega dell’adulto.<br />

Infine i Gastroenterologi dell’adulto sono preoccupati nel prendere in cura i “bambini”,<br />

dal momento che le IBD rappresentano solo una parte del loro lavoro, molto<br />

focalizzato su altre patologie come il cancro del colon.<br />

Differenze tra le cure del pediatra e dell’adulto<br />

Ci sono differenze fondamentali tra l’assistenza pediatrica e quella dell’adulto nella<br />

gestione delle IBD [Tabella 1]. Il Pediatra guarda al bambino con un approccio<br />

multi-disciplinare e con la partecipazione dei genitori. L’accrescimento rappresenta<br />

un problema fondamentale. L’obiettivo principale è ottenere il miglior controllo<br />

possibile della malattia, cercando di evitare l’uso di farmaci (come i corticosteroidi)<br />

che potrebbero interferire con il processo di crescita staturale e con lo sviluppo<br />

puberale.<br />

Le indagini, come le endoscopie, sono effettuate in anestesia generale e in un ambiente<br />

adatto ai bambini. Infine si da molta importanza agli aspetti psico-sociali e<br />

quando è necessario, come in alcune situazioni di stress (ad esempio gli esami) al<br />

paziente viene offerto un supporto psicologico. Nella medicina dell’adulto il pa-<br />

27


28<br />

IBD Highlights<br />

Tabella 1 Differenze tra l’assistenza pediatrica e quella dell’adulto nella gestione delle IBD<br />

Paediatric IBD care Adult IBD care<br />

Malattia di Crohn > Colite Ulcerosa<br />

Caratteristiche delle IBD<br />

Pancolite<br />

Trattamento di 1a Malattia di Crohn= Colite Ulcerosa<br />

Malattia distale<br />

scelta: nutrizione enterale<br />

Trattamento di 1<br />

Un trattamento aggressivo può modificare la storia naturale<br />

a scelta: corticosteroidi<br />

Trattamento di supporto delle recidive e delle complicanze<br />

Approccio centrato sulla famiglia<br />

Background psicologico<br />

Approccio centrato sul paziente<br />

Necessario il consenso dei genitori<br />

I Gastroenterologi sono più distaccati, più concreti,<br />

I Pediatri sono gentili, disponibili, hanno più tempo<br />

hanno meno tempo<br />

Problemi di compliance durante la pubertà devono essere Ambiente più business -like<br />

presi in considerazione<br />

Minore considerazione per la compliance del paziente<br />

Pediatra Gastroenterologo<br />

Servizi ed indagini<br />

Medico specialista in Gastroenterologia<br />

Approccio multidisciplinare: nutrizionista, psicologo,<br />

Meno frequente approccio multidisciplinare<br />

infermiere dedicato<br />

Endoscopie in anestesia generale<br />

Endoscopie senza o con minima sedazione<br />

Problemi specifici dell’adolescente<br />

Accrescimento di fondamentale importanza, l’obiettivo<br />

è di completare in condizioni ottimali lo sviluppo puberale<br />

Droga, fumo, alcool, sessualità<br />

Esami scolastici, preparazione per l’università/apprendistato<br />

La crescita non rappresenta un problema<br />

ziente è responsabile in prima persona per il suo/sua salute e l’ambiente è più<br />

business-like (8).<br />

Comunicazione tra i centri<br />

La mancanza di un protocollo di transizione ostacola il processo di transizione stesso.<br />

I dati relativi all’esordio di malattia, alla sede, all’istologia ed alla terapia e lo<br />

sfondo psicosociale del paziente spesso non vengono comunicati al medico dell’adulto,<br />

aumentando così il rischio di non continuità nella cura.<br />

Sia il Pediatra che il Gastroenterologo dovrebbero sviluppare un protocollo standardizzato<br />

di transizione e dovrebbero continuare a collaborare durante tale processo<br />

(9).<br />

PRINCIPI E CONCETTI CHIAVE<br />

DELLA TRANSIZIONE DI SUCCESSO<br />

L’adolescenza è caratterizzata da un profondo sconvolgimento emotivo e dal desiderio<br />

di indipendenza dai genitori. Inoltre i pazienti con malattie croniche ad insorgenza<br />

precoce possono avere ritardo nello sviluppo sia cognitivo che fisico.<br />

Essi devono pertanto passare attraverso alcune tappe cruciali di transizione prima del<br />

transfer. Hanno bisogno di comprendere la causa della loro malattia, nonché di avere<br />

la consapevolezza delle sue implicazioni a breve e lungo termine (infezioni, rischio neoplastico,<br />

effetti collaterali dei farmaci, impatto sulla gravidanza e sulla fertilità ecc).<br />

È necessario che essi dimostrino senso di responsabilità per la propria salute, ad<br />

esempio conoscere il nome dei farmaci, il perché li prendono, il dosaggio e chi contattare<br />

per le prescrizioni e per fissare in maniera autonoma i propri appuntamenti<br />

ambulatoriali.


Transitional care nel management dell’adolescente<br />

con malattia infiammatoria cronica intestinale<br />

Devono anche sapere quando e chi contattare per domande o in caso di recidiva di<br />

malattia. Infine devono sentirsi pronti e devono esprimere la loro disponibilità a passare<br />

alle cure dell’adulto.<br />

I Pediatri dovrebbero incoraggiare i pazienti ad incontrare il medico e gli infermieri<br />

da soli, magari a parlarci prima, con i genitori che subentrano in seguito durante la<br />

visita. Essi dovrebbero anche porre le loro domande personali, per esempio preparando<br />

a casa una lista delle cose che vorrebbero chiedere e poi chiederle durante la<br />

visita.<br />

L’obiettivo di un programma di transizione dovrebbe essere quello di promuovere la<br />

capacità di comunicazione, i processi decisionali, l’assertività, la cura di sé, l’autodeterminazione,<br />

l’auto-difesa e rafforzare il senso di controllo e di indipendenza. I genitori<br />

dovrebbero essere supportati durante questo processo di transizione.<br />

L’assistenza sanitaria dovrebbe essere centrata sul paziente e sul suo grado di sviluppo:<br />

si dovrebbe tener conto della capacità cognitiva, del livello di istruzione, della<br />

situazione finanziaria, delle questioni etiche, del problema della non aderenza al<br />

trattamento.<br />

L’educazione di pazienti, genitori, Pediatri e medici dell’adulto dovrebbe essere uno<br />

degli obiettivi di un programma di transizione di successo.<br />

Problemi potenziali sono la dipendenza eccessiva dei pazienti dal modello di cura<br />

pediatrico e la scarsa disponibilità a lasciare andare il paziente da parte del Gastroenterologo<br />

Pediatra.<br />

MODELLI DI TRANSIZIONE<br />

Attualmente ci sono tre modelli di transizione utilizzati in Europa (10).<br />

Il primo modello prevede 3-5 visite combinate annuali a partire dai 14 anni, in<br />

cui sia il Pediatra che il medico dell’adulto vedono il paziente all’interno di un ambiente<br />

multi-disciplinare mentre le altre visite ambulatoriali vengono effettuate dal<br />

Pediatra. Questo modello aiuta il paziente a stabilire un rapporto con il medico che<br />

in futuro si prenderà cura di lui, ma è costoso, richiede molte risorse e se il paziente<br />

non si trova bene nel nuovo ambiente potrebbe rifiutare il successivo follow-up, ostacolando<br />

così il processo di transizione.<br />

Il secondo modello prevede che il Pediatra continui a vedere il paziente, ma verso<br />

la fine della transizione e prima del trasferimento effettivo delle cure, alterna le visite<br />

ambulatoriali con il medico dell’adulto. Questo modello è più conveniente e anche<br />

se il paziente vede il medico dell’adulto ci sono ancora le rassicuranti visite del Pediatra.<br />

Il terzo modello di transizione è una visita ambulatoriale combinata del Pediatra<br />

e del medico dell’adulto in cui il paziente viene affidato in maniera definitiva alle<br />

cure dell’adulto. Questo modello sembra essere il meno efficace in quanto il paziente<br />

potrebbe non essere pronto e, quindi, potrebbe aver timore di lasciare l’assistenza<br />

pediatrica per entrare in un territorio sconosciuto.<br />

CONCLUSIONI<br />

Gli adolescenti devono essere coinvolti nel processo di transizione ed i Pediatri devono<br />

“affrontare il discorso” e non evitare di sollevare l’argomento della transizione<br />

fino a quando non è troppo tardi ed il paziente è diventato un adulto. La transizione<br />

dovrebbe essere parte del curriculum formativo del Gastroenterologo Pediatra e<br />

dell’adulto, e studi prospettici sui vari modelli esistenti per la transizione dell’ adolescente<br />

con IBD dovrebbero essere condotti a livello nazionale ed internazionale.<br />

La transizione è un processo che richiede molte risorse sia umane che finanziarie. Lo<br />

scopo ultimo è quello di garantire al paziente adolescente con IBD un passaggio sicuro<br />

e graduale alla medicina dell’adulto, assicurando una continuità assistenziale di<br />

qualità elevata.<br />

29


Ringraziamenti<br />

Un ringraziamento particolare ad<br />

Osvaldo Borrelli e Fortunata Civitelli<br />

che hanno cortesemente tradotto<br />

l’articolo dall’inglese all’italiano.<br />

Key Points<br />

• Le malattie infiammatorie intestinali<br />

(Inflammatory Bowel Disease,<br />

IBD) sono patologie ad andamento<br />

cronico-recidivante ed il<br />

bambino con IBD diventerà un<br />

adolescente e poi un adulto con<br />

IBD, con esigenze assistenziali e<br />

terapeutiche che si modificano<br />

nel corso degli anni<br />

• Il passaggio dalla cure del<br />

Pediatra Gastroenterologo a quelle<br />

del Gastroenterologo dell’adulto<br />

rappresenta un momento fondamentale<br />

nella storia del paziente<br />

con IBD: esso dovrebbe essere<br />

graduale ed avvenire al termine di<br />

un processo di progressiva responsabilizzazione<br />

del paziente, che<br />

dovrà imparare a gestire in prima<br />

persona la sua malattia. Questo<br />

processo viene definito con il termine<br />

inglese “transitional care”<br />

• Esistono ormai diversi modelli in<br />

letteratura, derivati da altre patologie<br />

croniche come il diabete e<br />

la fibrosi cistica. Tali modelli devono<br />

essere ancora validati nelle IBD<br />

attraverso studi nazionali ed internazionali,<br />

col fine ultimo di garantire<br />

una continuità delle cure di<br />

elevata qualità nell’adolescente<br />

con IBD<br />

30<br />

IBD Highlights<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

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Digestive Diseases 2009;27:382-86.


News in Pediatric<br />

Gastroenterology<br />

Pharmacology<br />

a cura di<br />

MONica Paci<br />

Il contributo dalla<br />

gastroenterologia<br />

dell’adulto in questo numero<br />

è dedicato alla terapia<br />

farmacologica della stipsi<br />

cronica funzionale.<br />

Il Macrogol<br />

ha rivoluzionato nel corso<br />

degli ultimi anni l’approccio<br />

farmacologico ad una<br />

condizione molto frequente<br />

nella popolazione adulta<br />

ma parimenti anche in<br />

quella pediatrica, ha ridotto<br />

il rischio di complicanze<br />

ed ha migliorato la<br />

compliance ad una terapia<br />

che spesso necessita di<br />

essere prolungata nel<br />

tempo. I risultati e la safety<br />

è dimostrata nell’adulto e<br />

nel bambino con numerose<br />

evidenze in letteratura.<br />

Il Gruppo del Prof.<br />

Corazziari rappresenta<br />

un punto di riferimento<br />

nazionale ed internazionale<br />

nello studio dei meccanismi<br />

fisiopatologici della stipsi<br />

cronica.<br />

Macrogol: aspetti farmacologici<br />

e indicazioni terapeutiche<br />

Danilo BaDiali, ivano Biviano, Enrico StEfano corazziari<br />

Dipartimento di Medicina Interna e specialità Mediche, “sapienza” Università degli studi di Roma<br />

Macrogol is a non-absorbable, non-metabolized polyethylene glycol polymer that<br />

is used in high volume solutions for gut cleaning and in daily small volume doses for<br />

chronic constipation. The paper describes the efficacy and the safety of Macrogol<br />

solutions in the treatment of chronic constipation in adults and in children.<br />

INTRODUZIONE<br />

Il Macrogol è un polimero inerte del polietilene glicole (PEG). Composti di Macrogol<br />

sono disponibili in un’ampia varietà di pesi molecolari. La sua struttura è:<br />

HO-CH 2-(CH 2-O-CH 2-) n-CH 2-OH<br />

L’assorbibilità intestinale è inversamente proporzionale alla lunghezza della catena e<br />

forme con massa molecolare superiore a 3000 dalton non vengono praticamente assorbite:<br />

solo lo 0.1-0.2% delle quantità somministrate vengono rilevate nelle urine in<br />

pazienti affetti da malattie infiammatorie intestinali (1). Il Macrogol inoltre non subisce<br />

nessuna degradazione enzimatica né viene metabolizzato dalla flora batterica.<br />

L’osmolarità del Macrogol è superiore a quella prevista per il suo peso molecolare in<br />

quanto l’idrogeno delle molecole dell’acqua si legano al suo atomo di ossigeno polare,<br />

evitando il riassorbimento dell’acqua e degli elettroliti. Il risultato di questa interazione<br />

è che la nuova struttura Macrogol/acqua, che si forma al momento della preparazione,<br />

rimane inalterata dopo l’ingestione sino al colon, dove idrata le feci variandone<br />

consistenza e volume in modo dose-dipendente.<br />

Il razionale dell’uso del Macrogol in gastroenterologia è dato dalla constatazione che<br />

le feci adeguatamente idratate diventano soffici, transitano più velocemente nel colon<br />

e sono evacuate senza difficoltà. Il Macrogol, con peso molecolare di 3350 e 4000 dalton,<br />

è utilizzato per la pulizia intestinale in preparazione alla colonscopia o ad interventi<br />

chirurgici sul colon, e nella terapia della stipsi cronica.<br />

Il MacROgOl NElla TERapIa DElla sTIpsI cRONIca<br />

Piccole dosi giornaliere di soluzioni di Macrogol (8-32 g in 125-500 mL/die di acqua)<br />

sono efficaci, sia a breve che a lungo termine, nell’aumentare la frequenza dell’alvo,<br />

diminuire la presenza di feci dure/caprine, ridurre lo sforzo evacuativo (2) con una<br />

risoluzione della stipsi in ~80% dei pazienti mantenendo l’effetto a lungo termine<br />

(3,4). Questi dati sono stati confermati da una recente meta-analisi (5) che ha analizzato<br />

20 studi controllati per un totale di 2240 pazienti provenienti da Stati Uniti, Europa<br />

e Asia ed ha calcolato il guadagno terapeutico rispetto al placebo in ~2 evacuazioni/<br />

settimana. Questa risposta si ottiene senza la comparsa di effetti collaterali, quali urgenza<br />

defecatoria con emissione di feci liquide, dolore e distensione addominale, che<br />

accompagnano spesso l’uso di altri lassativi. Complessivamente, la tollerabilità di Ma-<br />

31


32<br />

News in Pediatric Gastroenterology Pharmacology<br />

crogol è stata ritenuta buona, senza eventi avversi tranne episodi di diarrea da attribuirsi<br />

ad una dose eccessiva che deve essere evitata riducendo il dosaggio e nessuno studio<br />

ha osservato alterazioni significative di laboratorio.<br />

Diversamente da altri lassativi, i cui effetti spesso si riducono nel tempo, la risposta favorevole<br />

del Macrogol perdura senza significativi effetti collaterali per lunghi periodi,<br />

senza dover aumentare la dose giornaliera, che invece può essere talora ridotta mantenendo<br />

invariata l’efficacia terapeutica (3). Quindi, a differenza dei comuni lassativi<br />

che richiedono un progressivo aumento del dosaggio, col Macrogol dopo un periodo<br />

di stabilità, la dose può essere ridotta gradualmente sino ad identificare quella minima<br />

efficace.<br />

L’analisi del transito intestinale ha rilevato che l’assunzione di 250 ml, due volte al<br />

giorno, di una soluzione elettrolitica di Macrogol determina l’accelerazione del transito<br />

a livello del colon sinistro e del retto e non nel colon destro, caratteristica questa che<br />

lo rende efficace sia nella stipsi da rallentato transito che nella stipsi con defecazione<br />

difficoltosa, anche in presenza di rettocele e intussuscezione retto-anale (6): in questi<br />

casi il miglioramento è probabilmente dovuto ad una facilitazione dell’evacuazione<br />

grazie alla modificazione della consistenza delle feci.<br />

Non si sono osservate differenze di efficacia tra soluzioni iso o ipo-osmotiche, tuttavia,<br />

in caso di somministrazione in dosi elevate e/o per un periodo di tempo prolungato è<br />

preferibile l’uso delle formulazioni iso-osmotiche, arricchite di elettroliti per evitare<br />

squilibri dovuti a perdite, seppure trascurabili, di sodio, potassio e bicarbonato (7).<br />

Studi controllati hanno dimostrato che il Macrogol mostra maggiore efficacia e minori<br />

effetti collaterali rispetto ad altri lassativi quali ispagula, lattulosio, tegaserod (8) e,<br />

rispetto al lattulosio, un migliore rapporto costo/beneficio per un minore costo complessivo<br />

del trattamento (9).<br />

Il MacROgOl IN pEDIaTRIa<br />

Il trattamento della stipsi nei bambini si avvale principalmente di lassativi osmotici e<br />

tra essi recentemente è stato proposto ripetutamente il Macrogol per i suoi scarsi effetti<br />

indesiderati.<br />

In uno studio controllato (10), in bambini con età compresa tra 2 e 11 anni, il Macrogol<br />

ha aumentato significativamente la frequenza dell’alvo rispetto al placebo con una<br />

differenza media di incremento di oltre 1.5 evacuazioni/settimana. La dose media<br />

utilizzata è stata 0.6 g/kg pc per la fascia di età 2-6 anni e 0.7 g/kg pc in quella<br />

7-11-anni.<br />

L’efficacia complessiva è stata confermata dal miglioramento di altri sintomi come il<br />

dolore alla defecazione e il ricorso a presidi per stimolare l’evacuazione. Non sono stati<br />

rilevati eventi avversi gravi e sebbene sia stata utilizzata una soluzione con elettroliti,<br />

meno palatabile, la compliance dei pazienti è stata soddisfacente.<br />

Nel bambino la stipsi si associa a ritenzione di feci con impatto fecale per cui l’algoritmo<br />

terapeutico deve prevedere di liberare il retto e il colon dall’ostruzione causata<br />

dalle feci stesse.<br />

Per migliorare l’aderenza alla terapia è preferibile ricorrere a una pulizia per via<br />

orale piuttosto che per via anale con clisteri o manovre manuali. Soluzioni elettrolitiche<br />

di Macrogol somministrate a dosi crescenti (da 13.8 a 55.2 g/die nei bambini<br />

con età compresa tra 2 e 4 anni; da 27,6 a 82,8 g/die nella fascia 5-11 anni) si sono<br />

dimostrate efficaci nel disimpattare il retto in un periodo di tempo massimo di 7<br />

giorni impiegando complessivamente circa 3.5 L di soluzione nei bambini tra 2 e 4<br />

anni e circa 6 L nella fascia tra 5 e 11 anni (10). Inoltre il Macrogol, somministrato<br />

a piccole dosi giornaliere (125-250 ml/die), si è dimostrato essere più efficace del<br />

lattulosio nel mantenere il retto disimpattato senza dover aggiungere un lassativo di<br />

contatto come la senna (10).


Macrogol: aspetti farmacologici e indicazioni terapeutiche<br />

cONclUsIONI<br />

Le soluzioni di Macrogol nel trattamento della stipsi cronica degli adulti hanno evidenza<br />

clinica di grado A e livello di evidenza 1 per efficacia sulla frequenza e la facilitazione<br />

delle evacuazioni.<br />

Nel bambino le soluzioni di Macrogol ad alte dosi sono utili nella terapia iniziale per<br />

disimpattare il colon-retto e quindi per il trattamento cronico alla dose tra 0.4 a 0.8 g/<br />

kg/die adattandola alla risposta terapeutica valutata mediante frequenza dell’alvo e consistenza<br />

delle feci.<br />

BIBlIOgRaFIa<br />

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lactulose as maintenance therapy. J Pediatr Gastroenterol Nutr 2006;43:65-70.<br />

PMID:16819379.<br />

Key Points<br />

•Il macrogol è un polimero inerte con<br />

effetto osmotico, non assorbibile e<br />

non fermentabile dalla flora batterica<br />

•Il macrogol lega le molecole d’acqua<br />

formando un composto che<br />

attraversa l’intestino senza causare<br />

assorbimento di acqua ed elettroliti<br />

•Il macrogol è indicato nella terapia<br />

della stipsi cronica per il suo effetto<br />

sulla frequenza dell’alvo, caratteristiche<br />

delle feci e facilitazione dell’evacuazione,<br />

senza provocare effetti<br />

indesiderati gravi<br />

•Nel trattamento della stipsi del bambino<br />

può essere utilizzato per disimpattare<br />

il retto-colon senza ricorrere<br />

a clismi evacuativi o manovre<br />

manuali ed è più efficace del lattulosio<br />

nella terapia di mantenimento<br />

•La dose deve essere personalizzata<br />

ricercando la dose minima efficace<br />

valutando frequenza delle evacuazioni<br />

e consistenza delle feci<br />

33


34<br />

Recent Advance<br />

in Basic Science<br />

a cura di<br />

salvatore accomando<br />

At least 15% of school age<br />

children are affected by<br />

abdominal pain secondary<br />

to FGIDs, with important<br />

repercussions on the<br />

quality of life. Experimental<br />

evidences have clearly<br />

demonstrated the existence<br />

of a state of hypersensitivity<br />

in subjects, meaning that<br />

they have lower thresholds<br />

to rectal distension. This<br />

abnormality could derive<br />

from impaired function in<br />

local sensory receptors<br />

and central nervous<br />

system processing. In<br />

addition many evidences<br />

indicate that neuroimmune<br />

crosstalk, mainly<br />

involving mastcells, is<br />

unbalanced. Despite the<br />

increasing evidences, the<br />

pathogenesis of visceral<br />

hypersensitivity in FGIDs is<br />

yet to be fully characterized<br />

and it is likely to be<br />

multifactorial.<br />

I meccanismi dell’ipersensibilità<br />

viscerale<br />

Marcella Pesce, alessandra d’alessandro, Giovanni sarnelli<br />

Gastroenterologia Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale<br />

Università Federico II di Napoli<br />

INtroDUzIoNe e CoNCettI GeNeralI<br />

L’esistenza del sistema nervoso enterico (SNE) è nota sin dalla fine dell’Ottocento, tuttavia,<br />

l’idea che il nostro intestino sia “intelligente” e capace di agire in maniera del tutto autonoma<br />

dal sistema nervoso centr0ale (SNC) si è affermata soltanto negli ultimi decenni.<br />

È ormai noto che il SNE è in grado di coordinare ed organizzare le funzioni sensitivo-motorie,<br />

secretorie e di assorbimento proprie dell’apparato gastrointestinale, attraverso una complessa<br />

rete neuronale, dislocata lungo tutto il tratto digerente. Queste funzioni sono assicurate<br />

da circa 100 milioni di neuroni, un numero paragonabile a quelli del midollo spinale, da cui<br />

l’assunto di “cervello nella pancia”. Sebbene funzionalmente autonomo, il SNE è connesso<br />

al SNC che a sua volta può contribuire nella modulazione delle funzioni digestive realizzando<br />

un sistema altamente integrato, il cosiddetto brain/gut axis. L’integrità morfofunzionale<br />

di quest’asse rappresenta, quindi, un requisito indispensabile per veicolare in maniera<br />

appropriata gli stimoli di provenienza viscerale. Fisiologicamente la maggior parte degli stimoli<br />

provenienti dall’apparato digerente non viene percepita a livello cosciente, tuttavia, in<br />

condizioni particolari, può verificarsi un’alterazione della sensibilità viscerale, con percezione<br />

abnorme di stimoli fisiologicamente subliminali e sviluppo di sintomi gastrointestinali. Questa<br />

condizione patologica è nota come ipersensibilità viscerale ed è uno dei principali meccanismi<br />

coinvolti nella patogenesi dei sintomi delle patologie funzionali gastrointestinali<br />

(FGID); tra le quali la dispepsia funzionale (FD) e la sindrome dell’intestino irritabile<br />

(IBS) rappresentano le più comuni. Secondo l’attuale definizione, le FGID sono dei disordini<br />

accomunati dalla ricorrenza di sintomi gastrointestinali, in assenza di alterazioni organiche<br />

in grado di determinarli. Si stima che circa il 15% della popolazione in età scolare<br />

lamenti sintomi ricorrenti ascrivibili a tali patologie, con importanti ripercussioni sociali ed un<br />

enorme impatto sulla qualità di vita.<br />

MeCCaNISMI DI baSe<br />

Numerose evidenze sperimentali hanno ampiamente dimostrato l’esistenza di una condizione<br />

di ipersensibilità nei pazienti con IBS. Infatti, un’elevata percentuale di questi ultimi<br />

(50-90%) presenta una più bassa soglia di percezione alla distensione rettale, rispetto ai<br />

soggetti di controllo. Analogamente i soggetti con FD presentano basse soglie di stimolazione<br />

gastrica. In altre parole, i soggetti con IBS e FD non riescono a tollerare gli stessi<br />

volumi dei soggetti di controllo. Sebbene il preciso meccanismo alla base di questo disturbo<br />

non sia stato ancora identificato, è verosimile che in questi soggetti la distensione attivi<br />

un particolare sottogruppo di neuroni del SNE sensibili alla stimolazione meccanica; come<br />

conseguenza di questa attivazione si determina una percezione spiacevole e la genesi<br />

del sintomo. Recentemente è stato inoltre dimostrato che nei pazienti con FGID, oltre ad<br />

una ipersensibilità meccanica è presente anche una ipersensibilità verso stimoli di natura<br />

chimica e termica, che è mediata da neuroni che funzionano da termo e chemocettori.<br />

Da quanto detto emerge quindi il concetto che per cause non ancora conosciute si determina<br />

una anomala eccitazione dei neuroni enterici, con la conseguente genesi di sintomi.<br />

Sebbene i meccanismi non siano ancora del tutto chiariti studi recenti hanno dimostrato<br />

che uno dei probabili meccanismi è rappresentato dall’ infiammazione tissutale. Questa<br />

evidenza è clinicamente suggerita dalla persistenza di sintomi IBS simili in pazienti affetti<br />

da malattie infiammatorie croniche intestinali in fase di remissione clinica. Più recente-


mente è stato invece dimostrato che in circa il 30% dei pazienti, i sintomi gastrointestinali<br />

si sono manifestati dopo un episodio acuto di gastroenterite, indicando che l’infiammazione<br />

tissutale secondaria all’infezione sia in grado di iniziare una cascata di eventi che comporta<br />

un’eccitazione neuronale anomala. La spiegazione di tali fenomeni risiede nelle<br />

complesse interazioni vigenti fra neuroni e cellule immunitarie. Questi due gruppi cellulari<br />

infatti sono in grado di influenzarsi reciprocamente, creando un vero e proprio<br />

crosstalk neuro-immune. Tra le possibili cellule immunitarie coinvolte, si ritiene che<br />

le mast cellule (MC) svolgano un ruolo centrale nello sviluppo dell’ipersensibilità. Studi di<br />

immunoistochimica hanno infatti dimostrato che nella mucosa intestinale di pazienti con<br />

IBS vi è un aumentato numero di MC, le quali sono in rapporto di stretta vicinanza con<br />

le terminazioni nervose. I mediatori rilasciati dalle MC, soprattutto istamina, serotonina e<br />

proteasi, sono in grado di eccitare le terminazioni nervose, determinando la comparsa di<br />

diarrea e dolore addominale. Accanto al coinvolgimento dei mediatori delle MC, altri<br />

meccanismi sono stati ipotizzati per spiegare l’ipersensibilità viscerale. In particolare, è<br />

stato dimostrato che neuroni che esprimono il recettore polimodale TRPV1, il cui agonista<br />

naturale è la capsaicina (ingrediente piccante del peperoncino rosso) sono coinvolti nelle<br />

sensazioni termo-dolorifiche viscerali. Studi della letteratura indicano che nel retto di pazienti<br />

con IBS si ha un’aumentata espressione di tali neuroni; è verosimile pertanto ipotizzare<br />

che esse siano coinvolte nell’induzione di uno stato cronico di infiammazione “neurogenica”.<br />

Ad ulteriore conferma di questa ipotesi va inoltre aggiunto che altri due<br />

neuropeptidi, la sostanza P (SP) e il peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP),<br />

partecipano alla modulazione delle sensazioni dolorose viscerali e nel contempo sono in<br />

grado di influenzare le risposte immuni mucosali.<br />

IpoteSI eUrIStICa Dell’IperSeNSIbIlItà vISCerale<br />

Affinché una stimolazione viscerale diventi un sintomo spiacevole è necessario che gli<br />

stimoli originati dall’apparato digerente siano convogliati al SNC da cui vengono elaborati.<br />

Da quanto detto appare evidente che alla genesi dell’ipersensibilità viscerale partecipi<br />

anche un’alterazione dei processi cognitivi. Infatti in molti pazienti con FGID è comune<br />

una storia di abusi sessuali, suggerendo in questi soggetti un’alterazione dello stato<br />

d’ansia, del tono dell’umore o la presenza di disturbi di somatizzazione possano essere<br />

rilevanti da un punto di vista patogenetico. In uno studio recente, è stato dimostrato come<br />

l’ansia sia associata significativamente all’ipersensibilità gastrica in pazienti con FD. Inoltre<br />

in questi soggetti studi di neuroimaging hanno permesso di dimostrare un’anomala<br />

attivazione della corteccia somatosensoriale, ipotizzando un deficit della modulazione<br />

delle afferenze sensoriali da parte dei sistemi inibitori discendenti. Il deficit dei sistemi<br />

inibitori in questi pazienti potrebbe tradursi in un’esaltata<br />

percezione dolorifica a stimoli non algogeni (allodinia),<br />

mediata da processi cognitivi di “attenzione” e<br />

“vigilanza” (ipervigilanza). Appare dunque evidente<br />

come nessuno dei meccanismi precedentemente proposti<br />

sia da solo in grado di spiegare lo spettro sintomatologico<br />

delle FGID. L’attuale modello euristico della<br />

patogenesi coinvolge più componenti del brain/gut<br />

axis ed implica l’ipereccitabilità del SNE, l’alterata<br />

elaborazione corticale degli input viscerali e l’alterata<br />

modulazione dei sistemi inibitori discendenti [Figura 1].<br />

Sebbene il contributo di ognuno di questi meccanismi<br />

alla genesi dei sintomi gastrointestinali funzionali rimanga<br />

ancora poco chiaro, la multifattorialità dell’ipersensibilità<br />

viscerale è suggestiva della necessità di un<br />

approccio terapeutico multidisciplinare.<br />

Serotonina<br />

Istamina<br />

Mastcellule<br />

CGRP<br />

Sostanza P<br />

Sistemi<br />

inibitori<br />

discendenti<br />

Figura 1 I meccanismi dell’ipersensibilità viscerale<br />

Neuroni<br />

TRPV1<br />

positivi<br />

Stress<br />

Area<br />

Infiammazioni<br />

Infezioni<br />

Stress<br />

Antigeni alimentari<br />

35


36<br />

Recent Advance in Basic Science<br />

bIblIoGraFIa<br />

1. Mertz H, Naliboff B, Munakata et al. Altered rectal perception is a biological marker of patients<br />

with irritable bowel syndrome. Gastroenterology 1995 Jul;109(1):40-52.<br />

2. Sarnelli G, Vandenberghe J, Tack J. Visceral hypersensitivity in functional disorders of the upper<br />

gastrointestinal tract. Digestive and Liver Disease 2004;(36):371-376.<br />

3. Anand P, Aziz Q, Willert R et al. Peripheral and central mechanisms of visceral sensitization in man.<br />

Neurogastroenterology and Motility 2007;19(1):29-46.<br />

4. Jackie D. Wood. Enteric Neuroimmunophysiology and Pathophysiology. Gastroenterology<br />

2004;127:635-657.<br />

5. Barbara G, De Giorgio R, Stanghellini V et al. A role for inflammation in irritable bowel syndrome?<br />

Gut 2002; 51:i41-i44 doi:10.1136/gut.51.suppl_1.i41.<br />

6. Tack J, Bisschops R, Sarnelli G. Pathophysiology and treatment of functional dyspepsia.<br />

Gastroenterology 2004;127:1239-55.<br />

7. Chan CLH, Facer P, Davis JB et al. Sensory fibres expressing capsaicin receptor TRPV1 in patients<br />

with rectal hypersensitivity and faecal urgency. Lancet 2003;361:385-91.<br />

Key Points<br />

• L’ipersensibilità viscerale è una condizione patologica nella quale si realizza un’abnorme<br />

percezione degli stimoli viscerali con lo sviluppo di sintomi gastrointestinali<br />

• L’ipersensibilità viscerale è uno dei principali meccanismi patogenetici delle patologie<br />

funzionali gastrointestinali, quali la sindrome dell’intestino irritabile e la dispepsia<br />

funzionale<br />

• L’ipersensibilità potrebbe essere la conseguenza di un’anomala eccitazione dei neuroni<br />

del sistema nervoso enterico, con la conseguente genesi dei sintomi gastrointestinali<br />

• L’attuale modello euristico della patogenesi coinvolge l’ipereccitabilità del sistema<br />

nervoso enterico, l’alterata elaborazione corticale degli input viscerali e l’alterata<br />

modulazione dei sistemi inibitori discendenti<br />

• Data la multifattorialità della patogenesi è necessario un approccio terapeutico<br />

multidisciplinare per trattare i sintomi riferiti dai pazienti


GastroPed Quiz<br />

a cura di<br />

cLaudiO rOMaNO<br />

Celiachia e dintorni...<br />

Renato tambucci, FRancesca Rea, LauRa Di ioRio, antoneLLa PoLito, GabRieLLa minò,<br />

FRancesco maRia Paone<br />

Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Pediatrica, Policlinico Tor Vergata di Roma<br />

PRESENTAZIONE CLINICA<br />

L. è un bambino di 7 anni con anamnesi familiare di atopia. Dermatite atopica nel primo mese di vita. Dieta senza PLV con test<br />

di provocazione orale eseguito all’età di 14 mesi. Dal 2° anno di vita broncospasmo ricorrente ed oculorinite stagionale. Dall’età<br />

di 6 anni comparsa di sintomatologia caratterizzata da episodi di dolori addominali con risvegli notturni, localizzazione talvolta<br />

epigastrica, alvo frequente. Indagini di I livello con evidenza di: ipereosinofilia periferica (16,5% - 1.400/mcL), IgE totali<br />

(992 UI/ml), tTG: 36U/ml, EMA: pos, HLA con presenza di aplotipo DQ2.<br />

ESAME OBIETTIVO<br />

Addome diffusamente dolente, soprattutto in sede<br />

epigastrica.<br />

SVILUPPO DEL CASO CLINICO PRIMA PARTE<br />

EGDS (nel sospetto di celiachia): mucosa esofagea<br />

con evidenza al terzo medio e distale di strie longitudinali,<br />

aspetto trachealizzato e placche biancastre<br />

[Figura 1], gastrite nodulare (GN) [Figura 2] a livello<br />

antrale e mucosa normale a livello duodenale. Si<br />

eseguono pertanto biopsie multiple a carico di esofago,<br />

stomaco, bulbo e seconda porzione duodenale.<br />

Figura 1 Lesioni esofagee<br />

caratteristiche di EoE prima<br />

della DSG<br />

La soluzione del caso clinico a pagina 40<br />

Figura 2 Gastrite nodulare<br />

IPOTESI DIAGNOSTICHE<br />

• Esofagite Erosiva in soggetto con celiachia<br />

• Esofagite Eosinofila (EoE) in soggetto con celiachia<br />

• Gastroenteropatia Eosinofila in soggetto con celiachia<br />

• Malattia peptica Helicobacter pylori (Hp) correlata in soggetto con celiachia<br />

37


38<br />

Endoscopy<br />

Learning Library<br />

a cura di<br />

FiLiPPO TOrrONi<br />

La polipectomia<br />

Giovanni Di narDo, Salvatore oliva, GiuSeppe paGliaro, Chiara Ziparo, Salvatore CuCChiara<br />

U.o.c. Gastroenterologia ed epatologia Pediatrica, dipartimento di Pediatria, Policlinico Umberto i,<br />

Università “sapienza”di roma<br />

Endoscopic polypectomy is a procedure of choice for the treatment of polyps.<br />

The most common polypectomy complications are early and late bleeding. To safely and completely remove large<br />

polyps, techniques that prevent bleeding are valuable. Prophylactic endoscopic treatments<br />

are effective at reducing early bleeding after colonoscopic polypectomy.<br />

However, patients with late bleeding may not benefit from prophylaxis.<br />

Presentazione del caso clinico<br />

C.C., femmina di 8 anni, con pregressa diagnosi di celiachia effettuata all’età di 7 anni presso il nostro<br />

centro sulla base della sintomatologia clinica caratterizzata da diarrea e dolori addominali, della positività<br />

della sierologia e dell’esame istologico che mostrava<br />

un quadro di marcata atrofia dei villi intestinali (Marsh<br />

III b).<br />

La bambina torna alla nostra osservazione per episodi<br />

di rettorragia (circa 1 episodio a settimana). Non sintomi<br />

associati (dolori addominali, calo ponderale o alterazioni<br />

di consistenza delle feci). Esami di I livello compresi<br />

indici di flogosi emocromo e ferritina nella norma,<br />

nulla da segnalare all’esame obiettivo addominale e<br />

della regione perianale. La diagnostica differenziale<br />

nell’ambito delle cause di rettorragia in età pediatrica<br />

possono prevedere, considerata la fascia di età della paziente<br />

e l’assenza di sintomatologia associata, in I istanza<br />

lesioni perianali, polipi giovanili o eventuali esordi di<br />

coliti specifiche (IBD) o coliti self-limited (infettive, allergiche).<br />

È stata considerata la colonscopia una indagine<br />

da eseguire in Ia istanza con riscontro a livello del colon<br />

discendente di un polipo peduncolato del diametro di<br />

2.5 cm.<br />

la scelta della tecnica<br />

Per la PoliPectomia<br />

In relazione alla presenza di peduncolo lungo, di diametro<br />

rilevante e localizzato in una sede in cui un<br />

eventuale sanguinamento avrebbe potuto comportare<br />

difficoltà per una adeguata emostasi, si è deciso<br />

di procedere a polipectomia con ansa diatermica<br />

previo posizionamento alla base del peduncolo un<br />

endo-loop.<br />

Figura 1 Posizionamento dell’endo-loop alla base del peduncolo.<br />

Figura 2 Resezione del polipo con ansa diatermica<br />

dopo posizionamento di endo-loop.


Figura 3 Endo-loop ben posizionato alla base del peduncolo<br />

dopo asportazione del polipo.<br />

Il paziente è stato in osservazione per 48 ore dopo la<br />

procedura senza presentare nessuna complicanza. L’esame<br />

istologico ha evidenziato i caratteri di un polipo<br />

iperplastico giovanile.<br />

conclUsioni e messaGGi Pratici<br />

• La polipectomia endoscopica è la procedura di scelta per il trattamento non chirurgico dei polipi del colon.<br />

• Le complicanze della polipectomia endoscopica includono perforazione e sanguinamento. Quest’ultima<br />

complicanza è riportata in una percentuale variabile da 2 al 6% di tutte le polipectomie.<br />

• Non ci sono linee guida per la profilassi del sanguinamento post-polipectomia. Le tecniche endoscopiche<br />

includono l’iniezione di adrenalina o l’utilizzo di tecniche meccaniche come le clip o gli endoloop. Una<br />

recente metanalisi ha dimostrato che queste tecniche sono efficaci nel ridurre il sanguinamento post-polipectomia<br />

precoce, tuttavia non sembrano dare beneficio per il sanguinamento tardivo.<br />

• La scelta della procedura dipende dall’esperienza dell’ endoscopista e dalla sede e caratteristiche del polipo.<br />

• I fattori di rischio in presenza dei quali è consigliato utilizzare una tecnica di profilassi del sanguinamento<br />

postpolipectomia sono: polipo sessile con larga base d’impianto, polipo con peduncolo spesso e lungo, l’uso<br />

di anticoagulanti o la presenza di coagulopatia nota, posizione del polipo in una sede in cui un eventuale<br />

sanguinamento potrebbe essere difficile da trattare.<br />

BiBlioGraFia<br />

1. Li LY, Liu QS, Li L et al. A meta-analysis and systematic review of prophylactic endoscopic treatments for postpolypectomy<br />

bleeding. Int J Colorectal Dis 2011;26:709-719.<br />

2. Hyun S. Kim, Tae I. Kim, Won H. Kim et al. Risk factors for immediate postpolypectomy bleeding of the colon: a multicenter<br />

study. Am J Gastroenterol 2006;101:1333-1341.<br />

39


GastroPed Quiz<br />

a cura di<br />

cLaudiO rOMaNO<br />

SVILUPPO DEL CASO CLINICO SECONDA PARTE<br />

L’esame istologico duodenale conferma il sospetto di celiachia (score 3C secondo Marsh-<br />

Oberhuber). A livello esofageo si evidenzia un infiltrato eosinofilo (peak count>20 eos/High<br />

Power Field) [Figura 3]. A livello gastrico evidenza istologica e colturale di infiltrazione da Hp.<br />

Viene pertanto posta diagnosi di esofagite eosinofila, gastrite cronica attiva Hp correlata in<br />

soggetto con celiachia in fase florida. Viene avviata dieta senza glutine (DSG) e prescritta<br />

terapia eradicante per gastrite Hp correlata. A distanza di 6 mesi regressione della sintomatologia,<br />

il look endoscopico mostrava una normalizzazione macroscopica della mucosa gastrica<br />

ed esofagea, assente l’infiltrato eosinofilo esofageo all’istologia [Figura 4].<br />

PUNTI CRITICI DELLA DIAGNOSTICA DIFFERENZIALE<br />

La diagnosi di celiachia è certa in relazione all’istologia duodenale. Il quadro endoscopico<br />

esofageo è apparso suggestivo per EoE poi confermato all’esame istologico. L’associazione<br />

celiachia - EoE è stata negli ultimi anni descritta in letteratura con prevalenza<br />

riportata di EoE nei pazienti celiaci del 4% (1). Il quadro endoscopico relativo alla<br />

mucosa gastrica è correlabile alla diagnosi di gastrite cronica Hp correlata (2), che può<br />

essere considerato un riscontro occasionale. La patogenesi alla base di un eventuale<br />

associazione tra celiachia ed EoE sono profondamente differenti e apparentemente<br />

contrastanti (risposta di tipo Th1 e Th2 rispettivamente); con quali meccanismi l’avvio<br />

della DSG, in un buon numero di pazienti, determini la risoluzione dell’infiammazione<br />

Figura 3 Infiltrato eosinofilo esofageo<br />

prima della DSG<br />

Figura 4 Risoluzione dell’eosinofilia esofagea<br />

dopo 6 mesi di DSG<br />

esofagea appare oggetto di approfondimento. È ipotizzabile che l’aumentata permeabilità intestinale dovuta al danno mucosale glutine<br />

indotto possa facilitare l’esposizione del sistema immunitario intestinale a diversi antigeni inducendo una reazione di ipersensibilità<br />

in soggetti predisposti (1,3,4).<br />

Approccio: Per quanto argomento dibattuto in letteratura (5,6), si è deciso di avviare terapia eradicante per gastrite cronica attiva Hp.<br />

In riferimento alla diagnosi di EoE, non è stato avviato alcun trattamento specifico in I istanza, in attesa di valutare il comportamento<br />

clinico dopo avvio di DSG. (1,3,4).<br />

COSA INSEGNA IL CASO CLINICO<br />

Nel paziente con celiachia in fase florida, soprattutto se con storia di atopia, durante la valutazione endoscopica per la definizione diagnostica,<br />

è utile valorizzare reperti endoscopici compatibili con il sospetto di EoE associandoli anche ad un campionamento bioptico<br />

(almeno 5 biopsie distribuite tra porzione prossimale, media e distale dell’esofago). In caso di conferma diagnostica di EoE in soggetto<br />

con celiachia in fase florida, in assenza di sintomi importanti (episodi food impact) e/o complicanze (stenosi) può essere utile in prima<br />

istanza avviare DSG in maniera esclusiva (7).<br />

40<br />

Soluzione del caso clinico di pagina 37<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Celiachia e dintorni...<br />

Renato tambucci, FRanceSca Rea, LauRa Di ioRio, antoneLLa PoLito, GabRieLLa minò,<br />

FRanceSco maRia Paone<br />

Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Pediatrica, Policlinico Tor Vergata di Roma<br />

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3. Quaglietta L, Coccorullo P, Miele E et al. Eosinophilic oesophagitis and coeliac disease: is there an association. Aliment Pharmacol<br />

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4. Ooi CY, Day AS, Jackson R et al. Eosinophilic esophagitis in children with coeliac disease. J Gastroenterol Hepatol 2008;23:1144-8.<br />

5. Spee LAA, Madderom MB, Pijpers M et al. Association between Helicobacter pylori and gastrointestinal symptoms in children.<br />

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6. Koletzko S, Jones NL, Goodman KJ et al. Evidence-based Guidelines from ESPGHAN and NASPGHAN for Helicobacter pylori<br />

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7. Liacouras CA, Furuta GT, Hirano I et al. Eosinophilic esophagitis: updated consensus recommendations for children and adults.<br />

J Allergy ClinImmunol 2011:128:3-20.


PedGl snapshots<br />

a cura di<br />

salvatore accomando<br />

e mariella Baldassarre<br />

La perforazione intestinale<br />

Valentina Rossi, alessio Pini PRato, GiRolamo mattioli<br />

Istituto Giannina Gaslini, Università di Genova<br />

Intestinal perforation is one of the most severe problem or complications in paediatric<br />

population. Perforation of the gut leads to leakage of intestine contents into the<br />

abdominal cavity. This cause inflammation called peritonitis. Perforations occur<br />

when erosion, infection or other factors create a weak spot in the organ and internal<br />

pressure causes a rupture. It also may result from a deep penetrating wound caused<br />

by trauma. Symptoms may include abdominal pain, chills, fever, nausea, vomiting and<br />

haemodinamic instability in the worst scenario. Radiological findings suggestive but<br />

not diagnostic of intestinal perforation are pneumoperitoneum, bowel wall thickening,<br />

free intraperitoneal fluid, bowel wall enhancement, and dilated bowel. Treatment usually<br />

involves surgery to repair the perforation.<br />

DefInIzIone<br />

La perforazione intestinale è una grave urgenza chirurgica, definibile come una soluzione di<br />

continuo che attraversa a tutto spessore la parete intestinale mettendo in comunicazione l’interno<br />

del viscere con la cavità addominale determinando la comparsa di un quadro peritonitico.<br />

La perforazione, spesso riscontrata in particolari sedi elettive, può essere unica (più frequente)<br />

o multipla, oppure può essere definita in cavità libera o circoscritta per la presenza di<br />

aderenze infiammatorie che limitano il processo.<br />

ezIoloGIa/PatofIsIoloGIa<br />

La perforazione intestinale pare essere il risultato di un’ischemia circolatoria selettiva, dovuta a<br />

microemboli e/o dovuta ad un naturale meccanismo di difesa dell’organismo in risposta a<br />

ipossia, a stress fisiologico, shock che devia selettivamente l’apporto sanguigno verso gli organi<br />

vitali (cuore, cervello, polmoni) a discapito di organi “meno nobili” come l’intestino. Tutto ciò<br />

porta alla necrosi parietale intestinale e alla successiva perforazione. Può essere il risultato finale<br />

di un’occlusione intestinale.<br />

Le più comuni patologie in età pediatrica che possono complicarsi e portare a casi di perforazione<br />

intestinale (o addirittura manifestarsi come tali già all’esordio) sono: appendicite acuta, atresie<br />

intestinali, malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI: morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa),<br />

morbo di Hirschsprung, enterocoliti necrotizzanti (NEC), ileo da meconio, diverticolo di<br />

Meckel, invaginazione intestinale, sindrome del microcolon, tubercolosi, tifo, enteriti attiniche,<br />

neoplasie (specie linfomi), traumi (per esempio da cintura di sicurezza), da farmaci (per esempio<br />

steroidi), da fecalomi o corpi estranei, iatrogene (da colonscopia), idiopatiche (come la perforazione<br />

gastrica spontanea, perlopiù riscontrata in epoca neonatale).<br />

QUaDro clInIco<br />

L’esordio è generalmente caratterizzato da un quadro di addome acuto accompagnato da<br />

segni e sintomi di peritonismo e occlusione intestinale (vomito biliare, distensione addominale,<br />

alvo chiuso a feci e gas), graduale decadimento delle condizioni cliniche generali con disionie,<br />

ipotensione fino allo shock emodinamico.<br />

DIaGnosI<br />

anamnesi ed esame obiettivo accurati. Esami ematochimici completi ed esami strumentali; in<br />

particolare la principale indagine diagnostica è la radiografia diretta dell’addome in ortostasiche<br />

può mostrare: segni di aria libera e pneumoperitoneo (falce aerea subdiaframmatica mono<br />

o bilaterale), stasi intestinale con dilatazione delle anse. Può essere effettuata una TC addome<br />

con MdC qualora sussistano dubbi diagnostici. Non indicate manovre endoscopiche o utilizzo<br />

di MdC baritato.<br />

Nella pagina seguente vi presentiamo una flow-chart di sintesi del trattamento chirurgico.<br />

41


42<br />

PedGl Snapshots<br />

figura 1 - Perforazione intestinale: sintesi del trattamento chirurgico<br />

conferma raDIoloGIca<br />

Della PerforazIone e/o<br />

conDIzIonI DI InstaBIlItà<br />

clInIco/emoDInamIca<br />

QUaDro clInIco DI aDDome acUto chIrUrGIco<br />

rx DIretta (aP+ll se < 1 anno;<br />

ortostasI se > 1 anno<br />

Intervento chIrUrGIco<br />

laParatomIa/scoPIa<br />

resezIone/anastomosI vs<br />

stomIa (In Base a seDe,<br />

GravItà, età Del PazIente)<br />

BIBlIoGrafIa<br />

assenza DI franchI seGnI<br />

DI PerforazIone, conDIzIonI<br />

clInIche eD emoDInamIche<br />

staBIlI<br />

stretto follow-UP clInIco<br />

e strUmentale<br />

Intervento DIfferIBIle<br />

1. G.W. Holcomb III, J.P. Murphy. Ashcraft’s Paediatric Surgery, Fifth Edition, Section 4, Abdomen, Saunders, Elsevier 2010.<br />

2. Khron K, Heinrich M, Teusch V, Bidlingmaier C. Acute abdominal pain in children. MMW Fortschr Med. 2012 Mar 8;154(4):47-50, 52.<br />

3. Dinu CA, Moraru D. The etiological aspects of acute abdominal pain in children. Rev Med Chir Soc Med Nat Iasi. 2011 Oct-<br />

Dec;115(4):1018-23.

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