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Intervista a gianni<br />

silvestrini, direttore<br />

scientifico del Kyoto<br />

Club: “serve una svolta<br />

tra tutti i grandi paesi,<br />

superando la politica Usa<br />

di Bush. e il nucleare<br />

non è la risposta, anzi:<br />

è fuori mercato”<br />

una grande opportunità per l’industria<br />

italiana, anche perché mi risulta<br />

che le aziende più lungimiranti investiranno<br />

in progetti sul silicio e sul<br />

solare 1 miliardo di euro nell’immediato<br />

futuro. Un esempio di questo<br />

sviluppo è nelle parole del governatore<br />

della California, schwarzenegger,<br />

che ha parlato per il suo stato della<br />

vigilia di un nuovo boom tecnologico,<br />

quello delle energie rinnovabili, dopo i<br />

precedenti riguardanti il settore aerospaziale<br />

e quello informatico.<br />

passiamo dal grande al piccolo. Cosa<br />

è necessario fare a livello individuale?<br />

Diciamo che i consigli sono sempre<br />

quelli, ormai. Il consumatore li conosce.<br />

Lampadine a basso consumo,<br />

frigoriferi di classe a… ormai la risposta<br />

è buona. La vendita degli elettrodomestici<br />

di classe a fino a poco tempo<br />

fa era del 2, massimo 3% sul<br />

totale. Oggi supera abbondantemente<br />

i ¾. Insomma, se il cittadino è informato<br />

la risposta è buona, così come<br />

è stato anche per le detrazioni<br />

fiscali al 55% per impiantistica e interventi<br />

edilizi che consentono risparmi<br />

energetici. Per questo bisogna<br />

andare avanti, con decisione, anche<br />

sul solare termico che sul fotovoltaico,<br />

che si diffonde sempre di più anche<br />

nei condomini, per coprire i bisogni<br />

elettrici comuni. mi risulta che ci<br />

siano almeno 1.000 impianti in più in<br />

conto energia (quelli che consentono<br />

lo scambio sul posto di energia tra<br />

privati e rete elettrica, ndr). Bisogna<br />

dunque continuare a informare, offrendo<br />

al cittadino punti di riferimento<br />

in caso di ristrutturazione della<br />

propria casa, di installazione di pannelli<br />

solari o fotovoltaici. l<br />

11<br />

settembre 2008<br />

in primo piano<br />

un pianeta da difendere<br />

di Mario tozzi<br />

primo ricercatore Cnr - Igag<br />

e conduttore televisivo<br />

Privatizzazioni<br />

senza senso<br />

Sembra fantascienza, ma invece è vero: in un Paese in cui le Asl o le<br />

aziende municipalizzate pagano stipendi fuori dall’ordinario, in cui esistono<br />

i “super manager” di aziende pubbliche, che guadagnano milioni di<br />

euro all’anno, e dove le liquidazioni degli amministratori delegati ammontano<br />

a cifre da capogiro, il vero problema della publica amministrazione<br />

sarebbero i parchi nazionali e le aree protette, “poltronifici” (!) e<br />

carrozzoni di scarsa utilità. Verrebbe da dire, con Totò, “ma fateci il piacere!”,<br />

visto che è poco probabile che chi se la prende con i parchi non conosca<br />

la realtà. Oppure c’è da pensare che costoro hanno la memoria<br />

corta o non conoscano la realtà dei parchi, o, infine, che siano in malafede<br />

e nascondano il tentativo di distruggere la rete di protezione della<br />

natura in Italia. Prendiamo per buona una scarsa conoscenza delle realtà<br />

dei parchi e forniamo gli elementi di riflessione.<br />

I 23 parchi nazionali (e le 21 aree marine protette) hanno poche centinaia<br />

di unità di personale, in tutto, che percepisce stipendi da statale medio<br />

bassi e che lavora molto al di là dei propri compiti, assicurando un mezzo<br />

miracolo: che i parchi continuino a proteggere e conservare natura, nonostante<br />

le decurtazioni degli ultimi anni. I dirigenti guadagnano, al massimo,<br />

3.000 euro al mese e sono a tempo: fino a 5 anni un presidente e da<br />

rinnovare il direttore; 60 euro lordi di diaria per i consiglieri, che, se pensiamo<br />

ai consigli d’amministrazione delle aziende pubbliche, fa francamente<br />

ridere, se non facesse piangere. Con pochi soldi, poche persone e<br />

pochissimi mezzi e strutture i parchi nazionali italiani difendono il 10%<br />

del territorio nazionale dall’assalto della speculazione edilizia, degli incendi,<br />

dalla caccia e pesca di frodo, dalle auto e dai fuorilegge. Un modello<br />

di funzionamento della pubblica amministrazione che dovrebbe essere<br />

additato a esempio e che, invece, viene screditato da chi non conosce la<br />

realtà e vorrebbe addirittura privatizzarli.<br />

Certo che così i parchi non funzionano appieno, ma proprio perché mancano<br />

i fondi, quindi bisognerebbe incrementare le dotazioni e il personale,<br />

senza pensare all’intervento dei privati, che peraltro, in certe forme, già<br />

avviene con soddisfazione reciproca. Immaginate cosa significherebbe la<br />

privatizzazione totale: se, per caso, un parco non dovesse produrre reddito,<br />

allora lo si potrebe chiudere, oppure il concessionario sarebbe autorizzato<br />

a qualsiasi scempio pur di recuperare fondi: aprire alberghi, ristoranti<br />

e seconde case anche nelle aree di pregio. Ma se un territorio è tutelato<br />

è perché ci sono ragioni scientifiche alla base, non per un capriccio: le<br />

trascuriamo perché non producono reddito? E quando tutto dovesse essere<br />

cementificato, di chi sarà il guadagno? Se gli Uffizi domani non dovessero<br />

produrre un reddito, li chiuderemmo o li trasformeremmo in bed &<br />

breakfast, dove si possa fare il brunch davanti ai capolavori? Erano anni<br />

che non si sentiva una proposta così priva di senso: un parco aumenta la<br />

qualità della vita degli uomini e garantisce il godimento alle generazioni<br />

future. E, dove non portasse reddito, pazienza: ogni tanto contano i valori,<br />

non solo i prezzi.

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