Racconti pubblicitari: da Carosello all'advertainment - Patrizia Musso
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advertainer, ovvero raccontatori di storie. Una sorta, quindi, di bardo della tribù in versione<br />
contemporanea.<br />
L’obiettivo della comunicazione <strong>pubblicitari</strong>a diviene quello di far divertire il pubblico, di<br />
intrattenerlo attraverso racconti “sponsorizzati” <strong>da</strong> questo o quel brand, che appare<br />
ovviamente alla fine di ogni singola “puntata <strong>pubblicitari</strong>a”.<br />
Ecco allora Christian De Sica nei panni del vigile Persichetti, l’inedito duo di calciatori Totti e<br />
Gattuso trasformati in accoglienti padroni di casa, l’altrettanto inedito duo Fiorello e Mike<br />
Bongiorno titolari di un ristorante, lo smemorato naufrago Gigi Proietti in viaggio su una<br />
moderna love boat, la famigliola capitanata <strong>da</strong> Diego Abatantuono ed Elena Sofia Ricci che a<br />
tratti ricor<strong>da</strong> la recente fiction tv “I Cesaroni” (di cui l’attrice era oltretutto proprio<br />
protagonista).<br />
Quindi, <strong>da</strong>l punto di vista formale, <strong>Carosello</strong> e gran parte della pubblicità odierna mostrano<br />
significativi punti di contatto: storie brevi, interpretate per la maggior parte <strong>da</strong> attori comicobrillanti<br />
che assolvono pienamente la funzione di svago e intrattenimento.<br />
Un fenomeno che, in qualche modo, cerca di modificare il tradizionale sillogismo<br />
spot=fastidio=zapping. Gli spot contemporanei cercano, allora, di mostrare una nuova faccia:<br />
legano in un unico filo i singoli messaggi, interrelandoli fra loro in un gioco di continui rimandi.<br />
Si <strong>da</strong>’ vita alla fiction <strong>pubblicitari</strong>a, alla quale il consumatore potrà affezionarsi come a qualsiasi<br />
altro programma televisivo seriale (l’importante è che sia messo nelle condizioni di capirne la<br />
differenza).<br />
La pubblicità seriale ricorre così a un modello di ripetizione intertestuale tipico della<br />
comunicazione mass mediale: ripropone temi e formule discorsive già sperimentate e<br />
verificate, una strategia che consente di stabilire con il telespettatore/consumatore un rapporto<br />
comunicativo chiaro e non ambiguo. L’abilità dei creativi sta nel modificare, di puntata in<br />
puntata, il livello superficiale e narrativo dei testi, senza però intervenire sui modelli di senso<br />
propri del livello profondo dello spot.<br />
§<br />
Un secondo punto d’attenzione è quello più prettamente semantico. Le micro storie di<br />
<strong>Carosello</strong> costituiscono un patrimonio sociale di notevole interesse: messe una in fila all’altra,<br />
consentono di ricostruire, come pezzi di un puzzle, le differenti sfaccettature dell’identità<br />
italiana propria di quel periodo. Questi cortometraggi, infatti, visti nel loro insieme, consentono<br />
di far scaturire <strong>da</strong>i caratteri propri dell’identità locale (la “napoletanità” dei De Filippo, di Totò e<br />
Nino Taranto, la “torinesità” di Macario, la “milanesità” di Bramieri…) l’identità nazionale;<br />
l’identità italiana si costituisce, dunque, per coesione delle singole identità locali 2 . Come<br />
dichiarò a quei tempi lo stesso Eduardo: “in questo mondo dell’oro ci inserimmo noi, i De<br />
Filippo, rappresentanti di un’Italia povera che a fatica cercava di tenere il passo dell’epoca, che<br />
per forza di cose finiva col fare il verso al banchetto altrui. Il teatro con noi diventava vita,<br />
commedia della vita che è sempre buffa e tragica insieme” 3 .<br />
Nella comunicazione <strong>pubblicitari</strong>a di <strong>Carosello</strong>, dunque, emerge la forte presenza di elementi<br />
di “italianità”.<br />
Oggigiorno, gli spot sono certamente più attenti e rispondenti a precise strategie di marketing<br />
e scarsamente interessati a restituire uno spaccato dell’“italianità”, anche se il più delle volte<br />
sono rivolti a un target nostrano. Le storie <strong>pubblicitari</strong>e di oggi sono più effimere e leggere,<br />
maggiormente interessate a far circolare “doppi sensi” che non “un senso secondo” (sociale e<br />
valoriale) nell’architettura comunicativa.<br />
§<br />
2<br />
Un ulteriore elemento che rimarca l’“italianità” di <strong>Carosello</strong> è rappresentato <strong>da</strong>lla sigla della rubrica, una tarantella<br />
attinta al repertorio napoletano, sigla che nel 1974 viene rinnovata con la rappresentazione visiva di quattro famose<br />
piazze di città italiane, rappresentazione che veicola una forte dimensione locativa della pubblicità propria di quel<br />
periodo.<br />
3<br />
K. Ferri, Spot…, op. cit., p. 8<br />
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