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48<br />

AMBIENTALISTA SARÀ LEI...<br />

© FEDERICOCECCHIN.COM<br />

di Bruno Gambarotta<br />

Tane e nidi<br />

D«Dall'alto del castellaccio, come l'aquila dal suo nido, il selvaggio signore dominava all'intorno tutto lo<br />

spazio dove piede d'uomo potesse posarsi, e non vedeva mai nessuno al di sopra di sé, né più in alto.»<br />

Alessandro Manzoni, I promessi sposi, cap. XX<br />

Anche se abbiamo qualche difficoltà a immaginarlo bambino, possiamo scommettere che l'Innominato<br />

quand'era piccolo costruiva capanne sugli alberi per usarle come nido, e dominare il mondo dall'alto.<br />

Il bambino don Abbondio invece progettava tane e si nascondeva negli armadi o nelle cassapanche, o<br />

sotto il tavolo della sala dopo aver steso fino a terra pesanti tovaglie e coperte.<br />

Qualcuno, più fortunato, riesce a farsi un nido che è anche tana. Mantova, ottobre 1997. Per la seconda edizione<br />

del Festival della Letteratura mi affidano la conduzione dell'incontro con Mario Rigoni Stern, nel Teatro<br />

Scientifico del Bibbiena. Durante l'estate ho letto o riletto i suoi libri, a cominciare dal primo, Il sergente nella<br />

neve. Nel giorno previsto, un’auto con autista partirà all'alba da Mantova per andare a prendere lo scrittore<br />

sull'altopiano di Asiago. Lo accompagno, così per strada avrò modo di prendere confidenza con l'autore<br />

e concordare la scaletta dell'intervista. La vera ragione però è un'altra, sfruttare l'occasione per visitare la<br />

casa di Rigoni Stern. Il padrone di casa è lusingato dal mio desiderio: quella casa l'ha costruita con le sue mani.<br />

Tempo addietro Ermanno Olmi, recatosi ad Asiago per prendere accordi per la realizzazione de I recuperanti,<br />

vide quella casa e se ne innamorò a tal punto da volerne una eguale; se la fece costruire di fronte a<br />

quella dello scrittore e si trasferì con tutta la famiglia. Lo studio dello scrittore si trovava nella mansarda, dalla<br />

quale si godeva un paesaggio mozzafiato; c'era un solo modo per accedervi, una scaletta interna che aveva<br />

l'aria di scoraggiare chi volesse avventurarvisi. Esempio perfetto e da me invidiato di tana/nido.<br />

Il bisogno di un rifugio accomuna l'uomo agli animali; resta da vedere quali caratteri svela la preferenza fra<br />

il nido o la tana. Italo Calvino è scrittore di nidi (Il barone rampante) e Franz Kafka di tane (Nella colonia<br />

penale). Si può azzardare l'ipotesi che prediligano il nido coloro che vogliono stare in alto e avere la possibilità<br />

di spaziare sull'orizzonte. Il sogno della tana è coltivato da chi si sente più al sicuro se riesce a sparire,<br />

a non farsi rintracciare, erigendo muri e pareti dietro i quali nascondersi. Ricordiamo il compianto amico<br />

Nico Orengo rintanato nel suo ufficio alla Stampa, seduto di traverso dietro una scrivania stracolma di<br />

libri e giornali in equilibrio precario sul punto di franare a terra. Nel cinema, quando si vuole connotare<br />

l'erudito, il collezionista, lo si colloca in un antro semibuio circondato da muri di libri o oggetti. Sarà anche<br />

uno stereotipo ma è sufficiente visitare l'open space della redazione di un quotidiano o di una casa editrice<br />

per verificare con quanto sforzo e ingegnosità gli addetti hanno personalizzato il loro cubicolo per trasformarlo<br />

in tana. Il bisogno di ritrovarsi in un ambiente familiare dove rintanarsi al termine di una giornata<br />

trascorsa in un paese lontano, ha indotto i progettisti delle grandi catene di alberghi a realizzare stanze<br />

sempre identiche in qualunque parte del mondo. E come non ricordare le immagini dei servizi televisivi<br />

sulla cattura dei boss della mafia latitanti da decenni, con la telecamera che mostra quei rifugi che avrebbero<br />

dovuto rendere introvabili i loro ospiti? Tana o nido: i dittatori, al culmine della parabola del potere,<br />

si fanno costruire il nido d'aquila. Il più famoso resta quello di Hitler, a Berchtesgaden, che finì poi i suoi<br />

giorni nella tana: il bunker della cancelleria di Berlino.<br />

Invece il messaggio evangelico ci esorta ad abbandonare la casa sicura, il patrimonio accumulato, le abitudini<br />

consolidate, i comportamenti approvati da tutti: non a caso il biblista Andrea Fontana intitola il suo libro<br />

di meditazioni Né tane né nidi. Ma come si fa? Appena ieri andavamo in cerca di una caverna per<br />

metterci al riparo dai pericoli...

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