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Caterina Gromis di Trana<br />
Una volta tanto all’Italia dei naturalisti<br />
non tocca inchinarsi al cospetto di<br />
quei paesi invidiabili, quali America<br />
e Inghilterra, dove le scienze naturali<br />
non sono hobby ma cultura.<br />
Grazie a delle uova. Per la precisione<br />
8000 uova, contenute in sette<br />
anonimi mobiletti dotati di numerosi<br />
cassetti. Si tratta di una collezione<br />
completa di uova e covate degli uccelli<br />
italiani, risultato di un’intera vita<br />
di raccolta, che ebbe il suo momento<br />
culminante negli anni in cui<br />
era normale andar per nidi anziché<br />
guardare la tv. Il collezionista si chiama<br />
Aldo Pazzucconi, tassidermista<br />
dell’Oltrepo pavese che vive a Broni:<br />
prossimo ai novant’anni ha destinato<br />
il suo lavoro al Museo di Scienze naturali<br />
di Torino e alle cure di<br />
Giovanni Boano, ornitologo di fama<br />
e amico degno della sua fiducia. A<br />
Boano oggi tocca catalogare per<br />
conto del museo questo prezioso<br />
scrigno di dati, rendendoli disponibili<br />
attraverso la moderna tecnologia<br />
della rete informatica. Quando<br />
il museo potrà togliere dai cassetti<br />
queste uova e organizzare in loro<br />
onore una mostra, quella che oggi è<br />
un’importante acquisizione scientifica<br />
svelerà al pubblico anche il suo<br />
straordinario valore espositivo e didattico.<br />
L’uovo come simbolo di vita diventò<br />
oggetto da collezione nell’Inghilterra<br />
vittoriana: dono degno degli zar,<br />
legato ai temi della Pasqua, tanto<br />
più diventava prezioso<br />
quanto più era raro. Le uova<br />
COLLEZIONI<br />
Qualcuno “rubò” nel nido<br />
del cuculo<br />
LA STORIA DI UN CACCIATORE DI UOVA CHE DONA LA SUA COLLEZIONE AL MUSEO<br />
DI SCIENZE NATURALI DI TORINO. UN PREZIOSO SCRIGNO DI DATI PRESTO<br />
RACCONTATO DA UNA MOSTRA<br />
di struzzo e di chissà quali pollastroni<br />
erano articoli di lusso, curiosità<br />
naturali da raccogliere e conservare.<br />
Prendendo sul serio questa tendenza<br />
giocosa a raggruppare gli oggetti, il<br />
passo verso le collezioni scientifiche<br />
fu breve. E il collezionismo di uova<br />
in Inghilterra si diffuse tanto da diventare<br />
nocivo per le specie rare, facendole<br />
diventare ancora più rare e<br />
quindi sempre più richieste, in un<br />
perverso circolo vizioso. La domanda<br />
del profano di oggi, tempi in cui<br />
gli animali sono ideologicamente più<br />
protetti che predati, è se la collezione<br />
scientifica abbia un senso.<br />
L’esperto in museologia (Giovanni<br />
Boano è direttore del Museo di<br />
Storia naturale di Carma gnola) a proposito<br />
delle uova sciorina esempi.<br />
Uno, importante, è del passato recente:<br />
gli studi sui danni del DDT furono<br />
portati avanti analizzando le<br />
uova di falchi pellegrini conservate<br />
nei musei inglesi, dove l’effetto dei<br />
tempi del veleno è dimostrato dai<br />
gusci sempre più sottili.<br />
A proposito della collezione di<br />
Pazzucconi, Boano riceve studiosi<br />
per lavori sull’evoluzione. Uno comporta<br />
l’uso di strumenti moderni per<br />
la misurazione delle variazioni di colore<br />
delle uova, legate agli adattamenti<br />
all’ambiente. Un altro riguarda<br />
i tempi di deposizione del cuculo:<br />
recuperando i dati di tutte le colle-<br />
Qui sopra, un nido di ciuffolotto appartenente<br />
alla collezione del Museo regionale di Scienze<br />
naturali di Torino (foto G. Mariotti)<br />
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