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38<br />
INTERVISTE EROI DELLA IMPOSSIBILI NATURA-<br />
A CURA DI MARIANO SALVATORE<br />
Intervista a Antonio Cederna<br />
MILANO, 27 OTTOBRE 1921 - PONTE IN VALTELLINA, 27 AGOSTO 1996<br />
Su una delle strade più antiche del mondo, dinnanzi alla tomba<br />
degli Orazi e Curiazi, scorgo la sagoma fiera e asciutta del padre<br />
dell’ambientalismo italiano.<br />
On. Cederna, il suo nome è ormai associato al Parco dell’Appia<br />
Antica, un luogo sublime carico di storia e di valori naturalistici<br />
che ha rischiato, però, letteralmente di scomparire.<br />
Purtroppo è vero, dal secondo dopoguerra al 1997, anno dell’istituzione<br />
del Parco, tutta l’area intorno all’Appia Antica è stata<br />
fortemente minacciata da abusivismo e speculazione edilizia.<br />
Duemila anni di storia archeologica e paesaggistica hanno rischiato<br />
la cancellazione.<br />
La storia dell’Appia Antica è lunga come il suo tracciato, e le testimonianze<br />
storiche che conserva sono tuttora numerose. Può<br />
raccontarci cosa la affascina maggiormente di questo luogo.<br />
Devo premettere che ho studiato archeologia presso<br />
l’Università di Pavia, perfezionandomi poi a Roma. Qui la scoperta<br />
di quest’area archeologica è stata una folgorazione. Nei 16<br />
chilometri che vanno dalle mura aureliane fino a Ciampino sono<br />
custoditi tesori che raccontano la storia della Roma repubblicana<br />
e imperiale, ma anche delle trasformazioni di un paesaggio<br />
rurale unico al mondo. È questo connubio di arte e natura<br />
che trovo ineguagliabile.<br />
Sono state queste le motivazioni che l’hanno spinta ad abbracciare<br />
la battaglia per la tutela del luogo?<br />
Ha usato il termine giusto: “battaglia”. Ho dovuto lottare con tutte<br />
le mie forze e per decenni prima di vedere realizzato il sogno<br />
di una vita. Ho iniziato nel 1950 denunciando i rischi cui era sottoposto<br />
non solo il territorio della Via Appia, ma l’intero patrimonio<br />
artistico italiano sulle pagine del Mondo, il giornale per cui scrivevo.<br />
Ma mi accorsi presto che denunciare, pur smuovendo la coscienza<br />
collettiva, non bastava a fermare gli interessi speculativi di<br />
potenti imprenditori. Dovevo passare ad azioni concrete.<br />
Quale fu il passo successivo?<br />
Nel 1955 fondai l’Associazione ambientalista Italia Nostra, che<br />
mi permise una maggiore visibilità e la possibilità di aggregare<br />
molte più persone intorno al tema della salvaguardia del territorio.<br />
Ma dovevamo sbrigarci perché quello che aveva rappresentato<br />
una meta ideale per scrittori, artisti e viaggiatori<br />
del Gran Tour nel ‘700 e ‘800, poteva precipitare nell’oblio<br />
della cementificazione.<br />
Come è possibile che soltanto poche persone fossero preoccupate<br />
del disastro cui si andava incontro?<br />
Si può comprendere se si pensa che il Paese era da poco uscito<br />
da una guerra disastrosa. Le priorità all’epoca erano altre.<br />
Pensi che nel 1955 Papa Pio XII benedisse la prima pietra di<br />
uno Stadio Olimpico da costruire sulle catacombe di S.<br />
Callisto. Fortunatamente non fu mai realizzato.<br />
Le sue campagne per la tutela del territorio non si fermarono<br />
all’Appia Antica: si dedicò alla difesa dei centri storici<br />
italiani, cercando di promuovere un’idea differente di<br />
sviluppo; ci può spiegare qual è questa idea?<br />
Per me la lotta per la salvaguardia dei valori storico-naturali<br />
del nostro paese è la lotta stessa per l'affermazione della nostra<br />
dignità di cittadini, la lotta per il progresso e la coscienza<br />
civica contro la provocazione permanente di pochi privilegiati<br />
onnipotenti.<br />
Disegno di Massimo Battaglia