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L'allevamento dei bovini con correzioni.pdf - Iissmussomeli.it

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L’allevamento <strong>dei</strong> <strong>bovini</strong><br />

Appunti a cura del prof. Vincenzo Maggio


LE RAZZE BOVINE<br />

La specie bovina (Bos taurus) è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a, come risulta dalla tabella, da mammiferi ungulati<br />

ruminanti a corna cave. I <strong>bovini</strong> comprendono moltissime razze, diffuse in vaste aree oppure in<br />

amb<strong>it</strong>i ristretti.<br />

Regno Animale Animale = essere vivente <strong>con</strong> corpo dotato di organi, compresi<br />

quelli di senso, e moto<br />

Sottoregno Metazoi Pluricellulari<br />

Tipo Cordati Con simmetria bilaterale<br />

Sottotipo Vertebrati Con scheletro cartilagineo o osseo, vertebre, capo e coda<br />

Classe Mammiferi Dotati di ghiandole mammarie, respirazione polmonare, vivipari<br />

Sottoclasse Placentati Con feto collegato alla parete uterina tram<strong>it</strong>e placenta<br />

Ordine Ungulati Con unghie a forma di zoccolo<br />

Sottordine Artiodattili Con due unghioni per ogni piede<br />

Gruppo Ruminanti Con quattro stomaci di cui il primo più voluminoso (rumine)<br />

Famiglia Cavicorni Con corna vuote<br />

Genere Bos<br />

Specie taurus<br />

Razza<br />

Una razza comprende un gruppo d’individui, appartenenti ad una stessa specie animale, che<br />

si distinguono per alcune particolari caratteristiche morfologiche e funzionali trasmissibili alla<br />

prole. Com’è riportato nella tabella, le principali razze bovine <strong>it</strong>aliane ed estere allevate in Italia<br />

sono classificate in base alla/e loro att<strong>it</strong>udine/i: produzione di latte o di carne; a duplice att<strong>it</strong>udine;<br />

razze non specializzate, autoctone, allevate localmente perché adattatesi a particolari <strong>con</strong>dizioni<br />

ambientali.<br />

Razze da latte Italiane Frisona <strong>it</strong>aliana, Bruna <strong>it</strong>aliana<br />

Estere Frisona Pezzata Nera, Bruna Alpina, Ayrshire, Jersey<br />

Razze da carne Italiane Chianina, Marchigiana, Romagnola<br />

Estere Charolaise, Limousine, Blonde d’Aqu<strong>it</strong>aine, Aberdeen angus,<br />

Hereford<br />

Razze a duplice Italiane Pezzata Rossa Italiana, Piemontese<br />

att<strong>it</strong>udine<br />

Estere Pezzata Rossa Olandese, Simmenthal, Rossa Danese<br />

Razze non specializzate Italiane Maremmana, Podolica, Reggiana<br />

Estere<br />

Razze autoctone <strong>it</strong>aliane Italiane Bianca Val Padana (o Carpigiana o Modenese), Garfagnina,<br />

allevate localmente<br />

Agerolese<br />

2


Parleremo brevemente delle razze attualmente più<br />

presenti negli allevamenti <strong>it</strong>aliani o che rivestono un<br />

particolare interesse.<br />

Frisona <strong>it</strong>aliana<br />

Rappresenta il ceppo <strong>it</strong>aliano della razza Pezzata<br />

nera o Frisona, originaria della Frisia (Olanda). Essa è<br />

stata cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a in Italia dopo l’introduzione di sangue<br />

olandese, tedesco, danese e svedese ma soprattutto,<br />

successivamente, canadese e statun<strong>it</strong>ense.<br />

La vacca Frisona Italiana ha buona mole, cost<strong>it</strong>uzione forte, corretta <strong>con</strong>formazione, ottima<br />

mammella adatta alla mung<strong>it</strong>ura meccanica. La produzione media è di oltre 75 quintali di latte<br />

all’anno, al 3,5 % di grasso e al 3,2 % di proteine, <strong>con</strong> punte record di 190 quintali.<br />

Bruna <strong>it</strong>aliana<br />

Rappresenta il ceppo <strong>it</strong>aliano della razza Bruna Alpina, originaria della Svizzera centrale. E’<br />

derivata dall’introduzione di soggetti elvetici, austriaci e bavaresi. Le sue performance produttive<br />

sono state poi migliorate da esemplari di ceppo americano Brown Swiss.<br />

3


Chianina<br />

E’ tra le razze più antiche del mondo, di probabile origine etrusca. E’ anche la più grande del<br />

mondo: i tori adulti giungono a 2 metri d’altezza al garrese e 17 quintali di peso. Il mantello bianco<br />

porcellana le <strong>con</strong>ferisce una spiccata tolleranza all’insolazione ed alle temperature elevate.<br />

E’ un’eccezionale razza da carne per la precoc<strong>it</strong>à di sviluppo e il maggiore rendimento di<br />

carne <strong>dei</strong> tagli pregiati, soprattutto della regione dorso-lombare, da cui si ottengono le rinomate<br />

bistecche alla fiorentina.<br />

E’ adatta anche per l’incrocio <strong>con</strong> vacche di razze da latte e da carne. E’ molto utilizzata per<br />

produrre meticci in campo sia nazionale sia internazionale (Argentina, USA, Canada, Australia).<br />

Marchigiana<br />

E’ una razza da carne caratterizzata da notevole sviluppo somatico, muscolare e del treno<br />

posteriore, particolarmente precoce ed adattabile ad ambienti anche difficili.<br />

Romagnola<br />

È una razza da carne di notevole sviluppo somatico, di <strong>con</strong>formazione armonica ma <strong>con</strong><br />

evidenza del posteriore<br />

Piemontese<br />

E’ una razza da carne <strong>con</strong> una discreta produzione di latte, dal mantello fomentino chiaro.<br />

Alcuni esemplari presentano un particolare sviluppo <strong>dei</strong> muscoli della groppa e della coscia (groppa<br />

doppia o di cavallo). I tori sono in grado di trasmettere questo carattere ai figli e perciò sono<br />

utilizzati nell’incrocio da carne. L’ipertrofia <strong>dei</strong> muscoli è accompagnata da finezza dello scheletro<br />

e della pelle e dall’assenza di grasso sottocutaneo: risultano così evidenti i solchi tra i muscoli.<br />

Charolaise<br />

E’ originaria del Charolle, una regione del sud della Francia, dove è allevata per le sue doti<br />

di rustic<strong>it</strong>à e per l’att<strong>it</strong>udine a produrre ottima carne. E’ allevata anche in molti paesi europei ed<br />

extraeuropei ed è molto utilizzata come razza incrociante.<br />

4


Limousin<br />

E’ un’altra razza francese da carne, famosa quanto la Charolaise. E’ una razza precoce, <strong>con</strong><br />

un’ottima resa alla macellazione (65 %). Il mantello è fomentino vivace. I tori Limousin sono<br />

<strong>con</strong>siderati “razzatori”, cioè in grado di trasmettere i loro caratteri alla prole e perciò sono utilizzati<br />

negli incroci industriali per ottenere meticci ottimi produttori di carne.<br />

Modenese (o Bianca Val Padana o Carpigiana)<br />

E’ una razza d’origine incerta, proveniente forse dall’incrocio della popolazione locale <strong>con</strong><br />

soggetti Podolici e Romagnoli. Ha il mantello bianco latteo <strong>con</strong> sfumature grigie nei tori. E’ la razza<br />

5


a duplice att<strong>it</strong>udine che un tempo produceva gran parte del latte per il Parmigiano-Reggiano. Oggi è<br />

in via d’estinzione ma si sta cercando di non perdere il suo prezioso patrimonio genetico.<br />

Podolica<br />

Razza di gran robustezza e rustic<strong>it</strong>à, è attualmente ridotta a pochi esemplari allevati in zone<br />

marginali dell’Italia centro-meridionale. Ha, infatti, un eccezionale potere d’adattamento ad<br />

ambienti particolarmente difficili, utilizzando risorse alimentari che non potrebbero essere sfruttate<br />

diversamente.<br />

L’ALLEVAMENTO DELLA VACCA<br />

Prima di parlare dell’allevamento delle diverse categorie di <strong>bovini</strong>, è opportuno dare alcune<br />

definizioni. Nella tabella che segue riportiamo il nome e la definizione delle diverse categorie<br />

d’animali della specie bovina, per la parte femminile:<br />

CATEGORIA DEFINIZIONE<br />

VITELLA Bovino femmina dalla nasc<strong>it</strong>a allo svezzamento<br />

Bovino femmina destinata alla carriera riproduttiva, dallo<br />

MANZETTA<br />

svezzamento ad un anno d’età, da 125 a 300 kg di peso<br />

vivo<br />

Bovino femmina destinata alla carriera riproduttiva, da<br />

MANZA<br />

un anno d’età al primo accoppiamento <strong>con</strong> es<strong>it</strong>o pos<strong>it</strong>ivo,<br />

da 300 a 420-450 kg di peso vivo<br />

GIOVENCA O MANZA GRAVIDA Bovino femmina durante la prima gravidanza<br />

VACCA Bovino femmina dal primo parto in poi (primipara,<br />

se<strong>con</strong>dipara, ecc.)<br />

La vacca è allevata sia per la produzione del latte sia per produrre v<strong>it</strong>elli da destinare alla<br />

carriera riproduttiva (rimonta) o all’ingrasso.<br />

Con il parto, la mammella entra in attiv<strong>it</strong>à e per i primi 3 – 4 – 6 giorni secerne il colostro,<br />

destinato esclusivamente all’alimentazione del v<strong>it</strong>ello. Questo secreto ha una composizione diversa<br />

da quella del latte: è più ricco di sostanza secca, di grasso e di proteine e, soprattutto, <strong>con</strong>tiene<br />

anticorpi che <strong>con</strong>feris<strong>con</strong>o al v<strong>it</strong>ello una forte difesa immun<strong>it</strong>aria durante la prima fase della loro<br />

v<strong>it</strong>a. Per ricevere dalla madre un’adeguata immun<strong>it</strong>à passiva, il v<strong>it</strong>ello deve ingerire almeno due<br />

l<strong>it</strong>ri di buon colostro nelle prime sei ore di v<strong>it</strong>a. Il potere immunizzante del colostro dipende,<br />

infatti, dalle immunoglobuline, il cui <strong>con</strong>tenuto scende rapidamente; inoltre il v<strong>it</strong>ello solo nelle<br />

prime 48 ore di v<strong>it</strong>a riesce ad assorbirle senza trasformarle, attraverso i normali processi digestivi.<br />

6


Entro una settimana circa il secreto assume gradualmente le caratteristiche proprie del latte e può<br />

quindi essere destinato all’alimentazione umana, come latte o trasformato in prodotti caseari.<br />

Mediamente il latte di vacca <strong>con</strong>tiene: l’87,5% d’acqua (<strong>con</strong> un residuo secco per 12,5% ed<br />

un residuo magro di circa l’8,5%); il 4,5 – 4,8% di lattosio, il 3,5% di grassi, il 3,4% di proteine,<br />

sali minerali e v<strong>it</strong>amine.<br />

La produzione cresce rapidamente nel primo mese di lattazione e raggiunge il massimo<br />

(picco di lattazione) all'inizio del se<strong>con</strong>do mese, dopo di che inizia a diminuire gradualmente. Al<br />

se<strong>con</strong>do-terzo mese dopo il parto, la vacca è nuovamente fe<strong>con</strong>data in modo da ottenere,<br />

possibilmente, un v<strong>it</strong>ello l’anno (la gestazione dura 280-290 giorni). La lattazione potrebbe durare<br />

anche più di un anno, ma è opportuno interromperla un paio di mesi prima del nuovo parto,<br />

assicurando alla vacca la cosiddetta asciutta. Questa permette alla bovina di:<br />

ricost<strong>it</strong>uire il tessuto ghiandolare compromesso dalla lunga attiv<strong>it</strong>à;<br />

ripristinare le riserve corporee, specialmente di calcio, esaur<strong>it</strong>e durante la lattazione;<br />

soddisfare i crescenti fabbisogni nutr<strong>it</strong>ivi del feto, in forte accrescimento durante gli ultimi 2<br />

mesi di gravidanza.<br />

Mettendo la vacca in asciutta si difende la salute dell’animale e si garantisce il buon<br />

andamento della lattazione successiva. Per ottenere l’interruzione della produzione lattea si<br />

interrompe la mung<strong>it</strong>ura e si cambia drasticamente l’alimentazione, passando dalla ricca razione<br />

somministrata alle vacche in lattazione ad un razionamento <strong>con</strong> sola paglia.<br />

Le produzioni individuali di latte sono espresse in kg o q per una durata <strong>con</strong>venzionale della<br />

lattazione di 305 giorni. In Italia le produzioni medie si aggirano intorno ai 35-45 q (pari a 11-15<br />

kg/giorno) per le razze da latte (Frisona e Bruna-alpina), sui 30-35 q per quelle a duplice att<strong>it</strong>udine<br />

(Pezzata rossa), per scendere a 20-25 q per le razze da carne. Le produzioni di latte di una vacca<br />

aumentano progressivamente dalla 1° alla 3°- 4° lattazione, per decrescere rapidamente in quelle<br />

successive. La carriera produttiva può comprendere 5-6 lattazioni per le bovine più produttive, 8-9<br />

per quelle rustiche e meno produttive.<br />

La mung<strong>it</strong>ura, in genere, è esegu<strong>it</strong>a due volte il giorno (mattino e sera), raramente tre, a<br />

mano o meccanicamente.<br />

La mung<strong>it</strong>rice meccanica è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da:<br />

quattro portacapezzoli di acciaio inox, provvisti internamente di guaine di gomma che<br />

aderis<strong>con</strong>o ai capezzoli;<br />

una pompa a motore che determina successive fasi d’aspirazione (che fa affluire il latte dalla<br />

mammella nel capezzolo) e di compressione (che spinge il latte fuori del capezzolo); queste fasi,<br />

che si susseguono l'una all'altra, sono ottenute <strong>con</strong> variazioni di pressione dell'aria presente<br />

nell'intercapedine tra guaina e portacapezzoli.<br />

un <strong>con</strong>dotto che porta il latte ad un recipiente di raccolta, spesso refrigerato e dotato di<br />

dispos<strong>it</strong>ivo ag<strong>it</strong>atore che impedisce l'affioramento della crema.<br />

L'impianto di mung<strong>it</strong>ura può essere mobile - formato da uno o due gruppi portacapezzoli<br />

<strong>con</strong> annessi <strong>con</strong>ten<strong>it</strong>ori del latte, che si sposta nella stalla da una vacca all’altra - oppure fisso -<br />

quando è posto in un’appos<strong>it</strong>a sala nella quale sono portate le vacche da mungere. Tali sale possono<br />

essere di forma e dimensioni diverse: a spina di pesce, a tandem, a giostra ecc.<br />

La mung<strong>it</strong>ura è un’operazione delicata che richiede l'osservanza di precise norme tecniche<br />

ed igieniche. Bisogna <strong>con</strong>trollare frequentemente la pressione d’esercizio dell'impianto e curare la<br />

pulizia di tutte le sue parti, per ev<strong>it</strong>are l'insorgere di mast<strong>it</strong>i (infiammazioni della mammella) che<br />

pregiudicano la qual<strong>it</strong>à e la quant<strong>it</strong>à del latte prodotto. Sub<strong>it</strong>o prima della mung<strong>it</strong>ura è opportuno<br />

lavare ed asciugare scrupolosamente la mammella ed eventualmente sottoporla ad un rapido<br />

massaggio, che facil<strong>it</strong>a la fuoriusc<strong>it</strong>a del latte. Sub<strong>it</strong>o dopo la mung<strong>it</strong>ura ciascun capezzolo deve<br />

essere disinfettato immergendolo in un appos<strong>it</strong>o recipiente riemp<strong>it</strong>o <strong>con</strong> liquido disinfettante.<br />

7


L’ALLEVAMENTO DEI BOVINI GIOVANI<br />

È un’attiv<strong>it</strong>à molto delicata ed importante, sia quando deve assicurare gli animali per la<br />

rimonta interna sia quando deve garantire animali per la fase successiva dell'ingrasso. Le v<strong>it</strong>elle, le<br />

manzette e le manze che cost<strong>it</strong>uis<strong>con</strong>o la quota di rimonta devono essere ben alimentate affinché<br />

crescano e una volta adulte producano se<strong>con</strong>do il loro potenziale genetico.<br />

Un v<strong>it</strong>ello nasce senza gli anticorpi per proteggersi dalle infezioni. È essenziale per la sua<br />

sopravvivenza che riceva almeno due l<strong>it</strong>ri di buon colostro nelle prime sei ore di v<strong>it</strong>a. Le vacche<br />

più vecchie sono state esposte a un maggior numero di patogeni e perciò hanno un colostro<br />

migliore, che può essere <strong>con</strong>gelato e dato ai v<strong>it</strong>elli delle primipare o delle vacche morte di parto. Il<br />

colostro in eccesso può essere dato ai v<strong>it</strong>elli più vecchi.<br />

Durante la prima settimana di v<strong>it</strong>a il v<strong>it</strong>ello riceve il colostro materno; dal 6°-7°giorno si<br />

passa all'alimentazione a base di latte, che può essere naturale (quando il v<strong>it</strong>ello succhia il latte della<br />

madre), o artificiale (quando si ricorre a latte ricost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o). Il latte va somministrato caldo, <strong>con</strong> la<br />

tettarella: l’atto del succhiare stimola la chiusura della doccia esofagea, ev<strong>it</strong>ando indigestioni. Si<br />

può usare senza problemi il latte di vacche <strong>con</strong> mast<strong>it</strong>i. Alcuni allevatori pastorizzano tutto il latte<br />

che viene dato ai v<strong>it</strong>elli.<br />

8


Il latte artificiale è prodotto dall'industria mangimistica miscelando latte magro e siero di<br />

latte in polvere, grassi animali o vegetali, v<strong>it</strong>amine, sali minerali ed alcuni amminoacidi essenziali<br />

non presenti in misura sufficiente negli altri ingredienti: si produce cosi un latte artificiale che ha un<br />

valore nutr<strong>it</strong>ivo equivalente al latte materno, ma è più e<strong>con</strong>omico. Recentemente, invece del latte<br />

magro, s’impiegano fonti proteiche alternative come la farina di soia o gli idrolizzati di pesce o di<br />

carne.<br />

Dai 10-15 gg di v<strong>it</strong>a si deve iniziare la somministrazione di un mangime composto integrato<br />

solido (starter), molto appetibile e non farinoso. Dai 15 gg di v<strong>it</strong>a bisogna iniziare a dare del buon<br />

fieno. Mangime e fieno stimolano l'accrescimento del rumine e degli altri prestomaci e la<br />

cost<strong>it</strong>uzione della microflora ruminale.<br />

Nei primi 15 giorni di v<strong>it</strong>a si verifica la maggiore percentuale di mortal<strong>it</strong>à: per questo è<br />

importante la cura delle <strong>con</strong>dizioni ambientali, assicurando una temperatura di 15-20° C, una<br />

buon’aerazione senza però le correnti d'aria, il rinnovo frequente della lettiera e le tempestive<br />

vaccinazioni <strong>con</strong>tro le principali malattie infettive.<br />

La fase di svezzamento, cioè il<br />

graduale passaggio dall'alimentazione lattea<br />

a quella <strong>con</strong> foraggi inizia ad un'età variabile<br />

tra le 4 e le 8 settimane. Lo svezzamento si<br />

completa ad un’età variabile tra le 8-10<br />

settimane (svezzamento precoce, applicato<br />

al bestiame da ingrasso) e le 15-16 settimane<br />

(svezzamento tardivo, impiegato <strong>con</strong> il<br />

bestiame da rimonta). Soprattutto per<br />

quest’ultimo, l’allattamento e lo<br />

svezzamento si svolgono in box singoli<br />

sistemati all'aperto, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i da gabbie<br />

mobili <strong>con</strong> un fondo sollevato da terra,<br />

ricoperte da tettoie, chiuse solo sul lato posteriore ed appoggiate su un pavimento di sabbia, che<br />

assorbe le urine ed è poi sterilizzato dal sole a fine ciclo, quando le gabbie sono svuotate e spostate.<br />

Dallo svezzamento al parto le giovani bovine devono essere segu<strong>it</strong>e e ben nutr<strong>it</strong>e per:<br />

Non r<strong>it</strong>ardare l’inizio della pubertà (che dipende dal peso);<br />

Non farle ingrassare troppo (il grasso sottrae spazio ai tessuti secretori della mammella, <strong>con</strong><br />

ridotta produzione lattea).<br />

LA RIPRODUZIONE<br />

DEI BOVINI<br />

L’apparato gen<strong>it</strong>ale<br />

femminile è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da:<br />

Vulva, l’organo<br />

gen<strong>it</strong>ale femminile<br />

esterno;<br />

vagina, lunga 25-<br />

30cm;<br />

utero, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dalla<br />

cervice, dal corpo<br />

dell’utero e da due<br />

corna uterine, una per<br />

9


lato; la cervice è un canale stretto e non rettilineo che collega la vagina al corpo dell’utero;<br />

durante la gravidanza è chiuso <strong>con</strong> un tappo di muco. Nel corpo dell’utero e nel corno che ha<br />

raccolto lo zigote avviene lo sviluppo del feto. Sulla superficie interna dell’utero di vacca vi<br />

sono 70-140 rilievi disposti in quattro file parallele, le caruncole uterine, dalle quali all’inizio<br />

della gravidanza si forma la placenta che avvolge e nutre il feto;<br />

due tube o salpingi, che<br />

collegano ciascun corno<br />

uterino <strong>con</strong> l’ovaio dello<br />

stesso lato; terminano ad<br />

imbuto per raccogliere gli<br />

ovuli maturi quando si<br />

staccano dalla superficie<br />

dell’ovaia. In esse<br />

avviene la fe<strong>con</strong>dazione<br />

dell’ovulo da parte di uno<br />

spermatozoo;<br />

due ovaie, che produ<strong>con</strong>o gli ovuli (gameti femminili) ed anche alcuni ormoni che regolano il<br />

ciclo sessuale della vacca e presiedono alla gravidanza.<br />

Il funzionamento dell’apparato gen<strong>it</strong>ale, sia maschile sia femminile, è sotto l’influsso d’ormoni<br />

prodotti da una ghiandola che si trova a stretto <strong>con</strong>tatto col cervello, l’ipofisi.<br />

Le bovine raggiungono la pubertà a 8-10 mesi nelle razze precoci, a 14-15 mesi in quelle<br />

tardive. Il ciclo sessuale o ciclo estrale dura 21 giorni circa e si ripete durante tutto l’anno. Altre<br />

specie (cavallo, pecora) hanno cicli stagionali.<br />

In ogni ciclo vi è il calore o estro, che si manifesta <strong>con</strong> tumefazione della vulva ed<br />

emissione di muco filante; durante il calore, che dura 18-36 ore, la bovina è irrequieta, non mangia<br />

e non produce latte, muggisce, tenta di cavalcare le altre femmine ed è disposta ad accettare<br />

l’accoppiamento. A 30 ore dall’inizio dell’estro avviene l’ovulazione, vale a dire il distacco da una<br />

delle ovaie di un ovulo maturo, raccolto dalla tuba dello stesso lato. Il momento migliore per<br />

l’inseminazione, naturale o artificiale, è compreso tra le 6 e le 18 ore dall’inizio del calore.<br />

L’apparato gen<strong>it</strong>ale maschile è composto di:<br />

due testicoli, nei quali avviene la produzione degli spermatozoi o nemaspermi, i gameti<br />

maschili;<br />

<strong>con</strong>dotti per il loro trasporto all’esterno;<br />

ghiandole annesse, che produ<strong>con</strong>o la parte liquida del liquido seminale o sperma<br />

organo copulatore o pene.<br />

Il maschio bovino è sessualmente maturo a 10-13 mesi nelle razze precoci ed a 15-18 mesi<br />

in quelle tardive, ma è avviato all’attiv<strong>it</strong>à riproduttiva solo dopo altri 5-6 mesi. La carriera<br />

riproduttiva, normalmente, dura 6-7 anni, anche se alcuni tori sono rimasti attivi anche a 20 anni. Di<br />

norma, al toro, si fa effettuare un salto ogni due giorni. La fe<strong>con</strong>dazione può essere naturale o<br />

artificiale. Con la monta naturale, un toro è sufficiente per 20-30 vacche allo stato brado e per 100<br />

in allevamento stallino.<br />

Per la fe<strong>con</strong>dazione o inseminazione artificiale (I.A.) si usa il seme opportunamente<br />

prelevato (<strong>con</strong> una vagina artificiale), esaminato, trattato e dilu<strong>it</strong>o in modo da ottenere da un<br />

eiaculato 50-100 dosi. Il seme dilu<strong>it</strong>o è <strong>con</strong>fezionato in fiale, cilindretti di plastica (paillettes) o in<br />

pastiglie (pellets) ed è <strong>con</strong>servato, anche per molti anni, in azoto liquido a –180°C e si può spostare<br />

anche da un <strong>con</strong>tinente all’altro.<br />

10


L’inseminazione artificiale è<br />

effettuata da operatori<br />

autorizzati <strong>con</strong> il cosiddetto<br />

metodo americano.<br />

Introducendo <strong>con</strong> opportuni<br />

strumenti il liquido<br />

spermatico precedentemente<br />

s<strong>con</strong>gelato oltre il canale<br />

cervicale, aiutandosi per<br />

superare quest’ultimo <strong>con</strong><br />

una mano introdotta nel retto<br />

della vacca.<br />

L’inseminazione artificiale è<br />

regolata da leggi che<br />

disciplinano l’attiv<strong>it</strong>à <strong>dei</strong><br />

Centri Tori, nei quali si<br />

effettua il prelievo, il<br />

<strong>con</strong>trollo, la diluizione, la<br />

<strong>con</strong>servazione e la distribuzione del materiale seminale di tori scelti mediante prove di progenie ed<br />

iscr<strong>it</strong>ti nel Libro Genealogico della propria razza.<br />

L’I.A., nata come mezzo di lotta alle malattie sessualmente trasmissibili, è diventata un<br />

potente strumento di miglioramento genetico delle specie animali, perché:<br />

permette la massima diffusione del patrimonio genetico di un singolo toro che si è rivelato<br />

miglioratore;<br />

permette l’inseminazione di un gran numero di femmine in tempi ristretti, <strong>con</strong>sentendo così di<br />

misurare rapidamente il valore genetico di un toro, mediante l’esame della sua discendenza<br />

(progeny test).<br />

Oltre all’inseminazione artificiale, nuove tecniche di biotecnologia si sono diffuse negli<br />

ultimi anni in campo zootecnico. E’oggi largamente applicato, per esempio, il trapianto degli<br />

embrioni da una bovina donatrice, d’alto valore genetico, a vacche riceventi i cui cicli sessuali sono<br />

stati sincronizzati attraverso farmaci <strong>con</strong> quello della donatrice. A questa è indotta una superovulazione<br />

che, dopo l’inseminazione, produce un elevato numero d’embrioni soprannumerari che<br />

sono prelevati, esaminati, eventualmente distinti per sesso ed infine impiantati uno per ogni utero di<br />

ciascuna ricevente <strong>con</strong> un’operazione chirurgica o per via incruenta.<br />

La manza è fe<strong>con</strong>data per la prima volta qualche mese dopo la pubertà, vale a dire verso i<br />

15-18 mesi, per <strong>con</strong>sentirle un più completo sviluppo fisico, <strong>con</strong> minori rischi durante la gravidanza<br />

e soprattutto al momento del parto.<br />

La gravidanza dura 280-290 giorni. Soprattutto nelle primipare e nelle vacche alimentate<br />

<strong>con</strong> livelli nutr<strong>it</strong>ivi elevati, è spesso necessaria l’assistenza dell’allevatore o del veterinario al<br />

momento del parto. I parti gemellari sono rari (2%).<br />

Il peso del v<strong>it</strong>ello alla nasc<strong>it</strong>a dipende dal sesso, dalla razza materna e paterna, dal regime<br />

alimentare della madre soprattutto durante l’asciutta. Varia tra i 35 ed i 60 kg. Il parto si <strong>con</strong>clude<br />

<strong>con</strong> l’espulsione della placenta (se<strong>con</strong>damento) che avviene 1-2 ore dopo l’espulsione del v<strong>it</strong>ello. In<br />

caso di r<strong>it</strong>enzione della placenta, dovuta a malattie infettive oppure ad errata alimentazione durante<br />

l’asciutta, occorre l’immediato intervento del veterinario, per non compromettere la fertil<strong>it</strong>à della<br />

vacca.<br />

Al se<strong>con</strong>do-terzo mese dopo il parto ed il <strong>con</strong>seguente inizio della produzione di latte, la<br />

vacca è fatta nuovamente fe<strong>con</strong>dare, in modo da ottenere, possibilmente, un v<strong>it</strong>ello l’anno per ogni<br />

vacca. Normalmente la carriera riproduttiva di una vacca è interrotta dopo 6-7 parti anche se si<br />

potrebbe ancora prolungare.<br />

11


L’ALIMENTAZIONE DEI BOVINI<br />

L’apparato digerente<br />

I <strong>bovini</strong> sono poligastrici o<br />

ruminanti: hanno, infatti, quattro stomaci<br />

(tre prestomaci e uno stomaco) e<br />

ruminano (nei momenti tranquilli della<br />

giornata riportano in bocca, dal rumine,<br />

il cibo prima mangiato in fretta, lo<br />

rimasticano ed insalivano accuratamente<br />

per poi riportarlo nel rumine).<br />

Le parti che compongono<br />

l’apparato digerente <strong>dei</strong> <strong>bovini</strong> sono:<br />

la bocca, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da labbra,<br />

guance, palato, gengive, denti e<br />

lingua. Nei ruminanti i denti incisivi superiori sono sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i da un “callo” mentre sono presenti<br />

gli incisivi inferiori (picozzo, primo mediano, se<strong>con</strong>do mediano e cantone), i premolari ed i<br />

molari;<br />

le ghiandole salivari. La saliva, a pH alcalino, neutralizza l’acid<strong>it</strong>à del rumine, favorendo la<br />

microflora ruminale;<br />

l’esofago;<br />

i prestomaci (rumine, reticolo ed omaso), <strong>con</strong> mucose prive di ghiandole. Nei lattanti i<br />

prestomaci sono inattivi e poco sviluppati, ma il loro volume aumenta notevolmente col<br />

progredire dell’età e soprattutto col variare dell’alimentazione. Nel bovino adulto il rumine non<br />

solo è lo stomaco di maggior volume (80% dell’intero apparato gastrico, 150-190 l<strong>it</strong>ri), ma è<br />

anche, insieme al reticolo, la stazione di sosta degli alimenti prima della ruminazione e in parte<br />

anche dopo. Il rumine è un vero e proprio tino di fermentazione, in cui un’abbondantissima e<br />

variabile microflora (batteri e protozoi) degrada e trasforma gli alimenti ricchi di cellulosa<br />

(foraggi). La terza cav<strong>it</strong>à è l’omaso o centopelli che per la sua <strong>con</strong>formazione a pieghe eserc<strong>it</strong>a<br />

un’azione abrasiva sui restanti residui alimentari, filtrando le sostanze già sminuzzate. Queste<br />

infine passano nella quarta cav<strong>it</strong>à;<br />

l’abomaso, lo stomaco ghiandolare che ha funzioni analoghe all’unico stomaco <strong>dei</strong><br />

monogastrici.<br />

intestino tenue (duodeno, digiuno ed ileo);<br />

pancreas, il cui succo neutralizza l’acid<strong>it</strong>à di quello gastrico e <strong>con</strong>tiene enzimi che digeris<strong>con</strong>o i<br />

grassi e l’amido;<br />

fegato, che secerne la bile, utile per la digestione <strong>dei</strong> grassi e l’eliminazione di sostanze<br />

tossiche;<br />

intestino crasso (cieco, colon e retto);<br />

Nei <strong>bovini</strong> lattanti la digestione è svolta solo nell’omaso e nell’abomaso. Il latte deglut<strong>it</strong>o,<br />

infatti, grazie all’azione della doccia esofagea, un canale semiaperto che attraversa rumine e<br />

reticolo e che si chiude quando il v<strong>it</strong>ello inizia a succhiare, è <strong>con</strong>vogliato direttamente nell’omaso.<br />

Nel terzo e quarto stomaco del v<strong>it</strong>ello lattante è presente una flora microbica di tipo lattico, i cui<br />

enzimi digeris<strong>con</strong>o il lattosio. Le ghiandole dell’abomaso secernono un enzima, la rennina (detta<br />

anche caglio o presame), che fa coagulare la caseina del latte. Il caglio, prelevato dagli stomaci di<br />

v<strong>it</strong>elli, agnelli e capretti ed essiccato è usato per la preparazione del formaggio.<br />

A differenza <strong>dei</strong> monogastrici, i ruminanti ries<strong>con</strong>o a digerire la cellulosa, presente in gran<br />

quant<strong>it</strong>à nei foraggi e a liberare dalle cellule vegetali, rivest<strong>it</strong>e da una parete a base di cellulosa, le<br />

sostanze in esse <strong>con</strong>tenute. Ciò grazie all’attiv<strong>it</strong>à di microbi e di protozoi che vivono, lavorano e si<br />

moltiplicano nel rumine, in ambiente quasi neutro (pH 6,5 circa) e privo d’ossigeno, in simbiosi col<br />

bovino stesso. La cellulosa (un polisaccaride molto complesso) è trasformata in glucosio (un<br />

12


monosaccaride) e poi in acidi grassi a corta catena (soprattutto acetico, propionico e butirrico),<br />

noti come acidi grassi volatili (AGV). La proporzione tra i diversi AGV nel rumine varia se<strong>con</strong>do la<br />

composizione della razione alimentare. L’aumento delle percentuali dell’acido propionico e<br />

butirrico, favor<strong>it</strong>o da razioni ricche di farine di cereali, stimola l’accrescimento e l’ingrasso degli<br />

animali. L’aumento d’acido acetico, favor<strong>it</strong>o dai foraggi, più ricchi di fibra, stimola la produzione di<br />

latte e n’aumenta il <strong>con</strong>tenuto in grasso. È particolarmente importante, in questo senso, la<br />

percentuale di fibra lunga (più di 4-5 cm).<br />

La flora batterica ruminale opera anche la sintesi di molte v<strong>it</strong>amine idrosolubili (soprattutto<br />

quelle del complesso B), in quant<strong>it</strong>à normalmente sufficienti ai fabbisogni animali: ciò comporta la<br />

necess<strong>it</strong>à di integrare <strong>con</strong> l’alimentazione soltanto l’apporto di v<strong>it</strong>amina A, D ed E.<br />

I microbi del rumine, infine, possono anche trasformare in proteine l’azoto non proteico<br />

forn<strong>it</strong>o <strong>con</strong> la dieta, compreso l’urea.<br />

Gli alimenti zootecnici<br />

Sono tutti i materiali, d’origine vegetale, animale o minerale, che l’animale ingerisce,<br />

digerisce ed assimila per ricavarne i principi nutr<strong>it</strong>ivi di cui ha bisogno. Gli animali, essendo degli<br />

organismi eterotrofi, non soono in grado di costruire da soli le molecole indispensabili per la loro<br />

v<strong>it</strong>a, che sono: gli zuccheri (o glucidi o carboidrati), gli aminoacidi, gli acidi grassi e le v<strong>it</strong>amine.<br />

Queste sostanze devono essere assimilate <strong>con</strong> l’alimentazione e cost<strong>it</strong>uis<strong>con</strong>o, assieme ai Sali<br />

minerali, i principi alimentari e nutr<strong>it</strong>ivi necessari per la v<strong>it</strong>a.<br />

Dagli alimenti gli animali estraggono:<br />

L’energia necessaria all’attiv<strong>it</strong>à degli organi e <strong>dei</strong> muscoli;<br />

Le sostanze necessarie per la costruzione e l’accrescimento del proprio corpo e per la<br />

trasformazione nei diversi prodotti (latte, carne, uova, lana, ecc.)<br />

Sostanze che regolano e facil<strong>it</strong>ano le attiv<strong>it</strong>à suddette (v<strong>it</strong>amine, enzimi e ormoni).<br />

Le caratteristiche degli alimenti sono molto variabili, dipendendo dalla provenienza<br />

(vegetale o animale), dallo stato fisico (verde o secco) e soprattutto dal <strong>con</strong>tenuto nei diversi<br />

principi nutr<strong>it</strong>ivi.<br />

Questi ultimi dati sono forn<strong>it</strong>i dalla cosiddetta “analisi tipo”, che d’ogni alimento determina<br />

il <strong>con</strong>tenuto % in:<br />

Sostanza secca (SS): è data dal suo peso secco, cioè il peso dell’alimento meno il peso<br />

dell’acqua <strong>con</strong>tenuta. Il <strong>con</strong>tenuto di s.s., espresso in kg, è il parametro utilizzato per misurare la<br />

quant<strong>it</strong>à di alimenti da utilizzare nella preparazione delle razioni alimentari degli animali e la<br />

capac<strong>it</strong>à di ingestione dell’animale.<br />

Ceneri, vale a dire le sostanze minerali: la quota residua è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da tutte le sostanze<br />

organiche, in altre parole dalle parti che seguono;<br />

Proteina grezza (PG);<br />

Estratto etereo (EE);<br />

Fibra grezza (FG);<br />

Estrattivi inazotati (EI).<br />

Riportiamo uno schema delle successive determinazioni che cost<strong>it</strong>uis<strong>con</strong>o l’analisi tipo di un<br />

alimento zootecnico:<br />

13


Ceneri<br />

Sostanza secca<br />

Proteina grezza<br />

Alimento tal quale Sostanza Estratto etereo<br />

organica Fibra grezza<br />

Acqua Estrattivi inazotati<br />

L’acqua è indispensabile alla v<strong>it</strong>a degli organismi, ma il valore nutr<strong>it</strong>ivo di un alimento<br />

zootecnico dipende in primo luogo dal suo <strong>con</strong>tenuto in sostanza secca, molto variabile tra un<br />

alimento e l’altro.<br />

Il <strong>con</strong>tenuto in sostanza secca influenza l’ingestione di un alimento: l’animale mangia finché<br />

non ne ha inger<strong>it</strong>o una certa quant<strong>it</strong>à, che lo fa sentire sazio. Tale quant<strong>it</strong>à è proporzionale alla mole<br />

dell’animale e al volume del suo rumine. Una vacca di 600 kg, per esempio, che mediamente riesce<br />

a mangiare 18 kg di sostanza secca al giorno, può ingerire 21 kg di fieno <strong>con</strong> l’85 % di sostanza<br />

secca (0.85 x 21= 18 kg) oppure 72 kg d’erba fresca <strong>con</strong> il 25% di sostanza secca (0.25 x 72 = 18<br />

kg).<br />

Le proteine sono una parte importante dell’organismo animale e <strong>dei</strong> vari prodotti (latte,<br />

carne, uova, ecc.). Le proteine degli alimenti possono avere una composizione in aminoacidi molto<br />

simile a quelle degli organismi animali ed essere facilmente digeribili (proteine d’alto valore<br />

biologico), oppure sono squilibrate per l’eccesso d’alcuni aminoacidi e la mancanza di altri. Di<br />

sol<strong>it</strong>o le proteine d’origine animale hanno un valore biologico superiore a quelle di provenienza<br />

vegetale. Nei ruminanti, tuttavia, i batteri che vivono in simbiosi nel rumine ne trasformano la<br />

maggior parte delle sostanze azotate, compresa l’urea, in proteine di buon valore biologico e quindi<br />

d’ottimo valore nutr<strong>it</strong>ivo.<br />

L’estratto etereo comprende i lipidi o grassi. Questi hanno un valore energetico pari a più<br />

del doppio di quello delle altre parti, pertanto la loro presenza aumenta di molto il valore energetico<br />

della razione. Essi, tuttavia, non sono molto adoperati nell’alimentazione animale essendo sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i<br />

da fonti energetiche meglio <strong>con</strong>servabili e più e<strong>con</strong>omiche (ad esempio l’amido).<br />

I carboidrati o glucidi sono i maggiori cost<strong>it</strong>uenti degli alimenti d’origine vegetale e sono<br />

inser<strong>it</strong>i nella dieta per fornire energia. Nell’analisi tipo i carboidrati sono distinti in fibra grezza ed<br />

estrattivi inazotati.<br />

La fibra grezza <strong>con</strong>tiene prevalentemente cellulosa, fermentata e trasformata in acidi grassi<br />

volatili (AGV), ma anche altre sostanze meno digeribili (lignina, emicellulosa, pectina).<br />

Gli estrattivi inazotati <strong>con</strong>tengono monosaccaridi (glucosio, fruttosio, ecc.), ma soprattutto<br />

l’amido, un polisaccaride che rappresenta la sostanza di riserva <strong>dei</strong> vegetali, molto presente nella<br />

granella <strong>dei</strong> cereali e quindi nei prodotti da essa derivati.<br />

I ruminanti sono gli unici animali in grado di sfruttare pienamente alimenti ricchi di fibra,<br />

anche se un buon apporto d’amidi <strong>con</strong>sente più elevate produzioni.<br />

Le ceneri <strong>con</strong>tengono le sostanze minerali, presenti nell’organismo com’elementi cost<strong>it</strong>utivi<br />

o come regolatori del metabolismo. Si distinguono in macroelementi, presenti in maggiori quant<strong>it</strong>à<br />

(calcio, fosforo, potassio, sodio, magnesio, cloro e zolfo) e microelemneti, presenti in minime<br />

quant<strong>it</strong>à (ferro, rame, zinco, manganese, ecc).<br />

Il calcio è l’elemento minerale necessario in maggiori quant<strong>it</strong>à; il 98% si trova nelle ossa,<br />

ma è necessario anche nei muscoli ed è molto abbondante nel latte. Ne hanno un elevato fabbisogno<br />

gli animali in accrescimento, ma anche gli adulti. Le scarse riserve di calcio nelle ossa causano la<br />

febbre o paresi puerperale: entro 48 ore dal parto soprattutto le vacche più mature non ries<strong>con</strong>o<br />

nemmeno a stare in piedi perché i loro muscoli non si <strong>con</strong>traggono per la carenza di calcio,<br />

“dirottato” verso la produzione di latte. Poiché molti alimenti ne sono carenti è spesso necessario<br />

ricorrere all’integrazione della razione base <strong>con</strong> carbonato o fosfato di calcio d’origine minerale.<br />

14


Il fosforo si trova nelle ossa e anche in altri tessuti, dove svolge importanti funzioni<br />

metaboliche. Tra i microelementi il più importante è il ferro, cost<strong>it</strong>uente dell’emoglobina: la sua<br />

carenza provoca anemia.<br />

Le v<strong>it</strong>amine sono sostanze organiche <strong>con</strong>tenute negli alimenti in minime quant<strong>it</strong>à ma<br />

d’importanza fondamentale nella v<strong>it</strong>a degli organismi, che raramente sono in grado di sintetizzarle.<br />

Si dividono in idrosolubili (quelle del gruppo B) e liposolubili (A, D, E, K) e si misurano in Un<strong>it</strong>à<br />

Internazionali (UI). La v<strong>it</strong>amina A svolge un’importante funzione di protezione degli ep<strong>it</strong>eli e delle<br />

mucose e <strong>con</strong>tro le infezioni. È presente in vari alimenti d’origine animale (ad esempio il latte),<br />

mentre nei vegetali si trova sotto forma di pro-v<strong>it</strong>amina A (-carotene). I foraggi verdi, il fieno di<br />

medica e ancor di più la medica disidratata ne sono molto ricchi, mentre ne sono carenti le farine di<br />

cereali e gli altri fieni.<br />

Oltre al <strong>con</strong>tenuto nei diversi principi nutr<strong>it</strong>ivi visti sopra, il valore nutr<strong>it</strong>ivo di un alimento<br />

dipende anche dal suo valore energetico. Di tutta l’energia <strong>con</strong>tenuta in un alimento (energia lorda)<br />

solo una parte è disponibile per le esigenze degli animali, in altre parole per il mantenimento<br />

(metabolismo basale, movimento, termoregolazione), per la riproduzione e per le produzioni<br />

(accrescimento – ingrasso, latte, uova, lana, ecc.). Si tratta dell’energia netta (EN), che si esprime<br />

in diverse un<strong>it</strong>à di misura pratiche, tra cui ricordiamo:<br />

F.N (fieno normale): corrisponde all’energia netta per i ruminanti di un kg di fieno di prato<br />

polif<strong>it</strong>a di qual<strong>it</strong>à normale. Con questo <strong>con</strong>cetto si è introdotto il metodo degli equivalenti in<br />

fieno che <strong>con</strong>siste nel determinare, per ogni alimento, la quant<strong>it</strong>à che sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a a 100 kg di fieno<br />

normale (buon fieno di prato naturale <strong>con</strong> prevalenza di graminacee) fa ottenere par<strong>it</strong>à di<br />

effetto nutr<strong>it</strong>ivo, giudicato, negli animali adulti, dalla costanza del peso vivo. Cioè l’equivalente<br />

in fieno normale di un determinato alimento zootecnico è la quant<strong>it</strong>à di quel foraggio che può<br />

sost<strong>it</strong>uire in termini nutr<strong>it</strong>ivi 100 kg di fieno normale.<br />

Esempio: l’equivalente in fieno normale dell’erba di trifoglio è 350; della paglia di grano è 300;<br />

del granoturco è 40. Ciò sta a significare che 350 kg di erba di trifoglio, oppure 300 kg di<br />

paglia di grano, oppure 40 kg di mais posseggono lo stesso valore di 100 kg di fieno normale.<br />

U.A (un<strong>it</strong>à amido): rappresenta l’equivalente calorico – kcal 2360 – della quant<strong>it</strong>à di grasso – g.<br />

248 –che 1 kg di amido inger<strong>it</strong>o in più del fabbisogno di mantenimento produce nei <strong>bovini</strong><br />

adulti all’ingrasso. Bisogna sottolineare però che l’U.A. assume differenti valori energetici nelle<br />

varie produzioni, nelle diverse specie, nelle diverse età degli animali ed anche nei diversi<br />

soggetti. Per esempio il <strong>con</strong>tenuto di energia netta dell’U.A. è di:<br />

i. 2.360 kcsl per l’accrescimento e l’ingrasso:<br />

ii. 2.950 per la produzione di latte;<br />

iii. 3.100 per il mantenimento.<br />

Nelle diverse specie di animali, la stessa U.A. assume valori energetici diversi:<br />

<strong>bovini</strong> g. 248 di grasso = 2.360 kcal;<br />

ovini g 310 di grasso = 2.950 kcal;<br />

suini g. 367 di grasso = 3.550 kcal;<br />

<strong>con</strong>igli g. 273 di grasso = 2.590 kcal;<br />

polli g. 252 di grasso = 2.390 kcal.<br />

Da questi esempi è facile capire come l’U.A. sia un metodo di valutazione che non ha trovato<br />

grande ris<strong>con</strong>tro nella realtà pratica.<br />

U.F (un<strong>it</strong>à foraggiera): corrisponde al potere nutr<strong>it</strong>ivo di 1 kg di orzo (o di 2,5 kg di fieno<br />

normale). Considerato che una U.A. possiede 2.360 kcal e una U.F. 1.650 kcal, possiamo dire<br />

che il coefficiente di trasformazione delle U.A. in U.F. è pari a 0,70 (kcal 1650/2360) e quello<br />

delle U.F. in U.A. è 1,43. Quando si dice che in 100 kg di fieno di medica sono <strong>con</strong>tenute 39,7<br />

U.F. è come dire che lo stesso quant<strong>it</strong>ativo di fieno corrisponde, ai fini della produzione di latte,<br />

a kg 39,7 di granella di orzo. Bisogna osservare, tuttavia, che mentre 1 kg di orzo:<br />

i. Somministrato ad animali in lattazione permette la produzione di 2,33 lt di latte<br />

al 4% di grasso e quindi corrisponde a 1.700 kcal (2.100 per 3 l<strong>it</strong>ri al 3,4%);<br />

15


ii. Somministrato ad animali in accrescimento e all’ingrasso è in grado di fornire<br />

1.885 kcal per il mantenimento e l’accrescimento.<br />

Per questo si devono assegnare diversi valori all’ U.F. quando questa si riferisca alla<br />

produzione di carne (U.F.C.) e quando si riferisca alla produzione di latte (U.F.L.).<br />

U.F.C e U.F.L (un<strong>it</strong>à foraggera carne e un<strong>it</strong>à foraggera latte): sono derivate dall’un<strong>it</strong>à<br />

foraggera, ma sono più precise perché tengono <strong>con</strong>to della destinazione dell’alimento alla<br />

produzione di carne o di latte, rispettivamente. La prima è utilizzata per gli animali da carne; la<br />

se<strong>con</strong>da per le vacche da latte.<br />

i. L’ U.F.L., perciò, rappresenta l’energia netta dell’alimento, utilizzata dalla vacca<br />

per la produzione di latte <strong>con</strong> il 4% di grasso, forn<strong>it</strong>a da 1 kg di orzo; essa<br />

corrisponde ad una energia di 1700 kcal.<br />

ii. L’U.F.C. rappresenta invece l’energia netta dell’alimento, utilizzato dal bovino<br />

per la produzione di carne forn<strong>it</strong>a da 1 kg di orzo; essa corrisponde a un’energia<br />

di 1.885 kcal.<br />

Il razionamento del bestiame è basato sull’impiego nelle giuste proporzioni e quant<strong>it</strong>à, <strong>dei</strong><br />

diversi alimenti prodotti in azienda o da acquistare sul mercato. Questi si distinguono in mangimi<br />

di base, di medio valore nutr<strong>it</strong>ivo, mangimi <strong>con</strong>centrati, d’elevato valore nutr<strong>it</strong>ivo, ed infine<br />

integratori.<br />

I mangimi di base sono generalmente prodotti in azienda e fornis<strong>con</strong>o la maggior parte della<br />

sostanza secca. A volte sono poveri di proteine. I più comuni sono:<br />

Foraggi freschi: ottenuti dai prati e dagli erbai, <strong>con</strong> alto <strong>con</strong>tenuto in acqua e valore nutr<strong>it</strong>ivo<br />

basso (20/30 U.F/q). Sono molto grad<strong>it</strong>i dal bestiame, specie alle vacche da latte, ricchi di<br />

v<strong>it</strong>amine, ma sono poco <strong>con</strong>servabili e molto ingombranti. Oltre all’erba fresca comprendono<br />

anche radici e tuberi (rape, patate e bietole).<br />

Fieni: derivano dall’essiccazione naturale, artificiale o mista del foraggio fresco. Contengono il<br />

15/18 % d’acqua, perciò sono facilmente <strong>con</strong>servabili. Il loro valore nutr<strong>it</strong>ivo è molto variabile<br />

se<strong>con</strong>do le specie foraggere, l’epoca di raccolta e i sistemi d’essiccazione. Mediamente oscilla<br />

tra 40 e 60 U.F/q. I più usati sono di prato polif<strong>it</strong>a stabile, di trifoglio e d’erba medica.<br />

Foraggi insilati: ottenuti accumulando nei silos masse di foraggi umidi e ricchi di carboidrati<br />

soggetti alla fermentazione. L’insilato più diffuso, apprezzato e <strong>con</strong>veniente è il silomais; altri<br />

validi prodotti sono le polpe di bietola e la loiessa<br />

Paglia e sottoprodotti aziendali: usati soprattutto per la lettiera e a volte interrati <strong>con</strong> l’aratura,<br />

ma recentemente rivalutati come alimenti zootecnici. Sono ricchi di fibra grezza e il loro valore<br />

nutr<strong>it</strong>ivo non supera le 15/30 U.F/q. Il loro impiego è <strong>con</strong>veniente in animali poco produttivi o<br />

in periodi particolari (per es. in asciutta).<br />

I mangimi <strong>con</strong>centrati possono essere di produzione aziendale o acquistati sul mercato.<br />

Hanno un elevato valore nutr<strong>it</strong>ivo (80/120 U.F/q) ed un <strong>con</strong>tenuto proteico variabile. I più comuni<br />

sono:<br />

Granelle di cereali (mais, orzo, avena, sorgo): ricche d’amido e quindi d’energia, povere di<br />

proteine e fibra grezza, molto digeribili;<br />

Granelle di leguminose (fava, favino, veccia, pisello, soia): meno ricche d’amido e più ricche<br />

di proteine;<br />

Sottoprodotti dell’industria mol<strong>it</strong>oria (crusca, tr<strong>it</strong>ello, farinaccio e farinetta di grano, pula e<br />

lolla), farinetta e farinaccio sono più picchi d’amido mentre i cruscami sono più ricchi di fibre,<br />

proteine, sali minerali e v<strong>it</strong>amine B.<br />

Sottoprodotti dell’industria degli oli di semi. Abbiamo due tipi di sottoprodotti:<br />

1. Panelli (sono residui dell’estrazione d’olio mediante compressione), ricchi di grasso e<br />

quindi poco <strong>con</strong>servabili. Il panello di lino è ancora usato per le sue buone qual<strong>it</strong>à dietetiche<br />

e di protezione delle mucose intestinali.<br />

16


2. Farine d’estrazione (residui d’estrazione mediante solventi chimici). Prive di grasso, sono<br />

le principali proteine nell’alimentazione animale. Le più importanti sono quelle di soia,<br />

girasole, arachide e cotone.<br />

Sottoprodotti lattiero caseari (latticello e siero), destinati soprattutto all’alimentazione <strong>dei</strong> suini.<br />

Sottoprodotti dell’industria <strong>it</strong>tica: scarti di pesce, da cui si ottengono farine ricche di proteine<br />

d’alto valore biologico.<br />

Sottoprodotti della macellazione: farine di carne, di sangue, di penne idrolizzate, di carne ed<br />

ossa. Tutte queste cose non si possono più utilizzare perché responsabili della diffusione del<br />

morbo della mucca pazza.<br />

Vi sono, infine, gli integratori v<strong>it</strong>aminico–minerali: si tratta di preparati commerciali che<br />

sono somministrati agli animali separatamente sotto forma di rulli da leccare, oppure miscelati alla<br />

razione, per integrare la dieta di base. Molto usati sono il carbonato di calcio (calcare), il fosfato di<br />

calcio e il cloruro di sodio (sale pastorizio).<br />

I fabbisogni nutr<strong>it</strong>ivi degli animali:<br />

Il razionamento del bestiame deve basarsi su due ordini d’elementi: le caratteristiche degli<br />

alimenti disponibili e i fabbisogni nutr<strong>it</strong>ivi degli animali. Questi ultimi sono variabili in rapporto ai<br />

seguenti fattori:<br />

La specie e la razza (struttura fisica, dimensioni, tipo di apparato digerente: ruminante,<br />

monogastrico, onnivoro, ecc…)<br />

Età dell’animale ( la fase di cresc<strong>it</strong>a richiede un’alimentazione diversa per qual<strong>it</strong>à e<br />

quant<strong>it</strong>à rispetto a quella di mantenimento);<br />

Produzioni: è evidente che la quant<strong>it</strong>à di produzione (carne, latte, uova) deve essere<br />

sostenuta da un’adeguata alimentazione.<br />

Il fabbisogno complessivo per un determinato principio nutr<strong>it</strong>ivo è dato dalla somma del<br />

fabbisogno di mantenimento (delle funzioni v<strong>it</strong>ali come respirazione, circolazione,<br />

termoregolazione, digestione e movimento) e del fabbisogno di produzione (per l’accrescimento –<br />

ingrasso, la gestazione, la produzione di latte, uova, lana, ecc.).<br />

In generale nel razionamento alimentare zootecnico si distinguono le seguenti fasi, ognuna<br />

delle quali presenta particolari esigenze nutr<strong>it</strong>ive:<br />

Mantenimento;<br />

Accrescimento;<br />

Ingrasso;<br />

Produzione (carne, latte, uova, ecc…);<br />

Gestazione (gravidanza).<br />

ENERGIA E VALORE NUTRITIVO DELL’ALIMENTO.<br />

La quant<strong>it</strong>à di energia che un alimento è in grado di fornire è data dall’ossidazione completa di tutti<br />

i suoi composti organici che sono:<br />

I lipidi (grassi) in grado di fornire 9,5 kcal/g;<br />

I protidi (proteine) in grado di fornire 5,7 kcal/g;<br />

I glucidi (o zuccheri o carboidrati) in grado di fornire 4,2 kcal/g.<br />

L’energia totale dell’alimento, ottenuta misurando il calore emesso dalla sua completa combustione<br />

(che dal punto di vista chimico è una ossidazione), si chiama Energia grezza (EG); questa, però,<br />

non è interamente utilizzabile dall’animale, perché l’alimento non viene mai diger<strong>it</strong>o in modo<br />

completo. La parte di alimento non diger<strong>it</strong>a finisce nelle feci e anche questa è valutabile; la<br />

differenza tra l’energia grezza e quella <strong>con</strong>tenuta nelle feci rappresenta la Energia digeribile (ED),<br />

che negli alimenti zootecnici è circa il 70% dell’EG.<br />

Considerando il fatto che durante la digestione si hanno altre perd<strong>it</strong>e dovute alla formazione di gas,<br />

emessi attraverso l’eruttazione e l’urina, che <strong>con</strong>tengono una parte di energia sotto forma di calore,<br />

17


si deduce che l’energia effettivamente a disposizione dell’animale, detta Energia metabolizzabile<br />

(EM) è data dalla differenza tra l’ED e le perd<strong>it</strong>e dovute alla formazione di gas.<br />

Si <strong>con</strong>sideri poi che l’utilizzazione dell’EM da parte dell’animale attraverso il metabolismo,<br />

comporta un dispendio di energia per il funzionamento dell’apparato digerente e per le perd<strong>it</strong>e, sotto<br />

forma di calore, che si verificano ad ogni trasformazione chimica. Sottraendo dall’EM queste<br />

perd<strong>it</strong>e complessive di energia, chiamate extracalore, si ottiene la Energia netta (EN).<br />

L’EN, quindi, rappresenta l’energia effettivamente utilizzata dall’animale per il mantenimento e per<br />

la produzione., infatti una parte di essa va al mantenimento e la rimanente alla produzione.<br />

Tutto questo può essere rappresentato attraverso il seguente grafico:<br />

L’energia netta viene misurata, come abbiamo già detto, in diversi modi (U.A.; U.F.; U.F.L.;<br />

U.F.C.; fieno equivalente, ecc….).<br />

Il successivo grafico mostra le quote delle varie frazioni di energia così come le abbiamo<br />

precedentemente defin<strong>it</strong>e:<br />

18


IL FABBISOGNO DI PROTEINE.<br />

Il <strong>con</strong>tenuto totale di proteine, presenti in un alimento, viene tradizionalmente stimato come<br />

Proteina grezza (PG). Tale <strong>con</strong>tenuto è determinato partendo dalla quant<strong>it</strong>à di azoto (N) misurata<br />

anal<strong>it</strong>icamente <strong>con</strong> il metodo Kjeldhal e moltiplicandola per 6,25. Cioè:<br />

PG = N X 6,25.<br />

La quant<strong>it</strong>à di proteine effettivamente a disposizione dell’animale, chiamata Proteina digeribile<br />

(PD), non corrisponde però alla PG, ma sono una frazione di essa, in quanto tutte le proteine<br />

presenti nell’alimento non sono digeribili. Per calcolare la PD si moltiplica la PG per un coeffice di<br />

digeribil<strong>it</strong>à, ricavato da appos<strong>it</strong>e tabelle. Quindi:<br />

PD = PG x coefficiente di digeribil<strong>it</strong>à.<br />

19


La digeribil<strong>it</strong>à della proteina dipende dal <strong>con</strong>tenuto in fibra dell’alimento, più elevato è questo<br />

valore e maggiore risulta la quant<strong>it</strong>à di cibo, e quindi di proteina, non diger<strong>it</strong>o.<br />

IL FABBISOGNO DI FIBRA.<br />

La quant<strong>it</strong>à di fibra presente negli alimenti si esprime in Fibra grezza (FG) stimata attraverso il<br />

metodo di Weende.<br />

I FABBISOGNI NUTRITIVI PER IL MANTENIMENTO.<br />

20


Principi nutr<strong>it</strong>ivi Fabbisogni nutr<strong>it</strong>ivi giornalieri di vacche da latte per:<br />

Mantenimento Produzione di latte <strong>con</strong> il<br />

3,5 % di grasso<br />

Sostanza secca 3 % del peso vivo in lattazione<br />

2 % del peso vivo in asciutta<br />

Energia (EN)<br />

PM = Peso metabolico<br />

PV = peso vivo<br />

PV 0.75 = PM<br />

EN (metabolismo basale)<br />

= PM x 70,5 (<strong>bovini</strong>) kcal<br />

EN (mantenimento) = EN<br />

metabolismo basale x 1,2<br />

Latte normalizzato (4% di<br />

grasso e 3,1 % di proteine)<br />

Kg di latte prodotto x<br />

(0.4+0.15 x grasso reale del<br />

latte) = kg latte<br />

normalizzato al 4% di<br />

grasso.<br />

Energia (UF) Coefficiente =<br />

3,7 per animali di 1 q.<br />

4,4 per animali sopra i 5 q.<br />

PM/100 x coefficiente =<br />

UF di mantenimento<br />

Energia (U.F.L.) 1,4 + 0.006 x PV = UFL 0,44 U.F.L./lt di latte<br />

normalizzato<br />

Gestazione<br />

0,44 U.F.L./lt di LN (Latte<br />

normalizzato) (aumento<br />

f<strong>it</strong>tizio di 2 lt al 7° mese;<br />

3,5 lt all’8° mese e 6 lt al<br />

9° mese)<br />

7° mese = 0,44 x 2<br />

8° mese = 0,44 x 3,5<br />

9° mese = 0,44 x 6<br />

Proteina grezza 0,85 g/kg di peso vivo 88 g/lt di latte normalizzato 88 g/lt LN<br />

7° mese = 88 x 2<br />

8° mese = 88 x 3,5<br />

9° mese = 88 x 6<br />

Calcio 0,65 g/kg di peso vivo 4,2 g/lt di latte normalizzato 4,2 g/lt LN<br />

7° mese = 4,2 x 2<br />

8° mese = 4,2 x 3,5<br />

9° mese = 4,2 x 6<br />

Fosforo 0,05 g /kg di peso vivo 1,7 g/lt di latte normalizzato 1,7 g/lt LN<br />

7° mese = 1,7 x 2<br />

8° mese = 1,7 x 3,5<br />

9° mese = 1,7 x 6<br />

Fibra grezza 18 % della sostanza secca<br />

V<strong>it</strong>. A 5.000 U.I./kg di sostanza secca<br />

V<strong>it</strong>. D 1.000 U.I./kg di sostanza secca<br />

V<strong>it</strong>. E 15 mg/kg di sostanza secca<br />

Nei <strong>bovini</strong> da latte bisogna soddisfare i fabbisogni giornalieri di:<br />

energia netta (espressi in U.F.L);<br />

proteina grezza;<br />

calcio e fosforo.<br />

Inoltre la razione deve rispettare i seguenti lim<strong>it</strong>i massimi o minimi:<br />

Il <strong>con</strong>sumo giornaliero di sostanza secca è pari mediamente al 3% del peso vivo dell’animale.<br />

A causa di questo lim<strong>it</strong>e, il razionamento delle vacche molto produttive richiede<br />

necessariamente anche l’uso d’alimenti <strong>con</strong>centrati.<br />

Il <strong>con</strong>tenuto minimo di fibra grezza deve esser pari almeno al 18% della sostanza secca.<br />

Il <strong>con</strong>tenuto medio di v<strong>it</strong>amina A deve essere di almeno 5000 U.I./kg di sostanza secca, quello<br />

di v<strong>it</strong>amina D di almeno 1000 U.I./kg di sostanza secca e quello di v<strong>it</strong>amina E di almeno 15<br />

mg/kg di sostanza secca.<br />

30


Nella tabella che segue riportiamo i fabbisogni nutr<strong>it</strong>ivi giornalieri di vacche da latte,<br />

necessari per calcolare i fabbisogni totali da garantire a ciascuna bovina <strong>con</strong> la razione quotidiana<br />

da calcolare.<br />

Il razionamento<br />

La formulazione di razioni per il bestiame è un’operazione molto complicata e laboriosa. Lo<br />

diventa ancora di più se si <strong>con</strong>sidera anche il costo <strong>dei</strong> singoli alimenti, in altre parole se si vuole<br />

ricercare la combinazione col minor costo. Per questo motivo sono stati predisposti appos<strong>it</strong>i<br />

software, che permettono l’ottimizzazione delle razioni sia dal punto di vista tecnico sia sul piano<br />

e<strong>con</strong>omico.<br />

Il razionamento degli animali può essere fatto col metodo tradizionale o <strong>con</strong> sistemi più<br />

moderni. L’alimentazione tradizionale <strong>con</strong>siste nella distribuzione in 1 o 2 pasti giornalieri degli<br />

alimenti <strong>con</strong>centrati, somministrati a parte, mentre i foraggi sono lasciati a disposizione per tutto il<br />

giorno. E’ possibile, quindi, il razionamento individuale in base ai fabbisogni di ciascun animale.<br />

Inoltre, la dieta varia se<strong>con</strong>do le stagioni: foraggi verdi o pascolo in primavera-estate; fieno ed<br />

insilati in autunno-inverno.<br />

Da alcuni anni, nelle aziende di maggiori dimensioni, si è molto diffuso l’impiego<br />

dell’unifeed o piatto unico: si prepara e distribuisce un’unica miscela, completa ed omogenea, ben<br />

sminuzzata in modo che gli animali non selezionino gli alimenti più grad<strong>it</strong>i scartando quelli più<br />

fibrosi. La tecnica dell’unifeed richiede la suddivisione degli animali in gruppi omogenei <strong>con</strong><br />

fabbisogni simili, la trinciatura <strong>dei</strong> foraggi a 3-5 cm di lunghezza, la miscelazione <strong>dei</strong> diversi<br />

alimenti e la distribuzione della miscela attraverso appos<strong>it</strong>i carri, mun<strong>it</strong>i di sistemi di pesatura<br />

automatica, sia in fase di carico sia di scarico.<br />

Un altro moderno strumento è l’autoalimentatore, che distribuisce a ciascuna vacca,<br />

provvista di un collare elettronico, la quant<strong>it</strong>à di mangime <strong>con</strong>centrato programmata per ogni<br />

bovina, non tutta in una volta ma suddivisa in più frazioni distanziate tra loro.<br />

Facciamo presente che l’alimentazione incide molto sulla salute degli animali, sulla quant<strong>it</strong>à<br />

e qual<strong>it</strong>à del latte prodotto (% di grasso e batteri<br />

responsabili del gonfiore tardivo in segu<strong>it</strong>o<br />

all’impiego di insilati) e sui costi, <strong>dei</strong> quali<br />

rappresenta oltre il 50 %.<br />

Idealmente, un buon programma<br />

alimentare dovrebbe <strong>con</strong>sentire di dare a ciascuna<br />

vacca tutto ciò di cui ha bisogno, se<strong>con</strong>do il suo<br />

livello produttivo e il suo stato fisiologico. Ma<br />

questo in pratica è impossibile, per cui si devono<br />

trovare soluzioni praticabili ma corrette. Una<br />

possibile soluzione è l’alimentazione per fasi<br />

(vedi figura a fianco), dividendo le bovine da latte<br />

in gruppi se<strong>con</strong>do lo stadio di lattazione.<br />

Ricordiamo anche l’importanza e l’util<strong>it</strong>à<br />

dell’asciutta e della corretta alimentazione delle<br />

vacche nelle due fasi in cui essa si può dividere.<br />

Nella prima fase bastano i soli foraggi: la vacca non deve ingrassare. Nella se<strong>con</strong>da fase, le due<br />

settimane prima del parto, occorre reintrodurre nella dieta quant<strong>it</strong>à crescenti di tutti gli alimenti<br />

presenti nella razione di lattazione.<br />

Nelle aziende che produ<strong>con</strong>o latte da trasformare in Parmigiano-Reggiano, l’alimentazione<br />

delle bovine da latte (cioè vacche in lattazione o in asciutta e manze dal sesto mese di gravidanza)<br />

deve soddisfare i loro fabbisogni nutr<strong>it</strong>ivi ma anche rispettare un appos<strong>it</strong>o Regolamento, del quale<br />

riportiamo i punti più importanti:<br />

1. Il razionamento delle vacche da latte deve basarsi sull'impiego di foraggi locali.<br />

31


2. Nell'alimentazione delle vacche da latte almeno il 35% della sostanza secca <strong>dei</strong> foraggi deve<br />

essere di produzione aziendale e almeno il 75% deve provenire dal Comprensorio.<br />

3. Nella razione giornaliera, almeno il 50% della sostanza secca <strong>dei</strong> foraggi deve essere<br />

rappresentata da fieni.<br />

4. La sostanza secca <strong>dei</strong> mangimi non deve superare quella forn<strong>it</strong>a dai foraggi<br />

(mangimi/foraggi 1).<br />

5. Non possono essere somministrati alle vacche da latte alimenti che possono trasmettere<br />

aromi e sapori anomali al latte, che rappresentano fonti di <strong>con</strong>taminazione o in cattivo stato<br />

di <strong>con</strong>servazione.<br />

6. Possono essere somministrati alle vacche da latte:<br />

a) i foraggi freschi ottenuti da prati naturali, da prati stabili polif<strong>it</strong>i e da prati di erba<br />

medica e di trifoglio;<br />

b) gli erbai di loietto, segale, avena, orzo, frumento, granturchino, sorgo da ricaccio,<br />

panico, erba mazzolina, festuca, Phleum, sulla e lupinella, singolarmente o associati<br />

tra loro;<br />

c) gli erbai di pisello, veccia e favino, purché associati <strong>con</strong> almeno una delle essenze<br />

foraggere precedenti;<br />

d) i fieni ottenuti a mezzo dell'essiccamento in campo o mediante ventilazione forzata<br />

delle foraggere predette;<br />

e) il trinciato di mais a maturazione latteo-cerosa o cerosa, somministrato sub<strong>it</strong>o dopo<br />

la raccolta, nella dose massima di 15 kg/capo/giorno;<br />

f) le paglie di cereali, <strong>con</strong> esclusione di quella di riso.<br />

7. Possono essere utilizzati i foraggi disidratati, nella dose massima di 2 kg/capo/giorno.<br />

8. Nell'alimentazione delle vacche da latte è vietato l'impiego di insilati di ogni tipo, ivi<br />

compresi i pastoni.<br />

9. Solo le manze entro il sesto mese di gravidanza e gli animali da carne possono ricevere<br />

insilati, ma:<br />

a) l'allevamento di questi animali deve attuarsi in ambienti diversi;<br />

b) gli insilati devono essere distribu<strong>it</strong>i <strong>con</strong> attrezzature diverse;<br />

c) lo spandimento delle relative <strong>dei</strong>ezioni solide e liquide non può avvenire sui prati in<br />

produzione, per non <strong>con</strong>taminare le foraggere.<br />

10. Si può adottare la tecnica del "Piatto Unico" (Unifeed), preparando - in azienda - una<br />

miscela omogenea di foraggi secchi e mangimi semplici, da distribuire agli animali. Non è<br />

<strong>con</strong>sent<strong>it</strong>a l'aggiunta di foraggi verdi, che vanno somministrati a parte;<br />

11. I mangimi devono essere prodotti in azienda o da un mangimista inser<strong>it</strong>o in un appos<strong>it</strong>o<br />

Albo tenuto dal Consorzio del Parmigiano-Reggiano. Le materie prime ammesse, <strong>con</strong> le<br />

rispettive dosi giornaliere massime e le percentuali massime rispetto al totale <strong>dei</strong> mangimi,<br />

sono elencate nella tabella che segue:<br />

32


Materie prime Dose<br />

giornaliera<br />

massima<br />

kg/capo/giorno<br />

Mais in farina 4 35<br />

Mais schiacciato o pellettato 3 30<br />

Mais fioccato o estruso 2 20<br />

Mais totale 6 50<br />

Orzo (schiacciato o in farina) 3,5 30<br />

Orzo (fioccato) 2 20<br />

Orzo totale 4 40<br />

Frumento + tr<strong>it</strong>icale + segale: 2 20<br />

Crusca, cruschello, tr<strong>it</strong>ello, farinaccio e farinetta<br />

di frumento<br />

3 30<br />

Frumento e derivati in totale 4 40<br />

Sorgo 2 20<br />

Avena 1 10<br />

Polpe secche di bietola 2 15<br />

Farina d’estrazione di soia 2,5 25<br />

Soia integrale (schiacciata, fioccata, tostata,<br />

estrusa o micronizzata)<br />

1 10<br />

Farina d’estrazione di girasole al 30% di<br />

proteine<br />

1 10<br />

Farine d’estrazione o panelli di lino, di germe di<br />

mais o di frumento<br />

1 10<br />

Fava e favino 1 10<br />

Pisello proteico 1,5 15<br />

Semola glutinata, glutine di mais e buccette di<br />

soia<br />

1 10<br />

Seme integrale di lino 0,3 3<br />

Trinciato di cereali cerosi disidratati (mais, orzo,<br />

frumento, segale e tr<strong>it</strong>icale)<br />

2 20<br />

Altre foraggere disidratate 2 20<br />

Foraggi disidratati in totale 2 20<br />

Calcolo della razione giornaliera di una vacca da latte<br />

% massima rispetto al<br />

totale di mangimi<br />

somministrati<br />

giornalmente<br />

Per formulare la razione di una bovina in lattazione è necessario:<br />

Calcolare i fabbisogni nutr<strong>it</strong>ivi di mantenimento, di produzione, d’eventuale accrescimento e<br />

gestazione da soddisfare ogni giorno;<br />

Conoscere la composizione chimica ed il valore nutr<strong>it</strong>ivo degli alimenti utilizzabili;<br />

Formulare, per tentativi successivi, la razione che soddisfa i fabbisogni calcolati <strong>con</strong> gli<br />

alimenti utilizzabili, calcolando per ognuno la quant<strong>it</strong>à da somministrare ogni giorno.<br />

Procediamo ora a calcolare una razione giornaliera da somministrare ad una vacca da latte.<br />

Consideriamo, per esempio, una vacca di razza Frisona Italiana alla quarta lattazione (non più in<br />

accrescimento) di 600 kg di peso vivo, al quinto mese di lattazione (senza esigenze di gravidanza)<br />

che produce ogni giorno 24 kg di latte <strong>con</strong> il 3,5 % di grasso, destinato alla produzione di nutr<strong>it</strong>ivi<br />

giornalieri della nostra vacca.<br />

33


Calcolo del latte normalizzato (LN):<br />

24 kg x (0,4 + 0,15 x 3,5) = 22, 2 kg.<br />

Consumo giornaliero di sostanza secca:<br />

s.s. = p.v. 3 % = 600 3/100 = 18 kg<br />

Fabbisogno giornaliero d’energia, in U.F.L.:<br />

a) Fabbisogno di mantenimento: 1,4 + 0,006 600 = 5 U.F.L.<br />

b) Fabbisogno di lattazione: 0,44 22,2 kg LN = 9,8 U.F.L.<br />

c) Fabbisogno totale d’energia: 5 + 9,8 = 14,8 U.F.L.<br />

Fabbisogno giornaliero di proteina grezza, in grammi:<br />

a) Fabbisogno di mantenimento: 0,85 600 = 510 g<br />

b) Fabbisogno di lattazione: 88 22,2 kg LN = 1954 g<br />

c) Fabbisogno totale di proteina grezza = 2464 g<br />

Fabbisogno giornaliero di calcio, in grammi:<br />

a) Fabbisogno di mantenimento: 0,65 600 = 39 g<br />

b) Fabbisogno di lattazione: 4,2 22,2 kg LN = 93 g<br />

c) Fabbisogno totale di calcio = 39 + 84 = 132 g<br />

Fabbisogno giornaliero di fosforo, in grammi:<br />

a) Fabbisogno di mantenimento: 0,05 600 = 30 g<br />

b) Fabbisogno di lattazione: 1,7 22,2 kg LN = 38 g<br />

c) Fabbisogno totale di fosforo = 30 + 38 = 68 g 70 g<br />

Altre caratteristiche della razione:<br />

a) Apporto minimo di fibra grezza = s. s. 18 % = 18 kg s.s. 18% = 3,24 kg 3240<br />

g<br />

b) Apporto minimo di v<strong>it</strong>. A = 5.000 U.I. kg di s.s. = 5.000 18 = 90.000 U.I.<br />

c) Apporto minimo di v<strong>it</strong>. D = 1.000 U.I. kg di s.s. = 1.000 18 = 18.000 U.I.<br />

d) Apporto minimo di v<strong>it</strong>. E = 15 mg kg di s.s. = 15 18 = 270 mg<br />

In sintesi, i fabbisogni giornalieri totali della nostra vacca, da soddisfare <strong>con</strong> la razione che<br />

stiamo formulando sono riportati nella seguente tabella:<br />

Sostanza U.F.L. Proteina Calcio Fosforo Fibra grezza V<strong>it</strong>. A V<strong>it</strong>. D V<strong>it</strong>. E<br />

secca<br />

grezza<br />

18 kg 14,8 2464 g 132 g 70 g 3240 g 90.000 U.I. 18.000 U.I. 270 mg<br />

Tenendo presente il Regolamento d’alimentazione delle bovine da latte, che fa parte<br />

integrante del Disciplinare di produzione del Parmigiano-Reggiano, ipotizziamo che gli alimenti<br />

utilizzabili nella razione siano: fieno d’erba medica, paglia di frumento, farina di mais e farina<br />

d’orzo (prodotti in azienda); crusca di frumento tenero, farina d’estrazione di soia, fosfato bicalcico<br />

ed integratore v<strong>it</strong>aminico-oligominerale (reper<strong>it</strong>i sul mercato). Il <strong>con</strong>tenuto nei diversi fattori di<br />

razionamento di tali alimenti, reperibili sui manuali d’alimentazione zootecnica, sono riportati nella<br />

tabella che segue:<br />

Alimento S.s. U.F.L. P.g. Ca P F.g. V<strong>it</strong>. A V<strong>it</strong>. D V<strong>it</strong>. E<br />

(%) (n/kg s.s.) (% s.s.) (% s.s.) (% s.s.) (% s.s.) U.I./kg s.s. U.I./kg s.s. mg/kg s.s.<br />

Fieno di<br />

medica<br />

87,5 0,63 14,2 1,28 0,20 34,7 -- -- --<br />

Paglia di<br />

frumento<br />

87,8 0,42 4,9 0,30 0,07 42,0 -- -- --<br />

Farina di<br />

mais 87.0 1,27 10,3 0,03 0,33 2,40 -- -- --<br />

34


Crusca di 87,7<br />

frum. ten.<br />

0,87 17,0 0,15 1,40 11,2 -- -- --<br />

Farina<br />

d’orzo<br />

86,7 1,14 12,3 0,10 0,37 5,50 -- -- --<br />

F. e. soia 89,4 1,14 49,5 0,32 0,70 7,20 -- -- --<br />

Fosfato<br />

bicalcico<br />

95,0 -- -- 23,0 18,0 -- -- -- --<br />

Integr.<br />

V<strong>it</strong>.oligom.<br />

90,0 -- -- -- -- -- 1.000000 200.000 2.500<br />

Per formulare la razione si procede per tentativi, iniziando <strong>con</strong> una formula provvisoria<br />

<strong>con</strong>tenente il 50-55 % della sostanza secca sotto forma di foraggi, il 25-35 % in <strong>con</strong>centrati<br />

energetici, il 10-15 % in <strong>con</strong>centrati proteici e la restante quota sotto forma d’integratori v<strong>it</strong>aminici<br />

e minerali.<br />

Nella tabella che segue sono riportati la formula provvisoria che ipotizziamo e gli apporti da<br />

essa forn<strong>it</strong>i.<br />

Alimento S.s. Q<br />

(kg)<br />

1<br />

U.F.L.<br />

(kg)<br />

2<br />

P.g.<br />

(n)<br />

2<br />

Ca<br />

(g)<br />

2<br />

P<br />

(g)<br />

2<br />

F.g.<br />

(g)<br />

2<br />

V<strong>it</strong>. A<br />

(g)<br />

2<br />

V<strong>it</strong>. D<br />

(U.I.)<br />

2<br />

V<strong>it</strong>. E<br />

(U.I.)<br />

2<br />

(mg)<br />

Fieno di<br />

Medica<br />

9,5 10,85 5,98 1.349 121 19 3296,5 -- -- --<br />

Paglia di<br />

frumento<br />

0,5 0,57 0,21 24,5 1,5 0,3 210 -- -- --<br />

Farina mais 2,5 2,87 3,17 257,5 0,7 8,2 60 -- -- --<br />

Crusca di<br />

frum. ten.<br />

1,5 1,71 1,30 255,0 2,2 21 168 -- -- --<br />

Farina<br />

d’orzo<br />

1,5 1,73 1,66 184,5 1,5 5,5 82 -- -- --<br />

F. e. soia 2,0 2,24 2,28 990,0 6,4 14 144 -- -- --<br />

Fosfato<br />

bicalcico<br />

0,4 0,42 -- -- 92 72 -- -- -- --<br />

Integr.V<strong>it</strong><br />

oligomin.<br />

0,1 0,11 -- -- -- -- -- 100.000 20.000 250<br />

Totale<br />

apporti<br />

18 -- 14,60 3.060,5 225,3 140 3960,5 100.000 20.000 250<br />

Fabbisogni 18 -- 14,8 2.464,0 132 70 3240 90.000 18.000 270<br />

Differenza 0 -- +0,2 + 596,5 + 93,3 + 70 + 720,5 +10,00 + 2,000 - 20<br />

1 La quant<strong>it</strong>à di alimento da fornire per apportare una certa quant<strong>it</strong>à di s.s. si calcola così: Q (kg) = kg s.s. % s.s./100<br />

2 La quant<strong>it</strong>à di principi nutr<strong>it</strong>ivi apportati da una certa quant<strong>it</strong>à di un alimento si calcola così:<br />

Apporti = kg s.s. <strong>con</strong>tenuto del principio/kg s.s.<br />

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