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18 la voce di massafra sabato 2 febbraio 2013 Le poesie di Nannino Fuggiano Un libro di poesie dischiude sempre un mondo interiore cui accostarsi con profonda deferenza. Se queste poesie sono nella lingua della tua gente, ti senti chiamato ad una naturale condivisione. Se, infine, il poeta, l’autore è uno stimato concittadino, queste poesie le avverti vicine al tuo sentire, alla tua cultura, ai tuoi affetti; dissodano i ricordi più dolci della tua infanzia: le ascolti con il cuore. Tutti conoscono Nannino Fuggiano, della sua repentina dipartita, del suo essere schivo, del suo amore per Massafra, della sua passione per la poesia. Forse non tutti sanno che ha scritto anche delle brevi commedie: Lu scucchiamient, Carnvel ier e ioscie, U cumbinamiènd, La visciglia d’Natele, La viscinanz (d’a’bacce u Bommìn), Lu San Giuann, Lu gradon d’cast pigghie e vas’l. Ma Nannino merita, in aggiunta alle acute considerazioni del prof. Caprara, una rilettura del suo bisogno di Pace, del valore etnografico della sua poesia, della testimonianza dell’evolvere di usi e costumi che troppo spesso spinge i più giovani a considerare il passato come un inutile orpello. Forse la sua stessa vita, non facile in gioventù, reclamava Pace. Lui la guerra l’aveva avvertita nel profondo della sua esistenza. Tutta Massafra ne aveva portato i segni della sofferenza economica. Forse il suo lavoro a contatto con i bisogni della gente, con la loro domanda di lavoro gli faceva apparire i signori della guerra come lontani, distanti da una realtà fatta di quotidiana fatica. La Pace era per lui, e rimane per gli illuminati, un valore cui ispirare la vita (arricurdàmene ca sìme tutte fräte). Il valore della poesia di Nannino va cercato anche nella testimonianza di un tempo ormai passato e che conserva, tutto intatto, il pregio di sentimenti che vanno riscoperti (Lu combinamiénte – Il fidanzamento). L’allegria dei convitati alla cerimonia del fidanzamento, le lacrime della madre per la figlia che lascia la casa per il matrimonio. Le sedie prese in uso, per la circostanza, dalla chiesa. Il salotto preso in prestito. I dolci con le mandorle e gli amaretti insieme ai rosoli di tanti colori. Nisciùne pigghhje riggiètte! Avvertiamo il clima festoso e laborioso dell’intera famiglia. Oggi, come sappiamo, tranne rare eccezioni, il fidanzamento è un fatto personale, individuale, tra due persone che decidono di … stare insieme spesso saltando a piè pari la fase del corteggiamento e dell’innamoramento. C’è stato, come ci tramanda Nannino, un tempo in cui il Carnevale era una festa della semplicità e della vera allegria perché pensate: “e se la rìte pure lu Sìneche da sotte li bbaffe, purcé li paisäne pènzene sòle a Carneväle, e nò’nge dòne fastìdie e grattecäpe”. Oggi invece anche il Carnevale è un grattacapo per il Sindaco. Forse i nostri ragazzi pensano che anche dormire in un caldo letto non ha subito mutazioni particolari. Invece no. Bisogna leggere ‘U liètte a trestiédde per comprendere come anche dormire ha avuto una significativa evoluzione: i letti erano fatti da un materasso rivestito di un pesante telo e riempiti di paglia che al mattino seguente andava “skazzekato”. Con un forcone di legno bisognava ridare sofficità alla paglia compattata dal peso del corpo nella notte. Condizioni di vita non facili eppure certamente migliori se al nostro poeta fanno dire in “Li gravìne nuòstre”: Jòsce, tutte é allazzarìte. Un particolare riconoscimento va alla famiglia Fuggiano per aver offerto, con un dolce atto d’amore, ai cittadini di Massafra il bel libro di poesie dell’indimenticato Nannino nel corso di una affettuosa cerimonia nella quale alcuni vecchi amici hanno letto le sue poesie. Giovanni Matichecchia

la voce di massafra sabato 2 febbraio 2013 19 ECONOMICAMENTE - 32 | La rubrica de “La Voce” per capire l’economia I derivati: un ottimo strumento contro i rischi RAFFAELE RESCINA In questi giorni, con il caso della Banca Monte dei Paschi di Siena, si è tornato a parlare molto dei derivati. In realtà già da tempo i derivati sono balzati agli onori della cronaca e ogni volta che se ne parla si pensa a un buco finanziario. Vediamo di capire di cosa si tratta. I derivati sono dei contratti abbastanza semplici che nascono nel mercato anglosassone agli inizi del 900 come strumenti utili negli scambi commerciali per fare il cosiddetto “hedging”, cioè la “copertura di un rischio”. Facciamo al solito un esempio: io compro oggi un barile di petrolio e lo pago 100 dollari; il mio intento è di guadagnare rivendendolo ad un prezzo più alto con consegna fra sei mesi; nel frattempo però corro il rischio che se il prezzo del petrolio in questi sei mesi scende io annullo il mio guadagno e ci vado a perdere; se voglio neutralizzare questo rischio posso fare una sorta di assicurazione, cioè fare un contratto con qualcuno, una controparte che può essere una compagnia di assicurazione o una banca; questa controparte a fronte di un adeguato compenso, ad esempio 2 dollari (gli assicuratori lo chiamano “premio”) si assumerà il rischio di coprire la perdita che avrò se il prezzo del petrolio scenderà sotto il prezzo che ho pagato. Quindi se il prezzo scenderà sotto i 100 dollari lui mi pagherà la differenza; se invece il prezzo non scenderà sotto quel limite lui avrà guadagnato i 2 dollari che ha incassato. A me conviene spendere i 2 dollari; dovrò solo vendere il barile di petrolio ad un prezzo superiore non ai 100 dollari, ma ai 102 dollari che ho speso in totale (devo cioè recuperare anche i 2 dollari di assicurazione). Ora, proviamo ad immaginare che questo contratto sia fatto per iscritto, su un pezzo di carta; il pezzo di carta può essere tranquillamente trasferito, cioè può passare di mano in mano da un contraente ad un altro; quel pezzo di carta evidentemente allora avrà un suo autonomo valore, che inizialmente corrisponde ai 2 dollari pagati, ma che successivamente dipenderà dall’andamento reale del prezzo del petrolio; mettiamoci dalla parte dell’assicuratore: se il prezzo sale a 110 l’assicuratore non deve pagare niente, quindi il pezzo di carta vale 0; se invece il prezzo del petrolio è sceso ad esempio a 90 dollari l’assicuratore dovrà pagare 10 dollari perciò il valore di quel pezzo di carta è di 10 dollari. L’aspetto da sottolineare è che il valore del contratto è partito da 2 dollari e può variare fino a diventare o 0 oppure 10 dollari, cioè possiamo dire 5 volte la posta. Questo perché con soli 2 dollari sto investendo su un valore sottostante di 100 dollari, c’è insomma il cosiddetto “effetto leva”: con 2 dollari sto scommettendo su un valore enormemente superiore. E’ per questo che la contrattazione dei derivati ha iniziato ad essere sempre più slegata dal bene sottostante; i derivati sono stati sempre più assimilati a delle scommesse e utilizzati per fare speculazione. Infatti per guadagnare sul petrolio alla fine posso o comprare il barile di petrolio e spendere 100 dollari e sperare solo che il prezzo salga, oppure spendere molto meno e comprare, o vendere, un semplice pezzo di carta (cioè un contratto derivato) del valore di 2 dollari che rappresenta la scommessa sul prezzo del petrolio. Quindi la loro natura, almeno in origine, non era affatto speculativa!!! E’ facile immaginare come poi nel corso degli ultimi anni le banche siano state contemporaneamente vittime e responsabili dell’utilizzo dei derivati tra i loro clienti, soprattutto aziende ed enti locali. In definitiva i derivati sono innanzitutto uno strumento molto utile per coprirsi dai rischi a condizione che se ne faccia un utilizzo “normale”; infatti i migliori fondi di investimento continuano a farne uso proprio per coprirsi dal rischio di oscillazione dei cambi, dei tassi di interesse, delle azioni e delle obbligazioni; solo un utilizzo distorto li trasforma in strumenti molto pericolosi.

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la voce <strong>di</strong> massafra<br />

sabato 2 febbraio 2013<br />

Le poesie <strong>di</strong> Nann<strong>in</strong>o Fuggiano<br />

Un libro <strong>di</strong> poesie <strong>di</strong>schiude sempre un mondo <strong>in</strong>teriore cui<br />

accostarsi con profonda deferenza. Se queste poesie sono nella<br />

l<strong>in</strong>gua della tua gente, ti senti chiamato ad una naturale<br />

con<strong>di</strong>visione. Se, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, il poeta, l’autore è uno stimato<br />

concittad<strong>in</strong>o, queste poesie le avverti vic<strong>in</strong>e al tuo sentire, alla<br />

tua cultura, ai tuoi affetti; <strong>di</strong>ssodano i ricor<strong>di</strong> più dolci della tua<br />

<strong>in</strong>fanzia: le ascolti con il cuore. Tutti conoscono Nann<strong>in</strong>o<br />

Fuggiano, della sua repent<strong>in</strong>a <strong>di</strong>partita, del suo essere schivo,<br />

del suo amore per <strong>Massafra</strong>, della sua passione per la poesia.<br />

Forse non tutti sanno che ha scritto anche delle brevi comme<strong>di</strong>e:<br />

Lu scucchiamient, Carnvel ier e ioscie, U cumb<strong>in</strong>amiènd, La<br />

visciglia d’Natele, La visc<strong>in</strong>anz (d’a’bacce u Bommìn), Lu San<br />

Giuann, Lu gradon d’cast pigghie e vas’l. Ma Nann<strong>in</strong>o merita, <strong>in</strong><br />

aggiunta alle acute considerazioni del prof. Caprara, una rilettura<br />

del suo bisogno <strong>di</strong> Pace, del valore etnografico della sua poesia,<br />

della testimonianza dell’evolvere <strong>di</strong> usi e costumi che troppo<br />

spesso sp<strong>in</strong>ge i più giovani a considerare il passato come un<br />

<strong>in</strong>utile orpello. Forse la sua stessa vita, non facile <strong>in</strong> gioventù,<br />

reclamava Pace. Lui la guerra l’aveva avvertita nel profondo della<br />

sua esistenza. Tutta <strong>Massafra</strong> ne aveva portato i segni della<br />

sofferenza economica. Forse il suo lavoro a contatto con i bisogni<br />

della gente, con la loro domanda <strong>di</strong> lavoro gli faceva apparire i<br />

signori della guerra come lontani, <strong>di</strong>stanti da una realtà fatta <strong>di</strong><br />

quoti<strong>di</strong>ana fatica. La Pace era per lui, e rimane per gli illum<strong>in</strong>ati,<br />

un valore cui ispirare la vita (arricurdàmene ca sìme tutte fräte).<br />

Il valore della poesia <strong>di</strong> Nann<strong>in</strong>o va cercato anche nella<br />

testimonianza <strong>di</strong> un tempo ormai passato e che conserva, tutto<br />

<strong>in</strong>tatto, il pregio <strong>di</strong> sentimenti che vanno riscoperti (Lu<br />

comb<strong>in</strong>amiénte – Il fidanzamento). L’allegria dei convitati alla<br />

cerimonia del fidanzamento, le lacrime della madre per la figlia<br />

che lascia la casa per il matrimonio. Le se<strong>di</strong>e prese <strong>in</strong> uso, per<br />

la circostanza, dalla chiesa. Il salotto preso <strong>in</strong> prestito. I dolci<br />

con le mandorle e gli amaretti <strong>in</strong>sieme ai rosoli <strong>di</strong> tanti colori.<br />

Nisciùne pigghhje riggiètte! Avvertiamo il clima festoso e<br />

laborioso dell’<strong>in</strong>tera famiglia. Oggi, come sappiamo, tranne rare<br />

eccezioni, il fidanzamento è un fatto personale, <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale, tra<br />

due persone che decidono <strong>di</strong> … stare <strong>in</strong>sieme spesso saltando<br />

a piè pari la fase del corteggiamento e dell’<strong>in</strong>namoramento.<br />

C’è stato, come ci tramanda Nann<strong>in</strong>o, un tempo <strong>in</strong> cui il<br />

Carnevale era una festa della semplicità e della vera allegria<br />

perché pensate: “e se la rìte pure lu Sìneche da sotte li bbaffe,<br />

purcé li paisäne pènzene sòle a Carneväle, e nò’nge dòne fastì<strong>di</strong>e<br />

e grattecäpe”. Oggi <strong>in</strong>vece anche il Carnevale è un grattacapo<br />

per il S<strong>in</strong>daco. Forse i nostri ragazzi pensano che anche dormire<br />

<strong>in</strong> un caldo letto non ha subito mutazioni particolari. Invece no.<br />

Bisogna leggere ‘U liètte a trestiédde per comprendere come<br />

anche dormire ha avuto una significativa evoluzione: i letti erano<br />

fatti da un materasso rivestito <strong>di</strong> un pesante telo e riempiti <strong>di</strong><br />

paglia che al matt<strong>in</strong>o seguente andava “skazzekato”. Con un<br />

forcone <strong>di</strong> legno bisognava ridare sofficità alla paglia compattata<br />

dal peso del corpo nella notte. Con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita non facili eppure<br />

certamente migliori se al nostro poeta fanno <strong>di</strong>re <strong>in</strong> “Li gravìne<br />

nuòstre”: Jòsce, tutte é allazzarìte.<br />

Un particolare riconoscimento va alla famiglia Fuggiano per<br />

aver offerto, con un dolce atto d’amore, ai cittad<strong>in</strong>i <strong>di</strong> <strong>Massafra</strong><br />

il bel libro <strong>di</strong> poesie dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>menticato Nann<strong>in</strong>o nel corso <strong>di</strong> una<br />

affettuosa cerimonia nella quale alcuni vecchi amici hanno letto<br />

le sue poesie.<br />

Giovanni Matichecchia

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