Droga - Centro Studi Berici

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31.05.2013 Views

Olga Freschi Dalla Valle<br />

DROGA<br />

La Caporetto italiana<br />

Lettere dal fronte orientale


Disegno di copertina: Olga Freschi Dalla Valle<br />

Nel disegno una colonna di ragazzi, come quelle dei lager,<br />

è in cammino verso la droga e la morte.<br />

L’incontro avviene nelle nostre città d’Italia,<br />

moderne ma grigie.<br />

La disfatta continua ad accadere ogni giorno,<br />

come ogni giorno il mondo gira, forse nel senso sbagliato.


Dedicato a Roberto<br />

e alle mamme che non smettono di combattere


Ringraziamenti<br />

Il primo ringraziamento lo rivolgo al conte Francesco da Schio che attraverso l’“Associazione Vicentina contro<br />

la diffusione delle tossicodipendenze” promossa dal Rotary Club Vicenza <strong>Berici</strong>, ha devoluto al mio<br />

Comitato un aiuto economico che mi ha dato la prima spinta per impegnarmi in questo libro.<br />

Un grazie anche al “<strong>Centro</strong> di Servizio per il Volontariato della provincia di Vicenza”, che accogliendo questa<br />

mia iniziativa mi ha ulteriormente sostenuta nelle spese.<br />

Un particolare affettuoso grazie, all’amico Nico Rossi, insegnante di filosofia in un liceo di Vicenza, che mi<br />

ha incoraggiata, sostenuta e indirizzata con preziosi consigli in questa mia fatica.<br />

Infine ringrazio i vari direttori che si sono succeduti negli anni, alla guida de “Il Giornale di Vicenza”, per<br />

l’attenzione e lo spazio sempre riservati alle iniziative del mio Comitato e dei messaggi da me rivolti alla cittadinanza.


INTRODUZIONE<br />

Credo che mai nella storia, si sia verificata tra i giovani una devianza di enormi proporzioni<br />

come quella che stiamo vivendo ormai da quarant’anni.<br />

Mi riferisco alla tossicodipendenza che, con la diffusione incontrollata di sostanze stupefacenti<br />

varie, mai combattuta con coraggio e onestà, ha raggiunto ogni parte del pianeta.<br />

Alla base di questo fenomeno esiste certamente un disagio esistenziale esasperato dalla vita<br />

stressante di questi ultimi anni, dal consumismo sfrenato stimolato da una pubblicità ossessiva<br />

e per molti suadente, dalla scarsità di ideali e di modelli positivi, da un’etica civile e morale<br />

confusa e in crisi.<br />

Viviamo un degrado che ormai fa paura, e i giovani spesso, sono le vittime sacrificali.<br />

È cosa ormai risaputa, che ogni nuova generazione si trovi ad affrontare vari problemi,<br />

ed è forse questo il tributo che si deve pagare per entrare nell’età adulta.<br />

Oggi però mancano protezione e accompagnamento da parte di una società responsabile,<br />

incapace di dare un valido aiuto per affrontare quei disagi che, superati, contribuiscono a fortificare<br />

e maturare.<br />

Nei tempi passati, un giovane ventenne era considerato un uomo, oggi si chiama “ragazzo”<br />

il trentenne che ancora vive con i genitori.<br />

Forse la difficoltà di guadagnarsi la vita in tempi di povertà diffusa, spingeva i giovani di<br />

ieri a farsi carico, già da adolescenti, di responsabilità in seno alla famiglia. Questo lasciava<br />

poco spazio all’ozio e a fantasie evasive. I genitori trasmettevano messaggi precisi e pretendevano<br />

rispetto. In questo erano aiutati da una scuola educante, seppure severa e dagli oratori parrocchiali<br />

“come ponte tra la chiesa e la strada”.<br />

Tra i gruppi di case popolari, vi erano i cortili in cui i ragazzini potevano giocare lontano<br />

dai pericoli, scaricando tensioni, energie, fantasie e imparando a crescere in comunità con l’aiuto<br />

degli amici.<br />

Ogni stagione aveva determinati giochi e i pochi giocattoli avevano una funzione stimolante<br />

sull’ingegno esercitando la volontà per riuscire a superare le difficoltà.<br />

Come i cuccioli degli animali, che giocando tra loro imparano a difendersi, così i bambini<br />

e le bambine venivano indirizzati verso esperienze che avrebbero sviluppato da grandi.<br />

Poi iniziò veloce la trasformazione nel metodo educativo. Gli psicologi invitavano i genitori<br />

a non essere oppressivi nei confronti dei figli per non creare in loro i famosi “complessi”. Iniziò<br />

così il permissivismo, l’atteggiarsi dei genitori ad essere “amici” di questi figli che invece avevano<br />

bisogno soprattutto di guide e di educatori.<br />

Intanto le città si ingrandivano, sorgevano quartieri e caseggiati che praticamente erano<br />

ammassi informi di condomini senza più cortili, e chiese senza più oratori. Una città a misura<br />

di adulti e non più di bambini e di ragazzi. Erano mutazioni pesanti e minacciose per la<br />

qualità della vita delle famiglie. Lo si intuiva vagamente e si riconosceva nei versi di canzoni<br />

popolari: “là, dove c’era l’erba ora c’è un città”.<br />

–1–


Introduzione<br />

A questo punto, per gli adolescenti, per le ore di svago rimanevano solo le strade, le sale da<br />

gioco – cresciute in fretta – i bar con i juke box. Luoghi questi, senza protezione e a volte davvero<br />

pericolosi. Qui si poteva incontrare “il lupo cattivo”. La scuola permise che scolari e studenti<br />

non usassero più i grembiuli che li rendevano uguali e la moda ebbe il sopravvento anche<br />

nelle aule, con indumenti, zainetti e persino quaderni e diari griffati, accentuando le diversità<br />

e le distanze, mettendo i semi di sottili inimicizie, di individualismo e qualunquismo.<br />

Il boom economico ormai era fondato su una nuova mentalità, sullo spreco del consumismo<br />

più sfrenato, sull’individualismo, sulla competizione, sulla “libertà” di provare tutte le<br />

esperienze.<br />

Fu subito dopo quegli anni che scoppiò il bubbone della crisi giovanile che sfociò nell’estremismo<br />

nel campo politico – sociale – culturale, frutto di un’utopia che in realtà si rivelò un<br />

sogno impossibile.<br />

Il mondo giovanile si ruppe in due spezzoni: il primo generò il terrorismo degli anni di<br />

piombo, il secondo fu un riflusso che comprendeva gran parte di quelli che, disillusi, si rinchiusero<br />

nel privato alla ricerca di paradisi artificiali, di una felicità individuale. Questi ultimi si<br />

ispiravano alla cultura psichedelica, all’uso di droghe, in particolare allucinogeni, per “espandere<br />

le capacità creative”. Una cultura che era nata non in funzione privata, ma sociale e politica,<br />

soprattutto nel mondo della musica Rock, così attraente per i giovani, e i più fragili tra<br />

loro, già negli anni settanta, illudendosi di produrre l’utopia, subirono il fenomeno dell’isolamento<br />

sociale. Così, l’uso delle droghe passò dalle sostanze eccitanti a quelle calmanti come gli<br />

oppiacei e l’eroina, quasi si cercassero anestetici contro l’infelicità e la solitudine.<br />

Simboli inebrianti di questa generazione furono le musiche di alcune figure famose che spesso<br />

consumarono la loro esistenza in un perverso cerimoniale di autodistruzione: sesso e droga,<br />

quando non addirittura la morte. Emozioni estreme, volere essere padroni della propria vita<br />

senza limiti, diventarono tra gli adolescenti i rituali di identificazione con questi nuovi “eroi”.<br />

Questa forma di contestazione, nata come ricerca di sincerità, accentuò il contrasto con la<br />

falsità e l’ipocrisia del “Sistema”, capace di fabbricare ogni cosa, sentimenti compresi, ma non<br />

la morte.<br />

Dopo gli anni settanta, il mondo non fu più quello di prima e le conseguenze andarono ben<br />

oltre la contestazione studentesca.<br />

È qui, che ad un certo punto, appaiono nelle nostre piazze le sostanze stupefacenti che trovano<br />

proprio negli adolescenti un fertile terreno.<br />

I genitori non sono preparati; ad un tratto si ritrovano in famiglia figli che sembrano sconosciuti<br />

e che rivendicano il diritto a soddisfare piaceri e a praticare una libertà in realtà fasulla.<br />

Quella libertà che si riduce a parola da usare come alibi per giustificare un disimpegno verso sé<br />

stessi e gli altri e che porta inevitabilmente in un vicolo cieco da cui è difficilissimo uscire.<br />

Per Aristotele e Platone, una persona che si abbandona al piacere non è veramente libera,<br />

ma è schiava. Anzi si può dire che ha tanti padroni quanti sono i propri vizi. E infatti i ragazzi<br />

più fragili cominciarono presto a pagare il conto di questo viaggio sconsiderato nel “paese dei<br />

balocchi”. Cominciarono gli abbandoni nella scuola e nel lavoro. Dove c’era una famiglia serena,<br />

adesso c’è una casa che somiglia a una trincea: non esistono regole, orari, impegni. Molti<br />

–2–


Introduzione<br />

tra coloro che hanno iniziato fumando spinelli, ora cercano esperienze più forti e sperimentano<br />

le più varie e pericolose sostanze. Dagli psicofarmaci ai cardiotonici, dagli allucinogeni agli<br />

eccitanti. Infine l’eroina per trovare un po’ di pace. Per molti è uno scivolo verso un viaggio<br />

senza ritorno.<br />

In Italia, inizialmente, il problema droga sembrò non destare preoccupazioni allarmanti<br />

nei vari governi che si alternavano sulla scena politica, impegnati com’erano ad affrontare fenomeni<br />

rivoluzionari provocati dalle brigate rosse e dai terroristi che avevano preso di mira le istituzioni<br />

stesse. La classe politica, miope e incapace di guardare lontano, sottovalutò il problema<br />

<strong>Droga</strong> e forse scelse di proposito il non intervento come strategia per placare la ribellione; di<br />

sicuro non fu compreso che anch’esso doveva essere combattuto al pari del terrorismo, non solo<br />

per salvare tante vite e consentire a tanti giovani un’esistenza vera e degna di essere vissuta, ma<br />

anche per sottrarre al terrorismo stesso una forma vitale di sostentamento ottenuto attraverso lo<br />

spaccio.<br />

Se le famiglie erano allo sbaraglio, non di meno lo era il governo, il quale, non solo si affidò<br />

ad esperti il più delle volte in contraddizione tra loro, ma subì l’influenza di partiti e di intellettuali<br />

che da sempre miravano alla legalizzazione o meglio, alla liberalizzazione delle sostanze<br />

stupefacenti, sostenendo che ognuno aveva il diritto di essere libero di decidere della propria<br />

vita, anche di farsi schiavo; e qui il motto era: “vietato vietare”.<br />

In questo marasma, l’unica risposta positiva all’inadeguatezza del Governo venne dai privati:<br />

preti e laici in prima linea che, testimoni di tanti drammi, si impegnarono in prima persona<br />

tentando strade nuove. Nacquero le prime comunità, molte in via sperimentale e non<br />

prive di inevitabili errori, altre con programmi specificatamente terapeutici secondo modelli già<br />

sperimentati all’estero.<br />

Le associazioni dei genitori di tossicodipendenti e i comitati cittadini antidroga che già esistevano<br />

in tutta Italia, ad un certo punto si unirono alla “Lega Nazionale Antidroga”-<br />

LENAD - sorta a Torino nel 1981 per l’impegno di Piera Piatti, che indirizzava la battaglia<br />

su più fronti: cambiare la legge che consentiva il possesso di droga pesante per uso personale -<br />

“una legge folle, unica in Europa, che fa dell’Italia il mercato d’oro per il traffico di eroina”;<br />

sospendere poco a poco la distribuzione di metadone e di morfina. Per i piccoli consumatori –<br />

spacciatori, invece del carcere prevedere l’obbligo della cura; poi ancora: “C’è sempre un istante<br />

nel quale chi si droga tende la mano e chiede di essere aiutato a fermarsi. E allora cogliamo<br />

questo istante, fissiamolo con un contatto terapeutico in strutture ospedaliere prima e poi in<br />

comunità protette da cui non possa uscire fino a che non sarà guarito”.<br />

Logicamente contro queste proposte i libertari gridarono allo scandalo; si parlò di ricovero<br />

coatto e di gulag… Successivamente, vista la grande partecipazione di associazioni, si creò di<br />

comune accordo il “Coordinamento Nazionale Antidroga” (C.N.A.), con lo scopo di coordinare<br />

le azioni stimolando l’attenzione del Parlamento, del Governo e della pubblica opinione,<br />

sul problema della tossicodipendenza, al fine di ottenere sul piano legislativo, amministrativo,<br />

socio sanitario, interventi idonei all’effettivo recupero dei tossicodipendenti”.<br />

Già nel 1975 vi era stato un primo intervento legislativo, come risposta all’emergenza delle<br />

carceri che si riempivano di giovani “drogati”; esso sanciva il possesso della modica quantità<br />

–3–


Introduzione<br />

giornaliera di droga e fu accolto come una scelta politica di rilevante portata sociale, tuttavia<br />

non ha ostacolato questa china scivolosa, non ha arginato il consumo, ma ha di fatto potenziato<br />

il dilagare della tossicodipendenza permettendo a un numero sempre maggiore di giovani di<br />

accostarvisi rimanendo schiavizzati. Non si preoccupava cioè di frenare il diffondersi del consumo<br />

presso i giovani, anzi vigeva il motto:”educare e non punire!”.<br />

I decessi per overdose cominciarono a moltiplicarsi, affiancati dalle morti civili costituite<br />

dalle vittime di incidenti stradali e del lavoro (mai pubblicamente conteggiate) e da coloro i<br />

quali, prigionieri delle varie dipendenze, sopravvivevano come fantasmi tesi unicamente alla<br />

ricerca spasmodica della sostanza per loro indispensabile, in paurose condizioni psicotiche, del<br />

tutto separati dal mondo.<br />

Le celle del carcere si affollarono di giovani vittime aumentandone il degrado e trascinando<br />

le loro famiglie nella disperazione e nello sconforto più assoluto, incapaci di affrontare senza<br />

aiuti, un problema più grande di loro e che avrebbe dovuto essere almeno arginato ad opera di<br />

uno Stato solerte e responsabile.<br />

I correttivi predisposti, come la somministrazione “controllata” di metadone e farmaci, non<br />

hanno risolto il problema, anzi hanno talora aggravato la situazione. La distribuzione della<br />

droga da parte dello Stato è avvenuta senza validi e severi controlli, senza vincoli a un programma<br />

terapeutico completo, peggiorando in molti casi condizioni già disperate e favorendo<br />

l’insorgenza di dipendenze miste. Trasformandosi, nella maggioranza dei casi, in “terapia di<br />

mantenimento”. Tutto questo con l’adesione di alcune comunità terapeutiche, ha portato ad<br />

una ipotetica “riduzione del danno”, non tanto verso la persona del malato, ma soprattutto per<br />

un controllo sociale rivolto a diminuire la piccola criminalità. In realtà non risolse il problema<br />

del recupero dei tossicodipendenti, ma li ha cronicizzati.<br />

La famiglia non ha potuto e non può contare sull’aiuto della legge, delle istituzioni, della<br />

medicina, in una efficace lotta “contro” la diffusione della droga, infatti abbiamo l’assurdità<br />

di una norma giuridica che consente l’acquisto di sostanze di cui è vietata la vendita.<br />

Già verso la fine degli anni settanta, anche qui a Vicenza, spontaneamente e gradualmente,<br />

un gruppo di genitori che rifiutavano di essere solo testimoni passivi del disfacimento morale<br />

e fisico dei propri figli e dello sconvolgimento dell’intero nucleo familiare di appartenenza,<br />

cominciarono a contrastare attivamente la droga, senza appoggi politici e tra l’indifferenza e la<br />

diffidenza spesso umiliante e offensiva dell’opinione pubblica.<br />

Il 21 luglio 1983 nacque legalmente come prima associazione di auto aiuto nella nostra<br />

città il “Comitato di Solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti” che nel 1990 muterà<br />

l’intestazione con l’aggiunta “e dei malati di Aids” per il contributo di volontariato nei confronti<br />

di tanti tossicodipendenti colpiti da tale malattia. Il Comitato si impegnò attivamente<br />

sia a livello cittadino, spronando Comune e Ulss a dare risposte concrete al grande disagio, sia<br />

a livello nazionale collaborando prima con la LENAD e poi con il CNA. Anche noi chiedevamo<br />

l’abolizione della modica quantità giornaliera e la modifica alla durezza solo punitiva<br />

e non rieducativa delle pene carcerarie.<br />

Mentre in città si cominciava a prendere atto della gravità del problema e si tentavano timidi<br />

interventi con il supporto del volontariato, a livello nazionale nel 1990 si ebbe la legge “Jer-<br />

–4–


Introduzione<br />

volino – Vassalli”, che aveva accolto la nostre proposte. Quando si cominciavano a cogliere i<br />

primi risultati positivi, gli irriducibili “antiproibizionisti” con furbizia criminale ne chiesero<br />

l’abolizione inserendo questa richiesta tra undici referendum. Naturalmente la votazione causò<br />

tra gli elettori non poca confusione, il fatto è, che, per pochi voti, fu resa vana la nostra lotta.<br />

Tutto tornò come prima tra lo sconforto soprattutto delle famiglie disperate e impotenti.<br />

Molta acqua è passata sotto i ponti da allora, quasi quarant’anni di insufficiente contrasto<br />

hanno portato a una malattia cronica della società di cui ancora non si vede uno sbocco risolutivo.<br />

L’ansia di libertà e di sincerità si è trasformata nel tempo in indifferente accettazione di un<br />

dramma per una società individualistica e consumistica che, incurante di antichi valori, ha<br />

inquinato le coscienze e la morale e sembra più che mai incapace di una responsabile rinascita<br />

sulle basi di un’ etica che ponga al centro la persona e la salute fisica e morale come sono sancite<br />

dalla Costituzione, quando ci impegna per il pieno sviluppo della persona umana.<br />

Le associazioni dei genitori si sono sempre sentite incatenate dall’impotenza e dall’impossibilità<br />

di agire per trovare soluzioni soddisfacenti. Per loro era incomprensibile che addirittura<br />

le leggi, falsamente pietistiche ed estremamente garantiste, permettessero e incrementassero lo<br />

spaccio capillare. Tuttavia, in tutti questi anni di innumerevoli tragedie familiari e di impegno<br />

di volontari, di comunità terapeutiche, di preti, di medici, instancabili voci di politici si<br />

sono susseguite nel proporre la liberalizzazione delle droghe “leggere” e la legalizzazione di quelle<br />

“pesanti”. Addirittura in alcune piazze, leader di partiti e parlamentari libertari hanno più<br />

volte distribuito provocatoriamente e impunemente ai passanti hashish e marijuana.<br />

Comportamenti questi, che non potevano non far pensare ad interessi personali specifici.<br />

E finalmente dopo tanti anni i sospetti hanno trovato certezza. L’uso di spinelli e cocaina,<br />

oltre a trovare largo uso nel campo dello spettacolo, dello sport e di altri settori della società, non<br />

risparmia nemmeno Camera e Senato!<br />

Un vecchio proverbio dice che una mela marcia in un cesto di sane può guastarle tutte; oggi<br />

quei consumatori di droghe, o meglio, quei drogati, sono rispettati e protetti, sono tra coloro che<br />

hanno il compito di governare il Paese e votare anche le leggi sulla droga!<br />

E intanto questo sconsiderato e ripeto, criminale permissivismo, ha portato l’Italia ad essere<br />

una tra le nazioni in cui si consuma più droga, lo rivelano persino le analisi sui campioni<br />

di liquami della rete fognaria dove confluiscono anche le urine, e proprio nelle urine vanno<br />

a finire i residui del metabolismo degli stupefacenti e sono quindi “indicatori ottimali”. Uno<br />

studio della tossicologia forense dell’università di Firenze ha rivelato che nel giro di sei mesi, in<br />

tale città, sarebbero stai consumati oltre dodici chili di cocaina, pari a 482.240 dosi. Consumo<br />

in proporzione superiore a quello registrato a Londra da una analoga ricerca.<br />

La classe politica, di destra o di sinistra, è composta da persone cieche e sorde, se non in cattiva<br />

fede, indifferente di fronte ai drammi dei cittadini, e disponibile persino ad “offrire ai consumatori<br />

di eroina, delle stanze in cui bucarsi tranquillamente”.<br />

Non è questo il modo per combattere e vincere la tossicodipendenza e la diffusione della<br />

droga!<br />

Nei primi giorni di marzo 2007, il “The Independent”, grande giornale inglese, con un<br />

–5–


titolo a tutta prima pagina, chiede scusa ai suoi lettori per avere lanciato dieci anni fa, una<br />

campagna per la depenalizzazione della cannabis, motivando il ripensamento nel fatto che<br />

l’hashish – suo derivato - che si fuma ora, chiamato “skunk” (puzzola), è tratto da un tipo di<br />

cannabis 25 volte più potente di quella usata nel 1997 e sta creando drammatici problemi di<br />

tossicodipendenza tra i giovani britannici. Oltre 22.000 persone, metà delle quali minorenni,<br />

si sono sottoposte lo scorso anno a terapie di disintossicazione. I medici hanno concluso che questa<br />

droga può essere nociva come la cocaina e l’eroina, creando problemi mentali di estrema gravità,<br />

come gli stati psicotici. Inoltre, la rivista scientifica “Lancet” sta per pubblicare uno studio<br />

che indica nel nuovo tipo di hashish una droga più pericolosa di Lsd e ecstasy. A livello politico<br />

sempre in Inghilterra, si sta chiedendo di riportarla nella categoria B insieme ad altre droghe<br />

pesanti.<br />

Qui da noi invece si concede la possibilità di detenere venti spinelli “per uso personale<br />

( ne erano stati proposti addirittura quaranta!)<br />

Dopo tanti anni, sento nel cuore il fallimento o meglio, la disfatta a livello nazionale della<br />

“Lotta alla droga”.<br />

Sento il bisogno di richiamare tutti alle loro responsabilità, cominciando da quei genitori<br />

che per vergogna nascondono il problema che li ha colpiti. La droga è una malattia che porta<br />

a una devianza sociale che bisogna combattere tutti insieme per costringere il Governo ad intervenire<br />

con decisione e coraggio.<br />

Ecco il perché questo libro. Quando nel 1984 mi sono avvicinata all’Associazione famiglie<br />

confrontandomi con altre persone nel tentativo di capire il fenomeno droga, ho constatato come<br />

esso fosse tanto simile e tanto diverso da caso a caso. Come un caleidoscopio muta le immagini<br />

ad ogni rotazione mantenendo però i medesimi colori, così il problema droga era il medesimo<br />

nonostante le diversità sociali e intellettuali delle famiglie di appartenenza.<br />

Ero testimone di drammi e grandi sofferenze che erano il mio dramma e la mia sofferenza.<br />

Nel 1986 assunsi l’onere di guidare questo gruppo formato soprattutto da madri, alcune<br />

delle quali, poche in verità, sono ancora sulla breccia. Nonostante la perdita di un figlio non<br />

ho interrotto il mio impegno, perché il dolore che porta la droga è ancora il mio dolore e il desiderio<br />

di vivere in una società pulita è ancora il mio desiderio.<br />

Ho messo in risalto le morti per overdose come per un grido di protesta, in corsivo, come in<br />

un pianto silenzioso quelle dovute all’Aids. Sono tutte vittime della provincia vicentina.<br />

Mi hanno sorretta finora la capacità di esprimere i miei sentimenti, la tenacia dei propositi<br />

e la tanta rabbia rimasta nel cuore contro l’inettitudine e l’inerzia politica. Sono passati venticinque<br />

anni, eppure non mi arrendo e scrivo per lanciare ancora un appello:<br />

Torniamo insieme a quel punto iniziale del nostro impegno, che è quello sacrosanto di salvare<br />

la vita dei nostri figli. Torniamo tutti a lottare contro la droga.<br />

Olga Dalla Valle


Dal 1981 al 1985<br />

Dal 1981 al 1985<br />

Quando nel 1982 mio figlio Roberto, terminato il servizio militare ritornò a casa, mi accorsi<br />

che c’era qualcosa che non andava. Mi confidai con il medico di famiglia chiedendogli di<br />

vederlo e di parlargli. Lo fece e mi tranquillizzò; “Ero troppo ansiosa, stessi tranquilla”. Ma<br />

io sentivo in me un malessere che mi tormentava. Non passò molto tempo, e purtroppo ebbi<br />

la conferma dei miei timori: usava sostanze stupefacenti. Cercai di capire, di informarmi,<br />

acquistai un libro che ne spiegava gli effetti sull’organismo per discuterne insieme, ma lui era<br />

evasivo, mi parlava di scrittori, pittori e musicisti che ne avevano usato e nonostante ciò erano<br />

diventati famosi. “Comunque - mi diceva – non preoccuparti, ne uscirò”.<br />

Io ho cercato aiuto un po’ ovunque, ma in quei tempi c’era ben poco.<br />

Un’amica che aveva avuto un nipote appena uscito dal medesimo problema, mi parlò di<br />

una associazione di auto-aiuto, il “Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti”,<br />

invitandomi a parteciparvi. Provai. Il Comitato era frequentato soprattutto da madri,<br />

di uomini c’erano solo il presidente, un padre e un volontario. Rimasi per un breve periodo,<br />

non mi trovavo bene, mi sembrava di perdere tempo senza concludere nulla. Fui richiamata<br />

con insistenza, ritornai e mi impegnai fortemente in prima persona. Eravamo a fine estate<br />

del ’84.<br />

Cominciai col crearmi un personale archivio con articoli di giornali che ora mi servono da<br />

guida in questo mio “viaggio” a ritroso nel buio tunnel che tanto segnò la vita della mia famiglia<br />

e quella di tante altre, e con il seguire, passo passo, tutto quanto concerneva questo problema.<br />

Degli anni che hanno preceduto la mia partecipazione al Comitato, di scritto non c’è<br />

molto, inizio però con il poco in mio possesso.<br />

✧<br />

Sabato - 15 ottobre 1981<br />

Nel Salone del Palazzo della Opere Sociali di Vicenza, si è tenuto un incontro promosso<br />

dalla Caritas vicentina sul tema: “Quando in famiglia c’è un tossicodipendente”. Alla<br />

relazione di don Sergio Pighi è seguita una testimonianza dal vivo del “Gruppo di mamme<br />

di tossicodipendenti” di Vicenza, letta dalla volontaria Lia Magrin.<br />

Desidero denunciare in quale disperazione, angoscia e abbandono vivono le famiglie<br />

dei tossicodipendenti: ho conosciuto vedove con quattro figli, di cui uno o anche due e<br />

addirittura tre, drogati; sono donne senza mezzi economici, sole, senza sostegni affettivi e<br />

distrutte dal dolore.<br />

Vi sono genitori sempre vissuti in modo onesto, fra lavoro e famiglia, che improvvisamente<br />

si trovano in casa la polizia con l’ordine di perquisizione: tutto viene controllato,<br />

buttato all’aria e loro che guardano pieni di orrore, senza riuscire a capire, a pronunciare<br />

–7–


Dal 1981 al 1985<br />

una parola. Vengono a sapere poi, che il loro figlio è un tossicodipendente ed è sospettato<br />

di detenere droga in casa. C’è l’angoscia di quelle famiglie che alla sera non vedono<br />

rientrare i loro figli e solo dopo qualche giorno di affannose ricerche vengono informate<br />

che sono in carcere per spaccio. Molte volte ho sentito madri, parlare di somme di denaro<br />

o piccoli oggetti d’oro o di valore rubati; questi ultimi, quando va bene, finiscono al<br />

monte dei pegni, e sempre le madri devono salire quelle scale con umiliazione e vergogna<br />

per ritirarli. Altre situazione presentano casi di studenti che a scuola non reggono e quindi<br />

la lasciano, oppure di giovani già inseriti nel mondo del lavoro che spendono in droga<br />

quanto guadagnano e poi, incapaci di sostenere un ritmo stressante lo perdono. E nella<br />

maggioranza dei casi non manca un’ossessiva richiesta di soldi. Poi ci sono tossicodipendenti<br />

che vengono trovati con qualche grammo di sostanza e quindi rinchiusi in carcere;<br />

nessuno nega le loro responsabilità, ma è amaro per i genitori vedere che i loro figli, invece<br />

di essere obbligati a curarsi, sono messi a contatto con la delinquenza comune, da cui<br />

traggono esempi deleteri e future complicità. Nasce allora il problema se strappare i figli<br />

da quell’ambiente emarginante indebitandosi par pagare parcelle salate ai difensori, o<br />

lasciarli alla loro mercé e magari perderli del tutto. È amaro per loro sapere che vi sono<br />

invece imprenditori e politici che frodano lo stato e attraverso avvocati compiacenti e<br />

conoscenze importanti rimangono impuniti.<br />

Questi sono solo alcuni drammi che si vivono tra le mura domestiche in silenzio, vergogna<br />

e solitudine e non dobbiamo farci illusioni, perché la droga è in mani potenti e dilagherà<br />

sempre più; è una guerra che non si sa se finirà. Quando una famiglia si accorge di<br />

avere un figlio drogato, è come se la vita si fermasse, tutto precipita nella disperazione, perché<br />

le speranze di recupero sono quasi inesistenti. Ci si chiede: ”Cosa facciamo, a chi ci<br />

rivolgiamo?”. Chi ha vissuto e vive questa esperienza, sa che le strutture esistenti a Vicenza<br />

non danno risposte concrete. Esiste il Cad, (<strong>Centro</strong> assistenza drogati), che da alcuni mesi<br />

distribuisce Metadone, cioè droga, ai tossicodipendenti. È un intervento giusto curare il<br />

problema droga con altra droga? I genitori lo escludono, perché, dopo il Metadone, il<br />

ragazzo usa eroina e alcool. Nella Voce dei <strong>Berici</strong>, giornale diocesano, il 26 Ottobre ‘80 è<br />

stato pubblicato un articolo dove si diceva:” Si vuole spacciare per progresso e libertà la liberalizzazione<br />

del Metadone; avanza una logica disumana: prendi la tua droga e muori. Il<br />

ragionamento che sta sotto alla decisione è agghiacciante; il drogato è un essere pericoloso,<br />

ruba, scippa, disturba, ed occorre neutralizzarlo, se vuole distruggersi sono fatti suoi, anzi<br />

aiutiamolo a farlo, così il ritmo della vita sociale non avrà altre noie ed intoppi”. Oltre al<br />

Metadone i ragazzi vengono forniti con larghezza, di psicofarmaci e ricette per acquistarli.<br />

Così il giovane nell’arco della giornata, prende alla mattina la sua razione di Metadone, poi<br />

numerose compresse di psicofarmaci, alcool, e infine l’eroina. Dopo di che, completamente<br />

avulso dalla realtà trascorre ore e ore a letto in un torpore di semicoscienza.<br />

Vi è poi il problema del carcere; durante un’intervista pubblicata su “Il Giornale di<br />

Vicenza” il 20 settembre ’80, un magistrato del nostro tribunale ha detto queste testuali<br />

parole: “Il carcere di S. Biagio è lo sconcio della città. L’attrezzatura è controproducente,<br />

non può affatto servire a ricuperare i detenuti, ma li fa diventare peggiori”. (…)<br />

–8–


Dal 1981 al 1985<br />

Altro problema è il rapporto con l’Ospedale. In un’altra intervista su “Il Giornale di<br />

Vicenza” il 10 settembre ’80, il direttore sanitario ha fatto questa affermazione: ”Il tossicomane<br />

non porta solo un più basso livello di tolleranza al dolore, ma anche un più basso<br />

livello di moralità”.<br />

Non è intenzione dei genitori minimizzare le difficoltà che un “drogato” può portare<br />

all’interno di un Ospedale, ma ritengo questa frase infelice, ingiusta e cattiva. In questi<br />

ultimi sette anni, il gruppo formato da madri e volontari, ha percorso tutte le strade per<br />

tentare di recuperare, per salvare dal degrado e dalla morte i propri figli drogati: incontri<br />

con il sindaco Chiesa, con l’assessore Zocche, con il direttore sanitario dell’Ospedale Civile<br />

di Vicenza e sempre con risultati negativi. Hanno scritto all’allora ministro della Sanità<br />

On. Anselmi che rispose di prendere contatto con la segreteria per fissare un incontro,<br />

cosa che è stata subito fatta. Abbiamo atteso dieci mesi una convocazione, dopo di che<br />

l’attesa è terminata con la caduta del Governo.<br />

Nella primavera scorsa, proprio in questo salone, venne a parlare di droga e dei problemi<br />

ad essi connessi, don Mario Picchi, responsabile di una Comunità terapeutica romana<br />

per tossicodipendenti (Ceis), invitato dall’On. Rumor. Lo abbiamo avvicinato e pregato<br />

di aiutarci; ci rispose che lui non poteva fare nulla e che ci rivolgessimo all’On. Rumor,<br />

che sapeva sensibile a questo problema. Preso contatto, l’On. ascoltò molto cortesemente<br />

le nostre richieste, annotò i nostri dati assicurandoci una risposta. La stiamo ancora aspettando!<br />

Abbiamo contattato per telefono e di persona molte Comunità terapeutiche; in tutte<br />

c’è l’esaurito e lunghe liste di prenotazioni. E poi dicono che i drogati non vogliono uscire<br />

dalla droga! Ci siamo rivolti ai partiti politici e ai sindacati senza ottenere nulla di concreto.<br />

Anche in quasi tutte le parrocchie il problema viene ignorato.<br />

Psicologi e sociologi fanno risalire la causa della tossicodipendenza a una mancanza di<br />

chiare e convincenti motivazioni di vita. Infatti la mancanza di punti di riferimento, il<br />

vuoto dei valori, la convinzione che nulla abbia senso e che pertanto non valga la pena di<br />

vivere, il sentimento tragico e desolato di essere viandanti ignoti in un universo assurdo,<br />

può spingere alcuni alla ricerca di fughe esasperate e disperate. La struttura sociale è carente<br />

e non soddisfacente. Noi non vogliamo fare un processo alla società, dobbiamo però<br />

constatare che tante carenze causano fatalmente un senso di sfiducia e di oppressione che<br />

può sfociare anche in esperienze paurosamente negative.<br />

Ho tentato fin qui di riassumere le esperienze e i tentativi fatti dalle famiglie e descrivere<br />

in quale modo vengono vissuti i rapporti con le strutture pubbliche. È tempo che gli<br />

amministratori diano delle risposte. Abbiamo necessità di comunità terapeutiche residenziali,<br />

di luoghi protetti, dove i giovani possano tentare di ricostruire la loro personalità e<br />

riacquistare quei valori che li aiutino ad affrontare con coraggio le difficoltà della vita.<br />

–9–


Dal 1981 al 1985<br />

Il Giornale di Vicenza - ottobre 1981<br />

<strong>Droga</strong> – Parziale bilancio del primo esperimento con il metadone<br />

Il tossicomane sotto controllo<br />

Sicuramente, da sola, questa droga alternativa non serve al recupero<br />

Altro discorso è quello del mantenimento e di un migliore comportamento sociale.<br />

Senza soluzione degli altri problemi, diventa solo un momento transitorio di assistenza<br />

destinato alla ricaduta ed infine alla cronicizzazione – Ma attorno resta il vuoto<br />

✧<br />

La Voce dei <strong>Berici</strong> - 18 ottobre 1981<br />

Primo incontro della Caritas sull’emarginazione<br />

Tossicodipendenti: Anch’essi hanno un messaggio per noi<br />

La Caritas vicentina si sta impegnando in attività preventive nei quartieri - La famiglia<br />

da sola non può gestire il problema – L’ente pubblico chiamato a creare i servizi terapeutici<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 16 novembre 1981<br />

Il fenomeno si sta drammaticamente allargando in città<br />

Il Comune contro la droga<br />

Predisposto dall’amministrazione civica un “documento provocazione” che susciti il dibattito<br />

Una delibera di interventi in Consiglio entro il mese<br />

✧<br />

Vicenza 16 ottobre 1982<br />

Lettera inviata al Presidente del Comitato di Gestione delle ULS n. 8 dott. Igino Fanton<br />

e a tutti i rappresentanti del Comitato di Gestione.<br />

p.c. al Sindaco Antonio Corazzin, all’assessore agli Interventi Sociali dott. Sante Bressan, al responsabile ULS<br />

del settore Sociale avv. Gherardi, ai presidenti delle sette Circoscrizioni, agli operatori del Servizio per le tossicodipendenze,<br />

al Questore, al Prefetto, al presidente del Tribunale, alle organizzazioni sindacali, al Vescovo<br />

mons. Onisto, ai gruppi di volontariato, al Giornale di Vicenza, alla Voce dei <strong>Berici</strong>, alla Caritas, al Provveditorato<br />

agli <strong>Studi</strong>.<br />

Con riferimento alla legge regionale circa la “Competenza e disciplina degli interventi<br />

in materia di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale dei dipendenti da<br />

sostanze stupefacenti, psicotrope e da alcool” il Comitato di solidarietà con le famiglie di<br />

tossicodipendenti, sollecita la definizione del programma di intervento che l’ULS n. 8 è<br />

chiamata a progettare e anche a presentare con urgenza alla giunta regionale. Pur riconoscendo<br />

che a Vicenza esistono delle iniziative a carattere pubblico e privato, come comunità<br />

e cooperative per il recupero di queste persone, le riteniamo largamente insufficienti<br />

a coprire i bisogni esistenti.<br />

Nello spirito degli articoli 5 e 7 chiediamo con urgenza un incontro con il Comitato di<br />

Gestione, al fine di conoscere quale sia il programma di intervento delle ULS e per portare,<br />

se lo ritiene opportuno, il nostro contributo. Con l’occasione le inviamo distinti saluti.<br />

Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti<br />

–10–


Dal 1981 al 1985<br />

Vicenza – 28 gennaio 1983 – Intervento del Comitato di solidarietà di San Pietro alla tavola<br />

rotonda indetta dalla circoscrizione 6 di Vicenza sulle tossicodipendenze<br />

Il Comitato di solidarietà di S. Pietro, è sorto dalla necessità di unire in un gruppo i genitori<br />

colpiti dal grave problema della droga, di ascoltare le loro necessità, di cercare di capire<br />

i loro problemi, di combattere insieme a loro le varie battaglie e tentare di fornire loro<br />

un appoggio concreto, puntando non soltanto sulla sensibilizzazione di tutta la società<br />

civile e cristiana, ma anche chiedendo l’apporto degli organismi pubblici, perché è necessaria<br />

la collaborazione di tutti, in particolare degli Enti locali, sia per sollecitare una attenta<br />

analisi del problema nella città di Vicenza, sia per creare strutture tali da permettere il<br />

recupero e il reinserimento dei tossicodipendenti.<br />

Purtroppo il fare uscire i genitori dal loro isolamento, dal senso di vergogna e di pudore<br />

ben comprensibili, è impresa enorme e richiede pazienza, attenzione, sensibilità e<br />

amore.<br />

Solo ora, dopo parecchio tempo, il Comitato sta raccogliendo alcuni risultati positivi,<br />

sia come numero di famiglie partecipanti, sia di volontari. Dobbiamo qui, rendere atto in<br />

particolare alla sensibilità dimostrata dall’assessore dott. Bressan, che per primo ci ha<br />

ascoltati con benevolenza e attenzione, intervenendo ai nostri incontri. La nostra esperienza<br />

quindi è quella di vivere tutti i problemi della famiglia, quando in casa c’è un figlio tossicodipendente.<br />

Crediamo sia utile ricordare questi problemi che riguardano: il carcere,<br />

l’ospedale, l’emarginazione, la disoccupazione, le difficoltà economiche, le fratture e la<br />

disgregazione della famiglia stessa.<br />

Le esigenze che abbiamo individuato al momento presente sono:<br />

1 – Necessità di creare delle comunità; a tale proposito il Comitato è orientato verso strutture<br />

tipo Ceis.<br />

2 – Case alloggio di prima accoglienza, necessarie specialmente nei momenti in cui il<br />

Tossicodipendente ha bisogno di rivedere i suoi problemi o è in procinto di entrare<br />

in comunità; momenti a volte necessari per dare un attimo di respiro alla famiglia, specialmente<br />

se questa vive altri problemi .<br />

3 – Ripetiamo ancora: la sensibilizzazione degli Enti pubblici e dei cittadini tutti, poiché<br />

è un problema sociale e tutti siamo coinvolti. È inoltre necessaria una ben organizzata<br />

opera di prevenzione a tutti i livelli.<br />

4 – Risolvere il problema delle ragazze tossicodipendenti che non è stato affrontato in<br />

modo organico. Riferendoci alla terza domanda, come genitori, chiediamo alla<br />

“comunità tutta” di unirsi a noi in questa battaglia di solidarietà umana, eventualmente<br />

dando la propria personale adesione scritta.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 29 dicembre 1983<br />

Il Veneto è al quarto posto tra le regioni italiane per il numero di decessi<br />

<strong>Droga</strong>, in un anno 251 vittime<br />

Sequestrati 304 chili di eroina, un record senza precedenti - Oltre 14 mila le denunce<br />

–11–


Dal 1981 al 1985<br />

Corriere della Sera - 21 gennaio 1984<br />

Ombre di imputati eccellenti sul traffico di armi e droga<br />

(…) Il nocciolo della questione sono gli uomini politici, i parlamentari che sarebbero coinvolti nel<br />

grande traffico illecito delle armi. (…) E’ dal mese di giugno, appena dopo le elezioni, che a Trento<br />

si mormora del coinvolgimento di uomini di primo piano della vita nazionale. L’inchiesta aveva<br />

imboccato la strada del doppio mercato delle armi: quello legale e quello clandestino. Sotto il mirino<br />

del giudice istruttore c’erano i servizi segreti, ma anche gli uomini politici. (…)<br />

E in base a questi atti istruttori che il giudice Palermo è arrivato alla definizione del suo schema che:<br />

“Dal traffico di droga, arriva il “profumo” di tangenti nel mercato nero delle armi?”<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 31 gennaio 1984<br />

Domani un vertice governativo varerà un piano per combattere la diffusione degli stupefacenti<br />

L’Italia, il paese dove è più difficile la lotta alla droga<br />

Roma – Un vertice governativo si riunisce mercoledì per varare un piano di lotta alla droga. Finalmente<br />

il potere politico risponde a una richiesta che viene – reiterata negli anni – da una società civile<br />

ridotta quasi alla disperazione: nell’’83 c’erano due morti accertati ogni tre giorni, nel gennaio<br />

dell’84 sono due ogni giorno. Si lamenta il ritardo, ci si domanda se ancora è possibile agire con efficacia.<br />

Il ritardo era forse inevitabile. Il terrorismo ha paralizzato lo Stato e il Paese per un decennio.<br />

Li ha inchiodati in un’emergenza che offuscava il senso del futuro e riduceva la capacità di misurare<br />

i pericoli che lo minacciano. Per questo la decisione di reagire al fenomeno droga, di rifiutare la<br />

rassegnata convivenza con un male ritenuto ineluttabile, vale come una svolta. C’è un segno di vitalità;<br />

la politica si assume, per una volta, le proprie responsabilità. (…)<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 13 febbraio 1984<br />

Drammatiche rivelazioni dello studio compiuto dall’Istituto di medicina legale per il CNR<br />

C’è droga anche nei morti “naturali” dell’obitorio<br />

Sostanze stupefacenti trovate nel 72% dei corpi sottoposti ad autopsia<br />

Nel 69,4% dei suicidi, nel 40% dei deceduti per cause “insospettabili”<br />

Eroina, cocaina o psicofarmaci erano presenti nel 47% delle vittime di omicidi<br />

La ricerca conferma che, accanto ai tossicomani schedati, esiste una fascia di utenti<br />

occasionali E sono proprio questi ultimi i più esposti al rischio di overdose<br />

(…) Questa ricerca conferma una delle ipotesi più sconcertanti dello sviluppo del fenomeno droga<br />

in Italia: accanto ai tossicomani schedati dalle forze dell’ordine e dai servizi psicosociali, esiste una<br />

fascia incontrollata di “utenti occasionali”, di individui, cioè, soprattutto giovani, che fanno ricorso a<br />

sostanze stupefacenti pur continuando la loro vita regolare di studio o di lavoro. In tal modo non si<br />

è, almeno all’inizio, schiavi della droga, ma si è più esposti al rischio di una crisi mortale: l’organismo,<br />

infatti, è più a rischio di overdose.<br />

Ma a che punto siamo per i decessi causati direttamente dalla droga? Sempre all’Istituto di medicina<br />

legale, dove finiscono i casi “ufficiali”, dieci anni fa se ne era registrato uno, lo scorso anno sono<br />

stati 93. Una recente comunicazione del ministero degli Interni ha spiegato la recrudescenza di queste<br />

tragedie dando la colpa ai “tagli” presenti nelle dosi che finiscono in mano ai tossicomani. Secondo<br />

gli esperti dell’Istituto di medicina legale, dati alla mano, non è la spiegazione giusta. Si cita a<br />

questo proposito una ricerca tossicologica effettuata su richiesta del Procuratore della repubblica di<br />

Milano, intervenuta in seguito a una eccezionale catena di decessi tra i drogati: nove in un mese alla<br />

fine dell’82 e solo in città. Anche in quell’occasione si sospettava la presenza di “tagli”. Gli esami<br />

hanno invece dimostrato che le overdose erano state provocate solo dall’eroina. (…)<br />

–12–


Dal 1981 al 1985<br />

L’équipe dell’Istituto ha potuto ribadire anche con le analisi più recenti che la situazione non è cambiata.<br />

“L’ipotesi dei tagli letali non regge innanzitutto per la logica del mercato della droga: gli spacciatori<br />

cercano clienti, non morti. Dagli esami dei reperti dei tossicomani deceduti e dall’analisi dei<br />

quantitativi di droga sequestrati dalle forza dell’ordine, non è mai comparsa accanto all’eroina una<br />

sostanza letale”. (…)<br />

L’overdose è in aumento perché il tossicomane si inietta dosi con una presenza di eroina al di sopra<br />

del normale, oppure perché si è appena disintossicato, oppure perché si “buca” solo qualche volta.<br />

Di fatto è sempre l’eroina che porta alla tomba. Informazioni di diverso tipo sono irresponsabili.<br />

✧<br />

Intanto la “cura” del metadone viene ancora messa sotto accusa<br />

L’assessore regionale alla Sanità della Lombardia, ha nominato una commissione per verificare a che<br />

punto è la somministrazione del metadone, la “droga della mutua”. La situazione è allarmante: dalle<br />

analisi effettuate sulle urine dei tossicomani in cura presso i presidi degli ospedali Fatebenefratelli,<br />

San Carlo, Sacco e quelli di Busto Arsizio, Varese e Cittiglio, risulta che più del 50 per cento dei<br />

“pazienti” continua ad assumere eroina o cocaina oltre al metadone. “Quel che è peggio – commenta<br />

il tossicologo Gianfranco Lodi – è che molti diventano tossicodipendenti proprio grazie al metadone”.<br />

(…)<br />

✧<br />

Il Corriere della Sera - 19 febbraio 1984<br />

<strong>Droga</strong>, sfida del secolo – Veleno nella società<br />

Articolo di Sabino Acquaviva<br />

I drogati: spesso muoiono soli, per la strada, affogati nei canali come non molto tempo fa a Padova.<br />

Non c’è sagrato di chiesa, scalinata di grande monumento, in ogni città, che non abbia visto almeno<br />

una tragedia della droga. Vengono ritrovati dalla polizia, dai passanti, dai fratelli più piccoli o più<br />

grandi, da amici, da genitori sconvolti, si uccidono o vengono uccisi da parenti; a loro volta rapinano,<br />

uccidono per procurarsi la droga. E l’età di questi rapinatori drogati è sempre più bassa.<br />

Insomma più drogati, più delitti legati alla droga, più rapine, più morti. E di tutto questo non si<br />

vede il fondo. La risposta della società? Sin qui, purtroppo parole: parole al vento, dolore, sangue,<br />

morte. È peggio, molto peggio che con il terrorismo: forse più morti, più danni per la società. Ci<br />

aspettano altri anni di dolore e sofferenza perché, oltre alle parole, non sappiamo affrontare il problema<br />

né, forse, abbiamo la forza e il vigore morale per lottare, contrariamente a quanto è accaduto<br />

con il terrorismo. E dunque si discute senza fine e senza costrutto.<br />

Liberalizziamo la droga? Così, si dice, almeno finiranno le rapine, ci saranno i drogati, moriranno<br />

per overdose, per disperazione o per altre ragioni, ma ci lasceranno in pace, dato che potranno procurarsi<br />

l’eroina dove e come vogliono. Non liberalizziamo – dicono altri – colpiamo duro. Rendiamo<br />

pericolosa, difficile la vita ai trafficanti di droga: i drogati diminuiranno.<br />

Discussioni, idee, deboli tentativi di fare qualcosa, litigi, dibattiti, centri di studio, centri di rieducazione,<br />

di recupero, di formazione per la lotta alla droga. Nella sostanza che accade? Non soltanto<br />

il fenomeno non regredisce, ma per certi aspetti si dilata, si diffonde. I medici al capezzale della<br />

società italiana, intenti a studiare questa malattia, sono molti, le cause che vengono individuate<br />

ancor più, le diagnosi e le terapie proposte infinite. I risultati nessuno. E allora? Che fare? Dato che<br />

si sono messi in mille, nonostante il mio scetticismo, dirò anch’io la mia. Non parlerò delle cause:<br />

la recente garbata polemica fra Montanelli e Alberoni, a questo proposito mi ha lasciato freddino:<br />

perché si drogano? Il Sessantotto? Il riflusso? La perdita dell’autorità paterna? Dei valori?<br />

Per questo ed altro, penso. Certo, meno impegno politico significa, per alcuni, più eroina, ma per<br />

pochi, per le minoranze impegnate. Ma gli altri che impegno politico non ne hanno mai avuto? Per<br />

altri le ragioni sono molte: piccole e grandi. Minuti, frammenti di una nostra diversa maniera di<br />

vivere e pensare questa società post industriale. La società e la scuola sono diversamente organizza-<br />

–13–


Dal 1981 al 1985<br />

te; quello che i sociologi chiamano controllo sociale nella scuola, di necessità, è ormai molto modesto,<br />

e tra le sue maglie non passano soltanto le idee ma anche l’eroina.<br />

Poi ci sono i valori, meno fede, meno convincimenti, e quindi meno autocontrollo, meno vincolo.<br />

Ma altre cose influiscono: una struttura sociale e urbana che obbliga a star fuori casa più a lungo,<br />

appunto, senza controlli. Centinaia di migliaia, milioni di giovani che vengono di giorno nelle città,<br />

dai piccoli centri, alle scuole lontane, ai posti di lavoro e di divertimento, e ogni giorno qualcuno<br />

cade nella rete, e nessuno è lì per difenderlo, per salvarlo. Milioni di ragazzi e ragazze, di uomini e<br />

donne si muovono senza posa, ovviamente senza controllo, in una età in cui stanno ancora imparando<br />

a vivere, a sopravvivere, a stare a galla in una società ostile in cui vige la legge della giungla, la<br />

legge del più forte.<br />

In questo spazio di libertà si muovono liberamente anche i delinquenti, i capitalisti e i corrieri della<br />

droga, dal grande al piccolo sordillo spacciatore di periferia. Si muovono come il pesce nell’acqua di<br />

questa società di uomini liberi. E allora? Allora l’eroina è il prezzo della nostra libertà? L’inevitabile<br />

prezzo che si deve pagare in questa società libera? Malgrado tutto, non lo credo. Ma in una situazione<br />

di questo tipo, la lotta alla droga richiede una strategia complessa e simultanea.<br />

Anzitutto rieducazione capillare nelle scuole, nei luoghi di divertimento, nel cinema, nei circoli<br />

sportivi, nelle strade. È necessaria una forte campagna antidroga per la quale il governo deve stanziare<br />

molti ma molti miliardi di lire: una somma sufficiente per lanciare una vera e propria “rivoluzione<br />

culturale”. In secondo luogo occorre una nuova legislazione: colpire duramente i trafficanti,<br />

più duro che mai, in modo che il traffico di eroina diventi il mestiere più difficile e più costoso. Ed<br />

eliminare i mille sotterfugi giuridici che salvano i trafficanti. In terzo luogo occorrono degli specialisti<br />

negli organi di repressione del traffico di stupefacenti. Nuovi specialisti , più numerosi e dotati<br />

di strumenti sofisticati, uomini che nel piccolo e nel grande, si occupino soltanto esclusivamente di<br />

droga. In quarto luogo occorre una politica internazionale efficace e coordinata, una vera collaborazione<br />

fra Paesi produttori e consumatori: si sa dove e come viene prodotta la materia prima, dunque<br />

si brucino i raccolti, si colpisca alla radice con mezzi adeguati, applicando sanzioni a quei Paesi che<br />

“nicchiano” per ragioni economiche (o peggio) e così uccidono i nostri ragazzi.<br />

Infine deve mobilitarsi la gente: gruppi, comitati, ex tossicodipendenti, tutti insieme per stimolare,<br />

sorvegliare, criticare, medici, polizia, maestri, professori, genitori.<br />

Tutti insieme possiamo dire basta, perché questa tragedia dell’occidente abbia fine.<br />

✧<br />

IL MEDICO d’Italia n. 5 - febbraio 1985<br />

Allarmata denuncia del ministro dell’Interno on. Scalfaro<br />

<strong>Droga</strong>: in Italia 240mila tossicodipendenti<br />

Oltre 300 morti da overdose l’anno scorso<br />

Le impressionanti cifre del rapido aumento del numero dei “consumatori” e della diffusione a macchia d’olio<br />

del fenomeno. Un “cancro” che ormai si manifesta in ogni ambiente sociale e in ogni tipo di territorio<br />

del nostro Paese.<br />

La mappa della droga – nel delineare la mappa di diffusione del fenomeno la ricerca segnala la presenza di<br />

vaste aree di concentrazione, pur nell’espandersi a macchia d’olio. In particolare sono evidenziate: l’area ligure,<br />

coinvolgente anche le province di Alessandria e Piacenza – l’area veneta, collegante Udine e Verona attraverso<br />

i centri di Vicenza, Padova e Venezia – l’area tosco-emiliana che da Ravenna, Forlì giunge attraverso<br />

Firenze fino a Livorno – infine la città di Roma che presenta i valori più elevati nel rapporto con la popolazione<br />

(3 utenti per 1000 abitanti, 110 tossicodipendenti per 10.000 abitanti).<br />

✧<br />

–14–


COMITATO DI SOLIDARIETA’ CON LE FAMIGLIE DI TOSSICODIPENDENTI<br />

VICENZA - VIA S. DOMENICO - TEL. 0444 50050<br />

Con questo quadro, nato in un momento di particolare sofferenza, ho voluto rendere visibile il volto disperato e<br />

impotente di una madre, di fronte al dramma della droga.<br />

Il bocciolo di rosa - fiore per me ricco di simbologie – rappresenta mio figlio che, invece di schiudersi alla vita, si<br />

rinsecchisce perdendo bellezza e profumo.<br />

Sia mio figlio, che alcuni suoi amici e amiche, quando lo hanno visto, sono rimasti turbati e non riuscivano a<br />

staccare lo sguardo da esso, e io avrei voluto tanto penetrare nei loro pensieri.


Dal 1981 al 1985<br />

Il Giornale di Vicenza - 14 febbraio 1984<br />

Trova il figlio di 23 anni morto sul letto<br />

“Si drogava ma voleva disintossicarsi<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 8 aprile 1984<br />

Scappata da casa un anno fa<br />

Trovata morta (da mesi) a Verona<br />

✧<br />

Vicenza 2 maggio 1984 – Oggi vi è stato il funerale di un giovane di ventidue anni che, entrato<br />

nel tunnel della droga, dopo avere tentato invano più volte di uscirne, in un momento di depressione<br />

ha preferito spararsi un colpo di fucile. Il giornale locale titolava così un breve articolo:<br />

Per sfuggire alla droga ha detto addio alla vita<br />

Ho conosciuto questo giovane personalmente; era amico di mio figlio. Era gentile, distinto<br />

nella persona, ignoravo la sua tossicodipendenza. Certamente la sua sensibilità lo aveva<br />

spinto ad un conflitto esistenziale; nella sua dignità non accettava la schiavitù della droga.<br />

Al funerale c’erano molti suoi amici tossicodipendenti, tra questi mio figlio.<br />

Ho tanto sperato che questa tragedia segnasse una svolta nella loro vita, gestita da una<br />

sostanza che poteva portare solo in tre direzioni: carcere, malattia, morte.<br />

✧<br />

Vicenza – 17 febbraio ’85 – Delegazione del Comitato in visita al vescovo di Vicenza<br />

mons. Arnoldo Onisto per informarlo sulla grave situazione riguardante il problema droga.<br />

Trascrivo il testo guida dell’incontro:<br />

Monsignore, il nostro Comitato è formato da genitori con figli tossicodipendenti e da<br />

qualche volontario e ci rivolgiamo a Lei per renderla partecipe della nostra angoscia e nel<br />

medesimo tempo per chiederle qualche forma di aiuto, il primo del quale può venire dalla<br />

preghiera perché Dio ci dia conforto nel dolore e coraggio per vivere e lottare per il bene<br />

dei nostri figli.<br />

Noi viviamo nell’ambito delle rispettive parrocchie e siamo convinti che il fenomeno<br />

della droga non sia capito e perciò sentito nella sua variegata complessità dai nostri sacerdoti,<br />

i quali vedono in questi sventurati giovani, più che dei deboli, dei delinquenti che è<br />

bene non avvicinare.<br />

È facile parlare di Vangelo a chi è disposto ad ascoltare, ma è più difficile e altamente<br />

meritorio parlarne a chi non si rende conto di quanto prezioso sia nella vita di ogni giorno<br />

l’insegnamento in Esso contenuto. “La croce di Gesù manifesta per sempre la solidarietà<br />

di Dio con gli ultimi e con coloro che nell’occhio dell’uomo sembrano sconfitti….<br />

Dio è come il buon pastore preoccupato delle pecorelle smarrite…”<br />

Oggi, le pecorelle smarrite sono molte; ma quanti i buoni pastori?<br />

Questo interrogativo non vuole assumere un tono accusatorio, ma deriva comunque<br />

da un’amara constatazione. Se avviciniamo questi giovani emarginati, ci accorgiamo – non<br />

–15–


Dal 1981 al 1985<br />

senza un certo stupore – che nella maggioranza dei casi, al di fuori dell’apparenza negativa,<br />

sono miti e sensibili e che la loro violenza è soprattutto autolesionista. Nei momenti<br />

di lucidità sanno ascoltare i buoni consigli e provano un disperato desiderio di metterli in<br />

pratica, ma in loro la droga ha cancellato soprattutto l’esercizio della volontà e la paura del<br />

“nuovo”, nel senso di incerto cambiamento. L’errore di base di questi giovani è quello di<br />

non accettare il sacrificio, la sofferenza, le sconfitte, perché non si rendono conto che senza<br />

anche queste esperienze il carattere non si forgia e non matura. Si sono accostati alla droga<br />

da adolescenti e questa ha bloccato e fermato la loro età. Noi vorremmo che a livello parrocchiale,<br />

questo problema potesse essere discusso e considerato nella reale gravità, soprattutto<br />

dai cappellani che sono più a contatto con i ragazzi. Sarebbe anche utile che potessero<br />

seguire dei corsi preparatori per imparare ad avvicinare i tossicodipendenti che molte<br />

volte si fermano a gruppetti nel sagrato delle chiese, mostrando disponibilità anche di<br />

ascolto. Per ultimo vi è il problema carcere, nell’ambito del quale “dovrebbe” operare un<br />

equipe socio-sanitaria. Il 40% dei detenuti è costituito da drogati che sono completamente<br />

abbandonati a loro stessi e vivono ammassati in celle anguste. Noi crediamo che soprattutto<br />

nel momento in cui varcano per la prima volta quella soglia, siano presi da vari sentimenti<br />

quali: vergogna, dolore, rabbia, paura; noi siamo convinti che quello sarebbe un<br />

momento prezioso per mettere al loro fianco degli operatori e gettare le basi per un rapporto<br />

di recupero. In questo campo il volontariato non può nulla, perché trova le porte<br />

del carcere chiuse. C’è don Cesare che cerca di dare aiuto, ma è anziano e andrebbe affiancato<br />

da un sacerdote più giovane.<br />

Monsignore, Le abbiamo aperto il nostro cuore, cerchi di aiutarci e benedica le nostre<br />

famiglie.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 3 aprile 1985<br />

Annunciata dal Comitato di solidarietà delle famiglie dei tossicodipendenti<br />

Campagna di sensibilizzazione sulla triste realtà della droga<br />

Saranno diffusi volantini informativi e organizzati incontri con il mondo della scuola<br />

Una campagna di sensibilizzazione sul problema della droga partirà a giorni, in città,per iniziativa<br />

del Comitato di solidarietà tra le famiglie dei tossicodipendenti. Durante un incontro con la stampa<br />

sono stati presentati gli scopi dell’iniziativa strutturata nella diffusione di manifesti e volantini<br />

informativi; contatti con le scuole secondo un progetto predisposto d’intesa con il Provveditorato<br />

agli studi e un disegno globale di interventi più urgenti da attuare a Vicenza.<br />

Il clima nella sede di via Mure S. Domenico, dove il comitato ha trovato ospitalità, dopo cinque anni<br />

di vita travagliata, si è fatto rovente quando dalla presentazione della futura campagna pubblicitarioinformativa<br />

si è passati agli interventi dei presenti in sala: alcuni genitori del Comitato, qualche giornalista,<br />

medici, operatori della Ulss vicentina, volontari e tossicodipendenti usciti “dal tunnel”. È<br />

stata l’occasione di una rampogna amara quanto giustificata, sulla situazione di deficienza in materia<br />

sia di prevenzione che di recupero; sui rapporti spesso problematici con il mondo dell’informazione,<br />

sulle storie difficili e volentieri dimenticate di circa tremila ragazzi che si drogano in provincia.<br />

Gli interventi del dott. Piero Cazzaro, membro del Comitato e del presidente Sergio Brandina,<br />

si sono appuntati soprattutto sui settori delle strutture di intervento in atto o previste, del carcere,<br />

della scuola, dell’attività dei servizi pubblici sul territorio. Dal dott. Cazzaro sono venute proposte<br />

di utilizzo diverso dei fondi assegnati dalla Cassa di Risparmio (circa 500 milioni per iniziative a<br />

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Dal 1981 al 1985<br />

favore della tossicodipendenza), di prosecuzione del progetto di apertura di una comunità a Montecchio<br />

Precalcino, di approvazione da parte delle Ulss della preventivata comunità del Ceis e di promozione<br />

dell’assistenza carceraria e del reinserimento dei tossicodipendenti.<br />

“Un incontro con il sindaco e manifestazioni pubbliche con raccolta firme – hanno spiegato i membri<br />

del Comitato –sono le iniziative più appariscenti, ma si tratterà di un lavoro teso soprattutto a<br />

far uscire dall’angoscia le famiglie colpite dal fenomeno e aggregarle a noi”. La speranza espressa dal<br />

comitato è “che la città apra gli occhi sul problema una volta per sempre e che tutti si facciano carico<br />

delle proprie responsabilità, affinché le famiglie dei tossicodipendenti possano uscire dalla solitudine<br />

in cui sit rovano”.<br />

Nicoletta Martelletto<br />

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Il Giornale di Vicenza - 6 maggio 1985<br />

Nasce dal dolore di una mamma la nuova ondata di solidarietà<br />

“Questo quadro è nato dalla necessità di fare qualcosa per non rimanere spettatrice dell’annullamento<br />

fisico e morale di mio figlio e di tanti giovani”.<br />

La spiegazione appartiene a una mamma, autrice del manifesto che è stato assunto a simbolo della<br />

campagna di sensibilizzazione che il Comitato di solidarietà delle famiglie dei tossicodipendenti sta<br />

conducendo da qualche settimana in città.<br />

Madre, prima che pittrice, la signora ha voluto dedicare questo messaggio a loro, “ I ragazzi tossicodipendenti,<br />

e le famiglie, perché comprendano la sofferenza che sta oltre l’apparente rassegnazione;<br />

perché comprendano l’amarezza che sta dietro il volto di una madre: perché capiscano l’altalena tra<br />

libertà e schiavitù, il dilemma che si gioca in queste situazioni”.<br />

Ha dipinto il quadro in un pomeriggio del 1983, per sfogo, forse per disperazione, tenendolo nascosto<br />

per un mese, perché il figlio non potesse vederlo. “E poi invece lo ha scoperto, ha visto la rosa,<br />

le siringhe, i petali che sfioriscono all’apparire del veleno, quel volto che traspare, e che era il mio<br />

volto riflesso nello specchio e che dice tutto quello che sta dietro un ragazzo che si droga”.<br />

Un giorno lo ha visto un genitore del comitato, e mi ha chiesto di poterlo usare per la nostre campagne<br />

di sensibilizzazione. Sulle prime ero contraria – dice – Mi sembrava di mettere in piazza qualcosa<br />

di troppo personale, di intimo, fino a che è tornata questa domanda: cosa posso fare per lui? E<br />

il quadro è stato utilizzato per il poster, distribuito nei negozi e nei luoghi pubblici”.<br />

Un modo come un altro per reagire all’impotenza che prende in queste situazioni. “Quando ci si<br />

rende conto di avere un figlio tossicodipendente si entra assieme a lui nel vortice della droga, anche<br />

la famiglia se ne ammala e la vita continua in funzione quasi solo di essa. Ogni giorno continui a<br />

fare le solite cose, ti accorgi a volte che stai ridendo, impari a controllare le emozioni, ma la domanda<br />

rimane lì: cosa fare? Ecco, io ribadisco l’importanza di frequentare i gruppi di genitori, i comitati<br />

di solidarietà, perché assieme è possibile trovare una risposta, grazie al contributo di chi cerca come<br />

te o ha già superato il problema”.<br />

Nicoletta Martelletto<br />

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Dal 1981 al 1985<br />

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Dal 1981 al 1985<br />

La raccolta firme è stata superiore alle quattromila. Alcuni passanti hanno aderito volentieri<br />

con parole di comprensione, altri cambiavano marciapiede; non sono mancate le critiche e le<br />

accuse verso le famiglie soprattutto verso le madri definite le “maggiori colpevoli”.<br />

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Dal 1981 al 1985<br />

Con il presidente del Comitato Sergio Brandina ho partecipato all’incontro della Lenad svoltosi<br />

a Torino. Era prevista la presenza di Muccioli, ma era dovuto partire per l’America; è stato<br />

sostituito dal dott. Tortorella. Assente anche don Pierino Gelmini perché ammalato.<br />

Dopo una breve introduzione di Piera Piatti sono iniziati i lavori<br />

TORINO 7 – 8 GIUGNO 1985 – CONGRESSO NAZIONALE DELLA LENAD<br />

Sintesi degli interventi di alcuni politici presenti al convegno<br />

On. Costa – P.L.I. Sottosegretario agli Interni: ”Negli anni settanta, quando il “male” non<br />

era ancora tanto grave e diffuso, le strutture esistenti non sono riuscite a sanare il problema<br />

della tossicodipendenza. Oggi sappiamo che la disintossicazione organica non è tanto<br />

importante quanto quella psicologica; allora si credeva potesse bastare disintossicare il drogato,<br />

ora sappiamo che bisogna recuperarlo interamente. Dove il pubblico servizio non ha<br />

saputo o voluto intervenire è intervenuto il lavoro del privato cittadino. L’amore, la passione<br />

e l’esperienza del volontariato”. Ha sottolineato che il Ministro degli Interni ha erogato<br />

contributi alle comunità terapeutiche, alla prevenzione e alla rieducazione.<br />

On. Pellicanò, P.R.I.: “Con l’on. Giacalone ho presentato a Nilde Jotti, presidente della<br />

Camera dei Deputati, la proposta di legge n. 1347 accompagnata da 50.000 firme. La tossicodipendenza<br />

è un fatto sociale e il Governo stanzierà per i prossimi anni una somma<br />

ragguardevole, ma c’è perplessità, perché di quei soldi non si sa ancora di preciso cosa se<br />

ne farà! La legge 685 sulla modica quantità è fallita completamente e bisogna eliminarla.<br />

Non possiamo permettere ai nostri giovani di suicidarsi, ma dobbiamo portarli a un rapporto<br />

con la società attiva rieducandoli”.<br />

L’On. Maria Pia Garavaglia, Dc. sarà relatrice di tutte le proposte. Martedì 11.06.85,<br />

verrà studiato il decreto per la distruzione delle sostanze stupefacenti requisite, e mandato<br />

in Senato. Appoggia in pieno la proposta di legge della LENAD sulla detenzione e si<br />

augura che una nuova norma risolva l’articolo del codice di procedura penale, perché<br />

“Non è concepibile che durante il suo reinserimento in comunità, un giovane debba tornare<br />

in carcere per scontare l’eventuale pendenza giudiziaria”. Secondo l’onorevole, i cittadini<br />

hanno un’opinione ambigua sulle droghe; “Non si deve far distinzione su quella<br />

leggera o pesante, perché sempre droga è. Il tossicodipendente è privo di volontà, perciò<br />

chi ha l’obbligo della tutela del cittadino deve curare la libertà vera del drogato e questa<br />

sarebbe una importante responsabilità delle ULSS”.<br />

L’On. Violante, P.C.I. suggerisce che bisogna definire il testo del comitato ristretto prima<br />

di agosto e rileva tre situazioni:<br />

I – Se il tossicodipendente che sta seguendo il trattamento di terapia riceve l’ordine di carcerazione<br />

il mandato di cattura si risolve con la libertà provvisoria.<br />

II – Se sta seguendo il trattamento di terapia e riceve l’ordine di carcerazione, per la sentenza<br />

definitiva ci vuole un emendamento del governo per affidamento al servizio<br />

sociale, se la pena è inferiore ai due anni e sei mesi, dopo tre mesi può uscire dal carcere<br />

e il resto del periodo trascorso in comunità o in affido vale come pena scontata.<br />

Il periodo del servizio sociale non può essere oltre i due anni e sei mesi. Se la pena è<br />

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Dal 1981 al 1985<br />

superiore ai due anni e sei mesi, non si può avere l’affido. Non si può averlo nemmeno<br />

se c’è stata rapina.<br />

III – Se invece, finito il trattamento, riceve l’ordine di cattura la situazione è più complessa,<br />

sentenza definitiva con trattamento terapeutico concluso; proposta: il soggetto può<br />

fare domanda al giudice prima che venga definita la condanna. Venga chiesto l’affidamento<br />

senza passare per il carcere. (Tra il processo e la condanna definitiva ci vogliono<br />

almeno 5-6 anni!)<br />

Concetti politici:<br />

1 – Non dimentichiamo il problema di lotta al traffico, che è un grande processo economico<br />

se pur diabolico (nel 1985 è prevista un’entrata di 1.668 tonnellate di droga).<br />

2 – Modica quantità: arrestare il giovane per modica quantità, vuol dire riempire galere e<br />

tribunali di piccoli reati; questo rende problematica la proposta di legge sulla sua abolizione.<br />

La Lenad inviti dei medici a spiegare la tipologia dei dipendenti di tutte le droghe.<br />

“Bisogna discutere questi problemi nella scuola, mafia e droga schiacciano la libertà e procurano<br />

lo schiavismo”. La droga non si può eliminare, bisogna puntare sull’azione di difesa<br />

della società, e questo può farlo solo la prevenzione”.<br />

Violante è stato poi criticato perché si continua a ragionare sempre allo stesso modo, dando<br />

importanza agli effetti più o meno nocivi della droga, non comprendendo che bisogna ostacolare<br />

il diffondersi di ogni droga, sia leggera che pesante.<br />

Interventi vari<br />

Trascrivo brevemente alcune problematiche emerse dai vari gruppi partecipanti: “Non si<br />

può improvvisarsi operatori e mettere in piedi una comunità senza esperienza e competenza”.<br />

Il sindaco di Torino esprime la sua difficoltà riguardo alla prevenzione che non riguarda<br />

solo gli Enti locali, ma la partecipazione attiva del volontariato.<br />

Necessità di agire su Parlamento e Governo perché accolgano le nostre proposte di<br />

legge, sorreggano le comunità senza perdersi in processi come quello contro Muccioli.<br />

Discriminare le varie comunità è quello che di peggio si possa fare.<br />

Le associazioni sono isolate; bisogna creare un collegamento tra loro.<br />

Il Provveditorato agli <strong>Studi</strong> deve istruire i docenti. Creare un giornale d’informazione<br />

per i genitori.<br />

Aggiunta dell’On. Garavaglia: “Il decreto ministeriale per la distribuzione del metadone<br />

non è della legge 685, ma è di Aniasi allora ministro della Sanità”.<br />

Ass. famiglie di Bari: La famiglia dovrebbe essere aiutata ancor prima del tossico; è<br />

necessario la conservazione del posto di lavoro per il tossicodipendente che entra in comunità.<br />

C.A.F. di Genova: Il tossicodipendente arrestato dovrebbe essere sottoposto entro le<br />

prime 24 ore a visita medica e quindi spinto alla disintossicazione e al recupero. Affiancare<br />

le cooperative a gestione sociale.<br />

Comunità Samaritana – Napoli: L’eroina è la droga di Napoli. Il prefetto ha messo in<br />

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Dal 1981 al 1985<br />

atto un coordinamento con tutte le realtà del territorio privilegiando il volontariato, perché<br />

è disponibile 24 ore su 24.<br />

Arezzo: Importanza della prevenzione fin dalla nascita; rimettersi tutti in discussione:<br />

famiglia, scuola, chiesa, politica. Il troppo amore può portare alla droga. Il bambino deve<br />

guadagnarsi le cose che desidera per potere maturare.<br />

Siracusa: Chiedono una legge regionale per il reinserimento lavorativo e un approccio<br />

terapeutico in carcere e comunità.<br />

Modena: Espropriare gli spacciatori dei beni, frutto di traffico e darli alle comunità.<br />

I tossicodipendenti usano Rinomina spray per sniffare, si iniettano analgesici, bevono<br />

bottigliette intere di sciroppo contro la tosse per sballare.<br />

In chiusura sono intervenuta anch’io, illustrando dei volantini ad opera del mio Comitato<br />

(ritenuti interessanti, sono stati poi richiesti da alcune associazioni), descrivendo la<br />

nostra situazione. Ho quindi auspicato un’unione costruttiva tra tutte le associazioni.<br />

L’intervento del sindaco di Torino non mi è piaciuto e capovolgo il suo discorso: il volontariato<br />

senza la collaborazione degli Enti locali non può far nulla.<br />

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La Stampa - 9 giugno 1985<br />

A congresso le associazioni delle famiglie di tossicodipendenti<br />

Tutti insieme contro la droga<br />

Al dibattito di due giorni all’hotel Concord, promosso dalla Lenad, hanno partecipato<br />

rappresentanti di tutta Italia – Il valore del volontariato – “ La legge 685 va modificata”<br />

Per due giorni all’hotel Concord si è parlato di droga. Un centinaio di rappresentanti delle associazioni<br />

di famiglie di tossicodipendenti di tutta Italia sono stati chiamati dalla Lenad (Lega nazionale<br />

antidroga) per un congresso nazionale, con lo scopo di riunire sotto un’unica bandiera l’associazionismo.<br />

Ha detto Piera Piatti, segretaria nazionale della Lega: Nel nostro Paese le associazioni operano<br />

in modo scollegato e ciascuna porta avanti le sue piccole e grandi richieste senza avere alcun<br />

peso sul governo e sul legislatore. Se riusciremo ad avere una strategia comune, diventeremo un<br />

gruppo di pressione in grado di fare sentire la nostra voce su un problema che riguarda migliaia di<br />

giovani”. Un primo obiettivo è stato raggiunto durante il dibattito che ha visto la partecipazione degli<br />

onorevoli Costa (pri), Garavaglia (dc), Pellicanò (pri), Violante (pci), Amato (psi), sottosegretario alla<br />

presidenza del Consiglio. Le associazioni delle famiglie concordano: la legge 685 (del ’75) deve essere<br />

riesaminata, per il tossicomane è necessaria un’alternativa al carcere, la semplice detenzione di<br />

sostanze stupefacenti deve essere perseguita, deve essere istituito un elenco delle comunità terapeutiche,<br />

devono essere ristrutturati i centri di assistenza pubblica. Hanno anche deciso di costituire un<br />

comitato di coordinamento e di creare un centro di documentazione. (…)<br />

Ognuno ha raccontato le esperienze del suo gruppo. Testimonianze drammatiche. È terribile il dato<br />

fornito dall’On. Costa: “Da gennaio ad oggi sono morti per droga 116 giovani”. È stato detto che in<br />

Toscana “Tutto fa capo al volontariato perché lo Stato ai progetti terapeutici preferisce il metadone”. Carcere<br />

e droga è binomio inscindibile per la maggioranza dei tossicodipendenti. La Lenad e le altre<br />

associazioni vogliono spezzare questo anello della catena. (…)<br />

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Corriere della Sera - 9 giugno 1985<br />

Le conclusioni del primo congresso della LENAD a Torino<br />

Proposta una lega nazionale dei genitori di tossicomani<br />

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Dal 1981 al 1985<br />

TORINO – Le associazioni dei familiari dei tossicomani non agiranno più ognuna per proprio<br />

conto: nascerà un coordinamento nazionale tra i vari gruppi che operano in tutta Italia. Sarà stilata<br />

una “carta di tutela del tossicodipendente”, una sorta di decalogo di comportamento nei confronti<br />

di questa categoria, che di anno in anno si fa sempre più numerosa. I tossicomani conosciuti nel<br />

nostro paese sono circa 100 mila e si calcola che almeno 40-50 mila facciano parte del cosiddetto<br />

“pianeta sommerso”, giovani che non si rivolgono alle strutture pubbliche o private o che si bucano<br />

da pochi mesi. (…) Questa” due giorni” è stata l’occasione per fare il punto sul problema – droga –<br />

con esponenti politici, magistrati, operatori sociali. Un dibattito acceso non privo di polemiche. (…)<br />

Ieri, qualche malumore si è levato nei confronti di Giuliano Amato, sottosegretario alla presidenza<br />

del consiglio, il quale, forse per la sua schiettezza, non ha raccolto troppi applausi:” Noi abbiamo<br />

dedicato – ha affermato con realismo – poco tempo a questo problema. Ce la siamo cavata con un<br />

po’ di metadone e con qualche volantino di fronte alle scuole. Lo Stato ha dato poco di tutto: poche<br />

risorse e scarsa cultura”. La “superassociazione” dei parenti dei tossicomani si è posta alcuni punti<br />

qualificanti come la richiesta di “Modifiche legislative tendenti ad ottenere la sospensione del processo<br />

penale e delle misure carcerarie nei confronti delle persone inserite in programmi terapeutici;<br />

la revisione delle misure di polizia che impongono ai tossicodipendenti il trattamento e la presentazione<br />

periodica ai controlli di polizia”. (…)<br />

Le luci del salone dove si è tenuto il convegno si sono spente ieri nel tardo pomeriggio con tanti<br />

buoni intenti. Ma la strada è ancora lunga. I partecipanti al congresso sono tornati a casa carichi<br />

degli stessi problemi.<br />

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Il Giornale di Vicenza - 16 giugno 1985<br />

La verità sull’AIDS a Vicenza<br />

I medici non possono parlare ma in osservazione ci sono almeno 50 casi di sindrome<br />

linfoghiandolare (LAS), uno dei primi stati dell’infezione<br />

Vicenza - anche Vicenza ha avuto il suo caso di Aids accertato, come aveva rilevato nei mesi scorsi<br />

proprio questo giornale. Di recente, espletati tutti gli esami necessari, a distanza di alcuni mesi dalla<br />

morte di un giovane tossicodipendente abitante in città, la pratica è stata inoltrata al ministero della<br />

sanità. Altre morti sospette, probabilmente rimarranno per sempre tali. Pare che le nostre autorità<br />

sanitarie non abbiano nessuna voglia di lasciare che vengano adempiuti ulteriori accertamenti. A<br />

differenza di quanto avviene in tutti gli altri paesi civili, negli Usa ad esempio, per informare la gente<br />

del pericolo dell’Aids, i depliant vengono distribuiti al bar o al supermercato. Da noi si vieta ai medici<br />

di rilasciare in proposito la benché minima dichiarazione. Quando qualcosa trapela, accade che le<br />

autorità sanitarie scendano in campo per smentire. Eppure sfogliando uno dei tanti ricchi periodici<br />

che l’Ulss di Vicenza distribuisce ogni volta in quasi ottantamila copie si possono leggere frasi di questo<br />

tenore:” L’informazione del cittadino è uno dei principali impegni dell’Ulss”. E dopo avere<br />

dichiarato che l’attività di “Educazione sanitaria” dell’Ulss Vicenza, nel suddetto periodico cerchereste<br />

invano la benché minima informazione sul dilagare, anche tra noi, di una malattia così complessa<br />

e insidiosa come l’Aids. Questa malattia infettiva ha un grande veicolo di diffusione, come sottolineano<br />

tutti i medici e gli studiosi, che si chiama ignoranza. (!) Inutile cercare conferme. I medici<br />

addetti a questo tipo di servizio hanno la consegna tassativa di non rivelare dati e di non parlare<br />

ai giornalisti. E’ un peccato, perché a perderne ancora una volta sono i cittadini i quali non solo non<br />

possono venire informati sulla reale consistenza dell’infezione e quindi sui modi di evitare le forme<br />

di contagio, ma continuano ad ignorare che l’ospedale della loro città, in fatto di cure e di ricerche<br />

sull’Aids, la struttura realizzata al San Bortolo, funziona ad esempio come molte altre città del Veneto,<br />

anche se dotate di cliniche universitarie.<br />

L’équipe, dapprima nata spontaneamente dalla buona volontà di alcuni medici, è ora sostenuta dai<br />

primari di malattie Infettive e di Immunologia, i professori Ielasi e Dini. Ai due medici iniziali,<br />

Vaglia per Malattie Infettive e Chisesi per Immunologia, è stato dato l’incarico di occuparsi di Aids.<br />

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Dal 1981 al 1985<br />

Con loro collaborano anche i reparti di Microbiologia e di anatomia Patologica, perché gli accertamenti<br />

sono molto complessi e necessariamente comportano un lavoro di équipe altrettanto articolato<br />

che richiede l’apporto di diversi specialisti. (…) Dice il dottor Chisesi:” Manca l’informazione,<br />

come del resto avviene anche in tutta Italia, siamo convinti che si tratti di una scelta politica, come<br />

non si volesse allarmare la gente. In realtà le cose vanno avanti a fatica nonostante la nostra struttura<br />

organizzata. Questo perché non c’è niente al di fuori di noi, né a monte, né a valle. Nel primo<br />

caso manca l’informazione, nel secondo, una volta che il portatore è stato da noi ed è stato individuato,<br />

dove lo mandiamo?”. Che cosa ci aspetta nei prossimi anni da questo punto di vista? Risponde<br />

il dottor Vaglia: ”La lentezza della diffusione non deve trarre in inganno, forse si manifestano per<br />

ora principalmente nei tossicodipendenti, ma le vie di trasmissione, ormai è accertato, sono: i rapporti<br />

sessuali, sia omo che etero e le trasfusioni di sangue. Tutte cose dove ci vuole una seria attenzione.<br />

L’unica arma è la profilassi.<br />

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Il Giornale di Vicenza - 19 luglio 1985<br />

Indagine sulle attese della gente all’apertura di un nuovo mandato amministrativo<br />

Ecco cosa chiedono i vicentini alla nuova giunta<br />

Tre cose su tutto: strade belle, una cultura giovane e un verde pulito - E gli “ex” del Consiglio<br />

comunale consigliano di badare ai parcheggi, alla costruzione di nuove case, al teatro<br />

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Lettera inviata a il Giornale di Vicenza il 23 luglio 1985 pubblicata con il titolo:<br />

Che cosa fa Vicenza per i tossicodipendenti?<br />

Vicenza, isola quasi felice! Se i vicentini avessero “Strade belle, una cultura giovane e un<br />

verde pulito”, sarebbero certamente tra i più felici in questa terra. Ma la nuova Giunta<br />

saprà accontentarli presto e questa lacuna ed altre ancora saranno colmate, anche perché<br />

sono gli stessi ex del Consiglio comunale che consigliano di “Badare ai parcheggi, alla<br />

costruzione di nuove case, al teatro”. Questo quanto scritto in due articoli del Giornale di<br />

Vicenza datati 19 luglio ’85, pag. 4.<br />

Lascio da parte il sarcasmo e riconosco che anche queste sono cose giuste da fare, ma<br />

prima ve ne sono altre di ben più vitale importanza. Mi riferisco al disagio giovanile, alla<br />

mancanza di strutture per il tempo libero, alla droga, agli handicappati, ai disoccupati, agli<br />

anziani e chi più ne ha più ne metta. Certamente ho il cosiddetto dente avvelenato, ma<br />

dopo anni di sofferenza ci si può ben risentire contro una città come Vicenza che convive<br />

con la droga, che l’accetta passivamente, che chiude gli occhi infastidita di fronte a tutto<br />

ciò che la disturba, salvo leggere morbosamente la notizia della morte per overdose di un<br />

povero “drogato” o il rapporto dettagliato di uno scippo o di una ipotetica “rapina” subita<br />

da qualche malcapitato cittadino. Sappiano i vicentini che dietro i piccoli reati commessi<br />

dai drogati, c’è sempre, o perlomeno nella maggior parte dei casi, una famiglia onesta, pulita,<br />

con altri figli, che soffre abbandonata a sé stessa, per questa calamità piombatale sul capo<br />

e si vede messa alla berlina sui quotidiani con tanto di nome, cognome, indirizzo e numero<br />

civico in modo che sia impossibile non capire chi è. È stata fatta una raccolta di firme<br />

contro la droga, si sono susseguiti per settimane articoli sui giornali cittadini, sempre sulle<br />

problematiche ad essa inerenti, e nonostante tutto, nei programmi di un prossimo futuro<br />

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Dal 1981 al 1985<br />

i nostri amministratori non hanno sentito l’impellente bisogno di impegnarsi su questo<br />

fronte. Non capite che questo deve essere un problema di tutti e tutti dobbiamo fare l’impossibile<br />

per risolverlo?<br />

Per il Comitato, Olga Dalla Valle<br />

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Il Giornale di Vicenza - 19 agosto 1985<br />

La droga torna ad uccidere<br />

Tossicodipendente trovato morto<br />

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Il Giornale di Vicenza - 22 agosto 1985<br />

Ucciso a 28 anni da un’overdose<br />

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Vicenza 12 settembre 1985 - Incontro organizzato dal Comitato con rappresentanti dell’ULSS,<br />

del sindacato e delle comunità terapeutiche con l’intento di aiutare i giovani usciti dalla<br />

tossicodipendenza o in terapia riabilitativa, a reinserirsi nella società lavorativa. Nonostante il<br />

poco entusiasmo degli intervenuti, la consulta ha più tardi fatto proprio il progetto che è stato<br />

realizzato a settembre ‘986 con: “Corsi propedeutici ad hoc per l’inserimento nei corsi normali<br />

di specializzazione: disegno e grafica per l’inserimento nel corso di serigrafia – impianti elettrici<br />

con richiami di matematica e disegno tecnico per il corso di elettromeccanici generici”.<br />

“Intervenuti: rag. Girotto delegato dell’ULLS per le tossicodipendenze, dott. Balestra responsabile<br />

Cad, dott. Gelain responsabile del <strong>Centro</strong> Diurno, don Giorgio della comunità S. Stefano,<br />

il sign. Tagliaro per la CISL e la sign. Giuliana Bertola per Radio Insieme.<br />

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Il Giornale di Vicenza - 17 settembre 1985<br />

Domattina alla presenza di autorità civili e dei responsabili dell’ordine pubblico<br />

La scuola decide di stroncare il pericolo droga<br />

Vertice dal prefetto per l’impegno di volontariato - Si discuterà della possibilità di utilizzare gli<br />

anziani e gli aderenti alle associazioni d’arma in un attento controllo sull’eventuale presenza<br />

di spacciatori in prossimità degli istituti per realizzare una più efficace prevenzione<br />

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Vicenza 25 settembre 1985 - Incontro in sede ULSS con il servizio sulle tossicodipendenze:<br />

prima di iniziare i lavori ho tenuto a dire che i genitori del Comitato si aspettano collaborazione<br />

dai responsabili del servizio per riunire gli sforzi e non disperdere inutilmente le energie.<br />

Si è riparlato dei corsi professionali accordandoci di portare il progetto in Consulta, di creare<br />

una commissione ristretta che potesse studiare ogni particolare per renderli fattibili. Abbiamo<br />

precisato che i corsi normali durano dai due o tre anni e richiedono la licenza di terza<br />

media e che non tutti i tossicodipendenti la possiedono. Abbiamo parlato delle difficoltà che<br />

pesano sulle piccole comunità esistenti sul territorio auspicando che in breve siano messe nella<br />

possibilità di operare secondo le necessità. Nel complesso mi sembra che l’incontro sia stato positivo;<br />

si sono chiariti alcuni punti di divergenza e stabiliti i propri compiti.<br />

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Dal 1981 al 1985<br />

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Lettera inviata a: Il Giornale di Vicenza e pubblicata il 23 settembre 1985 con il titolo:<br />

Propongono il vigile di quartiere per combattere il flagello droga<br />

Egregio direttore,<br />

mi sembra che il titolo dell’articolo pubblicato sul Giornale di Vicenza il 17 settembre:<br />

“La scuola decide di stroncare il pericolo droga” sia abbastanza semplicistico! Alcune persone<br />

leggendolo potrebbero aver pensato che forse sia stato trovato qualche rimedio portentoso<br />

capace di combattere e “stroncare” uno dei grandi mali del secolo, altre ancora<br />

avranno detto tra sé e sé: “Solo oggi la scuola si decide a stroncare il pericolo droga; e perché<br />

non ieri?”.<br />

Il vertice del Provveditorato si è incontrato con alcuni rappresentanti dell’ULSS di<br />

Tiene e di Arzignano e un rappresentante della cooperativa “La linea dell’arco”. Come mai<br />

non erano presenti i rappresentanti delle ULSS di Vicenza e delle comunità che lavorano<br />

nel territorio? Forse che nella nostra città il problema è meno grave?<br />

Il vertice ha discusso della possibilità di utilizzare gli anziani e gli aderenti alle associazioni<br />

d’arma per un controllo sull’eventuale presenza di spacciatori in prossimità delle<br />

scuole: questo è qualcosa più di niente! Servirà forse a scoraggiare qualche sprovveduto<br />

venditore di morte, perché quelli furbi e incalliti sapranno escogitare qualche altro metodo<br />

per raggiungere il loro scopo, magari contattando i ragazzi lungo il percorso da casa a<br />

scuola o viceversa. C’è anche un’altra eventualità, quella cioè che la droga varchi le porte<br />

degli istituti scolastici portata dagli studenti stessi, e questo è più difficile da scoprire data<br />

l’omertà che regna tra i tossicodipendenti.<br />

Ecco allora la necessità dell’istituzione del Corpo dei Vigili di Quartiere che con la loro<br />

quotidiana presenza potrebbero individuare le zone e i ragazzi ad alto rischio.<br />

Altra constatazione: a questi vertici non sono mai invitati i rappresentanti delle persone<br />

che hanno provato sulla loro pelle direttamente o indirettamente l’esperienza droga:<br />

giovani, che usciti dal cosiddetto tunnel, sono desiderosi di dare un loro contributo per<br />

aiutare quelli che ancora vi sono dentro e i genitori stessi che insieme possono esercitare<br />

una maggiore vigilanza sui ragazzi medesimi. Queste riunioni formate solo da tecnici<br />

lasciano il tempo che trovano; si parla, si parla, ma di concreto c’è sempre poco.<br />

Il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti ha cercato di interessare<br />

tutta la cittadinanza e maggiormente gli Enti pubblici ad un lavoro di prevenzione basato<br />

sull’educazione alla socialità in modo da dotare i ragazzi di una maturità sufficiente per<br />

instaurare relazioni equilibrate con la realtà del territorio, e perché siano messe a disposizione,<br />

come occasioni di impegno culturale, ricreativo e lavorativo, delle strutture specifiche.<br />

Il Comitato confida che per l’avvenire ogni incontro, ogni conferenza, ogni decisione<br />

riguardante i tossicodipendenti riunisca tutti coloro che con la droga hanno esperienza,<br />

perché è tempo di lavorare tutti insieme e non ognuno per conto proprio: comunità,<br />

responsabili medico – sociali, scuole, servizi antidroga, magistrati, funzionari delle carceri,<br />

parrocchie, volontari e cittadini, tutti uniti nello sforzo di una collaborazione umile ma<br />

intelligente, senza protagonismo, rivolta solo al bene dei nostri figli e della società.<br />

–26–


Dal 1981 al 1985<br />

Una persona sola, per quanta buona volontà abbia non può cambiare il mondo, ma<br />

tante persone volonterose sì!<br />

Per il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Regata organizzata dalla Cgil contro la droga. Si parte in pullman alle 18, si arriva a Venezia<br />

verso le 19 e si va a piedi a S. Polo, quindi a S. Lucia. Ci imbarchiamo e navighiamo lungo il<br />

Canal Grande con le torce accese. Si arriva a S. Marco alle 23. Si torna a S. Polo con la banda<br />

in testa, quindi a piazzale Roma. Torniamo dopo l’una. “S. Marco sembrava tutta d’oro!”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - settembre 1985<br />

La marcia di notte sull’acqua – un corteo contro la droga<br />

Una sorta di “marcia sull’acqua”, dimostrazione di solidarietà alle migliaia di famiglie colpite ogni<br />

giorno dal “flagello droga”, ma soprattutto volontà di sensibilizzare l’opinione pubblica su uno dei<br />

mali più gravi della nostra società, con la richiesta di pubblici servizi degni di un paese civile e la promozione<br />

di iniziative concrete rivolte ai giovani.<br />

Questo in sintesi il significato della “regata contro la droga”, la fiaccolata acquea svoltasi ieri sera<br />

lungo il Canal Grande, promossa dalla Cgil – funzione pubblica del Veneto e dell’ associazione familiari<br />

dei tossicodipendenti. “Regata” soltanto nel nome (l’unica competizione riguarda la disponibilità<br />

di ognuno di noi ad operare scelte di campo precise - hanno sottolineato gli organizzatori), l’originale<br />

manifestazione ha visto la variopinta sfilata, partita all’imbrunire da piazzale Roma, snodarsi<br />

lungo la principale via d’acqua di Venezia, tra le note della banda di Campagnalupia. Aprivano<br />

l’affollato corteo le imbarcazioni storiche, con le carline dei consigli di fabbrica, le barche di rappresentanza<br />

di Cral e società remiere cittadine, le barche a motore di Enti e privati.<br />

Fra le molte adesioni i rappresentanti degli enti locali (Comune, Provincia e Regione), la flotta dell’Amiu,<br />

le imbarcazioni dell’Ulss, delle cooperative fluviali di trasporti e della cooperativa Rialto, dell’Aspiv,<br />

con rappresentanti del sindacato di polizia e delle associazioni familiari.<br />

“La riuscita di questa manifestazione è per noi motivo di grande gioia – ha dichiarato Gianni Trevisan<br />

segretario generale veneto della Cgil – funzione pubblica – come Cgil riteniamo che l’emergenza<br />

droga non possa più attendere e debba essere affrontata con provvedimenti adeguati. L’organizzazione<br />

sindacale non è sufficientemente impegnata su questo fronte, con frequenti resistenze interne<br />

e una diffusa tendenza a considerare il tossicodipendente come un emarginato”.<br />

✧<br />

1 ottobre ’85 - lettera del Comitato inviata alla direzione dell’Ulss:<br />

Spett. Direttore Generale,<br />

nel mese di luglio il Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti si è incontrato<br />

con i dottori: Rossigni, Basso e Gallo, rappresentati rispettivamente dell’Ordine dei<br />

medici, dei farmacisti e dei titolari dei farmacisti per discutere problemi inerenti ai tossicodipendenti.<br />

Tra i vari argomenti affrontati è emersa la grave problematica riguardante<br />

alcuni medici di famiglia che prescrivono farmaci ai tossicodipendenti con troppa facilità.<br />

Noi capiamo che detti medici usano questo comportamento forse per paura o per liberarsi<br />

da insistenze snervanti o per altro ancora, ma operando in questo modo vengono<br />

meno al loro dovere che è quello di salvaguardare la salute e le vite loro affidate. In questo<br />

modo si rendono pure complici dei tossicodipendenti stessi, alcuni dei quali, lo sappiamo<br />

tutti, hanno perso la vita non solo a causa dell’eroina, ma per l’abuso di farmaci.<br />

–27–


Dal 1981 al 1985<br />

Preghiamo quindi i responsabili preposti dell’Ulss di effettuare controlli delle ricette in<br />

cui sono prescritti farmaci di cui è noto l’abuso da parte dei tossicodipendenti.<br />

Certi della vostra preziosa collaborazione su questo grave problema salutiamo.<br />

Il Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 11 ottobre 1985<br />

L’iniziativa di un’insegnante dell’istituto ha creato tensione nei docenti e nei genitori<br />

Esposto – denuncia per due allievi di una scuola media inferiore della città<br />

Ma le indagini escludono i sospetti sull’uso di droga<br />

Sintesi dell’articolo: “Il caso è stato innescato dall’esposto – denuncia, sporto in Questura da un’insegnante,<br />

in cui si ipotizzava il sospetto che due allievi fossero dediti all’uso di sostanze stupefacenti,<br />

lasciando trasparire di conseguenza una possibile responsabilità del preside nel caso in cui la situazione<br />

supposta corrispondesse a verità. I funzionari della sezione narcotici della Questura hanno<br />

ascoltato il dirigente della scuola, hanno convocato i due minori citati nell’esposto insieme ai loro<br />

genitori e hanno svolto tutti i necessari accertamenti. Le approfondite indagini degli agenti hanno<br />

escluso nel modo più assoluto che nell’ambito dell’istituto esistano situazioni legate all’uso o allo<br />

spaccio di sostanze stupefacenti”.<br />

Al termine dell’articolo il preside sottolinea il fatto che questa situazione:”Ha determinato conflittualità<br />

tra i docenti del consiglio di classe, tensione e ansia tra gli alunni, discredito per la<br />

scuola e sfiducia nei genitori che sono giustamente allarmati”.<br />

Lettera inviata a il Giornale di Vicenza il 13 ottobre 1985 e pubblicata con il titolo:<br />

Sul problema droga non abbassiamo la guardia!<br />

Nel leggere l’articolo pubblicato sul giornale di Vicenza in data 11 ottobre ’85 dal titolo<br />

“Esposto - denuncia per due allievi di una scuola media inferiore della città”, la parola<br />

“discredito” riferita al fatto descritto mi ha alquanto raggelata.<br />

Forse l’insegnante è stata un po’ troppo precipitosa, certamente doveva prima informare<br />

i componenti del consiglio di classe e chi altro di dovere, ma a mio avviso in questi casi<br />

se non è bene essere precipitosi è ancor peggio essere negligenti. Sono contenta nel sentire<br />

che nella scuola di droga “neppure l’ombra”, ma per amore di sincerità verso me stessa,<br />

o forse purtroppo per esperienza, questa assicurazione mi trova alquanto scettica. Io credo<br />

che non esista scuola, tolte le elementari, dove non circoli qualche tipo di droga. L’esposto<br />

dell’insegnante ha determinato conflittualità tra i docenti? Sfiducia nei genitori giustamente<br />

allarmati? Ebbene, ben venga la conflittualità, anzi, ci dovrebbe essere sempre, specialmente<br />

in persone con tanta responsabilità verso i giovani; ben venga anche la sfiducia<br />

dei genitori, perché è tempo che tutti aprano gli occhi e non si crogiolino nel non coinvolgimento<br />

dei grossi problemi che ci travagliano, perché è giusto che sappiano che “poi”<br />

è troppo tardi.<br />

In quanto al “discredito” della scuola, io direi che essa trova discredito quando i suoi<br />

insegnanti chiudono gli occhi davanti a certe evidenze e, per errato giudizio sui valori veri<br />

o per salvare la “faccia”, permette l’avvio a una possibile rovina morale, fisica e psichica dei<br />

propri allievi. Invito tutti gli insegnanti e tutti i genitori a tenere gli occhi bene aperti, a<br />

–28–


Dal 1981 al 1985<br />

non volere rifiutare una realtà se questa comporta disagio, impegno e sofferenza.<br />

Invito tutti a unire gli sforzi nel combattere la droga in modo che ognuno possa adempiere<br />

a un sacrosanto dovere e siano evitati a tanti genitori il pianto sconsolato e la morte<br />

nel cuore che comporta il vivere giorno dopo giorno con un figlio drogato.<br />

Questa lettera è stata scritta in prima persona ma interpreta il sentimento e il pensiero<br />

di tutti i componenti del Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti.<br />

✧<br />

Dai miei appunti – ottobre 1985 – L’incubo dell’Aids nel carcere di S. Biagio; 3 detenuti affetti<br />

da Las – su 54 detenuti 26 sono sieropositivi, anche se ciò in effetti costituisce solo un campanello<br />

d’allarme e nulla più, in moltissimi casi infatti l’infezione si può estinguere e si può giungere<br />

quindi ad una guarigione completa, oppure l’infezione può perpetuarsi senza danni clinicamente<br />

rilevabili. Beata ignoranza!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 25 novembre 1985<br />

Ventiquattrenne fulminato da overdose<br />

Colto da malore l’amico che si era iniettato una piccola quantità<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 22 novembre 1985<br />

Ecco perché Vicenza è stata esclusa come centro di riferimento Aids<br />

La decisione d’individuare con gli ospedali di Padova e Verona i punti principali veneti<br />

ha sollevato non poche polemiche negli ambienti medici della nostra città<br />

sono state premiate le strutture già a disposizione. Determinanti le cliniche universitarie<br />

Il problema dell’Aids non cessa di sollevare discussioni. E questo anche quando non si tratta direttamente<br />

dei malati, dei contagiati, dei presunti portatori del virus, che pure ha mietuto diverse vittime,<br />

ma anche quando si parla delle scelte di carattere sanitario e amministrativo che con il passare<br />

dei mesi sono state compiute. La polemica si è accesa anche a Vicenza in seguito alla decisione<br />

della Giunta regionale di istituire i due centri di riferimento e di studio del fenomeno a Padova e<br />

Verona. “E Vicenza per la prima ha iniziato a studiare il virus dell’Aids – ha fatto notare il primario<br />

del reparto Malattie Infettive del S. Bortolo, prof. Giuseppe Ielasi – ce la siamo dimenticata? Abbiamo<br />

portato il migliore contributo alla ricerca regionale, perché siamo stati esclusi?”. Lo ha detto e<br />

ripetuto più volte, l’ultima delle quali nella recente assemblea degli odontostomatologi, sottolineandoli<br />

disagio dell’ambiente medico vicentino. In fin dei conti i casi di Aids sono già quattro e la divisione<br />

di Malattie Infettive è l’unica dell’intera provincia. Si chiede un potenziamento di strutture e<br />

di personale, l’istituzione di un polo di riferimento anche al S. Bortolo.<br />

Gli interrogativi sono stati opportunamente “girati” all’ex assessore regionale Guidolin e all’assessore<br />

in carica Bogoni. Secondo le loro risposte la scelta non è stata irrazionale, ma frutto di un’autentica<br />

analisi delle strutture sanitarie regionali a disposizione.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza – 22 novembre 1985<br />

Un bilancio di tre anni d’attività del Servizio medico – sociale per le tossicodipendenze<br />

Una stima drammatica: mille drogati a Vicenza!<br />

Ecco come vuole intervenire l’Unità sanitaria - Previsti il raddoppio del centro diurno<br />

di S. Domenico e la costituzione di una cooperativa di formazione e lavoro.<br />

–29–


Dal 1981 al 1985<br />

Meno metadone, più aiuto nel reinserimento<br />

Sintesi dell’articolo: Questi i dati dei giovani eroinomani conosciuti e seguiti dal Servizio medico<br />

– sociale per le tossicodipendenze dell’ULSS n. 8: “554 utenti dal 1981 al 1985; contattati almeno<br />

una volta nell’ultimo anno; 353 utenti trattati con metadone (solo una parte ha seguito completamente<br />

i programmi di divezzamento con dosi a scalare); 34 gli utenti attualmente inseriti in comunità<br />

terapeutiche; 103 utenti in totale (1981-’85) affidati in comunità terapeutiche private; 11 utenti<br />

attualmente seguiti dal centro diurno del Servizio”.<br />

“Se le proiezioni studiate dal ministero della Sanità valgono davvero dappertutto, se cioè per ogni<br />

drogato conosciuto ce ne sono altri due di “sommersi”, la cifra del fenomeno-droga sta continuando<br />

a gonfiarsi drammaticamente anche a Vicenza e dintorni. Per il servizio medico-sociale per le tossicodipendenze<br />

dell’Unità locale socio-sanitaria n. 8 sono passati 554 “utenti”, ragazzi alle prese con<br />

l’eroina che non li molla, arrivati già alla fase brutta. Dietro di loro ci sono i plotoni dei consumatori<br />

saltuari, dei fumatori di spinelli, degli “impasticcati con mille miscele, di chi nella spirale della<br />

tossicodipendenza già c’è comunque, magari nei giri più lontani dal buco nero, magari convinto di<br />

potersi fermare quando vuole. Nel circondario della città fanno 1.500 giovani, cacciatisi dentro a un<br />

tunnel del quale parecchi non hanno ancora provato il buio più terribile. (…)<br />

Le famiglie dei tossicodipendenti riunite nel Comitato di solidarietà, premono perché si faccia di più<br />

di quello che è stato fatto: hanno la morte che passa davanti alla porta di casa ogni giorno.<br />

Le comunità terapeutiche, gestite dalle associazioni operano in mezzo a tante difficoltà: alcune<br />

vanno bene, altre meno, c’è un “mercato” anche per loro, resistano solo quelle che hanno già dato<br />

dei risultati. Il Comune assicura il suo impegno nei limiti che gli sono fissati dalla ripartizione dei<br />

compiti: l’aspetto socio-sanitario è competenza dell’ULSS. I risultati della distribuzione del metadone<br />

sono modesti, validi soltanto come tampone sociale; si chiede più sostegno psicologico, il raddoppiamento<br />

del centro diurno, obiettori di coscienza per il carcere e, obiettivo ambizioso di cui<br />

l’ULSS non nasconde le difficoltà, una cooperativa per tossicodipendenti guariti”.<br />

✧<br />

A seguito di un’intervista ai farmacisti a cura del giornale “Vicenza oggi”, il 23 novembre<br />

’85, è stata pubblicata la seguente lettera dal titolo:<br />

Farmacie di notte e drogati: negare farmaci ma non le siringhe<br />

Dopo avere letto attentamente l’articolo su “Vicenza oggi” del 9 novembre ’85, dal titolo:<br />

“Nelle farmacie di turno la notte non porta pace”, come genitori di tossicodipendenti<br />

ci siamo sentiti in dovere di esprimere il nostro parere. Innanzi tutto ringraziamo quei farmacisti<br />

che hanno il coraggio di non vendere certi farmaci ai drogati, e su questo punto<br />

dovrebbero essere imitati su larga scala dai loro colleghi di “manica larga”. Sappiamo purtroppo<br />

che medici troppo accomodanti prescrivono con leggerezza quei farmaci che i tossicodipendenti<br />

usano in sostituzione o in aggiunta all’eroina, ed è nostra intenzione raccogliere<br />

nomi e prove per formali denunce e questo vale anche per quei farmacisti che vendono<br />

con leggerezza detti prodotti senza ricetta ai drogati o ai loro famigliari-complici.<br />

Quello su cui non siamo d’accordo riguarda la non vendita in ore notturne di siringhe<br />

(quando si vendono “anticoncezionali alle coppiette”), proprio in questi tempi in cui infuria<br />

lo spauracchio dell’Aids. Sappiate signori farmacisti, che se un drogato ha voglia di<br />

“bucarsi” e non ha una siringa sterile, lo fa con una usata, quindi infetta, nonostante la<br />

paura del contagio, perché la loro paura non è quella delle persone normali ed equilibrate<br />

che sanno correre ai ripari, ma quella mista alla fatalità che li porta drammaticamente<br />

all’autodistruzione. Forse non ha torto quel dottore che dice che il “drogato ha saputo<br />

–30–


Dal 1981 al 1985<br />

sfruttare al meglio la mentalità corrente per apparire una creatura debole e indifesa”, ma<br />

forse è anche vero il contrario, cioè, alla mentalità corrente fa comodo pensare così. Infatti<br />

c’è chi dice:”mettiamoli tutti al muro” e chi invece: “poverini, mi fanno pena”. Ma,<br />

aldilà di questi due modi di pensare, dopo decenni di convivenza in città con questi giovani,<br />

chi può, non ha il coraggio di un atto di forza che faccia loro veramente bene.<br />

E come scusa a questo comportamento si tirano fuori tante parole come: “scelte,<br />

libertà, delega,” e chi più ne ha più ne metta; parole queste, che per noi genitori hanno il<br />

valore della presa in giro, perché vediamo giorno dopo giorno avvicinarsi per i nostri figli<br />

la morte. Noi credevamo di essere già duramente colpiti dal dramma “droga”, ma è pur<br />

vero che c’è sempre un “più” e quel più si chiama Aids. Preghiamo perciò i medici farmacisti<br />

di negare ai drogati tutti i farmaci di cui abitualmente fanno uso e avranno la nostra<br />

riconoscenza, ma non neghino la siringa sterile quando venga richiesta, perché purtroppo<br />

siamo costretti a dire che tra i due mali bisogna scegliere il minore. Sappiate intendere!<br />

Non è negando la siringa che si risolve il problema droga, ma indirizzando gli sforzi di<br />

tutti ad un unico fine e questo vale specialmente a coloro che, più degli altri hanno<br />

responsabilità sociali.<br />

Per il Comitato di solidarietà, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

30 novembre 1985 – Oggi, per volere dell’Ulss 8, chiude una struttura che era nata per il recupero<br />

dei tossicodipendenti. Anch’io, per un certo periodo ho cercato di collaborare con gli operatori,<br />

e questo mi ha permesso di capire le difficoltà che esistevano nel suo interno, ma non<br />

voglio però soffermarmi nei particolari.<br />

Credo sia facile intuire quanto operare in questo campo sia di estrema delicatezza. Occorrono<br />

preparazione, conoscenza e professionalità. Non ci si può improvvisare operatori in un campo<br />

così delicato, perché si rischia di causare danni a volte molto gravi.<br />

✧<br />

Lettera indirizzata a: Il Giornale di Vicenza e pubblicata il 14 dicembre1985 con il titolo:<br />

Il tossicodipendente va aiutato, perché è soprattutto un ammalato<br />

Egregio Direttore,<br />

questa lettera era pronta la sera stessa del 25 novembre, quando il suo giornale pubblicò<br />

la notizia della morte per droga di un giovane ventiquattrenne della nostra città.<br />

Il giorno dopo, la vista della salma composta e serena nell’immobilità della morte e il<br />

dolore dei familiari mi lasciarono sgomenta e svuotata. Che vale combattere, mi son detta,<br />

che vale cercare aiuto quando dopo anni di lotta si continua vedere i nostri figli morire<br />

così? Avevo perciò messo nel cassetto quest’ultima lettera, che continuava con le altre gentilmente<br />

pubblicate dal suo giornale, una piccola battaglia fatta di scontri e di proteste,<br />

con l’intento di stimolare e far riflettere su questo doloroso problema.<br />

Su insistenza dei genitori del Comitato, oggi, se pur in ritardo le invio il testo.<br />

I venditori di morte hanno mietuto un’altra vittima, e forse hanno inconsapevolmente<br />

dato ai suoi genitori la possibilità di trovare la pace nella rassegnazione, quella pace che<br />

–31–


Dal 1981 al 1985<br />

prima non potevano avere mai, perché ogni attimo, ogni istante di vita era certamente<br />

fatto di paura, incertezza, speranza, disperazione, sconforto, rabbia e soprattutto impotenza.<br />

Ora il giovane dorme il sonno eterno, speriamo che nell’aldilà trovi risposte alle sue<br />

domande. La vita di questo mondo non faceva per lui, perché era fragile, non sapeva lottare,<br />

mentre la vita è fatta di lotta, sporca o pulita che sia. È morto un altro giovane, e<br />

noi che si fa? Noi arrestiamo gli spacciatori, li processiamo, li condanniamo e li liberiamo<br />

offrendo loro su un piatto d’argento la possibilità di vendere ancora morte. E intanto si<br />

fanno più astuti, perché si sa, l’esperienza insegna. In compenso arrestiamo il drogato che<br />

ha commesso qualche piccolo reato, lo buttiamo in un carcere sovraffollato, lo lasciamo<br />

alla mercé di altri disgraziati come lui e poi lo liberiamo perché torni nella strada a bucarsi<br />

nuovamente, salvo poi a richiuderlo per più tempo quando diventeranno esecutive la<br />

condanne, magari proprio nel momento in cui, dopo tanti sacrifici si è cominciata una<br />

terapia riabilitativa. Sappiamo tutti che il carcere è una struttura solo punitiva, il tossicodipendente<br />

ha invece bisogno di essere messo nelle condizioni di seguire un cammino che<br />

lo aiuti a ritrovare se stesso e i valori della vita.<br />

Ma se queste cose vanno male, non c’è da stare allegri con la scuola, i cui responsabili<br />

continuano a ripetere che tra le sue mura la droga non entra; ma allora, perché in un articolo<br />

pubblicato sui giornali cittadini leggiamo che quando uno studente spaccia droga<br />

viene avvertita l’autorità giudiziaria, mentre se è soltanto consumatore si provvede al recupero<br />

d’accordo con la famiglia? E poi si afferma che il tossicodipendente regge il ritmo<br />

della scuola solo agli inizi oppure solo se fuma, perché se passa alle droghe pesanti lascia<br />

lo studio? Come si può dire questo se a scuola la droga non c’è?<br />

Dobbiamo convincerci che anche tra i banchi dell’aula la tossicodipendenza può mettere<br />

le radici, perché è il momento in cui i ragazzi sono più vulnerabili, perché è lì che<br />

hanno più contatti tra loro ed è lì che cominciano a raccogliersi in gruppetti per prendere<br />

accordi, ed è ancora lì che subiscono in modo negativo l’influenza di coloro che sono<br />

già nella strada della devianza.<br />

Noi del Comitato invitiamo i responsabili a preparare un intervento di prevenzione<br />

che coinvolga tutti coloro che operano in questo campo, di prendere contatto con il servizio<br />

per le tossicodipendenze, per promuovere incontri di formazione per genitori, perché<br />

prima ancora dei figli devono essere ben informati i padri e le madri.<br />

Che dobbiamo dire della Sanità? Che per un drogato è ben difficile entrare in alcuni<br />

reparti dell’ospedale, anche se ha le braccia gonfie e infette. E il reparto infettivi? Equipe<br />

medica generosa e preparata, però manca personale e i locali sono insufficienti per fronteggiare<br />

questo momento reso grave a causa dell’Aids.<br />

Ci sono poi alcuni farmacisti “solidali tra loro”, nel non vendere nelle ore della notte<br />

(in genere le ultime del giorno), le siringhe sterili ”per disabituare il drogato a tali richieste<br />

notturne”, se proprio vogliono drogarsi si arrangino con quelle già usate da loro stessi<br />

o da altri, anche se infette. Meglio “vendere gli anticoncezionali alle coppiette”!<br />

E le parrocchie? Per carità! Stiamo alla larga dai drogati, sono delinquenti! Prepariamoci<br />

bene sulla bozza del primo decreto sinodale, quello dove è scritto tra l’altro di una certa<br />

–32–


Dal 1981 al 1985<br />

parabola che narra che Dio è il buon pastore, preoccupato più delle pecorelle smarrite,<br />

che non di quelle al sicuro nell’ovile; e ancora, dice della solidarietà di Dio con gli ultimi<br />

e con coloro che agli occhi degli uomini sembrano sconfitti.<br />

Rientriamo in noi, guardiamo bene quale è la realtà, cerchiamo di ristabilire i veri valori.<br />

Ognuno si prefigga un compito e lo svolga con coscienza e con un pochino di amore.<br />

Sorvegliamo i ragazzi quando si appartano, quando si chiudono in camera, quando affluiscono<br />

verso un’automobile che arriva a ore fisse, quando c’è un via vai in un certo luogo<br />

e a una certa ora. Stiamo tutti all’erta, e all’erta stia pure chi ha incarichi istituzionali, perché<br />

maggiormente responsabile del bene comune. Non lasciamo imperversare la burocrazia,<br />

ma affrettiamo i tempi per costruire presto un qualcosa di più efficace e duraturo.<br />

Cosa diciamo ai genitori del giovane morto e a tutti quelli che hanno perso un figlio a<br />

causa della droga? Che partecipiamo al loro dolore, che preghiamo perché trovino la pace,<br />

ma soprattutto che ci auguriamo che questa nuova tragedia smuova l’aria stagnante dell’indifferenza.<br />

Solo così la vita e la morte assumeranno un significato.<br />

Per il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Il Giornale - 14 dicembre 1985<br />

I pericoli della droga in caserma<br />

Fino a poco tempo fa non se ne parlava o se ne negava l’esistenza<br />

Non è possibile né giusto considerare il militare diverso dal cittadino comune<br />

Necessitano provvedimenti più efficaci di quelli in vigore e forse il coinvolgimento delle famiglie<br />

Fino a pochi anni or sono, nelle Forze armate italiane nessun militare si drogava. Non “risultava” come<br />

si usa dire nelle furerie. O, più verosimile, “risultava” soltanto a pochi e ai vertici. Nel mondo esterno<br />

non se ne sapeva quasi niente, in pratica sapevano solo i parenti e gli amici dei colpiti. Nella realtà,<br />

però, ci si drogava, eccome. Solo che l’argomento droga era un argomento tabù. Si tendeva a non parlarne,<br />

ad ignorare il tema; o a dirne a mezza bocca e sottovoce. Ciò non toglieva che il silenzio sulla<br />

diffusione della droga nelle forze armate apparisse alquanto misterioso: come poteva accadere che la<br />

droga, presente nella società dall’età della pubertà in su (almeno nei maschi), rimanesse miracolosamente<br />

esclusa da caserme e dintorni?.<br />

Il tabù, beninteso, aveva le sue ragioni d’essere. Almeno due di certo. Prima, anche se di sapore ipocrita,<br />

quella di non ledere il decoro delle Forze armate. In realtà la droga fa a pugni con l’immagine<br />

che le Forze armate di tutto il mondo hanno o pretendono di avere. Seconda ragione, in sé e per sé<br />

senz’altro accettabile, quella connessa con l’esigenza del segreto militare. V’era anche una terza ragione.<br />

Quella costituita dalla presenza di due opposte ed assolute posizioni preconcette: l’una secondo la<br />

quale la caserma non era altro che il luogo più fertile per l’avviamento alla droga, la seconda che la<br />

definiva invece superbamente come “baluardo unico alla droga”. False, le due asserzioni estreme si<br />

elidevano a vicenda, con il fritto di aggiungere silenzio al silenzio.<br />

Da qualche tempo il tabù non esiste più. Ad incrinarlo, non più di due anni fa, tra i primi era stato<br />

uno specialista della materia, il colonnello in s.p.e. Fabio Mantovani, nel corso di un convegno tenutosi<br />

all’università di Pavia. Ora lo stesso Mantovani in collaborazione con l’illustre primario psichiatra<br />

e professore dell’università di Siena Vittorino Andreoli, illumina la materia mediante un saggio<br />

(“Forze armate e droga – Orientamenti per quadri di comando”, Masson Italia Editori, Milano).<br />

Questo saggio,disponibile al pubblico, non solo spazza via il tabù; ma soprattutto indica come e perché<br />

la lotta contro la droga potrebbe essere meglio condotta se si chiarissero taluni equivoci. Tra gli<br />

altri, la credenza diffusa che l’informazione sulla droga in sé e per sé, vale a dire la “predica contro”,<br />

–33–


Dal 1981 al 1985<br />

abbia una qualche efficacia. Può anzi, in qualche caso, avere effetti addirittura contrari.<br />

Ma l’equivoco numero uno, coraggiosamente indicato nel libro, sta nella stessa legge sulla droga (la 685),<br />

precisamente là dove essa considera con tolleranza la droga se è detenuta per uso personale “in quantità<br />

modica”. A parte la evidente incertezza in termine di peso e volume ed effetti della “quantità modica”,<br />

la definizione genera automaticamente un interrogativo di fondo. Questo: considerato che il militare,<br />

sia di leva sia volontario, è prima di tutto cittadino e poi militare è ammissibile abbia con sé droga<br />

in “quantità modica?” E ovviamente, ne faccia uso? In altre parole, nel giovane in divisa prevale la<br />

posizione di cittadino abilitato a detenere droga o quella di militare il quale, per esempio, non può<br />

ridursi in stato di ubriachezza e, per analogia, drogarsi? Secondo gli autori del saggio, in sostanza, la<br />

posizione del militare prevale su quella del cittadino, data la speciale condizione connessa con le esigenze<br />

e le caratteristiche del servizio militare. La droga insomma non è ammissibile. (…)<br />

Quest’opera, che è insieme saggio e manuale, fornisce con la particolareggiata descrizione delle varie<br />

droghe (compresi il tabacco, l’alcool, e i tranquillanti) e del modo di riconoscere chi li usa. Con in<br />

più una serie di risposte appropriate agli interrogativi che sorgono. Per esempio a questo: ”E’ consigliabile<br />

coinvolgere la famiglia nel caso che si scopra un soldato che si droga?”.<br />

✧<br />

Vicenza 20 dicembre 1985 - Lettera inviata all’assessore regionale alla Sanità Antonio Bogoni<br />

P.c. Al presidente della Provincia, al sindaco di Vicenza, al presidente dell’Ulss n. 8, alle Circoscrizioni,<br />

ai gruppi di volontariato, alla stampa vicentina<br />

Allarmati dalle notizie riportate sui nostri giornali riguardanti l’assegnazione dei centri di<br />

riferimento per l’Aids a Padova e Verona, nel timore che i nostri figli colpiti dal virus Hiv<br />

siano costretti a recarsi in queste città per analisi e cure, facciamo presente all’assessore<br />

Antonio Bogoni e alla Giunta regionale veneta, il grosso pericolo che rappresenta la<br />

distanza tra la residenza dei malati e il luogo di cura.<br />

Considerando che il reparto Malattie Infettive dell’ospedale di Vicenza si avvale di medici<br />

di cui è nota la professionalità e l’attenzione al problema Aids, chiediamo che questi<br />

medici siano messi nelle condizioni di potere continuare a svolgere la loro opera, affinché<br />

i nostri figli possano essere agevolati nell’iniziare i necessari accertamenti clinici e continuare<br />

le eventuali terapie, altrimenti difficili da attuare, dato il comportamento apatico e<br />

fatalista che contraddistingue il tossicodipendente.<br />

Se tra il paziente e il luogo di cura metteremo la distanza di cinquanta chilometri e più, il<br />

treno o l’autobus, orari e coincidenze problematiche, avremo come risultato un malato<br />

che, per la sua incostanza, oltre all’aggravamento del male, renderà inutile l’impegno dei<br />

medici e alla fine costerà in denaro più che il potenziamento del nostro ospedale. Confidando<br />

che la nostra richiesta sarà benevolmente accolta porgiamo distinti saluti.<br />

I genitori del comitato di solidarietà con la famiglie dei tossicodipendenti di Vicenza<br />

✧<br />

Lettera pubblicata il 29 dicembre ’85 da “La Voce dei <strong>Berici</strong>” giornale diocesano con il titolo:<br />

“Noi il tenue filo della speranza dobbiamo costruircelo ogni giorno”<br />

Un altro giovane della nostra città è rimasto vittima della droga. I suoi genitori affranti si<br />

domanderanno finché avranno vita in che cosa avranno sbagliato e perché è accaduto proprio<br />

a loro.<br />

–34–


Dal 1981 al 1985<br />

Per noi genitori è una cosa assurda vedere i nostri figli bruciarsi la vita in questo modo,<br />

quando dovrebbero sentire più forte lo stimolo che li porta alla conquista di un posto nella<br />

società. Invece sono perdenti, vinti, prima ancora di cominciare la lotta. Il vedere questi<br />

figli che giorno dopo giorno sono avviati verso l’annullamento di se stessi senza riuscire<br />

infondere loro coraggio, è un dramma nel dramma.<br />

Al funerale di quel giovane c’erano molti suoi amici; ebbene, io avrei voluto che tutti<br />

i tossicodipendenti fossero intervenuti a quella mesta cerimonia, che tutti si fossero soffermati<br />

a meditare sulla giovinezza che giaceva in quella bara e si fossero identificati in essa<br />

e da essa avessero tratto forza per liberarsi dall’odiosa schiavitù della droga. Avrei anche<br />

desiderato che avessero posato lo sguardo su quei genitori e quei fratelli in lacrime, e poi,<br />

tornati a casa, avessero saputo guardare il volto dei propri genitori; certamente vi avrebbero<br />

scorto lo stesso dolore, la medesima angoscia, perché per un padre e una madre il<br />

figlio comincia a morire il giorno stesso in cui incautamente, convinto di sapersi fermare<br />

quando lo desidera, offre il braccio “all’amico” compiacente che affondando in vena l’ago<br />

della siringa, lo inizia alla droga. Tutti gli altri giorni sono solo giorni di agonia.<br />

Questa nuova morte ha aumentato in me la ribellione contro una società che permette<br />

tutto in nome della libertà; libertà di drogarsi! E i genitori si sentono sempre più soli e<br />

sempre più impotenti. E non li aiuta la scuola chiusa in se stessa, che, per il presunto buon<br />

nome rifiuta una realtà che diventa sempre più drammatica. E non li aiuta la chiesa che<br />

predica l’apostolato per gli ultimi e gli emarginati, ma ancora non ha trovato le forme concrete<br />

e forse il coraggio per farlo. Ho riletto il documento base per il 25° Sinodo e la bozza<br />

del primo decreto. In quelle pagine sono contenuti tutti gli insegnamenti che, se messi in<br />

pratica, potrebbero migliorare in modo radicale la società. La nostra comunità cristiana è<br />

costituita apparentemente da persone per bene, ma i diversi sono guardati con diffidenza<br />

e sospetto. La chiesa non deve andare a senso unico, ma abbracciare una pastorale coraggiosa<br />

che, seguendo l’insegnamento di Gesù, vada incontro ai poveri, ai malati, agli emarginati.<br />

Si affianchi a questi giovani che vanno alla deriva, come il “Viandante” si è affiancato<br />

ai due discepoli sulla via di Emmaus, non li rifiuti, ma sappia intendere i loro bisogni.<br />

“Lo spirito di Dio chiede ai credenti di collaborare con creatività e dedizione, insieme<br />

agli uomini di buona volontà, per vincere ciò che ostacola le vita e la dignità dell’uomo<br />

come la fame, la guerra, l’ignoranza, la malattia, l’oppressione”. E la droga, aggiungo,<br />

perché la droga è tutto questo insieme. Perché la droga ostacola la vita, avvilisce la dignità<br />

dell’uomo, lo rende affamato di comprensione e di amore, scatena la guerra più vile, porta<br />

all’ignoranza, alla malattia, all’oppressione degli ideali più belli e più sacri che possono alimentare<br />

l’esistenza di un giovane.<br />

A complicare una situazione già grave in se stessa, è arrivato il virus dell’Aids, il quale<br />

ha messo le sue radici profonde in maniera subdola e silenziosa, scoppiando poi in modo<br />

clamoroso seminando paura, angoscia, confusione e morte.<br />

Fino ad oggi i tossicodipendenti che contraevano malattie a causa dell’uso e abuso di<br />

droghe erano per lo più curati nel reparto Infettivi dell’ospedale di Vicenza. D’ora in poi<br />

purtroppo, sembra dovranno rivolgersi a Verona, sede legale con Padova dei due centri di<br />

–35–


Dal 1981 al 1985<br />

riferimento per l’Aids nel Veneto. Lasciando da parte il non indifferente pericolo che rappresenta<br />

la lontananza della residenza dal luogo di cura e cogliendo il problema solo dal<br />

lato umano dell’assistenza familiare, come madri, ci poniamo due angoscianti interrogativi:<br />

seguire e sostenere moralmente il figlio malato abbandonando la famiglia, o quando<br />

ciò risultasse impossibile, privarlo del conforto dei familiari? La nostra città non manca di<br />

medici preparati e competenti; secondo Chieco Bianchi, titolare della cattedra di oncologia<br />

dell’università di Padova a cui è stata affidata l’indagine sull’Aids, i risultati della ricerca<br />

del gruppo vicentino sono stati tra i migliori. Diamo loro quindi la possibilità di continuare<br />

la loro opera, tanto più meritoria in quanto, all’abilità professionale uniscono<br />

disponibilità e sensibilità al problema droga in tutta la sua complessità.<br />

Noi genitori affidiamo nelle loro mani con fiducia i nostri figli, certi che faranno quanto<br />

sarà umanamente possibile per aiutarli.<br />

Genitori, non consumiamo nel silenzio il dramma di un figlio drogato, asciughiamo le<br />

lacrime che non risolvono i nostri problemi, ribelliamoci all’indifferenza, all’inefficienza,<br />

alla burocrazia. Strappiamo i nostri figli dagli artigli di coloro che li tengono invischiati<br />

nelle maglie della droga; pretendiamo leggi severe che li aiutino veramente. Basta con i<br />

processi che condannano lo spacciatore e lo rimettono in libertà il medesimo giorno! Se<br />

egli è anche tossicodipendente sia messo nella condizione di iniziare una terapia riabilitativa.<br />

Se invece spaccia per lucro, sia tenuto in carcere a meditare sui suoi delitti. Nessuna<br />

pietà per chi causa tanta sofferenza, per chi approfitta della fragilità di un bambino o di<br />

un adolescente, per chi trasforma i nostri figli in esseri passivi che convivono quotidianamente<br />

con la menzogna, l’inganno, il furto, che sconvolgono la dignità di una famiglia<br />

onesta.<br />

Signori politici, legislatori, magistrati, che tenete in mano le nostre sorti, non tradite<br />

la fiducia che abbiamo deposto in voi, ascoltate le nostre voci, sono voci di tante madri<br />

stanche di subire.<br />

Siamo a Natale e ognuno ha diritto a una speranza. Noi il tenue filo della speranza<br />

dobbiamo costruircelo ogni giorno. Se ci verrà tolto anche quello cosa ci resterà? Se la festa<br />

più dolce dell’anno a noi non porterà un sorriso, ci sia almeno risparmiata una nuova<br />

sconfitta.<br />

Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Aids – 1985 – a Vicenza vi sono stati 4 decessi – In Italia 89<br />

–36–


1986<br />

1986<br />

Il Giornale di Vicenza - 7 febbraio 1986<br />

Accusa un malore a S. Biagio<br />

Detenuto muore per emorragia<br />

Comunicazione giudiziaria al medico del carcere<br />

✧<br />

Vicenza il 9 febbraio ’86 - Lettera consegnata a mano al presidente del Consiglio<br />

On. Bettino Craxi da parte dei genitori del Comitato in occasione della sua venuta<br />

a Vicenza il 16 gennaio e pubblicata su Il Giornale di Vicenza con il titolo:<br />

A Bettino Craxi<br />

Presidente,<br />

siamo genitori di giovani tossicodipendenti. Sono anni che lottiamo, prima da soli nel<br />

chiuso delle nostre case, poi riuniti tra noi tutti, perché abbiamo capito che per combattere<br />

la droga bisogna essere in molti, magari una moltitudine. Qualcuno di noi ha avuto<br />

il conforto di vedere premiati i propri sforzi con il reinserimento del proprio figlio nella<br />

società, ma altri, e sono i più, vivono ancora nella disperazione e nello sconforto più<br />

amaro. Unico mezzo per non essere annientati è questa nostra ribellione che ci spinge a<br />

lottare con caparbia ostinazione nel tentativo di strappare i nostri figli dall’aberrazione<br />

della droga; ribellione contro leggi permissive che, oltre a non darci aiuto, ci ostacolano<br />

nei nostri legittimi tentativi di recupero; dietro le parole libertà e rispetto si nascondono<br />

l’indolenza della burocrazia e l’indifferenza più profonda. Lo Stato pretende che i nostri<br />

figli compiano il servizio militare, in caso contrario vengono rinchiusi in carcere; se in<br />

tempo di guerra, può addirittura dare la morte a chi si rifiuta di combattere. Così, sia in<br />

guerra che in pace, lo Stato fa violenza ai nostri giovani; ma quando i genitori di questi<br />

stessi giovani, sfibrati e scoraggiati da innumerevoli tentativi per salvarli dalla droga, tentativi<br />

spesso miseramente crollati, chiedono un aiuto concreto, il medesimo Stato attraverso<br />

le sue leggi si rifiuta sotto l’alibi delle parole”libertà e rispetto”.<br />

Qui nel vicentino i tossicodipendenti si contano a migliaia, eppure non abbiamo un<br />

servizio per le emergenze aperto 24 ore su 24, in cui quei giovani che escono dal carcere<br />

o dall’ospedale o sono rifiutati dalle famiglie ormai allo sfascio, possano trovare ospitalità<br />

e un contatto umano che li sproni ad iniziare una fase di recupero. Non abbiamo una<br />

comunità per ragazze (forse sono creature di serie B?) e abbiamo un carcere nuovo che non<br />

ha una sezione femminile.<br />

Ora c’è anche l’Aids che viene ad aggravare una situazione già preoccupante. Vicenza<br />

ha infatti in questo campo il triste primato di mortalità nel Veneto. Secondo le nuove normative<br />

i nostri figli che hanno contratto o contrarranno questo temibile virus non<br />

potranno essere curati nella nostra città, ma dovranno fare capo a Verona – città nota per<br />

–37–


1986<br />

lo spaccio - con tutti i rischi che questo comporta. Abbiamo chiesto aiuto presso gli organi<br />

competenti, ma questi ci fanno rimbalzare come palle di gomma in mano a bambini<br />

irresponsabili e giocherelloni. Oggi Lei è nella nostra città e vedrà gioielli preziosi e bellissimi.<br />

Noi volevamo incontrarla con cartelli con scritto:”Morte alla droga”, per attirare la<br />

sua attenzione. Abbiamo invece scelto di comunicare in modo meno plateale e discreto.<br />

Presidente, portare aiuto a dei giovani anche contro la loro volontà e asciugare il pianto<br />

di tante madri è cosa ben più preziosa di tutti i gioielli di questo mondo!.<br />

A Lei, come padre di famiglia, come persona civilmente impegnata, come politico<br />

responsabile e come presidente del Consiglio, noi affidiamo la vita dei nostri figli.<br />

Per il Comitato di solidarietà, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

In data 3 febbraio ’86 “Il Giornale” di Indro Montanelli pubblica a pag. 2 una lettera, in cui<br />

Vincenzo Muccioli manifesta il timore che il giovane Mauro, uscito guarito dalla sua comunità<br />

e reinserito nella società, venga arrestato a causa di un ordine di carcerazione per un vecchio<br />

fatto del 1981 quando faceva uso di droghe. Convinta che la stampa, se ben condotta, sia<br />

un’arma importante contro la droga, perché con l’informazione si può fare anche prevenzione,<br />

aiutando i lettori a farsi una coscienza più sociale e stimolare i politici a riconsiderare i problemi,<br />

ho voluto far giungere a “Il Giornale” l’opinione del mio Comitato.<br />

Ringrazio ancora Montanelli, perché nel suo Giornale ho sempre trovato ospitalità.<br />

La lettera è stata pubblicata il 15 febbraio ’96 con il titolo:<br />

I drogati di Vicenza<br />

Caro direttore,<br />

ho letto l’appello in cui Vincenzo Muccioli le chiede aiuto.<br />

Purtroppo la situazione descritta è comune ad altri giovani che, come Mauro, sono riusciti<br />

a scrollarsi di dosso il fango in cui la droga li aveva precipitati. Mi permetto però di far<br />

notare che almeno Muccioli ha la fortuna di avere buoni amici, conseguenza evidente<br />

della stima che ha saputo guadagnarsi, e avere per amico Indro Montanelli non è cosa di<br />

poco conto. Questa amicizia servirà perlomeno a rendere pubbliche in un giornale letto e<br />

apprezzato alcune storture che il cittadino più indifeso è costretto a subire.<br />

Io sono una madre che fa parte del Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti<br />

di Vicenza, comitato la cui voce si perde nel deserto dell’indifferenza e della<br />

non collaborazione.<br />

Qui nel vicentino i tossicodipendenti sono migliaia, e le strutture che potrebbero dar<br />

loro aiuto sono quasi inesistenti. Manchiamo di un centro di pronta accoglienza in cui<br />

quei giovani che sono respinti dalle famiglie possano trovare rifugio e sostegno per iniziare<br />

un cammino che li porti a ritrovare se stessi. Per le ragazze che si drogano c’è il vuoto<br />

assoluto. Abbiamo un <strong>Centro</strong> diurno gestito dalle Ulss, ma non accoglie quei giovani che<br />

non sono seguiti dai genitori.<br />

Qui nessuno scende in piazza per offrire un contatto umano a quelle larve che destano<br />

più senso di ripulsa che di pietà, e tanto meno viene offerto alle famiglie colpite un<br />

granellino di speranza. Qui ognuno si fa i fatti suoi e non sa, misero, che la droga può<br />

–38–


1986<br />

divenire quando meno se lo aspetta un fatto drammaticamente suo. Chi è coinvolto suo<br />

malgrado in queste spire, generalmente cova il suo dolore nel chiuso della propria casa,<br />

convinto che gli altri non sappiano nulla e non si accorge che il suo è il segreto di Pulcinella.<br />

Io comprendo queste persone, so che è duro accettare una tale realtà, che è difficile<br />

non restarne annientati, ma so anche che dobbiamo affrontare con coraggio e determinazione<br />

una situazione che richiede tutta la nostra partecipazione e la nostra tenacia. Ne va<br />

della vita dei nostri figli. Siamo noi genitori che uniti assieme dobbiamo pretendere che<br />

lo Stato si scrolli di dosso la lentezza esasperante del suo agire; occorrono leggi adeguate<br />

ai tempi e alle necessità, e occorrono presto, non fra dieci anni!<br />

Questa lettera non vuole essere solo uno sfogo rabbioso e amaro, vuole essere soprattutto<br />

una testimonianza di solidarietà a Muccioli, che nonostante le non poche avversità,<br />

continua ad andare avanti facendosi carico del fardello di coloro i quali ancora non hanno<br />

la forza di portarlo. Vuole dire grazie ad un uomo che dà a tutti noi e a quei giovani che<br />

hanno avuto la fortuna di incontrarlo, una testimonianza di quei valori che il mondo<br />

moderno vuole soffocare, ma silenziosamente e caparbiamente risalgono a galla e si chiamano:<br />

amore, dedizione, altruismo.<br />

Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Ad inizio febbraio il Giornale di Vicenza ha pubblicato la seguente lettera con il titolo:<br />

Vicentini stiamo attenti le droghe leggere dilagano<br />

Egregio direttore,<br />

Sono una ragazza ancora molto giovane, che vuole parlare, purtroppo di droga. Sono veramente stupefatta<br />

dal fatto che, proprio nella nostra città ci sia un tale consumo di stupefacenti e purtroppo lo<br />

si può facilmente constatare. Ma non parlo di sbandati delinquenti, ragazzi disoccupati o con grossi<br />

problemi; penso infatti che un uomo comune collochi mentalmente il drogato per lo più in questa<br />

cerchia di persone. Io, con questa lettera voglio far presente a lei e a chiunque la leggerà che decine<br />

e decine di giovani, spesso delle famiglie più in vista e conosciute in città, fanno uso di droghe,<br />

soprattutto leggere. La tendenza comune è quella di trovarsi in gruppi, forse per sentirsi meno in<br />

colpa e di cercare di dare all’hashish e alla marijuana un senso positivo. Detesto, come penso tutte le<br />

persone intelligenti, la droga e soffro che tanti miei coetanei e non, siano così immaturi e superficiali<br />

da farne uso. E con il passare del tempo, invece di uscirne, vedo che sprofondano sempre più dentro<br />

quella fossa che, se non sarà della morte fisica, lo è certamente della mente, della volontà e della<br />

personalità. Vorrei anche invitare la polizia a cercare di bloccare questo illecito e deleterio traffico di<br />

droga proprio a livello di giovani ragazzi, spesso i più insospettabili, dato che la recente legge ammette<br />

che si possa punire anche chi viene trovato in possesso di modiche quantità di stupefacenti.<br />

Non è difficile, infatti, riconoscere quel maledetto odore dolciastro delle droghe leggere. Questo<br />

fenomeno è ormai diffusissimo e vorrei che tutti ci impegnassimo per aiutare queste persone per il<br />

loro ed anche nostro bene.<br />

Lettera firmata<br />

✧<br />

Considerando il contenuto della lettera positivo e significativo, soprattutto perché proveniente<br />

da una giovane, ho ritenuto giusto testimoniarle il mio apprezzamento inviando al giornale di<br />

Vicenza questa lettera pubblicata 17 febbraio 1986 con il titolo:<br />

Messaggio a una ragazza che ci fa ben sperare<br />

–39–


1986<br />

Carissima ragazza “ancora molto giovane”,<br />

il leggere la tua lettera pubblicata sul Giornale di Vicenza è stato per me come respirare<br />

una boccata di aria pura, miracolosamente filtrata tra i gas venefici che ci circondano.<br />

Ecco finalmente una giovane che si sente parte della società e che, come tale, rifiutando<br />

passività e delega, dà voce ad una accorata constatazione e cerca di aprire gli occhi ai suoi<br />

concittadini che si ostinano a tenerli costantemente chiusi.<br />

Tu non fai riferimento a quegli “sbandati, delinquenti, ragazzi disoccupati o con grossi<br />

problemi che l’uomo comune identifica come tossicodipendenti”, ma a quei giovani<br />

appartenenti a famiglie più in vista della città. Ebbene, io ti dico che molti di quei ragazzi<br />

sbandati facevano parte di famiglie forse meno in vista, ma onorate, le quali, a volte per<br />

incapacità di sopportare situazioni difficilissime, altre volte per non rendersi complici<br />

della devianza dei figli fornendo loro il denaro per l’acquisto di droghe, hanno accettato<br />

il degrado dei figli stessi nella convinzione che il rendere loro la vita più dura li avrebbe<br />

portati a ravvedersi e a reinserirsi tra le persone oneste.<br />

Tu dici che nel fare uso di marijuana e hashish, questi ragazzi amano ritrovarsi in gruppo<br />

forse per sentirsi meno in colpa; forse per farsi coraggio l’uno con l’altro, dico io, perché<br />

sanno che rischiano molto. Finché fumano, disprezzano gli eroinomani, poi può capitare<br />

che il fumo non basti più e si avviano al gran salto, convinti di sapersi fermare quando<br />

lo vorranno. Purtroppo quando lo vorrebbero sono talmente presi nel laccio che non<br />

hanno più la forza e la volontà di liberarsene e trascinano la loro vita tra inganni, menzogne,<br />

ruberie e altro ancora alla ricerca continua e ossessiva della “dose”.<br />

C’è ancora un altro aspetto tragico che riguarda il problema droga, ed è quello di alcune<br />

famiglie che forniscono di denaro il proprio figlio perché non abbia a procurarselo illegalmente<br />

infangando il loro buon nome attraverso la cronaca nera. Pensa però a quei genitori,<br />

se il figlio gli muore di overdose! Come vedi gli aspetti negativi della droga sono molti<br />

e tutti drammatici, sia per chi ne fa uso, sia per chi gli vive accanto e si sente impotente.<br />

Dici ancore che la polizia dovrebbe stroncare il traffico di queste sostanze, ma se leggi<br />

i giornali puoi vedere che gli spacciatori vengono sì arrestati, ma nel medesimo giorno in<br />

cui sono processati e condannati vengono anche rilasciati!<br />

Nel chiudere la tua lettera esprimi il desiderio che tutti si impegnino per aiutare queste<br />

persone per il loro e nostro bene; io ti dico che se tutti i giovani “puliti” sentissero dentro<br />

di loro questa necessità, certamente la droga verrebbe sconfitta.<br />

Nell’augurarti di conservare le sensibilità e la maturità che hai dimostrato nel tuo scritto<br />

ti saluto con affetto.<br />

Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 21 febbraio ’86<br />

Domani in un convegno in municipio si parlerà di assistenza, prevenzione e reinserimento<br />

Una inaugurazione “diversa” per il carcere S. Pio X<br />

Ci sarà il ministro Martinazzoli.<br />

I genitori dei tossicodipendenti chiedono anche strutture più umane<br />

–40–


1986<br />

In occasione dell’incontro di domani con il ministro di Grazia e Giustizia On. Mino Martinazzoli,<br />

il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti di Vicenza ha preparato anche il<br />

seguente documento che sarà consegnato al ministro:<br />

Signor Ministro,<br />

sappiamo tutti che la droga è divenuta un colossale affare economico-finanziario il cui<br />

commercio è in grado di condizionare la politica economica e sociale dell’intero Paese. Il<br />

parziale insuccesso dell’attuale azione antidroga richiede nuovi strumenti giuridici, nuove<br />

energie e nuovi criteri di intervento. È maturata la convinzione che la tossicodipendenza<br />

non costituisce solo un fenomeno sanitario, oggi sappiamo che il drogato è una persona<br />

che può fare a meno di sostanze stupefacenti se si lavora sulle motivazioni che hanno originato<br />

la sua personale situazione di disagio.<br />

Qui a Vicenza sono trascorsi parecchi anni da quando la droga ha fatto la sua nefasta<br />

apparizione allargandosi rapidamente a macchia d’olio e invischiando molti giovani e con<br />

essi le loro famiglie. Il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti chiede<br />

perciò al governo leggi più idonee ai nostri tempi e alle nostre necessità. Leggi che siano<br />

di aiuto e non di opposizione agli sforzi che i genitori toccati dal problema compiono nel<br />

tentativo di salvare i propri figli.<br />

Si parla ovunque di libertà, e in nome di questa libertà si permette a ragazzini, adolescenti<br />

e giovani l’attuazione di un lento e inesorabile suicidio. Dobbiamo tutti renderci<br />

conto che il drogato può essere capace di intendere, ma non di volere, perciò lo Stato deve<br />

aiutare la famiglia a salvarlo anche forzando la sua volontà. In questa lotta i genitori si sentono<br />

impreparati e abbandonati nel loro isolamento morale. Noi sappiamo che nella tossicodipendenza<br />

- nella maggioranza dei casi - il carcere è una “tappa d’obbligo”. Ebbene,<br />

il governo deve garantire che all’interno di questa struttura il recluso abbia la possibilità<br />

non solo di pagare il suo debito alla società, ma anche di ricevere uno stimolo che lo porti<br />

ad iniziare una terapia di riabilitazione per un reinserimento nella società stessa.<br />

Il carcere come è impostato oggi è solamente una istituzione punitiva e repressiva, che<br />

non riabilita certo i suoi utenti, anzi la promiscuità e il contatto con soggetti di più elevata<br />

pericolosità sociale, induce il tossicodipendente ad assorbire, molte volte aggravando la<br />

sua situazione, una cultura maggiormente negativa; in questo caso avremo i recidivi. Lo<br />

Stato ha emanato valide leggi a favore dei carcerati e in particolare la 616/77 art. 23 del<br />

DPR, e la legge di riforma del sistema penitenziario in cui sono previsti gli interventi di<br />

prevenzione e recupero. Ebbene, se tutto quello che si trova scritto in quelle disposizioni<br />

fosse operante, saremmo già sulla buona strada. Purtroppo però nella realtà, le cose sono<br />

ben diverse. Alcuni giorni fa nella nostra città è stato reso agibile il nuovo carcere, il quale<br />

è già carente sotto il profilo umano. Da sei mesi manca il direttore e l’assistente sociale;<br />

questi servizi vengono svolti provvisoriamente per due giorni alla settimana da persone<br />

che fungono da sostituti. Manca un medico stabile; quello incaricato svolge la sua opera<br />

in modo precario. L’équipe medica prescritta a norma di legge è inesistente. I tossicodipendenti<br />

che entrano in carcere in stato di astinenza vengono riempiti di pillole e abbandonati<br />

a loro stessi. In questa nuova struttura c’è la sezione femminile ma ancora non è<br />

–41–


1986<br />

resa operante e le ragazze vengono mandate a Bassano o a Venezia con estremo disagio per<br />

i familiari che non le vogliono abbandonare. Non esiste un collegamento fra gli operatori<br />

socio-sanitari dell’Ulss e le strutture del carcere. Il mancato coinvolgimento del giudice<br />

di sorveglianza che ha sede a Verona, non permette di programmare alcuna alternativa per<br />

coloro che stanno espiando una pena definitiva.<br />

Il tossicodipendente crea grossi problemi all’interno della struttura carceraria a causa del<br />

suo stato e a rendere più grave la situazione manca una adeguata professionalità specifica<br />

da parte degli agenti di custodia. Come Comitato chiediamo che venga approvata la proposta<br />

di legge avanzata dalla Lenad sulla modica quantità. Perché si arrivi a stroncare il piccolo<br />

spaccio e venga offerta al tossicodipendente l’occasione di una scelta che lo porti alla<br />

riabilitazione. Naturalmente per far questo abbiamo bisogno di strutture adeguate.<br />

Altro punto dolente è quello della lentezza della giustizia. Infatti succede che dei giovani<br />

già inseriti nella società o che stanno svolgendo un programma di riabilitazione, si<br />

vedano arrivare dopo anni dalla condanna l’ingiunzione che la rende esecutiva, vanificando<br />

in questo modo tutti gli sforzi fatti. Da quel momento quei giovani saranno perduti<br />

per sempre.<br />

Tra i tanti problemi che assillano i genitori, uno è particolarmente incomprensibile per<br />

loro. Un padre non può impedire al figlio maggiorenne di uscire di casa per procurarsi la<br />

“dose”, altrimenti viene accusato di sequestro di persona. In questo modo non può far<br />

valere la patria potestà. Quando però lo stesso figlio contrae debiti con la giustizia (es.<br />

multe, spese processuali, rimborso danni ecc.), se il padre rifiuta di pagare - essendo il<br />

figlio nullatenente - gli arrivano in casa gli ufficiali giudiziari che gli pignorano i suoi beni.<br />

A questo punto il genitore, colpito nei sentimenti, nella dignità, nell’onore, privato dal<br />

figlio di denaro e oggetti di valore attraverso anni di ruberie, si vede costretto , anche a<br />

costo di contrarre debiti a saldare quanto il figlio deve allo Stato.<br />

Queste, signor ministro sono situazioni assurde ma reali. Noi genitori non pretendiamo<br />

per i nostri figli indulgenza ad oltranza, ma considerata la gravità del problema, sia a<br />

livello cittadino che a livello nazionale, chiediamo che vengano innanzi tutto applicate le<br />

leggi già esistenti e ne siano create altre più idonee al momento di attuale necessità, in<br />

modo che il cittadino si senta protetto e guidato da uno Stato vigile, efficiente, giusto. In<br />

questo modo, dall’unione di sforzi comuni tutti convogliati verso lo stesso fine potremmo<br />

forse sperare di sconfiggere quel mostro che si chiama droga.<br />

Per il Comitato di solidarietà, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 23 febbraio ‘86<br />

Il convegno del Comune e Caritas su prevenzione, pene alternative e reinserimento<br />

Può iniziare in carcere il recupero sociale<br />

ma servono strutture e personale attrezzato<br />

Grande spazio ai problemi dei tossicodipendenti nelle relazioni - Le proposte dell’Ulss e il ruolo<br />

del volontariato – Servono un ufficio legale e soprattutto un legame fra operatori ed esterni<br />

–42–


1986<br />

Sintesi dell’articolo: C’è una battaglia che va combattuta a tutti i livelli per far vincere la cultura<br />

della tolleranza sulla cultura della violenza. Il fronte passa anche per l’ambiente del carcere. Dentro e<br />

fuori di esso devono impegnarsi – per il recupero di chi è diventato un “detenuto” – le istituzioni pubbliche<br />

e la comunità. Devono farlo insieme, perché è già stato dimostrato dai fatti che la lentezza delle<br />

prime e la spontaneità della seconda (espressa dal volontariato), agendo separatamente approdano a<br />

risultati parzialissimi. (…)<br />

Nella sale degli Stucchi, affollatissima, si sono trovati a parlare di prevenzione e reinserimento i portavoce<br />

dei tre mondi ai quali guarda il carcerato durante e dopo la sua esperienza oltre le sbarre: l’amministrazione<br />

pubblica fatta di organi della giustizia, Unità sanitaria, Comune; la famiglia, le organizzazioni<br />

private che operano per il recupero sociale. (…) È stato sottolineato che anche a Vicenza<br />

come in tante altre realtà che i detenuti per fatti di droga rappresentano la media del 40 per cento<br />

con punte che si spingono oltre il 60 per cento; l’attenzione massiccia verso la loro situazione, perciò<br />

diventa un obbligo istituzionale. (…)<br />

Prima che portassero le loro considerazioni i gruppi del volontariato e le famiglie dei tossicodipendenti,<br />

è toccato al giudice istruttore Gian Nico Rodighiero, componente del Comitato Ulss per le<br />

tossicodipendenze, fare il punto sulla realtà drammatica dell’assistenza (e spesso non assistenza) al<br />

drogato in carcere. Nelle osservazioni del magistrato un’accusa a tratti molto dura di inadempienze<br />

e mancanza di collegamenti fra Ulss, operatori sociali del ministero di Grazia e Giustizia, assistenti<br />

sociali esterni; assenza di strutture e attività rieducative, abbandono del detenuto dal punto di vista<br />

legale. (…)<br />

Realismo prima di tutto. Niente romanticherie astratte, niente atti di accusa che restino soltanto uno<br />

sfogo. Ecco una delle chiavi di lettura da usare per capire l’intervento del ministro Martinazzoli, ieri<br />

in municipio. “Il problema carcerario deve tener conto di un presupposto: ogni intervento in fatto<br />

di pena deve essere studiato per un utile collettivo”, che deve essere anche l’utile del detenuto, nella<br />

consapevolezza che “I problemi del carcere si risolvono soprattutto fuori dal carcere”. E attenzione<br />

anche a non caricare il momento detentivo di aspettative superiori al giusto: ad esempio nel caso del<br />

tossicodipendente, “Sarebbe illusorio immaginare il recupero coatto, la cura e la rieducazione sociale<br />

obbligatoria, siano una pratica risolutrice”. L’importante è individuare il “quanto” che è possibile<br />

far partire con l’esperienza dietro le sbarre e innestare su di esso un’azione proiettata sul dopo-carcere,<br />

in rapporto con le strutture di sostegno esistenti nella comunità. (…)<br />

A fine convegno a microfoni spenti alcuni osservatori “tecnici” hanno rilevato che s’era persa l’occasione<br />

per parlare del carcere in tutta la sua gamma di problemi che l’argomento sottintende.<br />

Dai miei appunti – I casi di Aids sono saliti a 5, i sieropositivi sono 400 – L’ospedale ha adibito<br />

ad ambulatorio una piccola stanza e come infermiera vi è una crocerossina. La tensione è<br />

grave, insufficienti i medici, gli infermieri e le stanze da degenza – Mancano apparecchiature<br />

sanitarie, anche la microbiologia è in difficoltà.<br />

Il Comitato contatta gli amministratori provinciali, regionali e ministeriali.<br />

✧<br />

Vicenza - 7 marzo 1986 - Assemblea sull’Aids organizzata dal Comitato di solidarietà con le famiglie<br />

di tossicodipendenti con il sostegno delle sette circoscrizioni cittadine, che ha avuto luogo nella Sala<br />

Pasubio in Piazza Biade.<br />

Relatore sugli “Aspetti epidemiologici e clinici” prof. G. Ielasi primario della Divisione malattie infettive<br />

dell’Ospedale di Vicenza. Interventi di: On. Saretta: Commissione Sanità della Camera – F. Guidolin:<br />

Presidente Regione Veneto – S. Bressan: Assessore Interventi Sociali del comune di Vicenza – I.<br />

Fanton: Presidente Ulss n. 8 Vicenza – R. Girotto: Consigliere Delegato del settore per la promozione e<br />

la tutela della salute nell’età adulta – Dott. V. Balestra: Responsabile del servizio medico Sociale per le<br />

tossicodipendenze.<br />

–43–


1986<br />

Mia introduzione:<br />

Come rappresentante del Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti di<br />

Vicenza, ringrazio il prof. Ielasi che ha accolto con disponibilità l’invito a presiedere questa<br />

assemblea.<br />

So che la sua relazione sarà chiara e comprensibile per tutti noi e che metterà in evidenza<br />

gli aspetti sanitari del problema che, mi auguro, potranno portare ad un intervento<br />

di partecipazione da parte delle persone interessate.<br />

Ringrazio tutto il personale medico, che lavorando in sordina e mantenendo un contatto<br />

costante con l’équipe del prof. Ielasi, ha dato un raro esempio di civiltà e umana collaborazione.<br />

Un grazie al dott. Vaglia, appassionato fautore di questa collaborazione, per<br />

il suo impegno e la sua solidarietà. Per i genitori che vivono nella tensione di un’angoscia<br />

continua, il vedersi oggetto di rispetto e comprensione è motivo di grande conforto.<br />

Ringrazio tutte le autorità socio-sanitarie qui riunite e le invito ad un continuo e sempre<br />

maggiore impegno verso coloro i quali, più degli altri, abbisognano di aiuto e solidarietà.<br />

Insisto col chiedere la partecipazione della scuola, delle parrocchie, degli ambienti di<br />

lavoro, delle caserme, del carcere, della giustizia e dei cittadini tutti ad un impegno di prevenzione<br />

e di lotta alla droga, perché tante altre famiglie non siano distrutte a causa di essa.<br />

Un grazie alle sette circoscrizioni che, comprendendo l’importanza della coalizione,<br />

hanno resa attuabile questa assemblea, in particolare la n. 1 che si è assunta l’onere organizzativo.<br />

Non può mancare un ringraziamento rivolto alle persone che, venendo qui questa<br />

sera, hanno dato prova di possedere senso civico e sociale.<br />

Ora, nella speranza che tra di noi siano presenti alcuni dei giovani coinvolti nel problema<br />

droga, desidero rivolgere loro un appello. La loro partecipazione, per noi del Comitato<br />

è determinante, perché a tutti loro sono rivolti i nostri sforzi e il nostro impegno. Sappiate<br />

ragazzi, che ora siete giunti ad un bivio molto importante della vostra vita. Se quando<br />

vi siete accostati per la prima volta alle droghe e vi siete lasciati prendere tra le sue spire,<br />

hanno giocato in vostro sfavore la giovane età, la curiosità, il disagio dell’adolescenza, ora<br />

è arrivato il momento in cui dovete fare il punto e scegliere se vorrete avere un futuro.<br />

Voi sapete, che continuando a percorrere la strada della devianza e della non scelta, precipiterete<br />

col vostro carico di dolore in un pozzo senza uscita. Al contrario, se deciderete<br />

di riconquistare il posto che vi spetta in seno alla società, dopo i primi momenti difficili,<br />

proverete l’orgoglio di sentirvi nuovamente liberi. Certamente, questo cammino richiederà<br />

tenacia e sacrificio, ma non sarete soli, perché molte mani saranno protese verso di<br />

voi, pronte ad aiutarvi. State bene attenti alla relazione del prof. Ielasi, in essa potrete trovare<br />

la spinta che vi aiuterà a dare un taglio netto al passato per iniziare una rinascita cui<br />

la vostra giovinezza ha diritto.<br />

Io spero che i giovani presenti sappiano cogliere questo appello e vogliano trasmetterlo<br />

agli amici assenti. Questa sera, nonostante la paura che le quattro lettere Aids possono<br />

incutere in chi le ode, sarà offerto a ciascuno di voi un motivo di speranza. Non perdetelo.<br />

Dopo questa assemblea il S. Bortolo ha potuto continuare a curare gli ammalati di Aids<br />

–44–


1986<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 marzo 1986<br />

In sala Pasubio s’è tenuto un dibattito pubblico organizzato dalla Circoscrizione 1<br />

Sull’Aids vogliamo tutta la verità<br />

E alla città i medici hanno risposto - All’inizio minipolemica per la mancata istituzione<br />

di un centro di riferimento al S. Bortolo - L’epidemiologia spiegata dal prof. Ielasi,<br />

primario del reparto malattie infettive - La correlazione con le tossicodipendenze<br />

La città voleva tutta la verità sull’Aids ed è stata accontentata nel corso del dibattito pubblico in sala<br />

Pasubio, organizzato venerdì sera dalle sette circoscrizioni, al quale hanno preso parte esponenti del<br />

mondo medico, politico e sociale. La verità, anche sul fatto che per la Divisione di malattie infettive<br />

del S. Bortolo, dove si effettuano gli screening per accertare la presenza del virus Hiv, non è previsto<br />

alcun potenziamento, né di personale né di attrezzature. Almeno per ora. Lo ha detto chiaramente<br />

il presidente del Consiglio regionale veneto, Francesco Guidolin, assessore alla Sanità nel<br />

periodo in cui (luglio scorso) venne decisa l’istituzione dei due centri di riferimento per l’Aids a<br />

Padova e Verona. “In questo momento i finanziamenti del fondo sanitario nazionale non permettono<br />

ulteriori spese che non siano il miliardo già stanziato per i due centri – ha ribadito Guidolin –<br />

ed esistono altre priorità”. “Come si fa a pensare di potenziare le strutture centrali e non quelle<br />

decentrate?” si è chiesto il prof. Ielasi, primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale civile<br />

di Vicenza: “E’ vero che l’epidemiologia è limitata, è vero che bisogna centralizzare la patologia Aids,<br />

ma è altrettanto vero che non bastano i riconoscimenti alla serietà e alla preparazione dell’équipe<br />

medica di Vicenza. Il plauso ci sta bene, ma se ci date una mano ci sta un po’ meglio”, non ha potuto<br />

fare a meno di affermare il primario, nella cui divisione dal 1983 ad oggi sono stati sottoposti a<br />

screening oltre 300 soggetti, su circa cinquecento esaminati, e dove funziona ogni martedì e giovedì,<br />

dalle 14 alle 17, un ambulatorio specificatamente per l’Aids. Se polemica c’è stata, si è trattato solo<br />

di uno scambio di battute, poiché lo scopo primario della serata era quello di informare la cittadinanza<br />

sulla malattia in quanto tale. Il prof. Ielasi, presentato dal presidente della circoscrizione 1,<br />

Giovanni Baldisseri, che si è fatto carico dell’organizzazione, ha riportato un ampio quadro sugli<br />

aspetti clinici, non trascurando né i canali di trasmissione (sangue, liquido seminale e saliva), né i<br />

problemi delle categorie a rischio (tossicodipendenti, omosessuali, emofiliaci, politrasfusi ecc.) né,<br />

tanto meno, le misure di prevenzione e di elementare attenzione quotidiana per non contrarre il<br />

virus. Virus che solo nel 5, o forse 10 per cento dei casi può sfociare nella malattia vera e propria.<br />

La presidente del Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti, Olga Dalla Valle, che<br />

ha per prima sollevato la proposta di un incontro pubblico, si è rivolta in particolare ai ragazzi tossicodipendenti<br />

presenti in sala e ai loro genitori, affermando che in fondo il problema Aids può dare<br />

una svolta alla loro vita. E’ quello che ha ribadito anche il dott. Balestra, responsabile del servizio<br />

medico - sociale per le tossicodipendenze (1003 utenti registrati, solo 127 sottoposti a screening);<br />

sembra che questa malattia abbia in molti ragazzi suscitato una sorta di responsabilizzazione, li abbia<br />

portati a riconsiderare il loro stato di salute, l’alimentazione, quasi creando i presupposti per iniziare<br />

l’allontanamento dall’eroina. Per altri, invece, l’Aids e la sieropositività hanno provocato un ulteriore<br />

abbattimento e il desiderio di “farla finita in fretta”.<br />

Proprio la tossicodipendenza, anche a Vicenza, sembra essere il fenomeno più correlato con l’Aids:<br />

per questo, l’on. Saretta, della commissione sanità della Camera, ha parlato di un progetto di legge<br />

che entro il 1986 dovrebbe arrivare a regolamentare il fenomeno, poiché non sembra compito dei<br />

politici quello di legiferare sull’Aids, tranne che per le quattro circolari che sono fino ad oggi arrivate<br />

alle Regioni da parte dell’Istituto Superiore della Sanità. Sembra invece esserci il vuoto per quanto<br />

riguarda il ruolo dei medici di base: non inviano i pazienti a rischio in ospedali né al servizio per<br />

le tossicodipendenze, con i conseguenti disorientamento e dispersione di forze. All’affollata assemblea<br />

erano presenti anche il presidente dell’Ulss Fanton, il consiliere Girotto, l’assessore Bressan.<br />

Nicoletta Martelletto<br />

–45–


1986<br />

Il Giornale di Vicenza - 17 marzo 1986<br />

Troppo “Temgesic” prescritto a tossicodipendenti<br />

Il medicinale è ricercato dai drogati in un momento in cui il mercato degli stupefacenti è fiacco<br />

Indagini dei CC sulle ricette di alcuni medici - I militari hanno effettuato controlli<br />

e perquisizioni in numerose farmacie della città - Il prodotto, che può considerarsi una<br />

morfina sintetica dovrebbe servire solo per lenire dolori fortissimi – invece …<br />

I carabinieri del gruppo di Vicenza hanno effettuato negli ultimi giorni numerose perquisizioni e<br />

controlli nelle farmacie della città, per potere individuare i medici che hanno prescritto a giovani tossicodipendenti<br />

un medicinale che può essere considerato una morfina sintetica: è il Temgesic. I tossicodipendenti<br />

del vicentino avrebbero richiesto insistentemente nelle ultime settimane ai medici di<br />

prescrivere il “Temgesic” perché sul mercato recentemente gli stupefacenti sarebbero molto scarsi,<br />

evidentemente perché alcune operazioni da parte delle forze di polizia hanno interrotto i rifornimen-<br />

–46–


1986<br />

ti a Vicenza e paesi vicini. In mancanza delle droghe (eroina, hashish, marijuana, cocaina) i tossicodipendenti<br />

hanno cercato di procurarsi una specie di surrogato, il Temgesic, appunto, che invece<br />

dovrebbe servire solo ad alleviare i dolori di chi è colpito da tumori e da altre gravissime malattie:<br />

medici compiacenti avrebbero invece firmato ricette anche per i drogati, che ne hanno acquistato<br />

recentemente dosi anche massicce. (…)<br />

Sul problema legato all’uso di Temgesic è stata inviata una lettera-esposto da parte dei medici incaricati<br />

della guardia medica, sede di Creazzo. Questo il documento: “I medici incaricati del servizio<br />

di guardia medica, sede di Creazzo invitano urgentemente ad intervenire su un problema già più<br />

volte segnalato, ovvero i difficili rapporti che noi dobbiamo subire con una particolare categoria di<br />

utenti: i tossicodipendenti. Queste difficoltà, presenti già da vari anni si sono concretizzate più volte<br />

con aggressioni, minacce (di morte), vandalismi all’interno della stessa sede di guardia”.<br />

Il motivo principale per il quale vi è stato un ulteriore peggioramento in questi ultimi mesi, è da<br />

ricercarsi nel mutamento di sostanze usata nelle tossicomanie, ovvero, gli oppioidi di origine naturale<br />

vengono rapidamente soppiantati da farmaci aventi azioni stupefacente - simile. Tale fenomeno<br />

viene segnalato a livello nazionale sia dalla stampa di informazione, sia da quella medica. A tal<br />

riguardo, noi suggeriamo che l’Ulss compia una inchiesta sulla ricettazione “facile” di farmaci come<br />

il recente ed ormai famigerato Temgesic che ha creato numerosi farmaco – tossicodipendenti; tali<br />

soggetti ovviamente considerano ogni medico come un potenziale spacciatore. (…)<br />

Come nostro contributo alla soluzione di questo problema noi proponiamo: la sospensione dell’erogazione<br />

da parte delle farmacie di farmaci come Temgesic cpr. F. e Zitoxil scir. (sciroppo antitosse<br />

stupefacente usato per via endovenosa con rischi mortali). Il Temgesic in particolare potrebbe essere<br />

fornito alle particolari categorie di ammalati (quasi unicamente neoplastici), che ne abbisognano,<br />

dalla farmacia dell’ospedale. (…)<br />

Concludiamo, ricordando che le notizie di stampa che riportano sempre più frequenti aggressioni<br />

con lesioni anche gravissime riportate da medici di guardia medica, rendono sempre più angoscioso<br />

il nostro operare, tutto ciò in contrasto con il tentativo di fornire all’utenza un servizio migliore.<br />

✧<br />

24 marzo 1986 - Lettera inviata a Il Giornale di Vicenza<br />

Le famiglie dei tossicodipendenti e l’abuso nell’uso di Temgesic<br />

Egregio Direttore,<br />

siamo nuovamente a chiedere ospitalità alla sua rubrica “Lettere al Direttore”. Come vede,<br />

abbiamo sempre qualcosa da dire. Questa volta ci riferiamo all’articolo sul suo giornale in<br />

data 17 marzo ’96 dal titolo: Troppo Temgesic prescritto ai drogati”.<br />

Era tempo che alcuni medici intervenissero su questo grave problema dei medicinali<br />

facili. Il nostro Comitato, in data 1 ottobre ’85 aveva inviato un esposto denuncia all’Ordine<br />

dei Medici, dei Farmacisti e dell’Ulss n. 8, in cui si chiedeva di metter fine all’illecito<br />

“spaccio” di psicofarmaci in genere, e fossero individuati coloro i quali tra i medici e i<br />

farmacisti, contravvenendo all’etica professionale, fornivano ai drogati i sostitutivi dell’eroina.<br />

In un precedente incontro con gli Ordini dei medici, dei farmacisti e dei titolari di<br />

farmacie, avevamo suggerito l’opportunità di togliere dal commercio facile, quei farmaci<br />

di cui sono soliti fare uso i tossicodipendenti e per coloro che realmente ne abbisognavano<br />

si fosse studiata la possibilità rendere disponibili tali medicinali presso la farmacia dell’ospedale<br />

o della guardia medica in cui prestassero servizio dei poliziotti, per evitare situazioni<br />

indesiderate da parte dei drogati stessi. In questo modo, i medici di base e i farmacisti,<br />

non verrebbero più disturbati e minacciati e i tossicodipendenti in difficoltà, per<br />

–47–


1986<br />

mancanza di suddetti medicinali, si vedrebbero costretti a ripiegare presso il servizio medico<br />

per le tossicodipendenze, venendo così in contatto con gli operatori preposti a questi<br />

problemi.<br />

Questa nostra proposta, allora, sembrò utopistica, ma ora vediamo che una simile soluzione<br />

è auspicata anche dai sanitari che svolgono servizio di guardia medica.<br />

Noi del Comitato ci auguriamo che sia finalmente giunto il momento in cui si comincia<br />

a capire che il problema droga, per essere risolto, necessita dell’impegno di tutte le istituzioni<br />

che operano nel territorio cittadino. Alle istituzioni, si potrebbero aggiungere quei<br />

cittadini che, prestando attenzione con intelligenza, responsabilità civica e coraggio a<br />

quello che succede nei pressi delle loro case potrebbero individuare e segnalare alla polizia<br />

eventuali spacciatori di droga, come hanno fatto alcuni bambini di Torino, dando un bell’esempio<br />

da seguire.<br />

Questa sarebbe prevenzione ed educazione civica.<br />

Confidando che le proposte dei medici di guardia siano ben valutate e quindi accolte,<br />

ringraziamo lei signor Direttore, che offrendoci la sua preziosa collaborazione, fa sì che il<br />

nostro pensiero si possa esprimere e trovare attenzione presso coloro che sentono viva la<br />

necessità di migliorare la nostra vita.<br />

Per il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

In data 14 aprile ’86 il Comitato ha inviato al presidente Titolari Farmacisti del Veneto<br />

dott. Glinfan, e per conoscenza: all’assessore regionale alla Sanità del Veneto, al presidente<br />

provinciale Ordine dei medici, all’assessore agli interventi sociali di Vicenza, al presidente<br />

dlell’Ulss n. 8, al responsabile del servizio medico – sociale Ulss 8, al consigliere<br />

delegato per le tossicodipendenze, una lettera in cui si ricordava l’esposto-denuncia in cui<br />

si chiedeva agli ordini dei medici e dei farmacisti e all’Ulss n. 8 di mettere fine all’illecito<br />

spaccio di farmaci e psicofarmaci ai tossicodipendenti. Si sottolineava il fatto che perquisizioni<br />

e controlli nelle farmacie da parte dei carabinieri avevano reso difficoltoso l’acquisto<br />

di queste sostanze da parte dei giovani che ne facevano uso, i quali ripiegavano nelle<br />

province limitrofe (una fiala di Temgesic era venduta a 20.000 lire). In questa nuova lettera<br />

si chiedeva la collaborazione di tutti i titolati di farmacie del Veneto, perché il sistema<br />

adottato nella nostra città si estendesse in tutta la regione.<br />

In data 15 aprile, l’Unione regionale dei titolari di farmacia della regione Veneto rendeva<br />

noto quest’ultimo appello al presidente della Consulta, ai presidenti degli ordini dei farmacisti<br />

e all’assessore alla sanità del Veneto.<br />

✧<br />

14 aprile ’86 - Lettera inviata all’on Costante Degan ministro della Sanità e per conoscenza<br />

agli enti preposti la seguente lettera:<br />

Signor Ministro,<br />

preoccupati dal dilagare dell’uso e abuso di farmaci e psicofarmaci da parte dei tossicodipendenti,<br />

mettiamo in evidenza l’eccessiva faciloneria con cui alcuni medici prescrivono dette<br />

–48–


1986<br />

sostanza sostitutive di droghe. Come Comitato chiediamo il suo intervento in merito.<br />

Nella nostra città l’operazione svolta dai Carabinieri presso le farmacie per individuare<br />

i medici che hanno prescritto il “Temgesic” ha reso per il momento assai difficile il suo<br />

reperimento da parte dei giovani consumatori i quali, per soddisfare le loro esigenze fanno<br />

capo alle province limitrofe.<br />

In questo modo viene vanificato l’intervento delle forze dell’ordine, che si sono finalmente<br />

mosse per dare un concreto aiuto a questi giovani incoscienti e alle loro famiglie,<br />

le quali hanno molto apprezzato questa azione di forza.<br />

Come ormai tutti sanno, non si muore solo di eroina, ma anche di abuso di farmaci.<br />

Confidando in un suo diretto, sollecito ed efficace intervento porgiamo distinti saluti.<br />

Per il Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti-Vicenza, O. Dalla Valle<br />

✧<br />

Volantino distribuito in occasione del I° Maggio<br />

IL COMITATO DI SOLIDARIETÀ<br />

CON LE FAMIGLIE DI TOSSICODIPENDENTI<br />

Vuole richiamare l’attenzione ad un problema che non è di un gruppo di lavoratori,<br />

né deve essere ricordato solo in particolari circostanze.<br />

Il problema droga è di tutti perché è sintomo ed espressione<br />

del malessere sociale di cui tutti sentiamo il peso<br />

Il problema droga, come l’alcolismo, il carcere, le malattie mentali e tutte le patologie<br />

sociali, si può contrastare solo con il miglioramento della qualità della vita:<br />

ATTRAVERSO SERVIZI PUBBLICI: scuola, assistenza sociale di base, consultori familiari,<br />

distretti socio – sanitari, centri di igiene mentale seriamente funzionanti<br />

ATTRAVERSO UNA GESTIONE POLITICA DELL’AMBIENTE: centri sociali e luoghi di<br />

aggregazione, casa, lavoro …<br />

ATTRAVERSO UN SISTEMA DI SICUREZZA PUBBLICA: Polizia Urbana, Polizia di<br />

Stato più vicine ai cittadini per promuovere fiducia, e più efficiente nei confronti<br />

dei veri profittatori.<br />

Non chiediamo cose eccezionali, i problemi della devianza e del disagio sociale si vincono<br />

solo con il normale funzionamento di ciò che è previsto dalle leggi.<br />

Al di fuori di ogni retorica chi oggi partecipa e si sente convinto di queste cose, domani<br />

e sempre deve sostenere questo civile impegno.<br />

IL COMITATO DI SOLIDARIETA’ CON LE FAMIGLIE DI TOSSICODIPENDENTI<br />

–49–


1986<br />

Nel mio archivio ho suddiviso di anno in anno articoli, lettere, documenti vari, tutti datati.<br />

Purtroppo tra i molti, qualcuno è rimasto sprovvisto di data e di provenienza giornalistica,<br />

come quello di cui desidero riportare a stralci, essendo per me molto significativo. L’articolo è<br />

di Gaspare Barbiellini Amidei, giornalista del “Corriere della Sera” e scrittore.<br />

<strong>Droga</strong>: basta chiacchiere. È ora che lo Stato si muova<br />

Un ragazzo è morto in un incendio, legato al termosifone cui si incatenava per non ricadere nel<br />

vizio. È davvero il momento che l’autorità pubblica garantisca a tutti la possibilità di guarire<br />

Ho fatto una promessa a un ragazzo che non conosco, che non ho mai incontrato e che non potrò<br />

più incontrare. Si chiama Michele Rogliani e aveva 24 anni, è morto alcuni giorni orsono a Venezia.<br />

Voglio promettergli che non parteciperò più a nessuna tavola rotonda, a nessuna discussione, a<br />

nessun congresso sulla droga e sulla battaglia contro la droga, se non con qualche proposta concreta,<br />

con qualche apporto pratico da offrire, perché si faccia davvero un passo avanti nell’assistenza,<br />

nella legge e nelle strutture sanitarie. Quante parole abbiamo macinato, ciascuno per la sua parte, in<br />

questi anni. Forse era necessario, forse era giusto, forse bisognava che maturasse, come si suol dire,<br />

la coscienza dell’opinione pubblica, forse bisognava arrivare a livello di consapevolezza, creare un<br />

clima per una nuova politica, per una nuova legislazione, mezzi, uomini, obiettivi, programmi. (…)<br />

Michele Rogliani era un tossicodipendente: è morto legato a un termosifone, solo, nella sua stanzetta<br />

del quartiere di Cannaregio, non è morto in un moderno centro ospedaliero, non è morto in<br />

una comunità terapeutica, è morto, come morivano cento anni fa, i pazzi, legati in qualche cella di<br />

un vecchio manicomio aggredito da un incendio.<br />

Ho telefonato al mio corrispondente del “Corriere”, ho sfogliato le diverse collezioni di quotidiani,<br />

ho messo a confronto diversi articoli. È proprio così: era legato al termosifone, perché era il modo<br />

con il quale si sperava che non ricadesse anche quella sera nella stretta della droga. Trascrivo la notizia,<br />

così come è stata pubblicata dal mio giornale: ”Venezia – Michele Rogliani, 24 anni, veneziano,<br />

tossicodipendente, è morto asfissiato dal fumo di un incendio che si era sviluppato nella sua camera<br />

da letto. Aveva deciso di disintossicarsi e fra un paio di settimane sarebbe dovuto entrare in una<br />

comunità a Conegliano. Per intanto, ogni giorno, aiutato dal padre, si legava al letto per resistere alla<br />

tentazione di uscire in cerca di eroina. Così è stato anche l’altra sera: si era legato al letto, ma pare<br />

non abbia spento bene l’ultima sigaretta che ha fumato prima di addormentarsi. Alle 3,30 del mattino<br />

le fiamme hanno avvolto la sua stanza e Michele è morto mentre i vigili del fuoco, dopo averlo<br />

liberato da quel suo letto di costrizione, lo trasportavano all’ospedale”. Alcuni amici di Michele<br />

non sono convinti che lui fosse stato disposto a farsi legare. (…)<br />

Comunque siano andate esattamente le cose, una famiglia, la famiglia, sia essa il ragazzo, siano i<br />

genitori, e rimasta sola, con una catena e un termosifone. È rimasta sola davanti a questo flagello che<br />

coinvolge ormai trecentomila italiani tossicodipendenti, e quindi più di mezzo milione di genitori,<br />

e fratelli, e fidanzati, altra gente che soffre, senza drogarsi, e che in qualche modo sta diventando<br />

anch’essa dipendente da una situazione insostenibile di solitudine in mezzo alla folla. La famiglia di<br />

Cannaregio si è potuta affidare, si è voluta affidare soltanto a una catena di ferro, a un termosifone,<br />

alla violenza e alla segregazione. C’è gente che deve fare lunghe attese prima di poter trovare aperta<br />

la porta di una comunità, di una delle poche comunità che non lo Stato, ma lo spirito volontario di<br />

sacrificio dei privati, di uomini laici, di sacerdoti, di giovani ha creato qua e là in Italia. C’è gente<br />

disperata che non sa cosa fare. (...)<br />

In Italia manca anche un’azione diffusa, capillare di assistenza ai genitori, ci sono benemerite associazioni<br />

private, ci sono gruppi di genitori che si sono votati a questa causa e non guardano in faccia<br />

soltanto il dolore proprio ma pensano anche a lenire, per quel che possono, il dolore altrui, esiste<br />

una solidarietà di gruppi. Ma manca la nozione vera del fenomeno, e manca un’opera di informazione,<br />

di istruzione, di preparazione. Se uno perde un ombrello in treno, c’è un ufficio ben ordi-<br />

–50–


1986<br />

nato nelle grandi stazioni, dove ogni pezzo viene catalogato e messo in buona fila in attesa che il proprietario<br />

se ne ricordi e venga a chiederlo in restituzione. Ma se uno perde un figlio su questa via<br />

maledetta, a quale ufficio deve rivolgersi?...... Ma un “drogato”, e la famiglia di un “drogato”, anche<br />

se oggi questa è diventata tragicamente una condizione di massa, sono sempre soli, quando chiedono<br />

cose giuste così come quando sbagliano. (…)<br />

Il processo di S. Patrignano, con le sue passioni e le sue lacrime, con il suo disperato grido finale del<br />

pubblico, ha detto che non si può attendere ancora, che non è legittima una più lunga latitanza di<br />

quell’imputato senza processo che è lo Stato, uno Stato che non ha comunità propria, non ha recuperi,<br />

è capace soltanto di offrire metadone.<br />

Si muore di droga, oggi, il Italia. Si può perfino morire cercando di non morire di droga. si creino i<br />

mezzi perché i giovani, tutti, vivano liberi, liberi anche dalla droga. La libertà non è fatta di catene.<br />

✧<br />

Lettera inviata a “Il Giornale” e pubblicata il 2 giugno 1986 con il titolo:<br />

L’impegno dello Stato<br />

Caro direttore,<br />

chiediamo ospitalità alla rubrica “Lettere al direttore” perché desideriamo rispondere alla<br />

signora Teresa Marani che su “Il Giornale del 28 aprile ’96 contestava il premio “ Madre<br />

coraggio” consegnato alla mamma di Napoli che ha denunciato il figlio tossicodipendente<br />

nell’estremo tentativo di salvarlo.<br />

Innanzi tutto vorremmo esprimere la nostra opinione sulla validità di questi premi, in<br />

quanto crediamo che la maternità vissuta con responsabilità e amore porti prima o poi a<br />

fare della mamma una “mamma coraggio”, e premiarla per questo è come svilire il suo sentimento<br />

più puro e vero. È come premiare l’aria che respiriamo, il sole che ci riscalda, l’acqua<br />

che ci disseta; l’amore di una mamma è talmente innato in lei che non ha bisogno di<br />

premi, ma soltanto di stima, di comprensione e solidarietà.<br />

La signora Marani riportando il suo parere e quello di altre persone che certamente la<br />

pensano come lei, giudica con molta severità il comportamento di “molti genitori”.<br />

Secondo noi, generalizzare in questi casi è sempre riprovevole, perché si ferisce chi soffre<br />

e molte volte è convinto di avere dato il meglio di sé. Non creda la signora che tutti i tossicodipendenti<br />

abbiano avuto genitori disattenti e incapaci di sacrifici, al più, questi genitori<br />

hanno avuto la sfortuna di avere figli ribelli e deboli nel medesimo tempo.<br />

Purtroppo viviamo in una società che troppo spesso ci propone falsi idoli, mentre gli<br />

ideali sembrano scomparsi. Televisione, cinema, stampa, pubblicità, ci offrono violenza e<br />

pornografia in dosi massicce; come può tutto questo non turbare i giovani e non creare in<br />

loro disagi esistenziali?<br />

Per proteggere i figli non bastano gli esempi e gli insegnamenti dei genitori quando<br />

tutto quello che ci circonda è impregnato di quel consumismo che impedisce una educazione<br />

alla libertà e alla capacità di scelta, e rende l’uomo succube del cosiddetto progresso,<br />

quello stesso che ci sta portando alla distruzione.<br />

In Italia si abusa di droghe da circa venti anni, e lo Stato ne permette l’uso personale a<br />

giovani e giovanissimi, che per essa si abbruttiscono, si annullano, si degradano, si distruggono<br />

e trascinano nella disperazione le loro famiglie che sono costrette, dalle leggi vigen-<br />

–51–


1986<br />

ti, all’ impotenza. È più facile tenere gli occhi chiusi fingendo di ignorare il problema,<br />

piuttosto che assumere responsabilità gravose e forse onerose; perciò si permette che i<br />

nostri figli vengano a contatto con la droga proprio in quei luoghi in cui più che mai<br />

dovrebbe essere tutelata la loro integrità fisica e morale.<br />

Si chiede la signora Marani terminando la sua lettera: dov’erano quelle madri e quei<br />

padri mentre i loro figli iniziavano a drogarsi? Noi modifichiamo la domanda e chiediamo:<br />

dove erano quei figli quando hanno cominciato a drogarsi? Rispondiamo: molti di<br />

loro erano nella toilette di una scuola o nella camerata deserta di una caserma!<br />

Per il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti di Vicenza,<br />

Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

REGGIO EMILIA 14 - 15 GIUGNO 1986<br />

SECONDO CONGRESSO NAZIONALE DEL COORDINAMENTO<br />

DELLE ASSOCIAZIONI FAMIGLIE DEI TOSSICODIPENDENTI<br />

E COMITATI CITTADINI ANTIDROGHE<br />

Le associazioni famiglie dei tossicodipendenti e i comitati cittadini antidroga, riuniti nel 2°<br />

congresso nazionale in Reggio Emilia il 14 e 15 giugno 1986, hanno deliberato di costituirsi,<br />

attraverso i loro rappresentanti, in associazione, pur mantenendo la loro individualità di<br />

associazione e comitati, con la denominazione di: Comitato Nazionale Antidroga – C.N.A. –<br />

secondo le norme dello Statuto concordato insieme.<br />

Associazioni che hanno aderito al coordinamento:<br />

CENTRO SOCIALE LA PIRA – SIRACUSA, CENTRO SAMARITANO – NAPOLI, LENAD – TORINO, AFACOD – NAPO-<br />

LI, ABAD – BOLOGNA, ASS. LA TENDA –NAPOLI, ASS. LA SPERANZA – SASSARI, C.C.A.ASS. FAMIGLIE- - RAVEN-<br />

NA, COMITATO DI SOLIDARIETA’ CON LE FAMIGLIE DEI TOSSICODIPENDENTI – VICENZA, ASS. VALDARNESE<br />

FAMIGLIE DEI TOSSICODIPENDENTI - SAN GIOVANNI VALDARNO (AR), COMITATO CITTADINO ANTIDROGA<br />

– REGGIO EMILIA, ASS. FAMILIARI TOSSICODIPENDENTI – BARI, CENTRO SOCIALE DI FRATERNITA’ – BOLO-<br />

GNA, ASS. FAMIGLIE LUCANE – POTENZA, ASS. GENITORI E VOLONTARI CONTRO LE TOSSICODIPENDENZE<br />

– GROSSETO, ASS. FAMIGLIE VERONESI – VERONA, ASS. GENITORI PER LA PREVENZIONE E IL REINSERIMEN-<br />

TO DEI TOSSICODIPENDENTI – BOLZANO, ASS. FAMIGLIE LENAD DI LA SPEZIA – LA SPEZIA, ASS. “175” PER LA<br />

TUTELA DEI TOSSICODIPENDENTI – FERRARA, ASS. FAMIGLIE DALLA COMUNITA’ INCONTRO – ROMA, ASS.<br />

“RITORNO ALLA VITA” – CENTRO SOLIDARIETA’ – FANO (PESARO), ASS. FAMIGLIE DELLE COMUNITA’ “L’AN-<br />

GOLO” – FORMIGINE – (MO), ASS. FAMIGLIE COOPERATIVA DI SAN PATRIGNANO – CORIANO (FO), A.G.A. DI<br />

MILANO – MILANO, ANGLAD (ASS. NAZ. GENITORI LOTTA ALLA DROGA) ROMA, AS.F.A. – CATANIA, ASS. FAMI-<br />

GLIE DEL CENTRO PADOVANO DI ACCOGLIENZA – PADOVA, L.A.M. (LEGA ANTIDROGA MESSINESE) – MESSI-<br />

NA, ASS. COMASCA LOTTA ALLA DROGA – COMO, ASS. “ALTERNATIVA A” – DOMODOSSOLA (NO), - MOVIMEN-<br />

TO ANTIDROGA ROZZANO – ROZZANO (MI), ASS. “A77” – MILANO, ASS. “LA TENDA” – SALERNO, ASS. “GRUP-<br />

PO 13” – FIRENZE.<br />

Documento conclusivo<br />

Sentite le relazioni degli onorevoli Garavaglia (DC), Felisetti (PSI), Pellicanò (PRI), Violante<br />

(PCI); dopo avere constatato che alla distanza di un anno dal I° Congresso Nazionale<br />

di Torino la riforma della legge n. 685 non ha compiuto passi significativi e determinanti<br />

ESPRIME<br />

La più viva preoccupazione per i ritardi del Parlamento nella redazione del progetto di<br />

–52–


1986<br />

riforma della legge vigente in materia di sostanze stupefacenti e di assistenza ai tossicodipendenti;<br />

SOLLECITA<br />

Il massimo impegno del Parlamento, dei Parlamentari più sensibili al problema, dei partiti<br />

politici<br />

CHIEDE<br />

Che la nuova legge tenga in considerazione i seguenti aspetti:<br />

1 - Abolizione del concetto di modica quantità e previsione di interventi immediati socio<br />

– sanitari e terapeutici nei confronti delle persone colte in possesso di sostanze stupefacenti<br />

ad uso personale in alternativa alla punibilità;<br />

2 - Creazione di strumenti giudiziari che evitino il carcere al consumatore di sostanze stupefacenti<br />

e gli consentano l’alternativa attraverso strutture socio – riabilitative e in special<br />

modo comunità terapeutiche;<br />

3 - Previsione di un albo nazionale delle comunità terapeutiche previa omogeneizzazione<br />

dei criteri e dei requisiti previsti dalle legislazione regionali, al fine di verificare la loro<br />

idoneità a stroncare speculazioni, abusi, improvvisazioni;<br />

4 - Estensione del servizio in prova al servizio sociale previsto dall’art. 47 della legge penitenziaria<br />

ad almeno due volte;<br />

5 - Garanzia di trattamento riabilitativo all’interno del carcere per chi non può fruire della<br />

legge 297/85 o chi è comunque detenuto.<br />

SOTTOLINEA<br />

Che altri interventi legislativi, sono necessari e urgenti e di difficile soluzione tra cui:<br />

A - Modifica dell’art. 47 della legge penitenziaria, già riformato dalla legge 297/85 nel<br />

senso che l’affidamento al servizio sociale sia ampliato a pene detentive fino a 3 anni<br />

e per residui non superiori a 3 anni, sia esteso anche a colui che ha concluso positivamente<br />

un trattamento di recupero e di riabilitazione;<br />

B - Estensione all’amnistia a reati tipici del tossicodipendente (furto purché non aggravato<br />

dal valore ingente, rapina impropria con oggetti di modico valore, Art. 72 L. 685)<br />

e del condono oltre i 2 anni, quando il tossicodipendente ha effettuato o stia effettuando<br />

trattamenti riabilitativi;<br />

C - Ridefinizione del fondo utilizzabile nel piano sanitario nazionale, previsto dalla legge<br />

finanziaria, per progetti con obiettivi di cura, assistenza, riabilitazione dei tossicodipendenti;<br />

D - Previsione che i beni confiscati ai trafficanti di sostanze stupefacenti siano destinati<br />

ad integrare i fondi per la spesa di cui sopra;<br />

E - Definizione di strumenti giuridici del controllo della produzione e del commercio dei<br />

prodotti chimici necessari alla raffinazione della morfina di base;<br />

F -Integrazione della legislazione in materia di lavoro che favorisca la conservazione dei<br />

posti di lavoro particolarmente adatti a chi esce dal trattamento riabilitativo. Conservazione<br />

della graduatoria all’ufficio di collocamento dei tossicodipendenti in trattamento<br />

riabilitativo come anzianità di disoccupazione. Corsi professionali e/o di recu-<br />

–53–


1986<br />

pero scolastico durante (o dopo) il programma terapeutico. Creazione anche nell’ambito<br />

nei piani giovani, di spazi di lavoro anche temporanei per coloro usciti dai programmi<br />

terapeutici, per facilitarne il reinserimento sociale e lavorativo anche tramite<br />

contratti formazione – lavoro con concessione di incentivazione regionale. La possibilità<br />

che l’affido in casi particolari sia esteso anche a comunità terapeutiche convenzionate<br />

con Uls anche se collocate fuori dal territorio nazionale nei casi di soggetti residenti<br />

in regioni a statuto speciale.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - giugno 1986<br />

La proposta di abolire la “modica quantità” sostenuta in un convegno a Reggio Emilia<br />

Le famiglie dei tossicodipendenti si battono<br />

per sostituire l’arresto con adeguate terapie<br />

Il comitato di solidarietà di Vicenza interviene sull’attuale legge in materia di stupefacenti<br />

In fase di avvio una cooperativa di lavoro per reinserire i giovani recuperati alla vita<br />

Niente vacanze per il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti di Vicenza, che da ormai<br />

quattro anni è impegnato nella sensibilizzazione della città sul devastante e sotterraneo fenomeno della droga.<br />

niente vacanze, perché l’impegno continua, l’ultimo in ordine di tempo è quello che ha visto i membri del<br />

grippo partecipare al II Congresso nazionale del coordinamento delle associazioni delle famiglie di tossicodipendenti<br />

e comitati antidroghe, riuniti a Reggio Emilia a metà giugno.<br />

I delegati di Vicenza hanno curato per l’occasione un fascicolo illustrativo delle iniziative messe in atto a partire<br />

dall’avvio delle revisioni fino agli incontri su “Aids e tossicodipendenza” del maggio scorso. Nel convegno<br />

in particolare si è discusso del tema della “modica quantità”, oltre che del progetto di riforma della legge<br />

vigente in materia di sostanze stupefacenti e di assistenza ai tossicodipendenti. Alla fine dei lavori è stato costituito<br />

un comitato esecutivo, nel quale è entrata una rappresentanza di Vicenza, allo scopo di collegare tutti<br />

gli associati di familiari e centri di solidarietà. Il fatto nuovo emerso dalla due giorni di Reggio Emilia è che<br />

la riforma della legge 685/75 non appare più dilazionabile, sebbene allo studio del Parlamento ormai da mesi,<br />

e che il punto qualificante dell’auspicata riforma sarà l’abolizione del concetto di modica quantità e la previsione<br />

di interventi immediati socio - sanitari e terapeutici nei confronti delle persone colte in possesso di<br />

sostanze stupefacenti ad uso personale. Naturalmente in alternativa al previsto arresto. Si sollecitano inoltre,<br />

la creazione di strumenti giudiziari alternativi alla detenzione, quali la riabilitazione in comunità terapeutiche,<br />

la previsione di un albo nazionale delle comunità terapeutiche, l’estensione dell’affidamento in prova al<br />

servizio sociale (art. 47 della legge penitenziaria) ad almeno due volte, la garanzia del trattamento riabilitativo<br />

all’interno del carcere. Il Comitato vicentino ha sostenuto anche altri interventi di modifica, quali l’estensione<br />

dell’amnistia per reati tipici dei tossicodipendenti il condono oltre i due anni, quando il soggetto stia<br />

effettuando trattamenti riabilitativi, per evitare il rientro nella pericolosa “spirale” della droga; la ridefinizione<br />

del fondo del piano sanitario nazionale per progetti con obiettivi di cura, assistenza, riabilitazione di tossicodipendenti;<br />

interventi in materia di legislazione del lavoro e di formazione professionale per i tossicodipendenti<br />

che escano dal trattamento riabilitativo. Questa serie di proposte si inserisce coerentemente in quella<br />

che è stata da sempre l’azione del gruppo delle famiglie vicentine venute a contatto con il problema droga<br />

e unitesi per combatterlo: stimolare la collaborazione di quanti, pubblici e privati, possono sostenere la lotta<br />

alla droga e alla devianza. Si spiegano così manifestazioni come le raccolte pubbliche di firme. Il contatto con<br />

l’ordine dei medici e dei farmacisti per controllare la vendita di farmaci di cui i tossicodipendenti sono soliti<br />

abusare, lettere – denuncia ai giornali locali e non ultima una al ministro della sanità Degan.<br />

“ Abbiamo interessato i sindacati e l’Ulss perché siano messi in atto progetti di attuazione di cooperative di<br />

lavoro – continuano i membri del Comitato – progetto di cui si sta occupando attualmente la consulta per<br />

le tossicodipendenze”; recente anche la battaglia ingaggiata dal comitato contro la paura dell’Aids. Gli impe-<br />

–54–


1986<br />

gni futuri? “Continuare a scuotere l’opinione pubblica per una maggiore partecipazione, spingere ad una<br />

presa di posizione le parrocchie cittadine per una collaborazione più concreta – annuncia il Comitato - inoltre,<br />

vogliamo istituire un nucleo di volontari per interventi pratici ed immediati, oltre che interessare la magistratura<br />

sulle reali difficoltà delle famiglie con figli drogati e insistere perché la promessa équipe di operatori<br />

nel nuovo carcere diventi una realtà per i carcerati tossicodipendenti”.<br />

E dietro la nuova predisposizione di nuove strategie, spuntano i primi risultati: una decina di ragazzi stanno<br />

concludendo la terapia riabilitativa al <strong>Centro</strong> diurno di Vicenza. Altri si sono reinseriti nel lavoro, dopo il<br />

periodo trascorso in alcune comunità terapeutiche della provincia.<br />

Nicoletta Martelletto<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 luglio 1986<br />

Ucciso a 22 anni, ultimo di otto figli<br />

Era guardia giurata - Uno squilibrato mentale l’assassino suicida<br />

✧<br />

Un’intera pagina di giornale con grandi titoli trascritti brevemente nella loro essenzialità.Questi<br />

i fatti: due giovani della provincia di Vicenza hanno ucciso una guardia giurata, poi uno<br />

di loro ha rivolto l’arma contro se stesso sparandosi alla testa. Aveva 24 anni.<br />

“La vita del suicida era costellata da episodi violenti, anche se mai sfociati prima d’ora nel dramma.<br />

Dedito da tempo agli stupefacenti, era stato accolto varie volte in ospedali della zona, per cure disintossicanti,<br />

tuttavia mai risoltesi in maniera positiva. Nel profilo del suo complice, qualche precedente<br />

penale per furto, oltraggio e danneggiamento, frequenti conti da regolare con la giustizia, un’esistenza<br />

esposta di continuo a pericoli di sbandate. E sullo sfondo, l’abuso di alcolici e la disponibilità<br />

a pericolose scorrerie”.<br />

✧<br />

Lettera inviata a “La Voce dei <strong>Berici</strong>” e pubblicata il 27 luglio 1986 con il titolo:<br />

Con la scusa della “libertà” lasciano che tu ti distrugga<br />

Egregio direttore,<br />

dopo l’allucinante fatto di sangue avvenuto martedì 1 luglio, il Comitato di solidarietà<br />

con le famiglie di tossicodipendenti di Vicenza sente la necessità di esporre alcune considerazioni.<br />

Questo ennesimo dramma complice la droga, questo raccapricciante delitto seguito da<br />

suicidio, sono fatti assurdi che quando succedono destano sbigottimento ma non più<br />

incredulità; ormai siamo abituati a tutto e nulla più ci sorprende. Queste sono tragedie in<br />

cui sia gli innocenti che i colpevoli, risultano vittime di quel sistema che ci sta portando<br />

inesorabilmente e in maniera diversa in una china di cui non si vede il fondo.<br />

La vita di un giovane è stata stroncata ad opera di due disgraziati psicologicamente labili<br />

e per giunta dediti alla droga e all’alcool, perciò non nel pieno possesso delle loro facoltà<br />

mentali.<br />

Se questo e altri delitti sono avvenuti, lo dobbiamo anche a coloro i quali, travisando<br />

il vero concetto di libertà, impediscono più o meno in buona fede che si prendano provvedimenti<br />

atti ad imporre una cura a chi, non essendo in grado di gestire delle scelte autonome,<br />

diventa pericoloso per sé stesso e per gli altri.<br />

Il prof. Alberto Signorato, primario del servizio psichiatrico del S. Bortolo, in una<br />

–55–


1986<br />

intervista sul Giornale di Vicenza di venerdì 4 luglio, tra l’altro dice: ”Il mito della libertà<br />

come libertà assoluta è solo un’apertura all’autodistruzione. Anche l’atteggiamento che<br />

spesso esiste nei confronti di chi tenta di suicidarsi in seguito ad una depressione o ad una<br />

esperienza dissociativa nasce da questo tipo di concessione della libertà, per cui sembra che<br />

il suicidio sia una libera scelta. Noi pensiamo che certe forme di malattia mentale corrodano<br />

dall’interno l’area delle scelte personali e dunque della libertà. Io sono tanto più libero<br />

quante più scelte posso compiere; se sono prigioniero di una scelta sola come l’atto suicidario<br />

non posso certo dirmi detentore della libertà”.<br />

A nostro avviso queste parole esprimono in modo perfetto la pseudo libertà del tossicodipendente<br />

che, facendo uso di droghe, crede di esercitare una libera scelta, mentre nella<br />

realtà diventa schiavo di un’unica scelta. Si dice che il drogato deve decidere liberamente<br />

se smettere di drogarsi; ma per giungere a questo, deve il più delle volte “toccare il fondo”.<br />

Ma a che livello è il fondo? È forse l’entrare e uscire dal carcere? È il commettere ogni<br />

genere di bassezze? È il prostituirsi? È ammalarsi di Aids? Se è tutto questo, noi abbiamo<br />

purtroppo constatato che nella maggioranza dei casi non basta. Ma perché mai si permette<br />

ad un giovane di fare esperienze tanto assurde quanto dolorose? Perché non si interviene<br />

prima che inizi quel degrado che lo può segnare per tutta la vita?<br />

Noi del Comitato invitiamo tutti i genitori (e non solo quelli che vivono le triste esperienza<br />

della droga) ad unirsi a noi, perché insieme possiamo essere forti nel pretendere<br />

provvedimenti che siano di vero aiuto ai tossicodipendenti e alle loro famiglie. Si dice che<br />

il fenomeno droga stia diminuendo, ma non è vero. Sta solo trasformandosi! La tossicodipendenza<br />

serpeggia tra noi, ma è molto più difficile riconoscerla.<br />

Cerchiamo perciò di aiutare quelli che ancora ne sono schiavi e in questo modo prepareremo<br />

ai giovani di domani un avvenire meno squallido e doloroso.<br />

Per il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Il 28 agosto ’86 – Un giovane i cui genitori fanno parte del Comitato, reinserito nella società<br />

attraverso un programma terapeutico dopo anni di tossicodipendenza, è stato prelevato dalla<br />

sua abitazione e condotto in carcere per scontare condanne divenute esecutive dopo sei anni.<br />

Il Comitato ha denunciato il fatto inviando lettere a personalità politiche comunali, provinciali,<br />

regionali e nazionali, ai giornali locali e nazionali, nella speranza che tra i tanti, qualcuno<br />

si prendesse a cuore le sorti di questo giovane e perché fosse evitata in futuro, ad altri, una<br />

simile ingiustizia. L’assessore agli Interventi sociali aveva inviato una mozione alla regione<br />

Veneto, firmata da tutti i consiglieri dei gruppi politici, in cui esprimeva il disappunto verso il<br />

Tribunale di Venezia che non aveva applicato le norme per l’inserimento, al posto del carcere,<br />

in una struttura terapeutica e chiedeva alle autorità competenti la revisione della situazione<br />

giudiziaria del giovane, auspicando che altri futuri casi simili venissero valutati con sensibilità<br />

e attenzione. Una lettera simile è stata scritta dal responsabile del <strong>Centro</strong> Diurno per le tossicodipendenze<br />

dell’Ulss. Si è interessato pure il C.N.A. e Piera Piatti aveva pubblicato una lettera<br />

del Comitato nella sua rubrica “<strong>Droga</strong>: parliamone insieme” sul settimanale Grazia.<br />

–56–


1986<br />

Lettera a “Il Giornale” pubblicata il 27 settembre 1986<br />

Perché non sia inutile<br />

Egregio direttore,<br />

giorni fa, i giornali cittadini con un piccolo articolo rendevano noto che un giovane era<br />

stato arrestato e rinchiuso in carcere per scontare tutte insieme più condanne divenute<br />

ormai esecutive. Tra quelle poche e fredde righe ci celava però un dramma umano che è<br />

giusto portare a conoscenza di tutti. Renato – il giovane arrestato – era entrato nel tunnel<br />

della droga ancora minorenne rimanendovi per circa sette lunghi anni, anni che lo videro<br />

più volte in carcere per quei reati che i tossicodipendenti commettono per procurarsi<br />

la famigerata “minima dose giornaliera”. Quando tutte le speranze per un suo recupero<br />

sembravano miseramente crollare, Renato tentò di risalire la china; chiese l’aiuto dei genitori<br />

e del <strong>Centro</strong> Diurno per le tossicodipendenze dell’Ulss della nostra città.<br />

Inizialmente poco convinto di raggiungere un esito positivo, si ritrovò giorno dopo<br />

giorno sempre più impegnato nel programma terapeutico, tanto che più volte veniva portato<br />

come esempio per la sua determinazione.<br />

Concluso il programma riabilitativo, aveva iniziato quello di reinserimento trovandosi<br />

un lavoro, seppur modesto, nell’ambito del quale già aveva avuto modo di farsi stimare.<br />

Però sul suo capo, pendeva, minaccioso, l’accumulo delle condanne. Il giorno 28 dello<br />

scorso mese i carabinieri lo prelevavano da casa per rinchiuderlo in carcere.<br />

A questo punto viene spontaneo chiedersi se vale la pena di lottare, quando poi tutti<br />

gli sforzi di più persone rischiano di venire vanificati da leggi che arrivano a colpire con<br />

ritardi inqualificabili. Colui che ha errato deve essere punito quando ancora persiste nell’errore,<br />

ma punirlo dopo il ravvedimento suona come una beffarda vendetta non compatibile<br />

con il senso della giustizia. Il carcere, per come è impostato oggi è solamente una<br />

istituzione repressiva e punitiva, dove la promiscuità con soggetti più pericolosi porta ad<br />

un maggior apprendimento delinquenziale.<br />

Chi sbaglia deve essere recuperato, non emarginato.<br />

Noi genitori ci battiamo perché, quando un tossicodipendente viene arrestato sia processato<br />

nel più breve tempo possibile, e al momento in cui sarà emessa la sentenza, gli sia<br />

offerta una alternativa al carcere che gli consenta di curarsi e riabilitarsi. Nel caso in cui il<br />

giovane rifiuti l’alternativa, sia posto nella condizione di pagare subito il suo debito in<br />

modo che, rendendosi conto di cosa vuol dire vivere nelle patrie galere, nell’uscire sappia<br />

che cosa lo aspetta se non cambierà vita. La possibilità di lasciare il carcere per una comunità,<br />

dovrebbe comunque essere sempre contemplata indipendentemente dalla durata<br />

della pena. Per chi, come Renato, ha ancora pendenze con la giustizia ed esce da una realtà<br />

riabilitativa che garantisce per lui il buon esito ottenuto, si dovrebbe almeno adottare la<br />

possibilità di scontare la rimanente pena con un servizio sociale. Per anni, la convinzione<br />

che non si potesse uscire dalla droga era un dato di fatto, ora si vede che questo mostro<br />

può essere sconfitto, però quale stimolo diamo ai giovani drogati per uscire dal tetro tunnel<br />

se, come premio a tanta fatica si vedono spalancare davanti i cancelli del carcere?<br />

I genitori di Renato, nella angosciosa ricerca di evitare al figlio un ritorno sulla strada<br />

–57–


1986<br />

della devianza tanto faticosamente lasciata, rivolgono un appello a tutti i genitori, soprattutto<br />

a quelli che si trovano invischiati nel problema droga, affinché abbiano ad unirsi a<br />

noi nella richiesta di leggi più adeguate alla necessità del momento attuale. Se lo Stato non<br />

si impegna abbastanza nella lotta contro la droga, anzi ne tollera la modica dose per uso<br />

personale, sappia almeno aiutare nel modo giusto coloro che, a prezzo di tanta fatica, ne<br />

hanno saputo tirarsi fuori.<br />

Per il Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti di Vicenza, O. Dalla Valle<br />

✧<br />

30 settembre ‘86 - Lettera al presidente della Repubblica Francesco Cossiga in visita a Vicenza.<br />

Signor Presidente,<br />

siamo le mamme del Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti di<br />

Vicenza e insieme al nostro personale benvenuto nella nostra città desideriamo rivolgerle<br />

una supplica.<br />

Come capo dello Stato, Lei conoscerà certamente le storie drammatiche ed angoscianti<br />

di tanti genitori come noi, non intendiamo quindi raccontarle il dolore, le speranze e le<br />

delusioni che si alternano nei nostri cuori, che sono gli stessi sentimenti di tutti coloro<br />

che, come noi, un brutto giorno hanno dovuto affrontare loro malgrado, il problema di<br />

quella mai abbastanza maledetta droga, che ha portato e porta devastazione e morte in<br />

troppe famiglie italiane. Vogliamo invece, esporle il caso penoso di Renato figlio di genitori<br />

del nostro Comitato. Questo giovane è riuscito, dopo un sofferto impegno presso il<br />

<strong>Centro</strong> Diurno dell’Ulss, a liberarsi da una schiavitù che aveva reso la sua vita e quella dei<br />

suoi cari un inferno. Per lui e la sua famiglia, dopo la riabilitazione e il reinserimento nel<br />

mondo del lavoro, iniziava un capitolo nuovo, si apriva la porta alla speranza e alla voglia<br />

di recuperare troppi anni perduti.<br />

Ma tutto questo è durato poco, per una serie di complicazioni e lentezze burocratiche<br />

e giuridiche, Renato è finito in carcere di nuovo, dove dovrà restare per 29 lunghi mesi a<br />

scontare la pena per reati commessi circa sei anni fa, quando ancora viveva la sua vita di<br />

piazza.<br />

Signor Presidente, tutti sappiamo della sua fede nei valori cristiani e umani, siamo<br />

quindi certe che fatti come questi non possono che turbarla profondamente, come turbano<br />

la coscienza di tutti i giusti.<br />

Chi sbaglia deve pagare e non ci sono dubbi su questo, ma non pagare con anni di<br />

ritardo, quando ormai gli errori commessi appartengono a un passato che non esiste più,<br />

perché al suo posto c’è una persona nuova, rinata con un diverso presente.<br />

Queste storie lasciano l’amaro in bocca, provocano un pericoloso senso di sfiducia<br />

verso le istituzioni democratiche del nostro paese, rischiano di vanificare il già gravoso e<br />

difficile compito delle Comunità e dei centri terapeutici, di riportare tutto al punto di partenza.<br />

Una tragedia questa, da evitare a tutti i costi. Inoltre, i tossicodipendenti intenzionati<br />

ad uscire dalla droga sentono indebolirsi così la volontà di lottare, e sappiamo quanto<br />

sia già difficile per loro arrivare a questa determinazione.<br />

–58–


1986<br />

Signor Presidente, se è vero che sono i più deboli a cadere nella trappola dei “paradisi<br />

artificiali”, è anche obiettivamente vero che stupefacenti e medicinali sostitutivi i ragazzi<br />

li possono trovare con troppa facilità e che la legge sulla modica quantità per uso personale<br />

agevola chi, vendendo morte, fa miliardi sulla nostra pelle e rendono anche più facile<br />

al tossicodipendente dimenticare che la droga è illegale anche per chi la usa soltanto.<br />

Noi non vogliamo trovare alibi a tutti i costi per i nostri figli e puntare l’indice accusatore<br />

contro questo o quello, noi siamo convinti che la droga è una tragedia sociale nella<br />

quale, in qualche modo oscuro alla nostra comprensione, siamo tutti coinvolti, anche a<br />

livello di responsabilità e siamo anche convinte che, per vincerla, ci vuole l’impegno di<br />

tutti, dal più piccolo al più grande di noi.<br />

Signor Presidente, in queste righe scritte da gente semplice, c’è il nostro cuore semplice;<br />

Renato ha saputo vincere la sua tossicodipendenza, ha dimostrato di aver capito che la<br />

sua era una strada sbagliata, non si può punirlo adesso, è troppo ingiusto. Affidiamo quindi<br />

a Lei la vita e il futuro di questo giovane e dei suoi genitori che hanno saputo aiutarlo<br />

con la loro disperata determinazione a non cedergli quando ancora viveva nella droga.<br />

Signor Presidente, aiuti Renato a proseguire il suo cammino nella dignità dei valori da<br />

lui appena riconquistati, lo aiuti a credere nella giustizia e ad essere di stimolo ed esempio<br />

per gli altri che non hanno ancora trovato la via. Facciamo anche voti, dal profondo del<br />

cuore, perché storie come quella di Renato, troppo dolorosamente frequenti non abbiano<br />

a ripetersi mai più. Chi deve pagare paghi subito, quando è ancora nella colpa.<br />

Riponiamo in Lei la nostra fiducia.<br />

Per il Comitato, la presidente Olga Dalla Valle<br />

Renato è stato scarcerato il 31 ottobre ’96 grazie all’ex decreto 47 bis che consente la<br />

sospensione della pena ai tossicodipendenti che hanno svolto un programma riabilitativo<br />

e la cui condanna da scontare risulti inferiore ai tre anni. Il giovane ha patito due mesi di<br />

carcere molto pericolosi che potevano essere evitati se la lentezza della giustizia, sommersa<br />

nella burocrazia imperante fosse stata più giusta e sollecita.<br />

Altri casi come questo hanno portato a vere tragedie.<br />

✧<br />

Vicenza 22 ottobre 1986 - Relazione del Comitato presentata alla V Commissione<br />

Consigliare per i Servizi Socio-Sanitari del Comune di Vicenza.<br />

L’Aids si può prevenire ma non curare! Situazione generale: in Italia i tossicodipendenti<br />

sieropositivi all’Hiv sono il 51%, nel resto dell’Europa l’11% negli Stati uniti il 23%. Il<br />

50% sono eroinomani (l’eroina dà immunodepressione).<br />

Carcere: su 28.000 detenuti sottoposti a test di controllo 12.000 sono risultati sieropositivi.<br />

Pericolosi risultano coloro i quali hanno avuto rapporti a rischio senza poi sottoporsi a<br />

controlli e che, se portatori del virus, con rapporti sessuali non protetti possono allargare<br />

il contagio. A preoccupare il Ministero della Sanità sono proprio costoro e i drogati che<br />

non hanno contatti con i servizi socio-sanitari e sfuggono ad ogni controllo. A questo pro-<br />

–59–


1986<br />

posito è stata istituita una struttura che segue da vicino l’evoluzione dell’Aids, elabora dati,<br />

prepara statistiche, finanzia piani di ricerca e periodicamente fa il punto della situazione<br />

con una relazione tecnica-informativa. L’ultima è datata 8 ottobre 1986. I dati: a settembre<br />

i casi ammontavano a 338.<br />

Al contrario degli omosessuali che attraverso le loro associazioni sono corsi al riparo<br />

impegnandosi in incontri di informazione e prevenzione, i tossicodipendenti non hanno<br />

punti di riferimento. Questo preoccupa le famiglie che cercano da anni una soluzione<br />

scontrandosi con un muro fatto di lungaggini burocratiche, deleghe, assurdi ideologismi<br />

(libertà di drogarsi), scarso impegno e conoscenza superficiale del problema.<br />

Negli ultimi mesi estivi sono morte per overdose 75 persone, 14 in più rispetto al<br />

periodo corrispondente dello scorso anno; lo dice una nota dell’on. Costa secondo il quale<br />

siamo di fronte ad una recrudescenza del fenomeno che sembrava stesse calando. L’on.<br />

non si era accorto che stava solo cambiando.<br />

Situazione a Vicenza: la nostra, tra le città del Veneto è la più colpita con una percentuale<br />

tra i tossicodipendenti che supera l’80 per cento di sieropositivi. E’ calcolato che nel<br />

vicentino il numero dei consumatori di droga sia superiore ai 3.000. L’Ulss assicura che la<br />

situazione è sotto controllo, ma sotto controllo sono solo in 400. E i rimanenti 2.600?<br />

Per calmare l’opinione pubblica scossa dalla presenza di tre bambini sieropositivi in due<br />

scuole materne della città, sono subito stati concessi dei potenziamenti, ma per i genitori<br />

dei tossicomani che dalla fine degli anni sessanta invocano aiuto, si è fatto poco o nulla.<br />

Ecco l’importanza sul piano politico-sociale di una massa di gente che si muova unita<br />

all’attacco rivendicando i propri diritti; poche e sparute madri che trovano nella disperata<br />

ribellione la forza e il coraggio di lottare per i propri figli non fanno certamente testo!<br />

E qui dovrebbero meditare tutte quelle famiglie che covano nel chiuso delle loro case il<br />

dramma di uno o più figli drogati, senza capire che la droga è divenuto un problema sociale<br />

e come tale dovrebbe essere risolto. Ora l’effetto di questo lassismo trova un aggravamento<br />

naturale con l’Aids.<br />

Cosa chiede il Comitato agli organi preposti? Data l’emergenza chiede che il reparto di<br />

malattie infettive del nostro ospedale possa seguire e curare i nostri giovani e non costringerli<br />

a recarsi al centro di riferimento di Verona. Per far questo deve essere potenziato.<br />

Fino ad oggi le prestazioni sono state eseguite più per un senso di umanità che per<br />

obbligo; a nostro parere l’infelice decisione di creare dei centri di riferimento comporta<br />

solo un’infinità di problemi.<br />

Conosco casi di ammalati che hanno preferito lasciarsi morire piuttosto che affrontare,<br />

in situazioni di estrema debolezza, i disagi che la lontananza dei centri comportano.<br />

Questo può sembrare un paradosso, ma come ho scritto in un’istanza all’assessore regionale<br />

alla Sanità, Bogoni, il tossicodipendente è difficile da curare, perché depresso e autolesionista,<br />

creargli problemi vuol dire perderlo, non recuperarlo.<br />

L’organico del malattie infettive è composto da cinque medici, i quali si trovano<br />

improvvisamente a far fronte a 400 sieropositivi, oltre ai malati normali del reparto. Per<br />

far questo, con ammirevole dedizione, sacrificano ore e giornate di riposo. È da notare<br />

–60–


1986<br />

inoltre, che già dal suo apparire, si erano accorti del nascere di questa nuova patologia<br />

finora sconosciuta e si erano messi in contatto con centri di ricerca. Non potenziare il reparto<br />

vuol dire costringere tutti i sieropositivi e i malati delle province venete ai centri di Verona<br />

o Padova, dove la situazione non è migliore e finirà con lo scoppiare. Indispensabili sono<br />

anche stanze di degenza più idonee; due camere da quattro letti e un bagno in comune, per<br />

malattie infettive, non rispondono certo alle norme igieniche ospedaliere.<br />

Altro punto deficitario è dato dalla microbiologia che per mancanza di personale non<br />

può eseguire i test. La regione ha concesso il potenziamento richiesto, ma per direttive locali<br />

non sarà attuato. A questo punto il fornire tali esami compete a Verona, ma in realtà questo<br />

non avviene, subentra allora Padova, per quel senso di umanità che per fortuna non è<br />

spento del tutto e per il buon rapporto di collaborazione instaurato tra i medici della nostra<br />

e di quella città.<br />

Questa è la situazione in cui ci troviamo. Una cosa è certa, se si vuole bloccare l’espandersi<br />

del contagio bisogna estirparlo alle sue radici, e le sue radici affondano anche nella<br />

droga, sia abusiva che di Stato.<br />

Bisogna trovare il modo per affrontare i problemi gravi, non aspettare immobili che<br />

abbiano a degenerare a causa dell’incomunicabilità della Istituzioni. Bisogna creare un coordinamento<br />

tra una realtà e l’altra in modo che dove non può arrivare l’una, arrivi l’altra.<br />

L’Italia è il Paese dell’emergenza perenne, dove i frequenti terremoti non hanno ancora<br />

insegnato a costruire case antiscisma, è il Paese delle alluvioni, ma ancora non si opera per<br />

rendere i fiumi più sicuri. Si continua a rattoppare con stracci consunti e non si impara ad<br />

usare materiali nuovi.<br />

Ora si cerca di fermare la cosiddetta peste del duemila. Ma si continua a trascurare la gravità<br />

costituita dalla droga. Il tossicodipendente è la prima vittima dell’Aids e purtroppo può<br />

essere anche veicolo di contagio. Offriamogli allora possibilità concrete e accessibili in cui<br />

trovare quei supporti che lo aiutino a riabilitarsi e reinserirsi nella società.<br />

Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

25 – 26 ottobre 1986 – 1° Incontro della segreteria del Comitato esecutivo delle<br />

associazioni che hanno aderito al Coordinamento nazionale antidroga (CNA) a Bari.<br />

Richieste:<br />

1 - Riforma della legge 685/75 sulla “modica quantità”.<br />

2 - Creazione di strumenti giudiziari che evitino il carcere al consumatore di droghe con<br />

strutture alternative socio-riabilitative.<br />

3 - Sia chiamato a partecipare alla Commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio<br />

dei ministri un rappresentante del CNA ai sensi dell’art. 4 della L. 21 di giugno<br />

1985 n. 297.<br />

4 - Sia inclusa una rappresentanza del CNA nel Comitato e negli organismi del Ministero<br />

della Sanità preposti a dare indicazioni di carattere generale ed operativo alle<br />

strutture sanitarie pubbliche, soprattutto regionali, responsabili e competenti in<br />

–61–


1986<br />

materia, onde evitare che i programmi terapeutici dei centri pubblici si riducano alla<br />

distribuzione differenziata ed indiscriminata di farmaci stupefacenti.<br />

5 - Il programma terapeutico residenziale non possa essere interrotto da un provvedimento<br />

restrittivo della libertà personale se non previa delibazione del giudice di sorveglianza.<br />

6-Iresidui di pena derivanti dal cumulo di sentenze per reati diversi rientrino nella previsione<br />

della legge penitenziaria.<br />

7 - I militari di leva, chiamati alle armi e riconosciuti in stato di tossicodipendenza possano<br />

essere avviati in strutture terapeutiche riconosciute per seguire un programma di<br />

recupero e di reinserimento computando il periodo ivi trascorso valevole al soddisfacimento<br />

degli obblighi di leva; per i giovani riconosciuti tossicodipendenti prima<br />

della chiamata che si inseriscono e compiono un programma terapeutico in strutture<br />

riconosciute, il tempo in esse trascorso assorba la durata del servizio di leva.<br />

Il Comitato esecutivo ha deliberato di prendere contatti con la Presidenza del Consiglio<br />

dei Ministri e dei Ministeri della Sanità, della Giustizia, degli Interni, del Lavoro, della<br />

Pubblica Istruzione, della Difesa e con l’on. Maria Pia Garavaglia, relatrice della nuova<br />

legge sulle tossicodipendenze che riformerà quella della 685/75, per presentare le proprie<br />

proposte ed evidenziare i problemi che finora non hanno trovato soluzione.<br />

✧<br />

Novembre ’86 – Lettera inviata all’assessore alla Sanità della regione Veneto Antonio Bogoni<br />

P.c.- Al ministro della Sanità Donat Cattin, al presidente regione Veneto Carlo Bernini, al presidente<br />

Ulss n. 8 Igino Fanton, al prof. Ielasi primario Malattie Infettive ospedale di Vicenza, al dr. Vincenzo<br />

Balestra responsabile Servizio Medico-Sanitario per le tossicodipendenze Ulss n.8, al sindaco Antonio<br />

Corazzin ai partiti dell’Area Costituzionale, ai Sindacati Riuniti CGIL- CISL- UIL, al C.N.A.<br />

Coordinamento Nazionale Antidroga.<br />

Signor Assessore,<br />

preoccupati dalla grave situazione venutasi a creare con il problema Aids, come genitori<br />

del Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti di Vicenza, ci rivolgiamo<br />

a Lei per la seconda volta, confidando che questo scritto trovi maggiore considerazione del<br />

precedente. Mi aspettavo che, messa sull’avviso dalla stampa e spero, ancor prima da chi<br />

di dovere, la Sanità avesse preparato un piano preciso e concreto prima che il caso dei piccoli<br />

portatori del virus Hiv avesse a scoppiare in modo così clamoroso.<br />

Ora, dopo che allarmismo e panico hanno trovato sfogo nell’isteria di genitori disinformati<br />

e ignari, tutto si è calmato ed è sceso il silenzio. I problemi però sono rimasti insoluti.<br />

Desidereremmo sapere se non è mai stata fatta una ricerca che possa spiegare perché<br />

la nostra città sia, tra quelle del Veneto o meglio, delle tre Venezie, la più colpita dall’Aids.<br />

A questo punto, come genitori direttamente coinvolti nel problema, sentiamo il bisogno<br />

di porle alcune domande.<br />

1 - Cosa ha fatto l’Assessorato in queste settimane rispetto alla situazione dell’Aids?<br />

2 - Con quali persone competenti si è incontrato?<br />

3 - Cosa intende fare?<br />

4 - Che tipo di direttive ha dato?<br />

Confidando in una risposta precisa ed esauriente, riteniamo doveroso allegare copia della<br />

–62–


1986<br />

relazione presentata alla V Commissione Comunale per i Servizi Socio-Sanitari del comune<br />

di Vicenza.<br />

Distinti saluti<br />

Per il Comitato di solidarietà con la famiglie dei tossicodipendenti, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Mercoledì 12 novembre ’86 con un gruppo di nostri genitori, la presidente della V commissione<br />

socio-sanitaria del comune di Vicenza, alcuni volontari di comunità cittadine e un rappresentante<br />

dei sindacati, ci siamo recati in visita alla comunità di S. Patrignano.<br />

L’esperienza è stata entusiasmante, e nel ritorno i commenti, hanno riempito le ore del viaggio.<br />

Non sono mancate le lettere ai giornali per far conoscere quella realtà unica in Italia.<br />

✧<br />

“Il Giornale” - 8 dicembre 1986<br />

Rinati a nuova vita<br />

Caro direttore,<br />

sono reduce da una visita a S. Patrignano e descrivere le mie impressioni mi è assai difficile,<br />

perché innumerevoli sensazioni si sono sovrapposte le une alle altre, a volte contrastanti<br />

tra loro; una cosa però posso affermare con sicurezza: non si può vivere un giorno<br />

nella comunità di Muccioli e rimanere indifferenti.<br />

Sono 1200 i giovani che si sono liberati dalla schiavitù della droga, e altri 600 stanno<br />

conducendo una coraggiosa battaglia che li porterà al reinserimento in quella società che li<br />

aveva emarginati rifiutando l’immagine squallida e degradante che offrivano di se stessi.<br />

S. Patrignano è una cittadella in cui, abbinando il moderno con un ritorno ai modelli<br />

antichi, gli abitanti si sono resi autosufficienti mediante innumerevoli attività che vengono<br />

svolte con impegno e responsabilità. Ovunque si nota l’organizzazione razionale, senza<br />

la quale ci sarebbe il caos. I giovani sono educati, gentili, premurosi e si trattano con<br />

rispetto e dignità. Non dimostrano difficoltà a parlare con i visitatori, anzi, danno con<br />

garbo risposte esaurienti alle domande che vengono loro poste.<br />

Con tutte le risorse che questa comunità offre ai tossicodipendenti che vi entrano scegliendo<br />

un lavoro a loro più congeniale, questi poi, non trovano eccessive difficoltà all’inserimento,<br />

che è il preludio ad un completo rinnovamento.<br />

L’unico problema è costituito dalla carenza di posti; è richiesto un solo colloquio per<br />

verificare la determinazione alla riabilitazione. Se poi il giovane entrerà in crisi, troverà nei<br />

compagni solidarietà e sostegno.<br />

A questo punto mi è venuto spontaneo il confronto con la nostra città che è assai restia<br />

nell’offrire l’aiuto, più volte richiesto, ai tossicodipendenti. Con tanta amarezza sono<br />

costretta a constatare quanto siano pochi coloro che riescono a liberarsi dalla droga, e<br />

sento il dovere di consigliare a coloro che operano in questo campo, di rivedere le metodologie<br />

fino ad ora osservate, e di ricercare il metodo che possa permettere un maggiore<br />

quantitativo di recupero. Penso che S. Patrignano sia irripetibile, ma mi auguro che centinaia<br />

di ragazzi rinati alla vita siano preziosa testimonianza per chi opera nel sociale.<br />

Olga Dalla Valle - Vicenza<br />

–63–


1986<br />

✧<br />

10 dicembre 1986 – Relazione letta al convegno provinciale della UIL e inviata per conoscenza<br />

al presidente dell’Ulss n.8 Igino Fanton.<br />

Dopo che la droga ha fatto la sua prima apparizione in Italia, radicandosi profondamente<br />

e provocando danni e lutti perché sottovalutata per molto tempo, siamo arrivati ad un<br />

punto in cui o si concretizza un impegno radicale, seppure estremamente tardivo o la<br />

società sarà vittima delle sue incertezze e delle sue non scelte.<br />

Chi non ha vissuto il dolore di un figlio drogato, non può capire fino in fondo quali<br />

siano le necessità più impellenti per aiutarlo.<br />

La famiglia, come lo Stato, è stata colta dal fenomeno droga impreparata e disarmata.<br />

Ogni genitore, nei primi tempi, ha commesso errori, probabilmente inevitabili, ma poi,<br />

pian piano, ha imparato a riconoscere l’abilità ingannatrice del tossicodipendente sforzandosi<br />

a fargli fronte, costretto ad ingaggiare con lui una guerriglia snervante e a lungo andare<br />

insopportabile.<br />

Quando la droga entra in un nucleo familiare, tutto si svolge in funzione ad essa alterando<br />

ed esasperando dei rapporti destinati prima o poi a sfociare nell’incomunicabilità<br />

più assoluta. A questo punto, più soli che mai, i genitori si rendono conto che il loro problema,<br />

per essere risolto, necessita di un aiuto esterno, perché la droga non può essere considerata<br />

un fatto individuale, ma sociale e come tale deve essere affrontata. Nell’accostarsi<br />

però, pieni di speranza, alla realtà pubblica, si accorgono che questa può fare per loro<br />

ben poco; allora si sentono traditi, abbandonati e tremendamente impotenti di fronte alla<br />

devianza dei figli. Fino ad un paio di anni fa, le uniche strutture esistenti erano nate ad<br />

opera del volontariato e potevano aiutare solo un numero estremamente esiguo di giovani;<br />

da circa due anni l’Ulss ha dato vita ad un centro diurno che fino ad ora ha ospitato<br />

circa una decina di utenti. Non credo di esagerare quando affermo che in sostanza tutto<br />

questo non è molto, tenendo conto che nel vicentino i drogati si contano a migliaia.<br />

Cosa chiediamo come genitori? Innanzitutto delle leggi che aiutino il tossicodipendente,<br />

e prima fra tutte l’abolizione della “modica quantità” che ha fatto di ogni tossico uno<br />

spacciatore protetto, incrementando il traffico capillare a tutto beneficio dello spacciatore<br />

più grosso; migliorare e rendere operanti quelle esistenti, affinché al carcere, che è una istituzione<br />

solamente punitiva, sia offerta l’alternativa di una scelta di riabilitazione. Per coloro<br />

che devono scontare la detenzione, sia dato il via all’opera dell’equipe socio-sanitaria<br />

istituita all’interno della struttura stessa, affinché inizi prontamente una fase di recupero<br />

che verrà completata al di fuori dell’istituto stesso usufruendo dell’affido sociale.<br />

Insisto col ripetere che la lotta deve essere rivolta contemporaneamente su due fronti:<br />

droga e Aids. E qui i bisogni si fanno più impellenti che mai.<br />

Abbiamo al reparto Malattie infettive del nostro ospedale una equipe di medici che<br />

segue lo svolgersi della sintomatologia di immunodeficienza acquisita, ancora dal suo<br />

apparire ed è in contatto con centri di ricerca sia nazionali che esteri. Questi medici, in<br />

collaborazione con i colleghi di Padova hanno presentato uno studio su l’Aids che è stato<br />

–64–


1986<br />

accettato e discusso all’ultimo congresso di Parigi, riscuotendo meritati apprezzamenti in<br />

special modo dal noto ricercatore dr. Gallo. Questi stessi medici potrebbero svolgere egregiamente<br />

la loro opera curando i nostri ammalati senza sradicarli dal loro ambiente per<br />

andare ad ingrossare il numero di coloro che, per decreto regionale devono far capo ai centri<br />

di riferimento , destinati a diventare dei veri e propri lazzaretti.<br />

Altro problema è l’ubicazione del reparto situato a piano terra, in questo modo i tossicodipendenti,<br />

eludendo la vigilanza degli infermieri, scavalcando la finestra della loro<br />

stanza possono andarsene in cerca di droga oppure riceverla mediante il medesimo espediente.<br />

Necessario è pure un aumento dell’organico (i medici del reparto seguono oltre ai normali<br />

pazienti circa 400 sieropositivi) e qualche stanza in più provvista di bagno (e non un<br />

bagno per due camere con otto degenti) per isolare i malati.<br />

Manca anche una pediatria per infettivi; i piccoli sieropositivi devono ricorrere a quella<br />

di Padova anche per un banale mal di pancia sospetto. Nel mese di ottobre la regione<br />

ha stanziato tre miliardi per migliorare un reparto, nel mese di novembre altri tredici per<br />

il V lotto; non intendo dire che questi finanziamenti non siano giusti o non necessari,<br />

tutt’altro, intendo solo far notare che in questo momento di emergenza non si è parlato<br />

del malattie infettive, nonostante che l’assemblea pubblica sull’Aids tenuta l’otto marzo<br />

’86 ci fossero state delle precise promesse.<br />

Tutto questo mette in risalto la volontà di non impegnarsi in una prevenzione sanitaria<br />

(se si può ancora chiamarla così). Non accettando la realtà di un futuro drammatico si<br />

continua a tamponare alla meno peggio. Disgraziatamente presto saremo tutti dentro<br />

all’emergenza fino ai capelli. Peccato che a farne le spese siano sempre i più deboli e i più<br />

indifesi.<br />

Per il Comitato, la presidente Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Aids - 1986 – a Vicenza 3 decessi – In Italia 268<br />

–65–


1986<br />

Risposta del presidente dell’Ulss 8 Igino Fanton in data 9 gennaio 1987:<br />

–66–


1987<br />

1987<br />

Il Giornale di Vicenza - 3 gennaio 1987<br />

Non si è avuto lo sperato reflusso di tossicodipendenze rispetto all’anno precedente<br />

262 In Italia le vittime di stupefacenti nel 1986<br />

Sintesi dell’articolo di Francesco Bonfiglio:<br />

Roma – La droga, nel 1986 ha fatto più vittime rispetto al 1985, anche se le forze di polizia, con<br />

un totale di 8.615 operazioni che hanno prodotto 14.480 arresti, hanno superato di gran lunga la<br />

quantità di sostanze stupefacenti sequestrate nel 1985: 325 chili di eroina contro 276; 124 di cocaina<br />

contro 104; 15.928 di hashish contro 1.530.<br />

Questo il bilancio di lotta alla droga nell’anno appena terminato fatto dal sottosegretario all’Interno<br />

Raffaele Costa, secondo il quale “ il contenimento del 1985 che aveva fatto sperare in un incipiente<br />

riflusso della tossicodipendenze non ha avuto conferma lo scorso anno” (…)<br />

Nel 90 per cento dei casi – secondo la relazione di Costa – la morte è stata provocata dall’eroina addizionata,<br />

nel 70 per cento dei casi, da altre sostanze. La cocaina ha fatto il 3 per cento delle vittime. Il<br />

restante 7 per cento delle morti è stato provocato da metadone e analgesici di diverso tipo.<br />

L’attività repressiva delle forze di polizia è stata costante, ma in questo contesto assume particolare<br />

rilievo la eccezionale quantità di hashish sequestrata, la maggior parte della quale (12.649 chili), nell’ambito<br />

di sole cinque operazioni che hanno portato all’arresto di 44 persone, 20 delle quali non italiane<br />

(gli spacciatori stranieri arrestati nel 1986 sono stati in tutto 2.200: il 15 per cento del totale)…..<br />

Il sottosegretario agli Interni ha anche riaffermato l’urgenza di una nuova legge, mettendo in evidenza<br />

come ancora sia del tutto fuori luogo “attendere una approvazione rapida della nuova normativa,<br />

attesa ormai da sei anni, e che, le norme attuali, risalenti al 1975 non possono più arginare il fenomeno,<br />

che è in costante e rapida evoluzione”.<br />

✧<br />

Da “Il Giornale” di Montanelli una lettera di Gerolamo Pellicanò deputato PRI<br />

9 gennaio 1987<br />

Due malintesi sulla droga<br />

Caro direttore,<br />

d’accordo che l’argomento droga sembra essere passato di moda, a dispetto dei guasti che continua<br />

a provocare. Ma come è possibile rassegnarsi a procrastinare l’approvazione della legge di riforma<br />

della 685 del 1975 e non accorgersi neanche che è stato predisposto, dalla relatrice on. Garavaglia,<br />

un testo unificato a conclusione dei lavori del comitato ristretto? I tempi sono brevi, certamente.<br />

Ma, se la legislatura dovesse concludersi alla sua scadenza naturale, un impegno parlamentare intenso<br />

potrebbe consentire di riformare una legge che ormai fa acqua da tutte le parti. Perché non provare?<br />

Il testo del comitato ristretto può costituire un’utile base di partenza. Le proposte di riforma,<br />

a suo tempo presentate, erano molte, con punti di partenza anche lontani. Nel testo unificato, che<br />

ha ricercato una sintesi di quelle proposte, si trova il frutto di tante battaglie, condotte in questi anni<br />

anche dagli amici del Giornale. Al primo posto metto senz’altro in rilievo che viene finalmente dato<br />

al ruolo delle comunità per tossicodipendenti, sorte per iniziativa privata, e che un contributo<br />

incommensurabile hanno dato alla lotta alla droga, nella latitanza di efficaci interventi pubblici.<br />

Su questa base di partenza si può e si deve lavorare, anche cercando di correggere alcune impostazioni<br />

che giudico tuttora errate. Mi riferisco, in particolare a due questioni. Innanzitutto, si vorreb-<br />

–67–


1987<br />

bero conservare le terapie di mantenimento, cioè quelle terapie che mirano a sostituire la droga con<br />

altre sostanze, spesso non meno dannose. Ho sempre pensato, e non ho ragione di modificare il mio<br />

pensiero, che il problema è quello di eliminare la droga, comunque si presenti, nella forma di siringa<br />

o di psicofarmaco. Il primo ostacolo, insomma, è proprio l’uso distorto di sostanze stupefacenti.<br />

Ma come si può pensare di compiere un intervento di recupero su un giovane che continua a stordirsi?<br />

Come pensare in parole povere, che egli possa guarire prendendo il metadone al posto dell’eroina?<br />

Su questo punto mantengo un dissenso preciso, e forse non potrebbe essere diversamente, avendo<br />

presentato una proposta di legge (a nome della Lenad) che vieta espressamente questo tipo di terapie.<br />

E se anche la realtà in questi anni è in parte cambiata, con crescente diffusione della cocaina e<br />

l’emergere di nuove sostanze a metà tra medicine e droga, confermo la mia riserva contro il principio<br />

di mantenimento.<br />

Su un’altra questione non sono d’accordo col testo unificato: la sopravvivenza del concetto di<br />

“modica quantità” ai fini della esclusione della incriminazione per il possesso personale di droga. In<br />

Europa soltanto Olanda, Germania e Italia consentono l’uso personale non terapeutico di sostanze<br />

stupefacenti (e con risultati davvero non esaltanti).<br />

Il concetto di “modica quantità” è negativo per due ragioni. Primo: L’esperienza ha mille e una volta<br />

dimostrato che, concedendo ai giovani il diritto di portare con sé una modica quantità di droga (e<br />

concedendo loro, quindi, il diritto di drogarsi), non è risparmiata affatto la galera a questi giovani.<br />

La droga costa, e costa cara. E se non è reato portarsela con sé in dose giudicata modesta dalla legge,<br />

è certo reato rubare per comprarsela.<br />

Secondo: La modica quantità rende più facile la vita dei piccoli spacciatori, che sono anche tossicodipendenti<br />

e che anzi spacciano per avere i soldi per procurarsi la sostanza. Il piccolo spacciatore,<br />

come è noto, è il terminale di una rete potente e capillare alimentata dal grande spaccio e dalla grande<br />

criminalità organizzata..<br />

È per questo che, d’accordo con la Lenad, che è un’associazione composta anche da numerosi genitori<br />

che conoscono molto bene questa situazioni per averle purtroppo sperimentate in famiglia, ho<br />

proposto l’abolizione della “modica quantità” e l’adozione di pene alternative al carcere, ben sapendo<br />

che le prigioni (e non soltanto le nostre) sono i luoghi meno adatti al recupero. E se mancano<br />

oggi le strutture idonee al recupero, sarebbe tempo di muoversi per costruirle e per rendere la vita<br />

più facile a quei privati valorosi che, come Muccioli, non hanno aspettato una legge per fare il proprio<br />

dovere. E qualcosa di più del proprio dovere.<br />

✧<br />

Lettera a “Il Giornale” di Indro Montanelli è pubblicata il 19 gennaio 1987 con il titolo:<br />

Tossicodipendenti e amnistia<br />

Caro direttore,<br />

anche quest’anno è arrivato il Santo Natale e, come dono ci ha portato quell’amnistia<br />

tanto desiderata da molti, e tanto paventata da altri; amnistia che ha messo in evidenza<br />

alcune carenze di cui purtroppo soffriamo da anni.<br />

Ora le porte del carcere si sono aperte per lasciare uscire tra gli altri, parecchi tossicodipendenti,<br />

molti dei quali non avendo altre alternative, ritorneranno in strada a scippare,<br />

rubare, prostituirsi e spacciare droga, fintanto che, inevitabilmente, riprenderanno possesso<br />

di quella cella che ora hanno appena lasciata libera. Tutti sanno che il carcere non<br />

riabilita, anzi, nella maggioranza dei casi aggrava una situazione già critica; molti genitori<br />

però, lo preferiscono alla libertà della strada, male usata dai figli.<br />

Il servizio per le tossicodipendenze può seguire un numero limitatissimo di reclusi, gli<br />

–68–


1987<br />

altri sono abbandonati a loro stessi perché ancora non è operante quella équipe socio-sanitaria<br />

preposta alla loro riabilitazione all’interno della struttura stessa. Quei famigliari che<br />

fanno pressione perché il detenuto sia aiutato e stimolato a una scelta positiva, si scontrano<br />

con strutture che, schiave di teorie preconcette e prive di elasticità non sanno dare<br />

quell’aiuto necessario per risolvere con prontezza delle situazioni che richiedono una<br />

risposta immediata e coraggiosa. Desidero denunciare il fatto di una giovane che in un<br />

anno di detenzione è stata più volte vista dalla madre, durante le visite settimanali, in stato<br />

confusionale, psicologicamente alterata e fisicamente debilitata; date le precarie condizioni<br />

necessitava di un’assistenza particolare che non le è stata prestata. Ora l’amnistia le ha<br />

spalancato i cancelli del carcere ributtandola nella strada a consumare le poche energie che<br />

ancora le restano.<br />

Chi può aiutare quella madre che chiede disperatamente soccorso per la figlia e per se<br />

stessa giunta ormai al limite dell’umana sopportazione? Il servizio pubblico con la sua<br />

burocrazia? Il volontariato con le sue limitazioni? La giustizia legata a leggi inadeguate?<br />

Non è questa situazione paragonabile all’omissione di soccorso in soggetto in grave difficoltà?<br />

Se questa figlia in dieci anni non ha saputo trovare la forza di tirarsi fuori dal tunnel<br />

malefico in cui la droga l’ha precipitata, è giusto lasciarla continuare per questa strada di<br />

abbrutimento in nome di un assurdo e malinteso concetto di libera scelta? Perché non<br />

costringerla ad una cura che l’affranchi dall’odiosa schiavitù? È più dignitoso il ricovero<br />

coatto o la prostituzione, il furto, il carcere?<br />

Per il Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Ogni qualvolta guardavo i telegiornali o leggevo sui quotidiani notizie sull’Aids, mi domandavo<br />

come, un sieropositivo – e mio figlio lo era - poteva sopportare di vedere descritti con incredibile<br />

crudeltà, scenari terrificanti che lo avrebbero coinvolto nel corso della malattia, togliendogli<br />

in questo modo ogni possibile speranza. Per questo mi decisi a scrivere una lettera datata<br />

22 gennaio ’87 indirizzata:<br />

Al ministro della Sanità Donat Cattin<br />

P.c.: prof. Alessandro Berretta Anguissola, presidente del Consiglio Superiore della Sanità – prof.<br />

Carlo Vetere, direttore generale dei Servizi di Medicina Sociale – Fernando Aiuti, ordinario di<br />

Immunologia Clinica dell’università di Roma – prof. Moroni, primario Malattie Infettive ospedale<br />

Sacco di Milano – on. Raffaele Costa, sottosegretario agli Interni - al presidente Regione Veneto<br />

– all’assessore alla Sanità del Veneto – al presidente Ulss n. 8 – al prof. Ielasi primario Malattie<br />

Infettive ulss n.8 – al primario di Microbiologia Ulss n. 8 – al responsabile servizio Medico -<br />

Sociale Ulss n. 8 – al Sindaco di Vicenza – ai Partiti politici – ai Sindacati Riuniti CGIL, CISL,<br />

UIL – al Coordinamento Nazionale Antidroga:<br />

Signor Ministro,<br />

sono la presidente del Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti di<br />

Vicenza, Comitato associato alla Lenad e con altri, socio - fondatore del CNA (Coordinamento<br />

Nazionale Antidroga) sono due anni che conduco la mia battaglia contro la droga,<br />

–69–


1987<br />

impegnandomi attivamente per sensibilizzare l’opinione pubblica sul grave problema che<br />

essa comporta, mediante una raccolta firme e lettere ai giornali. Ho inoltre indirizzato a<br />

varie personalità che operano nel campo politico e socio-sanitario, appelli, proposte e relazioni<br />

sulla precaria situazione in cui si trovano tante famiglie colpite dalla tossicodipendenza.<br />

Ora, con il tragico incalzare dell’Aids, come madre, sento il bisogno di fare conoscere<br />

il mio pensiero a questo riguardo.Di questo morbo si continua a parlarne a periodi alterni,<br />

a volte in modo allarmistico, a volte con corretta informazione, ma sempre togliendo<br />

ogni speranza ai siero-positivi, ai quali bisognerebbe rivolgersi con consigli chiari che, se<br />

per noi possono sembrare scontati, a loro potrebbero rivelarsi utili e preziosi per far fronte<br />

e meglio ostacolare lo sviluppo di questa malattia. Credo che, pubblicizzare come un<br />

dettagliato bollettino di guerra la sofferenza dei colpiti dall’Aids e gli innumerevoli quanto<br />

inevitabili decessi, non giovi ai portatori più o meno “sani”, anzi la paura può scatenare<br />

nei drogati quella volontà autolesionista e fatalistica che è loro congeniale. Questa può<br />

essere una spiegazione della recrudescenza del problema droga, che alcuni politici credevano<br />

in fase decrescente, mentre stava solo trasformandosi.<br />

Chi pensava che la paura dell’Aids avrebbe portato dei cambiamenti positivi, si è sbagliato;<br />

il tossicodipendente reagisce alla paura e alle difficoltà con la droga, e la sua vita è<br />

un susseguirsi di sfide alla morte, che lo portano a convivere con la gelida dama munita<br />

di falce, giorno dopo giorno.<br />

In questo modo si sente arbitro del suo destino, mentre ora, l’Aids gli toglie apparentemente<br />

questa prerogativa. Egli non accetta la sofferenza e non si accorge a quale prezzo<br />

paga il benessere fasullo di un momento.<br />

Si dice che il tossico sia informato su tutto ciò che concerne le droghe, e con questa<br />

parola intendo anche farmaci e psicofarmaci di cui fa uso e abuso; io credo invece che<br />

quello che sa, lo interpreti a modo suo alterando la verità a suo piacere per crearsi uno<br />

stato di relativa tranquillità che gli permette di vivacchiare alla meno peggio. Quello che<br />

intendo dire è, che oggi, il tossico non ha stimoli ed incentivi che lo aiutino ad intraprendere<br />

un cammino riabilitativo, ma trova addirittura una scappatoia proprio nel virus Hiv,<br />

“tanto” – dice – “sono segnato”!<br />

A questo punto si deve trovare una soluzione concreta che può essere costituita da una<br />

incessante e martellante informazione indirizzata appositamente a loro. Bisogna non stancarsi<br />

di ripetere che l’eroina riduce l’immunità dell’organismo e rende più facile lo sviluppo<br />

dell’infezione se già esiste, che tutte le droghe, compresi gli psicofarmaci e il famoso<br />

“cocktail” danno ugualmente immunodepressione, che una nutrizione irregolare, scarsa<br />

ed inadeguata debilita l’organismo e lo rende facile preda di infezioni e malattie, che lo<br />

stress aggrava la situazione e può scatenare le malattie di cui si teme di essere afflitti, che<br />

le siringhe usate in comune o comunque non sterili sono il primo veicolo di trasmissione<br />

di ogni contagio. Tutto questo bisogna ripetere all’infinito, aggiungendo che, smettendo di<br />

drogarsi si compie il primo passo verso la salvezza, che nutrendosi in modo corretto e regolare<br />

e conducendo una vita sana e priva di costanti tensioni, l’organismo, non più alimen-<br />

–70–


1987<br />

tato e sferzato dai veleni fino allora introdotti, può piano piano reagire, riacquistando la<br />

energie perdute, irrobustirsi e di conseguenza far fronte alle infezioni con maggiore possibilità<br />

di riuscita.<br />

Se di Aids si muore, non è detto che si debba morire dall’ Hiv, il quale può convivere<br />

con il corpo per parecchi anni, come avviene per altre malattie, a patto però che questo<br />

corpo sia messo nella possibilità di difendersi. Si sa che ogni “buco” in più, ogni giorno<br />

trascorso nell’ansia di procurarsi la “dose”, ogni sana pietanza sottratta all’alimentazione,<br />

sarà un passo in avanti verso la morte. E rifletta bene il drogato, che muore senza avere<br />

praticamente vissuto, dopo avere distrutta la vita dei suoi famigliari e arricchito degli spregevoli<br />

spacciatori che con i suoi soldi e con quelli dei disgraziati come lui, si concederanno<br />

ogni benessere possibile. Vale dunque la pena di continuare per questa strada?<br />

Ecco, più che informare spiegando nei minimi particolari la sintomatologia che<br />

dovrebbe secondo me, riguardare il medico curante (vedi la tragedia di Montorio Veronese<br />

in cui l’interpretazione errata dei sintomi ovunque descritti hanno portato a dei suicidi),<br />

io punterei sulla prevenzione e sui consigli che insegnino agli infetti come difendersi.<br />

Chissà che dopo averli letti o ascoltati innumerevoli volte, qualcosa possa rimanere in testa<br />

ed essere poi messo in pratica.<br />

Enorme importanza acquisterebbe a questo punto un radicale cambiamento dei servizi<br />

pubblici e del volontariato che, modificando la prassi finora seguita, dovrebbero adeguarsi<br />

all’emergenza del momento studiando insieme una strategia per avvicinare i tossicodipendenti<br />

e offrire loro volontà e capacità di aiutarli. Il drogato deve trovare fiducia in<br />

loro e sentirsi stimolato ad iniziare una terapia e sostenuto, qualora la sua volontà avesse<br />

a venir meno. Quando sente in sé, magari confusamente, il desiderio di cambiare, dovrebbe<br />

trovare subito la struttura pronta ad accoglierlo; invece, purtroppo, si perde tanto<br />

tempo con i “famosi” colloqui che, il più della volte vanificano la debole determinazione<br />

che, se ben gestita (anche forzatamente, se occorre), potrebbe rinvigorirsi e raggiungere<br />

l’obiettivo della riabilitazione.<br />

Con questo, non voglio insegnare il mestiere a chi è abilitato per farlo ma, come madre,<br />

sono convinta che volendo, si possono compiere veri miracoli. Un esempio ce lo dà chi da<br />

anni opera con coraggio rifiutando gli schemi tradizionali.<br />

Questo secondo me si dovrebbe fare, o almeno tentare. Invece si continua lasciare al tossicodipendente<br />

la facoltà di drogarsi, nel rispetto della “libera scelta”. Così lui si sente protetto<br />

dalle stesse leggi e continuerà ad incrementare il “mercato” approfittando della “dose<br />

personale”, tessendo una rete capillare tanto redditizia per gli spacciatori, quanto diabolica<br />

per lui che, come loro, diventa a sua volta venditore di morte.<br />

Questa è infamia, checché ne dica il drogato che riserva questo aggettivo a chi rivela il<br />

nome di qualche complice.<br />

Per il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti, Olga Dalla Valle<br />

–71–


1987<br />

–72–


1987<br />

–73–


1987<br />

Perciò io, tossicodipendente, conoscendo tutto questo, se voglio salvarmi devo eliminare le<br />

cause che mi deteriorano. Non usando più droghe compio il primo passo verso la salvezza.<br />

Non sostituendo alle droghe farmaci, psicofarmaci e alcolici, compio il secondo passo verso<br />

la salvezza. Alimentandomi correttamente e costantemente aggiungo un terzo passo verso<br />

la salvezza. Facendomi controllare da medici competenti aggiungo un altro passo verso la<br />

salvezza. Eliminando le cause di stress: accorcio il cammino che mi separa dalla salvezza.<br />

Tutto questo devo sapere e tenere sempre a mente.<br />

Se in tanti anni di tossicodipendenza ho tentato più volte di guarire da solo e non ci sono<br />

riuscito devo avere l’intelligenza di capire che ho bisogno di un aiuto esterno: perciò mi<br />

devo rivolgere a chi mi può aiutare.<br />

–74–


Immaginando che i miei consigli difficilmente si sarebbero concretizzati, ho deciso per mio conto, con la consulenza<br />

sanitaria del prof. Ielasi, di pubblicare un piccolo pieghevole, per arrivare ai tossicodipendenti sieropositivi<br />

mediante medici di base e farmacie.


1987<br />

Il Giornale di Vicenza - 23 gennaio 1987<br />

Presentato a Milano il Coordinamento nazionale della famiglie<br />

Un ultimatum a Roma per vincere la droga<br />

Presente anche il comitato di solidarietà di Vicenza<br />

✧<br />

Il Gazzettino - 23 gennaio 1987<br />

Solidarietà solo dal Sindaco e dal Vescovo<br />

<strong>Droga</strong> - Senza sponsor il Comitato Vicentino al convegno nazionale<br />

Sintesi: Nasce oggi a Milano il coordinamento nazionale anti-droga, un importante organismo che<br />

vedrà impegnati rappresentanti di tutti i capoluoghi d’Italia nella lotta contro la droga e, di riflesso,<br />

nella grande battaglia contro l’Aids.<br />

Anche il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti va a Milano con una sua rappresentanza<br />

guidata dalla presidente Olga Dalla Valle. Accanto agli operatori e ai volontari del settore,<br />

era stata richiesta la presenza di uno “sponsor”, un personaggio in vista che si impegnasse a “presentare”<br />

ufficialmente la delegazione e che fosse il porta-bandiera di un discorso umanitario. A Vicenza,<br />

purtroppo, nessuno ha aderito all’appello lanciato dal comitato vicentino. Una lettera del vescovo<br />

di Vicenza mons. Onisto e un telegramma del sindaco Corazzin saranno le voci dei vicentini. (…)<br />

✧<br />

La Repubblica - 24 gennaio 1987<br />

Nasce un coordinamento nazionale<br />

“Così salveremo i nostri figli drogati”<br />

Milano – (s.g.) “ I familiari dei tossicodipendenti sono liquidati in quanto emotivi. Siamo emotivi,<br />

è vero, e con ciò? Abbiamo formato e continuiamo a formare l’unico argine contro la diffusione<br />

della droga e della disperazione, insieme con quattro preti e qualche amico da sempre disposto alla<br />

difesa dei diritti civili”.<br />

Così parla Piera Piatti della Lenad durante la presentazione del coordinamento nazionale antidroga,<br />

un’associazione privata che riunisce 36 gruppi di famiglie e circoli cittadini radicati in tutto il Paese.<br />

Un’associazione nata per affrontare, col maggiore peso possibile, gli interlocutori pubblici sui problemi<br />

dell’assistenza, la prevenzione e la modifica della legge 685 che, non punendo il consumatore,<br />

sancisce di fatto una forma di liberalizzazione della droga.<br />

“Occupati di droga prima che se occupi tuo figlio” è lo slogan del Cna”. Poiché la mappa della tossicodipendenza<br />

ricalca, il Italia, quella dell’Aids, lo slogan sta a significare anche: “occupati di droga<br />

se vuoi frenare il flagello del secolo”. Nella latitanza governativa degli anni scorsi, le associazioni dei<br />

familiari dei tossicodipendenti sono state tra i primi organismi a diffondere informazioni sulla nuova<br />

malattia.<br />

Si calcola che i tossicodipendenti, in Italia, siano 250.000. sempre più spesso alla droga si arriva<br />

anche prima dei 14 anni. Cala il consumo dell’eroina, sostituita dalla micidiale combinazione dell’alcool<br />

o anfetamine o psicofarmaci, soprattutto benzodiazepine: bombe che portano non allo scippo<br />

ma ad azioni di gravissima violenza fine a se stessa, come si è purtroppo visto negli stadi. (…)<br />

✧<br />

Avvenire - 24 gennaio 1987<br />

<strong>Droga</strong>: legge da cambiare o referendum<br />

(…) Il segretario nazionale, il magistrato torinese Gian Giulio Ambrosiani ha illustrato le linee d’intervento<br />

del nuovo organismo, tenuto a battesimo da don Pierino Gelmini, fondatore delle 52<br />

comunità “Incontro”, dallo psichiatra professor Madeddu e dall’on. Gerolamo Pellicanò. “È fonda-<br />

–75–


1987<br />

mentale unirsi – ha affermato don Pierino Gelmini. (…) Se entro febbraio non usciremo da questo<br />

impasse – ha detto tra gli applausi - indiremo un referendum abrogativo della legge 685”.<br />

✧<br />

La Stampa - 24 gennaio 1987<br />

Nasce un comitato nazionale - Sos di famiglie contro la droga<br />

Si chiede una riforma legislativa<br />

Il problema droga non tocca soltanto chi usa stupefacenti, né le statistiche che contano i morti per<br />

overdose. La droga quando irrompe in una famiglia crea uno sconquasso spaventoso, mette i figli<br />

contro i genitori, riduce gente benestante sul lastrico, spinge persone equilibrate a gesti inconsulti.<br />

È un aspetto considerato marginale perché si preferisce (meglio, si è finora preferito) enfatizzare il<br />

rapporto fra istituzioni e tossicodipendenza o tossicodipendente. Eppure sulla punta della siringa<br />

non si gioca soltanto la pelle di chi ne fa uso, ma anche quella di migliaia di famiglie che non sanno<br />

come far uscire il figlio dal tunnel. (…) Le istituzioni pubbliche non hanno fornito strumenti. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale - 24 gennaio 1987<br />

Chiesta la modifica della legge sugli stupefacenti<br />

I familiari dei tossicodipendenti: politici e Usl ci prendono in giro<br />

“Ci mettono tutti i bastoni tra le ruote: le Usl non inviano i tossicodipendenti alle comunità, i magistrati<br />

riportano in carcere che è in cura o è tornato alla vita normale e il Parlamento non modifica<br />

la legge 685 sulla droga”. Questo in sintesi l’appello lanciato dal Coordinamento nazionale antidroga<br />

(Cna) che raggruppa la maggioranza delle associazioni famiglie di tossicodipendenti. “L’attenzione<br />

dell’opinione pubblica nei confronti del problema sta calando – ha detti il magistrato torinese<br />

Gian Giulio Ambrosiani, segretario nazionale del Cna – ma in Italia si continua a morire. (…) Chi<br />

viene trovato in possesso di una sola dose d’eroina deve essere posto di fronte a un’alternativa: o<br />

entrare nei centri di riabilitazione o il carcere”. A questo proposito esistono ben 13 progetti di riforma<br />

insabbiati nei meandri parlamentari.<br />

Il coordinamento ne vede di buon occhio uno in particolare: quello presentato dal deputato repubblicano<br />

Gerolamo Pellicanò che oltre a cancellare il concetto di “modica quantità” prevede fra l’altro<br />

la creazione di strutture alternative al carcere. (…) Quello che emerge dalle parole di tutti gli<br />

appartenenti al coordinamento è una profonda sfiducia nei confronti delle strutture pubbliche “Che<br />

promettono e propagandano terapie differenziate per ogni singolo drogato, senza spiegare quali<br />

siano queste terapie”. Anche l’esercito è visto come un potenziale creatore di tossicodipendenze.<br />

✧<br />

L’Osservatore Romano - 26 gennaio 1987 - Da Milano un appello<br />

Contro la droga genitori uniti<br />

Al circolo della Stampa di Milano non è stata presentata nei giorni scorsi una nuova e vuota sigla<br />

che si aggiunge a tante altre più o meno utili: C.N.A. (Coordinamento Nazionale Antidroga), ma<br />

invece l’espressione di tante associazioni di famiglie dei tossicodipendenti e comitati cittadini antidroghe<br />

provenienti da tutta Italia e che attualmente ne raccoglie ben 33. Dalla base, specialmente<br />

dalle famiglie, è nato un movimento di coinvolgimento che è partito dalle situazioni individuali per<br />

allargarsi a quelle più ampie della convivenza civile.<br />

L’appello dei genitori italiani “Occupati di droga prima che se ne occupi tuo figlio” è diventato<br />

mobilitazione sociale sul problema della diffusione della droga e sulla carenza di leggi e mezzi per<br />

arrestarne i devastanti effetti. (…) È’ un passo in avanti, è la risposta matura di un cammino di<br />

numerose famiglie italiane che si sono unite per affrontare insieme e meglio uno dei flagelli più gravi<br />

della società contemporanea.<br />

–76–


1987<br />

Lettera (firmata) di un padre vicentino inviata a Il Giornale - 7 marzo 1987<br />

Un problema di tutti<br />

Egregio direttore,<br />

sono il padre di un ragazzo che, come tanti, anzi, sicuramente troppi, è scivolato nel terribile<br />

tunnel della droga.<br />

Il 10 giugno ’80, ci è mancato un secondo figlio di 27 anni (sanissimo prima), in 42<br />

giorni, ammalato e morto di un tumore fulminante. Si rende conto cosa vuol dire perdere<br />

una creatura questo modo? Eppure il dolore, lo strazio, il terrore, la tragedia per una famiglia<br />

che ha un suo caro coinvolto in quella terrificante spirale che è la droga è sicuramente<br />

peggiore che perderlo per malattia. Al destino, anche se tragico ci si rassegna anche; ma il<br />

sapere che un giovane deve rubare anche per acquistarsi la morte, magari in tempi più lunghi,<br />

questo non mi da un istante di pace. Un genitore si spegne ora per ora, giorno per giorno<br />

allo stesso modo del figlio tossicodipendente. Dopo qualche anno d’inferno il nostro<br />

figlio maggiore ha trovato ospitalità in casa Muccioli a S. Patrignano dal 17 febbraio.<br />

Conosco la sua grande sensibilità, la sua massima disponibilità al problema che vede coinvolti<br />

migliaia di ragazzi con le loro famiglie. So anche che lei ama dire pane al pane e vino<br />

al vino. Vorrei parlare non tanto di chi è Vincenzo Muccioli (è arcinoto) uomo dal cuore<br />

gigantesco, dico io, piuttosto di quello che ha fatto Muccioli e di quanto sta facendo.<br />

Da quando nostro figlio è ospite nella sua Comunità, il sole è ritornato a splendere, si<br />

è ripreso a vivere, io, personalmente ho drasticamente ridotto i cardiotonici, i diuretici,<br />

insomma, mi pare di essere un altro uomo. Ecco: seicento e più giovani stanno cercando la<br />

vita con Vincenzo, stimato che, mediamente ogni famiglia sia composta di 5 persone, risultato:<br />

con Vincenzo siamo sicuramente più di 2400 persone a beneficiare di questa gigantesca<br />

opera. Perché, oltre ai loro, ospiti, noi, nelle nostre case godiamo gli stessi benefici.<br />

La mia non vuole essere una lettera che aspetta una risposta e meno ancora intendo<br />

farmi notare per che sa quali intenti. Spero solo di leggere più avanti magari un servizio<br />

mirato a far capire a chi sta in alto che non è solo di Muccioli, di noi genitori, dei giovani,<br />

la tragedia droga, ma è di tutti.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 8 marzo 1987<br />

Mimose di solidarietà alle mamme che lottano<br />

–77–


1987<br />

Vicenza 12 marzo 1987 - Lettera consegnata al presidente dell’Ulss n. 8 De Boni<br />

Signor presidente,<br />

innumerevoli e gravi sono i danni che la droga ha determinato nelle famiglie colpite, e pur<br />

essendo diversificati gli uni dagli altri, nell’insieme del contesto acquistano un’unica identità.<br />

Inizialmente le fratture colpivano le fasce affettive, psicologiche e sociologiche del problema,<br />

alle quali in seguito si sono inevitabilmente aggiunte quelle riguardanti la salute, a<br />

causa dell’intossicazione e del logorio subito dall’organismo con l’assunzione continua di<br />

sostanze stupefacenti e di psicofarmaci. Se la patologia di questo abuso una volta poteva<br />

culminare con l’epatite o nei casi più gravi con la cirrosi epatica, ora può concludersi con<br />

l’Aids e mettere a repentaglio oltre che la vita stessa del drogato, anche quella di persone<br />

che non appartengono alle cosiddette fasce a rischio.<br />

Nemmeno la paura di questa malattia ha posto un freno all’uso di droghe, anzi! Infatti<br />

quest’anno se ne è registrata una recrudescenza che ha colto di sorpresa certi politici<br />

che, ottimisticamente credevano che questo fenomeno stesse scemando; invece stava solo<br />

trasformandosi.<br />

Dall’estate dell’anno scorso, ai primi dell’87 si sono avute 16 morti per overdose in più<br />

del corrispondente periodo ‘85/86. Inoltre si sono registrati numerosi suicidi e decessi<br />

causati da incidenti stradali tra giovanissimi. Chissà quanti di loro guidavano sotto l’effetto<br />

di alcool o sostanze stupefacenti!<br />

Cosa è stato fatto in tanti anni per aiutare i tossicodipendenti e le loro famiglie? Molto<br />

poco! E quel poco in modo slegato, non realistico,burocratico e spesso vincolato da regole<br />

e concetti sterili.<br />

A questo punto dobbiamo riconoscere che i metodi fin’ora usati sono stati infruttuosi<br />

e perciò urge tentare vie nuove.<br />

Si calcola che i tossicomani a Vicenza siano non meno di 3 mila, il servizio ne ha seguito<br />

a tutt’oggi 1.058; e gli altri?<br />

Il tossicodipendente è da sempre abbandonato a se stesso con l’avallo delle leggi che<br />

per “tutelare” la sua libertà di cittadino, tollera il suo lento suicidio, permette la disgregazione<br />

della sua famiglia, lo porta a diventare un delinquente fintanto che, preso in flagranza<br />

di reato, per salvaguardare gli altri ma non per salvare “lui drogato” lo rinchiude in carcere.<br />

Perché non intervenire prima che si instauri una cronicità difficilissima da curare,<br />

offrendogli, o se necessario imponendogli una cura, tanto più se questa viene richiesta dai<br />

familiari? È a questo punto che i genitori si sentono terribilmente soli e impotenti.<br />

In un precedente incontro con l’assessore agli Interventi sociali Zaccaria, gli abbiamo<br />

fatto presente le evidenti carenze nel campo della tossicodipendenza, e siamo giunti alla<br />

conclusione di ritenere necessaria l’istituzione di un servizio di pronta accoglienza che il<br />

Comune aveva progettato nella delibera per le tossicodipendenze ancora nel 1982. Per<br />

rendere fattibile questa realtà è necessaria però la collaborazione tra Ulss e Comune; collaborazione<br />

che per la verità fino ad ora ha lasciato alquanto a desiderare.<br />

La presenza di una struttura di pronta accoglienza è una necessità che offrirebbe ai giovani<br />

drogati che decidono la riabilitazione, di entrarvi senza dovere aspettare lungo tempo,<br />

–78–


1987<br />

sottostando ai famosi “colloqui” che molte volte finiscono con l’esaurire la loro ben nota<br />

fragilità di determinazione.<br />

Un’altra necessità è costituita dalla mancanza di un progetto di reinserimento. I giovani<br />

che escono dalle nostre comunità non hanno, nella maggioranza dei casi, né un diploma,<br />

né una professionalità lavorativa. Trovare lavoro a questo punto diventa abbastanza<br />

difficile; si devono accontentare di svolgere attività di facchinaggio, ma, debilitati fisicamente<br />

come sono dopo anni di droga, è praticamente impossibile conservare il posto e<br />

prima o poi, sfiduciati, ritorneranno in mezzo alla strada con la solita siringa in mano.<br />

Queste sono le urgenze ormai improrogabili; se studiate bene e messe in atto con professionalità,<br />

copriranno altre lacune e renderanno attuabile il progetto per aiutare veramente<br />

i drogati e le loro famiglie.<br />

Per il Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Il Gazzettino - 7 aprile 1987<br />

Una sconvolgente denuncia dei ragazzi delle medie superiori<br />

E adesso a scuola si fuma hashish!<br />

La presidente del Comitato di solidarietà:” Lo diciamo da anni, ma nessuno ci ascolta”<br />

Sintesi – Nelle scuole si fuma l’hascisc. A far uso delle sostanze stupefacenti sono i ragazzi delle<br />

superiori , ma anche quelli dell’ultimo anno delle inferiori. È un allarme che si sta diffondendo a<br />

macchia d’olio e a parlarne sono proprio loro, i giovani. Il primo allarme è nato già qualche anno<br />

fa, quando un’insegnante della scuola media inferiore aveva lanciato una denuncia precisa, “almeno<br />

5 o 6 sei ragazzi della sua classe fumavano regolarmente sigarette drogate”. Fu fatto un po’ di polverone,<br />

ma poi tutto fu messo a tacere. Ma quello non era un caso isolato.<br />

Adesso a parlarne non sono gli insegnanti, ma i ragazzi, supportati dal Comitato di solidarietà con<br />

le famiglie dei tossicodipendenti che da tempo cercano risolvere il problema.<br />

Da una nostra indagine risulta che almeno il 10 per cento degli studenti delle medie superiori fuma<br />

hascisc e canapa indiana (secondo alcuni i dati però sono in difetto). Vengono riforniti da compagni<br />

e non fanno alcuna fatica, c’è disponibilità e i prezzi sono bassi; una sigaretta costa dalle 8 alle<br />

10 mila lire.<br />

Il fenomeno sembra passare inosservato sia dagli insegnanti, che dai genitori. “Per noi non è una<br />

novità, sono anni che cerchiamo di denunciare questo scottante problema, ma non ci ha mai ascoltato<br />

nessuno. A partire dalla scuola che preferisce chiudere gli occhi e non vedere certi problemi”-<br />

Dice Olga Dalla Valle presidente del Comitato di solidarietà – “Sappiamo che i ragazzi ne parlano,<br />

sappiamo anche che c’è stato qualcuno che ha cercato di fare delle denunce, ma hanno sempre trovato<br />

un muro di gomma”. A fare paura è sempre la droga pesante, l’eroina e cocaina, ma è proprio<br />

con l’hascisc che un giovane comincia ad imboccare il terribile tunnel. “ Non tutti quelli che fumano<br />

gli spinelli passano poi alla droga pesante, ma è certo che tutti quelli che si bucano hanno cominciato<br />

con gli spinelli - spiega la signora Dalla Valle.<br />

Ma per la scuola parlare di questi problemi significa gettare discredito sull’istituzione”(…)<br />

✧<br />

Lettera inviata a “Il Giornale” di Montanelli e pubblicata il 30 aprile 1987 con il titolo:<br />

Un malinteso senso di libertà<br />

Caro direttore,<br />

pochi giorni fa, un giovane di 27 anni, noto tossicodipendente, è morto forse per overdo-<br />

–79–


1987<br />

se, certamente perché debilitato dall’abuso di droghe, farmaci e alcolici. Questo giovane<br />

ha fatto uso di quella “libertà” individuale che permette la “libera scelta” nel campo della<br />

droga non solo ai maggiorenni, ma anche ai minorenni.<br />

In poche parole, questa dovrebbe essere stata la morte di un uomo libero; ma questo<br />

uomo libero si è trovato a morire drammaticamente solo in uno squallido cesso di un anonimo<br />

bar.<br />

Qualcuno con un piccolo sospiro di sollievo avrà detto: un balordo di meno, e si riserverà<br />

altri sospiri per un prossimo futuro quando altri emarginati ma “liberi”, saranno vittime<br />

di overdose, collassi da farmaci e Aids. Sono ormai 20 anni che la droga ha ramificato<br />

le sue radici profonde in tutta l’Italia, causando drammi e morti; ma ancora lo Stato<br />

si ostina a tollerare questa situazione senza programmare un piano mirato per combatterla<br />

drasticamente. Ne è un esempio la proposta di modificare la legge 685 sulla modica<br />

quantità che da anni giace in qualche cassetto ministeriale.<br />

Io trovo assurdo persistere con il concetto di libera scelta, perché si può parlare di libera<br />

scelta solo quando questa è fatta da persone mature che sanno valutare e ponderare i<br />

pro e i contro. Ma un ragazzino di 13/14 anni, con l’incoscienza tipica dell’età, e per cause<br />

che ora sarebbero troppo lunghe da elencare, può finire invischiato nella droga quasi senza<br />

accorgersene, convinto di potere smettere quando lo vorrà. Purtroppo questa convinzione<br />

è lunga a morire e si trascinerà per anni e anni e a volte fino a una morte prematura.<br />

Come si può parlare di libertà in questa situazione di dipendenza? Non è più umanamente<br />

giusto imporre una cura privando il drogato della sua deleteria e alquanto fasulla<br />

“libertà” fintanto che non sarà affrancato dalla schiavitù della droga restituendolo veramente<br />

libero alla società? Oppure questa società ha qualche recondito e malvagio interesse<br />

nel mantenere in vita questa piaga?<br />

A questo punto, se molti genitori stanno a guardare con indifferenza, perché non toccati<br />

direttamente dal problema, è inammissibile constatare che molti di coloro che lo vivono<br />

restino passivi e rassegnati, incapaci di reagire.<br />

E in questo contesto i politici si dilettano in “spettacolosi giochi di prestigio” e da bravi<br />

professionisti fanno uscire dal cilindro o meglio, dallo “Stivale”, fior di miliardi per coprire<br />

le spese delle elezioni anticipate ed eventuali referendum.<br />

Denaro che non si trova per combattere la droga e l’incalzare dell’Aids.<br />

Esporre i giovani alla mercé di vili spacciatori di morte, non intervenire di autorità<br />

quando la dipendenza si è appena instaurata e più facilmente curabile, lasciare loro toccare<br />

il cosiddetto “fondo” (e poi, cos’è il “fondo”? E’ abbruttirsi, conoscere il carcere, ammalarsi<br />

di Aids, morire in un cesso?), per un malinteso senso di libertà è cosa indegna di una<br />

società che vuole essere civile.<br />

Per il Comitato di solidarietà fam. di tossicodipendenti di Vicenza, Olga Dalla Valle<br />

–80–


1987<br />

Vicenza 16 maggio 1987<br />

RELAZIONE PRESENTATA AL CONVEGNO PROVINCIALE DELLA D.C.<br />

SUI TEMI DELL’ASSISTENZA E DEL VOLONTARIATO<br />

Sintesi:<br />

<strong>Droga</strong> e carcere problemi di tutti: Parole o fatti?<br />

<strong>Droga</strong>, perché? Quali motivazioni conducono alla droga?<br />

Di droga si muore! Perché rinunciare alla vita<br />

Concause: Materialismo, superficialità, consumismo, caduta di valori, arrivismo, egoismo,<br />

personalismo, mancanza di validi modelli, incapacità di trasmettere chiari messaggi,<br />

crisi della famiglia, della scuola, della comunità parrocchiale.<br />

Il tutto ha portato ad una società frammentata che induce i giovani a vivere esperienze<br />

temporanee isolate, senza progettazione riguardante la propria esistenza, avvertendo<br />

anzi, un’oscura paura dell’oggi e del domani che toglie loro motivazione di validi impegni<br />

programmati, soprattutto nei soggetti più fragili. Umanamente il problema droga<br />

è riconosciuto come problema di tutti, ma spesso questa affermazione rimane un semplice<br />

slogan; per alcuni è un problema perché costituisce un pericolo, per altri un motivo<br />

pietistico, per altri ancora un problema per i costi che da esso ne derivano.<br />

In realtà deve essere considerato un problema di tutti perché è segno del degrado della<br />

convivenza sociale.<br />

Analisi – Vicenza e provincia: Come affrontare il problema?<br />

È difficile calcolare con esattezza quante siano le persone che fanno uso di droghe. La<br />

tossicodipendenza in questi anni è cambiata perché è cambiato il modo di drogarsi;<br />

sono rimasti pochi i barbuti cappelloni con l’espressione del viso eternamente spenta,<br />

oggi il tossicomane studia, lavora ed è inserito nella società, ha imparato a gestirsi. Ora<br />

lo “sballo” si fa a fine settimana e all’occorrenza negli altri giorni si usano farmaci e psicofarmaci.<br />

Questo finché avrà denaro, poi si dovrà arrangiare con scippi, ruberie, piccolo<br />

spaccio, ricettazione, prostituzione, entrando ed uscendo dal carcere in continuazione.<br />

Si è abbassata l’età in cui i minorenni iniziano ad assumere questa sostanze – si<br />

sono viste siringhe nelle toilette della scuola dell’obbligo – nonostante l’espandersi dell’Aids.<br />

Dal suo inizio ad oggi il Servizio – socio sanitario per le tossicodipendenze si è interessato<br />

di 1060 giovani, 607 utenti dell’Ulss n. 8 e 453 appartenenti alle Ulss della provincia;<br />

in verità per avere un numero più vicino alla realtà si dovrebbe moltiplicare per<br />

cinque. Questo dimostra il sottofondo della situazione; gli anonimi consumatori resteranno<br />

tali finché non avranno problemi di salute o giudiziari.<br />

Purtroppo le famiglie si accorgono quasi sempre in ritardo di quanto succede ai propri<br />

figli e quasi sempre in modo traumatico, perché il loro comportamento anomalo viene<br />

interpretato come una caratteristica dell’età evolutiva. A questo punto, il figlio che<br />

avrebbe bisogno di un aiuto ben determinato si ritrova con genitori impreparati e spaventati<br />

che in buona fede commetteranno vari errori, finché non contatteranno operatori<br />

specifici.<br />

–81–


1987<br />

Prevenzione - Famiglia, scuola, comunità parrocchiale:<br />

E’ norma riconosciuta da sempre che prevenire è meglio che curare, anche perché la cura<br />

può risultare inefficace; così è anche nel caso della tossicodipendenza, quando si sarà<br />

instaurata nell’individuo, eliminarla sarà impresa quasi disperata.<br />

La prevenzione deve iniziare in età prescolare e deve coinvolgere famiglia, insegnanti e<br />

qualsiasi altra persona che opera a contatto di bambini e giovani.<br />

Questo compito spetta alla scuola attraverso i Provveditorati scolastici e i consigli di<br />

circolo. Si deve preparare il personale insegnante a trasmettere quei valori che costruiscono<br />

una sana personalità e invitare i genitori a dei corsi di informazione per conoscere<br />

e gestire i vari problemi riguardanti i propri figli.<br />

La parrocchia deve affiancare la famiglie e la scuola nel processo di crescita del fanciullo<br />

creando momenti d’insieme e di solidarietà coinvolgenti tutta la comunità.<br />

La famiglia diventi il centro di attenzione dell’intera società, essendo essa la prima cellula<br />

del contesto sociale e i genitori recuperino il ruolo educativo con autorità, credibilità,<br />

sicurezza. Si dia vita ad una specifica politica a favore della stessa da parte dei<br />

politici, degli amministratori e degli operatori socio-sanitari, affinché esca dall’isolamento<br />

nel quale per troppo tempo è stata relegata.<br />

Nel caso di necessità si mobilitano tutte le forze per dare aiuti concreti senza lasciarsi<br />

sopraffare da intoppi burocratici.<br />

Gli amministratori creino strutture socio-ricreative per il tempo libero, animate da<br />

operatori adeguatamente preparati. Data l’importanza psico-fisica e socializzante dello<br />

sport si potenzino le strutture sportive che non devono essere principalmente agonistiche,<br />

ma ricreative e distensive.<br />

Cura – Cosa offre il territorio:<br />

Il servizio medico-sanitario per le tossicodipendenze, articolato com’è non può fornire una<br />

risposta esaustiva al problema droga! Non tutti gli utenti hanno le medesime esigenze.<br />

Inoltre dovrebbe essere operante 24 ore su 24 e disponibile anche ad eventuali interventi<br />

d’urgenza su richiesta delle famiglie in grave difficoltà, cui resta solo far riferimento<br />

alle forze dell’ordine.<br />

E in questo contesto emerge la necessità di un centro di pronta accoglienza capace di<br />

dare una prima risposta mirata.<br />

Negativa è la promiscuità tra vecchi e nuovi drogati; i primi possono influenzare negativamente<br />

i secondi e portarli ad un peggioramento.<br />

<strong>Centro</strong> Diurno:<br />

Il <strong>Centro</strong> diurno è la sola struttura dell’Ulss esistente in provincia. Svolge un buon<br />

lavoro, ma è insufficiente ad ospitare un numero maggiore di utenti. Chiediamo perciò<br />

che venga ampliato.<br />

Comunità:<br />

Instaurare un collegamento tra tutte le realtà che esistono in provincia in modo che<br />

abbiano a confrontarsi facendo tesoro delle esperienze comuni e agevolare i tossicodipendenti<br />

offrendo loro la possibilità di scelte personalizzate per un più completo recupero.<br />

–82–


1987<br />

Carcere:<br />

Il carcere dovrebbe essere una struttura rieducativa, ma di fatto è soltanto punitiva e<br />

repressiva. Il carcerato, oltre non ricevere stimoli positivi, viene a trovarsi a contatto di<br />

soggetti con più elevata pericolosità sociale che possono indurlo ad assorbire e quindi<br />

ad aggregarsi a una cultura ulteriormente negativa che lo può portare alla recidività.<br />

Lo Stato ha emanato leggi valide tra cui quella sulla riforma penitenziale che prevede<br />

interventi per la prevenzione e il recupero, ma non sono applicate.<br />

Il giovane che subisce il primo arresto si trova in un primo tempo esposto attraverso la<br />

stampa, sempre impietosa, al giudizio giustizialista della gente e successivamente privato<br />

della possibilità di ricavare da un’esperienza traumatica un motivo per farla diventare<br />

positiva.<br />

Nell’ambito del carcere dovrebbe operare una equipe socio-sanitaria in collaborazione<br />

del servizio per le tossicodipendenze per aiutare il recluso a ritrovare se stesso.<br />

Bisogna inoltre considerare il fatto che le famiglie dei carcerati sono completamente<br />

escluse da tutto ciò che concerne la vita dei loro congiunti e in caso anche di gravi problemi,<br />

tenute all’oscuro senza alcuna possibilità di intervento. Inoltre si supplisce alla<br />

mancanza di sostegno socio-sanitario con il dare ai detenuti più irrequieti o in astinenza,<br />

abbondanti dosi di psicofarmaci che li intossicano ulteriormente aggravando situazioni<br />

fisiche e psichiche già compromesse.<br />

Tutto questo nell’insieme porterà ad una maggiore emarginazione e ad un ritorno sulle<br />

strade e sulle piazze.<br />

Un capitolo a parte riguarda il problema tossicodipendenza e Aids. La situazione è in<br />

continuo aggravamento, ma ciò nonostante la divisine Malattie Infettive del nostro<br />

ospedale continua ad operare in modo precario per l’insufficienza di organico e di<br />

camere di degenza, nonostante le varie istanze fatte pervenire dal mio Comitato ai vari<br />

organi preposti.<br />

RICHIESTA PANORAMICA DELLE RISPOSTE DI PREVENZIONE,<br />

DI CURA E DI REINSERIMENTO<br />

CHE VICENZA E PROVINCIA DOVREBBERO DARE AL TOSSICODIPENDENTE<br />

1 - Attuazione della prevenzione contemplante i campi testé citati.<br />

2 - Potenziamento dei servizi territoriali per le tossicodipendenze e ospedalieri.<br />

3 - Immediata istituzione di un centro di pronta accoglienza.<br />

4 - Ampliamento del <strong>Centro</strong> diurno dell’Ulss 6 ed eventualmente dove ce ne sia la necessità.<br />

5 - Potenziamento delle comunità esistenti con presenza costante di operatori socio-sanitari<br />

dell’Ulss aventi il compito di collegamento e di verifica. Rendere le stesse accessibili<br />

anche alle ragazze che fino ad ora ne sono estromesse.<br />

6 - Rendere le Comunità Terapeutiche idonee oltre alla riabilitazione psico-fisica anche a<br />

quella sociale, offrendo ai giovani la possibilità di frequentare corsi di Arti e mestieri e<br />

a coloro che avendo interrotti gli studi a causa della droga, sia offerta la possibilità di<br />

completarli.<br />

–83–


1987<br />

7 - creare cooperative di lavoro condotte da operatori responsabili e competenti.<br />

Testo di Olga Dalla Valle con la collaborazione di Marina Verlato (V commissione del Comune) e il<br />

gruppo di approfondimento costituito da: on. Giuseppe Saretta, dott. Carlesso, Anna Serra, Pozza<br />

Annamaria, Zeffira Barbuiani, Giuseppe Scanagatta, Gerolimo Toniolo, Annamaria Bianco, Gianna<br />

Brunello.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 12 giugno 1987<br />

Proposte del Comitato di solidarietà, che si adopera per istituire un centro di inserimento<br />

Recupero dei tossicodipendenti - Il modello è San Patrignano<br />

Una delegazione vicentina visita la comunità di Muccioli per prendere ispirazione e idee.<br />

Sintesi - Per combattere il flagello della droga, per recuperare quei giovani che intendono uscire<br />

dal “giro” esistono in città piccole comunità, organizzazioni di volontari, qualche cooperativa, incoraggiate<br />

dagli enti locali. Da alcuni anni è sorto il “Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti”,<br />

che si adopera come può, ma certamente le possibilità sono limitate. Idee e iniziative<br />

non mancano al comitato che da tempo auspica l’istituzione di una struttura che possa essere adeguata<br />

alla situazione esistente nel vicentino e cercare di fronteggiarla.<br />

Il comitato, presieduto da Olga Dalla Valle, ha così promosso una visita alla Comunità di Muccioli<br />

a San Patrignano coinvolgendo nell’iniziativa anche i politici che si interessano di assistenza. Così,<br />

una folta delegazione vicentina composta dal consigliere regionale Giuseppina Dal Santo, dal presidente<br />

dell’Ulss 8 De Boni , dall’assessore agli interventi sociali del Comune Marino Quaresimin, dal<br />

consigliere comunale Marina Cogato, dal capogruppo consigliare Dc in sala Bernarda Achille Variati,<br />

dal dott. Balestra responsabile del Servizio per le tossicodipendenze, dai dott. Ghirardi, Gelain,<br />

da rappresentanti sindacali della Cisl e della Uil, da alcune madri di tossicodipendenti e da Momi<br />

Toniolo che in città ha creato la comunità “Vita Nuova”, oltre a Olga Dalla Valle, la vice presidente<br />

del Comitato Anna Serra e la segretaria Zeffira Barbuiani. La delegazione si è recata a S. Patrignano<br />

dove è stata ricevuta dal creatore della Comunità per il recupero e il reinserimento dei tossicodipendenti<br />

Vincenzo Muccioli.<br />

Lo scopo principale della visita a S. Patrignano è stato quello di constatare l’efficacia e la validità di<br />

una formula tradotta in una struttura che ha già dato e continua a dare risultati positivi. C’era anche<br />

un altro motivo: prendere qualche ispirazione per potere creare a Vicenza una struttura simile, ma<br />

naturalmente di dimensioni molto più ridotte. (…) Il presidente dell’Ulss De Boni ha così commentato<br />

la visita: ”a S. Patrignano sono ospitati 6oo tossicodipendenti di cui 250 sono agli arresti domiciliari.<br />

L’occupazione è la terapia principale e nella comunità si svolgono una quarantina di attività<br />

diverse molto bene organizzate: allevamento di cavalli, di pecore, di mucche, falegnameria, restauro<br />

di mobili antichi, vitivinocoltura, pellicceria e si fanno anche il pane per tutta la comunità che oltre<br />

agli ospiti ha anche un centinaio di unità di personale. Un centinaio di giovani va fuori a frequentare<br />

le scuole e anche l’università. Muccioli ci ha riferito che mediamente ne scappano due o tre per<br />

notte, ma vengono immediatamente rimpiazzati perché c’è una lunghissima lista di attesa. A S. Patrignano<br />

sono già stati recuperati completamente ben 2500 giovani. La permanenza media è di tre anni<br />

e trovano ospitalità anche una quarantina di bambini figli di tossicodipendenti. (…) Noi in confronto<br />

a questa comunità siamo a livello pionieristico molto affidato al volontariato. Questa visita costituisce<br />

un primo approccio per capire e affrontare il problema per compiere poi il passo successivo.<br />

Dopo avere vagliato tutto, trovare una struttura adeguata per ospitare una cinquantina di persone<br />

non dovrebbe essere difficile per noi”.<br />

Anche l’impressione di Olga Dalla Valle è positiva:” Noi del Comitato abbiamo voluto coinvolgere<br />

nella visita i nostri amministratori, affinché si potessero rendere conto del poco che esiste a Vicenza<br />

e di fronte a tante iniziative potessero fare un pensierino per realizzare qualcosa anche da noi. S.<br />

–84–


1987<br />

Patrignano mi dà l’impressione di una cittadina medievale trasferita nella nostra era: fanno del pane<br />

che ha il profumo di una volta, producono generi alimentari per loro uso e svolgono varie attività<br />

con competenza. Da questa comunità potremmo trarre insegnamenti preziosi”. (…)<br />

Per il momento è stata espressa la volontà di creare il centro di reinserimento auspicato dal Comitato<br />

di solidarietà.Quali potranno essere i tempi per la realizzazione concreta? Non si possono azzardare<br />

previsioni. g.f.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 24 giugno 1987<br />

Una lettera del Comitato famiglie denuncia il caso di Lino<br />

Questa la lettera aperta indirizzata dalla presidente del Comitato di solidarietà con le famiglie<br />

dei tossicodipendenti al giudice Gian Nico Rodighiero e al dott. Achille Variati, consigliere<br />

delegato dell’Ulss per le tossicodipendenze.<br />

Egregio Giudice e gentile dott. Variati<br />

Dei fatti penosi accaduti a un tossicodipendente di 23 anni che da tre mesi e mezzo si<br />

trova rinchiuso nel carcere di S. Pio X, mi costringono inviare loro questa lettera, sicura<br />

di ricevere una risposta che mi permetta di dare una solidarietà concreta alla madre di questo<br />

giovane che si è rivolta al Comitato che io presiedo, in cerca di aiuto. Ed ecco i fatti:<br />

Nel mese di aprile, detto giovane è stato colpito da una emorragia interna le cui cause<br />

non sono ben chiare. La madre, venutane a conoscenza per via “indiretta”, ha cercato invano<br />

di essere messa al corrente sulle reali situazioni fisiche del figlio, ma ha soltanto ricevuto<br />

una risposta che voleva essere tranquillizzante, ma che tale non era: ”Suo figlio sta bene”.<br />

A una sua successiva visita in carcere, lo ha trovato molto dimagrito, molto agitato e<br />

spaventato per quanto gli era successo e che lui ricordava in modo confuso.<br />

Il giorno 14 giugno, questo stesso giovane ha tentato di suicidarsi facendosi dei tagli<br />

su un braccio; portato in ospedale ha ricevuto numerosi punti di sutura, quindi ha fatto<br />

ritorno nella sua cella. Il giorno 17 ha messo in atto un secondo tentativo tagliandosi l’altro<br />

braccio; altri punti di sutura all’ospedale e questa volta colloquio con una psichiatra,<br />

poi nuovo ritorno in cella. La madre, ufficialmente sempre all’oscuro di tutto, ha avuto<br />

queste notizie da persone estranee al carcere.<br />

Recatasi nuovamente a visitare il figlio, lo ha trovato ulteriormente dimagrito (circa 10<br />

kg. complessivi), con un braccio gonfio, con la bocca storta e sotto l’effetto di psicofarmaci.<br />

A questo punto non si può proprio pretendere che la madre stia tranquilla.<br />

Io mi domando come la nostra “Giustizia” possa permettere che questi giovani, ammalati<br />

più nello spirito che nel corpo, siano lasciati privi di una assistenza specifica. Dove si<br />

è arenato quel bel progetto al quale lei stesso, Giudice Rodighiero aveva dedicato tanto<br />

tempo in seno alla consulta per le tossicodipendenze e che prevedeva una equipe sociosanitaria<br />

all’interno del carcere? Sono anni che invochiamo leggi appropriate per risolvere<br />

il cancro della droga, ma ancora non siamo riusciti ad ottenere un nulla di fatto. Le famiglie<br />

sono continuamente inascoltate e lasciate nel più completo abbandono e solo Dio sa<br />

quanti drammi si consumano nel silenzio e nello sconforto più profondo.<br />

Lo Stato impone ai genitori il risarcimento dei danni commessi dai figli, ma non provvede<br />

a soccorrere chi si rivolge a lui chiedendo un sacrosanto aiuto. Non è con l’indiffe-<br />

–85–


1987<br />

renza e l’abbandono che noi possiamo recuperare i tossicodipendenti, ma offrendo loro la<br />

possibilità di una cura e strutture adatte che li portino ad affrancarsi dalla schiavitù della<br />

droga. Oltre ad una loro risposta competente e chiarificatrice, mi auguro che esista da<br />

parte degli organi preposti alla soluzione di questo grave problema, una volontà d’impegno<br />

che veramente ci aiuti ad andare avanti nella nostra pesante battaglia quotidiana.<br />

Olga Dalla Valle<br />

Purtroppo questa storia si è conclusa, com’era prevedibile, in un’altra tragedia!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 1 luglio 1987<br />

Ritorna il conflitto carcere – droga<br />

Drammatici interrogativi dopo il tentato suicidio di un giovane tossicodipendente<br />

“solo” dietro le sbarre - Quattro ragazzi stanno per essere “affidati” alle comunità<br />

Ma il ministero non fa decollare l’èquipe sociale a S. Pio X<br />

Sintesi: La notizia dell’imminente affidamento in prova di quattro tossicodipendenti vicentini e<br />

la lettera denuncia del Comitato di solidarietà delle famiglie ripropone la discussione del problema<br />

dei drogati in carcere.<br />

Da un lato il tentativo di socchiudere spiragli di “risalita” con l’attuazione della legge 633/86 che<br />

prevede l’uscita dal carcere di alcuni tossicodipendenti per i quali si fa garante il servizio sociale; dall’altro<br />

la storia di Lino, 23 anni, da otto schiavo della siringa, ripetute condanne per furti e guida<br />

senza patente, che ha tentato per due volte il suicidio in quest’ultimo mese e che non sembra reagire<br />

più né psicologicamente né fisicamente al degrado. La madre ha lanciato un ultimo disperato<br />

appello al Comitato vicentino perché si faccia portavoce della sua vicenda e soprattutto perché vengano<br />

chiarite le modalità con le quali suo figlio viene curato nel carcere di S. pio X. (…) “Sono andata<br />

a trovarlo – racconta la signora – l’ho trovato malissimo, abbattuto, deluso. Mi ha assicurato che<br />

non tenterà più di uccidersi, ma non so se credergli. Dopo la sua fuga da S. Patrignano è stato dentro<br />

e fuori dal carcere, davanti a sé ha un anno da scontare, ma così non può farcela. (…) Il direttore<br />

del carcere, pur cortesemente, mi ha detto che il ragazzo è maggiorenne e lui non era tenuto ad<br />

avvisare la famiglia. (…) Mi sono rivolta al Comitato perché ho trovato comprensione. (…) Mi dicono<br />

che è diventato violento, aggressivo, non lo riconosco più. Stare in carcere cosa può servirgli?”.<br />

Fin qui lo sfogo di una madre che si è vista rubare la vita del figlio dalla droga. Poi l’interrogativo<br />

del Comitato al giudice Rodighiero e al dott. Variati. (…) Dopo la recente visita a S. Patrignano<br />

l’Ulss n.8 sta rivedendo la mappa delle risposte locali alla tossicodipendenza per “aprire una nuova<br />

stagione di progettualità” .<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 7 luglio 1987<br />

Deceduto un altro giovane colpito da Aids<br />

Sono così salite a nove le vittime<br />

Martino aveva 25 anni, era figlio di una nostra volontaria, ed è stato la prima vittima dell’Aids<br />

tra le mamme del comitato. Tutte noi ci siamo strette a lei in un affettuoso e triste<br />

abbraccio; a lei, che tenera e coraggiosa, è stata per tutti chiara testimonianza di fede e<br />

amore materno. Al funerale non ha voluto il suono lugubre delle “campane a morto” ma<br />

i rintocchi solenni del “Gloria”. Anna Serra a fine cerimonia ha dedicato al giovane una<br />

sua poesia.<br />

–86–


1987<br />

✧<br />

Il Giornale - 19 agosto 1987<br />

Il leader radicale rispolvera una sua vecchia idea ed è subito polemica<br />

Pannella: per battere la droga bisogna venderla al supermercato<br />

“Solo in questo modo diminuirebbero mortalità e criminalità legate al consumo di stupefacenti”-<br />

Diffidenza tra politici: il Pci Trombadori e il Pli Costa i più negativi<br />

✧<br />

Il secco no di chi vuole liberarsi dalla morsa degli stupefacenti<br />

Dura replica da San Patrignano: Marco, diventi pericoloso, dimettiti<br />

Secondo Muccioli “ questa proposta è l’espressione più abbietta di sfruttamento”<br />

✧<br />

Sintesi di un articolo di Salvo Andò ne “Il Giorno” titolato<br />

Ecco a chi giova l’antiproibizionismo<br />

(…) Il promesso atteggiamento ostruzionistico con il quale si vuole ritardare alla camera il cammino<br />

del disegno di legge presentato dal governo da un anno non serve certo a migliorare la drammatica<br />

situazione della tossicodipendenza nel nostro paese, ma soltanto a far sopravvivere l’attuale legge,<br />

quella della modica quantità, che tanti guasti ha finora provocato. La legge vigente, la 685, si fonda<br />

tutta su una filosofia (quella di punire trafficanti e produttori, ma di chiudere gli occhi sul consumo)<br />

che oggi viene vivacemente contestata da tutti, in ogni paese. (…) Si è fatta una campagna<br />

ingiusta contro di noi (psi) e contro una proposta di legge, gratuitamente presentata come forcaiola.<br />

E ciò solo perché abbiamo detto che gli attuali presidi legislativi, che i nostri avversari difendono,<br />

hanno portato alla tossicodipendenza di massa.<br />

La “repressiva” proposta di legge del governo prevede per chi è consumatore di droga, e null’altro, il<br />

ritiro della patente e altre sanzioni amministrative dello stesso tenore. (…)<br />

Non è la vittima della droga che sta a cuore a chi ci contesta, ma è il consumatore. Soprattutto sta<br />

a cuore quella libertà di droga, che la legge in discussione in parlamento spazza via dal nostro ordinamento.<br />

Non sono i drogati di strada che stanno a cuore agli antiproibizionisti e amici della modica<br />

quantità (perché costoro certo non temono il ritiro della patente), ma i drogati per bene (quelli<br />

che magari non entrano nelle statistiche dei consumatori di droga), che certo sono preoccupati del<br />

fatto di potere essere coinvolti in un in un processo penale, di dovere subire una censura sociale. E<br />

costoro sono tanti. Essi danno un contributo rilevantissimo all’incremento dei traffici di droga e ai<br />

profitti dei narcotrafficanti.<br />

Far carico ai drogati di strada dei problemi di chi si droga (e sa come disintossicarsi) senza ricorrere<br />

allo scippo o alla rapina può costituire un’operazione politicamente accorta, ma moralmente abbietta.<br />

(…) Non si capisce proprio perché per difendere gli uni e gli altri bisogna esporre la libertà di<br />

tutti ad un rischio così grande, come quello costituito dal commercio e dal consumo di droga.<br />

✧<br />

Il Giornale - 23 agosto 1987<br />

Medici, operatori, genitori e docenti intervengono sulla proposta radicale<br />

Vicenza dice no alla droga di Stato<br />

“Non si combatte così lo spaccio, anzi nascerebbero nuovi mercati”<br />

“Il bene del tossicodipendente non è assecondarlo nella sua rovina”<br />

Il Comitato delle famiglie lotta per la prevenzione<br />

–87–


1987<br />

Mia risposta alla domanda di una cronista del Giornale di Vicenza sulla polemica “<strong>Droga</strong><br />

libera”:<br />

“La sera di martedì scorso ho ascoltato la trasmissione “Faccia a faccia” su Raidue e ne<br />

sono rimasta stordita. Un vivo senso di nausea mi ha preso allo stomaco, come quando si<br />

sente l’avvicinarsi di una disgrazia.<br />

Non desidero accanirmi contro Pannella pur considerando la pericolosità e l’assurdità<br />

di quello che va proponendo. Spero invece che in questo modo si possa ottenere l’effetto<br />

contrario, dando così l’avvio a un impegno proficuo da parte dei politici sonnacchiosi. Tutti<br />

conoscono l’istrionismo del leader radicale e la capacità con cui porta avanti le sue idee,<br />

ma prima di parlare di liberalizzazione della droga dovrebbe vivere per qualche settimana<br />

in casa di chi questa tragedia la vive.<br />

È vero che per procurarsi la famigerata “dose” i tossicodipendenti commettono reati,<br />

muoiono di overdose, possono contrarre l’Aids, arricchiscono gli spacciatori, ma è anche<br />

vero che tutto questo continuerebbe comunque a succedere. Il classico esempio è quanto è<br />

avvenuto con la liberalizzazione dell’aborto; chi vuole abortire senza farlo sapere, se ha<br />

denaro, si rivolge a una clinica privata, magari all’estero.<br />

In questa bella Italia si continua a medicare le ferite, non si insegna ad evitarle.<br />

Educazione sessuale, educazione alla salute, educazione civica, ecco quello che occorre.<br />

La liberalizzazione delle droghe non è il toccasana, così come non lo è stato la fine del<br />

proibizionismo per il problema dell’alcolismo.<br />

Basta dare un’occhiata alle statistiche”.<br />

Risposta ad una lettera di un lettore de - Il Giornale - 30 agosto 1987<br />

Non basta il pianto<br />

Caro direttore,<br />

ho letto la lettera dell’avvocato Salvatore d’Anna che si riferiva al recente dibattito circa la<br />

libera vendita degli stupefacenti; in risposta a detta lettera desidero esprimere alcune mie<br />

considerazioni.<br />

La più completa definizione della libertà, per l’avvocato è: ”La mia libertà termina dove<br />

comincia la tua”. Personalmente non condivido questo concetto, perché sono convinta<br />

che: ”La mia libertà termina dove sconfina la tua”. Possiamo entrambi essere liberi se ci<br />

rispettiamo a vicenda.<br />

Non si può negare che il “drogato” disturba e danneggia e che “con il suo vizio alimenta<br />

tutti i delitti della più spietata delinquenza”; non concordo però con l’affermazione<br />

secondo la quale: “I drogati, prima di ridursi nel loro stato incivile ed animalesco erano<br />

nella più completa padronanza di sé stessi e, con tutto ciò, volontariamente e liberamente<br />

hanno scelto tale tortuosa e fatale strada” ecc. ecc.<br />

Lasciando da parte scontate considerazioni di carattere psicologico, desidero evidenziare<br />

come non sia così difficile cadere nella “tortuosa strada della droga”.<br />

Tra i miei ricordi di ragazzina è ancora vivo quello di molti miei coetanei che, per imitare<br />

gli adulti, fumavano sigarette costruite con il tabacco delle “cicche” trovate un po’<br />

–88–


1987<br />

ovunque o con foglie secche di vite o di granoturco o altro. Per fare questo si riunivano a<br />

gruppetti - magari negli scantinati – lontano dagli sguardi indiscreti e, con aria da cospiratori,<br />

si passavano la sigaretta l’un l’altro assaporando il sottile piacere di compiere un’azione<br />

proibita che, se scoperta, sarebbe stata punita a suon di ceffoni.<br />

Ora, alla soglia del duemila, dopo straordinarie invenzioni e scoperte, nonostante l’ostentazione<br />

dell’anticonformismo e la caduta di valori e ideali, gli adolescenti sono pur sempre<br />

tali, con le aspirazioni, le contraddizioni, le incertezze e le frustrazioni tipiche dell’età.<br />

Il sapere valutare più o meno i reali pericoli a cui si espongono fa parte del grado di maturità<br />

di ogni singolo individuo. Perciò se ci sarà quello che prudentemente sfuggirà il rischio,<br />

ci sarà anche quello che lo affronterà per dimostrare a se stesso e agli altri coraggio.<br />

Oggi, i ragazzini hanno conservato il medesimo rituale dell’iniziazione al fumo, ma ad<br />

esso hanno aggiunto sostanze stupefacenti cosiddette leggere, le quali, oltre che alterare la<br />

psiche di chi ne fa uso, lo mette anche pericolosamente a contatto con il mondo della<br />

droga. Poi, per molti, passare dallo spinello al buco è solo questione di tempo. A questo<br />

punto non si può affermare che il “drogato”, prima di divenire tale era nella più completa<br />

padronanza di se stesso; l’età medesima comprova il contrario.<br />

Concordo invece con l’avvocato d’Anna, quando afferma che “è umano e doveroso<br />

soccorrere chi ha sbagliato, ma è delitto contro tutta la società continuare a permettere ai<br />

tossicodipendenti” (e qui modifico la frase sempre rivolta ai danni procurati e mai alla persona),<br />

di perseverare in un vizio che li abbruttisce togliendo loro dignità, onestà e salute.<br />

La pietà nuoce al drogato, la comprensione al contrario lo può aiutare. Arrivati a questa<br />

conclusione è nostro diritto e dovere chiedere al governo un impegno costruttivo per risolvere<br />

questo grave problema.<br />

Occorrono leggi e strutture appropriate: quelle esistenti sono carenti e rendono difficoltoso<br />

al tossicodipendente l’inserimento in comunità terapeutiche. Inoltre bisogna arrivare<br />

alla cura coatta per gli “irriducibili”; ad esserne convinti sono i genitori medesimi che<br />

da anni combattono per questo, scontrandosi sempre contro un muro di incomprensioni<br />

e di chiusura. Purtroppo soltanto l’on. Pannella con le sue bislacche e pericolose idee, riesce<br />

a smuovere la staticità di una situazione che si prolunga ormai da troppo tempo.<br />

Il dolore e il pianto di chi vive questo dramma non bastano.<br />

Per il Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Il Giornale - 12 settembre 1987<br />

E nell’aiuola in piazza Scala i radicali piantano marijuana<br />

Il senatore Corleone ha poi distribuito ai passanti foglioline di “erba” per sostenere la<br />

campagna in favore della droga libera – I poliziotti hanno ignorato la sceneggiata<br />

–89–


1987<br />

Lettera inviata al Senato della Repubblica, al Sindaco e al Vescovo di Vicenza, ai partiti, ai<br />

sindacati, alla stampa cittadina e nazionale.<br />

Indignati dalla proposta del partito radicale di liberalizzare le droghe e offesi dal comportamento<br />

provocatorio del senatore Franco Corleone che ha pubblicamente incoraggiato i<br />

passanti all’uso di sostanze stupefacenti, il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti<br />

di Vicenza, ha inoltrato alla Pretura di Milano una denuncia nei confronti<br />

di detto senatore che, in una foto pubblicata da “Il Giornale”, viene ritratto sorridente<br />

e con l’aria più naturale di questo mondo come conviene ad una autorità, quando nella<br />

“Festa degli alberi” interra una pianta per dare ai giovanissimi un esempio di come si deve<br />

amare e rispettare la natura; solo che la pianta in questione era marijuana! Questo comportamento<br />

irresponsabile amareggia ed esaspera profondamente tutti coloro che ancora<br />

soffrono a causa della droga e maggiormente quelli che tra di loro hanno perso dei propri<br />

cari. Se lo Stato, per ragioni incomprensibili, ancora esita a prendere adeguate misure per<br />

combattere questa piaga, impedisca almeno buffonesche esibizioni da parte di chi non<br />

esita a giocare senza scrupoli sulla pelle altrui, pur di ingrossare le file del proprio partito.<br />

La presidente del Comitato di solidarietà di Vicenza, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Lettera del Vescovo di Vicenza mons. Arnoldo Onisto datata 12 ottobre 1987:<br />

Ho ricevuto le vostre lettere del 18 e 21 settembre u.s. e mi sento di condividere la posizione<br />

da voi assunta, di fronte all’irresponsabile comportamento del sen. Franco Corleone<br />

e alla proposta di liberalizzazione della droga, portata avanti dal partito radicale.<br />

Questo vostro intervento mi offre l’occasione per una riflessione sull’argomento, purtroppo<br />

ancora lontano da una giusta soluzione. Si tratta certamente di un problema ampio e<br />

complesso. Ampio perché è in esso implicato un numero assai considerevole di giovani e<br />

di loro famiglie; complesso perché tocca aspetti psicologici, sociali, sanitari, economici e<br />

giuridici di questa nostra società.<br />

C’è anche, e non ultimo, un aspetto morale e pastorale, sul quale - come Vescovo - sento<br />

il dovere di soffermarmi, per esprimere una decisa condanna contro qualsiasi atto inteso a<br />

deteriorare la civile convivenza e a mortificare le persone, soprattutto le più deboli.<br />

È chiaro che alla radice del problema sta un profondo disagio, che attraversa oggi il<br />

mondo giovanile. Un disagio che può esprimersi in varie forme: quella della droga è certamente<br />

tra le più deleterie.<br />

Altra preoccupazione che, come pastore, io sento, è che la ventilata riforma della legge<br />

abbia a segnare un ritorno alla precedente penalizzazione, per cui a pagare sarebbero ancora<br />

una volta i più piccoli spacciatori – consumatori, mentre i grandi trafficanti sarebbero<br />

in grado di ottenere un trattamento di tutto favore.<br />

A mio giudizio occorre oggi far fronte al problema con una legge che sappia andare al<br />

di là dell’urgenza di un tamponamento parziale, occorrono strumenti, anche legislativi,<br />

capaci di ricreare i veri valori morali e sociali. Ad essere chiamate in causa allora, sono tutte<br />

le forze presenti nella nostra società: dai politici ai semplici cittadini, dai sindacati agli operatori<br />

dei servizi pubblici, ecc.<br />

–90–


1987<br />

Un ruolo non meno importante lo possono e devono avere le nostre comunità cristiane.<br />

Non soltanto per favorire l’inserimento nel contesto sociale dei giovani, che hanno<br />

fatto esperienza di droga e che ora hanno la volontà si uscire dal tunnel; ma anche per<br />

mettere in atto iniziative tendenti ad una sana educazione e formazione dei giovani, oltre<br />

che strategie di prevenzione nei loro confronti.<br />

Pertanto ho accolto con favore la vostra richiesta di un comitato diocesano per i problemi<br />

della tossicodipendenza, e ho già dato disposizione alla Caritas diocesana, perché ne<br />

curi la istituzione e il successivo funzionamento.<br />

Nella speranza di buoni frutti, per i giovani e le famiglie, vi saluto distintamente e vi<br />

benedico.<br />

✧<br />

Il Giornale di Montanelli - 22 settembre 1987<br />

Lettera di Franco Granone Neuropsichiatria dell’Università di Torino<br />

Caro direttore,<br />

da vari giorni è alla ribalta l’argomento della droga, sulla cui liberalizzazione sono stati<br />

espressi pareri contrastanti. Sul suo uso controllato dagli Enti, ha dato parere favorevole,<br />

in passato, il ministro della Sanità on. Altissimo; la liberalizzazione è stata ventilata dal<br />

prof. Vattimo, propugnata dall’on. Pannella, sconsigliata dall’on. Zanone, da vari dirigenti<br />

di comunità terapeutiche e da alcuni stessi drogati.<br />

Il mio parere è contrario alla liberalizzazione, avendolo desunto dalla pratica clinica e<br />

dalla direzione del “<strong>Centro</strong> di medicina sociale per la cura delle tossicosi da sostanze psicoattive<br />

e dell’alcolismo”, annesso all’ospedale di Vercelli, prima ancora della legge n. 685<br />

del dicembre 1975; con possibilità, quindi, di confronto sulle tossicodipendenze, prima e<br />

dopo la legge.<br />

Mi permetto di sintetizzare i motivi che mi hanno portato a tale personale convinzione,<br />

nella speranza che la loro divulgazione possa servire a qualche cosa.<br />

1 - Il mercato libero della droga creerebbe una frangia di umanità che si auto - eliminerebbe<br />

rapidamente. Se noi chiudiamo in una stanza un tossicomane con un certo<br />

quantitativo di eroina, dopo poco tempo la droga avrà ucciso l’uomo. Ciò può forse<br />

rappresentare un ideale socio-politico; ma non può essere accettato da un medico che<br />

ha messo l’ideale della vita nell’assistenza del malato e non nella sua eliminazione.<br />

2 - Ci risulta che l’uso controllato della droga non ha salvato i tossicomani dalle lusinghe<br />

del mercato nero; che di poco si è ridotto, persistendo (come continua con il metadone<br />

somministrato dai Centri), e la criminalità connessa alla tossicodipendenza si è<br />

attenuata ben di poco.<br />

Inoltre riteniamo che in nessun modo si possa considerare “terapeutica” la somministrazione<br />

di stupefacenti<br />

Con motivazione anticriminale. A parte che non si commettono delitti solo per procurarsi<br />

la droga, ma anchesotto l’effetto di essa.<br />

3 - I sostenitori della liberalizzazione ritengono che il drogato faccia sempre una scelta ben<br />

motivata, che va rispettata e i suoi diritti non devono essere lesi da coloro che voglio-<br />

–91–


1987<br />

no imporre la loro idea di bene. Innanzitutto, quindi, si deve sentire le loro voce. Io<br />

l’ho ascoltata e molti tossicomani mi hanno detto di avere scelto deliberatamente la<br />

morte. Non crediamo che lo scrupolo filosofico di salvaguardare la libertà individuale<br />

possa arrivare a sancire tali estreme conseguenze mortali. La libertà di drogarsi, più<br />

che l’esercizio di un diritto, ci appare come la rinuncia ai propri diritti, e in alcuni soggetti<br />

con personalità deteriorata, o minorenni, non esiste neppure quella “libertà d’intendere<br />

e di volere” per ritenere giuridicamente valide le loro azioni.<br />

4-Ipropugnatori della liberalizzazione ritengono che, oltre a cessare la criminalità congiunta<br />

alla proibizione, le “nuove” generazioni (perché le attuali si eliminerebbero da<br />

sole), trovandosi di fronte ad una possibilità non più tabù e demitizzata, senza l’incitamento<br />

e la curiosità della proibizione, sarebbero meno spinti a drogarsi. Però è da<br />

dimostrare che la facilità a procurarsi la droga possa senz’altro favorirne l’astinenza e<br />

non il suo uso.<br />

Non si tratta di liberalizzare questa o quella droga, ma di liberare l’uomo dalla schiavitù<br />

di esse, usando anche metodiche simil-ipnotiche e incrementando ideali da vivere<br />

in piena libertà. La liberalizzazione non ha nessun significato educativo, neppure se<br />

effettuata per le sole droghe minori; che non creano assuefazioni finché non se ne<br />

abusa, e facilitano ideali effimeri di benessere artificiale, con disimpegno dal lavoro,<br />

disaffettività, annichilimento rinunciatario in un mondo … pieno di fumo.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 30 settembre 1987<br />

Muore per overdose nella sua auto<br />

Qualche anno fa sembrava essere uscito dal tunnel della droga - Aveva 26 anni<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 ottobre 1987<br />

Muore a 29 anni per un’overdose di eroina<br />

Sgomento nella città, è la quarta vittima dall’inizio dell’anno<br />

✧<br />

La Repubblica - 25 ottobre 1987<br />

Il vicesegretario dell’Onu spiega perché quest’anno sarà superato ogni record di morte.<br />

Le vittime sono già raddoppiate rispetto al 1986.<br />

Quelle trecentottanta vite mancate<br />

L’accusa di Di Gennaro “Lo Stato ha rinunciato alla lotta alla droga”<br />

Di Giuseppe d’Avanzo - Roma – Daniele Leandri aveva un viso affilato, un’espressione inquieta,<br />

i capelli scarruffati, “Scusa i mancati giorni” è il libro che raccoglie oggi il suo diario, un’ordinaria storia<br />

di morte per droga che si consuma in una famiglia qualsiasi, in una qualsiasi scuola, nella camerata<br />

di una caserma, tra gli amici, senza amore, senza lavoro.<br />

Nel gennaio di due anni fa Daniele scrive sulle pagine bianche di una vecchia agenda: “Domani l’alba<br />

ucciderà la mia anima, mi alzerò in volo da solo, alla disperata ricerca di me stesso”. Si presenta al<br />

centro di assistenza ai tossicodipendenti di Rivoli, paese della cintura torinese. Una piccola stanza,<br />

pareti bianche e azzurre, un tavolo in ferro, scaffali grigi. Daniele racconta la sua tragedia. Conclude:<br />

“voglio guarire”. Torna in quel centro quattro volte. La notte del 22 gennaio è fredda a Rivoli, meno<br />

–92–


1987<br />

2,8 gradi. Via Moncenisio è in leggera salita, terra battuta e ciottoli, stretta tra un muricciolo che<br />

nasconde orti e giardini. A pochi metri da casa, Paola Leandri, in un piccolo slargo, vede un’ombra e,<br />

più vicino, s’accorge che è un corpo, un povero corpo raggomitolato. È Daniele. Lo scuote, ne raccoglie<br />

un rantolo soffocato. Daniele morirà quella notte ucciso dal cockail di alcool e sonniferi che aveva<br />

buttato giù.<br />

Titolo a tre colonne in cronaca cittadina: “Ancora un morto per droga, è il terzo in venti giorni. È<br />

Daniele Leandri, 23 anni, senza lavoro”. Due giorni dopo, la madre dirà al cronista dietro al feretro<br />

del suo ragazzo:” se si è drogato, se è morto, la colpa è di molti. Nessuno lo ha aiutato”.<br />

Daniele Leandri fu, nella fredda e notarile conta dei morti, uno dei 256 del 1983. sembrò, quello,<br />

l’anno peggiore. Ma il peggio non era ancora venuto. Venne l’84 con le sue 294 vittime. Il picco più<br />

alto. Una strage. E invece quel picco è stato ancora superato. Il vicinale ha diffuso ieri le cifre dei primi<br />

dieci mesi di quest’anno. Sono 356 i morti per droga, oltre il nero tetto di tre anni fa, quasi il doppio<br />

dello scorso anno quando furono 191. Perché la morte per droga invece di ristringere il suo dominio,<br />

lo sta allargando? Giuseppe Di Gennaro è vicesegretario dell’Onu. La sua battaglia ha un solo<br />

obiettivo: riconvertire le colture di coca, oppio e cannabis nei paesi produttori…….Alla domanda: -<br />

perché si muore di più – risponde:” due anni fa fui invitato a Venezia ad un convegno organizzato<br />

dalla presidenza del consiglio. Tutto il convegno ruotava intorno alla conclusione di una ricerca che<br />

può essere sintetizzata così: i drogati hanno imparato a drogarsi. Rimasi scandalizzato, senza parole,<br />

senza argomenti. Più il convegno andava avanti e più veniva alla luce quella che mi parve la posizione<br />

ufficiale del governo: se i drogati hanno imparato a drogarsi, se si può vivere con la droga, allora<br />

siamo già oltre il problema. Nacque lì a Venezia, quella che io chiamo la cultura della compatibilità.<br />

Rimasi allibito. Chiesi la parola per dire tutta la mia indignazione. Dissi che era molto grave che un<br />

convegno così ufficiale e governativo si concludesse in quel modo, con quello slogan, con quel messaggio.<br />

perché era foriero di tempi bui, di tempi di morte. Perché significava smobilitare quel sistema<br />

di contenimento del controllo pubblico che pure era stato messo in piedi. Fu una previsione fin troppo<br />

facile e dolorosa. La cultura della compatibilità ha avuto fortuna, il suo assurdo assunto – si può<br />

vivere con la droga – è stato ripetuto ossessivamente lasciando quei pochi che hanno resistito da soli<br />

in trincea, come spettatori sgomenti.”<br />

“Il fatto è – sostiene Di Gennaro – che in questi anni si è abbassata la soglia d’allarme che aveva destato<br />

molte coscienze. Una svolta che ha provocato l’abbandono dei tossicodipendenti. Abbandono<br />

soprattutto da parte di coloro che dovevano far rispettare una legge che può essere sempre migliorata,<br />

ma che qualcosa già permetteva di fare. Io dico che molti giudici andrebbero denunciati per omissione<br />

di atti d’ufficio. La legge infatti non prevede misure penali, è vero, ma prevede provvedimenti<br />

efficaci di controllo del fenomeno. E invece i magistrati non fanno altro che lavarsi le mani, come<br />

Pilato, le mani rispedendo sulla strada il tossicodipendente. E allora non bisogna chiedere a me perché<br />

i morti aumentano.”…. [ Dopo avere riportato l’intervento di Vincenzo Muccioli in linea con<br />

Di Gennaro, Giuseppe D’Avanzo conclude il suo articolo con una riflessione su Daniele ]:<br />

.Anche Daniele Leandri si sentì solo, abbandonato da tutti “ in una solitudine – scrisse – che mi sta<br />

uccidendo poco a poco”. E annotò:” forse ricomincerò a bucarmi, ad entrare ancora una volta nel<br />

buco nero fino alla catastrofe”. I suoi sono “giorni mancati” come i giorni dei 380 che dall’inizio dell’anno<br />

ad oggi sono morti di droga.<br />

✧<br />

Lettera di Anna Serra, vicepresidente del comitato, inviata a Il Giornale di Vicenza e pubblicata<br />

il 29 ottobre ‘87<br />

Quella pianta di marijuana del sen. Corleone<br />

Egregio direttore,<br />

è recente la notizia che il senatore Corleone, del partito Radicale, ha interrato una bella<br />

–93–


1987<br />

pianta di marijuana nell’aiuola di Piazza della Scala a Milano e ne ha offerto le tenere<br />

foglioline ai passanti, maggiorenni e minorenni senza distinzione, per nulla preoccupato<br />

di alimentare una suggestione abbastanza pericolosa senza che ci sia bisogno di aggiungere<br />

olio al fuoco. Credo che solo il timore di ottenere l’effetto contrario alla sua intenzione,<br />

quella di sostenere la richiesta di Pannella di liberalizzare la droga, l’abbia trattenuto<br />

dall’offrire addirittura siringhe già preparate con una dose di eroina o altra sostanza<br />

“pesante”.<br />

Così, “ce risemo e ce rifamo”, per dirla in romanesco: un’altro personaggio della politica<br />

italiana, addirittura un senatore, si è esibito in una offensiva sceneggiata in pubblico<br />

senza che nessuno abbia mosso un dito. La domanda che mi viene spontanea è: cosa sarebbe<br />

accaduto se, invece del senatore a esibirsi fosse stato un ragazzo “fuori di testa”? Durante<br />

l’estemporaneo show, io penso che almeno uno dei tanti genitori di tossicodipendenti<br />

milanesi deve pur essere passato per Piazza della Scala, ma niente, nessuna reazione; è con<br />

amarezza che mi rendo conto di quanto sia più facile comprare moto e Timberland, che<br />

mollare magari un ceffone a chi li incoraggia a drogarsi. Anche qui, quanto dobbiamo<br />

imparare dai nostri fratelli minori, gli animali, che sono pronti a dare e togliere la vita per<br />

difendere i loro cuccioli!<br />

Ricordo che tante volte, anche in un recente passato, avrei voluto essere una tigre per<br />

strappare a unghiate il cuore dal petto di almeno uno dei “mercante di morte”, pur sapendo<br />

che avrei aperto una vuota cavità; purtroppo, però, di quel magnifico animale, io, non<br />

ho nulla. Sono certa che il senatore Corleone sapeva di non correre alcun rischio esibendosi<br />

a distribuire marijuana in piazza, perché di madri tigre, specie in questo nostro asettico<br />

nord non ce ne sono più. Forse, sarebbe andata diversamente per lui in qualche popolare<br />

e popoloso quartiere di Napoli, per esempio.<br />

Se il senatore radicale ha voluto magari, con il suo gesto, cominciare ad accaparrarsi i<br />

voti dei giovanissimi che saranno in età di votare la prossima volta, ha perso il suo tempo:<br />

infatti, se la legge invocata dal partito radicale passasse, moltissimi dei futuri elettori sarebbero<br />

già così confusi e ottenebrati dall’uso delle varie droghe “libere” che si dimenticherebbero<br />

di andare a votare. Gli unici voti che il senatore Corleone avrebbe in più, sarebbero<br />

di coloro che hanno tutto l’interesse a che la droga venga liberalizzata, anche senza<br />

esserne consumatori. Non certo chi, a causa di essa, ha perso perfino ciò che di più caro<br />

aveva al mondo: un figlio.<br />

✧<br />

Il Giornale - 13 dicembre 1987<br />

Condannato a morte<br />

Caro direttore,<br />

la lettera che segue è stata inviata al tribunale di Caltanissetta dalla mamma di Martino, che<br />

nonostante la morte del figlio, continua con noi la lotta contro la droga. Il suo contenuto è così<br />

toccante che, per desiderio di noi genitori, l’abbiamo inviata a personalità politiche ed ecclesiastiche<br />

e alla stampa.<br />

–94–


1987<br />

Egregi signori,<br />

vi prego di dare in mano questa lettera alla persona competente che si occupa del caso Sergio<br />

Corrieri, anni 30, di Palermo, momentaneamente rinchiuso nell’Istituto di pena di S.<br />

Cataldo.<br />

Io sono una madre che ha perso suo figlio colpito da Aids. Leggendo la notizia di Sergio<br />

ho sentito la necessità di scrivervi. Sergio ha senz’altro le sue colpe, e come sano, avrebbe<br />

dovuto rispondere dei suoi sbagli, però oggi, è gravemente malato ed è già condannato<br />

a morte; neanche una grazia lo può salvare.<br />

Vi prego di lasciare la Giustizia da parte e farvi guidare da un sentimento di umanità;<br />

non potrà più fare del male a nessuno e se ha una famiglia che non lo rifiuta, dategli la<br />

possibilità di sentirsi curato con amore e calore. La fine è atroce, e Sergio sa che per lui<br />

non c’è più scampo. Però, se ci sarà qualcuno che gli tende una mano per fare qualche passetto<br />

in casa, finché può, che lo asciuga e lo cambia dopo le terribili sudate (cambiavo mio<br />

figlio anche quattro volte alla notte, e non solo il pigiama, ma anche le lenzuola), sarà per<br />

lui come un piccolo raggio di sole. Arriverà il momento in cui potrà mandare giù solo cibi<br />

liquidi, e verrà anche il momento che diventerà incontinente e dovrà essere cambiato<br />

come un bambino piccolo. In questi momenti gli auguro che abbia una mamma misericordiosa<br />

accanto. Dato che diventerà sempre più debole e magro, avrà bisogno di un<br />

cuscino speciale contro le piaghe; la coperta dovrà essere sollevata perché si manifesteranno<br />

atroci dolori nelle gambe e nei piedi.<br />

Sergio forse non avrà più otto mesi da vivere; il resto della sua pena. Io ringrazio Dio<br />

ogni giorno per aver potuto, anche se solo con piccoli aiuti, stare vicina a mio figlio fino<br />

alla spaventosa fine. Ora pregherò anche per Sergio, affinché Dio lo chiami presto lì, dove<br />

sarà consolato. Edith<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 5 dicembre 1987<br />

A 23 anni muore per overdose in uno squallido prato<br />

Gli agenti lo hanno trovato quasi inginocchiato<br />

(…) Una morte atroce, violenta. Senza che nessuno abbia potuto raccogliere un suo lamento. L’ennesima<br />

vittima dell’eroina è morta così l’altra notte, in un prato abbandonato in fondo a viale Torino.<br />

(…) Gli agenti della questura lo hanno trovato ginocchioni, con la schiena in aria, già irrigidito<br />

dalla morte, con la faccia insanguinata: “Una morte orrenda” è stato il loro commento. (…) Ieri<br />

mattina accanto al suo corpo senza vita, sul muretto che divide il prato delle Ferrovie e Tramvie<br />

Vicentine, c’erano tutti gli “strumenti”. Una siringa sporca di sangue, un limone spremuto, il fondo<br />

annerito di un barattolo di “Fanta”, servito per sciogliere l’eroina. In tasca gli è stato trovato un involtino<br />

di stagnola con un’altra dose. (…) La manica destra del giubbotto era ancora rialzata. Con ogni<br />

probabilità, dopo essersi “fatto”, è rimasto seduto sul muretto, le spalle alla rete, solo il tempo che<br />

l’overdose facesse il suo effetto, quindi si è prostrato in avanti. Così l’hanno trovato ieri mattina alle<br />

nove. (…)<br />

Una vita spezzata dall’eroina in una fredda notte di dicembre a cinquanta metri da una via centrale<br />

della città.<br />

–95–


1987<br />

–96–


1987<br />

Lettera di Anna Serra a: Il Giornale di Vicenza pubblicata il 16 dicembre 1987<br />

Un altro giovane è morto<br />

Egregio direttore,<br />

è ormai difficile fare delle considerazioni in morte dell’ennesima vittima per droga: infatti,<br />

che dire che non sia stato detto? I giovani che hanno cominciato questo tremendo<br />

gioco, tanto più grande di loro, quando ancora non erano che degli sprovveduti ed incauti<br />

ragazzi, senza che nessuno muovesse praticamente un dito, all’infuori forse dei genitori,<br />

come se la cosa riguardasse solo loro e non tutti noi, oggi, questi giovani stanno cadendo<br />

come le mosche di overdose e di Aids.<br />

Questi tossicodipendenti sono definiti “gli storici”, perché non hanno mai smesso di<br />

bucarsi, salvo, magari per brevi periodi, quando hanno tentato tardive terapie; ma non si<br />

illudano i “nuovi”, perché sono destinati ad arrivare prima o poi allo stesso traguardo, se<br />

non si fermeranno in tempo.<br />

Mi si rimprovera spesso di non essere “diplomatica”: no, non lo sono e mi rifiuto di<br />

esserlo davanti alla morte, sarebbe come uccidere chi è già morto, anche se chi si droga<br />

muore cento, mille volte, ad ogni buco, ad ogni pasticca di psicofarmaco e di antidolorifico<br />

con cui si imbottisce e che trova con troppa facilità, e troppo spesso gli viene dato<br />

come unico rimedio al suo dramma. E muore un poco alla volta chi chiede aiuto invano.<br />

Questi sciagurati, trovano una sola figura davvero sollecita, addirittura premurosa nel<br />

prevenire i loro desideri; è lo spacciatore, che sorpassa tutti sul tempo, da sempre. Ed è<br />

con amara ironia che invito gli operatori e le strutture per td. a prendere lezioni di rapido<br />

intervento da lui. È bene che la gente sappia quanto sia più facile, in tutti i sensi, continuare<br />

a drogarsi che smettere di farlo; è bene che sappia anche che, se qualcuno si dà da<br />

fare per aiutare davvero i tossicodipendenti, in un modo o in un altro, gli verranno messi<br />

i bastoni fra le ruote, quando meno se lo aspetta.<br />

Inoltre, troppi genitori tacciono, si rassegnano, consumano il loro dolore in un silenzio<br />

che non è affatto “d’oro”. Ricordatevi, care mamme e papà, che non basta piangere,<br />

disperarsi, che non basta, morendo d’angoscia, sbattere i figli in strada, come viene spesso<br />

consigliato, perché si salvino “toccando il fondo”: carceri e cimiteri sono pieni di ragazzi<br />

che l’hanno toccato.<br />

Bisogna essere invece tutti uniti e solidali per combattere per loro e per noi stessi, con<br />

le unghie e con i denti, per chiedere che lo Stato per primo e le strutture preposte alla cura<br />

e alla riabilitazione dei tossicodipendenti facciano il loro dovere che è quello di salvare ad<br />

ogni costo il bene primario dell’uomo: la sua vita. E se per fare questo occorresse ricorrere<br />

alla forza e ai metodi coercitivi, lo si faccia e non si esiti più in nome del solito malinteso<br />

rispetto per la libertà della persona.<br />

Se non ricorreremo a tutto il nostro amore di madri e di padri, che non va inteso come<br />

debolezza, agendo in questo senso, se ci rassegneremo alla distruzione dei nostri figli come<br />

ad un fatto scontato, inevitabile, un giorno si dirà di noi che siamo stati dei vigliacchi.<br />

Intanto ti diciamo addio, Marco, anche tu morto di libertà, di indifferenza, di burocrazia.<br />

Per quanto tempo ancora staremo a guardare? E a chi tocca la prossima volta?<br />

–97–


1987<br />

Dalla rivista “Grazia” - Fine 1987<br />

<strong>Droga</strong>: libertà di morire?<br />

Sintesi da un articolo di: Remo Binosi<br />

Nei quartieri più poveri di Palermo si bucano bambini fra i dieci e i quattordici anni. La droga la<br />

trovano sulla strada, fornita da altri baby – spacciatori schiavizzati, sfruttati e controllati con la stessa<br />

micidiale sostanza dalla malavita. A Ponte Chiasso, la Guardia di Finanza ha scoperto su un treno<br />

figurine adesive impregnate di Lsd, pronte per finire sul mercato ed essere distribuite magari davanti<br />

alle scuole. Nei vicoli di Napoli intanto, è già stato segnalato l’arrivo della crack, la nuova terribile<br />

sostanza ricavata dalla cocaina che, fumata in speciali pipe, arriva al cervello in dieci secondi provocando<br />

danni gravissimi. Secondo la cifra diffusa dall’Ufficio Centrale Antidroga della Criminalpol,<br />

i morti per droga in Italia dall’inizio dell’anno al 21 agosto sono 286, in maggioranza giovani<br />

sotto i trent’anni, 119 in più rispetto allo stesso periodo del 1986. a rendere ancora più inquietante<br />

il dato, l’avvertimento degli esperti: la cifra non è che la punta dell’iceberg e il numero delle vittime<br />

degli stupefacenti è sicuramente molto più alto. Casi di embolia gassosa, epatiti virali, implacabili<br />

malattie contratte il seguito a un “buco” con siringa infetta, incidenti automobilistici collegati indirettamente<br />

all’uso di droga, porterebbero ad oltre novecento il numero dei decessi “da tossicodipendenza”.<br />

Chi pensava che il fenomeno droga fosse in calo arginato dall’incombenza dell’Aids e dai provvedimenti<br />

presi negli scorsi anni (l’introduzione del metadone, per esempio, somministrato come trattamento<br />

di disintossicazione in vigore dal 1980), deve purtroppo ricredersi: la tragedia continua. E<br />

forse mai come in questo periodo, nonostante l’intensificarsi costante della lotta alla droga in ogni<br />

paese, è stato tanto florido il folle movimento che tiene vivo a livello mondiale il micidiale mercato.<br />

Il più colossale business internazionale del secolo (un grammo di eroina pura vale tre milioni; tra eroina,<br />

cocaina e droghe leggere solo nel nostro Paese il giro “d’affari” supera i ventisettemila miliardi<br />

netti all’anno), continua a pagare il costante potenziamento delle organizzazioni criminali che fanno<br />

girare la droga in tutto il mondo. (…) La “piovra” cresce e allunga i suoi tentacoli. (…) Secondo un<br />

dato rivelato dagli americani, solo il 15 per cento della droga immessa sul mercato viene sequestrata.<br />

Il rimanente 85 per cento arriva puntuale ai suoi tragici appuntamenti. (…) Vertiginoso poi, il<br />

costo sociale della diffusione degli stupefacenti. Sconvolti dal progressivo decadimento della coscienza<br />

indotto dall’uso di eroina, dominati dall’unico pensiero di procurarsi la sostanza di cui hanno<br />

bisogno, i tossicodipendenti rischiano ogni giorno la criminalità. Secondo le autorità il 90 per cento<br />

degli scippi (25.000 nel ’78 e 82.000 nell’85) commessi in Italia sarebbe opera di tossicodipendenti.<br />

Lo stesso discorso varrebbe per i borseggi (30.000 nel ’78 e 82.000 nell’85) e le piccole rapine<br />

(7.000 nel ’78 e 24.000 nell’85). Connessi alla droga soltanto a Roma, si svolgono ogni giorno almeno<br />

una ventina di processi. Alla sbarra: corrieri, trafficanti (11.664 gli arrestati per quest’anno contro<br />

i 9.550 dell’86), tossicodipendenti coinvolti in reati indotti dalla loro condizione.<br />

Ed è proprio per cercare di superare questa situazione che attraverso la costituzione di una “Lega<br />

internazionale antiproibizionista contro la criminalità e la droga”, il leader del partito radicale Marco<br />

Pannella ha vivacemente riproposto un’idea alla quale già anni fa i radicali si erano appassionati e<br />

che erano in molti a sperare fosse ormai superata e dimenticata: quella di liberalizzare l’eroina, organizzare<br />

un servizio di Stato che garantisca ai tossicodipendenti la sostanza di cui hanno bisogno e<br />

rendere assolutamente legale la possibilità di drogarsi.<br />

“ La droga libera non risolverebbe certo i mali del mondo, ma sconfiggerebbe la criminalità. Non<br />

solo: la droga libera sarebbe in realtà controllata dal momento della coltura a quello della vendita e<br />

del consumo”, ha spiegato Pannella. In pratica, secondo il progetto radicale, consentire la vendita di<br />

droghe pesanti e leggere, potrebbe fermare il mercato nero, spezzare i legami tra diffusione di eroina<br />

e criminalità, controllare la “qualità” della sostanza consumata.<br />

Le reazioni?: “Marco dimettiti, sei diventato pericoloso”, ha tuonato Muccioli ….<br />

–98–


1987<br />

Contro la proposta radicale è poi subito<br />

arrivata una decisa secca presa di<br />

posizione da parte di operatori, famiglie,<br />

giovani che vivono o hanno vissuto<br />

sulla loro stessa pelle la tragica esperienza<br />

della tossicodipendenza. Giovanni<br />

Avanzini, presidente dell’Associazione<br />

vittime della droga, ha denunciato<br />

Pannella alla Procura della<br />

Repubblica di Verona per “aver<br />

profondamente umiliato, con la sua<br />

proposta, centinaia di famiglie che da<br />

anni operano per limitare questo<br />

autentico flagello, fonte di inumane<br />

sofferenze”.<br />

Secca anche la reazione delle Comunità<br />

terapeutiche che hanno subito<br />

organizzato dibattiti e scritto lettere<br />

alla stampa per dimostrare l’assurdità<br />

della proposta radicale. “L’eroina è<br />

buona. Se fosse venduta liberamente la<br />

proverebbero tutti, Pannella dice che<br />

non saremmo più costretti a rubare per<br />

procurarcela. Ma io quando mi bucavo<br />

non avevo più voglia di fare nulla. Con<br />

l’eroina libera non si ruberebbe più per<br />

la droga, ma si continuerebbe a rubare<br />

per non lavorare…” ha detto in un’assemblea<br />

uno dei ragazzi ospiti del <strong>Centro</strong><br />

di don Mario Picchi. “Avere la roba a portata di mano non renderebbe certo il recupero più semplice,<br />

sarebbe anzi un incentivo”…<br />

Piera Piatti, la pedagogista, titolare della nostra rubrica <strong>Droga</strong>: parliamone insieme, aggiunge: ”A<br />

parte i problemi pratici e organizzativi per così dire, che rendono assurda la liberalizzazione, io vorrei<br />

sottolinearne l’assoluta imbecillità dal punto di vista morale. Per Pannella il primo obiettivo nella<br />

lotta contro la droga è quello di spezzare il monopolio del crimine che nasce dal regime proibizionistico.<br />

Io non sono d’accordo. Per me e per tutti quelli che sanno cosa vuol dire vivere davvero con<br />

gli eroinomani, il primo e irrinunciabile obiettivo della lotta contro la droga è il pieno recupero dei<br />

tossicodipendenti e la prevenzione perché altri giovani non cadano nella stessa trappola infernale.<br />

L’obiettivo dei liberalizzatori è quello di mantenere l’ordine pubblico? Non vedo proprio perché si<br />

dovrebbe perseguire una finalità poliziesca cronocizzando senza speranza centinaia di migliaia di tossicodipendenti<br />

(…) Pannella, poi, dice che vuole salvare la vita di molti controllando anche la “qualità”<br />

della droga, ma forse dimentica l’emergenza Aids: l’eroina è un fortissimo immunodepressivo,<br />

che cosa accadrebbe di tutti i tossicodipendenti sieropositivi?”(…).<br />

Don Luigi Ciotti del Gruppo Abele e presidente del Coordinamento delle comunità di Accoglienza<br />

(che già nel marzo dell’80 aveva partecipato a una raccolta firme contro il mercato nero dell’eroina<br />

in favore della liberazione con Figc, Pdup, il Manifesto e Arci …), è intervenuto nella stessa direzione<br />

dichiarando: “La nuova legge sulle tossicodipendenze da tre anni giace nei cassetti della commissione<br />

parlamentare.<br />

(…) Ci sono responsabilità politiche e tecniche. ( …)<br />

–99–


1987<br />

Vicenza 12 dicembre 1987 - Si è riunito a Roma il 3° convegno internazionale del sistema<br />

informativo europeo sulla droga che ha riportato brutalmente in causa la gravità del problema,<br />

ridimensionando l’ottimismo dei soliti benpensanti che consideravano detto problema in<br />

fase decrescente. In effetti, la tossicodipendenza era e rimane un’emergenza che in questi ultimi<br />

anni si è aggravata con l’evento Aids.<br />

500.000 drogati in Italia, e ancora il governo non ha approntato un disegno di legge e un<br />

piano di battaglia. Perché di vera guerra si tratta, una guerra civile che distrugge famiglie seminando<br />

dolore e morte.<br />

1.000.000 di alcolisti con 30.000 morti all’anno. Ancora e ovunque, e specialmente in questi<br />

giorni di festa, la pubblicità accattivante, mette in evidenza le varie marche di vino e super<br />

alcolici. Continua a salire il numero dei consumatori di psicofarmaci che hanno raggiunto<br />

quota di 1.000.000. Il drogato abusa di tutte e tre di queste sostanze, che messe insieme formano<br />

una esplosiva mistura che, se non fa morire per overdose, porta alla cirrosi epatica.<br />

La ricerca del LABOS sottolinea il mancato inquadramento e la scarsa qualificazione<br />

professionale degli operatori che, seguendo le direttive delle leggi in corso si limitano a somministrare<br />

massicce dosi di metadone e psicofarmaci.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 29 dicembre 1987<br />

Ancora un decesso per droga, nel 1987 più di dieci vittime registrate nel vicentino<br />

Altavilla, trovato morto a letto<br />

Stroncato da un’overdose di eroina<br />

✧<br />

Venezia – “Per il Veneto il 1987 è andato complessivamente bene, per le opere, per l’occupazione<br />

che ha toccato livelli molto soddisfacenti anche se non ancora risolutivi dei nostri problemi, per le<br />

iniziative culturali”. Lo rileva il presidente della giunta regionale Carlo Bernini nel consueto messaggio<br />

di fine anno, osservando che “tutto questo ci ha imposto all’attenzione delle altre regioni del<br />

nostro Paese, oltre che a quella internazionale che si manifesta per l’economia nel mercato, ma anche<br />

per la presenza delle nostre iniziative culturali all’estero e per la visita a diverso titolo nella nostra<br />

capitale Venezia e nella nostra regione di grandi personalità”<br />

“Quest’anno sono venuti i grandi della terra con il vertice di giugno – prosegue Bernini – ma abbiamo<br />

anche avuto la gradita sorpresa di avere il Santo Padre Giovanni Paolo II che ha scelto la nostra<br />

montagna per trascorrere qualche momento di riposo dalle sue molteplici fatiche, e altre personalità<br />

e capi di Stato: ultimo in questi giorni, il presidente dell’Argentina Alfonsin etc.etc“ (…) “Venendo<br />

più propriamente ai problemi di casa nostra, della nostra regione, vi sono due difficoltà che non<br />

posso dissimulare – afferma Bernini – una è la penuria delle risorse, che ci induce a tagliare molti<br />

dei nostri programmi, l’altra è una crescente insofferenza che noi proviamo per i limiti di autonomia<br />

in cui è costretta la nostra istituzione”. (…)<br />

Al messaggio augurale di Bernini si è affiancato quello del presidente del Consiglio regionale Francesco<br />

Guidolin<br />

”Il 1987 – afferma – si chiude all’insegna di un non immotivato ottimismo. Non mancano certo<br />

ragioni di preoccupazione ed incertezza, a livello internazionale, nazionale e regionale. Pur tuttavia<br />

alcuni frutti e alcuni segnali incoraggiano a sperare”. (…)<br />

– 100 –


1987<br />

1987 – Bilancio di fine anno che il Veneto non vuol vedere<br />

Secondo il presidente della regione ”Il 1987 è stato positivo”. Ma le cose stanno davvero così?<br />

È interessante confrontare l’immagine edulcorata e trionfalistica espressa da Bernini e Guidolin<br />

con i titoli di cronaca dei giornali locali sul dilagare della droga, sul disastro e la disperazione<br />

di tante famiglie lasciate sole nella tempesta. Ma a loro questo non interessa!<br />

Si preferisce ignorare, tacere e chiudere tutti e due gli occhi.<br />

Il Giornale di Vicenza - 31 dicembre 1987<br />

Stroncato dalla droga a 24 anni<br />

Il corpo rinvenuto vicino alla scarpata della ferrovia<br />

✧<br />

Aids – 1987 – A Vicenza 9 decessi – In Italia 563<br />

– 101 –


1987<br />

– 102 –


1988<br />

1988<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 gennaio 1988<br />

Overdose: domenica in piazza Matteotti<br />

La terza vittima nel volgere di sei giorni - Era stato salvato in extremis<br />

per nove volte dal tempestivo intervento dei sanitari ospedalieri<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 gennaio 1988<br />

In un anno 13 morti per overdose<br />

I genitori dei tossicodipendenti scrivono una lettera - Appello al sindaco<br />

<strong>Droga</strong> e Aids - Perché Vicenza sta a guardare?<br />

Il 1987 è stato un anno terribile per la famiglie dei drogati: 13 morti per overdose dal gennaio scorso<br />

ai primi giorni dell’88. Vicenza è indifferente? Perché esistono così poche comunità, centri di<br />

recupero, operatori disponibili? Se lo chiedono la presidente, Olga Dalla Valle e la vice, Anna Serra,<br />

del Comitato famiglie di tossicodipendenti in una lettera aperta al sindaco Antonio Corazzin:<br />

Signor sindaco,<br />

la drammatica situazione verificatesi nell’87 e precipitata in questi ultimi giorni, ci obbliga<br />

a richiedere pubblicamente il Suo autoritario intervento per far sì che le strutture preposte<br />

al problema “droga”, si impegnino finalmente con un vero e concreto progetto che<br />

finora è rimasto vana promessa sulla carta. Dall’inizio dell’87 al 4 gennaio ’88, sono morti<br />

13 giovani per overdose (3 nell’ultima settimana).<br />

Da ricerche, risulta che tra città e provincia ci siano 6.000 persone che fanno abitualmente<br />

uso di sostanze stupefacenti e la maggioranza di queste risultano sieropositive<br />

all’Hiv. I malati conclamati di Aids sono 31; i morti 18. E’ cosa ormai nota che il vicentino<br />

sta pagando più che le altre città venete il suo pesante tributo alla droga! Non bisogna<br />

inoltre dimenticare gli innumerevoli incidenti stradali in cui tanti sciagurati giovani<br />

hanno perso la vita e causato danni agli altri. Siamo spettatori inerti di una catacombe di<br />

giovani vite distrutte dalla droga, dall’alcool, dal più sfrenato consumismo.<br />

Si perde tempo prezioso alla ricerca di competenze e in cavilli burocratici; e intanto si<br />

continua a morire.<br />

Il presidente della Giunta Regionale, Bernini, nel rivolgere gli auguri di capodanno ai<br />

cittadini, ha detto che il 1987 è andato complessivamente bene e che si sta già programmando<br />

il piano di sviluppo per il 2.000.<br />

Non progetti sul problema droga, non una parola di solidarietà per chi vive con un tossicodipendente<br />

o un handicappato grave. Nel bilancio generale si usa mettere l’attivo e il<br />

passivo; nel campo della tossicodipendenza, la passività dell’impegno è davvero notevole.<br />

Se solo nella nostra provincia abbiamo 6.000 drogati, quanti saranno se sommiamo<br />

anche quelli delle altre province venete? E quanti genitori, dopo aver lottato contro la<br />

droga chiedendo invano un decisivo intervento dello Stato, si ritrovano oggi stremati ed<br />

– 103 –


1988<br />

impotenti ad assistere al completo disfacimento dei figli? Eppure anche queste famiglie<br />

hanno dato il loro contributo operoso per il benessere collettivo. Certamente a loro interessa<br />

ben poco che i grandi della terra ci abbiano onorati con la loro presenza (non vantiamoci<br />

della bellezza naturale della nostra regione, è merito della natura; vergogniamoci<br />

invece di non rispettarla e di essere gli artefici del suo degrado e della sua morte futura).<br />

Se non si parla pubblicamente dei problemi, è come se questi non ci siano, perciò ben difficilmente<br />

potranno venire risolti.<br />

Abbiamo bisogno di un servizio di pronta accoglienza, di una comunità efficiente, di<br />

un reinserimento. Queste sono le nostre necessità reali.<br />

Al Comune è stata data in donazione una casa per farne una comunità per tossicodipendenti;<br />

dovendola ristrutturare è trascorso più di un anno per trovare i fondi necessari.<br />

I lavori partiti con grossi ritardi procedono con una lentezza estenuante e intanto 10<br />

ragazzi vivono in una situazione di estremo disagio. Inoltre, quando la struttura sarà ultimata,<br />

sarà già insufficiente al bisogno reale, perché non potrà ospitare più di dieci persone,<br />

mentre altre sei hanno già chiesto di essere accettate, ed è molto duro rifiutarle.<br />

All’ospedale abbiamo il reparto Malattie Infettive che opera in una situazione degenerata.<br />

Perché i responsabili politici non vanno a verificare di persona questa grave realtà?<br />

Signor sindaco, la invitiamo caldamente ad impegnarsi con noi per far sì che lo Stato,<br />

rendendosi conto della grave emergenza venutasi a creare nel nostro paese a causa del<br />

diffondersi della droga, si decida a prendere quei provvedimenti legislativi che non possono<br />

più essere procrastinati.<br />

Confidiamo nella sua collaborazione.<br />

Per il Comitato, Olga Dalla Valle e Anna Serra<br />

✧<br />

Vicenza 11 gennaio 1988 – Introduzione all’incontro avvenuto presso il Comitato di solidarietà<br />

con le famiglie di tossicodipendenti con le realtà pubbliche e sociali della nostra città:<br />

Desidero ringraziare i presenti per avere accolto il nostro appello. Il tema che tratteremo<br />

tocca uno dei più grandi mali che oggi affliggono la nostra società e certamente questo<br />

fine millennio verrà ricordato anche per i danni provocati dalla droga e per la diffusione<br />

della terribile malattia che ad essa si affianca: l’Aids.<br />

Sono trascorsi venti anni da quando le sostanze stupefacenti hanno iniziato la loro disastrosa<br />

escalation in Italia, rovinando l’esistenza di centinaia di migliaia di giovani e delle<br />

loro famiglie.<br />

La nostra provincia è una tra le più colpite e in questi ultimi tempi si è avviata a raggiungere<br />

un pericoloso primato di morte, infatti contiamo circa 6.000 tossicodipendenti,<br />

l’80 % dei quali risulta sieropositivo all’Hiv, 31 sono i casi di Aids conclamata, 18 i morti.<br />

In quest’ultimo anno abbiamo avuto 13 decessi per overdose; ogni settimana, due giovani,<br />

vengono mediamente ricoverati in coma per abuso di droghe (sappiamo che all’eroina<br />

molte volte vengono aggiunti psicofarmaci e sostanze alcoliche).<br />

Non voglio assumere il ruolo di Cassandra, ma di questo passo non è difficile prevedere<br />

che molte ancora saranno le morti, perché gli organismi ormai debilitati, prima o poi<br />

– 104 –


1988<br />

cederanno, a meno che non si intervenga drasticamente con piani mirati.<br />

Ora, rivolgendomi alle persone che rappresentano le forze sociali della nostra città chiedo<br />

finalmente, partecipazione, collaborazione e un impegno più sollecito, una burocrazia<br />

meno paralizzante. Si devono saper prevedere e prevenire i grossi mali, e non aspettare di<br />

intervenire con denari e mezzi quando questi si sono radicati. È sotto agli occhi di tutti<br />

quanto succede per avere sottovalutato la piaga della droga.<br />

Alla scuola e alle comunità parrocchiali, chiedo una maggiore apertura verso il problema<br />

droga, non è rifiutando a priori tale problema che noi aiutiamo i giovani a non rimanerne<br />

invischiati. Informiamoli sui reali pericoli di questo cancro sociale che, come dice<br />

Muccioli, non è una malattia perniciosa, perché si può vincerla, aiutiamoli invece a crescere<br />

indicando loro i veri valori della vita che il consumismo sfrenato ha traviato. Creiamo<br />

interessi che li tengano lontani dalle strade a da quei luoghi dove si perde solo tempo<br />

e non si costruisce niente.<br />

Chiedo collaborazione alla Magistratura, affinché quando vengono emesse condanne,<br />

sia sempre tenuto conto delle varie situazioni, anche sanitarie di ogni imputato per una<br />

Giustizia più umana e più adeguata al recupero.<br />

Alla struttura carceraria chiedo un costante impegno verso chi ha già ha iniziato un<br />

programma di recupero attraverso il lavoro, per far sì che questo recupero sia curato anche<br />

nel campo socio-sanitario mediante l’èquipe di operatori già preventivata e di cui c’è estrema<br />

necessità.<br />

Alle associazioni sindacali chiedo un sempre maggiore impegno per tutelare gli interessi<br />

di quei lavoratori tossicodipendenti che vorranno affrontare una terapia riabilitativa, per<br />

i portatori asintomatici del virus dell’Aids, e per coloro che, terminato l’impegno terapeutico<br />

si preparano a rientrare nel mondo del lavoro.<br />

Alla stampa, quale mezzo di informazione, chiedo partecipazione costruttiva ed impegnata,<br />

perché si prefigga, oltre che ad informare, a sensibilizzare i cittadini rendendoli operativamente<br />

partecipi nell’area sociale in cui vivono. Stimolino inoltre la classe dirigente<br />

evidenziando le carenze esistenti.<br />

A tutti, indistintamente e formalmente, chiedo di unirsi a noi, per sollecitare dallo<br />

Stato la modifica delle leggi sulla tossicodipendenza per renderle più adeguate alle necessità<br />

attuali. Mi riferisco in modo speciale a quella sulla modica quantità, che fa di molti<br />

tossicodipendenti nel medesimo tempo dei consumatori e degli spacciatori di morte.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 12 gennaio 1988<br />

Ieri a S. Domenico un importante confronto tra amministratori<br />

promosso dal Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti<br />

Quest’anno Vicenza dichiara guerra alla droga<br />

Vicenza torna a mobilitarsi contro la droga. Lo fa con un crescente coordinamento tra le forze politiche,<br />

sociali e giuridiche: con una lotta, tramite un’indagine conoscitiva ai canali di distribuzione di<br />

questo mercato di morte; con la revisione delle strutture esistenti per la riabilitazione e il recupero<br />

dei tossicodipendenti. Un confronto importante quello che si è tenuto ieri pomeriggio nella sede del<br />

– 105 –


1988<br />

– 106 –


1988<br />

Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti, in via San Domenico, al quale hanno<br />

preso parte il senatore Mariano Rumor, il sindaco Antonio Corazzin, il vicesindaco Sergio Carta, il<br />

procuratore della Repubblica Ferdinando Canilli e il giudice istruttore Nico Rodighiero, l’assessore<br />

agli interventi sociali Marino Quaresimin, il responsabile del settore tossicodipendenza dell’Ulss n.<br />

8 Achille Variati e del servizio medico-sociale Vincenzo Balestra. Erano presenti anche il capo della<br />

squadra mobile Silvis e il marescialli Peri per il nucleo operativo dei carabinieri.<br />

Precise e schematiche le richieste. Il Comitato che in questi anni ha instancabilmente tenuta sveglia<br />

l’attenzione della città, è tornato a dare uno “scossone” agli amministratori e ai responsabili delle<br />

forze dell’ordine, perché finalmente nell’88 si realizzino quei progetti promessi di cui si parla da<br />

anni. Ai politici vicentini è stato rivolto un appello raccolto dal sen. Rumor, per la modifica della<br />

legge sulla modica quantità che rende molti giovani consumatori e spacciatori nel medesimo tempo.<br />

Il sindaco ha sottolineato l’importanza di far convergere le forze cittadine per arrestare il dilagare<br />

della tossicodipendenza e ha illustrato gli estremi del progetto di una comunità terapeutica in un<br />

fabbricato donato al Comune. (…) L’ assessore si è soffermato sul progetto di prevenzione che sta<br />

per decollare. (…) Anche l’Ulss n. 8 è in una fase molto delicata di ripensamento delle finalità dell’organizzazione<br />

del Cad, spera di aprire una comunità femminile in un edificio messo a disposizione<br />

dell’Ipai ed è alle prese con la vicenda del reparto malattie infettive che “scoppia” per la presenza<br />

dei malati di Aids e manca di personale.<br />

Il giudice Rodighiero ha “denunciato” come il ministero di Grazia e Giustizia si sia praticamente<br />

disinteressato della proposta di istituire una commissione mista di operatori interni ed esterni al carcere<br />

S. Pio X per seguire i tossicodipendenti, sotto forma di convenzione tra Ulss (che ha dato ampia<br />

disponibilità) e Stato. Nulla di fatto dal convegno vicentino cui presenziò il ministro Martinazzoli,<br />

ma – assicura il magistrato - in carcere non entra droga, mentre emergono sospetti sull’uso e abuso<br />

di psicofarmaci. Dal dott. Balestra del servizio medico sociale per le tossicodipendenze “cattive”, ma<br />

profondamente vere notizie: i drogati saranno anche 6 mila, ma risultano schedati 1.117 e di questi<br />

solo 155 hanno fatto tappa al centro nell’87, e gli altri? Vivono in clandestinità, e si tratta, secondo<br />

le famiglie, anche di rispettabili impiegati, di studenti, di adulti che non cercano certo di farsi vedere<br />

al servizio. E allora, ha detto il medico, inutile cercare strutture se non c’è domanda. Strutture,<br />

specie i centri Ceis di Schio e Tiene e la comunità francescana di Breganze, magnificate dal procuratore<br />

Canilli, che si è detto favorevole non tanto ad un’èquipe di operatori per il carcere, quanto ad<br />

un pieno funzionamento del giudice di sorveglianza.<br />

Il vicesindaco Carta ha ribadito la necessità di un forte coordinamento a livelli locale e del coinvolgimento<br />

della scuola, mentre il presidente dell’associazione “Vittime della droga” di Verona, Gianni<br />

Avanzini ha proposto a Vicenza di collaborare in un’indagine veneta per colpire il traffico di eroina<br />

e di coinvolgere i giovani nell’informazione sulla tossicodipendenza sia in famiglia che nei luoghi<br />

educativi.<br />

✧<br />

Il Giornale - 15 gennaio 1988<br />

Verso l’istituzione di un centro europeo di coordinamento scientifico e sociale<br />

per affrontare la “nuova lebbra”<br />

La Cee scende in campo contro l’Aids<br />

Sintesi – “L’Europa contro l’Aids – Aiutate l’Europa a combattere l’Aids”: ecco il programma illustrato<br />

in una grossa monografia diffusa dalla Cee, che si propone di istituire un <strong>Centro</strong> europeo di<br />

coordinamento scientifico e sociale anti-Aids, coordinato da un comitato di esperti degli Stati membri<br />

della comunità.<br />

Il progetto, quanto mai tempestivo, offre l’occasione per fare il punto sulla situazione attuale della<br />

malattia e su alcuni problemi legati alla sua gravità e alla sua diffusione.<br />

Si conosce ormai l’agente casuale della malattia, un virus chiamato Hiv, e si sa che un virus molto<br />

– 107 –


1988<br />

simile è responsabile della malattia nell’Africa centrale, che pare la zona di origine dell’infezione; si<br />

sa inoltre che dall’Africa il contagio si è diffuso ai Carabi, di là agli Stati Uniti e ad altre regioni americane,<br />

per poi giungere in Europa; si sa infine che quello che si chiama Aids non è che la grave fase<br />

finale di un’affezione a lungo e lento decorso, il cui stadio iniziale può essere del tutto asintomatico.<br />

Ma altri aspetti della malattia debbono essere ancore chiariti ed è per questo che la lotta contro l’Aids<br />

rende indispensabile una crescente cooperazione internazionale. L’Europa, sottolineano gli esperti,<br />

deve fare la sua parte affiancandosi agli Stati Uniti, che in questo campo sono all’avanguardia, anche<br />

perché due terzi dei casi si sono manifestati in quel Paese: là l’Aids ha colpito sino alla fine del settembre<br />

1987 ben 41.825 soggetti, su un totale di 60.653, mentre i casi in Europa sono stati 6.768<br />

(in Italia 1.025), in Africa 6.511, in Asia e Oceania solo 721. (…) Negli Stati Uniti i più colpiti sono<br />

gli omosessuali maschi a forte promiscuità, nell’Europa, con grande preferenza, i tossicodipendenti,<br />

in Africa la fonte di contagio è eterosessuale. (…) E’ utile anche risolvere il problema dei sieropositivi<br />

asintomatici che non presentano alcun segno di malattia. (…) Sono fonte di contagio da allontanare<br />

del posto di lavoro, dalla collettività, dalla scuola? Come comportarsi, in particolare nei luoghi<br />

di detenzione e negli ospedali? (…)<br />

✧<br />

Ora tocca allo Stato fare la sua parte<br />

“Mentre la diffusione dell’Aids sta assumendo dimensioni preoccupanti, l’Italia – hanno denunciato<br />

di recente molti organi di stampa – registra inammissibili ritardi nell’azione di ricerca e prevenzione.<br />

Com’è noto, secondo i risultati di un’indagine epidemiologica dall’Istituto superiore di sanità,<br />

in collaborazione con l’Associazione nazionale per la lotta all’Aids, il numero dei soggetti sieropositivi<br />

è ormai giunto alle 200 mila unità, di cui un quarto affetto da patologia correlata all’Aids. (…)<br />

Queste cifre non consentono ulteriori rinvii e dilazioni: per evitare quindi che le risorse destinate alla<br />

lotta contro l’Aids restino ancora inutilizzati, in una fase delicatissima di diffusione esponenziale<br />

della malattia, ho presentato alla commissione bilancio della Camera un emendamento - fatto dal<br />

comitato ristretto- al disegno di legge finanziaria, per consentire al ministro della Sanità di formulare<br />

un piano per la prevenzione e la lotta contro l’Aids. (…) Si rende pertanto urgente che lo Stato<br />

avvii una campagna informativa – scevra di allarmismi, ma anche di reticenze – un programma di<br />

informazione e di educazione sanitaria nelle scuole e fra gli addetti ai lavori, iniziative idonee ad evitare<br />

il contagio in ambienti particolarmente a “rischio”- come caserme e luoghi di detenzione e pena<br />

– (…) Quel poco che è stato fatto finora per contrastare la diffusione della malattia lo si deve all’iniziativa<br />

dei sindacati o di associazioni di volontariato. (…) Un margine di vantaggio che si registra<br />

ancora e che non ammette più la latitanza dello Stato.<br />

On. Francesco De Lorenzo, presidente dell’Associazione per la lotta all’Aids<br />

✧<br />

Lunedì 18 gennaio ’88 - Ore 10 Visita con Anna Serra dal prefetto Maggiore, su suo invito.<br />

Abbiamo esposto i numerosi problemi, ci ha ascoltato con attenzione, ponendo domande e commentando.<br />

Si è detto convinto che la scuola non faccia prevenzione e non s’impegna abbastanza<br />

in questo campo. Ha assicurato il suo interesse e che farà valere la sua autorità presso gli<br />

organi preposti a questo problema.<br />

Ore 20 a Lonigo dove Muccioli era stato invitato per un incontro; c’era così tanta gente che è<br />

stato deciso di tenere la conferenza all’interno del duomo della città.<br />

✧<br />

Lettera inviata al Giornale di Vicenza in risposta a quella di un lettore che si dice convinto<br />

dalle teorie di Pannella sulla liberalizzazione delle droghe pubblicata il 21 gennaio 1988<br />

Egregio direttore,<br />

– 108 –


1988<br />

dopo avere letto sul Giornale di Vicenza la proposta del signor Dal Corno che invita l’on.<br />

Pannella a farsi promotore di un referendum sulla liberalizzazione della droga, desidero<br />

riproporre alcune considerazioni che mi auguro esaurienti sul perché dell’assurdità di tale<br />

proposta.<br />

Liberalizzando la droga l’Italia verrebbe meno agli accordi internazionali e diventerebbe<br />

ricettacolo mondiale di drogati; la legalizzazione ne moltiplicherebbe l’abuso (i giovani<br />

dicono: l’Olanda ha liberalizzato la droga, dunque se l’ha fatto vuol dire che non fa<br />

male!); lo Stato dovrebbe creare raffinerie e provvedere in proprio all’acquisto della materia<br />

prima. Non penso che la mafia si lascerebbe scappare tanto facilmente questo “appalto”.<br />

Ma se per ipotesi questo avvenisse, certamente ricercherebbe altre micidiali misture<br />

costringendo lo Stato a stare al passo.<br />

La droga dà assuefazione, dipendenza e tolleranza, quindi crea il bisogno di aumentare<br />

continuamente le dosi; allora, o lo Stato garantisce una “escalation” farmacologica, e in<br />

questo caso la condanna del drogato è immancabile, oppure tutto resta immutato.<br />

Il tossicodipendente non può tenere il ritmo della scuola o il posto di lavoro; non guadagnando,<br />

per sopravvivere sarà costretto a delinquere, a meno che il governo non decida di<br />

dargli una pensione che pur comprendendo il minimo vitale dissanguerebbe il nostro già<br />

precario bilancio, dato il numero enorme di drogati. Ci sono anche persone che non vogliono<br />

far sapere di usare sostanze stupefacenti, e altre che iniziano questa devianza; per costoro<br />

non può esserci che lo spacciatore che avrà tutto l’interesse a tenere la bocca chiusa.<br />

Secondo l’on. Pannella la liberalizzazione delle droghe porterà chi le usa a gestirsi, perciò<br />

avremo chi si sentirà depresso e farà uso di cocaina, chi invece si sentirà agitato farà<br />

uso di eroina, chi avrà bisogno di stimoli particolari userà anfetamine ecc. di conseguenza<br />

potremmo anche avere medici, chirurghi, guidatori di mezzi di trasporto od altro - e<br />

chi più ne ha più ne metta - che faranno uso più o meno di varie droghe. I risultati di<br />

questa situazione non tarderebbero a farsi evidenti.<br />

Se ancore il signor Dal Corno non è convinto da queste argomentazioni, gli propongo<br />

un’ultima riflessione: è vero che il proibizionismo ha arricchito la mafia e ucciso molta<br />

gente, ma è pur vero che la libera vendita degli alcolici causa in Italia (lo dice lo stesso Pannella)<br />

circa 30 mila morti all’anno. È meglio consigliare Pannella che invece di inventare<br />

problemi nuovi, tenti di risolvere quelli che già esistono e sono molti. A lui la Scelta.<br />

Per il Comitato, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Il Giornale - 26 gennaio 1988<br />

Da oggi ricercatori di 140 Paesi riuniti nella capitale inglese per parlare del terribile morbo<br />

Consulto mondiale sull’Aids a Londra<br />

In Italia registrati al 30 settembre scorso, 1104 casi ma i dati sono inferiori alla realtà<br />

E il peggio deve ancora venire<br />

Londra – Questo l’aggiornamento della situazione Aids nel mondo al 1° gennaio 1988<br />

secondo i dati forniti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Il numero dei casi<br />

di Aids e le nazioni che li hanno registrati è continuato a crescere drammaticamente. A<br />

– 109 –


1988<br />

tutto il 1° gennaio 1988 – 73.747 casi di Aids sono stati ufficialmente registrati presso<br />

l’Oms da 129 Paesi del mondo. Tuttavia questo numero rappresenta soltanto una frazione<br />

del totale che è stimato vicino centocinquantamila casi.<br />

L’Oms stima che da 5 a 10 milioni di persone possano essere oggi infettate dal virus della<br />

immunodeficienza, l’” Hiv”.<br />

Entro il 1991, la stessa fonte prevede che almeno un milione di nuovi casi possano svilupparsi<br />

in soggetti che sono già stati contagiati dall’Hiv. L’Aids è segnalato in ogni parte del<br />

mondo. Il maggior numero dei casi , 48.139 negli Usa, dove la malattia è stata per la prima<br />

volta riscontrata, nel 1981. In 41 altri Paesi delle due Americhe, sono stati registrati in totale<br />

7.215 casi. In America, Europa, Australia e Asia, la grande maggioranza dei casi si registrano<br />

tra giovani maschi (tra i 20 – 49 anni) omosessuali o bisessuali e tossicodipendenti<br />

che assumano la droga per via endovenosa. Le persone contagiate dall’Aids attraverso rapporti<br />

eterosessuali sono cresciute dall’1 al 4 per cento dei casi. Si stima che nel 1991 il<br />

numero totale sarà cinque volte superiore. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 gennaio 1988<br />

Delegazione Pci al “S. Bortolo”<br />

Critica ritardi e incertezze nella battaglia contro l’Aids<br />

Sintesi: Sabato scorso una delegazione del Pci ha visitato il Reparto malattie infettive dell’Ospedale<br />

di Vicenza, discutendo con medici e infermieri la sua pesante situazione. Subito dopo la delegazione<br />

si è incontrata col presidente dell’Ulss De Boni, per conoscere quali risposte concrete il comitato<br />

di gestione intenda dare ai numerosi problemi del comparto. La delegazione ha fatto presente<br />

l’inadeguatezza degli spazi destinati alla cura dei ricoverati, per effetto della necessità di salvaguardare<br />

dagli ammalati di Aids i portatori di altre patologie infettive. (…) (scarsità di servizi igienici, eccessiva<br />

promiscuità, nessuna differenziazione per fasce d’età, nessuna risposta nei confronti dei bambini<br />

portatori di malattie infettive). (…) L’impressione – è stato rilevato – è che si sottovaluti la portata<br />

dell’intera questione. (…)<br />

✧<br />

Vicenza 1 febbraio 1988 - Lettera inviata alla Presidente della Commissione Consiliare per i servizi<br />

socio sanitari e per conoscenza alla consigliera e capogruppo Uls per il Pci , al segretario cittadino<br />

Pci, al presidente dell’Ulssi, al delegato Ulss per le tossicodipendenze, al primario della divisione Malattie<br />

Infettive.<br />

Venuta a conoscenza tramite il giornale di Vicenza che alcuni giorni or sono, una delegazione<br />

del Pci si è recata in visita alla divisione Malattie Infettive per verificare personalmente<br />

il funzionamento di detto reparto, desidero esprimere alcune considerazioni per<br />

me, di notevole importanza.<br />

Innanzi tutto ringrazio il Pci che con questa iniziativa ha dato una risposta all’appello<br />

lanciato dal Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti di Vicenza, che<br />

invitava i responsabili politici a verificare di persona la grave realtà creatasi in seno al<br />

Malattie Infettive con l’evento dell’Aids. Questa situazione di precarietà è stata da me più<br />

volte denunciata attraverso la stampa con lettere, interviste, relazioni inviate anche ai partiti<br />

e colloqui con responsabili socio – sanitari e politici. Mi auguro vivamente che questo<br />

intervento non sia uno dei tanti che, come nascono, muoiono subito per inerzia, ma<br />

– 110 –


1988<br />

al contrario sia seguito da un piano mirato destinato a concretizzare quelle migliorie tanto<br />

necessarie quanto urgenti.<br />

Devo purtroppo anche aggiungere che due frasi espresse nell’articolo suddetto mi sono<br />

sembrate sinistramente pericolose. La prima era riferita alla “Salvaguardia degli ammalati<br />

di altre patologie da quelli colpiti da Aids”, la seconda riguardava “L’istituzione di forme<br />

d’accesso riservate agli esami per i sospetti a rischio”.<br />

Spero vivamente che queste frasi siano state male interpretate dal cronista e non, come<br />

sembra, siano frutto di un parere della Commissione, perché se così fosse, cadrebbero<br />

miseramente i bei propositi di cui si è sempre parlato e che sono stati ribaditi al congresso<br />

mondiale di Londra sull’Aids chiusosi pochi giorni fa, sulla non emarginazione dei colpiti<br />

dal virus Hiv. In caso contrario, l’ipotesi di una riesumazione degli antichi lazzaretti<br />

non mi sembra tanto inverosimile.<br />

Ogni malato ha diritto alla cura e ad essere salvaguardato da ipotetici contagi, tanto<br />

più il colpito da Aids, per il quale, data la mancanza di difese immunitarie, anche le più<br />

piccole infezione possono risultare fatali.<br />

Se lo Stato italiano, nel rispetto della presunta “libertà individuale” ha permesso e continua<br />

a permettere con la complicità di leggi assurde, come quella sulla modica quantità,<br />

che giovani e giovanissimi si droghino avviandosi a una morte prematura, conceda almeno<br />

agli ammalati di Aids di essere aiutati a morire con meno sofferenza, ridando loro quella<br />

dignità di cui ogni essere umano ha diritto e che solo l’uso della droga aveva loro tolta.<br />

Per il Comitato, la presidente, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 5 febbraio 1988<br />

Finanziamenti inadeguati, nessuna attivazione di centri e niente coordinamento<br />

Mancanza di programmi nazionali contro l’Aids<br />

Denunciata da 17 tra clinici e ricercatori<br />

Sintesi: Roma – “La carenza di fondi adeguati, la mancanza di attivazioni di centri e l’assenza di<br />

un qualsiasi coordinamento programmatico nazionale per fronteggiare l’Aids nei prossimi anni pongono<br />

l’Italia in una posizione di estrema arretratezza organizzativa nei laboratori di ricerca e nei<br />

reparti di assistenza, i cui effetti negativi torneranno a manifestarsi nel medio e lungo periodo”. Lo<br />

afferma un documento firmato da 17 clinici e ricercatori italiani sull’Aids, “chiamati in causa da<br />

recenti affermazioni del ministro Donat-Cattin”. Tra i firmatari Fernando Aiuti (Roma), Fernando<br />

Dianzani (Roma), Mauro Moroni (Milano), Luigi Chieco-Bianchi (Padova), Sergio Romagnati<br />

(Firenze), Sergio Del Giacco (Cagliari).<br />

“Il finanziamento della ricerche cliniche e di laboratorio – aggiunge il documento – è stato insufficiente<br />

e finora esclusivamente a carico del Cnr, del ministero della Pubblica Istruzione, di alcuni enti<br />

locali e di associazioni private.<br />

Malgrado gli annunci pubblicizzati da tempo, l’unico diretto contributo finanziario elargito dal<br />

ministero della Sanità è stato fino ad oggi di 750 milioni esclusivamente per il centro operativo sull’Aids<br />

creato a Roma presso l’istituto superiore di sanità. La ricerca sull’Aids in Italia, prosegue il<br />

documento “è iniziata già nel 1984 ed ha suscitato interesse in sedi qualificate nazionali e internazionali<br />

contribuendo in maniera determinante alla conoscenza dei meccanismi della diffusione dell’infezione<br />

e dell’identificazione dei gruppi a rischio”. (…)<br />

– 111 –


1988<br />

Vicenza - 12 febbraio 1988 – Presentazione per l’incontro dibattito:” Un servizio di polizia urbana<br />

per la difesa della città dalla droga”- organizzato dal Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti<br />

di Vicenza in collaborazione con il sindacato UIL – Tra i presenti: l’on. Laura Fincato,<br />

Giovanni Avanzini (presidente dell’Associazione Vittime della droga di Verona), Giovanni Baldisseri<br />

(assessore alla polizia urbana), Lorenzo Bernardi (docente di statistica sociale e preside della facoltà di<br />

Statistica presso l’Università di Padova), Pietro Cazzaro (vigile urbano), Nevio Furegon (giornalista del<br />

Gazzettino) Antonio Curci (segretario provinciale Siulp). Coordinatore Paolo Pirani, segretario generale<br />

UIL.<br />

Come rappresentante del Comitato di solidarietà, ringrazio anzitutto la UIL che, unendosi<br />

a noi questa sera, ci offre l’opportunità di un incontro con responsabili di realtà cittadine<br />

per sviluppare il tema sul servizio di Polizia Urbana che già da qualche anno ci sta<br />

particolarmente a cuore.<br />

Noi riteniamo che questo servizio potrà assumere una reale importanza, specialmente<br />

in questi tempi così problematici per tutti, a causa della crescente violenza che vede pericolosamente<br />

esposti i cittadini e in special modo la fascia dei giovanissimi.<br />

Già in una recente e importante riunione svoltasi in questa nostra sede, alla presenza<br />

del senatore Mariano Rumor e dei maggiori responsabili istituzionali e politici della città,<br />

era rimasto sospeso questo grosso discorso che ora riprenderemo.<br />

Tutti sappiamo quanto il consumo delle sostanze stupefacenti si sia allargato a macchia<br />

d’olio e come l’insediarsi dell’Aids abbia drammatizzato la situazione già di per se stessa<br />

gravissima; non tutti sanno però che ancora non esiste un piano nazionale per far fronte<br />

a questi due flagelli così strettamente legati tra loro.<br />

Per avere più forza, noi abbiamo aderito al Coordinamento Nazionale Antidroga<br />

(CNA), che vede raggruppati insieme più di trenta associazioni di genitori di tutte la regioni<br />

italiane.<br />

Il 26 gennaio ’88, il segretario generale del CNA, Ambrosini (giudice di Torino), è stato<br />

ricevuto dal ministro per gli Affari Speciali, Rosa Russo Jervolino, la quale ha assicurato il<br />

suo appoggio per una campagna pubblicitaria RAI-TV contro la droga. Il ministro ha inoltre<br />

chiesto la collaborazione del CNA per la riforma della legge 685/75 e la presenza di<br />

esponenti delle famiglie in apposite commissioni presso i ministeri della Pubblica Istruzione<br />

e della Sanità. Infine ha suggerito di prendere contatto col presidente della commissione<br />

Affari Sociali della Camera presso cui inizierà la discussione della riforma di legge<br />

sugli stupefacenti e sulle tossicodipendenze.<br />

In seno alla nostra città, il Comitato ha rappresentanti in alcune circoscrizioni, nella<br />

Consulta per le tossicodipendenze, nella commissione Sanità del Comune, nei consigli<br />

parrocchiali; il tutto per dare un contributo di esperienze.<br />

Abbiamo denunciato all’Ordine dei medici e dei farmacisti, la facilità con cui alcuni<br />

dei loro associati distribuiscono ricette e farmaci ai td, interessando a questo proposito<br />

l’assessorato alla Sanità e il ministero medesimo per opportuni controlli.<br />

Con l’impegno del sindacato e dell’ULSS abbiamo ottenuto l’attuazione di un piano<br />

di studi professionali per giovani in terapia riabilitativa per agevolarli ad un meno diffici-<br />

– 112 –


1988<br />

le inserimento nel mondo del lavoro. Sono state raccolte 4.000 firme come testimonianza<br />

di solidarietà da parte dei cittadini più sensibili.<br />

Con l’insorgere della sindrome da Aids, abbiamo instaurato frequenti e positivi contatti<br />

con la divisione Malattie Infettive e organizzato con le sette circoscrizioni la prima<br />

assemblea cittadina per chiarire le problematiche di tale malattia. Come primo risultato,<br />

abbiamo ottenuto che i sieropositivi al virus Hiv e i malati conclamati potessero essere<br />

curati nel nostro ospedale e non al centro di riferimento regionale di Verona.<br />

Da allora i nostri sforzi su questo campo sono volti a rendere più idoneo il reparto infettivi,<br />

carente di personale sanitario e di stanze per la degenza. Non abbiamo trascurato il<br />

problema carcere, anzi, abbiamo fatto presente all’allora ministro di Grazia e Giustizia<br />

Mino Martinazzoli, in occasione della sua visita a Vicenza, delle carenze socio-sanitarie inerenti<br />

alla struttura stessa. Abbiamo anche più volte perorato la grazia al Presidente della<br />

Repubblica per far sì che i giovani usciti da un programma terapeutico non avessero a ritornare<br />

in carcere per reati commessi durante il periodo della dipendenza dall’eroina.<br />

In questa prima parte ho illustrato le attività che possono ben configurarsi come tese<br />

al miglioramento della vita civica, riscontrando però una valutazione insufficiente di interventi<br />

al riguardo delle aspettative prospettate dalle leggi regionali, dalla Delibera Quadro<br />

del Comune e dai programmi dell’ULSS, compreso il carcere.<br />

Riscontrando che tutti questi sforzi sono rimasti pressoché inattuali, ci domandiamo<br />

cosa non abbia funzionato, nonostante l’esistenza di una miriade di gruppi che operano<br />

nel sociale.<br />

Il Comitato si è sempre impegnato per far sì che il problema droga sia combattuto in<br />

stretta collaborazione tra volontariato e istituzioni; a questo punto lanciamo una proposta<br />

per la creazione di un coordinamento in cui i componenti diano il loro contributo alla<br />

pari, senza pregiudizi e pretese di prevalenza.<br />

Entrando nel merito del tema odierno che riguarda l’individuazione di forme di lotta<br />

alla droga, viene spontaneo domandarsi come ciò si possa fare e se tutti lo possono fare.<br />

Qualsiasi iniziativa è destinata a fallire se non riusciamo a spezzare a fondo il canale di trasmissione<br />

della sostanza, del grosso spacciatore, che opera ad esclusivo interesse speculativo<br />

– criminale e, sfruttando la sudditanza del consumatore, lo porta suo malgrado a diventare<br />

spacciatore.<br />

Noi riteniamo che il punto debole dei tipi di intervento su esposti, vada a colpire maggiormente<br />

proprio questi consumatori – piccoli spacciatori, che sono gli anelli terminali<br />

di una infame catena di trasmissione.<br />

Un metodo nuovo che oggi ci sentiamo di riproporre è che venga finalmente istituito<br />

un sevizio di vigilanza nelle circoscrizioni, che possa consistere nella presenza di un gruppo<br />

di Vigili Urbani a cui fare riferimento ed eventualmente segnalare varie disfunzioni e<br />

problemi. Questo servizio potrebbe valutare in modo mirato i vari casi e collaborare con<br />

le famiglie e con i servizi socio-assistenziali per esercitare una maggiore persuasione presso<br />

i figli al fine di tentare tutte la forme di convincimento alla revisione del proprio sistema<br />

di vita.<br />

– 113 –


1988<br />

Il CNA e varie forze politiche ritengono superate le attuali normative e propongono<br />

adeguati correttivi, primo dei quali, l’abolizione della “modica quantità” che, costituendo<br />

lo spaccio al minuto, sostiene il grande mercato della droga. Naturalmente questa<br />

modifica deve contemplare l’introduzione di misure alternative nella repressione e nella<br />

carcerazione; si sente la necessità di costituire la cura coatta per quei tossicodipendenti i<br />

cui tentativi di recupero dovessero risultare vani.<br />

Si ritiene inoltre iniqua la penalizzazione delle famiglie che, pur essendo disagiate<br />

finanziariamente, devono pagare multe e spese processuali – pena il pignoramento dei<br />

beni – dei figli maggiorenni, nullatenenti, e nel medesimo tempo non possono var valere<br />

la patria potestà per impedire che questi figli abbiano a delinquere per procurarsi la famigerata<br />

modica quantità.<br />

Per concludere, dirò che l’idea sulla Polizia Urbana è un progetto che dovrebbe vedere<br />

coinvolte la varie forze sociali della città, compresa la Vigilanza Urbana e, per certi aspetti<br />

la polizia di Stato.<br />

Il cittadino privato o associato in gruppi può, e dovrebbe, sia per spirito civico, e come<br />

indicazione di legge, denunciare i fatti illeciti di cui può risultare testimone diretto; però<br />

abbiamo dimostrazioni che comprovano il rischio di diventare controproducenti. È quindi<br />

indispensabile l’istituzione di questa forza di vigilanza che dovrebbe agire da filtro e<br />

verificare la situazione con maggiore razionalità e di conseguenza, qualora non esista nessuna<br />

altra possibilità di rimedio, fare intervenire le forze preposte alla repressione.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 16 febbraio 1988<br />

Un nuovo servizio di polizia urbana è stato al centro del dibattito<br />

di UIL e famiglie dei tossicodipendenti - Serve il vigile di quartiere<br />

Città indifesa, la droga dilaga<br />

Interventi: Avanzini (Ass.Vittime della droga), Curci (Siulp), Bernardi (docente), genitori.<br />

Sintesi: Vicenza è indifesa, la droga dilaga. I consumatori sono in aumento, gli spacciatori proliferano,<br />

c’è chi sostiene addirittura che parte del traffico di stupefacenti che faceva capo a Verona si sia<br />

spostato qui: nei quartieri manca la sorveglianza, i cittadini o sono indifferenti o si chiudono nel privato,<br />

le famiglie dei tossicodipendenti si sentono sole.<br />

Vi è una proposta di cui si parla almeno da quattro anni e che a forza di dibattiti e promesse, sta<br />

lentamente prendendo corpo. Se ne è discusso anche venerdì sera nel corso di un convegno organizzato<br />

dalla Uil e dal Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti, nella sede di quest’ultimo<br />

in via S. Domenico; tema: ”Un servizio di polizia urbana per la difesa della città dalla<br />

droga”, secondo incontro sui temi della qualità della vita a Vicenza.<br />

Dopo l’introduzione del segretario della Uil, Paolo Pirani, ha preso la parola la presidente del Comitato,<br />

Olga Dalla Valle, che ha osservato come ogni iniziativa sia destinata a fallire, fino a che non si<br />

agirà sui grossi canali di smercio della droga, non limitandosi più a colpire solo il piccolo spacciatore.<br />

Quale alternativa dunque? “Un metodo nuovo può essere quello della vigilanza nelle circoscrizioni.<br />

Un gruppo di vigili o di poliziotti cui fare riferimento per segnalare disfunzioni e problemi per<br />

valutare in modo mirato i vari casi e collaborare con le famiglie e con i servizi socio – assistenziali<br />

per prevenire situazioni di disagio”. Un vigile “filtro”, dunque, tra le varie realtà nei quartieri; progetto<br />

portato avanti da un vigile in particolare, Piero Cazzaro, che nel corso della serata ha esposto<br />

– 114 –


1988<br />

l’eventuale contributo di una figura a metà tra l’area della convivenza civile e quella delle istituzioni<br />

repressive. Scuola, Comune, Ulss e volontariato da una parte; polizia, magistratura e carcere dall’altra:<br />

a mezzo il “triangolo” della devianza giovanile, dove il vigile di quartiere dovrebbe operare. L’on.<br />

Laura Fincato nel suo intervento ha dichiarato:” bisogna farsi finalmente carico di questa situazioni,<br />

visto che noi politici non abbiamo compreso forse quanto stava maturando sul problema droga”.<br />

Lo ha capito invece il veronese Gianni Avanzini presidente dell’ “Associazione vittime della droga”,<br />

che ha testualmente dichiarato:” Inutile nasconderci dietro a tante analisi sui giovani che prendono<br />

eroina per protesta, per fuga, per ricercare il proibito. La diffusione degli stupefacenti a cosa è dovuta?<br />

La droga piace, la droga abbonda. È’ contro la struttura mafiosa tipica del mercato della droga<br />

che bisogna lottare, è contro la mancanza di consapevolezza a tutti i livelli, cominciando da quelli<br />

politici. Le sostanze sequestrate da polizia e carabinieri in un anno corrispondono al consumo di<br />

mezza giornata. Il giro Veneto d’affari è di 11 miliardi al giorno (se consideriamo che ci sono 27<br />

mila drogati nella nostra regione, di cui 5-6 mila a Vicenza). Dunque, la prevenzione e l’intervento<br />

sul territorio – ha concluso Avanzini – sono le uniche vie da seguire. Dire che il tossicodipendente<br />

è pericoloso per se e per gli altri, non è ghettizzarlo, ma è un impegno per la difesa della libertà di<br />

tutti. La droga non può condizionare la vita sociale. È indispensabile entrare nei quartieri, far nascere<br />

un impegno dal basso, incoraggiando l’amore per la vita nei ragazzi, coinvolgendo le forze dell’ordine<br />

anche in un tipo di vigilanza come quella che voi proponete”.<br />

Ha rincarato la dose il segretario provinciale del Siulp, il sindacato di polizia, Antonio Curci: ”Da<br />

anni denunciamo la mancanza di sorveglianza nei quartieri. In città c’è una sola volante; praticamente<br />

non esiste controllo del territorio, non si raccolgono in tempo i segnali internazionali che vengono<br />

dall’Onu, dagli organismi antidroga”.<br />

Sul ruolo dei mass media si è diffuso il giornalista Nevio Furegon, mentre il prof. Lorenzo Bernardi,<br />

preside della facoltà di Statistica dell’università di Padova, ha analizzato “scientificamente”<br />

alcuni punti del progetto di vigilanza urbana “decentrata” cogliendo aspetti positivi (“la conoscenza<br />

reale dei problemi, il tipo delle funzioni che potrebbero essere assolte dagli operatori, la limitatezza<br />

dell’esperimento iniziale”). (…) Bernardi ha inoltre rilevato che:” Nessuno a livello politico<br />

ha ancora abbracciato questa idea, non c’è stata contrattazione tra enti interessati, mancano forti<br />

spinte sociali nonostante l’elevato valore civile del progetto”. (n.m.)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 febbraio 1988<br />

Il dott. Balestra, del servizio medico-sociale dell’Ulss 8 auspica maggiore collaborazione<br />

tra i vertici politici e forze dell’ordine - Non ci sono mappe né dati sul fenomeno<br />

Un “buco nero” nella lotta alla droga<br />

Sintesi: C’è un “buco nero” nella rete delle forze che a Vicenza lottano contro la droga. Mancanza<br />

di collaborazione, sfasature nel coordinamento degli interventi, più di qualche bel progetto che si<br />

arena sul tavolo dei vertici tra autorità, e un mercato che continua ad ingrossare le fila degli spacciatori<br />

e dei decessi.<br />

Uno stato di cose evidenziato anche dal dott. Vincenzo Balestra, responsabile del servizio medicosociale<br />

per le tossicodipendenze dell’Ulss 8 “Effettivamente esiste un’area che per varie ragioni non<br />

è mai stata “coperta”: parlo dello studio del fenomeno, della rilevazione di quanti sono effettivamente<br />

i tossicomani, di come si comportano, di come sono localizzabili. (…) Penso a quello spazio intermedio<br />

in cui potremo collaborare, scambiarci informazioni, utili a noi per il lavoro terapeutico, alle<br />

forze dell’ordine per quello repressivo”. (…) ”Sappiamo solo che circa il 15 per cento dei td. prima<br />

o poi finisce col rivolgersi almeno una volta alle nostre sedi, e perciò ci serviamo di moltiplicazioni<br />

e stime: nell’87 abbiamo trattato 286 utenti a Vicenza, questo potrebbe voler dire che nel territorio<br />

dell’Ulss 8 gli eroinomani sono almeno 3 mila, e che verosimilmente in tutta la provincia potrebbero<br />

essere il doppio, secondo quanto afferma il comitato delle famiglie. È certo tuttavia che il dato<br />

– 115 –


1988<br />

complessivo ci sfugge, sia perché non si riesce a collaborare con chi potrebbe fornire altri dati utili,<br />

sia perché è incontrollabile il numero di quanti sono consumatori occasionali o convivono tranquillamente<br />

con la droga”. (…) ”Sappiamo che a Vicenza, nell’87 su 286 esami delle urine degli utenti<br />

che si sono presentati, solo in 6 abbiamo riscontrato la presenza di cocaina. Era la prima volta.<br />

Potrebbe essere un segnale dell’arrivo del crack? Non possiamo esserne sicuri. È certo che né i ragazzi<br />

né gli operatori si sono astenuti dal commentare le recenti, numerose morti. (…)<br />

✧<br />

Il 7 marzo ’88 è stata inviata una lettera al sindaco Antonio Corazzin e per conoscenza a tutte<br />

le forze giuridiche, politiche, sociali e alla stampa cittadina: “Affinché venga promosso uno<br />

studio – ricerca sul mercato illecito della droga nella nostra città, in grado di dare utili<br />

indicazioni sia all’azione preventiva, sia a quella del recupero e reinserimento dei tossicodipendenti”.<br />

✧<br />

Sempre il 7 marzo ’88 è stata inviata al Procuratore Capo della repubblica italiana dr. F.<br />

Canilli il seguente testo: “ In seguito ai recenti sequestri di sostanze stupefacenti avvenuti<br />

nella nostra provincia e in quella di Verona che hanno evidenziato ulteriormente l’enorme<br />

mercato di tali sostanze, il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti<br />

di Vicenza, inoltra la richiesta di un urgente potenziamento delle Forze dell’ordine e<br />

l’assegnazione di un magistrato presso la Procura della Repubblica con l’incarico di seguire<br />

i reati di spaccio e traffico di droga”.<br />

✧<br />

Una terza lettera è stata indirizzata al consigliere delegato per le tossicodipendenze dr. Achille<br />

Variati affinché: “Alla luce delle sempre più gravi problematiche inerenti alla droga, a<br />

nome del Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti di Vicenza, inoltro<br />

richiesta perché sia costituita presso la Medicina legale, uno studio atto ad analizzare<br />

a catalogare tutti i reperti di droga sequestrati, per approfondire l’individuazione dei diversi<br />

tipi di sostanze stupefacenti, la percentualità della sostanza attiva e quella di taglio e la<br />

zona dove avviene il sequestro.<br />

Tutte le informazioni risultanti, potranno poi essere utilizzate a scopo di prevenzione,<br />

e in modo specifico si potrà ottenere:<br />

A - La conoscenza della qualità della droga, che emergerà dalle analisi sul grado di intossicazione<br />

degli assistiti presso l’Ulss, potranno fornire un parametro essenziale e scientifico<br />

ai fini della determinazione della “modica quantità” individuale.<br />

B - Dare la possibilità alle Forze dell’ordine di potere redigere una mappa dello spaccio e<br />

i flussi di alimentazione che sostengono il mercato.<br />

C - La sistematica e accurata indagine dei decessi per overdose, potrà fornire utili indicazioni<br />

per una campagna preventiva, diretta ai tossicodipendenti, informandoli sul<br />

grado di pericolosità rappresentata dalle varie droghe e da altre sostanze che con essa<br />

vengono assunte”.<br />

✧<br />

Il Gazzettino - 11 marzo 1988<br />

Si costituirà una commissione<br />

– 116 –


1988<br />

L’assessorato agli Interventi Sociali del Comune vuole costituire una commissione conoscitiva sui<br />

bisogni dell’ anziano e il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti, chiede venga<br />

istituita una “banca dati” per avere una visione generale del problema droga e poterlo così affrontare<br />

globalmente. Il motto del momento è – quindi – razionalizzare. “abbiamo ricevuto la richiesta<br />

dalla presidente del Comitato di solidarietà, da pochi giorni – ha detto il presidente dell’Ulss 8, De<br />

Boni – e dobbiamo ancora discuterla in Comitato. Una banca dati è una realtà complessa, che<br />

dovrebbe interessare diversi servizi: bisogna prima di tutto vedere a cosa può servire, quali sono i<br />

costi, quali le nostre disponibilità”.<br />

Un discorso nuovo (anche se in altre città l’hanno già sperimentato), tutto da inventare. È diventato<br />

quindi indispensabile cominciare ad affrontare collegialmente uno studio. “E’ proprio quello che<br />

abbiamo deciso di fare – ribatte il presidente De Boni – ho chiesto al settore competente di cui è<br />

responsabile il consigliere Variati, di verificare la richiesta e le possibilità di attuazione. Poi vedremo.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 12 marzo 1988<br />

Gli aspetti socio-culturali delle tossicodipendenze in Italia<br />

Tutt’altro che vinta la droga si diffonde<br />

Nel 1986 i morti nel nostro paese sono stati 288, un anno dopo 511<br />

Gli esperti dicono che le cifre devono essere almeno triplicate<br />

Sintesi – Roma - Nel 1986 i morti per droga erano in Italia 288. Nel 1987, secondo l’osservatorio<br />

permanente istituito presso il Viminale, sono stati 511, e questo dato ha spazzato via i facili ottimismi<br />

di coloro che ritenevano che il fenomeno fosse ormai sotto controllo. (…) Secondo l’Ispes (Istituto<br />

di studi politici, economici e sociali) di Roma, queste cifre sono sottostimate perché ai decessi<br />

dovuti direttamente agli stupefacenti si dovrebbero aggiungere quelli ad essi indirettamente collegati,<br />

e attribuiti ad embolia gassosa, all’epatite o altre malattie infettive, agli incidenti stradali e così via.<br />

Secondo Sergio Letizia, membro del Csm, il numero delle vittime della droga dovrebbe essere raddoppiato.<br />

Questi dati, insieme con innumerevoli altri, sono contenuti nel volume presentato alla<br />

stampa, che riassume i risultati della ricerca condotta dall’Ispes “Punto linea verde”. (…) La fascia<br />

di età a più alto rischio è quella tra i 16 e i 23 anni (il 3,4 – 5,2 per cento). Da questa età in poi vi<br />

è una crescita regolare che ha il suo picco a vent’anni (14,1 – 15,8 per cento). (…) Il rapporto afferma<br />

che questi dati “sembrano spazzar via molte teorie sociologicheggianti che stabilivano un rapporto<br />

di causa-effetto tra assunzione di droga e malessere sociale, disoccupazione e che altro”. Secondo<br />

gli autori, invece, l’amara realtà è che la droga viene presa soprattutto “perché piace”. (…)<br />

Secondo gli autori dell’inchiesta, la lotta contro la droga comporta necessariamente un “momento<br />

repressivo”. “l’unica vera terapia – affermano – consiste nello strappare l’individuo alla droga, nel<br />

costringerlo a smettere, nel bruciargli intorno ogni possibilità di trovare “roba”, nell’aumentare le<br />

sue difficoltà di vita e farne una leva per scardinare il suo mondo”. A loro avviso, a differenza dell’alcolista<br />

che può arrivare ad odiare l’alcool, il tossicodipendente non odia la droga: essa è anzi l’unico<br />

suo desiderio, e ad essa è disposto a sacrificare tutta la sua vita e quella degli altri.<br />

Perciò la sfida contro la droga sembra perduta. (…)<br />

✧<br />

Pasqua 1988 - Ogni anno, nel lunedì che precede le ricorrenze del Natale e della Pasqua, al<br />

Comitato viene celebrata una “nostra” messa come momento intimo tra noi, per cercare nell’aiuto<br />

divino la forza per proseguire nel difficile cammino della vita. Il celebrante in quella<br />

occasione era il teologo don Dario Vivian. Forse quella era la prima volta che veniva a contatto<br />

con più famiglie toccate dal problema droga, perché ne rimase molto colpito. Ho messo<br />

per iscritto il ricordo di quel momento:<br />

– 117 –


1988<br />

Il prete ripeté sommessamente a se stesso l’augurio che le due madri si scambiavano: buona<br />

Pasqua, sai…..cerca di non pensare….. Era il lunedì della settimana Santa, ed era stata celebrata<br />

la messa pasquale proprio lì, nella sede del Comitato.<br />

Un enorme mazzo di giunchiglie arricchiva la semplice tavola che in quel giorno fungeva<br />

da altare e dava alla stanza disadorna una nota gioiosa; sembrava che quei fiori dal giallo<br />

intenso e luminoso, racchiudessero insieme la dolce bellezza della primavera e una promessa di<br />

speranza. Ancora pochi giorni e poi tutto il popolo cristiano avrebbe festeggiato la Pasqua.<br />

Pasqua di Resurrezione….. festività solenne, emblematica, densa di significato, specialmente<br />

per noi genitori del comitato.<br />

Si iniziava quel lunedì, una settimana che, unica nell’anno, rammentava il susseguirsi di<br />

eventi drammatici che poi sarebbero culminati con la gloria del Cristo.<br />

Ogni mamma che era lì, ripercorreva con Maria la via del Calvario, una via che si ripeteva<br />

per tutte, costantemente e inesorabilmente ogni giorno, tutti i giorni, da troppi anni.<br />

Pasqua di Resurrezione….. ogni madre in fondo al cuore covava una favilla di speranza,<br />

elemento vitale per potere sopravvivere a tanto dolore.<br />

Buona Pasqua….. cerca di non pensare….. Ci sarà mai una Pasqua per i nostri figli?<br />

Questa era la muta domanda che traspariva dagli occhi lucidi e arrossati di pianto silenzioso<br />

e per questo ancora più disperato.<br />

Vicenza 12 aprile 1988 – Dopo vari contatti con mons. Avanzini responsabile del Ceis di Verona,<br />

oggi con la presidente della Commissione Sanità del Comune, il responsabile del sociale dell’Ulss<br />

8 e il delegato Ulss per le tossicodipendenze, mi sono recata nella città scaligera per un<br />

incontro esplorativo finalizzato a creare un centro Ceis, qui a Vicenza.<br />

Per accogliere un tossicodipendente nella loro struttura, gli operatori effettuano inizialmente<br />

una visita psichiatrica, perché oltre al problema droga possono esserci patologie psichiche, nel<br />

qual caso dispongono di un centro specifico. Per chi non ha una famiglia che possa seguire il<br />

cammino dell’utente, hanno istituito un centro di pronta accoglienza. Hanno inoltre centri di<br />

ascolto per indirizzare le famiglie verso persone di competenza. Mons. Avanzini si è detto<br />

disponibile, almeno inizialmente, a darci una mano, ma la mia impressione è, che la prospettiva<br />

di una comunità valida come il Ceis, crea preoccupazioni, infatti è sempre stata fortemente<br />

ostacolata. Praticamente qui a Vicenza ognuno coltiva il proprio orticello a discapito<br />

del bene comune.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 aprile 1988<br />

<strong>Droga</strong> nelle scuole, è un dramma<br />

Sintesi – La droga non ha mai smesso di circolare nelle scuole di Vicenza. Ma è purtroppo un problema<br />

di secondo piano: è stata soppiantata da altre urgenze, una volta l’Aids, un’altra il blocco degli<br />

scrutini, un’altra ancora il rinnovo dei programmi di studio, dalle mille preoccupazioni e dai mille<br />

compiti di cui la scuola è stata incaricata. L’intervento dei carabinieri ha quasi risvegliato la città da<br />

una sorta di “sonno”. (…) <strong>Droga</strong> leggera ne circola parecchia, soprattutto negli istituti dove convergono<br />

ragazzi provenienti da diverse zone della provincia. <strong>Droga</strong> ce n’è, è un’ebbrezza che piace<br />

– 118 –


1988<br />

Il Giornale di Vicenza - 1 maggio 1988<br />

Ucciso da un’overdose<br />

Era disteso sopra un divano “sembrava che dormisse, era morto”<br />

✧<br />

Vicenza 13 maggio 1988 – III congresso del C.N.A.<br />

Parto in treno con Anna Serra diretta a Firenze. Bisogna votare per eleggere il segretario generale.<br />

Discordanze, risentimenti, personalismi, queste le difficoltà a votare per il direttivo.<br />

Non c’è più l’atmosfera di cosciente impegno che inizialmente ho trovato nella Lenad.<br />

Hanno partecipato alcuni politici della Toscana, due giudici, Muccioli, e altri conduttori<br />

di comunità.<br />

Inesistente l’intervento del nuovo segretario, che ha preferito lasciare parlare i “conferenzieri”<br />

che naturalmente non hanno lasciato spazio ai partecipanti. Dopo un break, alla ripresa<br />

dei lavori non c’erano più gli interlocutori! Il rappresentante di Bologna se n’è andato dicendo<br />

che questo era stato il congresso delle vanità!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 20 maggio 1988<br />

Un’altra vittima della droga<br />

L’ambulanza richiesta da una telefonata anonima<br />

✧<br />

Vicenza 28 maggio 1988 - Lettera consegnata all’on. Martinazzoli in visita alla nostra città.<br />

On. Mino Martinazzoli,<br />

sono la presidente del Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti di<br />

Vicenza e mi considero una combattente in prima linea nella lotta alla droga.<br />

Purtroppo, come spesso succede – e la storia insegna – mi sento un misero fante lasciato<br />

allo sbaraglio, con di fronte un nemico agguerrito fino ai denti, e di spalle, un esercito<br />

di comandanti, alcuni dei quali inetti, altri incompetenti e altri ancora, ma in numero esiguo,<br />

armati di buona volontà ma non di mezzi. Dopo vent’anni di droga, ancora lo Stato<br />

non manifesta la volontà di impegnarsi con decisione in tutti i fronti, per porre fine a questo<br />

stillicidio che miete tante giovani vittime e riduce le famiglie allo stremo. Sono anni,<br />

in cui tutte le associazioni famiglie, riunite nel C.N.A. hanno presentato al parlamento una<br />

proposta di legge sulla tossicodipendenza che è rimasta tutt’ora inattuata. E intanto incalza<br />

l’Aids!..... Si continua però a sprecare tempo prezioso in sterili parole trascurando un<br />

intervento appropriato.<br />

Leggendo gli articoli della Costituzione italiana, mi sono resa conto che la legge contempla<br />

tutte le possibilità di aiuto verso il cittadino; deve essere però applicata nella giusta<br />

maniera.<br />

L’Art. - 14 dice tra l’altro: “gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità e di incolumità<br />

pubblica, sono regolati da leggi speciali”; allora, perché, accertata la tossicodipendenza<br />

di un giovane non si applica una legge speciale per sdrogarlo?<br />

Art. - 24 – “La difesa è un diritto inviolabile”; si aiutino allora i genitori che vogliono<br />

difendere i loro figli dalla droga.<br />

– 119 –


1988<br />

Art. - 30 – “Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro<br />

compiti”; nella maggioranza dei casi i genitori si trovano impotenti nei confronti dei<br />

figli, ma pur chiedendo aiuto allo Stato, questo non lo percepisce.<br />

Art. – 32 – “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e<br />

interesse della collettività”; si tollera però la “modica quantità”, l’abbruttimento che dà<br />

la droga e i reati contro la collettività da proteggere.<br />

La situazione della provincia di Vicenza, come in tutta Italia è molto grave: 6 mila tossicodipendenti<br />

l’80 per cento dei quali sono sieropositivi all’Hiv; i morti di Aids sono più<br />

di venti, una decina di malati conclamati, e molti con i primi sintomi della malattia (Arc).<br />

In 12 mesi 14 morti per overdose. Nel 1987 si sono avuti 122 arresti per droga; 160<br />

denunce a piede libero; 354 segnalazioni al Pretore.<br />

Sono stati sequestrati Kg. 3, 088 di eroina; 2,320 di cocaina; 4,512 di hashish.<br />

Nei primi quattro mesi dell’88 la proporzione è superiore dell’87 per cento.<br />

È stato chiesto alla regione di fare del malattie infettive del nostro ospedale un centro<br />

provinciale per l’Aids per avere il potenziamento necessario, è stato risposto: picche!<br />

Una soddisfazione i nostri medici però l’hanno avuta; il nostro reparto infettivi è citato<br />

negli indirizzi utili del fascicolo pubblicato a cura del settimanale “L’espresso” e curato<br />

dai professori Luc Montagnier e Fernando Aiuti che ne stimano l’impegno, pur nella precarietà<br />

esistente.<br />

I servizi per le tossicodipendenze, così come sono strutturati, servono soltanto per<br />

distribuire metadone e psicofarmaci. E questo, escludendo da ogni informazione le famiglie<br />

che dovrebbero invece esserne al corrente per collaborare più fattivamente al recupero<br />

dei propri figli. Si privilegia il segreto professionale e la maggiore età degli utenti, e non<br />

si riesce ancora a capire che il drogato, come tale, è incapace di volere e molte volte anche<br />

di intendere.<br />

Così i genitori, i cui figli si rivolgono al servizio, se li vedono spesso in stato confusionale,<br />

addormentati per giorni e con un linguaggio incomprensibile.<br />

Io chiedo a lei on. Martinazzoli, che stimo come persona onesta, di compiere una indagine<br />

parlamentare per conoscere lo stato di applicazione della legge 685 e di impegnarsi<br />

per un incontro con parlamentari DC, qui a Vicenza per discutere su due punti fondamentali<br />

della legge sulla distribuzione del metadone e sull’alternativa al carcere.<br />

La ringrazio<br />

Per il Comitato, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Risposta di Martinazzoli (trascritta)<br />

Gentile Signora,<br />

leggo la sua lettera e il documento allegato e mi viene in mente che, con tutta probabilità, una qualche idea<br />

sul perché di un mancato aggiornamento della legge del 1975 potrebbe venirle proprio dagli illustri parlamentari<br />

presenti al convegno di Reggio Emilia del 14-15 giugno 1986.<br />

In questa materia, ma in tutte, direi, constato una grande divaricazione tra i “messaggi” dei politici ed i loro<br />

comportamenti effettivi. Bisogna, certo, considerare l’obbiettiva difficoltà delle scelte e, spesso, l’incoerenza<br />

o il contrasto delle proprie. Ma, ripeto, si potrebbe “sperimentare” di più e discettare di meno. A me sem-<br />

– 120 –


1988<br />

bra di ricordare che quel poco che si è fatto dal ’75 è tutto contenuto nella legge di conversione di un decreto<br />

dell’85, soprattutto per l’impulso del ministero della giustizia.<br />

Peraltro, quando rifletto su questo terribile problema, giungo alla conclusione che soltanto una serie coordinata<br />

di passi legislativi e amministrativi potrebbe garantire un serio e realistico approccio. Quello che si fa<br />

da tanti – famiglie, associazioni, strutture di volontariato – è molto, ma del tutto insufficiente rispetto alle<br />

proporzioni della minaccia. Ma c’è – dico in tutto il popolo italiano – la disponibilità che ci vuole per<br />

affrontare davvero questo distruttivo fenomeno?<br />

Con viva cordialità<br />

Mino Martinazzoli<br />

– 121 –


1988<br />

30 maggio 1988 - Lettera inviata al responsabile del Smst dell’Ulss n.8 dott. Vincenzo Balestra<br />

e P.c. al presidente dell’Ulss n. 8 Domenico De Boni e consigliere delegato per le tossicodipendenze<br />

Achille Variati<br />

Egregio dott. Balestra,<br />

il comitato di Solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti di Vicenza, esasperato per la<br />

pericolosa facilità con cui il Smst da troppo tempo dispensa psicofarmaci agli utenti che<br />

ne fanno richiesta, invita codesto servizio a sospendere tale erogazione ai td, i quali, nella<br />

maggioranza dei casi, non osservano la posologia prescritta, abusandone con dosi massicce<br />

e, se ne esiste la possibilità, si iniettano addirittura in vena.<br />

Se i medicinali in particolari momenti si rivelano utili, siano dati in dosi giornaliere,<br />

altrimenti possono venire assunti come sostitutivi di droghe. Oppure, si avverta la famiglia<br />

– se questa è disponibile alla collaborazione – assegnando ad essa, con accordi ben precisi,<br />

la verifica del dosaggio. Se il tossicodipendente vuole drogarsi, lo faccia, ma non con<br />

la complicità di chi dovrebbe tutelarne la salute.<br />

Per il Comitato, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

L’Arena - 9 luglio 1988<br />

Cronaca veronese<br />

Un manuale di autodifesa dalla droga domani in omaggio con il giornale<br />

Iniziativa de “l’Arena” in collaborazione con l’associazione “Vittime dalla droga”<br />

presieduta da Giovanni Avanzini - L’opuscolo illustra con semplicità ai genitori<br />

come difendere i figli dalla “piovra” prima che diventi troppo tardi<br />

Sintesi – domani in edicola”L’Arena” sarà accompagnata da un opuscolo a colori intitolato “<strong>Droga</strong><br />

e famiglia” – guida informativa alla prevenzione, a cura dell’associazione “Vittime della droga”. L’opuscolo<br />

è già stato presentato alcuni mesi fa dal nostro giornale e, recentemente, ha avuto una estesa<br />

e positiva recensione su “Famiglia cristiana” di cui crediamo interessante riportare alcuni brani:<br />

“Questo efficace lavoro – scrive Franca Zambonini sul diffusissimo settimanale – è anzitutto un utile<br />

prontuario a uso delle famiglie che di solito cadono dalle nuvole quando scoprono che il “mercato”si<br />

è infiltrato in casa loro e a uso dei ragazzi che si trovano irretiti nel giro, a forza di ingenuità e di imitazione<br />

dei compagni più svelti. (…) Il volumetto è semplice e di facile consultazione proprio perché<br />

per famiglie e giovani il dato comune è l’ignoranza. (…) Sono spiegati i misteri della marijuana,<br />

della cocaina, dell’eroina, della morfina, delle anfetamine. Un piccolo prezioso trattato che<br />

diremmo sociologico, ma che dei paludamenti sociologici non ha niente, per fortuna”. (…)<br />

✧<br />

Il Gazzettino di Verona - 20 luglio 1988<br />

Uls 25 - Comune e Provincia dicono “no” al libro di Avanzini<br />

“Sconsigliabile e pericoloso” l’opuscolo “<strong>Droga</strong> e famiglia”<br />

Questo opuscolo è la “summa” di come non si deve fare prevenzione e informazione sulla droga.<br />

Così il presidente dell’Ulss 25 Donato Bragantini ha riassunto l’opinione della commissione tecnica<br />

dell’Uls e dai membri del coordinamento tossicodipendenze, sull’opuscolo “<strong>Droga</strong> e famiglia”.<br />

(...)<br />

Qui mi fermo con un breve commento. Questo opuscolo è una guida, edita dall’associazione<br />

“Vittime della droga” di Verona, che si è ispirata ad un’opera della National Association on<br />

– 122 –


1988<br />

Drug problem Inc, di New York. È stato stampato anche dal mio Comitato con una pagina<br />

aggiuntiva di ulteriori consigli pratici, frutto della mia esperienza personale.<br />

Purtroppo a Verona gli enti preposti l’hanno ferocemente combattuto e disprezzato e qui a<br />

Vicenza, nonostante l’interessamento del dott. Variati, delegato dell’Ulss per le tossicodipendenze,<br />

che contribuì finanziariamente alla spesa per la pubblicazione e, nonostante avessi un parere<br />

scritto favorevole da parte del Ministero dell’Istruzione Pubblica, non ha avuto migliore fortuna.<br />

Gli enti pubblici, legati al privato sociale avevano altre iniziative e la sua divulgazione<br />

è stata bloccata. Nessuno ha riflettuto sul fatto che questa guida era un’arma in più per la conoscenza<br />

del problema droga ed era data gratuitamente.<br />

Diversa accoglienza questo opuscolo ha però ottenuto presso alcuni comuni e gruppi privati<br />

della provincia e della città stessa, lontani però da legami ideologici e burocratici.<br />

✧<br />

Vicenza - 19 luglio 1988 – Con alcune mamme del Comitato mi sono recata in visita al nuovo<br />

Vescovo, mons. Pietro Nonis. Dopo le presentazioni ho fatto presente l’inefficienza dello Stato<br />

sia nel campo della droga che dell’Aids. Ho parlato del Malattie infettive assicurando che sarebbe<br />

gradita una sua visita al reparto; lui ha ascoltato con attenzione prendendo appunti. Ha<br />

detto in modo deciso che non intende fare ciò che spetta allo Stato (es. comunità), che non ha<br />

sacerdoti preparati per questi delicati problemi, ma che non può ignorare la sua missione di<br />

carità, e ha citato la parabola del buon<br />

samaritano.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 29 luglio 1988<br />

Ancora un morto per overdose<br />

Il decesso avvenuto a Bassano due giorni<br />

fa – Accanto al letto la solita siringa<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 agosto 1988<br />

Ventisettenne stroncato<br />

da overdose<br />

Trovato privo di vita dai genitori<br />

✧<br />

Vicenza 3 agosto 1988 - Ritorno dal<br />

Vescovo con il dott. Alberto Vaglia che<br />

sostituisce il primario al malattie infettive.<br />

Ha parlato quasi sempre il medico e<br />

mons. Nonis pareva interessato; l’argomento<br />

lo colpisce, soprattutto la reazione<br />

dei giovani malati. Ha detto che il poco<br />

che potrà fare sarà a livello regionale. Ho<br />

riferito che la regione ha intenzione di<br />

creare due centri per i malati di Aids, uno<br />

– 123 –


1988<br />

a Padova e uno a Verona, e lui – “Dei lazzaretti!” - Ho ribadito il mio pensiero: rendessero cioè<br />

efficiente il reparto infettivi, e non obbligassero gli ammalati e le famiglie che li assistono ai<br />

non pochi disagi dati dalla lontananza.<br />

Nel lasciarci il Vescovo ci ha promesso una sua visita in reparto per giorno 9 c.m.<br />

✧<br />

Grossi problemi al malattie infettive; è necessario un supporto di volontariato, che esiste nei<br />

vari reparti, ma non in quello. Una ragazza prima di morire continuava a chiamare gli infermieri,<br />

perché si sentiva sola e aveva paura. Ci sono malati senza l’assistenza della famiglia e<br />

molti di loro diventano “vegetativi”, smarriscono la ragione, sono affetti praticamente da<br />

demenza. Vi sono richieste di ricoveri, ma non ci sono posti letto. Non so come il personale sanitario<br />

riesca a vivere normalmente al di fuori di quell’ambiente. Mi dà l’impressione di una<br />

morsa implacabile.<br />

✧<br />

Martedì 9 agosto 1988 , ore 17,30 – Ad attendere il Vescovo ci sono il presidente dell’ULSS<br />

De Boni, il vice Sandro Mazarol, gli operatori di TVA, un giornalista de “Il Gazzettino”, don<br />

Adriano Toniolo per il Giornale di Vicenza, padre Fortunato in rappresentanza del Vicario ed<br />

altri ancora.<br />

Quando arriva, il Vescovo saluta i presenti e dice che avrebbe preferito una visita riservata. Ha<br />

ricordato S. Gaetano Tiene, che ha fondato a Venezia l’ospedale degli incurabili, ha continuato<br />

dicendo che, essendoci oggi i servizi sanitari, la Chiesa non deve supplire, ma collaborare.<br />

Ha parlato di “ultimi” dicendo che i malati di Aids sono oggi i più ultimi e che questi problemi<br />

gravissimi, in futuro lo saranno ancora di più. Poi, provvisto di camice, cuffia, mascherina,<br />

ha iniziato il percorso lontano dallo sguardo indiscreto delle telecamere. È tornato circa<br />

un’ora più tardi. Gli ho chiesto com’era andata, ha risposto di essere stato molto colpito – “Si<br />

dice che la Madonna appare in certi posti, io qui ho visto l’inferno”- Entrati nello studio del<br />

dott. Vaglia ha subito detto: “Bisogna aiutare i giovani malati, soprattutto quando escono dall’ospedale.<br />

Devo dire che non ho trovato il lazzaretto che tanto mi fa paura, e questo è merito<br />

del personale sanitario. L’ammalato qui non è un numero, ma un individuo, e non è seguito<br />

solo come ammalato, ma anche come persona, con i suoi problemi personali e famigliari“. Ha<br />

elogiato il dott. Vaglia e si è reso disponibile a dare anche un aiuto in denaro: “per aiutare questi<br />

infelici”. Durante la visita aveva chiesto ad un giovane perché fosse triste – “ho visto morire<br />

uno dopo l’altro dodici miei amici”- è stata la risposta. Poi ne ha ricordato un altro che era<br />

in coma, assistito quattordici ore al giorno dal padre in ferie, che purtroppo sarebbero terminate<br />

il giorno dopo. –“Bisogna aiutare le famiglie, inventate qualcosa, noi vi sosterremo”-. Ha<br />

ricordato Cristina, che aveva concluso il raccontato della sua storia dicendo:” poi ho conosciuto<br />

un delinquente buono”- Il Vescovo ha ripetuto commosso questa frase – “Bisogna aiutare Cristina”<br />

– ha ripetuto – “senza darle soldi in mano, ma darle un luogo dove dormire e poter mangiare.<br />

Se esce di qui, non deve tornare in strada dove tra l’altro potrebbe contagiare altre persone”.<br />

Il vice presidente ha parlato di lunga degenza a Sandrigo – “non facciamo lazzaretti”ha<br />

ribadito il Vescovo – “non c’è qualcosa per le donne?- Io ho parlato dei contatti con la comunità<br />

Incontro, ho insistito nel dire che anche qui si potrebbe creare una struttura con la colla-<br />

– 124 –


1988<br />

borazione di volontari. Il pensiero dei malati senza risorse fuori dall’ospedale costituiva per il<br />

Vescovo un vero problema. Al suo arrivo, prima di entrare nel reparto, aveva detto che il contatto<br />

con malati che possono trasmettere malattie provocava in lui un senso di ripulsa che però<br />

doveva vincere (io questo l’avevo colto, ed ho apprezzato maggiormente la sua visita), forse<br />

era per questo che sentiva forte il problema.<br />

Quando siamo usciti è stato intervistato dai vari rappresentanti della stampa.<br />

Mi piace, perché è pronto nella risposta, e pur cercando di non mortificare l’interlocutore, sa<br />

dare quella giusta. Gli è stato chiesto:” qui i giovani soffrono e muoiono e intanto nel medesimo<br />

tempo quelli che li hanno sfruttati si divertono in posti di villeggiatura costosi, incuranti<br />

di tanta sofferenza; come si pone qui la Chiesa?” – “Innanzitutto la Chiesa non spaccia” – è<br />

stata la risposta. Quando gli è stata chiesta un’intervista, rivolgendosi a Vaglia che però non<br />

aveva sentito ha risposto – “non è me che dovete far parlare, ma quel grand’uomo”-<br />

Successivamente siamo andati dalle suore alla scuola infermieri per un piccolo rinfresco. Ha<br />

elogiato la loro missione, poi rivolto a me ha detto:” Chissà perché la vedo meno agitata e più<br />

tranquilla”. A questo punto tutte le suore mi si sono avvicinate, volevano sapere chi ero, mi<br />

offrivano spremute, pasticcini, pizzette; erano tutte premurose, ero diventata un ospite di<br />

riguardo.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 agosto 1988<br />

Morto per overdose<br />

È la terza vittima in quindici giorni<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 10 agosto 1988<br />

Altro morto per Aids<br />

Una drammatica coincidenza nel giorno della visita del vescovo mons. Nonis<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 11 agosto 1988<br />

Un annegamento con il marchio della droga<br />

Trovato nell’acqua del Brenta con una siringa nel pugno<br />

✧<br />

Lettera a: Il Giornale di Vicenza – Pubblicata il 23 agosto 1988 con il titolo:<br />

<strong>Droga</strong>, non c’è volontà a contrastarne il cammino<br />

Egregio direttore,<br />

il servizio sul gruppo di lavoro testé costituito dall’Ulss 8, del quale fa parte anche il nostro<br />

Comitato, apparso con il titolo: “Vicenza con la droga alla gola”, rispecchia una realtà mai<br />

accettata da coloro che definiscono la droga ”uno dei mali giovanili”, mentre è sempre più<br />

chiaro che è ormai il più grave e il più diffuso.<br />

Costoro mi rammentano un tempo, quando dalle cronache italiane erano spariti ladri<br />

e assassini, tutti erano felici e i treni arrivavano in orario. Poi, correva l’anno domini 1940,<br />

sbattemmo le corna contro una tragedia da tempo annunciata ma sempre sottovalutata:<br />

così, sotto i bombardamenti a tappeto e fra una disfatta militare e l’altra, cominciammo a<br />

– 125 –


1988<br />

capire di essere stati presi per i fondelli da anni, malgrado i treni in orario.<br />

Il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti ha sempre messo in<br />

guardia contro l’escalation della droga prima e dell’Aids poi, anche a Vicenza e nella provincia,<br />

così come hanno fatto del resto altre persone, comitati, associazioni che, come noi,<br />

del problema droga si occupano da anni: ebbene, più o meno siamo stati tutti trattati<br />

come il famoso Grillo Parlante da Pinocchio. Oggi, è inutile nasconderlo con bizantini<br />

giri di parole, gli stupefacenti sono diventati un “bene di consumo” sempre più ricercato<br />

e diffuso, tanto che abbiamo una nuova figura di tossicomane, il “polidrogato”, che non<br />

è nemmeno più l’emarginato di un tempo, anzi.<br />

Su questo “bene di consumo” la piovra ha costruito, a suon di miliardi, il suo enorme<br />

potere e sta seriamente minando le basi dello Stato stesso. Io credo sia superfluo sfornare<br />

studi e inchieste per capire com’è potuto accadere tutto questo: è accaduto perché abbiamo<br />

lasciato che accadesse; perché non c’è stata una compatta volontà politica a contrastare<br />

il cammino della droga e della sua cultura; perché non c’è stata una tempestiva e coraggiosa<br />

prevenzione a livello nazionale, che doveva cominciare proprio dalla scuola, la grande<br />

assente, perché le famiglie dei tossicodipendenti sono state lasciate sole a dibattersi nell’angoscia<br />

e nella confusione di troppe opinioni per troppo tempo; perché ne abbiamo<br />

perso dell’altro (e ne perdiamo) a filosofeggiare sull’opportunità o meno della cura coatta,<br />

mentre era nostro primo dovere combattere la droga con ogni mezzo, anche coercitivo,<br />

perché nessuno ha il diritto di nuocere agli altri, oltre che a se stesso e sono solo le<br />

buone leggi che possono impedire che questo accada, pur lasciando ognuno libero di<br />

esprimere la sua opinione.<br />

Speriamo che, vista la continua ecatombe da overdose e da Aids, chi ha poteri decisionali<br />

finalmente li usi, e che capisca che il tossicodipendente deve essere salvato prima di<br />

tutto da se stesso.<br />

Troppi tentativi per uscire dalla tossicodipendenza sono falliti perché alla riabilitazione<br />

non è seguito un completo programma di reinserimento: spesso si cura o solo l’anima<br />

o solo il corpo, ma noi siamo fatti dell’una e dell’altro.<br />

Questo l’ha ben capito Muccioli, ad esempio, che nella sua struttura dà al tossicomane<br />

tutte le possibilità compresa quella di diplomarsi e di laurearsi, se lo vuole, mettendolo<br />

così nella condizione di avere ben pochi alibi per le ricadute. Concludo rivolgendomi<br />

al signor Luigi Tontero che, sul giornale dell’8-8-‘88 biasimava la “pretesa” di più posti<br />

letto per i “drogati malati di Aids”, invocandone di più, invece, per i vecchi lavoratori inabili:<br />

caro signor Tontero, a parte il fatto che ai vecchi in genere si deve offrire molto di più<br />

che un posto letto, cosa suggerisce di fare per i giovani malati di cui sopra, specie quelli<br />

allo stadio terminale? Vuole che li affoghiamo in massa o preferisce il sistema delle camere<br />

a gas? E che ne facciamo degli anziani inabili a causa della cirrosi da alcool e quindi,<br />

sempre secondo il suo parere anche loro “malati volontari”, visto che nessun medico ordina<br />

da bere? E mediti un momento sul fatto, signor Tontero, che il drogato è in definitiva<br />

un debole, orfano di una società che non ammette i deboli, che ha distrutto credendo<br />

di costruire, che ha creato miti fasulli ed eroi dai piedi e dal cervello di argilla.<br />

– 126 –


1988<br />

Anche il malato di Aids è il prodotto di tutta una serie di errori collettivi che non si<br />

rimediano con i falsi moralismi né mettendo il paraocchi sulla realtà.<br />

Per il Comitato la vicepresidente, Anna Serra<br />

✧<br />

Vicenza 30 agosto 1988 – Ore 17,30. Casello est, stiamo andando a Quinto Vicentino dove<br />

c’è una casa dell’IPAI che dovrebbe diventare una comunità femminile.<br />

Per anni ho insistentemente fatto presente a Ulss e Comune la necessità di una struttura<br />

femminile di recupero, chissà perché inesistente sul nostro territorio, nonostante il numero rilevante<br />

delle ragazze tossicodipendenti. Ora sembra che il progetto vada in porto e sarà don Pierino<br />

Gelmini della comunità “Incontro” ad occuparsi del tutto.<br />

Saluto don Gelmini e m’informo sul centro che la sua comunità ha aperto vicino a Roma<br />

per curare i malati di Aids. Gli esprimo il desiderio di un suo incontro con il dott. Vaglia per<br />

uno scambio di esperienze e ci invita a cena a Lonigo, dove i frati di un convento gli avevano<br />

ceduto alcuni locali per farne una comunità.<br />

Arrivati a Quinto, notiamo che la casa è fatiscente ma il posto è bello. A don Pierino va<br />

bene; avrà lo stabile in comodato e penserà lui a ristrutturarlo. Sarà poi privilegiata la zona<br />

di Vicenza; l’ammissione avverrà attraverso il servizio che però dovrà rispettare le regole della<br />

comunità. Alle 19,30 arriva il dott. Vaglia e ci avviamo verso Lonigo. In comunità si respira<br />

la stessa aria del convento. Tutto è in ordine, pulito e lindo. C’è l’orto con la sua bella verdura,<br />

vasi pieni di begonie e tagete. La vecchia vasca del letame è vuota e dipinta di bianco.<br />

Dice don Pierino:”metteremo ghiaia, poi terra e faremo una bella fioriera. All’interno visitiamo<br />

la lavanderia, “saranno messi dei lava-piedi dove i ragazzi che rientrano dal lavoro della<br />

terra potranno lasciare le scarpe sporche, lavarsi i piedi e calzare scarpe pulite”. Poi visitiamo<br />

un locale che sarà adibito a laboratorio, in un altro hanno sistemato un magazzino; gli utensili<br />

erano puliti e sembravano nuovi. Di sopra ci sono alcune stanze; una serve come luogo di<br />

lettura e di meditazione; stare soli con sé stessi può far bene – dice don Pierino. Visitiamo le<br />

camere: tre letti, compreso uno a castello e un armadio. Non devono avere stanze individuali,<br />

uno solo diventa chiuso, egoista e si allontana dai problemi esterni (anche i frati non dovrebbero<br />

stare soli, dice padre Donato), due diventano complici, tre fanno comunità.<br />

C’e anche una stanza per don Pierino per quando viene in visita: un letto, un armadio,<br />

una sedia e un armadietto con un ripiano di marmo sopra al quale c’è un vasetto con un fiore<br />

(dice di amare molto i fiori). Tutto questo al primo piano.<br />

Al piano terra una grande stanza con in fondo un cucinino. C’è la tavola preparata , anzi<br />

due tavole unite, in ogni posto c’è un piatto fondo, una forchetta, un coltello e un bicchiere. Per<br />

tutti una caraffa con acqua e limone e un cestino con del pane. Per l’occasione aprono un bottiglia.<br />

Prima di mangiare si osserva un minuto di silenzio, e dopo il segno della croce si cena.<br />

Don Pierino parla molto di sé, facciamo domande e lui risponde sicuro; chiediamo del centro<br />

che ha fondato con Madre Teresa di Calcutta, dice che sono collegati con il centro Pasteur di<br />

Parigi e con New York e parla del progetto Violet. A questo punto chiedo se possiamo fare riferimento<br />

a lui in caso di bisogno e mi dà dei numeri telefonici e il nome di due persone a cui<br />

rivolgermi. Alle 21,30 ci salutiamo con il permesso di ritornare. Il responsabile della casa mi<br />

– 127 –


1988<br />

regala una bella foto del giardino e mi scrive una dedica; e un giovane molto dolce.<br />

Il dott. Vaglia è traumatizzato, lui è abituato con i tossicodipendenti attivi e l’ordine e la<br />

semplicità viste, lo hanno conquistato.<br />

✧<br />

Vicenza 14 settembre 1988 - Lettera inviata al Prefetto di Vicenza dott. Giuseppe Maggiore<br />

e per conoscenza al senatore Mariano Rumor, al Vescovo mons. Pietro Nonis, al Sindaco Corazzin,<br />

alla Procura della Repubblica, al Questore di Vicenza, ai Comandanti dei Carabinieri e<br />

della Guardia di Finanza, al presidente dell’Ulss 8, al responsabile del servizio medico-sociale<br />

per le tossicodipendenze dell’Ulss 8.<br />

Signor Prefetto,<br />

è cosa ormai risaputa da tempo, che nei pressi del servizio medico-sociale per le tossicodipendenze,<br />

stazionano, confusi con gli utenti del Servizio, alcuni noti spacciatori di sostanze<br />

stupefacenti che alimentano un mercato che talora investe il servizio stesso.<br />

Dato il permanere di questa situazione che, pur tra disagi, viene tollerata da anni, il<br />

Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti, tramite la mia persona,<br />

prima di rendere pubblico quanto sopra, desidera informare le autorità preposte, perché<br />

si adoperino a porre fine a questo illecito stato di cose. Poiché il Servizio non ha dato quella<br />

risposta positiva che era stata preventivata al suo nascere, constatato che di questo sono<br />

pienamente coscienti anche i responsabili del Servizio medesimo e che l’Ulss ha già progettato<br />

una sua trasformazione, chiedo formalmente che vengano accelerati i tempi per renderlo<br />

veramente idoneo alle reali necessità odierne.<br />

La maggioranza dei tossicodipendenti che vi si rivolge, non lo fa per intraprendere una<br />

terapia riabilitativa, ma per trovarvi: farmaci, psicofarmaci e metadone in sostituzione<br />

temporanea o indeterminata alle droghe illegali, alle quali, nell’arco della giornata, possono<br />

aggiungere a piacimento, ulteriori farmaci, psicofarmaci, alcolici e addirittura eroina,<br />

ottenendo il famoso “sballo” che è costato la vita a molti di loro. Questo stato di cose,<br />

pone gli operatori alla stregua degli spacciatori, con la sola differenza che lì, per concessione<br />

dello Stato, la droga si trova gratis!<br />

Nel “rispetto della libera scelta”, si cela la mancanza di volontà di un intervento mirato,<br />

e dopo tanti anni e tanti lutti, ancora non si vuol capire che, se il tossicodipendente è<br />

capace di intendere (ma fino a che punto?), di certo è incapace di volere (nel senso della<br />

guarigione), perciò ha bisogno di una volontà che si sostituisca alla sua decidendo per lui,<br />

finché non riavrà recuperata la propria.<br />

Si parla di prevenzione, ma non si hanno le idee chiare; la parola “droga” fa paura e,<br />

per timore di sbagliare si preferisce temporeggiare sprecando tempo prezioso.<br />

La legge 685/75 ha di fatto legalizzato lo spaccio capillare, dando un grosso incremento<br />

al mercato degli stupefacenti; nel medesimo tempo, lo Stato persevera nel lasciare inascoltata<br />

la voce di tanti genitori riuniti in associazioni per combattere con più forza questa<br />

guerra contro la droga, col solo risultato di farla incancrenire sempre di più.<br />

Si dice che il tossicodipendente ha davanti a se solo tre strade: il carcere, l’ospedale, il<br />

– 128 –


1988<br />

cimitero; c’è chi le prime due le percorre in alternanza, finché non arriverà al capolinea da<br />

dove non si torna più indietro. Il carcere non riabilita, ma emargina ulteriormente aggravando<br />

situazioni che, se trattate con competenza e mezzi idonei potrebbero risolversi. Ma<br />

l’èquipe socio-sanitaria che fa parte di un progetto per il recupero dei carcerati ancora non<br />

è resa operante e chissà mai se lo sarà. La struttura ospedaliera ha sempre accolto con estrema<br />

difficoltà i tossicodipendenti bisognosi di cure, a volte si è reso necessario l’intervento<br />

delle forze dell’ordine perché questo avvenisse, fintanto che la divisione del Malattie infettive<br />

non ha aperto loro le porte. Questo reparto però ha subito evidenziato grosse problematiche<br />

che tuttora permangono: sottonumero dell’organico sanitario, letti insufficienti,<br />

stanze non adatte con servizi igienici non rispondenti alle più elementari necessità sanitarie<br />

(un servizio per otto pazienti). L’ubicazione dello stesso situato a piano terra permette<br />

un facile approvvigionamento di droghe e altro attraverso le finestre.<br />

Infine rimane il cimitero, meta finale a cui il drogato è destinato ad arrivare precocemente<br />

mediante l’overdose, l’incidente stradale, il suicidio, la malattia; comunque quasi<br />

sempre dopo anni di abbruttimento e dopo non solo di aver toccato il cosiddetto “fondo”<br />

che taluni reputano necessario per “risalire”, ma esserci invischiato in esso come nelle sabbie<br />

mobili, incapace di uscirne da solo.<br />

Alle famiglie, che non volendo accettare questa situazione rivolgono tutti i loro sforzi<br />

nella lotta alla droga e a tutte le altre che invece si afflosciano, vinte da un problema che<br />

le schiaccia, non rimane che condividere questo calvario che rende la vita un inferno, privandola<br />

di quell’accettazione che le dia una ragione valida per essere vissuta.<br />

L’unica speranza di salvezza può essere data da una fortunata serie di circostanze che<br />

possano portare il giovane ad accettare l’aiuto che una comunità seria può dare, ed iniziare<br />

così una vera risalita che lo porti, recuperato, a riprendere il suo posto nella società.<br />

Ora, dalla collaborazione del dott. Variati, consigliere delegato per le tossicodipendenze<br />

e dell’ing. Bettenzoli presidente dell’IPAI, sembra finalmente andare in porto la nascita<br />

di una comunità femminile, finora mancante, che sarà gestita da don Pierino Gelmini.<br />

Attendiamo l’apertura del Day hospital del malattie infettive e la ristrutturazione del<br />

medesimo reparto; e qui sorge una domanda: come mai invece di aumentare i posti letto<br />

questi saranno ridotti da 37 a 31? Attendiamo inoltre l’apertura di centri d’ascolto e di<br />

informazione per le famiglie con figli che si drogano o a rischio e, naturalmente, le trasformazione<br />

del sevizio medico-sociale per le tossicodipendenze.<br />

Dobbiamo riunire gli sforzi di tutti in un unico impegno per la difesa dei nostri giovani.<br />

Concludo questa ennesima esposizione di carenze ed impellenti necessità confidando<br />

veramente che le mie parole siano meditate seriamente come richiede questo grave e<br />

doloroso problema. Chiedo che tutti i responsabili della difesa e tutela dei cittadini dimostrino<br />

con i fatti la loro volontà di migliorare questa società, estirpando da essa quel cancro<br />

maligno che si chiama droga.<br />

Per il Comitato, la presidente Olga Dalla Valle<br />

– 129 –


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1988<br />

Il Giornale - 20 settembre 1988<br />

A Como padre e madre condannati a tre mesi con i doppi benefici di legge<br />

Incatenarono la figlia drogata - “Colpevoli”, ma per troppo amore”<br />

Como – Sintesi – L’accusa era pesante, ma i giudici hanno stabilito che si trattava di un sequestro<br />

dal significato morale. (…) La vicenda ha origini lontane; Laura, a 14 anni, dopo la terza media,<br />

aveva cominciato a fumare qualche spinello e per lungo tempo i genitori si erano chiesti cosa fare.<br />

Po l’anno scorso erano cominciati i primi buchi sulle braccia, segni inconfondibili dell’eroina. Per la<br />

madre invalida e per il padre il calvario è diventato crudele. Laura, giorno dopo giorno assomigliava<br />

sempre più ad una larva. (…) Non conduceva più una vita normale, da tempo aveva trovato altre<br />

strade per pagarsi la dose di eroina. A volte spariva da casa e poi la ritrovavano. Qualche settimana<br />

fa il padre aveva chiesto l’aspettativa dal lavoro e nel tentativo di aiutarla si era trasferito con la famiglia<br />

lontano. (…) Ad un certo punto la ragazza era nuovamente scappata e quando è stata rintracciata<br />

non si reggeva neppure in piedi. (…) A questo punto il padre ha acquistato una catenella di<br />

sette metri fissando un capo al piede del divano e l’altro al piede della figlia. La staccava quando lui<br />

era in casa e la riattaccava quando usciva per le compere. (…) I genitori cercavano di convincerla di<br />

entrare in una comunità terapeutica. (…) Poi Laura ha attirato una pattuglia di carabinieri di passaggio,<br />

i suoi genitori sono stati arrestati per sequestro di persona. (…)<br />

“ Comunque vada a finire – ha detto il padre – questa è una vittoria della droga: nessuno può<br />

costringere un drogato a curarsi, nessuno può tenere lontani gli spacciatori. Anche se mi assolvono,<br />

di mia figlia che sarà?”<br />

✧<br />

Vicenza 22 settembre 1988 - Lettera inviata al Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, e p.c.<br />

al Presidente del Consiglio Ciriaco De Mita, al Ministro dell’Interno Antonio Gava,al Ministro di Grazia<br />

e Giustizia Giuliano Vassalli, Al Ministro della Sanità Carlo Donat Cattin, Al Ministro per gli<br />

Affari Speciali Rosa Russo Jervolino, alla stampa nazionale e cittadina. il 22 settembre 1988<br />

Signor Presidente,<br />

il Giornale di Vicenza di domenica 18 c.m., riportava a grossi caratteri due articoli a<br />

mio avviso drammatici: ”L’Aids è una bomba – afferma Donat Cattin – dobbiamo cercare<br />

di farla esplodere senza danno”. “Già 500 morti per droga quest’anno – tendenza all’aumento”.<br />

Su “Il Giornale” dello stesso giorno un articolo è titolato: ”Incatenano la figlia<br />

drogata: arrestati”.<br />

Confesso che tra questi titoli, per me discutibili (la bomba Aids è già scoppiata, sviluppando<br />

a catena il suo potere distruttivo; i 500 morti per droga riguardano solo le vittime<br />

da overdose e non comprendono i suicidi, i decessi per incidenti stradali, per Aids, epatiti,<br />

cirrosi ed altro), che evidenziano argomenti di estrema gravità, quello che mi ha più<br />

profondamente indignata e con me, tutti i genitori del mio Comitato(e credo tanti altri),<br />

è il terzo, ma non perché dei genitori disperati hanno incatenato la figlia superando i limiti<br />

della legalità, ma perché sono stati arrestati, hanno trascorso una notte in cella e hanno<br />

subito un processo.<br />

Questi sono fatti che succedono in una società che vuole essere civile, in cui consumismo,<br />

arrivismo e protagonismo hanno distolto valori basilari, esaltando chi, anche disonestamente,<br />

raggiunge potere e ricchezza, in barba a chi con fatica e onestà tira la carretta<br />

e si vedrà tra non molto, mettere una tassa anche per l’aria inquinata che respira. Vivia-<br />

– 133 –


1988<br />

mo in una società, in cui la malavita dissangua e uccide con ferocia e l’incolumità del cittadino<br />

è alla mercé della dea bendata e non difesa e tutelata dallo Stato Sovrano.<br />

Cosa offre questo Stato alle famiglie con tossicodipendenti?<br />

Abbiamo buone leggi, ma non sempre vengono applicate, le riforme invocate rimangono<br />

a livello di proposte (vedi la 685/75 sulla modica quantità che da anni deve essere<br />

modificata), se i genitori, volendo impedire ai propri figli maggiorenni di scippare, rubare,<br />

spacciare, prostituirsi per procurarsi la “dose”, li tengono chiusi in casa, vengono accusati<br />

di sequestro di persona; se incatenano una figlia per salvarla dalla droga, vengono arrestati,<br />

incarcerati, processati e, pur con la massima comprensione dei giudici che devono<br />

non inventare, ma applicare le leggi, condannati!<br />

Ma è giusto che i genitori arrivino a questo?<br />

Ma si sa cosa vuol dire avere un figlio drogato? Vuol dire vedere la propria creatura<br />

diventare giorno dopo giorno sempre più schiava di una sostanza, per la quale perde: onestà,<br />

dignità e salute riducendosi in breve tempo simile ad una larva. Vuol dire per i genitori<br />

perdere ogni libertà (altro che libertà individuale!) e vivere nell’angoscia continua di<br />

un’overdose, di un suicidio, di un incidente stradale e, perché no, di omicidio. Vuol dire<br />

vegliare la notte in attesa del suo ritorno, paventando il trillo del telefono che può annunciare<br />

notizie dolorose e poi piombare in un sonno agitato da incubi, per svegliarsi il mattino<br />

e raccogliere tutto il coraggio per aprire la porta della sua camera e controllare se<br />

dorme o non respira più.<br />

Vuol dire mettere tutto sotto chiave: medicinali personali, i soldi per la spesa, non<br />

dimenticare incustodito un ninnolo d’oro, ricco soprattutto di valore affettivo e tenere le<br />

chiavi del tutto presso la propria persona, perché qualsiasi nascondiglio per lui non ha<br />

segreti. Vuol anche dire sopportare angherie di ogni genere, minacce, violenze e ricatti<br />

affettivi, vuol dire chiedere aiuto e non trovarlo, perché le comunità terapeutiche non<br />

accolgono quei tossicodipendenti che non accettano la cura, sempre per quel “diritto inalienabile<br />

alla libertà personale” per la quale possono drogarsi pur se la detenzione di<br />

sostanze stupefacenti è illegale; ed è per questo che si è creata per loro la legge sulla modica<br />

quantità personale che di fatto ha trasformato quasi tutti i tossicomani da consumatori<br />

a spacciatori che, nell’arco della giornata, piazzano una alla volta innumerevoli dosi! E<br />

c’è chi porta avanti con tenacia il progetto di liberalizzare le droghe!<br />

Per i genitori dei tossicodipendenti non esistono gite di fine settimana e tanto memo<br />

ferie in cui ritemprarsi lo spirito, loro devono convivere tutti i giorni con l’ansia e la ribellione<br />

nel cuore per l’impotenza a cui sono costretti e, stressati, portare avanti gli impegni<br />

quotidiani fintanto che qualcuno al limite della sopportazione uccide il proprio figlio o si<br />

toglie la vita.<br />

Per molti di loro ci sarà solo una naturale e tragica conclusione a questo assurdo stato<br />

di cose, l’Aids; il calvario di questa malattia che non perdona a coronamento di una vita<br />

d’inferno.<br />

E se poi cesseranno le tensioni di ogni attimo, rimarrà per sempre l’angoscioso interrogativo<br />

del “perché proprio a me”! e non si colpevolizzino con faciloneria i soliti genito-<br />

– 134 –


1988<br />

ri, anche se, come tutti, avranno le loro responsabilità, queste non possono giustificare la<br />

tossicomania.<br />

E intanto passano gli anni e invano si continua chiedere al Governo provvedimenti<br />

urgenti e leggi appropriate. Assumere droghe di ogni genere porta chi le usa a diventare<br />

pericolosi per sé e per gli altri; a lungo andare le cellule del loro cervello vengono distrutte<br />

e questo comporta crisi neuropsichiche e labilità psichica. In questo caso, non curarli,<br />

dovrebbe costituire per le istituzioni preposte, reato per omissione di soccorso a persona<br />

bisognosa di aiuto.<br />

Grave è la responsabilità dello Stato, il quale non decidendosi di prendere interventi<br />

mirati, aumenta sempre più la gravità della situazione, perché il numero dei giovanissimi<br />

che cadono nel baratro della droga aumenta sempre più.<br />

Quale aiuto trovano questi giovani che si rivolgono alla struttura pubblica? Farmaci,<br />

psicofarmaci e metadone in quantità. Carceri prive di sostegno socio – sanitario, emarginazione<br />

e recidività. Ospedali con scarsità di letti e personale sanitario in sottonumero.<br />

L’Aids si è diffusa per mancanza di interventi, sia nel campo della tossicodipendenza e sia<br />

in quello della prevenzione sanitaria; oggi, purtroppo, si sta diffondendo in modo allarmante<br />

anche tra gli eterosessuali.<br />

E c’è chi ha detto che: ”l’Aids ce l’ha, chi se la va a cercare!”.<br />

Lo Stato è inoltre magnanimo con lo spacciatore, il quale quando viene arrestato ritorna<br />

subito in libertà per vendere altra morte, mentre se è tossicodipendente dovrebbe essere<br />

avviato ad una comunità, e se non lo è, dovrebbe rimanere in carcere a scontare le gravi<br />

colpe come un assassino, perché assassino egli è, dato che la droga uccide e distrugge la<br />

vita di chi la usa e quella dei genitori, dei fratelli e delle sorelle.<br />

Dice bene il padre della ragazza incatenata: “Comunque vada, questa è una vittoria<br />

della droga; un drogato non può curarsi, nessuno può tenere lontano gli spacciatori; cosa<br />

sarà di mia figlia?”<br />

La quale figlia, invece di ravvedersi e chiedere perdono ai genitori per le sofferenze e le<br />

umiliazioni a cui li ha portati, vuole essere, come tutti i tossici, lasciata in pace; pace a tutti<br />

i costi, anche togliendola con crudeltà a coloro che li amano.<br />

Questo è il potere nefasto della droga, che trasforma i nostri adolescenti in mostri malvagi<br />

avviati inesorabilmente alla morte se non, per loro fortuna, riescono ad entrare in una<br />

comunità terapeutica. Perché un giovane in una seria comunità, oltre che affrancarsi dalla<br />

droga, riacquista la sua vera identità e ridiventa quella persona a cui la vita può tornare a<br />

sorridere; si vada a rendersi conto di questo personalmente, e si vedrà come sarà facile<br />

amare questi giovani redivivi.<br />

Si capirà allora che vale la pena di provare la cura coatta; piuttosto che legarli ad un<br />

letto d’ospedale perché affetti da demenza precoce causata dall’Aids, non sarà forse meglio<br />

usar loro una violenza benefica?<br />

Quale responsabilità si è assunta la Giustizia nei confronti della famigliola di Como? E<br />

perché il peso della bilancia si è abbassato a sfavore di questi genitori tanto provati, quando<br />

per Vincenzo Muccioli c’è stata e giustamente l’assoluzione? Forse che il loro amore<br />

– 135 –


1988<br />

verso la figlia è meno grande di quello che Muccioli nutre per i “suoi” ragazzi?<br />

Io desidero esprimere la mia solidarietà e quella dei genitori del mio Comitato alla<br />

mamma e al papà che hanno avuto il coraggio di incatenare la figlia; non una catena, ma<br />

cento catene contro la droga!<br />

E la Giustizia, avrà veramente reso un servigio alla ragazza, o le avrà spalancato le porte<br />

che conducono alla morte?<br />

La presidente del Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti, O. Dalla Valle<br />

Questa la laconica risposta da parte del segretario generale del Presidente Cossiga<br />

– 136 –


1988<br />

La Repubblica - 25 settembre 1988<br />

La Camera vara una durissima legge. La parola definitiva spetta al Senato<br />

“Al patibolo gli spacciatori” - Usa in guerra contro la droga<br />

Oltre alla pena capitale per i trafficanti,il provvedimento prevede multe altissime<br />

per chi viene trovato in possesso di piccole quantità di narcotici<br />

Sintesi – Washington - Pena di morte per gli omicidi collegati allo spaccio a all’uso di stupefacenti,<br />

diecimila dollari di multa (circa tredici milioni di lire) per chi viene trovato in possesso di piccole<br />

quantità di narcotici ad uso personale, e non ha precedenti penali: sono queste le due misure più<br />

radicali di una proposta di legge approvata dalla Camera dei rappresentanti Usa a stragrande maggioranza<br />

(375 voti contro 30) e che ora dovrebbe passare al vaglio del Senato americano. Se approvata,<br />

sarebbe la più dura legge antidroga nella storia degli Stati Uniti, ma la previsione generale è che il<br />

Senato boccerà gli aspetti più clamorosi del provvedimento, e che comunque rinvierà la discussione<br />

a dopo le elezioni, e quindi alla prossima legislatura.<br />

La Camera è giunta al voto dopo tre settimane di intenso dibattito su una proposta di legge che inizialmente<br />

puntava soprattutto sull’interdizione del traffico di droga, su programmi educativi per dissuadere<br />

la popolazione, in particolare i più giovani, dall’uso di stupefacenti, e infine su programmi di<br />

riabilitazione per i tossicodipendenti.<br />

Ma nel clima surriscaldato delle elezioni presidenziali e parlamentari di quest’anno, nelle quali la droga<br />

è considerata come uno dei problemi più sentiti dall’elettorato, il dibattito si è poco alla volta trasformato<br />

in una sorta di referendum sulla volontà del Congresso di “dichiarare guerra alla droga”. (…)<br />

✧<br />

Da un articolo di Mario Gozzini su“ L’Unità”del 3 ottobre ’88 nella rubrica: “Senza steccati”,<br />

dopo un’intervista televisiva a Folena su la legalizzazione delle droghe:<br />

Sintesi – La lotta alla droga, “un compito tutto politico”. L’intervista di Folena ha colto il centro della<br />

questione: esiste davvero uno “spazio semideserto fra l’origine del disagio e la fiala d’eroina”. (…) E’<br />

un’illusione che la droga si possa combattere solo a colpi di arresti e di processi, inasprendo le sanzioni,<br />

come pare si proponga il governo. Il deterrente penale, data l’enorme sproporzione fra volume<br />

di affari e successi della giustizia, non funziona quasi per nulla. Si può affrontare seriamente il<br />

problema solo su scala internazionale. È’ doveroso promuovere il massimo di cooperazione fra le<br />

diverse polizie a fini repressivi ma sapendo che per questa strada si va poco lontano. Se i governi dei<br />

paesi sviluppati sono convinti davvero che la droga è un nemico comune senza confini, bisogna moltiplicare<br />

gli sforzi per un programma internazionale di intervento nei paesi produttori di oppio e<br />

coca, in Asia e in America latina: intervento finalizzato alla conversione di quelle colture, oggi tollerate<br />

o addirittura favorite perché costituiscono la principale risorsa di quei popoli. I tentativi fatti fin<br />

qui sono falliti? Vuol dire che non c’era sufficientemente volontà politica, forse sottovalutazione del<br />

pericolo oppure subordinazione agli interessi creati. (…) Tagliare alla fonte i rifornimenti delle materie<br />

prime da cui si produce la “roba” che intossica, degrada e uccide i nostri ragazzi e nello stesso<br />

tempo assicurare, con altre colture sane, il sostentamento di quei popoli: questa mi sembra la soluzione<br />

radicale del problema. Ben oltre la legalizzazione pannelliana, dice bene Folena: una strada solo<br />

apparentemente più immediata per mettere in crisi le organizzazioni criminali; in realtà, sbarrata dal<br />

fatto che non esiste, attualmente, nessuna disponibilità dei governi. (…) Altro punto: sia in qualità<br />

che in quantità, la discesa agli inferi della droga è un piano inclinato senza fondo. Una volta legalizzata<br />

l’eroina, la tecnologia asservita al potere criminale, come sta già avvenendo, fornirebbe al mercato<br />

clandestino altre sostanze ancora più potenti, più affascinanti, più disastrose. (…)<br />

Michele Serra propose efficacemente la corsa drogata di Ben Johnson alle Olimpiadi come metafora<br />

della sfida ai limiti dello sviluppo. ”Quale prezzo stiamo pagando per avere ciò che abbiamo?<br />

Quanto è gonfiato il nostro benessere?” si domandava, riferendosi alla rovinosità, sia per l’ambiente,<br />

– 137 –


1988<br />

sia per l’uomo, del nostro correre sempre più veloci, a piedi o in macchina, del nostro voler guadagnare<br />

sempre di più. Fra il tasso di incremento del Pil assunto come misura suprema del progresso<br />

di uno Stato riduttivamente definito “azienda” e la discesa verso le droghe sempre più forti c’è poi<br />

una gran differenza? Ecco ciò che mi parve un silenzio pauroso del dibattito in TV: nessuno disse<br />

una parola sulle responsabilità, personali e collettive, dirette e indirette, della cultura dominante;<br />

sulle inadempienze di ognuno al dovere di creare, nei ragazzi le difese necessarie contro quella cultura.<br />

(…) Ridurre la domanda, diceva Pannella. Giusto, ma la legalizzazione è un modo di eludere<br />

la questione culturale e morale che ci riguarda tutti.<br />

L’inseguimento del denaro e del successo come modello di vita, non rende di fatto, molti genitori,<br />

indisponibili ai bisogni profondi dei figli? Quel modello non funziona in noi come una droga alienante?<br />

Non ci fa dimenticare l’antica lezione di verità per cui non si vive di solo pane, ossia di beni<br />

materiali? Il nostro vantato benessere, se è fine a se stesso, non può che provocare disagio e malessere.<br />

I nostri figli si danno all’eroina anche per vendetta contro di noi.<br />

Se questo è vero, la guerra antidroga esige che ci si interroghi a fondo su quanto il nostro modello<br />

di vita, o di sviluppo, sia complice di fatto delle organizzazioni criminali. Sì, quella guerra è “un<br />

compito politico”.<br />

Lo ha confermato ieri Berlinguer, con argomenti ai quali va il mio consenso pieno.<br />

4 ottobre ’98 – Riunione all’Ulss con i responsabili del sociale rivolto ai giovani.<br />

Sempre poco chiaro il programma sulla prevenzione. Alcuni puntano sul progetto “Abele”di<br />

don Ciotti: a scuola non si deve parlare di droga!<br />

Il dott. Balestra chiede chiarimenti e una decisione: “vogliamo far prevenzione o sensibilizzazione”?<br />

Non c’è il coraggio di una scelta aperta. Io lascio che parlino e poi dico:”per me va<br />

bene la prevenzione, ma intorno a questo tavolo ci si doveva sedere venti anni fa. Si parla di<br />

disagio giovanile, ma tutti sappiamo che il maggior disagio è causato dalla droga. Un Cantone<br />

svizzero ha chiesto la liberalizzazione delle droghe leggere, perché il tossicodipendente è un<br />

malato e non deve essere penalizzato. Ben presto si arriverà ad avere la droga in tasca come<br />

un pacchetto di pastiglie contro la tosse. Questo non dovete dimenticarlo”. Qualcuno concorda<br />

con me sull’importanza della cura e di una repressione mirata al recupero, e il tutto, a fianco<br />

con la prevenzione.<br />

In una precedente riunione era stata progettata una manifestazione, come inizio di un serio<br />

e significativo impegno di sensibilizzazione e prevenzione contro la droga, oggi però la maggioranza<br />

ha deciso che sarà solo una verifica e servirà per meglio capire e meglio muoversi.<br />

Durante la riunione ho rilevato che le iniziative erano sempre rivolte agli studenti, perciò ad<br />

un certo punto ho fatto osservare che se dobbiamo salvaguardare i giovani, questi comprendono<br />

anche chi lavora, altrimenti creiamo odiose disparità sociali.<br />

Sembra che questa mia osservazione abbia creato un certo disagio.<br />

In conclusione, ho sentito una grande mancanza di collaborazione e un forte prevaricamento<br />

da parte di alcuni responsabili del privato – sociale legato a don Ciotti.<br />

Dopo la seduta qualcuno mi ”tranquillizza”( ma sottovoce).<br />

A quel tempo provai tanta indignazione per l’ottusa dipendenza mentale da certi “santoni”,<br />

oggi provo invece una grande tristezza; noi genitori, pur con tanta esperienza e sofferenza,<br />

eravamo considerati inaffidabili perché troppo coinvolti.<br />

Sul problema “droga” ci sono stati e continuano ad esserci variegati interessi sommersi;<br />

– 138 –


1988<br />

lasciando da parte mafia e politica, e calandomi nel piccolo quotidiano ho colto l’impreparazione<br />

mascherata da competenza, prevaricazioni anche arroganti nell’attività di giovani<br />

arrampicatori che si sono creati una posizione sociale di tutto rispetto. Tutto questo ed altro,<br />

sulla pelle di tanti giovani e delle loro famiglie.<br />

✧<br />

7 Ottobre ’88 - Alla mattina ritorno all’ULSS – Dovevo definire gli accordi sul come divulgare<br />

il giornalino “<strong>Droga</strong> e famiglia”.<br />

Altra delusione, l’incaricato mi dice:” Non è adatto a tutte le fasce sociali”! Faccio notare che<br />

non è rivolto ai giovani ma ai genitori e che il Ministero all’Istruzione prima, e il delegato per<br />

le tossicodipendenze dell’Ulss poi, avevano dato il loro benestare; tergiversa, mi rendo conto che<br />

non c’è voglia di capire. Loro hanno allo studio altri progetti, forse manderanno dei libretti a<br />

seconda dell’età dei destinatari. E mi ripeto, questo era solo per le famiglie!<br />

Poi, a proposito dell’incontro di martedì 4, mi dice: “Non seguiremo le indicazioni emer-<br />

– 139 –


1988<br />

se nella riunione, dovremo per forza parlare anche di droga”.<br />

Gli ricordo che a novembre ci sarà una giornata di sensibilizzazione nelle scuole contro la<br />

droga, patrocinata dal Ministero con la collaborazione della RAI. Gli faccio notare che questo<br />

per me è una soddisfazione, in barba ai sapientoni che dettano legge qui a Vicenza.<br />

A questo punto mi ritiro, cercherò di diffondere il giornalino per conto del Comitato. Infatti<br />

più tardi mi è stato richiesto da alcuni paesi della provincia che lo hanno molto apprezzato.<br />

A Vicenza le iniziative che nascono al di fuori di un certo ambiente vengono ostacolate e<br />

soffocate, qualche volta apertamente, ma nella maggioranza, silenziosamente con l’immobilismo.<br />

Per poi non più parlarne, riporto il documento del ministero all’Istruzione Pubblica<br />

datato 27/11/’89 in cui mi si chiede “una nota illustrativa”, cosa fatta a Marzo ‘90 ma inutilmente!<br />

✧<br />

7 ottobre ’88 - Lettera pubblicata da: “Il Giornale” a seguito del dibattito sulla droga in TV<br />

a cui si riferisce anche l’articolo di Mario Guzzini sull’Unità del 3 ottobre già riportato:<br />

L’unico vero problema della droga<br />

Caro direttore,<br />

spero che anche lei abbia seguito il dibattito svolto in TV sulla legalizzazione della droga<br />

sostenuto dall’on. Pannella. A parte il senso di impotenza che prende all’ascolto di quanto<br />

vasto e grave sia il problema, mi ha molto colpita il fatto che l’onorevole non ha speso<br />

una parola né fatto una proposta seria per il problema “drogati” limitandosi ad una campagna<br />

il cui scopo è:<br />

- colpire la mafia in una delle sue fonti di reddito<br />

- abbassare il numero delle trasgressioni alla legge ad opera dei tossicodipendenti.<br />

Ma della sofferenza di tante famiglie e di tanti giovani, più o meno colpevoli, più o<br />

meno deboli, della loro dignità, della mancanza di motivazioni necessarie per fare emergere<br />

un senso meno frustrante della vita, della vita stessa, di tutto ciò l’on. Pannella non<br />

si è preoccupato, limitandosi a dirci: ”se vogliono drogarsi lasciamo che lo facciano senza<br />

rimpinguare le tasche ai mafiosi, ma ricorrendo alle farmacie comunali” come se il problema<br />

droga fosse limitato al modo di reperimento e non alla tragedia umana della sua assunzione.<br />

Mi ritengo inadeguata per suggerire una strategia che possa frenare questa piaga,<br />

ma vorrei raccontarle un’esperienza diretta avuta in giugno ad Amsterdam.<br />

Arrivata di giorno in auto con mio marito, abbiamo visto una città ghetto, preda di<br />

drogati e prostitute, con la gente che tira via in fretta; la popolazione che appena può farlo<br />

abbandona la città alla sera e si rifugia sulle colline; moltissime le case caratteristiche<br />

abbandonate. Fermata l’auto ai margini di un grande viale alberato fuori dalla zona che ci<br />

era stata indicata come “pericolosa” abbiamo trasportato una borsa termica su una panchina<br />

a pochi metri, per bere del tè. Non abbiamo fatto in tempo a dissetarci che un giovane,<br />

sotto gli occhi di tutti i passanti volutamente indifferenti, ci ha sveltamente scassinato<br />

e svuotato l’auto; nessuno ci ha soccorso e nonostante le mie grida e il suono del clacson,<br />

abbiamo visto i nostri averi passare nelle mani di complici che tranquillamente hanno<br />

preso strade diverse.<br />

– 140 –


1988<br />

Avendo noi visto in viso il ladro, la polizia ci ha mandati al centro investigativo dove<br />

abbiamo esaminato una trentina di foto segnaletiche, invano. Alla mia osservazione che<br />

forse il ladro non era schedato, il funzionario, tra il triste e l’ironico, mi ha detto che per<br />

la città di Amsterdam, ci sono 60.000 foto segnaletiche.<br />

A parte che l’Olanda non ha mai legalizzato l’uso della droga, come falsamente e demagogicamente<br />

viene detto purtroppo anche in TV, non direi che nel comune di Amsterdam,<br />

dove si è liberalizzata la vendita della droga leggera, la delinquenza sia diminuita, anzi.<br />

Suggerirei all’on. Pannella di non viaggiare come parlamentare ma come semplice sconosciuto<br />

turista, per poter vedere come sono veramente le cose, prima di patrocinare crociate<br />

sulla pelle dei nostri giovani, che alla fine non risolveranno il vero unico problema<br />

di fondo. Sull’onda del risentimento di noi tutti per le nefandezze della mafia, è facile dire<br />

legalizziamo la droga e togliamo alla mafia miliardi, ma non credo che per i drogati sia la<br />

strada più giusta.<br />

Lettera firmata - Piacenza<br />

✧<br />

8 ottobre ’88 - Vado a malincuore con il dott. Vaglia ad un incontro sull’Aids organizzato per<br />

i medici. Tra banalità e pochezza di alcuni, è emersa l’umanità e la professionalità del dott.<br />

Vaglia che, pur ricevendo dai colleghi molti complimenti, si sente deluso. Quando la riunione<br />

finisce, un’infermiera e un’assistente del reparto infettivi presenti all’incontro, se ne vanno delusi<br />

senza aspettare la cena.<br />

✧<br />

Il Giornale - 29 ottobre 1988<br />

Una partita di eroina tagliata male la causa dei decessi degli ultimi due giorni?<br />

<strong>Droga</strong> “Killer”: 6 morti a Torino<br />

56 vittime dall’inizio dell’anno – Il giudice Francesco Saluzzo:“le responsabilità maggiori<br />

ricadono sugli organi di polizia, noi magistrati aspettiamo informazioni che non arrivano”<br />

Torino – Sintesi – altri due giovani sono morti per overdose. Altre due vittime si aggiungono al terribile,<br />

tristissimo elenco di croci con cui l’eroina ha segnato le città. Cinquantasei vite sono state cancellate<br />

dalle siringhe, sei negli ultimi due giorni. E adesso la gente, gli inquirenti, i medici si interrogano<br />

circa le proporzioni di una tragedia che sta assumendo dimensioni agghiaccianti. (…) Una<br />

cosa è certa: l’eroina che passa di mano in mano, fra trafficanti, tossicodipendenti e piccoli spacciatori<br />

è “diversa”. Troppo pura, dice qualcuno, “tagliata male”, sostengono altri. Così ogni buco diventa<br />

un’avventura, una folle roulette dove la posta è la vita. Il quinto dei deceduti è stato trovato cadavere<br />

ieri mattina in un bagno della clinica universitaria di ginecologia, dove lavorava. Era riverso a<br />

terra, le mani strette al petto, gli occhi dilatati dal dolore; aveva ancora la siringa piantata nel braccio.<br />

A terra una bustina e i soldi dello stipendio che aveva ritirato la mattina. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale - 29 ottobre 1988<br />

Il varo della nuova legge rinviato per le troppe perplessità dei ministri<br />

Contro i drogati governo diviso<br />

Il drogato è un malato, dice Donat Cattin – E intanto a Torino ne sono morti sei in 48 ore<br />

✧<br />

– 141 –


1988<br />

Modica impunità<br />

Articolo di Salvatore Scarpino<br />

Sintesi -Le dichiarazioni di Craxi sulla necessità di punire i consumatori di droga oltre che - con<br />

mano ben più pesante – gli spacciatori e i trafficanti, hanno provocato nello stagno italiano una prevedibile<br />

tempesta. Appare sospetto, al limite del tradimento, che il capo di un partito che molto ha<br />

contribuito all’egemonia della cosiddetta cultura della liberazione si sia ravveduto sulla via del Pentagono……<br />

Ma la questione della posizione dei tossicodipendenti, di là dagli esercizi di decrittazione politica,<br />

rimane ed è gravissima. La legislazione italiana sul consumo della droga ha creato una casta di disperati<br />

intoccabili, una sterminata legione d’infelici che tutti dicono d’amare. Sono giovani sventurati<br />

cui sono riservate amarezze senza fine. Lo Stato riconosce loro il diritto di fare scempio della propria<br />

vita e non li punisce se acquistano, giorno dopo giorno, con maniacale regolarità, la loro modica<br />

quantità di droga. Tutto questo, tuttavia, non li tiene lontani dalle galere, poiché lo stesso Stato, con<br />

logica sinistra, li aspetta al varco e li punisce poi per le piccole e grandi infamie che commettono per<br />

effetto della droga.<br />

La liceità dell’acquisto di una modica quantità di droga per uso personale ha di fatto legalizzato e<br />

stabilizzato il mercato degli stupefacenti. Lo Stato vuole, fortissimamente, colpire i trafficanti, ma<br />

garantisce i consumatori di droga purché abbiano l’accortezza di fare i loro acquisti volta per volta.<br />

Si vuole eliminare un mercato pericoloso mettendo fuorilegge i venditori, ma non i compratori. Il<br />

mercato però, per esistere ha bisogno degli uni e degli altri. Sulla via dell’eroina e della cocaina si è<br />

creata una rete di distribuzione tragicamente funzionale quale non è sempre agevole distinguere –<br />

negli anelli finali – il consumatore dallo spacciatore. Quanti sono i tossicodipendenti che si guadagnano<br />

la loro bustina smistandone due o tre – sempre una alla volta, s’intende – fra i compagni di<br />

pena? Quanti sono i giovani costretti a cercare a iniziare altri clienti per servire i loro padroni? (…)<br />

Ma è stata la droga a rendere pericolosissima la mafia, anche per i governi. Sono narcodollari che<br />

conferiscono ai nuovi boss un potere finanziario e politico prima sconosciuto. (…) A questo punto,<br />

è chiaro che bisognerà fare qualcosa per dissuadere i consumatori. Bisognerà scoraggiare la prima<br />

volta. Prevenzione innanzitutto, tanta, massiccia, intelligente, articolata. Ma anche altre forma di<br />

dissuasione e, se non si ha paura delle parole, di repressione. Il problema non si risolve con la sola<br />

legge penale. La galera è fuori discussione, perché in questi casi non serve a nulla. Ma bisogna studiare<br />

qualcosa, dalle sanzioni amministrative agli affidamenti alle comunità terapeutiche, dalle pena<br />

pecuniarie al servizio sociale obbligatorio.<br />

Senza tabù: è assurdo inneggiare alla libertà dell’individuo lasciandolo libero di farsi schiavo.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 31 ottobre:<br />

Muore per overdose nel furgone sotto casa<br />

✧<br />

Il Giornale 4 novembre 1988<br />

Il Viminale informa che i morti sono aumentati quasi del 50% rispetto al 1987<br />

La “roba” e l’avversione a Craxi avvicinano Occhetto e Pannella<br />

L’opposizione comunista alla linea dura sollecitata dal Psi contro la droga converge con<br />

l’“antiproibizionismo” caldeggiato dai radicali – E il flirt si estende ad altri punti<br />

✧<br />

Il Giornale - 5 novembre 1988<br />

In Italia è ancora polemica, ma la città un tempo famosa per la sua “indulgenza”<br />

ha cambiato idea e ha scelto la severità - È ormai un problema di ordine pubblico:<br />

– 142 –


1988<br />

<strong>Droga</strong>, Amsterdam non tollera più<br />

È in forte aumento il numero dei tossicomani che praticano la violenza<br />

I consumatori recidivi adesso potranno scegliere tra il carcere e clinica di disintossicazione<br />

Il Giornale di Vicenza - 10 novembre 1988<br />

<strong>Droga</strong>, “no” di Craxi alla modica quantità<br />

Martelli e il sindaco di Milano favorevoli alla liberalizzazione delle droghe leggere<br />

✧<br />

Il Giornale - 11 novembre 1988<br />

Una levata di scudi contro gli “spinelli liberi”<br />

<strong>Droga</strong>, adesso Craxi sconfessa Martelli<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 11 novembre 1988<br />

Trovato nell’acqua del Brenta con una siringa nel pugno<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 16 novembre 1988<br />

Stroncato da una “overdose” nella sua stanza<br />

Intossicato anche l’amico, che rifiuta ogni assistenza<br />

✧<br />

Il Gazzettino - 17 novembre 1988<br />

Padova. Il Prefetto propone: “Distribuire gratis l’eroina ai cronici”<br />

✧<br />

Lettera ricevuta dall’assessorato ai servizi sociali del Comune di Arzignano che: “ritiene di far<br />

propria l’iniziativa di informazione (riferito al fascicolo <strong>Droga</strong> e famiglia) a sostegno dell’opera<br />

educativa dei genitori di quei ragazzi che, per la loro età adolescenziale, possiamo considerare<br />

a rischio. Ciò nelle consapevolezza che questo sforzo concreto, condiviso da quanti operano<br />

nel settore, possa contribuire a contrastare efficacemente il diffondersi del tragico fenomeno<br />

DROGA anche nel nostro territorio”.<br />

✧<br />

Vicenza 26 novembre 1988<br />

Sala conferenze nel Chiosco di S. Corona – Convegno sul tema droga:<br />

“DOVE STIAMO ANDANDO?”<br />

Esperienze a confronto – Proposte per nuovi indirizzi nella normativa nazionale e regionale<br />

Organizzato dal Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e dall’Ulss 8<br />

Con la partecipazione dell’On. MARIA PIA GARAVAGLIA sottosegretario alla Sanità<br />

INTERVENGONO:<br />

Olga Dalla Valle - Presidente del Comitato di Solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti<br />

Dott. Achille Variati - Consigliere Delegato per i Settori Sociali dell’Ulss. n. 8 “Vicenza”<br />

Dott. Gian Nico Rodighiero - Giudice Istruttore presso il Tribunale Civile e Penale di Vicenza<br />

Geom. Domenico De Boni - Presidente dell’Ulss. n. 8 di Vicenza<br />

– 143 –


1988<br />

Dott. Vincenzo Balestra - Responsabile del Servizio Medico –Sociale tossicodipendenze dell’Ulss. n 8<br />

Dott. Maurizio Creuso - Assessore agli Interventi Sociali della Regione Veneto<br />

Dott. Marino Quaresimin - Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Vicenza<br />

Un giovane per testimoniare le sue esperienze<br />

Intervento introduttivo<br />

<strong>Droga</strong>, dove stiamo andando? A questa domanda esplicita cercheremo di dare una<br />

risposta facendo prima il punto sulla attuale situazione del fenomeno droga.<br />

Io sostengo che stiamo andando incontro ad un capolinea sconvolgente, in cui gli<br />

antieroi dei nostri giorni sacrificano la loro vita in nome di un astratto e falso concetto di<br />

libertà, che lo Stato stesso ha concesso loro: libertà di drogarsi, di spacciare morte impunemente,<br />

di allargare a dismisura questo cancro che colpisce i nostri figli nel momento più<br />

delicato della loro giovinezza.<br />

E qui mi torna alla mente la fiaba del pifferaio magico, il quale, per liberare la città dai<br />

topi molesti e pericolosi, li incanta con la sua musica e, irretiti, li conduce verso un dirupo<br />

perpendicolare al mare. I topi, sentendo la magica melodia, accorrono a frotte da ogni<br />

parte e ingrossando a dismisura una lunghissima fila, privi di una loro volontà, si lasciano<br />

cadere dal precipizio annegando miseramente.<br />

I tossicodipendenti sono come i topi della fiaba; come loro, soggiogati dall’eroina, che<br />

all’inizio dà una sensazione di onnipotenza e fa vivere in un mondo ovattato e senza problemi,<br />

si ritrovano poi svuotati da ogni volontà, che non sia quella dell’affannosa ricerca<br />

della modica quantità quotidiana; invischiati in una realtà non più gratificante, ma altamente<br />

degradante ed emarginante che li porta anzi tempo alla morte. Morte per overdose,<br />

per suicidio, per incidenti stradali, per malattia.<br />

In una indagine svolta tra i giovani dai 15 – 17 anni, è emerso che il 90 per cento di<br />

coloro i quali si accostano alle sostanze stupefacenti, lo fanno per curiosità, per sentire cosa<br />

si prova, per dimostrare a sé stessi e ai compagni di possedere coraggio; ferma restando la<br />

convinzione di smettere quando si vorrà. Di fatto, invece, operano una non scelta.<br />

Irretiti da una società massificata e consumistica, vengono condizionati già alla nascita<br />

da modelli negativi che soffocano in loro ogni aspirazione personalistica.<br />

In questi ultimi tempi si è molto parlato di droga e Aids. Sembra si sia capito finalmente<br />

che le due piaghe camminano a pari passo e forse, più che la paura della droga, spaventa<br />

l’Aids.<br />

Per bloccare la seconda bisogna circoscrivere e stroncare la prima.<br />

Ognuno, in questi giorni, ha avuto modo di esprimere la propria opinione più o meno<br />

qualificata, con il risultato di creare una grossa confusione. <strong>Droga</strong> si, droga no; ancora una<br />

volta però, si sta giocando sulla pelle del drogato e della sua famiglia che, da sempre, si<br />

trova in prima linea impotente e sola.<br />

L’uomo è un individuo sociale, che vive in una realtà storica, culturale, politica. Ho<br />

cercato nel dizionario il significato etimologico della parola sociale e ho trovato queste<br />

voci: “Giustizia sociale: quella che attua l’uguaglianza sostanziale dei diritti e doveri di<br />

tutti i membri di una determinata società” – “Ordine: condizione di una società caratte-<br />

– 144 –


1988<br />

rizzata dall’assenza, stabilita anche coattivamente di conflitti che possono comprometterne<br />

l’equilibrio globale, che tende ad assicurare benessere e sicurezza a tutti i cittadini”. –<br />

“Assistenza: insieme delle attività svolte da appositi organismi per l’aiuto morale e materiale<br />

di persone in particolare condizioni di disagio”.<br />

Sono anche andata a rivedermi la Costituzione italiana e riporto testualmente: art. 30<br />

– “Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti”<br />

- art. 32 “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse<br />

della collettività. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento se non<br />

per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal<br />

rispetto della persona umana”.<br />

Io posso affermare che da quando la droga è entrata prepotentemente nelle nostre case,<br />

questi articoli della nostra Costituzione non sono stati osservati.<br />

Ci sono tre modi per vedere il tossicodipendente: quello della famiglia, lasciata nell’abbandono,<br />

quello dell’operatore che svolge un lavoro e quello della gente comune che lo<br />

criminalizza.<br />

La famiglia, sola e impreparata nel combattere questa piaga, si è trovata impotente,<br />

ostacolata dalle leggi stesse e penalizzata con crudeltà. Non si può lasciare che un giovane<br />

si distrugga senza intervenire in suo aiuto. Se una persona si vuole gettare da una finestra<br />

del decimo piano, la si ferma salvandola, non le si dà una spinta per farla precipitare. Non<br />

vedo perché, invece di cercare di salvare un tossicodipendente, gli si permetta ulteriormente<br />

di drogarsi per farlo morire in fretta.<br />

Mi sorge il dubbio che la società del ventesimo secolo non ami i suoi giovani!<br />

Lo Stato, che fino ad ora non ha approntato un interveto mirato e coraggioso contro<br />

la droga, dovrebbe essere denunciato per omissione di aiuto a persone in difficoltà.<br />

Ora, che finalmente sembra che si decida di agire prendendo seri provvedimenti, coloro<br />

i quali sono fissati nella tolleranza e nel garantismo, insorgono e contrastano i nuovi<br />

tentativi. Se vogliamo veramente salvare tante vite, togliamo la causa prima della diffusione<br />

della droga: “la modica quantità”.<br />

La droga c’è perché piace, la domanda c’è perché c’è l’offerta.<br />

In un recente incontro di Giovanni Paolo II con il presidente del Consiglio De Mita,<br />

il Papa tra l’altro ha detto: ”Sostenere, favorire, difendere la famiglia, anche attraverso adeguate<br />

scelte di politica sociale, significa garantire il futuro stesso della Nazione”.<br />

A conclusione del mio intervento, a nome del mio Comitato, del Comitato Veneto<br />

Antidroga, del Coordinamento Nazionale Antidroga di cui facciamo parte chiedo:<br />

L’abolizione della modica quantità.<br />

L’unificazione delle competenze in materia di stupefacenti in un unico Ministero.<br />

La sospensione delle pene relative a reati connessi alla tossicodipendenza al compimento<br />

di un programma di riabilitazione.<br />

L’abolizione per uso non strettamente terapeutico di tutte le sostanze che danno dipendenza.<br />

La creazione di comunità terapeutiche, anche differenziate, le uniche che possono<br />

di ridare la vera libertà e dignità a che l’ha persa con la droga.<br />

– 145 –


1988<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 novembre 1988<br />

Convegno organizzato dal Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e Ulss n.8<br />

<strong>Droga</strong>, lo Stato e le sue leggi sempre sul banco degli accusati<br />

L’educazione ai valori autentici resta la migliore<br />

Sintesi – Parlare di droga vuol dire tutto e niente. Tanto è vero – come è stato sottolineato - che<br />

da almeno vent’anni il problema è sul tavolo delle forze politiche. Vent’anni che sono per certi versi<br />

gettati al vento. La proposte, le leggi, i dibattiti e i suggerimenti sono stati profusi a piene mani. Ma<br />

il quadro della situazione è terribile. (…) Ma c’è chi, al di là dell’odierno interesse scaturito quasi per<br />

incanto e dettato più da motivi di politica-spettacolo, cerca di offrire della risposte. Di tutto questo<br />

se n’è parlato in occasione della tavola rotonda “<strong>Droga</strong>: dove stiamo andando?”, organizzata dal<br />

Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti e dall’Ulss 8 di Vicenza nella sala conferenze<br />

dei Chiostri di Santa Corona. Olga Dalla Valle, presidente del Comitato, ha considerato l’inadeguatezza<br />

di quanto è stato compiuto fino ad ora sul fronte dell’emergenza droga. (…) Accanto<br />

agli interventi di De Boni, presidente dell’Ulss 8 e di Quaresimin, assessore del Comune di Vicenza,<br />

si sono alternati gli altri esperti. Il dott. Rodighiero, giudice istruttore del tribunale ha parlato<br />

sulla “Situazione repressiva attuale e nuove prospettive”. Il dott. Balestra ha illustrato: ”la funzione<br />

e il ruolo dei servizi per le tossicodipendenze”. Presentati dal dott. Variati sono intervenuti il dott.<br />

Creuso, assessore agli interventi sociali del Veneto su: ”Linee di indirizzo emergenti a livello regionale<br />

in tema alla lotta alla tossicodipendenza” e l’on. Maria Pia Garavaglia, sottosegretario alla sanità<br />

con : ”Ipotesi e indirizzi per una nuova normativa nazionale”.<br />

Il dibattito, che si è protratto con molta partecipazione (gli interventi, tanto politici che professionali,<br />

sono stati numerosissimi ) ha presentato svariate problematiche. Sul banco degli accusati sono<br />

state poste in primo luogo le tante leggi promulgate dal Parlamento. È stato tracciato un profilo giudiziario,<br />

psicologico e medico del tossicodipendente, ma la discussione è andata oltre. La droga non<br />

si combatte né col carcere né con le misure repressive. Nessun tossicomane può essere curato secondo<br />

direttive standard. (…) È emersa una linea comune di azione. Le leggi dello Stato devono essere<br />

attuate nella loro completezza. Altrimenti non potranno mai essere al servizio ci chi soffre. (…) La<br />

miglior via, resta senz’altro l’educazione dei giovani ai valori autentici. (…) L’on. Garavaglia, ha al<br />

termine proposto le sue idee: Servizi a favore dei tossicodipendenti in funzione 24 ore su 24 e il<br />

varo (siamo alla quinta bozza) di una riforma di legge che elimini il concetto di “modica quantità”<br />

e istituisca un adeguato programma di prevenzione. Ma il male più grande è ancora annidato nella<br />

società. La droga è un comodo veicolo di propaganda politica. Nel ’70 tutti inneggiavano alle sostanze<br />

allucinogene dipingendole come giusta risposta a una società malata e chiusa. Ora il processo è<br />

invertito. Sono proprio le stesse persone e i medesimi mass media di allora ad avere ribaltato il concetto.<br />

Allora, che senso ha per noi combattere questo cancro? Se non si creerà un mondo di valori<br />

adeguato – ha concluso Garavaglia – le battaglie per quanto giuste, non saranno mai rese possibili.<br />

E allora, giustamente, al di la di ogni retorica politica, prevarrà quel “silenzio dello sdegno” sottolineato<br />

da un manifestino diffuso all’esterno da un gruppo di ex tossicodipendenti. E l’accusa è stata<br />

ripetuta anche all’interno. L’improvvisazione di certi politici è incredibile. Lo stesso governo e il parlamento<br />

vivono in una situazione di “non credibilità”. “ Di fronte a questo bordello dionisiaco –<br />

qualcuno ha suggerito – non rimane che il silenzio”. Ma forse, l’arma migliore, in senso politico,<br />

potrebbe essere quella del voto contro quei politici che prediligono “l’effimero” alla cura di chi soffre.<br />

Parola di sottosegretario al governo.<br />

✧<br />

Il Gazzettino - 1 dicembre 1988<br />

AIDS - Una mina vagante - Una strategia, tre obiettivi<br />

– 146 –


1988<br />

Dicembre 1988, giornata mondiale dell’Aids: una iniziativa messa in atto dall’OMS, l’organizzazione<br />

mondiale della sanità, convinta dall’urgenza della situazione a mobilitarsi in una lotta planetaria<br />

contro la malattia. La strategia globale contro l’Aids dell’OMS ha tre obiettivi:<br />

1- prevenire l’infezione da HIV.<br />

2- portare il miglior supporto e cura possibili a coloro che già sono stati infettati dall’HIV.<br />

3- unire gli sforzi nazionali e internazionali contro l’Aids. Il primo obiettivo, cioè prevenire la trasmissione<br />

dell’infezione, è teoricamente realizzabile perché il virus è trasmesso solo attraverso comportamenti<br />

individuali specifici (ad esempio, promiscuità sessuale – scambio di siringhe infette). Per<br />

ottenere questo obiettivo sono necessari in tutti i Paesi programmi di informazione e di educazione<br />

a lungo termine. Il secondo obiettivo è di ridurre l’impatto personale e sociale che è elevatissimo,<br />

dell’infezione HIV. Questo significa assicurare un trattamento umano dei pazienti e garantire supporto<br />

sociale e sanitario a coloro che sono malati o solo portatori asintomatici dell’infezione. Il terzo<br />

obiettivo infine è quello di unificare gli sforzi nazionali e internazionali contro l’Aids. Più di 250<br />

nazioni hanno già nominato dei comitati nazionali per l’Aids.<br />

Alla domanda tento di rispondere io. Come rappresentante del Comitato e come madre, toccata<br />

profondamente dal problema che aveva colpito mio figlio, volendo capire e non accettando tesi<br />

per me campate in aria, mi sono recata al Malattie Infettive dell’ospedale Borgo Trento di Verona,<br />

ho parlato con un medico e ho saputo che loro avevano attuato una forte campagna di prevenzione<br />

contro l’uso promiscuo di siringhe per evitare l’epatite C e altre malattie trasmissibili<br />

con il sangue (ancora non si conosceva l’HIV); prevenzione purtroppo non verificatasi a Vicenza.<br />

Naturalmente questa tesi è rimasta inascoltata dai responsabili socio-sanitari di Vicenza.<br />

Città Casi Omosessuali Tossicodipendenti Bambini Altri<br />

Vicenza 54 3 50 1 0<br />

Verona 32 5 19 1 7<br />

Rovigo 5 2 2 0 1<br />

Padova 30 7 18 1 4<br />

Belluno 3 1 2 0 0<br />

Treviso 7 4 2 0 0<br />

Venezia 25 8 14 1 2<br />

Vicenza, poco più di 110 mila abitanti, oltre 3 mila tossicodipendenti, è tra le città del Veneto la più<br />

martoriata dall’Aids. I sieropositivi sono ormai diverse centinaia. Un quadro non certo rassicurante,<br />

ma soprattutto inspiegabile. Come mai in una città apparentemente tranquilla il numero dei casi di<br />

Aids è superiori agli altri luoghi di provincia?<br />

✧<br />

Aids – 1 dicembre 1988 – Cristina ci lascia<br />

Ventiquattresima vittima. Si fanno vivi i parenti. Il Vescovo celebra il funerale.<br />

La tragica sorte di Cristina morta per Aids<br />

Quel mucchietto di stracci adagiato sul letto, una volta era una bella ragazza. Ora è una vita<br />

che si consuma lentamente e inesorabilmente. Il suo nome è Cristina e ha alle spalle anni di<br />

desolazione, di sofferenza e di tanta “libertà”. “Libertà di suicidio lento e inesorabile attraverso<br />

la droga.<br />

– 147 –


1988<br />

Cristina, forse, felice non è stata mai. Non so come sia stata presa tra i tentacoli della tossicodipendenza,<br />

so di certo che si doveva impedirle di conoscere tutte le esperienze negative e<br />

degradanti cui era andata incontro, e non solo lei, ma tutti i giovani che come mosche sul miele<br />

venivano e vengono attirati da questo cancro sociale.<br />

Cristina giaceva sul suo letto di dolore e, salvo momenti rari di lucidità, per il resto rimaneva<br />

inerte e priva anche di quel bene che è dato dalla coscienza di vivere e dalle facoltà mentali<br />

sane. La sua mente era come quella di un vecchio colpito da demenza senile, solo che lei<br />

aveva 30 anni. Molte erano le necessità di questa giovane, senza familiari, senza amici, sola<br />

con la sua malattia; unico aiuto era quello del personale sanitario del reparto infettivi.<br />

Un giorno ho chiesto alla mamma di Martino:”te la senti di dedicare un po’ del tuo tempo<br />

a Cristina”? Lei rispose subito sì, pur sapendo che in questo modo avrebbe rivissuto la sofferenza<br />

provata con il figlio. Un’altra mamma nella sua medesima situazione l’affiancò in questa<br />

opera altamente umanitaria.<br />

È iniziata con Cristina una delle pagine più belle del nostro volontariato presso i malati<br />

terminali di Aids che non avevano assistenza, nonostante gli innumerevoli pregiudizi sul “facile<br />

contagio”della malattia. Partì da qui, anche con il supporto di mons. Nonis, la spinta verso<br />

il Comune e l’Ulss 8, per ottenere una struttura per malati terminali, molti dei quali erano<br />

senza famiglia.<br />

Tanto fu l’amore che Cristina ricevette, che sorprendentemente migliorò. Il suo cervello, stimolato,<br />

sembrava riprendersi e a Edith diceva:”tu sei la mia mamma, ti voglio bene”.<br />

Quando mons. Nonis, da poco nominato vescovo nella nostra città visitò il reparto, ebbe<br />

modo di conoscerla, a lui raccontò un po’ la sua storia: “Sono stata cattiva, i miei mi hanno<br />

mandata via da casa, ho dormito anche sotto i ponti, ho patito la fame, il freddo, la solitudine,<br />

ho fatto tante brutte esperienze, poi ho conosciuto un delinquente buono che mi ha aiutata<br />

e quando lui aveva un buono per mangiare se io non avevo niente lo dava a me”. Nell’ascoltarla,<br />

il Vescovo si commosse ed espresse il desiderio di essere informato sull’evolversi della<br />

malattia.<br />

Alla sua morte volle celebrare il servizio funebre, a lei, a Cristina, che droga e Aids l’avevano<br />

relegata tra “gli ultimi degli ultimi”. Durante la messa ebbe parole dure contro i “dispensatori<br />

di morte” e accenti di biasimo verso chi poteva fare e non faceva.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 dicembre 1988<br />

Mons. Nonis ha presieduto il funerale della ventiquattresima vittima vicentina<br />

una giovane deceduta venerdì scorso<br />

Lotta all’Aids, la Chiesa in prima linea<br />

Il vescovo e la chiesa vicentina si sentono profondamente interrogati dall’emergenza Aids e non<br />

intendono stare in seconda linea nella lotta alla terribile malattia. (…) Davanti alla bara della giovane<br />

donna, che lascia una figlia, attorno alla quale si sono stretti ieri nella chiesa del S. Bortolo, rappresentanti<br />

del volontariato, le madri dei tossicodipendenti e il personale sanitario, il vescovo ha lanciato<br />

un appello alla Vicenza del benessere perché non perda il senso della pietà, la sensibilità verso<br />

chi soffre, e si occupi anche di chi ha condotto vite irregolari, segnati da episodi di sofferenza e culminati<br />

nella malattia. (…)<br />

– 148 –


1988<br />

✧<br />

Giornata mondiale di lotta all’Aids – Lettera del Vescovo al Giornale di Vicenza<br />

Contro l’Aids, ma incontro a chi è malato<br />

Contro l’Aids, incontro ai malati di Aids: potrebbe essere un motto della nostra Chiesa diocesana.<br />

Il nostro Paese è terzo, dietro a Francia e Germania, per il numero di “casi”: un triste primato, in<br />

questa Europa del benessere che vanta tanti raggiungimenti positivi. Vicenza è al primo posto nel<br />

Veneto per il numero di decessi: speriamo che ciò sia dovuto al fatto che esiste da noi un attrezzato<br />

e bene gestito Reparto ospedaliero di accoglienza e di cura.<br />

Pur non avendo tra i suoi fini istituzionali e i suoi programmi specifici la lotta a questa o quella<br />

malattia (sociale, infettiva, epidemica, o anche individuale eppur tragica come l’affezione psichiatrica),<br />

la Chiesa universale è mandata nel mondo a combattere ogni forma di male che minacci o mortifichi<br />

l’uomo, specialmente là dove le istituzioni e le strutture che l’Ente pubblico dovrebbe approntare<br />

non siano ancora presenti o efficienti.<br />

Nei confronti della terribile malattia infettiva che si suole indicare con la sigla Aids la Chiesa condanna,<br />

anzitutto, il ricorso alle vie attraverso le quali essa sembra diffondersi, si tratti delle iniezioni<br />

di droga, o dei rapporti sessuali extraconiugali (siano omosessuali siano eterosessuali). siamo pure<br />

convinti che la pubblicità, pagata con molto pubblico denaro, affidata o alla stampa o alle emittenti<br />

radiotelevisive, sia stata intonata su una lunghezza d’onda che non coincide con una visione cristiana<br />

dei valori, e che sembri più atta a incoraggiare con cautela chi pone le possibili condizioni dell’infezione<br />

(siringa, rapporti sessuali), che favorire l’astinenza da esse, unica vera prevenzione e morale<br />

fisica.<br />

Ciò non toglie che i cristiani debbano sentire come proprio, direttamente emergente dalla coscienza<br />

alla quale il Signore ha affidato il comandamento della carità, il dovere di sensibilizzarsi, e di sensibilizzare<br />

altri, sul morbo orrendo, le prospettive di sviluppo del quale sono, a livello mondiale e<br />

nazionale, inquietanti.<br />

Dovremmo innanzitutto guardarci dal condannare gli ammalati, o dal fare qualsiasi cosa che li estrometta<br />

o li emargini dalla nostra vita associata. Essi sono oggi, tra i nostri fratelli sfortunati, i più bisognosi<br />

di pietà, comprensione e aiuto, di assistenza e di accoglienza. D’intesa con le unità sanitarie e<br />

i pubblici organismi preposti all’assistenza, la nostra Chiesa, sia attraverso la Caritas diocesana e parrocchiale<br />

sia in altre forme, deve dimostrarsi disponibile a collaborare perché si organizzino strutture<br />

sia pur minime e graduali di accoglienza e di cura. In tal senso si esprime anche la Caritas nazionale,<br />

che ci esorta a considerarci in prima linea, nello spirito della solidarietà caritativa, in questa<br />

lotta.<br />

La prima Giornata mondiale di sensibilizzazione contro l’Aids, che si celebra in tutto il mondo, ci<br />

dovrebbe trovare presenti e disponibili. Invito i Parroci e Rettori di chiese a farne un cenno sostanzioso<br />

nel corso delle SS. Messe di domenica 4 dicembre o delle riunioni che si svolgono in parrocchia.<br />

Dio Padre e la Vergine Maria tengano lontana dalle nostre Comunità questa nuova pestilenza,<br />

la diffusione della quale è legata per tanta parte dalla debole volontà umana.<br />

✧<br />

2 Dicembre 1988 – Nel mio “archivio” , tra i tanti articoli di giornali, ne ho trovato uno a<br />

firma di Mauro Bartolo, che desidero riportare a stralci. Purtroppo ho segnato la data ma non<br />

l’intestazione del quotidiano.<br />

Dalla farsa alla tragedia<br />

(…) Tutto il disastro comincia quando i partiti mandarono i loro rappresentanti a governare la<br />

sanità. Questo sistema è ancora in atto, è il principale responsabile dello sfascio, ma nessuno ne parla<br />

più, neanche io che fui il primo, essendo mezzo giornalista e mezzo medico, a profetizzare lo scem-<br />

– 149 –


1988<br />

pio d’oggi. (…) Il disservizio e lo sbraco degli ospedali deriva anche da una atmosfera di permissivismo<br />

e di comunella sindacale che ha svuotato d’ogni decisionalità ed autorità la figura dei direttori,<br />

dei coordinatori e dei primari. Anche ciò è dovuto alla politicizzazione (di pessima marca) dell’ambiente.<br />

(…) I medici ospedalieri sono pochi, ma soprattutto mal distribuiti. (…) Sulla stessa falsariga<br />

si pone l’eccezione di Donat Cattin non sul fatto che i medici siano presenti in ospedale particolarmente<br />

al mattino e non secondo turni continui . (…) Non si capisce che l’atto medico è un atto<br />

squisitamente collegiale, e che gli assistenti devono fare la visita con il primario, per imparare l’arte.<br />

Il malato va visto insieme, in tre, in cinque, in dieci, perché la diagnosi la si costruisce insieme, anche<br />

con le varie competenze. (…) Automatizzare l’atto medico, svilirlo a computo industriale o commerciale,<br />

senza tenere in alcun conto l’attività scientifica, l’apertura o meno delle strutture al territorio<br />

o alla regione o all’intera nazione, arrogandosi il diritto e la capacità di conoscere quali siano le più<br />

intime esigenze assistenziali e culturali delle varie branche mediche, è un atto di mortificazione e di<br />

intruppamento populistico che costituisce l’ultima grave offesa alla professione medica.<br />

Il disprezzo della nostra funzione traspare da molti degli atti ministeriali di questi ultimi tempi. (…)<br />

✧<br />

Lettera inviata a: Il Giornale di Vicenza e pubblicata il 2 dicembre 1988<br />

<strong>Droga</strong>, una tragedia collettiva<br />

Egregio direttore,<br />

qualche giorno fa, un giovane tossicodipendente della nostra città ha subito un processo<br />

per detenzione di 10 grammi di eroina ed è stato condannato a quattro anni di reclusione<br />

e ad una multa di 6 milioni e centomila lire.<br />

In questo particolare momento in cui tanto si parla e si scrive sulla tossicodipendenza<br />

e tutti s’improvvisano esperti annunciando convinzioni e teorie fino ieri diametralmente<br />

opposte, desidero far riflettere chi di dovere, su quanto siano assurde le pene pecuniarie<br />

inflitte ai tossicodipendenti.<br />

Se questo giovane, indigente per il suo stato di drogato, ha commesso un reato per procurarsi<br />

la “dose giornaliera”, con la reclusione, pagherà di persona il proprio errore; non<br />

vedo però, come potrà far fronte alla multa “salata” dato il suo stato di nullatenente. A<br />

questo punto, dovrà egli delinquere per pagare il suo debito alla giustizia, o questa si rivolgerà<br />

ai soliti genitori già tanto duramente provati anche sul piano finanziario, arrivando a<br />

pignorare loro i mobili o altro se non disporranno della cifra richiesta?<br />

Quando si comincerà operare secondo una logica realistica?<br />

E perché mai si continua a blaterare sulla trasformazione della legge 685/75 ignorando<br />

di proposito la collaborazione delle associazioni di genitori che già da anni hanno presentato<br />

una loro proposta in merito?<br />

Veda bene “La mamma preoccupata” che in una lettera al giornale datata 8 novembre,<br />

lamenta la “poca considerazione per i bambini da parte delle istituzioni”, quanto poco<br />

siano considerati anche i genitori! A questa mamma, a cui va tutta la mia solidarietà, desidero<br />

far notare che, se oggi ci troviamo in una situazione di emergenza in cui i problemi<br />

DROGA e AIDS non lasciano intravvedere una prossima soluzione, lo dobbiamo alla<br />

medesima “poca considerazione” verso quei bambini che dal ’68 in poi, oltre a soffrire<br />

della mancanza di personale insegnante, di aule, di spazi ricreativi e di un piano mirato di<br />

prevenzione nel senso più ampio della parola, hanno avuto purtroppo la sfortuna di veni-<br />

– 150 –


1988<br />

re a contatto con estrema facilità - partendo anche dai banchi della scuola - con le sostanze<br />

stupefacenti.<br />

Questa facilità si è creata mediante il famigerato articolo 80 della legge 685/75 che,<br />

permettendo la dose personale giornaliera di droga, ha impunemente permesso che spinelli<br />

ed eroina divenissero unica ragione di vita per troppi adolescenti, portandoli a consumare<br />

e a spacciare morte e ampliando a dismisura il mercato degli stupefacenti.<br />

Finché i genitori interverranno con proteste in modo solitario e sporadico, non otterranno<br />

nulla.<br />

Abbiamo bisogno di una partecipazione massiccia che faccia capire che il cittadino è<br />

stanco di subire impunemente disagi e tragedie, per una mancanza di volontà politica di<br />

affrontare con coscienza e determinazione problemi di vitale importanza.<br />

Purtroppo si continua ancora a giocare sulla pelle dei “drogati” e dei loro familiari,<br />

dimenticando che pure loro sono cittadini e come tali, secondo la Costituzione italiana<br />

hanno diritto a che lo Stato salvaguardi la loro salute e il loro benessere.<br />

Invito tutti i genitori a cui sta a cuore il futuro dei propri figli, ad unirsi insieme, vigilando<br />

costantemente e pretendendo protezione per i bambini di oggi, affinché non abbiano<br />

incontrare “domani” nella loro strada, spinelli ed eroina reclamizzati dal solito “amico<br />

compiacente”; se così fosse, una eventuale altra lettera al giornale potrebbe essere titolata:<br />

“Una madre disperata”.<br />

E Dio non voglia!<br />

Per il Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Aids – 1988 – A Vicenza 8 decessi – In Italia 857<br />

– 151 –


1988<br />

– 152 –


1989<br />

1989<br />

Il Giornale di Vicenza - 18 gennaio 1989<br />

Una vita bruciata dall’eroina<br />

Giovane asfissiato in auto<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 31 gennaio 1989<br />

Secondo un rapporto preparato per il Consiglio Superiore della Magistratura<br />

<strong>Droga</strong>, di 40 mila miliardi il “fatturato” nel 1988<br />

Ventimila vengono spesi per acquistare eroina, cinquemila per la cocaina e<br />

diciassettemila per i derivati della canapa indiana<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 16 febbraio 1989<br />

Muore per un’overdose<br />

La vittima trovata priva di vita con accanto una siringa<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 18 febbraio 1989<br />

Giovane stroncato da collasso<br />

Trovato dai genitori<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 febbraio 1989<br />

Aids, parte un corso per il volontariato – Obiettivo assistenza<br />

Il problema dell’Aids, gli aspetti sanitari e sociali che sono connessi a tale malattia, la situazione del<br />

tutto peculiare e per molti versi difficile di chi è sieropositivo richiedono oggi a tutta la collettività<br />

delle risposte precise. La prima, indispensabile, è la presa di coscienza che l’aids è un problema sanitario<br />

di una minoranza, ma è un problema sociale di tutti. Imparare a convivere pur nel rigoroso<br />

rispetto del diritto alla salute, che è sacro per tutti, con la situazione dei siero positivi e dei malati sta<br />

diventando non solo una necessità, ma soprattutto il segno importante di una solidarietà che, per<br />

fortuna, spesso si riscopre, almeno nei momenti difficili. (…) Le strutture sanitarie dell’Ulss 8 sono<br />

da tempo impegnate nell’iniziativa d’informazione, prevenzione e cura di questa patologia che proprio<br />

a Vicenza si è diffusa in maniera più pesante che in altre città. Ma proprio per coordinare lo<br />

sforzo degli enti specificamente rivolti a seguire gli aspetti sanitari del problema, si è attivato ora<br />

anche il volontariato, si stanno movendo altre istituzioni pubbliche, fra queste il Comune di Vicenza<br />

per dare delle risposte concrete in termini di solidarietà e sostegno a situazioni difficili come quelle<br />

dei sieropositivi e dei malati di Aids. (…)<br />

Un corso per operatori comincerà il 21 febbraio e vuole essere la prima tappa di un cammino di<br />

impegno serio e costruttivo. Questi i temi trattati: “Sieropositività e Aids – aspetti clinici epidemiologici<br />

“ (dott. Alberto Vaglia); “Tossicodipendenza ed esperienze” (dott. Vincenzo Balestra. Dott.<br />

Maria Giacobbo, signora Olga Dalla Valle); “Aspetti etici Psicologici” ( don Aldo De Toni); “Problemi<br />

assistenziali” (Antonio Battilana). Gli incontri si terranno nell’aula magna della Scuola convitto<br />

dell’ospedale di Vicenza.<br />

– 153 –


1989<br />

Il Giornale di Vicenza - 17 marzo 1989<br />

Lunedì all’Astra uno spettacolo – Denuncia del Gruppo di danza libera<br />

Un balletto contro droga e Aids per rompere silenzi e indifferenza<br />

L’armonia della danza a servizio di un tema terribile come quello della droga costituisce un momento<br />

di grande impatto emotivo, ma esercita anche una funzione di stimolo, nei confronti dell’indifferenza<br />

o della rassegnata consuetudine. Ecco la duplice valenza che il Gruppo italiano di Danza<br />

libera di Franca Della Libera intende proporre con “L’orto dell’Aurora”, un balletto che sarà proposto<br />

lunedì 20 marzo al teatro Astra con inizio alle 21.<br />

Lo spettacolo, certamente inconsueto, ma che giunge a ricordare quello che è il problema dell’Aids,<br />

è stato presentato ieri pomeriggio all’assessorato alla Cultura del Comune. Oltre alla signora Olga<br />

Dalla Valle, presidente del Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti, che ha organizzato<br />

l’iniziativa, erano presenti Marina Cogato, presidente della Commissione consiliare sociosanitaria<br />

del Comune, Diego Fontana, in rappresentanza dell’assessorato alla Cultura e il dott. Alberto<br />

Vaglia primario ff. del reparto malattie infettive al S.Bortolo.<br />

Si tratta di un balletto che narra la storia di due giovani uniti prima dall’amicizia, poi dalla droga,<br />

dall’Aids e infine dalla morte: la trama non è frutto di fantasia, ma specchio fedele di una realtà che<br />

ci circonda, spesso ignorata. “<br />

“ Da sempre – spiega Franca Della Libera – cerco di portare all’interno dei miei spettacoli problematiche<br />

angosciosamente presenti nella società di oggi. L’armonia della danza a servizio di un tema<br />

come quello terribile della droga, per esempio, oltre a costituire un momento di grande impatto<br />

emotivo, e quindi estetico, credo possa avere e abbia anche funzione di stimolo, di pungolo nei confronti<br />

di quegli atteggiamenti d’indifferenza o di rassegnata consuetudine per un fatto da molti considerato<br />

ineluttabile. (…) Si tratta di un lavoro nato da un dolore mio, personale, che in qualche<br />

modo ha segnato una svolta nella mia attività.<br />

L’orto dell’Aurora” presentato con successo in varie città della penisola e vincitore del premio “Latina<br />

1988” sarà preceduto dalla recita di brani e poesie scritte da alcune mamme di tossicodipendenti.<br />

Al termine dello spettacolo saranno raccolte delle offerte libere destinate all’acquisto di attrezzature<br />

per il Day hospital del malattie infettive, aperto lo scorso dicembre nei locali dell’ospedale. C’è poi<br />

l’intenzione di aprire una casa alloggio riservata ai malati di Aids che sono privi di una famiglia, in<br />

grado di aiutarli. L’appello, lanciato dalla signora Dalla Valle e da Marina Cogato, si è allargato in<br />

tutta la città, alla ricerca di persone in grado di offrire tempo e fatica (e magari una struttura) per<br />

raggiungere un obiettivo. (…)<br />

I due giovani da cui è stato preso lo spunto per il balletto sono Martino, di cui ho già parlato<br />

e il suo amico Mario. Ambedue in Aids, erano ricoverati al reparto infettivi assistiti amorevolmente<br />

dalle loro madri. La notte in cui la morte si prese Martino, Mario lo sognò e lo vide<br />

vestito di bianco, con una valigia in mano che frettolosamente lo salutava dicendogli che aveva<br />

molta fretta e tante cose da fare. Turbato, per qualche giorno, Mario continuò a chiedere notizie<br />

dell’amico, ma gli fu nascosta la verità, finché anche lui intraprese il viaggio senza ritorno.<br />

Franca Della Libera era la zia di Martino. Commossa dalla tragica storia che aveva unito i<br />

due amici, volle rappresentarla attraverso la danza per trasmettere un messaggio diverso ma toccante<br />

sulla tragedia della droga.<br />

Questa iniziativa vuole essere anche un invito a non giudicare, ma di cercare di capire chi<br />

ha sbagliato e tendere loro una mano; solo così si potrà demolire quel muro di indifferenza che<br />

ci rinchiude in noi stessi e ci rende estranei l’un l’altro. Solo così potremo sentirci parte integrante<br />

di una società che vuole essere civile e umana.<br />

– 154 –


Una scena del balletto “L’orto dell’aurora”<br />

1989<br />

Lettera di un giovane letta in occasione del balletto “L’orto dell’aurora”<br />

Questa mia lettera vuole essere la testimonianza di un giovane che per 13 anni è vissuto<br />

nel mondo della droga e che, finalmente, da quattro anni ne è uscito. Il motivo che mi<br />

spinse allora a provare quella esperienza, si discosta forse dalle scelte che inducono ora<br />

molti giovani ad entrarne.<br />

Erano gli anni ’70, e nell’aria si respirava un vento di ribellione nei confronti delle istituzioni,<br />

della famiglia e dell’idea stessa della vita. Si era portati a cercare idee ”diverse”<br />

nuovi confini della realtà, altri stati di coscienza. Così, ricercando, sono passato dallo spinello<br />

al “buco” e, come me, altri tanti compagni.<br />

Il passaggio dalle droghe “leggere” a quelle pesanti, mi appagò molto, all’inizio; trovavo<br />

nell’eroina la risposta a molti bisogni. Mi muovevo nel mondo con più sicurezza, più<br />

carica e mi sentivo come avvolto in un piacere sensuale. Era una sensazione meravigliosa,<br />

certo, non ne conoscevo le conseguenze (in quegli anni non se ne sapeva niente).<br />

I problemi arrivarono presto, mi accorsi quasi per caso che non potevo rimanervi<br />

senza, il tremendo disagio e la sofferenza che l’astinenza mi procurava, il richiamo fortissimo<br />

della droga era fin dentro di me, nel mio cervello. Mi accorgevo che mi mancava,<br />

che ne avevo bisogno.<br />

Di tutte le mie esperienze postume c’è troppo da dire per poterle riassumere in qualche<br />

riga. Fu tutto un alternarsi si situazioni che mi sfuggivano di mano e continui buoni<br />

propositi andati a monte. Ho cercato di smettere non so quante volte, in tutti i modi;<br />

viaggi, terapia anche coatta (una volta mi hanno legato al letto per quattro giorni), il lavo-<br />

– 155 –


1989<br />

ro, gli affetti, ma tutte si rivelavano un fallimento. Sprofondai in un abisso sempre più<br />

profondo. Ho conosciuto il mondo della delinquenza, dello spaccio, della prostituzione.<br />

Se non quelli che ruotavano intorno a me, nessun altro sospettava questa mia doppia vita,<br />

in quanto apparentemente conservavo un aspetto dignitoso, avevo molti interessi, provenivo<br />

da una buona famiglia, avevo conseguito un livello culturale buono, “ero un giovane<br />

di belle speranze”.<br />

La situazione però, con l’andare del tempo si deteriorò, era sempre più difficile conservare<br />

la mia immagine, provai l’esperienza del carcere e quella del rifiuto da parte della mia<br />

famiglia. La salute fisica e mentale andò via via peggiorando, soffrivo di depressioni, stati<br />

d’ansia, dolori, problemi epatici; alternavo momenti di euforia a quelli di vero sconforto.<br />

Mi accorsi che questo stato d’animo mi rendevano la vita impossibile. Inoltre era insopportabile<br />

in vuoto di emozioni e di sentimenti che sentivo dentro di me: l’eroina mi aveva<br />

tolto tutte le motivazioni, mi aveva reso cinico e duro nei confronti dell’esistenza.<br />

A questo punto la presa di coscienza di questa realtà triste e che non riuscivo ad accettare,<br />

mi spinse a considerare che da solo non ce l’avrei fatta, avrei dovuto ricorrere all’aiuto<br />

di altri. Mi rivolsi così alla mia famiglia che si rese nuovamente disponibile e mi aiutò<br />

nella ricerca di strutture adeguate al recupero.<br />

Gli operatori del <strong>Centro</strong> Diurno di Vicenza, incoraggiarono il mio sforzo e mi inserirono<br />

nel <strong>Centro</strong> dove c’erano altri ragazzi come me. L’inizio di questa nuova esperienza fu<br />

molto duro; abituato ad una vita di completa libertà mi trovai a dover sottostare a numerose<br />

regole che, inizialmente non comprendevo, fino a che cominciai ad accettare l’idea<br />

che poteva esserci qualcuno che rappresentava l’autorità, una autorità che si prendeva cura<br />

di me.<br />

L’attività all’interno di questo centro era basata su gruppi di psicoterapia, in cui ognuno<br />

di noi aveva modo di esprimere i suoi stati d’animo e i suoi problemi.<br />

Tutto ciò era molto liberatorio anche se spesso mi metteva in crisi.<br />

In molti anni mi ero costruito una tenace corazza difensiva e delle barriere psicologiche,<br />

attraverso le quali non filtravano più emozioni e sentimenti. Il lavoro che feci in quel<br />

periodo, fu di riuscire a demolire tutto questo con duri sforzi. Un po’ alla volta ci riuscii.<br />

Fu la cosa più bella della mia vita! Riuscivo a rivivere sensazioni piacevoli, scoprivo<br />

dentro di me valori che credevo ormai perduti, avvertivo giorno dopo giorno un senso di<br />

rinascita, quasi la mia pelle stesse cambiando. So che questa esperienza non è unica, che<br />

può essere vissuta da tanti giovani anche in altre strutture. Tutto questo mi dava una carica<br />

incredibile e questa carica mi aiutava a sperare in un futuro che non fosse legato allo<br />

squallore dell’eroina.<br />

Parlando della mia situazione attuale, mi ritrovo a dover ricostruire una vita ripartendo<br />

da zero. La cosa è quanto mai spiacevole e dolorosa, perché alcuni anni fa ero stato in<br />

grado di crearmi una posizione professionale di tutto rispetto. Ora sono costretto ad accettare<br />

lavori precari “in nero”, sottopagati e con nessuna sicurezza per il futuro. L’energia che<br />

ho scoperto di possedere mi fa andare avanti malgrado le avversità. Valutando tutta la mia<br />

esperienza, devo dire che mi considero una vittima, anche se può sembrare strano a molti,<br />

– 156 –


1989<br />

a coloro che credono nel libero arbitrio. L’eroina è una sostanza che ti coinvolge totalmente,<br />

una volta provata diventa irrinunciabile; è qualcosa che trascende la volontà personale.<br />

Per questo consiglio ai giovani di non provarla mai e di affidarsi con fiducia all’esperienza<br />

di chi ha conosciuto in prima persona questa dolorosa realtà, rovinando la propria<br />

esistenza e gettando all’aria le possibilità che la vita ogni giorno ti offre. Io penso che lo<br />

smettere di usare sostanze stupefacenti, debba essere soprattutto una scelta personale, frutto<br />

di una maturazione individuale. Non ho mai conosciuto nessuno che abbia rinunciato<br />

nel tempo a drogarsi solo perché costretto. È per questo che faccio appello alle istituzioni<br />

e alle famiglie affinché sostengano e incoraggino la volontà di uscirne, che comunque<br />

esiste in ogni ragazzo, creando dei supporti psicologici e delle strutture che lo aiutino nella<br />

sua scelta.<br />

Lettera firmata<br />

Questo giovane coraggioso avrebbe meritato come premio per la sua difficile lotta contro la<br />

droga di godere i frutti della sua vittoria; purtroppo certi errori portano a risultati spietati.<br />

Sieropositivo, la malattia prima lo ha reso cieco e poi gli ha tolto la vita.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 20 marzo 1989<br />

Un’altra iniziativa contro la droga: a Quinto Vicentino la comunità. Incontro di don Gelmini<br />

A Valproto la prima comunità per ragazze tossicodipendenti<br />

Dopo battaglie e accorati appelli che hanno caratterizzato gli ultimi dieci anni, finalmente una pietra<br />

miliare verrà posta entro l’89 nella lotta alla droga e nel recupero dei tossicodipendenti. Stavolta<br />

toccherà alle donne: a Valproto di Quinto Vicentino nascerà la prima comunità femminile per tossicodipendenti,<br />

prima non solo nel vicentino ma anche nel Veneto. Fino ad oggi quello delle ragazze<br />

drogate era stato un problema praticamente non risolto o risolto solo parzialmente, con la disperata<br />

ricerca di un posto in altri centri di recupero italiani.<br />

Caparbiamente il Comitato di solidarietà dei familiari dei tossicodipendenti di Vicenza, guidato<br />

dalla presidente Olga Dalla Valle, ha portato avanti da sempre la “bandiera” delle ragazze tossicodipendenti,<br />

le più abbandonate e sole, nell’inesistenza di luoghi e spazi per iniziare un programma<br />

terapeutico. Le sei comunità operanti in provincia infatti sono solo esclusivamente maschili: la lancia<br />

femminile è stata finalmente spezzata con l’interessamento e il coinvolgimento di don Pierino<br />

Gelmini, un arcivescovo impegnato da anni accanto ai tossicodipendenti, fondatore delle Comunità<br />

Incontro. Sarà proprio il metodo Gelmini ad essere applicato a Valproto. (…)<br />

Come buon auspicio all’operazione e all’inserimento della comunità – che dovrebbe essere inaugurata<br />

entro la fine dell’anno, - è stato organizzato per venerdì 31 marzo un incontro in Cattedrale,<br />

alle 20,30 con la presenza del vicario vescovile mons. De Zen, di don Pietro Gelmini e dei giovani<br />

delle comunità Incontro. La veglia è stata promossa dal Comitato di solidarietà delle famiglie vicentine<br />

in collaborazione con la Caritas.<br />

✧<br />

Il Giornale - 20 marzo 1989<br />

Una crociata in piazza contro la droga<br />

Martini: “Guai a voi venditori di morte”<br />

“Guai a voi spacciatori, guai a voi mercanti di morte: chi ostacola la crescita dei piccoli,<br />

dei giovani e li fa cadere sulla strada della vita, meglio sarebbe per lui che lo buttassero in<br />

fondo al mare con una grossa pietra legata al collo”: una vera e propria invettiva biblica<br />

– 157 –


1989<br />

quella che il cardinale Martini ha scagliato ieri in piazza Vetra. “La coscienza civile non<br />

consente nessun compromesso o cedimento nei confronti delle potenti organizzazioni di<br />

produzioni e commercio della droga, impero finanziario costruito sulla distruzione morale<br />

e fisica di troppe persone”.<br />

Un intervento serrato dirompente e drammatico, come “drammatico e universale e<br />

apparentemente insuperabile” è - ha affermato Martini il problema della droga. La tossicodipendenza<br />

non risparmia più nessuna nazione o città dell’occidente, si insinua nell’oriente.<br />

Arriva da noi fino ai paesi più tranquilli e considerati tradizionalmente sani. Penetra<br />

nei luoghi più protetti e vigilati come le scuole, i luoghi pubblici, le caserme, il carcere.<br />

Si abbassa le soglia dell’età del consumo, la diffusione sempre più capillare. Di fronte<br />

a questo quadro allarmante, la lotta e gli interventi secondo Martini debbono essere politici,<br />

sociali e culturali. Prima di tutto “occorre ostruire il flusso della droga alla fonte”, sia<br />

offrendo una “solidarietà alternativa”agli stati produttori di narcotici, togliendo loro ogni<br />

pretesto di legittimazione a questa attività di morte, sia “stanando le diffuse connivenze<br />

finanziarie”. (…)<br />

✧<br />

Ho voluto riportare parte del discorso del cardinale Martini che, come uomo di Chiesa ha sentito<br />

la necessità di esprimere a gran voce la sua personale preoccupazione sulle tragedie che la<br />

droga reca con se.<br />

Non ho mai sentito nessun politico, dal più piccolo al più alto grado istituzionale esporsi<br />

con tale profonda e partecipata analisi. La politica ha forse solo strumentalizzato questo problema<br />

costruendo facili slogan ideologici? Lotte sterili mirate al successo partitico?<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 marzo 1989<br />

Pasqua di sangue sul litorale ferrarese<br />

Pescatore uccide a fucilate il figlio tossicodipendente<br />

Esasperato per l’ennesima richiesta di soldi, l’uomo ha freddato il giovane con due colpi<br />

✧<br />

Dopo laboriosi contatti con don Pierino Gelmini, sono riuscita ad organizzare in collaborazione<br />

con la Caritas diocesana un suo incontro con la nostra città, che ha avuto luogo nel Duomo.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 3 aprile 1989<br />

Con il Vescovo in centinaia in cattedrale per mobilitarsi contro il flagello sociale dell’eroina<br />

Presto a Quinto una comunità per salvare ragazze drogate<br />

Per dire che il silenzio e la vergogna rendono il dolore ancora più grande, l’altra sera in Cattedrale si<br />

sono ritrovati centinaia di giovani e di adulti. In gran silenzio, ma sottolineando con lunghi e convinti<br />

applausi i passaggi più interessanti, hanno ascoltato la parola di don Pierino Gelmini, il fondatore<br />

delle “Comunità Incontro”. Gruppi di ragazzi che nelle oltre 70 case oggi esistenti in Italia, nell’Europa<br />

e nel mondo (perfino in Thailandia) accolgono i loro amici travolti dall’eroina e spinti dalla<br />

disperazione a cercare una via per giungere alla disintossicazione. Tremila giovani (ma il programma<br />

ne interessa almeno il doppio) seguono il metodo di don Gelmini dove i più anziani aiutano gli ultimi<br />

arrivati diventandone i responsabili. (…)<br />

– 158 –


1989<br />

Da sinistra: don Pierino Gelmini, dott. Alberto Vaglia, Olga Dalla Valle e il vescovo Pietro Nonis.<br />

✧<br />

7 aprile 1989<br />

Mentre anche il governatore della Banca d’Italia lancia un allarme davanti “all’antimafia”<br />

<strong>Droga</strong>, no della Dc al referendum<br />

Secondo Ciampi c’è il tentativo da parte dei trafficanti di inquinare il sistema finanziario<br />

internazionale. Granelli: non si può chiedere una ratifica a scatola chiusa del provvedimento<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 13 aprile 1989<br />

Iniziative per i malati di Aids<br />

Per aiutare i malati di Aids adesso c’è anche un conto corrente: lo hanno aperto le mamme del Comitato<br />

di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti, che hanno dato vita a una catena di assistenza<br />

nel reparto di malattie infettive del S. Bortolo. I casi denunciati alla Regione per quanto riguarda<br />

Vicenza sono 68 alla fine di marzo, ma la sensazione di operatori e volontari che sono impegnati<br />

sul mondo della droga è che la cifra sia destinata a salire e molto entro quest’anno.<br />

Dopo lo spettacolo all’Astra, con l’esibizione della compagnia di Franca Della Libera, che ha dedicato<br />

“L’orto dell’aurora” proprio al problema della tossicodipendenza e dell’Aids, le iniziative di sensibilizzazione<br />

a beneficenza proseguono: secondo il Comitato, per dare una mano ai malati, ai familiari<br />

e al personale servono urgentemente, per il reparto e il day hospital, alcuni macchinari che altrimenti<br />

devono essere continuamente prestati da altri reparti: poltroncine, treppiedi per flebo e strumenti<br />

diagnostici, utili nei trattamenti dell’immunodeficienza acquisita. Il conto corrente sul quale<br />

tutti possono versare un contributo è il n. 2585/05 della Banca popolare vicentina.<br />

– 159 –


1989<br />

Il Giornale di Vicenza - 18 aprile 1989<br />

La quarta vittima dell’eroina dall’inizio dell’anno era stata ricoverata due mesi fa<br />

Un buco l’ha ucciso dopo una lunga agonia<br />

✧<br />

Il Giornale - 30 aprile 1989<br />

Secondo l’Organizzazione della sanità in tutto il mondo i malati sarebbero 400 mila<br />

Aids, l’Italia seconda in Europa<br />

✧<br />

ll Giornale di Vicenza - 18 giugno 1989<br />

Operaio muore di droga in fabbrica<br />

Aveva 24 anni<br />

✧<br />

Tossicodipendente malato di Aids suicida<br />

Aveva 27 anni<br />

✧<br />

Lettera di un giovane a il Giornale di Vicenza pubblicata il 19 giugno 1989<br />

Dalla droga si può uscire. Dalla burocrazia no<br />

Egregio direttore,<br />

vorrei portare a conoscenza che, uscire dalla droga non è impossibile; faticoso sì. Ma non<br />

impossibile. L’impossibile è uscire dalla burocrazia che con le parole ti vuole bene, ti vuole<br />

a posto; con i fatti ti tiene “emarginato”. Chi le scrive è un ragazzo passato per questa terribile<br />

esperienza e che non tanto con la sua forza, ma con l’aiuto degli altri è riuscito a uscirne<br />

e a ricominciare una vita pulita. Il disperato bisogno di vivere mi ha fatto fare questa<br />

scelta che non rimpiango mai, ma che mi stimola a fare sempre di più.<br />

La mia vita è stata un calvario con i 10 anni di tossicodipendenza, prima per le persone<br />

che mi volevano bene e poi per me. <strong>Droga</strong> sempre più in dosi massicce, molto carcere, violenza<br />

ecc. finché con l’aiuto di Dio ce l’ho fatta ad uscire da quel cerchio dopo tre anni di<br />

“comunità” dove ho imparato ad apprezzare la mia vita e l’onestà.<br />

Ora sono tornato a casa da un anno, con fatica ho trovato lavoro dove sono stimato e<br />

ben voluto. Facevo già progetti per il futuro di una vita normale e tranquilla. Fin qui tutto<br />

bene. Ma questo sogno – realtà si è interrotto da un mandato di carcerazione di due anni<br />

per estinguere reati commessi nel mio trascorso girovagare. I miei sono caduti in disperazione<br />

(mio padre ha avuto un collasso), anche perché non sono più giovani e non reggono<br />

più uno stress così intenso. Ed io? Costretto a nascondermi come un ladro aspettando<br />

che possa trovare la soluzione per continuare a vivere! È questa la democrazia? È così che<br />

lo Stato aiuta? O come sempre ti dà dieci e ne vuole venti? Si dice:”hai sbagliato e devi pagare”.<br />

Ma cosa devo pagare? Non ho già pagato in abbondanza? In vista delle prossime elezioni<br />

si è ricominciato a parlare del fenomeno. È tutta politica e vorrei io parlare con questi<br />

ben pensanti per esprimere la mia amarezza su questo mal governo ormai giunto allo sfacelo<br />

sociale, politico e cristiano. Lettera firmata<br />

– 160 –


1989<br />

Il Giornale di Vicenza - 20 giugno 1989<br />

Nuova tragedia della droga a soli due giorni da un analogo episodio<br />

Stroncato in casa a 20 anni<br />

✧<br />

26 giugno. Giornata mondiale di lotta alla droga<br />

Con lo scopo di dare un forte segnale alla città, in questa giornata, noi madri del Comitato,<br />

abbiamo posto provocatoriamente all’entrata del Comune una corona di fiori in ricordo delle<br />

tante vittime della droga. Il sindaco, gli assessori e i consiglieri che si recavano in riunione non<br />

potevano ignorarla. Siamo state invitate ad entrare in sala Bernarda sede del Consiglio e ad<br />

esporre le nostre richieste.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 27 giugno 1989<br />

Tossicodipendente trovato privo di vita<br />

✧<br />

Nella “Giornata mondiale di lotta alla droga” la stampa vi ha dato ampio rilievo con vari servizi<br />

che qui non riporto; riporto invece i punti per me più significativi di un articolo di Salvatore<br />

Scarpino (non ho segnato la testata del giornale) pubblicato il 28/6/ ’89 con il titolo:<br />

La piaga si allarga e, almeno in Italia, lo Stato è ancora assente<br />

<strong>Droga</strong>, ma chi consuma non è innocente<br />

Le notizie che giungono dal fronte droga non sono tali da indurre a speranze a buon mercato. Cifre<br />

e dati emersi in occasione della seconda giornata internazionale contro l’abuso e il traffico di stupefacenti<br />

– indetta dall’Onu – dimostrano che non è facile cauterizzare questa piaga e che il mondo<br />

avanzato dovrà ancora riceverne molti tormenti. La produzione di droga aumenta, s’impianta in<br />

paesi che prima non la praticavano, dal Brasile, al Medio Oriente, in India. “L’economia di morte”<br />

– 161 –<br />

Prima di approdare in<br />

Consiglio comunale il<br />

Comitato delle famiglie<br />

dei tossicodipendenti ha<br />

deposto una corona di<br />

fiori in piazza del Signori,<br />

per testimoniare solidarietà<br />

a tutte le famiglie<br />

che hanno parenti morti<br />

per droga,<br />

a quelli che hanno malati<br />

di Aids e agli “immancabili<br />

futuri morti”.<br />

Si è trattato soprattutto<br />

di un gesto provocatorio,<br />

nei confronti dei politici<br />

e degli amministratori<br />

della cosa pubblica.


1989<br />

si espande perché la cooperazione internazionale non è così compiuta ed efficace da circondarla con<br />

un cordone di sicurezza;quand’anche si convincano, pagando, i contadini di una data zona a spiantare<br />

coca o papavero, queste colture si spostano altrove, seguendo il corso del sole e dei narcodollari.(…)<br />

D’altra parte, non si può capire il pianeta droga guardando solamente all’offerta. C’è la<br />

domanda, anch’essa crescente, imperiosa, prodiga. C’è il mondo ricco e sazio che nel mercato degli<br />

stupefacenti scarica pulsioni autolesionistiche, crisi, disarmonie, false culture, un sotterraneo desiderio<br />

di morte. E l’Italia sta nei primi posti in questo mondo. Oltre 400 morti in 6 mesi, uno ogni<br />

10 ore, una mafia rampante, un’alluvione di piccola e grande criminalità connessa agli stupefacenti,<br />

migliaia e migliaia di famiglie colpite perché i loro giovani sono predestinati al carcere e alla distruzione<br />

fisica. Un quadro angosciante. È chiaro che non possiamo modificarlo confidando in un’azione<br />

che modifichi soltanto l’offerta, bisogna intervenire anche e soprattutto sulla nostra domanda<br />

interna di droga.<br />

Oggi l’Italia non ha tutti gli strumenti necessari per un’azione di tal genere. Non ha le strutture –<br />

c’è un generoso volontariato che non può far tutto – non ha una legge adeguata, non ha soprattutto<br />

un orientamento preciso che ispiri la legge. C’è un disegno espresso dal governo dimissionario,<br />

impantanato al Senato; il suo blocco più che dalle vicissitudini ultime della maggioranza è stato<br />

determinato dalle divisioni nella stessa coalizione.<br />

Il nodo lo conosciamo. Si tratta di stabilire se il solo consumo di droga costituisca o no un’infrazione<br />

penale; se si debba considerare il drogato sempre e comunque una vittima inconsapevole o una<br />

persona che consapevolmente si sia posta al di là della legge. In diversi settori politici si ritiene – è<br />

nato un vero e proprio partito trasversale – che si debbano colpire soltanto gli spacciatori; altri vanno<br />

più in là e ritengono che se si liberalizzasse la droga cadrebbero d’incanto gli illeciti profitti, le violenze<br />

e la sofferenza sociale diffusa che si accompagnano al proibizionismo. I risultati della lista anti<br />

– proibizionista alle europee ridanno fiato alle correnti liberalizzatrici, perché rivelano l’esistenza di<br />

un’aggregazione politicamente interessante. I voti fanno gola a tutti.<br />

È un momento delicato, la droga non si può sconfiggere soltanto con la legge e le sanzioni, occorrono<br />

prevenzione, solidarietà e un più vigile senso di umanità, ma è anche certo che lo Stato deve<br />

dare un segnale. Si può discutere sulle pene – il carcere non serve – ma non si può non affermare<br />

che l’uso della droga, la detenzione anche solo per uso personale, costituisce una colpa. I tossicodipendenti<br />

sono in fuga da se stessi e dagli altri: legalizzare la loro dose quotidiana, sperando nel contempo<br />

di acchiappare che gliela fornisce, significa a rassegnarsi a perderli. Significa lasciarli adagiare<br />

in una quiete senza speranza e senza rimpianti. Bisogna far presto, prima che una nuova celebrazione<br />

indetta dall’Onu ci faccia ricontare con vergogna i nostri morti.<br />

✧<br />

Aids - 2 luglio 1989 – Ci ha lasciato Mirco B.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 8 luglio 1989<br />

Prescritte quantità enormi di farmaci stupefacenti<br />

Undici medici accusati di spaccio di droga<br />

Uno degli imputati prescrisse ad un tossicodipendente 140 confezioni di “Temgesic”da aprile<br />

1985 al marzo 1986. Vertice tra Uls e magistrati per arginare un fenomeno preoccupante<br />

Undici medici, quasi tutti con studio in città, sono sotto inchiesta per spaccio di stupefacenti per<br />

aver rilasciato a tossicodipendenti prescrizioni di sostanze stupefacenti non in regola, cioè non per<br />

uso terapeutico. I medici sono già formalmente imputati dello spaccio e molti di loro, insieme ad<br />

altri sette imputati tossicodipendenti o parenti di tossicodipendenti. (…) L’inchiesta partì nella primavera<br />

del 1986. I carabinieri si recarono in numerose farmacie del vicentino, controllando soprattutto<br />

quelle della città, per verificare se il “Temgesic” (che i tossicodipendenti assumono perché ha<br />

– 162 –


1989<br />

effetti simili all’eroina) fosse stato prescritto irregolarmente da alcuni medici. (…) Alcuni professionisti<br />

avevano prescritto ai loro pazienti addirittura centinaia di confezioni del farmaco; aveva anche<br />

allarmato in fatto che improvvisamente vi fosse stata un’impennata nelle vendite di Temgesic e Santenol.<br />

(…)<br />

Noi genitori del Comitato avevamo più volte denunciato questo “mercato” di farmaci sostitutivi<br />

dell’eroina e il fatto che alcuni famigliari si prestavano a farseli prescrivere per agevolare i<br />

figli. Avevamo contattato a questo scopo l’ordine dei farmacisti trovando nei loro rappresentanti<br />

comprensione e solidarietà.<br />

✧<br />

Aids – 17 luglio 1989 – Ci ha lasciato Mirco M.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 23 luglio 1989<br />

Dramma di un giovane terrorizzato dalla prospettiva di tornare in carcere<br />

Si spara per la paura del carcere<br />

✧<br />

Non riporto il testo dell’ articolo di cui ho trascritto il titolo, perché desidero raccontare in<br />

prima persona la tragedia di questo giovane, essendo stata io stessa coinvolta nel dramma. Racconto<br />

il fatto come l’ho vissuto, cambiando i nomi per rispetto delle figlie, in una lettera inviata<br />

al presidente della Repubblica Cossiga e alle massime autorità nazionali e cittadine e per<br />

conoscenza alla stampa. Il settimanale diocesano l’ha pubblicata il 27 agosto ’89 con il titolo:<br />

Sarebbe bastato poco per salvare una vita<br />

Sabato 22 luglio, Daniele, 30 anni, si spara un colpo di pistola alla tempia e muore nella<br />

nottata. Oltre ai genitori e ai fratelli, lascia moglie e due bambine in tenera età.<br />

Dopo anni di tossicodipendenza e dopo aver conosciuto il carcere, e forse proprio per<br />

questo, Daniele decideva di farla finita con la droga ed entrava in una comunità terapeutica<br />

da dove usciva guarito. Conobbe Chiara e la sposò; poi nacque una bambina.<br />

Purtroppo sulla giovane coppia incombeva un debito contratto con la giustizia. Infatti<br />

Daniele, processato nell’86, dato il recupero, ottenne indulgenza, ma la sentenza impugnata<br />

dal procuratore capo dopo un conflitto di competenze passava al tribunale di Venezia<br />

che lo condannava a 32 mesi condonati a 8. Il 9 maggio scorso, mentre si trovava al<br />

lavoro, i carabinieri, senza alcun preavviso lo prelevarono e lo condussero in carcere.<br />

Molto si è scritto in questi giorni e non sempre con discrezione, sulla tragica morte del<br />

giovane, ma non si conosce l’odissea vissuta dalla madre e dalla moglie (in stato avanzato<br />

di gravidanza), costantemente alla ricerca di qualcuno che potesse abbreviare la detenzione<br />

al loro caro.<br />

Per non lasciare nulla di intentato, dopo gli indispensabili contatti con l’avvocato, con<br />

il servizio per le tossicodipendenze e la comunità frequentata, si sono rivolte a me perché,<br />

quale presidente del Comitato di solidarietà, potessi adoperarmi seguendo non la via<br />

burocratica, ma quella informale presso personalità autorevoli.<br />

Contattammo il prefetto, che in nostra presenza eseguì delle telefonate; non potendo<br />

parlare direttamente con il vescovo pregai il suo segretario di informarlo urgentemente su<br />

– 163 –


1989<br />

questo fatto; abbiamo parlato con il sostituto direttore della casa circondariale; il cappellano<br />

del carcere, il “Gruppo soccorso giuridico” gestito da volontari, un giudice della città<br />

e uno di Verona sede dell’ufficio di sorveglianza. Tutto questo nel tentativo di smuovere il<br />

vuoto della situazione che non lasciava presagire una conclusione a breve termine.<br />

Infatti l’esperienza insegna che, una volta messasi in moto, la giustizia segue il suo corso!<br />

Il dramma è tanto più doloroso in quanto sarebbe bastato che uomini di legge, a conoscenza<br />

della prassi da seguire in questi casi, avessero informato la famiglia che esisteva la possibilità<br />

di evitare la reclusione presentando a tempo debito opportuni documenti.<br />

Intanto Daniele, sempre detenuto, non sapeva darsi pace e cominciava dare i segni di<br />

una pericolosa depressione. Già al primo permesso di uscita aveva avuto bisogno dell’intervento<br />

del medico per una forte crisi, ma né la dichiarazione scritta comprovante il grave<br />

malessere, né l’approssimarsi della data del parto della moglie valsero ad ottenergli l’affido<br />

sociale.<br />

Allo scadere del secondo permesso ottenuto per la nascita della seconda figlia, con un<br />

colpo alla tempia Daniele, ormai ossessionato e incapace di reagire, pose fine alla sua vita,<br />

e mentre la giovane madre tornava a casa con la sua bambina, dalla stessa casa partiva l’ambulanza<br />

a sirene spiegate con il marito in fin di vita.<br />

Per un’atroce beffa, il tanto sospirato affido arrivò poche ore dopo!<br />

La burocrazia, è stata più forte di ogni volontà di dare aiuto.<br />

Ora mi domando: è così che lo Stato italiano aiuta i giovani che si sono riscattati dalla<br />

droga?<br />

Prima permette loro la modica quantità che li distrugge nell’anima e nel corpo, poi,<br />

quando faticosamente hanno raggiunto il recupero, li rispedisce in carcere per vecchi reati.<br />

Se fosse stato approvato il disegno di legge Jervolino Vassalli sulla sospensione della pena<br />

detentiva e sull’estinzione del reato, in presenza di un recupero sociale del tossicodipendente,<br />

da anni tanto invocato da noi genitori, Daniele avrebbe continuato a vivere e come<br />

lui tante altre vittime di casi simili. E perché assolto in prima istanza, si vide impugnare il<br />

verdetto che in cassazione lo avrebbe condannato? Perché Venezia fu così severa nell’interpretare<br />

la legge? Perché si lasciò trascorrere il tempo utile senza presentare domanda di<br />

affido sociale?<br />

E i politici che sembravano ignorare il problema droga per scoprirlo nell’autunno scorso<br />

quando i giornali pubblicizzarono una bagarre di opinioni contrastanti, persistono<br />

ancora, dopo un anno, nel far prevalere le ideologie del proprio partito – che logicamente<br />

devono essere all’opposto di quelle dei loro antagonisti – non sforzandosi di cercare<br />

costruttivamente un punto d’intesa, dimostrando di non dar peso alle situazioni drammatiche<br />

vissute da migliaia di famiglie. Perché invece di contattare sempre tecnici ed esperti<br />

non considerano anche le necessità e le richieste delle associazioni antidroga? E perché<br />

molte famiglie rimangono nell’anonimato a piangere e disperarsi e accettano passivamente<br />

come una calamità questa piaga sociale?<br />

In risposta ad una mia lettera l’on. Martinazzoli scrisse tra l’altro: ”Ma c’è in tutto il<br />

popolo italiano la disponibilità che ci vuole per affrontare davvero questo distruttivo feno-<br />

– 164 –


1989<br />

– 165 –


1989<br />

meno?” Certamente no! Dico io, da quanto è emerso da 100 interviste a personaggi delle<br />

scienze, delle arti del teatro e persino della Giustizia. Ma in questa lotta per la salvezza dei<br />

nostri figli si devono impegnare le persone “normali”, quelle medesime che silenziosamente<br />

e con impegno quotidiano tengono puntellata la baracca Italia.<br />

Gli intellettuali antiproibizionisti avranno le loro recondite ragioni nei riguardi della<br />

droga, ragioni che non onorano certo la dignità dell’uomo e l’etica morale. Cosa vogliono<br />

costoro? Un mondo di drogati? Ma perché nella campagna antiproibizionista non<br />

viene detto che il drogato è un peso morto per la società e non potendo per il suo stato<br />

guadagnarsi da vivere dovrà necessitare di una pensione sociale e, per non morire d’inedia<br />

sarà costretto a rubare, rapinare, prostituirsi? E l’Aids, che prima o poi aggredirà il suo fisico<br />

debilitato, quanto potrà incidere sul bilancio nazionale se ogni malato in cura costa 6<br />

milioni di lire solo per il farmaco Azt?<br />

State all’erta genitori con figli giovani o giovanissimi, ora piangono circa 500 mila<br />

famiglie; domani ne potranno piangere molte e molte di più. E stiano attenti quei giovani<br />

non più drogati che ancora hanno debiti con la giustizia. Salta agli occhi più che mai<br />

che la legge non è uguale per tutti. Si sa che basta avere dei buoni avvocati per imbavagliare<br />

la giustizia! Al funerale di Daniele ho visto alcuni suoi compagni di comunità addolorati<br />

e sbigottiti, e mi domando: per quei pochi fortunati che si salvano dalla droga,<br />

quanti altri sono destinati a morire di overdose di Aids, di burocrazia?<br />

✧<br />

Il 9 agosto ricevo dal sindaco Corazzin una lettera in riferimento al suicidio di Daniele; tra<br />

l’altro scrive:”Ancora una volta, attraverso una disgrazia, il problema “droga” pone serie riflessioni<br />

con la conclusione che esso va affrontato a mezzo di articolate, serie, approfondite, coordinate,<br />

concrete iniziative che impegnino veramente tutti e nelle quali la priorità va configurata<br />

nella salvaguardia del portatore di bisogno in ogni suo aspetto”. Dopo cortesi apprezzamenti<br />

assicura la sua disponibilità.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 25 luglio 1989<br />

Il giro di affari del narcotraffico: 40.000.000.000.000<br />

Tanti miliardi ha bruciato soltanto nel 1988 il “business” criminale della droga<br />

✧<br />

L’Espresso - 30 luglio 1989<br />

Antiproibizionismo. <strong>Droga</strong> legale – Cento buone ragioni<br />

Di Carlo Gallucci - Abbiamo chiesto a cento personaggi della politica, della cultura, dell’arte, dello<br />

spettacolo, delle scienze, di spiegarci i motivi per i quali si può essere a favore di una legalizzazione<br />

della droga. Ecco le risposte.<br />

Edoardo Amaldi, fisico: “ La legalizzazione è l’unico modo per interrompere il narcotraffico internazionale”.<br />

–– Dario Argento, regista: “Quella per la legalizzazione degli stupefacenti è una campagna giustissima.<br />

Personalmente ho preso parte alla costituzione della Lega internazionale antiproibizionista e<br />

ho anche votato la lista degli antiproibizionisti alle europee<br />

Dario Bellezza, poeta: ”Sono antiproibizionista. Questa è l’unica strada che può cambiare il rapporto<br />

tra consumatore di droga e venditore, togliendo alle organizzazioni mafiose il monopolio sugli stupefacenti”.<br />

– 166 –


1989<br />

Marco Bellocchio, regista cinematografico: “La legalizzazione ha un senso anche solo come protesta contro<br />

l’ipocrisia attuale, contro il metodo di reprimere tutto ciò che si vuol nascondere. Inoltre, dal punto<br />

di vista teorico i vantaggi sono evidenti. Ma questo per me, rimane un aspetto secondario: ciò che mi<br />

interessa veramente sono le cause, il perché tanti ragazzi fanno questa scelta autodistruttiva. Soprattutto<br />

su questo vorrei che si intervenisse”.<br />

Roberto D’Agostino, giornalista: “Dato il carattere degli italiani non credo che il proibizionismo sia la<br />

strada giusta. Farei piuttosto una legge a tempo determinato. Sperimentiamo la “Saub-ero” per anno<br />

e poi si vedrà. È come per l’atomica: dobbiamo fare una specie di test nucleare. Poi chiamare un comitato<br />

di esperti a verificare i risultati”.<br />

Fabrizio De André, cantautore: “Non ho notizia di giovani mescaleros morti di overdose da mescal.<br />

Lo stesso discorso vale per i ragazzi peruviani e la cocaina. Sono favorevole alla liberalizzazione delle<br />

droghe, con la speranza che nel frattempo i meccanismi dello Stato permettano ai nostri genitori di<br />

occuparsi maggiormente dei figli. Più che lo Stato, devono essere le famiglie a occuparsi di questo<br />

problema”.<br />

Benito Jacovitti, disegnatore: ”Guardando all’esempio olandese, ritengo che con la legalizzazione si possano<br />

ottenere risultati maggiori di quelli finora ottenuti nella lotta contro la droga. Ai giovani tossicodipendenti<br />

bisogna pur dare la possibilità di drogarsi, se credono di doverlo fare, senza per questo<br />

costringerli a fare agli altri più male di quello che già fanno a se stessi” .<br />

Enzo Jannacci, medico e cantautore: “La maggior parte dei tossici vorrebbe uscire dalla droga, perché<br />

stanno male come cani. Se per la dose si rivolgessero a un farmacista, invece che a uno spacciatore che<br />

ha tutto l’interesse di mantenerli nel giro, questo potrebbe anche aiutarli. Perciò penso che sia giusto<br />

legalizzare la vendita degli stupefacenti. Ci vorrà gente specializzata e nuove strutture: ma di sicuro ai<br />

tossici si farà un gran bene”.<br />

Ida Magli, antropologa: “A parte ogni legittima considerazione sulla libertà personale del cittadino. Mi<br />

sembra che la legalizzazione delle sostanze stupefacenti sia l’unico modo valido per interrompere lo sviluppo<br />

del mercato criminale. Potremo sempre cercare di indurre i giovani a una maggiore responsabilità<br />

attraverso il dialogo e l’informazione: i “freni etici” si possono solo, per così dire, sovrapporre, non<br />

imporre per legge”.<br />

Milo Manara, disegnatore di fumetti: “La devastazione morale, causata dagli infimi compromessi – i<br />

furti, la prostituzione – a cui i ragazzini e le ragazzine devono sottostare per procurarsela è certamente<br />

più grave delle conseguenze della droga in sé. Per questo sono favorevole a legalizzarne la vendita”.<br />

Luigi Manconi, sociologo: “preferisco pensare che l’eroina stia nei cassetti delle farmacie piuttosto che<br />

dietro un cespuglio. Dentro un portone, nelle tasche degli spacciatori in piazza”.<br />

Giacomo Marramao, filosofo: “ Nessuno mi potrà negare che l’alcool è una droga che dà assuefazione<br />

e che in Europa provoca più morti dell’eroina. Dunque, basta con questo moralismo. Sono favorevole<br />

a forme di legalizzazione rigorosamente controllata. La distribuzione della droga da parte delle<br />

struttura sanitarie, per come l’intendo io, dovrebbe avere la forma di un graduale recupero del tossicodipendente”.<br />

Alberto Moravia, scrittore. “ Sono favorevole alla legalizzazione. L’Italia, però, non può agire da sola: la<br />

scelta antiproibizionista andrebbe fatta anche dagli Stati Uniti”.<br />

Cochi Ponzoni, attore: “ Il proibizionismo crea inevitabilmente il mercato nero. Nel caso della droga, i<br />

guadagni ed i capitali che ne derivano creano una ricchezza enorme, che viene riciclata per la maggior<br />

parte della produzione della droga stessa. Distruggendo il mercato nero, si assisterebbe successivamente<br />

alla sparizione di tanti spacciatori e produttori che non avrebbero più la attuali motivazioni”.<br />

Gianna Schelotto, psicoterapeuta e senatrice comunista: “Sono contro tutti i divieti che entrano nella<br />

sfera delle libertà individuali. Quindi sono anche favorevole alla legalizzazione delle droghe. In questo<br />

momento, però, mi sembra che sia più urgente batterci per non mandare in galera i tossicodipendenti”.<br />

Michele Serra, polemista: “Oggi l’eroina è di fatto libera, si può comprare in qualsiasi giardino. Costa<br />

solo dieci volte di più che se fosse legale. Per cui, anche se in un campo così delicato non esistono cer-<br />

– 167 –


1989<br />

tezze, ma solo opinioni, penso che sia giusto eliminare il proibizionismo. L’attuale ordinamento repressivo<br />

è infatti il più grande alleato della mafia, e di conseguenza rappresenta il più grande problema italiano.<br />

Mi rendo conto che l’eroina in farmacia continuerà a fare dei morti, ma non credo di più di<br />

quanto non ne faccia adesso”.<br />

Sara Simeoni, campionessa olimpica di salto in alto: “Concordo con le tesi antiproibizioniste: ritengo sia<br />

meglio dare il controllo delle droghe allo Stato che lasciarlo nelle mani di trafficanti clandestini”.<br />

Ho riportato solo alcuni nomi eccellenti.<br />

Mi rendo conto che ognuno, secondo la propria cultura e le proprie esperienze, sia libero di<br />

avere opinioni personali, ma quando queste investono altre persone, prima di esprimerle pubblicamente,<br />

dovrebbero essere valutate nella complessità dei problemi.<br />

Le persone intervistate sembrano essere favorevoli alla legalizzazione soprattutto per togliere<br />

alla mafia lo spaccio lucroso degli stupefacenti. Questa è per me una motivazione alquanto<br />

semplicistica; la mafia troverebbe sempre il modo di essere presente. Invocano anche il diritto<br />

di libertà individuale; ma se questa libertà non può essere tolta ad un adulto responsabile, nei<br />

giovani e soprattutto nei minorenni, non ancora psicologicamente maturi, può, come è stato<br />

evidenziato dai fatti, rivelarsi tragica. Sarebbe perciò utile, in tema di libertà individuale,<br />

saper distinguere tra minorenni e maggiorenni. Chi metterebbe in mano una pistola a un dodicenne?<br />

Quale genitore gli metterebbe in mano uno spinello?<br />

✧<br />

“Famiglia Cristiana” risponde con 100 no agli antiproibizionisti citati da “L’Espresso”<br />

È in corso una campagna “antiproibizionista”. In nome di un assurdo liberalismo,<br />

migliaia di tossicodipendenti verrebbero abbandonati al loro destino<br />

100 No alla droga libera<br />

San Patrignano risponde all’attacco degli antiproibizionisti. È un no categorico quanto sofferto a chi<br />

propone la droga libera in farmacia, in nome di un assurdo liberalismo che può suonare come una<br />

condanna a morte per migliaia di ragazzi. Sono loro a rispondere, quegli stessi giovani che, arrivati<br />

al limite dell’autodistruzione, hanno teso una mano ed hanno trovato aiuto. Un tempo erano tossici<br />

schiavi dell’eroina, oggi sono medici, avvocati, studenti, casalinghe, giornalisti, artigiani, padroni<br />

di sé stessi e della loro vita. È stata la comunità a salvarli, un taglio netto con la droga e con tutta<br />

la sua pseudocultura alle spalle. Per questo si sentono in diritto di ribattere a una campagna di stampa<br />

che va facendosi sempre più prepotente e insidiosa. Una campagna di stampa che mette in discussione<br />

quelle stesse strutture, affidate per la quasi totalità al volontariato, che li hanno resi di nuovo<br />

persone civili e responsabili. Come loro la pensa Vincenzo Muccioli, che di San Patrignano è il fondatore:”E’<br />

molto più facile abbandonarsi alla sottocultura che vivere con senso di responsabilità sulla<br />

base di valori veri. La cultura dei disvalori abbandona l’uomo ai suoi istinti con grave danno per<br />

l’uomo stesso, l’ambiente, la società. Purtroppo certi gruppi politici si fanno promotori di questa<br />

filosofia anarcoide, la sfruttano per crearsi un’immagine. Penso agli ambientalisti: non so fino a che<br />

punto abbiano la maturità sufficiente per difendere l’uomo, visto che difendono con calore l’antiproibizionismo.<br />

Rispettare l’albero e non le persone mi sembra indegno di una società civile. Si etichetta<br />

come criminalizzante la legge Jervolino Vassalli e si dimentica che il diritto fondamentale di<br />

ogni cittadino è il diritto alla vita. Dobbiamo dare ad ognuno il diritto di diventare una persona libera<br />

e responsabile. Ora lasciamo parlare chi ce l’ha fatta, sono loro che possono gridare con maggior<br />

forza che dalla droga si può e si deve uscire. Ci si aiuta, non distribuendola a chi non è più in grado<br />

di fermarsi da solo”.<br />

– 168 –


1989<br />

– 169 –


1989<br />

Chi ne è uscito non ha più dubbi: “È una follia”<br />

Massimo Petocchi, laureando in architettura: “Possiamo anche discutere di legalizzare le droghe, ma<br />

senza ipocrisie: prima si deva ammettere chiaramente l’indifferenza al destino di centinaia di migliaia<br />

di giovani che, altrimenti, potrebbero essere aiutati”.<br />

Roberto Assirelli, assessore comunale: “Mi sembra una follia. Credo che qualsiasi forma di tolleranza<br />

sia una difficoltà in più per uscirne. Figuriamoci la roba in farmacia”.<br />

Antonella Fazio, giornalista: “Per aiutare la gente a tirarsi fuori bisogna impegnarsi sul serio, sudare,<br />

volerlo davvero. Fino in fondo. Altro che intellettuali e droghe legali”.<br />

Gastone Castellani, assistente universitario: “<strong>Droga</strong> legale? Quando mi bucavo non avrei chiesto di<br />

meglio”.<br />

Donato Sartini, artigiano: ”Adesso sono un ecologista, anche nella mente. <strong>Droga</strong>? No, grazie”.<br />

Antonio Boschini, medico chirurgo: “Ho letto sul giornale di un ragazzo che si è ucciso perché dopo<br />

anni che non si bucava è stato rimandato in galera. Ha lasciato la moglie con due figlie piccole. Sono<br />

questi i problemi, altro che la droga si Stato”. [ si riferiva alla storia di Daniele]<br />

Domenico Ferlini, medico chirurgo: “Non capisco cosa significhi “droga legale”. Anche ai minorenni?<br />

Qualunque sostanza? In qualsiasi quantità venga richiesta? A ogni orario? dovunque? Qualsiasi limitazione<br />

sarebbe spazio per il mercato nero che non verrebbe eliminato”.<br />

Luigi Delle Rose, avvocato: “Dicono che sia l’offerta clandestina di droga, la trasgressione, a determinare<br />

la domanda. Cavolate. La roba è buona. Non ha bisogno né di pubblicità né di marketing.<br />

Basta la curiosità”.<br />

Massimo Ferri, medico chirurgo: “Io ne sono uscito. Non mi sento né migliore né peggiore di chi<br />

ancora non ce l’ha fatta. Ho trovato aiuto. Se avessi avuto droga libera o legale avrei continuato a<br />

drogarmi”.<br />

Massimo Tonini, geometra comunale: “Un antiproibizionista diceva che il 30% dei tossici “guarisce”<br />

spontaneamente. Io non ne conosco nessuno che abbia smesso da solo”.<br />

Lorella Pompili, avvocato: “I giornali parlano di droga libera o di morti per droga. Come se non ci<br />

fosse nulla da fare. Credo che queste interviste le potrà pubblicare soltanto un giornale serio, ispirato<br />

alla difesa dei principi morali”.<br />

Antonio Abrignani, laureando in sociologia: “Non capisco, quando mi facevo dicevano che dovevo<br />

smettere, adesso che sto bene dicono che ci si può drogare. Togliete chi fa confusione e lasciate che<br />

la guida dello Stato sia lasciata a quei politici che, realmente impegnati in un servizio, hanno come<br />

punto di riferimento i principi morali e di solidarietà nel difendere la vita”.<br />

Carla La Menza, maestra d’arte: “ Perché distribuire eroina se si può aiutare la gente a smettere? E<br />

perché smettere se ci si può drogare?”.<br />

Mezza” c.i. 83098647, carrozziere: “<strong>Droga</strong> in farmacia? Solo morte in vendita”.<br />

Sabrina Bracci, maestra d’asilo: “Lo Stato che ha lasciato i tossici in balia della droga e che ha distribuito<br />

morfina, metadone ambulatoriale, lo Stato che ha processato Muccioli adesso dovrebbe sostituirsi<br />

agli spacciatori. La lotta alla droga è perduta? E chi l’ha combattuta? Raccontatela a qualcun<br />

altro, non a me”.<br />

Paolo Maestrelli, cameraman: “Ho letto sull’Espresso “Cento buone ragioni per la droga legale”. Per<br />

chi conosce davvero il problema, magari per chi l’ha vissuto, non ce n’è una valida”.<br />

Luigi Bertacco, operatore Rai: “Spendiamo miliardi e miliardi in metadone, psicofarmaci, carceri,<br />

spese giudiziarie, stipendi di operatori sprovveduti, burocrazia. Se le stesse risorse fossero impiegate<br />

per creare strutture reali ed efficaci, di droga legale non si parlerebbe di certo”.<br />

Marco Masi, laureato in giurisprudenza: “Sconfiggere gli spacciatori? Significa aiutare i tossici a non<br />

aver più bisogno di loro, non sostituirli”.<br />

Francesco di Trani, commerciante: “Dal mio punto di vista il discorso antiproibizionista è chiaro: “chi<br />

se ne frega dei tossici? Facciano il cavolo che vogliono, basta che non rompano le scatole”.<br />

Nicola Salerno, sceneggiatore: “A chi vuole ridurre il problema della droga ad una questione di valore<br />

– 170 –


1989<br />

aggiunto, vorrei ricordare che non è solo una questione di bilanci da quadrare”.<br />

Antonio Schiavon, segretario di direzione: “Sono sorpreso di notare quanto la stampa e i mass media<br />

appoggino le iniziative antiproibizioniste, la libertà di stampa e di opinione sono diritti inviolabili<br />

dell’uomo, ma non si può né si deve boicottare una legge unicamente perché ci si ostina a volerla<br />

male interpretare. Informate correttamente i cittadini e vedrete che idee libertarie saranno respinte”.<br />

Famiglia Cristiana nel suo numero 33, non ha lasciato passare le interviste fatte a una variegata<br />

fascia di 100 personaggi pubblici sulla legalizzazione delle droghe, ad opera del settimanale<br />

L’Espresso, senza controbattere con altre interviste, rivolte però a chi la droga l’ha vissuta<br />

direttamente: 100 giovani, che con l’aiuto della comunità di Muccioli e un forte impegno personale<br />

si sono liberati dalla schiavitù della droga, riprendendo in mano la propria vita, memori<br />

delle sofferenze e del degrado in cui erano caduti.<br />

Nell’introduzione delle varie interviste ai ragazzi di San Patrignano, Famiglia Cristiana<br />

pubblica un mio intervento illustrativo del fascicolo “<strong>Droga</strong> e famiglia – Guida informativa<br />

alla prevenzione”.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 10 agosto 1989<br />

Si era recato ad Amsterdam in compagnia di alcuni amici per un periodo di vacanza<br />

Muore in Olanda giovane vicentino<br />

Secondo l’Interpol è stata un’overdose<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 14 agosto 1989<br />

Gli amici avrebbero confessato di avergli passato una dose di eroina<br />

Una morte sempre meno misteriosa<br />

33 anni – E’ stato stroncato da un’overdose?<br />

✧<br />

Aids - 20 agosto 1989 - Ci ha lasciato Maurizio<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 29 agosto 1989<br />

Parte nel Veneto una ricerca sulle cause dell’abbandono volontario della vita:<br />

Ben più di 3.800 casi l’anno<br />

È stata un’estate segnata da suicidi, in preoccupante aumento<br />

✧<br />

Aids - 4 settembre 1989 - Ci ha lasciato Danilo<br />

✧<br />

Il Giornale - 9 settembre 1989<br />

In 8 mesi 599 morti (contro 511 dell’anno scorso) – Giovedì la legge in Senato<br />

L’overdose ne uccide sempre più<br />

✧<br />

Chi fa uso di eroina non deve incorrere in sanzioni penali<br />

Libero consumo di droga Zurigo approva la proposta<br />

– 171 –


1989<br />

✧<br />

Il cartello di Medellin cerca nuovi mercati e apre filiali a Londra e in Spagna<br />

I boss della coca puntano in alto<br />

“Invaderemo d’eroina l’Europa”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 20 settembre 1989<br />

La Dc: prioritario il recupero<br />

Legge antidroga, i 700 emendamenti irritano il Psi<br />

(…) I radicali e i “verdi arcobaleno” hanno informato di avere presentato oltre 300 emendamenti<br />

soltanto per quanto riguarda i primi 10 articoli del disegno di legge. Per ora altri 100 emendamenti<br />

sono stati predisposti dagli altri gruppi dell’opposizione e da quelli della maggioranza. Già si è a<br />

conoscenza di 3 emendamenti della Dc, 7 del Psi; 20–25 (di natura tecnica) del governo; 21 del Msi;<br />

20 del Pri, 10 della sinistra indipendente; 5 del Pli, mentre 50 sono quelli presentati dal Pc (…)<br />

Non trascrivo il contenuto dell’articolo, basta leggere queste poche righe per capire la situazione!<br />

✧<br />

Il Medico d’Italia - settembre 1989<br />

Aumentati del 92 per cento i casi di Aids segnalati all’OMS<br />

Gli incrementi più significativi si sono registrati in Francia 2.781 casi in più,<br />

Italia 2.422, Spagna 1.655, Repubblica Federale Tedesca 1.591, mentre è la Svizzere<br />

a registrare il più elevato tasso di incidenza cumulativa per milione di abitanti.<br />

✧<br />

“L’eroina è peggio dell’Aids”<br />

Lo dice lo scopritore del virus<br />

Roma - La diffusione della droga nel mondo è un problema di sanità pubblica di gran lunga più<br />

importante di quello dell’Aids. Dopo che la recente conferma che l’”Azt” è l’unico farmaco di elezione<br />

contro l’Aids, siamo costretti a rivedere tutte le nostre previsioni sul rischio di propaganda della<br />

sindrome da immunodeficienza acquisita.<br />

Queste le dichiarazioni del prof. Roberto Gallo, lo scienziato scopritore con Montaigner del virus<br />

Hiv nel corso di una conferenza stampa all’istituto superiore di sanità, a conclusione di un incontro<br />

sulla biologia delle cellule T4 promosso dalla Fondazione internazionale Menarini.<br />

✧<br />

Il Giornale - 21 settembre 1989<br />

Il Psi sprona gli alleati per battere i cavilli ostruzionistici di comunisti e radicali<br />

“<strong>Droga</strong>, no agli emendamenti-beffa”<br />

✧<br />

Vicenza 27 settembre 1989 - Lettera del sindaco Corazzin. Dopo cortesi apprezzamenti scrive:<br />

”Evidenziandole che ho già attivato nel campo dell’Aids tutta una serie di interventi per<br />

un segno di doverosa presenza: per la sensibilizzazione e la mobilitazione dell’opinione pubblica<br />

onde far prendere coscienza del grave problema; presso la Regione in appoggio al progetto<br />

approntato dall’Ulss, a lei noto, perché esso venga benevolmente e urgentemente esaminato; in<br />

sede Ministeriale presso gli enti preposti, che in linea di massima sono disponibili e d’accordo,<br />

per la realizzazione del centro di accoglienza, mi ritengo a completa disposizione a sostegno di<br />

altre iniziative, sotto qualsiasi profilo, che si ritenessero di incentivare”.(…)<br />

– 172 –


1989<br />

Il Giornale - 1 ottobre 1989<br />

Mentre il disegno di legge al Senato resta sempre in lista d’attesa<br />

Forlani: droga, un flagello da sradicare<br />

✧<br />

Il Giornale - 7 ottobre 1989<br />

A sorpresa i senatori della DC fanno “addolcire” la legge antidroga<br />

Non più di 30 anni di pena a chi vende “morte bianca”<br />

L’abolizione dell’ergastolo manda su tutte la furie socialisti, repubblicani e MSI<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 14 ottobre 1989<br />

Il recupero dei tossicodipendenti alla base della legge anti-droga<br />

Duro colpo inferto dalla polizia italiana ai trafficanti colombiani<br />

(…) Firenze – Emissari dei narcotrafficanti di Medellin avevano creato una fitta rete di “agenti” in<br />

Italia e in altri Paesi d’Europa per spacciare cocaina. (…) A conclusione dell’inchiesta sono state arrestate<br />

una trentina di persone tra Firenze e Roma, tutti cittadini sudamericani inviati dal cartello di<br />

Medillin. Le indagini hanno interessato anche Francia, Belgio, oltre a Spagna e Italia. (…)<br />

✧<br />

Lettera inviata al direttore del Giornale di Vicenza il 23 ottobre 1989<br />

Egregio Direttore,<br />

in merito della programmata manifestazione della Polizia di Stato prevista per il giorno 24<br />

pv. come Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti di Vicenza, desideriamo<br />

esprimere alcune osservazioni, unitamente alla nostra solidarietà a questa istituzione,<br />

ritenendo importante il ruolo che ricopre all’interno del problema del disagio giovanile.<br />

A questo proposito, ci preme puntualizzare alcuni aspetti che, in vista della nuova legge<br />

di riforma sulla tossicodipendenza, riteniamo indispensabile introdurre nel dibattito pubblico.<br />

Oltre che rendere illecito l’uso personale di droga (modica quantità), la nuova legge<br />

dovrebbe anche modulare una serie di interventi preventivi e repressivi collegati e mirati<br />

tra loro, sfatando l’errata convinzione tutt’ora esistente per cui, chi fa prevenzione non<br />

può fare repressione e viceversa.<br />

Vogliamo sperare che la nuova legge sarà portatrice di una nuova metodologia di intervento,<br />

tutta da inventare, di una cultura da adattare a una situazione disastrosa e di emergenza;<br />

sappiamo anche che ogni intervento in tali situazioni si rivela denso di emotività e<br />

di incertezze.<br />

Per scendere nel concreto, immaginiamo che un giovane manifesti i primi sintomi di<br />

disagio e insofferenza; in questo caso, sarebbe necessario che le varie istituzioni: scuola,<br />

consultori, servizi sociali di base, parrocchia ecc. si attivassero per un serio ed efficace<br />

sostegno rivolto anche alla famiglia, spesso impreparata. Tutto questo però potrebbe non<br />

bastare, ma evidenziare la necessità di una forza “persuasiva” ed influente, che la Polizia e<br />

la Vigilanza Urbana potrebbero dare con un intervento di supporto. Cioè, quando il soggetto<br />

venisse a trovarsi al di fuori di un comportamento legale che necessita di metodi<br />

severi, questi metodi non siano dati solo dalla reclusione carceraria.<br />

– 173 –


1989<br />

In sostanza, la Polizia e la Vigilanza Urbana decentrata dovrebbero attuare nel territorio<br />

una rete di presenza e di collaborazione con le forze sociali e le famiglie. Infatti, sono<br />

proprio queste che dovrebbero essere maggiormente sostenute presso i figli nella loro<br />

opera educativa, e non ritenute invece le maggiori responsabili della devianza degli stessi.<br />

Oggi più che mai, l’influsso e l’ascendenza che la famiglia trasmette ai figli è di gran<br />

lunga inferiore a quella dell’ambiente esterno; le amicizie, il tempo libero, i messaggi consumistici,<br />

i vari idoli del benessere e dell’arrivismo ad ogni costo s’impongono come<br />

modello di vita influendo negativamente su personalità ancora immature.<br />

Polizia e Vigili Urbani devono perciò assumere un ruolo nuovo nella determinazione<br />

della convivenza civica, e noi, come Comitato siamo disponibili ad operare nel limite delle<br />

nostre forze per la formazione di un’opinione pubblica in merito.<br />

Per il Comitato, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Riporto alcuni brani di un articolo di Gaspare Barbiellini Amidei uscito su:<br />

“Oggi” - 1 novembre ‘89<br />

I nostri ragazzi. Basta chiacchiere sulla droga.<br />

La punizione è il rimedio più utile<br />

Gaspare Barbiellini Amidei - È male usare la droga? Sì, è male. Allora questo lungo differito suicidio<br />

deve essere proibito. Ne nasce una legge proibizionista? Sì, ne nasce una legge proibizionista, e che<br />

venga con rapidità dopo troppe attese.<br />

Va repressa la sciagurata abitudine di lasciarsi andare, a farsi prendere nella spirale della emulazione<br />

all’ingiù? Sì, va repressa. E la nuova legge non può che essere repressiva. In Italia si ha una paradossale<br />

paura del vocabolario, talvolta le decisioni si prendono, ma si evitano le parole che le definiscono.<br />

(…)<br />

È opportuno uscire dalla fase della chiacchiera per arrivare al cuore della questione: fermare questa<br />

malattia sociale. Essa colpisce i giovani e le loro famiglie. Il materiale per il contagio è diffuso da una<br />

forte malavita internazionale, che con i profitti costituisce imperi miliardari. Contro il traffico ci<br />

vogliono pene severissime e mezzi massicci. La legge al varo in Parlamento definisce le pene, sui<br />

mezzi è povera. In ogni caso anche la più potente operazione di polizia contro il narcotraffico sarebbe<br />

insufficiente se non si fa cadere la domanda di droga.<br />

Dibattiti o non dibattiti, la maggioranza degli italiani è convinta che la proibizione, legalmente<br />

rafforzata, sia condizione obbligatoria, anche se non sufficiente, per scoraggiare il consumo di droga.<br />

Altri la pensano in modo diverso, si sono organizzati anche politicamente, si stanno dando i primi<br />

rappresentanti antiproibizionisti nelle elezioni, ieri europee e oggi comunali. La loro opinione non<br />

mi convince. (…) .Ma proibire, se pur non basta, quasi sempre aiuta. (…)<br />

Sarà bene che nessuno scherzi più con lo spinello come fosse un gelato, sulle strofe delle canzonette.<br />

(…) La novità più grossa è proprio nell’abolizione dell’articolo 80 della legge del 1975, che prevedeva<br />

la non punibilità per chi avesse detenuto una modica quantità di droga per uso personale.<br />

Grammo o chilo, ci saranno sanzioni per tutti. (…)<br />

Dieci anni fa si sarebbe potuto essere molto meno duri se si fosse stati più previdenti, più generosi,<br />

se non si fossero lasciate sole la famiglie dei tossicodipendenti e si fossero invece isolati nel disprezzo<br />

dei cattivi maestri. Ora la società deve alzare la voce per fare intendere che drogarsi è male, è un<br />

delitto contro se stessi e contro la propria famiglia.<br />

Ed è un mostro giuridico l’idea che un delitto contro se stessi e contro la propria famiglia possa essere<br />

considerato lecito dalla legge. Nessun ordinamento giuridico prevede delitti ”in modica quantità”,<br />

trattati come non delitti.<br />

– 174 –


1989<br />

La nuova legge, imperfetta e non priva di oscurità, avara fino all’inverosimile nei mezzi, corre sulla<br />

difficile frontiera fra severità e amore, fra pena e soccorso.<br />

✧<br />

La Voce dei <strong>Berici</strong> - 5 novembre 1989<br />

Aids – L’ex complesso psichiatrico ospiterà la struttura d’accoglienza<br />

A Laghetto la casa della speranza<br />

Incontro tra rappresentanti di enti amministrativi e sanitari con il Vescovo<br />

È stato un incontro fra autorevoli esponenti delle varie istituzioni amministrative e sanitarie quello<br />

di mercoledì 25 ottobre scorso al S. Bortolo di Vicenza per la presentazione ufficiale del progetto di<br />

adeguamento del padiglione C del “Complesso di Laghetto” che verrà utilizzato come casa di accoglienza<br />

per i malati di Aids.<br />

C’erano il presidente dell’Ulssd n. 8 De Boni, l’assessore regionale alla sanità Bogoni, il vescovo<br />

Nonis, il sindaco Corazin, il prefetto Porena e il presidente della provincia Calearo, Olga Dalla Valle<br />

in rappresentanza del volontariato.<br />

Tutti compatti nel dare l’avvio a questo lodevole progetto che intende offrire le condizioni per una<br />

vita più umana o per lo meno “più vivibile” ai malati di Aids. (…) Le cifre che parlano di Aids sono<br />

crude: nella nostra provincia si contano 62 casi nel 1988 rispetto ai 102 enumerati nel resto della<br />

regione, mentre 21 nuovi casi sono stati diagnosticati nel primi semestre del 1989. (…)<br />

Secondo il titolo dell’articolo sembra che finalmente, prenda l’avvio una struttura assistenziale<br />

per i malati di Aids senza sostegni famigliari, ma ci vorrà ancora qualche anno di polemiche,<br />

di ricerche e di insistenze, prima di raggiungere il sospirato traguardo.<br />

Contemporaneamente si studiava anche un luogo da adibire come centro di pronta accoglienza<br />

per quei tossicodipendenti che decidevano un recupero, sollevando loro e le famiglie da<br />

uno stressante iter di lunghe attese intervallate da qualche ora di colloqui diramati nel tempo.<br />

Tornando al problema Aids, dirò che molte e variegate erano le necessità impellenti che questa<br />

sindrome aveva portato con se, trovandoci impreparati al massimo. I mass media usavano<br />

un linguaggio allarmistico con proiezioni future catastrofiche: grossi titoli nei giornali, conferenze<br />

televisive e un parlarne come la “peste del duemila” o ”castigo mandato da Dio”, tutto<br />

questo poneva i colpiti in una situazione sempre più emarginante. Venivano descritti sintomi<br />

rivelatori, la paura serpeggiava e ci furono dei suicidi a causa di interpretazioni personali.<br />

Ancora nell’85, in rappresentanza del Comitato, preoccupata dal fatto che i tossicodipendenti<br />

della nostra provincia risultarono sieropositivi nella quasi totalità, iniziai dei contatti<br />

con il reparto del malattie infettive per conoscere, capire e reagire concretamente nell’affrontare<br />

con coerenza la situazione che s’era venuta a creare .<br />

Mi resi subito conto della precarietà del reparto: il personale sanitario era insufficiente nel<br />

seguire l’affluenza delle richieste di esami clinici, non c’erano locali adeguati per i primi<br />

ammalati; furono utilizzate due camere con quattro letti ciascuna e un solo servizio igienico<br />

(questo per otto portatori di patologie infettive diverse). Persino la microbiologia non era attrezzata<br />

nello svolgere in sicurezza i rituali screening. Nemmeno la collaborazione con gli altri<br />

reparti era facile; dell’Aids si conosceva soprattutto la pericolosità del contagio.<br />

Devo dire però che la professionalità dei medici e degli infermieri era portata al massimo<br />

sia come efficienza che umanità.<br />

– 175 –


1989<br />

È stato quello, per me, e credo anche per il reparto, un periodo che io ricordo di grande<br />

impegno a tutti i livelli, sia umanitari che politici. Ognuno cercava di dare il meglio di sé. Ci<br />

sentivamo come pionieri che sperimentavano nuove esperienze, tutte drammatiche, con una<br />

realtà avvolta nella nebbia più fitta; si era muti e inerti testimoni di una moria, in breve<br />

tempo, di tante giovani vite.<br />

A nome del Comitato sono stati contattati i responsabili comunali, provinciali, regionali e<br />

del governo; un nome tra i tanti, il più conosciuto, quello di Mariano Rumor, nostro concittadino.<br />

Devo dire che, se nella lotta alla droga la situazione rimaneva vergognosamente stagnante<br />

e maleodorante, nel campo dell’assistenza ai malati di Aids i risultati ci furono; non purtroppo<br />

a livello farmacologico, come del resto in ogni altra parte del mondo.<br />

Ad affiancare i medici furono posti dei borsisti neolaureati specializzati in malattie infettive<br />

che prestavano gratuitamente la loro opera.<br />

Successivamente, con l’aumentare dei malati si dovette ampliare il reparto trasferendo dal<br />

pianoterra al primo piano la specificità dell’Aids.<br />

Seguendo un decreto legge riguardante le malattie infettive (se non erro risalente all’epoca<br />

napoleonica, poi in uso al tempo del fascismo e ripristinato con l’Aids), quando c’erano dei<br />

decessi le salme venivano avvolte in un lenzuolo -“sudario”- imbevuto di uno specifico disinfettante<br />

(da noi si usava la candeggina forse per il suo basso costo) e portate nelle celle mortuarie<br />

le cui porte venivano chiuse con una grossa catena; cosa inusuale e mai vista per altri malati.<br />

In questo modo era chiaro a tutti i visitatori la causa della morte.<br />

Fatto questo, passivamente accettato anche da quelle famiglie che desideravano la riservatezza.<br />

Alle rimostranze del Comitato, questa catena fu presto tolta; per togliere il lenzuolo però,<br />

furono necessari anni di lettere al ministero della Sanità; quella è stata un’altra mia battaglia<br />

personale di cui riferirò cronologicamente.<br />

✧<br />

Il Giornale - 5 novembre 1989<br />

Don Gelmini e Muccioli alle 8 a Palazzo Chigi:<br />

Andreotti vuol farli sentire dai ministri. Poi via dal Papa<br />

“<strong>Droga</strong>rsi è illecito”, corteo a sostegno della legge Psi – Dc<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 6 novembre 1989<br />

Conclusione in piazza San Pietro all’Angelus di Giovanni Paolo II<br />

Ventimila a Roma al corteo antidroga<br />

Il Papa auspica una risposta decisa individuando gli interessi di chi specula sulla sofferenza<br />

Roma – (…) L’iniziativa organizzata dal Movimento unitario volontari per la lotta alla droga di<br />

cui sono presidenti don Gelmini e Muccioli è stata l’occasione per ribadire il “diritto alla vita” e per<br />

chiedere la rapida approvazione della legge Jervolino –Vassalli. (…) Migliaia di giovani ex tossicodipendenti<br />

o ospiti delle comunità terapeutiche, centinaia di genitori, cooperative di assistenza, associazioni<br />

del volontariato.<br />

Alla marcia fino a San Pietro hanno partecipato il ministro per gli Affari Sociali Rosa Russo Jervolino,<br />

il sottosegretario alla Sanità Maria Pia Garavaglia, il segretario della Uil Giorgio Benvenuto, Giulio<br />

Santarelli di quella socialista, Raffaele Costa per i liberali, Maurizio Gasparri del Msi – Dn.<br />

– 176 –


1989<br />

Lungo il percorso, per un breve tratto l’alto commissario per la lotta alla mafia Domenico Sica.<br />

In piazza San Pietro, alla testa del corteo, si è aggiunto anche il cardinale canadese Edouard Gagnon<br />

presidente del pontificio consiglio per la famiglia; e poco prima del discorso del papa è arrivato anche<br />

il segretario della Dc Arnaldo Forlani.<br />

Ancor prima che la manifestazione cominciasse, Muccioli e don Gelmini, accompagnati dal ministro<br />

Jervolino, sono stati ricevuti a palazzo Chigi dal presidente del Consiglio Giulio Andreotti al<br />

quale hanno chiesto che nell’approvare il disegno di legge sulla droga, si tenga conto in particolare<br />

delle norme relative alla riabilitazione. I due presidenti del Muvlad, che riunisce 104 realtà impegnate<br />

contro la droga, hanno proposto una “vacatio legis” per un periodo da stabilirsi “al fine di consentire<br />

la progettazione e la realizzazione di programmi antidroga”. Si tratterebbe, in sostanza, di<br />

creare centri di assistenza, comunità, ospedali, programmi di informazione nelle scuole.<br />

I manifestanti si sono poi dati appuntamento in piazza del popolo, dove su un grande palco hanno<br />

parlato i promotori e gli esponenti dei partiti.<br />

La manifestazione si è svolta senza grossi problemi. Sotto il palco, gli agenti sono intervenuti per calmare<br />

il padre di una giovane morta per droga, che contestava apertamente gli interventi degli uomini<br />

politici.<br />

Lungo il percorso, un gruppetto di antiproibizionisti ha criticato lo spirito dell’iniziativa mostrando<br />

i cartelli in cui si sosteneva che “proibire è peggio”. Sono stati allontanati e lasciati andare dopo l’identificazione.<br />

Accanto alle personalità che hanno aderito alla manifestazione, c’era anche il professor Ferdinando<br />

Aiuti, l’immunologo che da anni è impegnato contro l’Aids. “Anche se la legge non è perfetta sono<br />

per l’approvazione”, ha detto ricordando che l’Italia è al primo posto per sieropositività e al secondo<br />

in Europa per il numero dei malati di Aids. (…)<br />

Rivolgendosi ai partecipanti, il Papa ha espresso apprezzamento per l’impegno, teso non solo al recupero<br />

di tante vite, ma anche a diffondere una cultura di speranza contro la morte. “La partecipazione<br />

sempre più larga ed efficace del volontariato, che si affianca in questa battaglia alle istituzioni –<br />

ha detto ancora – conferma che il fenomeno della droga è avvertito come problema gravissimo, per<br />

la cui soluzione è necessaria la collaborazione di tutti. È questa – ha concluso – una delle grandi sfide<br />

a cui il genere umano è chiamato oggi a rispondere. Dare un senso alla vita dell’uomo, in particolare<br />

dei giovani; ritrovare i valori della famiglia, della comunità, del vivere insieme; favorire in questa<br />

nazione lo sviluppo, la giustizia sociale e la pace. Ecco le vie sulle quali occorre impegnarsi con<br />

urgenza”.<br />

Alla manifestazione di Roma hanno partecipato cinquantasei volontari della nostra provincia<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 7 novembre 1989<br />

Con 152 voti a favore, 87 contrari e 5 astenuti il provvedimento<br />

passa alla Camera dei deputati<br />

Il Senato ha deciso: drogarsi è un reato<br />

Roma – (…) Il provvedimento, che passa ora alla Camera dei deputati, è stato approvato dai gruppi<br />

della maggioranza, anche se non sono mancati dei mugugni al loro interno. Si sono associati i<br />

missini. Decisamente contro si sono invece schierati comunisti, indipendenti di sinistra, radicali e<br />

“verdi”. Le opposizioni, comunque, hanno preannunciato che la “battaglia”proseguirà nell’altro<br />

ramo del Parlamento. (…) La nuova legge varata dal Senato prevede, tra l’altro, che chi viene trovato<br />

con una dose superiore a quella giornaliera di sostanze stupefacenti, prima ricorre in sanzioni<br />

amministrative (ritiro della patente, del passaporto, del porto d’armi e divieto di allontanarsi dal<br />

comune di residenza), poi in misure penali più severe. (…)<br />

✧<br />

– 177 –


1989<br />

Il Giornale di Vicenza - 17 novembre 1989<br />

Domani manifestazioni in piazza dei Signori<br />

<strong>Droga</strong>. Le associazioni d’ispirazione cattolica<br />

contro il disegno di legge dell’on. Russo Jervolino<br />

All’insegna “dell’educare senza punire”, associazioni, gruppi, movimenti vicentini, soprattutto quelli<br />

impegnati nel mondo dell’emarginazione e del disagio, sono preoccupati dell’imminente approvazione<br />

del disegno di legge del ministro Jervolino. Con questa legge sulla droga non si fa altro che peggiorare<br />

la situazione.<br />

Sulla stessa posizione di Acli, Agesci, Gioc, famiglie affidatarie, la Linea dell’arco, Cooperativa insieme,<br />

comunità di S. Gaetano, Pax Cristi, Mir, Pastorale del lavoro, Fraternità francescana, comunità<br />

strada della Paglia, tutte di stampo cattolico, la lega studenti medi della federazione giovanile comunista<br />

che l’altro, ieri ha tenuto una manifestazione al cinema Arlecchino, alcune cooperative (Ferracina,<br />

Nuova vita, Orizzonti, Un segno, Primavera nuova, Servizi all’autogestione, Unione di solidarietà).<br />

Dunque, educare senza punire. (…) “Che la paura della punizione possa tenere lontano dalla droga<br />

chi tossicodipendente non è – dicono - ci sembra un’affermazione altrettanto semplicistica e banale.<br />

Recenti indagini sui giornali mettono in luce come molti ragazzi e ragazze siano a conoscenza di che<br />

cosa è la droga, dove la si possa comprare, chi la venda, quanto costa, ecc. Eppure questi stessi giovani<br />

non ne fanno uso. Non si “cade” nella droga solo perché questa è disponibile. La droga è un sintomo<br />

di qualcosa d’altro che non va; e questo non scompare perché una legge lo vuole vietare. (…)<br />

✧<br />

“Educare e non punire” – “Proibito proibire” – erano questi (e ancora lo sono) gli slogan delle<br />

comunità che facevano capo a don Ciotti; al loro fianco, qui a Vicenza, si erano unite per<br />

solidarietà contro il disegno di legge Jervolino – Vassalli, le varie associazioni cattoliche che operavano<br />

in vari campi, al di fuori della tossicodipendenza. Per loro questi slogan erano parole<br />

simili al vangelo.<br />

Mi sono domandata più volte, perché mai nessuno, avesse seguito la linea di don Picchi,<br />

fondatore del Ceis, uno dei primi preti impegnati fortemente e con successo nel campo delle<br />

comunità terapeutiche, nonostante esse fossero tra le poche che davano dei buoni risultati. Infatti<br />

molti giovani della nostra città erano usciti dalla tossicodipendenza frequentando il Ceis di<br />

Verona.<br />

Anche le comunità Incontro e S. Patrignano non avevano trovato i consensi che meritavano.<br />

All’inizio del mio impegno attivo nell’ambito del Comitato, mi ero avvicinata ad alcune<br />

delle strutture inizialmente citate, sempre per capire meglio il fenomeno droga e per unire le<br />

forze e incentivare maggiormente le richieste di interventi mirati. Ben presto me ne staccai,<br />

soprattutto perché trovavo in essi ideologie per me non condivisibili.<br />

Ho sempre pensato che ci sono tre modi di vivere la droga: quello del tossicodipendente che<br />

la usa, quello dei familiari sempre alla ricerca di soluzioni al loro dramma e quello degli operatori<br />

che potevano sentirsi comunque gratificati per il loro impegno, andasse o meno a buon<br />

fine, dormendo i loro sonni tranquilli.<br />

Cosa ne sapevano le altre associazioni cattoliche della droga? Perché contrastare il risultato<br />

che si stava ottenendo dopo anni di lotta, da chi i drammi li viveva nel profondo dell’anima?<br />

Era un modo di fare politica? Non ci bastava la politica deleteria impastata di ideologie<br />

che aveva incancrenito il problema e da anni lasciava morire tanti giovani?<br />

– 178 –


1989<br />

Il Giornale di Vicenza - 18 novembre 1989<br />

Tossicodipendenti. Le madri oggi in piazza<br />

“Vogliamo il proibizionismo”<br />

<strong>Droga</strong>: chi conosce da vicino il problema e chi ne parla, spesso facendo demagogia. La manifestazione<br />

di piazza delle associazioni cattoliche contro le leggi di indirizzo proibizionistico ha fatto scendere<br />

in campo anche Olga Dalla Valle, presidente del comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti.<br />

“Noi madri – dice Olga Dalla Valle – siamo tutte per il proibizionismo. A chi dice<br />

“educare e non punire”, rispondiamo: da quando in qua si può educare senza punire? Il permissivismo<br />

delle teorie psicologiche del dopo guerra – non punire tuo figlio altrimenti cresce complessato<br />

- è una delle cause che hanno portato i nostri ragazzi alla droga. Molti adolescenti si avvicinano agli<br />

stupefacenti per curiosità e perché si danno loro messaggi sbagliati. “Se lo Stato tollera la droga –<br />

sono anche questi i discorsi che fanno i ragazzi – vuol dire che tanto male non fa”. Anche noi ci battiamo<br />

per la prevenzione, quella vera però, che equivale alla cura di chi è già nel disagio. Anche noi<br />

siamo per la lotta al grande traffico, per dare risposte diversificate ai drogati, perché ognuno vive<br />

un’esperienza diversa a sé stante, ma ripetiamo anche che a volte per potere educare efficacemente<br />

bisogna avere il coraggio di punire. Non è un male solo per il ragazzo, ma anche per la sua famiglia<br />

e i cittadini. La Costituzione afferma che è dovere dello Stato tutelare la salute del cittadino e dove<br />

sia necessario farsi carico per supplire alle carenze della famiglia. Allora chiedo: perché lo Stato italiano<br />

ha sopportato per anni che i ragazzi, cominciando da quando erano minorenni, si drogassero,<br />

quando i loro genitori urlavano chiedendo aiuto?”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 novembre 1989<br />

Alla vigilia dell’esame del discusso provvedimento in aula a Palazzo Madama<br />

Contro la legge antidroga ventimila in corteo a Roma<br />

Lievi incidenti provocati da autonomi davanti alla sede della Dc in piazza del Gesù<br />

Il Psi condanna duramente la manifestazione – Goria conferma:”Voterò contro”<br />

(…) La manifestazione, organizzata dalla Fgci, dal quotidiano “Il Manifesto” e dal coordinamento<br />

delle comunità di accoglienza di don Luigi Ciotti, e alla quale hanno aderito anche il Dp, il coordinamento<br />

antiproibizionista radicale, la Lega per l’ambiente, il WWF, organizzazioni cattoliche e<br />

comunità terapeutiche di ogni parte d’Italia, ha mobilitato soprattutto i giovani. Era curiosamente<br />

presente anche il Movimento federativo democratico di Giovanni Moro che partecipò anche al corteo<br />

del 5 novembre (?)<br />

(…) Accanto a balli, canti, girotondi e “sit in”, il corteo ha fatto registrare qualche momento di tensione,<br />

soprattutto quando, prima di raggiungere piazza Navona, è passato a piazza del Gesù. Lì un<br />

gruppo di autonomi ha cominciato a tirare siringhe (ma anche sassi e bastoni) contro i poliziotti<br />

schierati davanti alla sede della Dc. (…)<br />

Al corteo del 5 novembre i genitori dei tossicodipendenti non cantavano né ballavano, ma chiedevano<br />

aiuto per la vita dei loro figli!<br />

✧<br />

Breve lettera (firmata) pubblicata sul Giornale di Vicenza in data 1 dicembre 1989<br />

in “tema” con le teorie”educare e non punire”:<br />

<strong>Droga</strong>, punibilità e non punibilità<br />

Egregio direttore,<br />

sul suo giornale della settimana scorsa, ho letto più articoli che riguardano la non punibilità<br />

del tossicodipendente. Propugnatori di questa idea, mi sembra di capire, sono per la<br />

maggior parte, operatori di comunità terapeutiche.<br />

– 179 –


1989<br />

Questo mi crea molta confusione, perché, so per certo, che in queste comunità i tossici<br />

che per disgrazia hanno una”ricaduta”, vengono immediatamente espulsi.<br />

Perché allora, chiedere “educare e non punire” se le comunità stesse non applicano questa<br />

formula?<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 novembre 1989<br />

Una concitata voce femminile ha fatto scattare l’allarme al “113”<br />

Venite, c’è un morto<br />

Un giovane trovato senza vita in un tugurio<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 24 novembre 1989<br />

Roma, militante radicale vende dolci all’hashish per protesta<br />

contro la penalizzazione del consumo<br />

Tartine alla droga per i senatori<br />

Franco Corleone ne ha portate a Palazzo Madama dove è in discussione la legge antistupefacenti<br />

Roma – Ha imbandito un piccolo “buffet” a base di burro di hashish (circa un etto di erba pura): biscotti<br />

ai pinoli, budino al cioccolato, tartine al salmone e li ha venduti ai convenuti all’insolito intrattenimento.<br />

La manifestazione pubblica è stata compiuta da Silvia Bizzarri, radicale, detta “nonna canapa”<br />

da quando compì il suo primo atto dimostrativo in favore del consumo delle droghe leggere. Nella sede<br />

romana del Partito radicale, in concomitanza con l’inizio del dibattito in aula al Senato del nuovo progetto<br />

di legge sulla droga che prevede la punibilità, la donna, 52 anni, madre di tre figli e nonna di altrettanti<br />

nipotini, ha organizzato un mini “narco-traffico” (il ricavato è stato di circa 100 mila lire), in segno<br />

“provocatorio” contro chi vuole “mettere sullo stesso piano tutte le droghe”. Al “rinfresco” è intervenuto<br />

un centinaio di persone, giovani che si sono proclamati d’accordo con la depenalizzazione della canapa<br />

indiana. Vi ha preso parte anche il senatore radicale Franco Corleone, che alla fine della manifestazione<br />

si è recato al Senato con alcuni dolci all’hashish da offrire ai colleghi senatori. (…)<br />

Mentre riscrivo queste pagine in cui si fa una insensata e vergognosa apologia delle droghe libere,<br />

dopo 40 anni di morti e tragedie, ancora non ho sentito da parte di questi protagonisti nessuna<br />

autocritica. Molti sono stati i messaggi criminali inviati ai giovani e agli adolescenti in<br />

particolare, da una parte di politici indegni di ricoprire qualsiasi mansione governativa; fa<br />

male al cuore pensare che costoro non sono mai stati allontanati dalle cariche che ricoprivano<br />

e hanno perseverato nel seminare quel veleno di cui oggi purtroppo si raccolgono frutti.<br />

✧<br />

Il Giornale - 25 novembre 1989<br />

Il Psi insiste con l’urgenza, ma l’opposizione al progetto cresce<br />

Legge antidroga, la meta s’allontana<br />

I senatori della sinistra Dc si affiancano a Goria nel dire no al disegno<br />

✧<br />

La Voce dei <strong>Berici</strong> - 3 dicembre 1989<br />

<strong>Droga</strong>, inferno di una madre<br />

Egregio direttore,<br />

la prego di pubblicare questa lettera che dedico ai giovani comunisti della Fgci, all’avvocato<br />

Landi e al rappresentante nazionale delle comunità di accoglienza don Luigi Ciotti,<br />

– 180 –


1989<br />

che la scorsa settimana hanno manifestato a Vicenza contro il disegno di legge governativo<br />

sulla droga.<br />

Sono le ore 20,30 del 15 novembre ’89; mezz’ora fa sono entrata per caso in camera di<br />

mio figlio, l’ho visto con la testa penzoloni, l’ago della siringa conficcato nella mano, il<br />

laccio emostatico scivolato su una gamba, privo di sensi. Magro, pallidissimo, le unghie<br />

viola, sembrava morto. Ho tentato di rianimarlo a suon di sberle e intanto chiamavo mio<br />

marito perché mi prendesse una fiala di “narcan” che tengo sempre chiusa a chiave (tutti<br />

i medicinali li devo tener chiusi a chiave, anche quelli che mi necessitano per la pressione<br />

che spesso ho molto alta). Il pover’uomo non riuscì a trovare nulla; intanto mio figlio<br />

si riprese, rimanendo stupito e indispettito di vedere noi genitori angosciati presso di lui.<br />

Per ora il pericolo è passato, ma io non sono riuscita a mangiare un boccone (stavamo<br />

cenando), né a bere un goccio d’acqua. Il mio stomaco è chiuso, le braccia irrigidite, soltanto<br />

il mio forte autocontrollo aveva impedito una crisi isterica. Vorrei però urlare a tutti<br />

il mio dolore, la mia angoscia che dura da otto anni, la mia sfiducia nei riguardi di tutti.<br />

Mio figlio mi ha portato il giornale dove era scritto della manifestazione al cinema<br />

”Arlecchino” perché la leggessi, ma l’avevo già letta. Vedi, farfugliò, la droga deve essere<br />

libera, distribuita dalla Stato! Neanche si sognò di dire, vedendo suo padre e sua madre<br />

ancora paralizzati dal trauma: ”cercherò di smettere, aiutatemi”. Da quando si buca (ha<br />

cominciato durante il servizio di leva), non si è guadagnato nemmeno una briciola del<br />

pane che mangia, e avanza pretese su pretese. Il suo povero cervello è rimasto al livello dei<br />

14 anni, quando con gli amici ha cominciato a spinellare. Desidero esprimere all’avvocato<br />

Landi e ancor più al rappresentante del Cnca (che dovrebbe sapere cos’è la droga, dato<br />

che si interessa di emarginati), la mia profonda indignazione perché, invece di cercare di<br />

unirsi tutti insieme affinché questa legge sulla droga vada finalmente in porto, fanno di<br />

tutto perché le cose restino come lo sono state finora. Che interessi hanno? Vogliono mettersi<br />

in mostra? Lo facciano facendo del bene, e non rovinando tante famiglie.<br />

E voi giovani della Fgci, cosa ne sapete della tragedia droga?<br />

E voi, uomini politici, tanto impegnati a mantenere salda la seggiola del potere, andate<br />

presso qualche famiglia di tossicodipendenti per pochi giorni, per rendervi conto cosa<br />

vuol dire convivere con la droga!<br />

E tu, Stato italiano, nella Costituzione dici di voler proteggere la salute dei tuoi cittadini<br />

e poi permetti e legalizzi la “modica quantità” perché i tuoi figli più giovani e fragili<br />

buttino via la loro vita e distruggano le loro famiglie!<br />

E tu, Chiesa, che predichi il diritto alla vita, che lotti contro l’aborto, perché non metti<br />

fuorilegge la droga? Perché molti preti e cattolici laici vogliono mantenere questo cancro<br />

che ci distrugge? Non è vita anche quella di mio figlio e quella di tanti altri sciagurati come<br />

lui? “Educare e non punire”: utopia!!! Non si acquistano valori morali dall’oggi al domani,<br />

specialmente in tanto consumismo. Allora, curiamo ed educhiamo. E quando si attua lo<br />

sciopero della fame, lo si faccia per cose nobili e non per dare la morte ad altri giovani!!!<br />

È tempo ormai che si dia ascolto al dolore di tanti genitori, ma si sa, questo non dà<br />

lustro a chi lo vuole a tutti i costi.<br />

– 181 –


1989<br />

Il Giornale - 4 dicembre 1989<br />

L’ex commissario guida lo speciale di Raidue sull’Aids<br />

La sfida di Placido al male del secolo<br />

“Diversi ed eguali” cercherà di fare il punto sull’evoluzione del virus<br />

Roma – Aids: 11.362 nuovi casi segnalati nel mese di novembre all’organizzazione mondiale della<br />

Sanità, un aumento in media di circa 5.000 casi al mese. Gli Stati Uniti sono la nazione più colpita<br />

con 110.333 casi, in Europa ne sono stati notificati 28.247 di cui 4.663 in Italia. Nella penisola<br />

circa 400 bambini sono affetti da virus, lo hanno “ereditato” dalla madre sieropositiva. Il primo<br />

imperativo in una situazione di tale gravità è informare: in assenza di un vaccino e di una cura è<br />

importantissimo prevenire il contagio. In questo senso la televisione è lo strumento più comodo e<br />

immediato per raggiungere milioni di persone. Non a caso negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli<br />

speciali e le inchieste televisive su quella che è stata definita la “peste del secolo”.<br />

Raidue propone questa sera “Diversi ed uguali, combattere e vincere l’Aids ”alle 21.30: un tentativo<br />

di parlare della malattia in modo diverso. A presentare la serata saranno due volti popolari ed<br />

estranei al mondo della medicina: Michele Placido e Pamela Villoresi. Il primo dicembre ricorreva<br />

la Giornata mondiale di lotta all’Aids indetta dall’Oms: questa serata vuole soprattutto essere un<br />

segno di solidarietà con il malato. (…) Oltre alle istituzioni, (rappresentate dal ministro della Sanità,<br />

Francesco De Lorenzo e dai presidenti delle commissioni, parlamentari sanità e affari Giorgio Bogi<br />

e Sisinio Zito) e alla scienza (il prof. Giuseppe Visco primario dell’ospedale Spallanzani di Roma e<br />

il prof. Aiuti immunologo), lo studio ospiterà le testimonianze di malati e sieropositivi, infermieri,<br />

familiari, rappresentanti di associazioni volontarie. I malati potranno porre le loro domande anche<br />

al prof. Luc Montagnier, direttore dell’Istituto Pasteur, in collegamento da Parigi. (…) Non è un<br />

male come un altro e neppure il male degli altri: recita lo spot di presentazione del programma, è<br />

importante per i malati di Aids sapere che non sono abbandonati. “ E’ un problema che dobbiamo<br />

porci tutti – afferma Placido – Questa esperienza mi ha scioccato: c’è ancora molto imbarazzo verso<br />

questa malattia, tutti noi troviamo difficoltà a parlarne ma non per questo possiamo ignorarla”.<br />

A questa trasmissione sono stata invitata anch’io come responsabile del Comitato, dato il nostro<br />

volontariato presso i malati sia nel reparto infettivi e sia, in qualche caso di particolare necessità,<br />

anche presso qualche famiglia. Con me era presente una mamma che da poco aveva perso<br />

un figlio e su di lei era stata rivolta l’attenzione dei presentatori. L’insieme della trasmissione è<br />

stata molto toccante, perché alcuni malati hanno raccontato le loro paure e le loro difficoltà di<br />

fronte alla sieropositività, che in quel periodo equivaleva a una condanna a morte.<br />

Nell’articolo, Placido confessa di essere stato scioccato, e io gli credo; successivamente, con<br />

generosità, ha voluto devolvere alle associazioni presenti come personale contributo l’intero suo<br />

compenso della serata. Al Comitato è arrivata da Michele Placido la somma di 1 milione. Una<br />

somma uguale ci è stata offerta da alcuni orafi durante l’edizione di “Vicenzaorouno”; denaro<br />

destinato, come già detto, a finanziare l’acquisto di apparecchiature utili al reparto malattie<br />

infettive del S. Bortolo. A questa raccolta fondi hanno partecipato anche alcune case farmaceutiche.<br />

✧<br />

Il Giornale - 4 dicembre 1989<br />

Il ministro della Giustizia Vassalli al convegno di Marsala”seppellisce” la modica quantità<br />

Gava: e ora si muore per cocaina - Smantelleremo la “rotta balcanica”<br />

In Italia abbiamo già scoperto due raffinerie gestite da colombiani<br />

Il 75 per cento degli stupefacenti arriva dall’Est<br />

– 182 –


1989<br />

Marsala – Dalla guerra della droga arriva un bollettino della sconfitta: 841 morti con la siringa ancora<br />

penzolante sul braccio da gennaio allo scorso 30 novembre. Stavolta il primato italiano è stato battuto<br />

addirittura in anticipo.<br />

Nell’intero 1988, infatti, il famoso anno record, l’eroina aveva ucciso 806 persone. “E non sappiamo<br />

quanti sono i tossicomani per epatiti, endocarditi, Aids, suicidio e incidenti stradali”, lancia l’allarme<br />

il ministro dell’interno Antonio Gava (Dc), in polemica con quanti sottovalutano il fenomeno,<br />

paragonandolo magari dalle cosiddette droghe legali (alcool e tabacco). L’Italia, insiste Gava,<br />

che già era il Paese più “drogato” d’Europa con il primato Cee di 573 chili di eroina sequestrati<br />

nell’88, “ha superato i 600 chili, mentre la quantità di hashish scoperta dalle forze dell’ordine in un<br />

anno è triplicata raggiungendo i 23 mila chilogrammi, anche questo un record di tutti i tempi nel<br />

nostro Paese.<br />

Dietro i numeri, il messaggio che proviene dalla giornata conclusiva del convegno nazionale “<strong>Droga</strong>,<br />

mafia e giustizia” promosso dai socialisti è chiaro: il requiem per la modica quantità. Il governo punta<br />

alla svolta con il disegno di legge antidroga in discussione al Senato e quello antimafia all’esame<br />

della Camera. (…) Gava difende la due novità legislative dagli attacchi del Pci. ”Vorrei che il comunista<br />

Violante chiarisse come si fa a dichiarare una cosa illecita”, polemizza sul testo antidroga, “ e<br />

poi fermarsi lì. Se è illecito va perseguito”. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 17 dicembre 1989<br />

La manifestazione a sostegno della nuova legge Vassalli – Jervolino votata dal Senato<br />

Psi, la cultura della droga è la nemica da combattere<br />

(…) Convegno organizzato dai ragazzi della Comunità Incontro di Lonigo in appoggio alla legge<br />

Jervolino Vassalli. Erano presenti don Pierino Gelmini, i dirigenti vicentini del Movimento giovanile<br />

socialista, i genitori del Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti e l’avvocato<br />

Landi per gli antiproibizionisti.<br />

Don Pierino, frequentemente interrotto dagli applausi ha chiarito come la pensano lui e i suoi, non<br />

da adesso, ma da anni: ”La legge crea costume sociale, quindi ci vuole una legge che non autorizzi<br />

più il consumo della droga, che responsabilizzi l’individuo. Educare senza punire, lo slogan degli<br />

oppositori della nuova legge, è una concezione errata, perché ogni educazione non può prescindere<br />

da qualche punizione”.<br />

✧<br />

Lettera inviata a “La Voce dei <strong>Berici</strong>” e pubblicata il 7 gennaio 1990<br />

Caro Gesù Bambino,<br />

memore dei desideri (piccoli in verità), che tu hai appagato tanti e tanti anni fa, oggi ti scrivo<br />

questa letterina e la invio proprio a te, non al vecchio babbo natale che oggi ti sostituisce<br />

elargendo doni in quantità, perché quello che chiedo lo puoi esaudire solo tu.<br />

Io non sono più la timida bambina che quando parlavano i “grandi” li ascoltava con soggezione<br />

e aveva in loro la più completa fiducia, no! Sono purtroppo cresciuta e porto su di me<br />

un carico di delusioni, di dolori, di speranze infrante che a volte mi schiaccia e che sempre mi<br />

tormenta. Io sono quotidianamente a contatto con genitori esausti, esasperati, a causa della<br />

droga; quella droga che impunemente distrugge nel corpo e nell’anima tanti nostri figli.<br />

Cosa ti chiedo in concreto? Tre grandi doni:<br />

Il primo - un centro di pronta accoglienza per quei tossicodipendenti che, usciti dal carcere,<br />

dall’ospedale o che non hanno più famiglia, possa accoglierli e aiutarli a maturare un progetto<br />

di recupero. Questo centro ci è stato promesso da anni, ma tutto è ancora fermo al punto<br />

– 183 –


1989<br />

di progettazione.<br />

Come secondo desiderio ti chiedo una struttura terapeutica per quei tossicodipendenti che,<br />

illuminati come S. Paolo sulla via di Damasco, desiderano cambiare radicalmente, gettando<br />

tutta la zavorra accumulata in tanti anni di droga, per rinascere a nuova vita (questo anche<br />

in base ai nuovi decreti ministeriali e alla nuova legge Jervolino - Vassalli che spero verrà approvata<br />

all’inizio del nuovo anno, spaccature nella DC e cultori dello “sballo” permettendo).<br />

Povero Gesù, ci hai insegnato che il nostro corpo è il tempio Dio e come tale va rispettato;<br />

di certo saprai che alcuni tuoi ministri e tanti pseudo cristiani, si ostinano incredibilmente ad<br />

accettare che il demone della droga si accanisca nelle anime e sul corpo dei più fragili. Sei nato<br />

per portare l’amore tra le genti, ma questo amore ti ha portato sulla croce. Come vedi, oggi come<br />

allora, i farisei continuano a mietere vittime.<br />

Come ultimo dono, ti chiedo di intervenire con decisione, perché abbiano finalmente inizio<br />

i lavori che portino a compimento la casa di accoglienza per i malati terminali di Aids in<br />

difficoltà. I muri ci sono, ma manca tutto il resto. Gli amministratori temono di creare ghetti!<br />

Ma un malato nel bisogno – e tu sai quanti bisogni hanno i malati di Aids – non chiede demagogia,<br />

chiede interventi! Io ho fatto mio un vecchio proverbio, modificandolo un po’: l’uomo<br />

propone, demagogia e burocrazia dispone.<br />

Promesse ne abbiamo avute tante, e se, come si dice, ogni promessa è un debito, non abbiamo<br />

di che sperare, visto che il benessere italiano si basa su un deficit permanente.<br />

Mi rendo conto che quanto ti chiedo, può apparire ai tuoi occhi fattibile anche dagli uomini,<br />

(specialmente se c’è la buona volontà), ma in realtà non è così; quello che tu puoi fare con<br />

un gesto della mano, ad un mortale, a volte, non può bastare la vita intera.<br />

Vedi allora di porre la tua manina sul capo di chi è preposto – per sua scelta- all’amministrazione<br />

pubblica, per fargli capire che quello che conta sono i fatti e solo quelli.<br />

Confido in te, Gesù, ti prego di esaudire questi tre desideri che non sono soltanto miei, ma<br />

di tante famiglie. Da parte mia ti prometto, che, fintanto potrò farlo, continuerò a lottare contro<br />

droga e Aids, stimolando, pungolando, evidenziando necessità, affinché queste vengano<br />

superate e chi si trova nel bisogno venga aiutato.<br />

Ti abbraccio con tenerezza infinita, Olga<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 dicembre 1989<br />

Nell’89 ben 932 vittime, 126 più che nel 1988<br />

<strong>Droga</strong>, strage mai peggiore - Nel Veneto 59 decessi<br />

✧<br />

Aids – A Vicenza 15 decessi – In Italia 1406<br />

– 184 –


1990<br />

1990<br />

Il Giornale di Vicenza - 6 gennaio 1990<br />

L’anno si apre all’insegna del triste primato, malattie infettive in difficoltà<br />

Aids, gli ospedali ormai scoppiano<br />

101 casi a Vicenza sui 300 veneti<br />

✧<br />

Aids - 4 gennaio 1990 - Ci ha lasciato Graziella<br />

✧<br />

Aids – 11 gennaio 1990 - Ci ha lasciato Giovanni<br />

✧<br />

Il Giornale - 12 gennaio 1990<br />

Il professor Fernando Aiuti: siamo all’emergenza<br />

“Aids, mancano letti. Requisite i reparti”<br />

✧<br />

La Voce dei <strong>Berici</strong> - 14 gennaio 1990<br />

Da S. Patrignano a mamma e papà<br />

Ci è stato segnalato un biglietto di auguri che una giovane ha inviato ai genitori e al figlioletto dopo<br />

quattro mesi trascorsi in comunità a S. Patrignano. Sono poche righe, gioiose, scritte da una ragazza<br />

madre che sta lottando contro la droga.<br />

“Vorrei che questi miei auguri vi arrivassero su una cadilac rossa! È che sono tanti e non ci starebbero dentro……Allora<br />

vi mando questo bigliettino per ricordarvi che io vi penso sempre, soprattutto adesso.<br />

Dirvi quanto è il mio affetto per voi sarebbe troppo semplice, è talmente grande che non riuscirei ad esprimerlo<br />

come vorrei, come l’amore che provo per mio figlio, d’altronde. La notte di Natale, se è con voi,<br />

stringetelo stretto stretto, abbracciatelo al posto mio. Per ultima cosa vi ringrazio di avermi messa al<br />

mondo, per avermi donato la semplicità che solo il vostro mondo può dare.<br />

Buon Natale cari genitori, vostra figlia Renata<br />

Questa giovane, figlia ha trovato l’aiuto che l’ha salvata.<br />

✧<br />

Panorama - 14 gennaio 1990<br />

Olanda - I limiti della tolleranza alla droga<br />

Libero spaccio in libero Stato<br />

Siringhe e cure gratis, perfino un sindacato per i tossicomani.<br />

Ma il prezzo è sempre più alto: Rotterdam diventa il crocevia del narcotraffico<br />

(…) Lo Stato in prima linea nell’attività di prevenzione e nel recupero dei tossicodipendenti. La rete<br />

di consultori e centri di disintossicazione, che impiegano da 80 a 400 esperti, è ramificata su tutto<br />

il territorio nazionale e i Comuni hanno l’obbligo di creare strutture adeguate e di distribuire gratuitamente<br />

siringhe e metadone. Gli ospedali psichiatrici finanziano comunità terapeutiche e speciali<br />

istituti si occupano sell’assistenza ai figli degli eroinomani, dell’alloggio dei tossicodipendenti e<br />

del loro reinserimento nel mondo del lavoro. (…)<br />

– 185 –


1990<br />

✧<br />

Lettera inviata al vescovo mons. Nonis il 25 gennaio 199<br />

Monsignore,<br />

desideravo tanto parlarle personalmente dei soliti ed insoluti problemi e di altri ancora,<br />

che sono venuti ad aggiungersi, ma nell’impossibilità di farlo, li affido in parte a questo<br />

scritto.<br />

Inizierò col dire che sul fronte Aids la situazione permane sempre grave e che da ottobre<br />

’89 non è cambiato nulla (in senso di migliorie). La casa di Laghetto è ancora lontana;<br />

se le cose andranno bene, forse i lavori inizieranno nell’estate e ripeto se. Abbiamo<br />

avuto altre morti e ci sono tutt’ora malati molto gravi. Per mancanza di posti letto nel<br />

reparto, giovani gravissimi sono costretti ad alternare periodi di ricovero ad altri in famiglia,<br />

frequentando più volte la settimana al day hospital, questo comporta un estremo<br />

disagio sia ai malati che ai famigliari che non hanno nessun supporto nell’assistenza domiciliare.<br />

Questi “catorci”, come li ha definiti il nuovo primario, sono spesso nell’impossibilità<br />

di camminare e necessitano spesso addirittura dell’ambulanza.<br />

In carcere c’è un giovane molto malato, la madre (vedova), lo vorrebbe con sé per<br />

curarlo, ma la “giustizia” reclama con forza i suoi “diritti” (specialmente sui poveri diavoli),<br />

e le sue vittime.<br />

Il ministro alla Sanità ha concesso miliardi per Aids e tossicodipendenza, ma ancora<br />

non è stato presentato in regione un progetto e se quello non c’è, non ci sarà il denaro per<br />

attuare le strutture.<br />

Si parla da anni di un centro di pronta accoglienza per tossicodipendenti a S. Domenico,<br />

ma i lavori non partono. Avremmo necessità di una comunità tipo Ceis, o Incontro,<br />

o Papa Giovanni XXIII, ma i politici non si impegnano. Il problema scotta e non viene<br />

affrontato.<br />

Cinque anni fa, prima che io entrassi a far parte del Comitato, sembrava stesse per<br />

decollare il progetto Ceis, ma qualcuno si è schierato contro e non se ne è fatto nulla. Ci<br />

facciamo la guerra tra poveri e chi ci rimette sono i più bisognosi.<br />

“Educare e non punire” dicono le varie associazioni religiose seguaci di don Ciotti che<br />

di droga hanno solo sentito parlare, e che con gli antiproibizionisti dell’Upd, democrazia<br />

proletaria, radicali ecc. hanno manifestato a Roma contro la legge Jervolino – Vassalli, con<br />

canti, balli e scene carnevalesche. Non avevano certo la morte nel cuore loro! Ma l’avevano<br />

però quei genitori che hanno manifestato composti perché questa legge vada in porto,<br />

e con loro c’erano don Pierino Gelmini e Muccioli.<br />

La stampa cittadina ha dato ampio spazio ai sostenitori dello sballo (anche purtroppo<br />

la “Voce dei <strong>Berici</strong>”) e a noi, che più di tutti vogliamo un aiuto per i nostri figli, non rimane<br />

che una lotta impari, snervante e crudele.<br />

Di nuovo, Monsignore, non ho detto niente, ma sono stanca, depressa, sfiduciata e<br />

incattivita.<br />

Ora mi manca anche la preziosa collaborazione del dott. Vaglia, ed è tanta fatica portare<br />

avanti progetti programmati da tempo.<br />

Con devozione, Olga Dalla Valle<br />

– 186 –


1990<br />

Il Giornale di Vicenza - 27 gennaio 1990<br />

La regione (in via ufficiosa) ha approvato il finanziamento di 1 miliardo<br />

La comunità per malati di Aids? Cantiere al via entro metà anno<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 1 febbraio 1990<br />

Un appello del “Gruppo Abele” ai deputati<br />

Don Ciotti contesta la legge antidroga<br />

“Lo Stato deve educare, non punire”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 febbraio 1990<br />

28 anni, ricoverato nel reparto di malattie infettive del S. Bortolo<br />

Un’altra giovane vittima della droga<br />

(…) ”Avvicinatosi alla droga in giovane età, come una decina di giovani che son morti negli ultimi mesi:<br />

una pioggia di decessi che ricorda il cadere delle foglie dagli alberi in autunno”. (…)<br />

✧<br />

La Voce dei <strong>Berici</strong> - 19 febbraio 1990<br />

In risposta all’appello di mons. Pietro Nonis<br />

Istituzioni ed associazioni nel comune impegno<br />

a favore dei malati di Aids<br />

La Caritas diocesana, il Comune di Vicenza, l’Ulss 8, ed altri gruppi<br />

stanno predisponendo l’apertura di una Casa di accoglienza<br />

Martedì 21 febbraio prossimo inizierà un corso, articolato in quattro lezioni per volontari.<br />

(…) I rappresentanti dei tre organismi si sono già incontrati un paio di volte per studiare insieme la<br />

situazione, per vagliare possibilità e risorse intese a dar vita nel più breve tempo possibile, ad una casa<br />

alloggio per questi malati.<br />

L’Ulss dovrebbe assicurare il supporto medico – infermieristico: un impegno per il quale il presidente<br />

De Boni si è dichiarato ampiamente disponibile. Al Comune è richiesto l’interessamento per l’edificio,<br />

il quale dovrà avere determinate caratteristiche: essere vicino il più possibile alla città (per i<br />

necessari ricorsi al reparto di malattie infettive dell’ospedale) e possedere una sufficiente autonomia,<br />

con possibilità di spazi anche esterni ecc. il Comune inoltre, ma anche l’Ulss per la parte di sua competenza<br />

dovranno stabilire la necessarie convenzioni con coloro che si faranno carico della gestione<br />

della Casa.<br />

La Caritas, da parte sua, si impegnerà a garantire la presenza nella Casa, 24 ore su 24, di personale<br />

fortemente motivato, che solo una congregazione religiosa, in forza di stimoli derivanti dai propri statuti<br />

di fondazione, potrà essere in grado di assicurare.<br />

La Caritas, in collaborazione con altri enti o associazioni ( reparto malattie infettive, S. Vincenzo, Cif,<br />

Comitato famiglie di tossicodipendenti, Addima, Gruppo volontari ospedalieri), ha già approntato<br />

un corso di formazione per volontari addetti all’assistenza dei sieropositivi e dei malati di Aids. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 11 marzo 1990<br />

Si bucano in un’automobile<br />

Muore una veneziana, in coma un vicentino<br />

– 187 –


1990<br />

Il Giornale di Vicenza 12 marzo 1990<br />

L’eroina ha fatto un’altra vittima<br />

Un tossicodipendente rinvenuto privo di vita dentro un’auto<br />

✧<br />

Il Gazzettino - 13 marzo 1990<br />

Le “mamme coraggio” mobilitate per gridare il loro “no” alla droga<br />

“Madri coraggio”, una mobilitazione sul filo di un messaggio-protesta perché si lotti a fondo, con<br />

estrema decisione, contro i sequestri di persona, la criminalità organizzata, la droga che distrugge<br />

tanti giovani (tre morti nel vicentino in 48 ore). Le madri del Veneto saranno a Roma domani, alla<br />

manifestazione nazionale, tutte insieme con le mamme del sud. “ Una occasione per trovarsi insieme”<br />

dice Giovanni Avanzini, il presidente della Associazione vittime della droga di Verona, collegata<br />

con altre associazioni , come il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti di<br />

Vicenza, di cui è presidente Olga Dalla valle. (…) Da Vicenza partirà una delegazione del Comitato<br />

oltre a gruppi spontanei di “madri coraggio”. Avranno un incontro con la presidente della Camera<br />

Nilde Jotti. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale - 15 marzo 1990<br />

Collera davanti a Montecitorio per uno striscione provocatorio<br />

<strong>Droga</strong>, le madri coraggio all’assalto dei radicali<br />

Hanno bruciato la scritta antiproibizionista – Contusi un vicequestore e un agente<br />

Roma – le “madri coraggio” reagiscono, provocate da uno striscione dei radicali. “Il coraggio? L’antiproibizionismo”,<br />

recita la scritta sorretta da esponenti del Coordinamento antiproibizionista<br />

(Cora). La manifestazione rabbiosa, ma pacifica del Muvlad (Movimento lotta alla droga), si trasforma<br />

in scontro. Lo sparuto gruppetto del Cora è sotto l’obelisco di Montecitorio. Donne, genitrici<br />

di tossicodipendenti, ragazzi delle comunità gridano “assassini”, “sì alla vita, no alla droga di Stato”<br />

da dietro le transenne sulla piazza. Quando leggono quel punto interrogativo non si controllano.<br />

Cercano di sfondare il cordone di polizia, arrivano a strappare lo striscione, lo bruciano. Un vicequestore<br />

e un agente finiscono all’ospedale: cinque giorni di prognosi il primo, sei il secondo. Niente<br />

di grave, qualche calcio sul corpo. (…)<br />

Muccioli è appena uscito da un’audizione davanti alla commissione Giustizia e Affari sociali della<br />

Camera. La nuova legge già approvata al Senato gli piace a metà. Ma è comunque un passo avanti.<br />

“Nessuno è convinto che l’imposizione serva – spiega - nessuno vuole criminalizzare il tossico. Io<br />

dico che il drogato deve trovare subito aiuto quando ne ha bisogno. Ecco perché non capisco questa<br />

guerriglia politica che è strumentale”. “ La legge – sostiene – non serve a risolvere il problema,<br />

ma stabilisce due principi fondamentali. Con la sospensione della pena porremo fine alla piaga degli<br />

arresti in comunità. E introdurremo il diritto al lavoro per il drogato uscito dal tunnel”. Ma lo Stato,<br />

pensa Muccioli, può far di più, soprattutto per i centri di recupero: “Censiamo gli immobili della<br />

pubblica amministrazione abbandonati, abbiamo bisogno di spazi”. (…) Oltre a Muccioli i deputati<br />

hanno ascoltato don Gelmini e don Ciotti. “ Fate una legge che vada bene per i vostri figli”, ha<br />

detto don Gelmini ai parlamentari.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 22 marzo 1990<br />

Il Comitato famiglie aspetta ora il sì dal provveditore .<br />

Per il fondo Aids un milione dall’attore Placido<br />

<strong>Droga</strong>, il ministro applaude il fascicolo vicentino<br />

Il ministro della sanità Francesco De Lorenzo, che sabato sarà in città, ha scritto al Comitato di solidarietà<br />

con le famiglie dei tossicodipendenti apprezzando l’iniziativa di divulgare il fascicolo infor-<br />

– 188 –


mativo “<strong>Droga</strong> e famiglia”. La pubblicazione, stampata lo scorso anno ha avuto una diffusione per<br />

ora limitata alla distribuzione in alcune scuole e parrocchie. L’obiettivo – afferma la presidente Olga<br />

Dalla Valle – è quello di ottenere l’autorizzazione da parte del ministero della Pubblica istruzione a<br />

divulgare nelle scuole medie inferiori e superiori l’opuscolo, in maniera che venga utilizzato dai<br />

docenti durante lezioni o discussioni sui temi della droga e dell’alcolismo. Il capo di gabinetto del<br />

ministero ha acconsentito alla richiesta del Comitato, chiedendo una lettera accompagnatoria da<br />

“girare” poi al provveditorato agli studi di Vicenza che dovrà autorizzare la distribuzione.<br />

“E’ un primo successo per noi che cerchiamo in tutti i modi di arrivare a informare in modo corretto<br />

famiglie e ragazzi puntando sull’informazione scientifico-sanitaria” osserva la signora Dalla Valle.<br />

Non tutti però in città hanno favorito la distribuzione del fascicolo (sono contrari alcuni operatori)<br />

e l’Ulss 8 ha sempre scelto altre strade: eppure, osservano le mamme del Comitato, un identico fascicolo<br />

intitolato “Stop alla droga” (edito dall’Istituto per gli studi e l’informazione sanitaria e dell’Istituto<br />

Nazioni Unite per lo studio e la prevenzione del crimine), è stato “sposato” dalle scuole di Roma<br />

e provincia, che ne hanno fatto un cavallo di battaglia per il loro programma di prevenzione. (…)<br />

Come risulta dall’intervista, non avevo ancora perso la speranza di una seria collaborazione<br />

con il Provveditorato agli studi. Il fascicolo sarebbe stato dato gratuitamente, ma come ho già<br />

riportato, nonostante il parere benevolo del Ministro della Sanità e il benestare del Ministero<br />

dell’Istruzione, non c’è stata una conclusione positiva.<br />

Riporto per dovere<br />

di cronaca alcuni<br />

documenti<br />

che risalgono<br />

a fine anno ’89<br />

e inizio ’90.<br />

1990<br />

– 189 –


1990<br />

– 190 –


1990<br />

Il Giornale - 24 marzo 1990<br />

Commenti e inchieste: Lunedì il progetto anti-stupefacenti<br />

attenuato nelle sanzioni va in aula alla Camera dopo l’approvazione del Senato<br />

<strong>Droga</strong>, verso una legge più “morbida”<br />

Il ministro Rosa Russo Jervolino:”Punibilità sì, ma senza repressione”<br />

✧<br />

In un lungo articolo di cui riporto una piccola parte,<br />

Adolfo Beria di Argentine - presidente del tribunale per minorenni di Milano, dice:<br />

Gli “esperti” ascoltino l’esperienza dei genitori<br />

“Non possiamo che compiacerci per l’ampiezza del dibattito al quale è giusto che partecipi il più largamente<br />

possibile l’opinione pubblica. Stupisce soltanto che vi sia chi contesti la partecipazione, al<br />

dibattito, dei genitori dei giovani drogati, che hanno vissuto, drammaticamente, la distruzione della<br />

personalità dei loro figli e spesso, la distruzione economica e affettiva del proprio nucleo familiare.<br />

– 191 –


1990<br />

Certo, questi genitori non possono considerarsi degli “esperti” – quelli veri, non quelli falsi, numerosissimi<br />

in questi tempi – verso le più idonee soluzioni. Non si tratta forse, in qualche misura, della<br />

metodologia scientifica “dello studio dei casi”?<br />

È ancora viva in me l’emozione di quando ricevevo, come presidente del tribunale dei minorenni,<br />

numerosi genitori, soprattutto mamme, che venivano a chiedermi che il figlio, che doveva essere<br />

processato per reati commessi per procurarsi la droga, venisse condannato ad una pena non breve,<br />

perché “almeno al Beccaria – il carcere per ragazzi – non ci si droga” (diversamente da quello che<br />

invece accade nella quasi totalità delle carceri italiane). (…) Certo sono più autorevoli le testimonianze<br />

dei responsabili delle comunità terapeutiche, le uniche strutture che hanno dimostrato la possibilità<br />

del recupero dei tossicodipendenti, quantomeno all’interno della comunità stesse”. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 25 marzo 1990<br />

La vittima è una giovane donna da tempo tossicodipendente<br />

Valdagno, stroncata da un’overdose<br />

✧<br />

Il Giornale - 26 marzo 1990<br />

Amato a Goria: l’antidroga? Discutiamone pure, ma facciamola<br />

Mentre le posizioni si confrontavano al convegno di S. Patrignano,<br />

a Roma Pannella rianimava la festa antiproibizionista per pochi intimi a Piazza Navona<br />

✧<br />

Il Giornale - 28 marzo 1990<br />

No della Camera (235 voti a 140) alle pregiudiziali di costituzionalità<br />

<strong>Droga</strong>, a vuoto il primo assalto di Pci e Pr<br />

Disponibilità Dc ad accogliere i suggerimenti dell’area Zac,<br />

ma no alla proposta di Goria sulla non punibilità del “commercio di droga tra amici”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 31 marzo<br />

“D’ora in avanti il tossicodipendente sarà posto tra punibilità e recupero”<br />

Alla terza “infrazione” scatteranno le misure cautelari<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 aprile 1990<br />

Trovato morente nel bagno di casa<br />

A uccidere ancora una volta è stata la droga<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 3 aprile 1990<br />

Rapporto giovani<br />

Vicenza, i giovani si “assolvono”<br />

Secondo un’indagine statistica, il capoluogo Berico è quello del Veneto dove è più ammesso<br />

“fumare erba”, dove c’è un’alta approvazione per chi infastidisce una ragazza e per chi<br />

“civetta” con i ragazzi, legittimati anche i piccoli furti e persino “bucarsi” con l’eroina<br />

Dal costume all’illegalità, si fa strada la morale permissiva<br />

– 192 –


1990<br />

Il Giornale - 3 aprile 1990<br />

Andreotti apre a Cipro la Conferenza internazionale sulla lotta agli stupefacenti,<br />

mentre il dibattito alla Camera entra nella settimana decisiva<br />

“<strong>Droga</strong>, un flagello biblico”<br />

Nei prossimi giorni l’assemblea voterà le proposte italiane<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 6 aprile 1990<br />

Madre muore stroncata da un’overdose<br />

È la sesta vittima in un mese<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 7 aprile 1990<br />

Accorato intervento di don Picchi, fondatore del Ceis, a “Domenica in”<br />

“Ci preoccupano i Mondiali, non la lotta alla droga”<br />

“Il problema è di tutti, non solo di chi ha tossicomani nella propria famiglia”<br />

“Una società che ama molto le cose e poco la vita favorisce il flagello!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza -15 aprile 1990<br />

La casa di accoglienza per i malati di Aids<br />

I lavori di sistemazione della struttura di Laghetto non sono ancora partiti. Il primo<br />

cittadino condanna la “insensibilità” degli amministratori sanitari a “ fronte del tempestivo<br />

intervento di Comune, Provincia e cassa di risparmio, che hanno messo a disposizione 700<br />

milioni, è stata data precedenza ad altro” – Manca però un miliardo di finanziamenti<br />

✧<br />

Lettera inviata al ministro della Sanità Francesco de Lorenzo il 19 aprile 1990<br />

Signor Ministro,<br />

sono la presidente del Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti di<br />

Vicenza e torno a rubare un po’ del suo tempo prezioso per farle presente la sempre grave<br />

situazione Aids nella mia città. Lei ormai conosce il mio costante impegno verso questo<br />

doloroso problema, impegno che nel suo piccolo è valso a far nascere un volontariato attivo<br />

presso i colpiti dall’Hiv e ad ottenere migliorie alla divisione malattie infettive del<br />

nostro ospedale. Il coinvolgimento del vescovo mons. Nonis è valso a<br />

“sensibilizzare”(almeno apparentemente) una parte specifica di politici che, sollecitati,<br />

hanno risposto destinando la ristrutturazione di un edificio mai portato a termine e<br />

abbandonato da circa 15 – 20 anni, come casa alloggio per malati di Aids. Allo scopo, il<br />

25 ottobre ’89 c’è stata una conferenza stampa alla presenza delle massime autorità cittadine<br />

e dell’assessore della regione Veneto, Bogoni. La cosa sembrava ormai arrivata in<br />

porto.<br />

Le unisco fotocopia di articoli che dimostrano quanto le parole non costino nulla!<br />

Domenica di Pasqua ’90 l’amara sorpresa. Non c’è veramente nessuna volontà politica<br />

per risolvere i problemi <strong>Droga</strong> e Aids. Si son presi gioco del vescovo, del mio comitato<br />

famiglie e quel che è peggio di tutti coloro che aspettavano fiduciosi l’apertura di questa<br />

– 193 –


1990<br />

– 194 –


1990<br />

struttura e che attualmente, oltre a soffrire per la malattia, soffrono per gli estremi disagi<br />

che questa comporta. Abbiamo famiglie distrutte da anni di droga e oggi costrette ad assistere<br />

i loro malati oltre ogni umano sacrificio. L’assessore aveva detto: “Io posso fare una<br />

promessa formale; i finanziamenti per quest’opera verranno erogati nei tempi più brevi<br />

possibili”. Dopo sei mesi di silenzio glaciale, la sorpresa di Pasqua!<br />

Io mi appello a lei signor Ministro; faccia quanto può per aiutarci.<br />

Mi telefonano madri disperate e giovani malati chiedendo aiuto. Hanno bisogno di<br />

una struttura che li accolga, il reparto è insufficiente. Abbiamo bisogno di spazio, non facciamo<br />

una questione di soldi ma di buona volontà. Vicenza ha da sola un terzo dei malati<br />

denunciati nel Veneto (perché?) con 120 casi di malattia conclamata e 830 sieropositivi<br />

da seguire. I decessi finora sono 47. Cosa possiamo fare? Ci sono anche malati stranieri<br />

senza parenti; dove li mettiamo? Li buttiamo in strada a contagiare altre persone o li<br />

lasciamo morire senza soccorso nei luoghi più squallidi come i morti per overdose? E i<br />

fondi ministeriali quando arrivano? Qui si passano la patata bollente l’un l’altro e chi ci<br />

rimette sono i più bisognosi.<br />

Signor Ministro, mi perdoni lo sfogo, ma a volte anche questo è necessario. So che<br />

anche lei ha le mani legate, ma forse un suo intervento potrà sbloccare questa situazione<br />

ambigua.<br />

Comunque, ho fiducia in Lei. Le auguro buon lavoro e la saluto distintamente.<br />

Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Il Giornale - 25 aprile 1990<br />

Viaggio tra le famiglie dei tossicodipendenti e le comunità di recupero<br />

Una cultura da struzzi ha fornito la droga anche ai tredicenni<br />

Troppi ragazzi sono vittime del permissivismo dei tempi: di chi sostiene che lo spinello e la<br />

pasticca non fanno male. E invece per molti giovanissimi, ancora privi di personalità, è il<br />

primo passo verso il baratro. Per salvare questi poveri sbandati è necessario però che i genitori<br />

imparino a fare i genitori.<br />

Di Beppe Gualazzini – (…) Chi è il drogato d’oggi? Hanno certo chiesto qualche giorno fa a Muccioli.<br />

Non certo, ha risposto Muccioli, quello che anni fa cadeva nella droga verso i diciotto o<br />

vent’anni dopo delusioni ideologiche, o per disfunzioni sociali, carenze scolastiche, disoccupazione.<br />

Con quello potevi dialogare, perché possedeva interiorità, problematiche, e scavando potevi restaurare<br />

rapporti umani, richiamarlo alla dignità, al lavoro, all’orgoglio di ridiventare cittadino responsabile<br />

e capace. Oggi invece, ha continuato con amarezza Muccioli, nella droga cadono già a tredici,<br />

quattordici anni, ci si scavano una cuccia e li ritrovi a venti o a ventidue, che hanno vissuto solo<br />

in quella, saltando a piè pari la propria formazione di adolescente, di ragazzo e di giovane uomo o<br />

donna. Sono zombie senza personalità, hanno solo voglia di droga, interessi zero, affetti annacquati<br />

e labili, le giornate perdute a non pensare né agire, come se non fossero mai nati: ecco, ha concluso<br />

Muccioli, a cosa ha portato la cultura della modica quantità, la falsa distinzione tra droghe leggere<br />

e pesanti, la liceità di drogarsi. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale - 24 aprile 1990<br />

Al momento di votare i primi emendamenti è mancato il numero legale<br />

– 195 –


1990<br />

Anti-droga, altro stop in aula e fuori finisce a manganellate<br />

Protesta dei giovani missini davanti alla Camera per la lentezza dei lavori<br />

Intervento della polizia – Ferito un militare - La discussione riprenderà l’8 maggio<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 aprile 1990<br />

“La droga, il mio calvario”<br />

Il dramma senza fine di una mamma: un figlio morto di Aids un anno fa, un altro<br />

che tenta di disintossicarsi -“Hanno cacciato mio figlio da una comunità dopo otto mesi”<br />

Il coraggio deve darselo per forza, Giovanna. E per amore. Madre coraggio? Una madre<br />

sul calvario certamente. La falce della morte si è abbattuta sulla sua vita appena un anno<br />

fa togliendole un figlio, “morto” – dice – “in conseguenza della droga, di Aids”. Il suo calvario<br />

però non è tutto qui: c’è un altro figlio che “si fa”.<br />

Un altro dramma che affonda le piaghe già sanguinanti fino a ridurla ad uno straccio.<br />

Come non bastassero i lunghi anni, più di dieci, di sofferenza e di “veleno”, ora Giovanna<br />

ha paura, tanta paura. Il sabato santo scorso, poco c’è mancato che la disperazione di<br />

sempre si tramutasse in tragedia. Tornata dal cimitero dove era andata a deporre dei fiori<br />

sulla tomba di Matteo, ha trovato Giulio riverso bocconi sul letto. Nero. Come senza vita.<br />

Ancora una volta si è resa conto della propria impotenza.<br />

“Sono disperata – dice – ma la rabbia che ho dentro mi sta dilaniando, spezzando in<br />

due, una rabbia che non riesco a gridare, una rabbia silenziosa”. Giovanna ha scritto anche<br />

al presidente della Repubblica. “Sì, ho scritto al presidente della repubblica. Gli ho detto<br />

che sono una mamma che ha perso un figlio nove mesi fa, non per droga, perché ne era<br />

uscito da quattro anni, ma in conseguenza della droga. Gli ho detto che ritengo il Governo<br />

responsabile della morte di mio figlio e di tutti gli altri ragazzi come lui. Io sono povera,<br />

non posso certo permettermi un avvocato e fare causa al governo, ma è quello che vorrei<br />

fare. Gli ho detto a Cossiga, che io sono malata di cuore e che non riesco a gridare e<br />

che per sfogare la disperata e impotente rabbia, non posso fare altro che scrivere. Ho un<br />

altro figlio che è schiavo della droga. Che devo fare? Che devo fare? Morto il fratello, Giulio<br />

è entrato in una piccola comunità, stava bene, era contento, anch’io m’ero tranquillizzata.<br />

Cosa è successo invece?<br />

Dopo otto mesi me l’hanno rimandato a casa, giustificando la decisione col fatto che<br />

mio figlio si adagiava. Sì, si adagiava! Ma, mio Dio, otto mesi sono pochi per guarire e poi<br />

non tutti i ragazzi sono uguali. A casa ha resistito un mese, e ha ricominciato a farsi. Fuori<br />

dalla porta di casa, i suoi amici d’infanzia sono tutti lì, e tutti si drogano e gli spacciatori<br />

sono come falchi che non lasciano la preda. Tanto, se finiscono “dentro” dopo due giorni<br />

sono fuori… Al presidente ho “chiesto”: dov’è la giustizia quando le forze dell’ordine si<br />

fanno pagare la tangente per non vedere il grande traffico? Questo l’ho letto sui giornali e<br />

sentito in televisione. Qui si continua a far niente, non c’è una comunità, una struttura<br />

di pronta accoglienza. La legge sulla riforma resta sempre ferma. A molti fa quasi piacere<br />

che i ragazzi si buchino, così dicono, stanno buoni e non danno fastidio. Cosa importa se<br />

– 196 –


1990<br />

muoiono e le famiglie sono disperate?” …” Ma lo sa il Presidente cosa vuol dire avere<br />

paura di entrare nella camera di un figlio che si droga? Cosa devo pensare? Che anche questo<br />

figlio deve morire prima che il governo pensi di fare qualcosa? Grazie al cielo che ci<br />

sono persone come Muccioli, alcuni sacerdoti, e volontari….” L’ultima speranza ora è il<br />

Ceis di Verona!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 3 maggio 1990<br />

Aids, sulla casa alloggio una lettera al ministro<br />

Olga Dalla Valle, presidente del Comitato famiglie di tossicodipendenti,<br />

ha scritto una lettera a De Lorenzo lamentando ritardi e inefficienze<br />

Non è la prima volta che Olga Dalla Valle, presidente del Comitato famiglie di tossicodipendenti,<br />

prende la penna e si sfoga. Qualche giorno fa l’ha fatto scrivendo al ministro della Sanità, Francesco<br />

De Lorenzo, per parlare del “doloroso problema di quanti a Vicenza sono colpiti dall’Aids”.<br />

All’origine delle sue rimostranze un attesissimo alloggio per i colpiti dall’Hiv. “Il coinvolgimento del<br />

vescovo – scrive la Dalla Valle – è valso alcuni mesi fa a sensibilizzare (almeno apparentemente) una<br />

parte dei politici che hanno risposto destinando la ristrutturazione di un edificio mai portato a termine<br />

e abbandonato da circa 15-20 anni, come casa alloggio per malati di Aids. La cosa sembrava<br />

ormai arrivata in porto, invece no, non c’è veramente nessuna volontà politica per risolvere a Vicenza<br />

i problemi della droga e dell’Aids. Si son presi gioco del vescovo, del comitato famiglie, e quello<br />

che è peggio, di tutti coloro che aspettavano fiduciosi l’apertura di questa struttura e che attualmente<br />

oltre a soffrire per la malattia, soffrono per gli estremi disagi che questa comporta. (…)<br />

✧<br />

Aids – 12 maggio 1990 – Ci ha lasciato Giuliana<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 8 maggio 1990<br />

Stroncato da overdose a 24 anni<br />

Salgono a sette, nell’arco di due mesi, le vittime per droga<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 20 maggio 1990<br />

Dura lettera del sindaco al presidente dell’Ulss 8<br />

All’indomani del risultato elettorale, Corazzin ha scritto a De Boni rinnovando agli amministratori<br />

sanitari le aspre critiche per la lentezza dell’operazione – Le sue accuse ”contro chi ha<br />

convocato conferenze-stampa per annunciare che tutto era risolto”, mentre a distanza di mesi<br />

“la casa-accoglienza è ancora da realizzare.<br />

La casa per i malati di Aids “Una promessa non mantenuta”<br />

(…) Da palazzo Trissino si rimprovera al vertice dell’Ulss n. 8 di aver fatto presto a promettere, tanto<br />

per acquietare l’opinione pubblica, ma di non essere capaci di mantenere. Dall’Ulss si ribatte che non<br />

si possono fare le nozze con i fichi secchi. Realizzare la casa di accoglienza – ristrutturando un immobile<br />

che “fu” complesso per malati di mente di Laghetto – costa un miliardo e ottocento milioni, ma<br />

gli enti locali hanno messo a disposizione poco più di seicento milioni, compreso il contributo a<br />

fondo perduto della cassa di risparmio.<br />

Chi ha ragione? Il sindaco, nella dura lettera partita la settimana scorsa, insiste nella sua tesi: ”non si<br />

doveva annunciare in pompa magna, convocando vescovo, presidente della provincia, sindaco e assessori<br />

regionali – spiega oggi il primo cittadino – che era possibile realizzare la struttura per malati di Aids se poi<br />

– 197 –


1990<br />

alla prova dei fatti questa promessa è rimasta lettera morta”. Per tutta risposta De Boni aveva indicato<br />

con chiarezza, e altrettanta durezza, i limiti invalicabili della sua competenza: ”Nessuno, nemmeno il<br />

sindaco, può costringermi a indire una gara d’appalto se i soldi per finanziarla non ci sono”. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 27 maggio 1990<br />

350 casi di Aids nel Veneto<br />

Vicenza al primo posto con 115 (99 tossicodipendenti)<br />

Casi: Belluno 8-Padova 61-Rovigo 12-Treviso 22-Venezia 62-Vicenza 115-Verona 70.<br />

✧<br />

Aids – 2 giugno 1990 – Ci ha lasciato Emanuela<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 7 giugno 1990<br />

Sale a sette il numero delle vittime dell’eroina nel Vicentino dall’inizio dell’anno<br />

Un impiegato muore per overdose<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 8 giugno 1990<br />

La Regione approva il progetto Laghetto e attende di attingere a Roma<br />

Il fondo nazionale anti-Aids finanzia la casa dell’Ulss 8<br />

La Giunta regionale ha ufficialmente detto sì alla casa per malati di Aids dell’Ulss 8 e indicato anche<br />

da dove verranno i finanziamenti, dal fondo straordinario per la lotta all’Aids. (…) A Vicenza, nel<br />

lungo silenzio della Regione, qualche dubbio era nato: c’è qualcuno che non vuole la comunità?<br />

Dopo la sbandierata conferenza stampa di ottobre, l’assessore Bogoni ha preso in giro tutti? (…)<br />

L’Ulss 8 aspetta 1 miliardo e 445 milioni per potere partire; 405 milioni li ha già ottenuti grazie al<br />

concorso di Provincia e Comune, l’intera opera costerà 1 miliardo e 850 milioni. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale - 12 giugno 1990<br />

Entro domani il sì del Senato alle norme che ribaltano la filosofia della “modica quantità”<br />

Legge anti-droga al traguardo<br />

Ieri è cominciata la discussione generale, oggi tocca al voto sui 145 emendamenti ai 39 articoli - Poi<br />

il varo definitivo, sempre che non sia modificato il testo della Camera - Sarà tutto vietato, anche lo<br />

spinello – La cura, unica alternativa alla punizione - Previste sanzioni amministrative a seconda della<br />

“recidività” - Don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo “Abele”, ha già annunciato una puntuale<br />

disubbidienza alla legge. Il relatore Casoli lo avverte: ”Si mette fuori gioco e perderà qualsiasi finanziamento”.<br />

Questa legge è stata, come ho più volte scritto, fortemente sollecitata dalle famiglie toccate dal<br />

problema droga che da sempre si sentivano impotenti ed erano mute testimoni della distruzione<br />

dei propri figli. Perché don Ciotti, pur essendo prete, cioè pastore di anime, si è sempre accanito<br />

contro con tanta durezza? Gli stava veramente a cuore la vita umana o ancor più le sue<br />

ideologie al momento non riconosciute? A causa degli antiproibizionisti, questa nuova legge ha<br />

avuto vita breve. Oggi, 2009, visto l’andamento tragico e diversificato di tante disgrazie e<br />

morti a causa della droga , vorrei sapere se don Ciotti è contento di sé stesso!<br />

✧<br />

Aids – 19 giugno 1990 – Ci ha lasciato Maurizio<br />

– 198 –


1990<br />

Il Giornale di Vicenza - 21 giugno 1990<br />

A San Francisco Conferenza internazionale sui problemi socio-scientifici dei malati<br />

Dodicimila a congresso per discutere sull’Aids<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 24 giugno 1990<br />

Sono ancora in aumento in Italia i decessi causati dagli stupefacenti<br />

Dal I° gennaio al 20 giugno di quest’anno sono stati 505 contro 438 dello stesso periodo 1989<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 27 giugno 1990<br />

Esperti tutti d’accordo, solo il farmaco Azt aiuta il malato di Aids<br />

Celebrata ieri la giornata mondiale contro le sostanze stupefacenti e i trafficanti<br />

<strong>Droga</strong>, un grido di speranza<br />

Aiutiamo i tossicodipendenti e combattiamo gli spacciatori, il coro unanime dei politici<br />

Don Ciotti assicura che non farà mai denunce<br />

✧<br />

Il Giornale - 27 giugno 1990<br />

Gava sulla legge antidroga: se necessario la modificheremo<br />

(…) ”Nei confronti di questa legge tanto sofferta e contrastata – dice Gava presentando al Viminale<br />

la prima “Guida ai servizi pubblici e privati per le tossicodipendenze”, curata dal Labos – dovremmo<br />

essere in grado di intervenire per migliorarla e, se necessario, modificarla”. La nuova disciplina<br />

che entrerà in vigore l’11 luglio, prevede conferenze triennali per verificare la bontà delle innovazioni:<br />

la più importante, com’è noto, è la “punibilità” del consumo, accompagnata da misure di prevenzione<br />

– recupero e dal potenziamento degli strumenti d’indagine e polizia contro il narcotraffico.<br />

Le “resistenze” sono molte. Don Luigi Ciotti ripete il suo no. (…)<br />

Lapidario il direttore dell’Unfdac (agenzia Onu antidroga) Giuseppe Di Gennaro: ”E’ triste sentire<br />

che benemerite organizzazioni parlino di disobbedienza civile. Spero ci ripensino”. (…)<br />

In una “nota per la stampa”, il Viminale informa che ”sono 45.301 i tossicodipendenti in trattamento<br />

presso i presidi pubblici e privati alla data 31 marzo 1990. In particolare – secondo i dati dell’Osservatorio<br />

del ministero – 34.822 (di cui 28.921 maschi e 5.901 femmine) presso strutture pubbliche,<br />

e 10,479 (di cui 8.583 maschi e 1.896 femmine) presso le comunità private”. (…)<br />

Il ministro della Sanità De Lorenzo (Pdl), emanerà a giorni il decreto che fisserà i limiti della “dose<br />

media giornaliera” per le varie sostanze. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 27 giugno 1990<br />

26 giugno – Giornata mondiale di lotta alla droga<br />

“Mamme coraggio” ricevute ieri dal prefetto Porena<br />

Una delegazione del comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti è stata ricevuta ieri<br />

pomeriggio dal prefetto Sergio Porena, in occasione della “Giornata di lotta alla droga”. Le mamme<br />

coraggio hanno ricordato il loro dramma al prefetto, e la grande attesa della nuova legge sulla droga.<br />

La presidente del comitato, Olga Dalla Valle, ha consegnato a Porena un documento che riassume<br />

la mappa delle mancata realizzazioni e delle promesse deluse per Vicenza: interventi urgenti sono ad<br />

esempio il centro di pronta accoglienza sul quale si discute dal 1982, una comunità terapeutica tipo<br />

Ceis (richiesta invano e mai presa in considerazione), la trasformazione del servizio socio-sanitario<br />

per le tossicodipendenze con l’ampliamento di S. Domenico - “basta metadone e psicofarmaci: bisogna<br />

mutare l’aggancio col tossicodipendente” - hanno detto le mamme). (…) Il Comitato ha anche<br />

– 199 –


1990<br />

chiesto aiuto per le famiglie, soprattutto sotto il profilo psicologico: “oggi la gente guarda e tira dritto.<br />

Si convive con la droga, nessuno si stupisce più” ha ripetuto la signora Dalla Valle al prefetto. E<br />

poi il dramma Aids: ”Otto morti in tre settimane – ha aggiunto la presidente – sono tanti. Vicenza<br />

ha il trista primato dei sieropositivi, dei malati denunciati e dei decessi. Intanto la casa alloggio sembra<br />

diventato un miraggio e i malati senza famiglia sono costretti ad occupare posti letto già scarsi<br />

in ospedale”. Il problema della droga a Vicenza non deve essere più il fanalino di coda, hanno ripetuto<br />

i genitori del comitato, ma va studiato, analizzato e risolto come tutti gli altri.<br />

Al prefetto la Dalla Valle ha anche consegnato copia della lettera del ministro della Sanità De Lorenzo<br />

che rassicura il comitato a proposito della casa alloggio per malati di aids: De Lorenzo dichiara di<br />

“Aver interessato subito l’assessore regionale alla Sanità” e di essere fiducioso nell’applicazione del<br />

disegno di legge sull’Aids, il cui testo è di imminente pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Il prefetto<br />

ha accolto le richieste del comitato, riservandosi di convocarlo al più presto una volta pubblicato<br />

e posseduto il testo della nuova legge sulla droga: Porena ha affermato di dover necessariamente<br />

interpellare tutti coloro che operano nel campo della tossicodipendenza per riuscire ad attuare il<br />

dettato della legge che chiama in causa scuola, famiglie, forze dell’ordine non solo per “punire” il<br />

drogato ma soprattutto per prevenire.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 giugno 1990<br />

Una giovane trovata senza vita<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza 30 giugno 1990<br />

Ventitré anni, violentata e assassinata<br />

Giovane prostituta tossicodipendente muore dopo una brutale aggressione<br />

Una vita tristissima passata da uno squallore all’altro: la famiglia disgregata, l’eroina, la prostituzione,<br />

la morte per overdose del ragazzo a cui era legata. Una vita segnata fin da giovanissima dalla miseria<br />

che ha portato nel giro di pochi anni un fiore di ragazza sul baratro della degradazione che infine<br />

l’ha inghiottita. (…)<br />

✧<br />

Aids – 2 luglio 1990 – Ci ha lasciato Stefano<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 luglio 1990<br />

Furono 461 le vittime nei primi sei mesi dell’89 e 550 nello stesso periodo del 90<br />

<strong>Droga</strong>, 20 % di morti in più<br />

Sono aumentati di un terzo i sequestri di eroina da parte delle forze dell’ordine<br />

Calati quelli di cocaina e di cannabis – al via una capillare campagna preventiva<br />

“Giovanissimi a rischio: dilaga l”estasi”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 10 luglio 1990<br />

Suicidi, Vicenza ha un primato<br />

Quaranta “tentativi” nel 1998 - Nella nostra provincia 37 persone si son tolte la vita<br />

✧<br />

Il Giornale - 24 luglio 1990<br />

Il fenomeno delle discoteche itineranti in Inghilterra<br />

Infuria l’Acid house party – Delirio di musica e droga<br />

– 200 –


1990<br />

Baccanali a base di alcool, amfetamine e Ecstasy fino all’alba per migliaia di giovani<br />

Vigilantes contro la polizia<br />

Londra – E’ un fenomeno che resiste nel tempo, ha radici lontane nella Beat generation, si risciacqua<br />

nell’hippismo anni Sessanta, cozza con i valori thatcheriani degli Eighties e senza più alcuna<br />

valenza artistica o politica si fa, in quest’ultimo scorcio di millennio, sterile prodotto della sottocultura<br />

giovanile. LAcid house party non è una moda nuova, esce dal ventre dell’underground britannico<br />

e, nudo di ogni velleità alternativa, rimane un disperato tentativo di divertirsi. L’arresto, a<br />

Leeds, di 836 giovani che si erano rinchiusi in un capannone trasformandolo in una megadiscoteca<br />

generosa di musica, Lsd e alcool, ha riproposto in Inghilterra un fenomeno che, solo per ragioni<br />

meteorologiche, è tipicamente estivo. Con l’arrivo del pallido sole britannico si celebra la transumanza<br />

di migliaia di giovani a caccia di una notte di delirio da consumare il sabato sera in aperta<br />

campagna, in magazzini fatiscenti, in ruderi abbandonati. Acid house party sono essenzialmente<br />

discoteche senza fissa dimora, moderne balere itineranti che raccolgono da mille a quindicimila giovani<br />

per volta, nelle quali si suona musica “acidi” (il nome gli è stato affibbiato anni fa a Chicago),<br />

si consumano amfetamine, si bevono liquori, si balla fino all’alba e sempre più spesso si fa la guerra<br />

con la polizia. La battaglia a Leeds ha impegnato duecento agenti in uniforme antisommossa, decine<br />

di poliziotti a cavallo e cani addestrati. È durata dalle due alle cinque del mattino di domenica e<br />

si è conclusa con un rastrellamento massiccio senza precedenti negli ultimi due decenni. Gli ottocento<br />

e più ospiti della superfesta (gli altri sono stati bloccati prima di raggiungere il locale) hanno<br />

passato qualche ora in guardina, poi se ne sono andati con una denuncia a piede libero per danneggiamenti,<br />

detenzione di droga, resistenza, disturbo della quiete pubblica. (…) (Leonardo Malsano)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 agosto 1990<br />

Con i soldi dell’Aids si metterà mano al vecchio S. Bortolo<br />

Il via dai laboratori<br />

Con i fondi della legge sull’Aids l’Ulss 8 mette mano alla zona monumentale dell’ospedale, che fino<br />

ad oggi è rimasta “al palo” nel turbinio della trasformazione al S. Bortolo.<br />

Un primo stralcio della ricostruzione dei fabbricati che si affacciano sul chiosco potrà partire con 2<br />

miliardi e 200 milioni – più 500 milioni per attrezzature – che la regione ha assegnato ai laboratori<br />

analisi. Contemporaneamente all’assegnazione dei fondi (Vicenza ha ottenuto il 16 per cento dei<br />

175 miliardi che il ministero ha stanziato per il Veneto), il comitato di gestione dell’Ulss ha affidato<br />

ad un gruppo di architetti il compito di “ripensare” la zona monumentale del vecchio ingresso su<br />

contrà S. Bortolo e del chiostro. (…)<br />

Novanta giorni di tempo per presentare i primi elaborati, periodo, però che dovrebbe ridursi per non<br />

perdere il treno dei finanziamenti aAids: oltre ai 2 miliardi e 200 milioni per la costruzione del laboratorio<br />

analisi, Vicenza ha ricevuto 2 miliardi e 200 milioni per sistemare microbiologia, 1 miliardo<br />

e 800 milioni per il servizio immunotrasfusionale, 1 miliardo e 800 milioni per anatomia patologica,<br />

tutti sevizi o laboratori che attualmente sono collocati nel “vecchio S. Bortolo”. Di miglioramenti<br />

per il reparto di malattie infettive, dove in una stanza sono degenti più malati di Aids portatori di<br />

varie patologie, non se ne fa cenno<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 10 agosto 1990<br />

Lo studio di un membro del Csm mette a fuoco il colossale volume d’affari dei venditori di morte<br />

Nell’89 per la droga in Italia si sono spesi 45 mila miliardi di lire<br />

I tossicodipendenti sono complessivamente circa 2 milioni duecentomila - Quasi 470 mila gli<br />

“addetti” al traffico che hanno a carico un milione e mezzo di familiari -Prevenzione e cure<br />

– 201 –


1990<br />

L’inizio di un viaggio senza ritorno<br />

Roma – 300 mila tossicodipendenti da eroina, 100 mila da cocaina, 1.800 mila assuntori di hashish<br />

e marijuana nel 1988; un volume d’affari nell’89 pari a circa 45 mila miliardi di lire; un ricavo di<br />

880 milioni di lire per hashish, di 61 miliardi per le foglie di coca e di 170 miliardi per oppio grezzo<br />

da un investimento base di 100 milioni di lire; e ancora, quasi 470 mila “addetti”al traffico illecito<br />

nell’89 con un numero di familiari a carico di oltre 1 milione e mezzo.<br />

Questi alcuni dei dati più impressionanti sull’uso e la diffusione delle principali sostanze stupefacenti<br />

nel nostro Paese, che sono contenuti in uno studio approfondito e documentato, concluso dal giudice<br />

Sergio Letizia, componente del Consiglio superiore della magistratura ed operatore da anni<br />

impegnato sul terreno della lotta antidroga.<br />

Avvalendosi di ricerche e riferimenti provenienti da organismi specializzati e proponendo altresì una<br />

serie di tabelle statistiche sulle caratteristiche e gli effetti del fenomeno nel mondo, il dossier del magistrato<br />

fornisce un quadro dettagliato sulle principali sostanze oggi in commercio (compresi gli ultimi<br />

“ritrovati”come crack ed extasy) su mercati internazionali di produzione e smistamento; fa inoltre<br />

il punto sugli enormi traffici – che, come si sa, hanno raggiunto l’anno passato a livello mondiale ben<br />

500 miliardi di dollari di fatturato complessivo; esamina poi i mezzi di trasporto e di occultamento,<br />

l’attività di riciclaggio, sistemi di lotta antidroga, e finisce con un giudizio sostanzialmente positivo<br />

(pur con qualche riserva) sull’ultima normativa entrata in vigore nel giugno scorso. (…)<br />

Tra i modi più “impensati” di far viaggiare le droghe sono stati citati, tra gli altri, financo i ritratti<br />

di Gorbaciov sequestrati in Germania lo scorso anno e imbevuti ciascuno di 135 milligrammi di Lsd<br />

(pari ad una doppia dose); le figurine di Batman sequestrate a Linate e anch’esse imbevute della stessa<br />

sostanza, nonché le orchidee dei containers imbottite di coca provenienti dalla Colombia e dirette<br />

in Francia.<br />

Quanto all’utilizzazione degli enormi proventi del traffico di stupefacenti, il dossier del giudice Letizia<br />

si richiama ai più sofisticati mezzi di riciclaggio del denaro sporco con il coinvolgimento di<br />

nazioni estranee alla produzione ed al consumo di tali sostanze e, al tempo stesso, tramite il sistema<br />

bancario coperto dal segreto in diversi Paesi. (…)<br />

Circa poi i metodi di lotta antidroga, nel nostro Paese, sottolineata l’importanza tuttora in parte trascurata<br />

dell’attività di prevenzione, lo studio dichiara la sua avversità sia alle proposte di liberalizzazione<br />

che di legalizzazione degli stupefacenti, sia – per quel che riguarda la terapia da applicare –<br />

della somministrazione del metadone agli eroinomani; nota nel contempo come la miglior cura sia<br />

sempre quella, poste in atto dalle comunità terapeutiche private, dell’interruzione improvvisa e totale<br />

dell’uso della droga, “senza” l’assunzione successiva di farmaci. (…)<br />

Il dossier si conclude auspicando una più ampia diffusione dell’informazione sui pericoli della droga,<br />

il potenziamento delle strutture pubbliche per il recupero dei tossicodipendenti ed il rinforzo degli<br />

organici dei corpi specializzati, anche per prevenire e combattere la “criminalità indotta” costituita<br />

da omicidi, rapine e scippi collegati alla tossicomania.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 15 agosto 1990<br />

Associazione della Chiesa vicentina pro malati di Aids<br />

L’iniziativa è partita dal consiglio della Caritas vicentina e ha trovato l’accordo con altre associazioni<br />

nel mondo cattolico vicentino: fondare un’associazione per assicurare l’assistenza ai malati di Aids<br />

nelle case di accoglienza che saranno aperte – per ora – nell’Ulss 8 e nell’Ulss 6.<br />

L’associazione è stata chiamata “Speranza” ed entrerà a far parte della consulta della Caritas diocesana;<br />

vi aderiscono la commissione per la pastorale della salute, unitamente al presidente dell’azione<br />

cattolica diocesana, il Cif e la S. Vincenzo. Diventerà operativa il autunno, anche per garantire assistenza<br />

in ospedale agli infettivi.<br />

– 202 –


1990<br />

Nei vari reparti dell’ospedale operavano (e tutt’ora operano) i volontari della “S. Vincenzo”,<br />

associazione legata alla Caritas diocesana. L’unico reparto sprovvisto di tale assistenza era il<br />

malattie infettive. Quando scoppiò l’Aids, la maggioranza dei colpiti erano tossicodipendenti.<br />

Come “Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti”, abbiamo iniziato un<br />

volontariato presso questi malati nell’agosto del 1988, seguendo alcuni di loro privi di qualsiasi<br />

aiuto e in certi casi anche a domicilio. Nel 1990, su consiglio del primario prof. De Lalla,<br />

abbiamo modificato lo statuto aggiungendo alla nostra denominazione: “e dei malati di Aids”-<br />

“Meglio essere in regola a scanso di qualsiasi problema”- erano state le sue sagge parole!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 25 agosto 1990<br />

25 agosto 1990 - Riporto una lettera inviata al quotidiano da un padre a noi sconosciuto<br />

<strong>Droga</strong>. Non tutte la comunità sono affidabili<br />

Egregio direttore,<br />

mio figlio si droga da sette anni, è sieropositivo e completamente a mio carico perché finora<br />

la droga ha vinto. Per tentare di salvarlo ha percorso mezza Italia, ho chiesto aiuto a<br />

tanti, ho letto sulla droga, ho assistito a dibattiti e conferenze, raccolto informazioni e<br />

documentazioni e mi sono tanto indebitato. Sempre in silenzio, umiliato dalla mia condizione<br />

di padre di un drogato, che per molti vuol dire un padre fallito. Sono un lavoratore<br />

dipendente che paga le tasse fino all’ultima lira, anche per gli indisturbati evasori<br />

fiscali, e che si rode il fegato quando viene a sapere di sovvenzioni pubbliche concesse a<br />

improvvisazioni per il recupero dei drogati.<br />

Esiste una regola che anche chi amministra le finanze pubbliche dovrebbe applicare:<br />

per potere svolgere responsabilmente determinati lavori, in qualunque settore, occorre sì<br />

la predisposizione ma anche la professionalità, il tirocinio e infine l’esperienza. Se poi si<br />

deve “lavorare” nelle menti fragili e sconvolte di giovani drogati, diversi uno dall’altro, le<br />

sperimentazioni dilettantistiche possono risultare, anche a distanza di tempo, pericolose<br />

ed inutili. Fuori da un tunnel si può entrare in un altro bruciando speranze, denaro e<br />

tempo prezioso.<br />

Dopo l’approvazione della nuova legge sulla droga, dove fra l’altro si dice che drogarsi<br />

non è più lecito e chi verrà trovato con droga sarà passibile di provvedimenti disciplinari<br />

e anche di sanzioni, i contrari di detta legge hanno ripreso la lotta, soprattutto per voce di<br />

don Luigi Ciotti, un tempo, non lontano, sostenitore della legalizzazione della droga<br />

(nuovo metodo educativo contro il disagio giovanile?) e attuale presidente del coordinamento<br />

nazionale delle comunità di accoglienza – Cnca – che di recente, attraverso i mezzi<br />

di informazione nazionali, ha preannunciato scioperi bianchi e boicottaggi alla citata legge<br />

precisando che la linea di tendenza degli iscritti o aderenti al Cnca è omogenea alla sua<br />

anche per quanto riguarda la nuova legge sulla droga. Questo vuol dire, in soldoni, che le<br />

comunità e le cooperative per il recupero dei drogati, nel nostro caso vicentine, iscritte o<br />

aderenti al Cnca di don Ciotti, che beneficiano di sovvenzioni pubbliche, non accoglieranno<br />

quei giovani che, colpiti da sanzioni, su loro richiesta sceglieranno gli arresti domiciliari<br />

in luoghi di recupero per la loro riabilitazione psicologica e morale, in alternanza<br />

– 203 –


1990<br />

al carcere, come stabilito dalla nuova legge, e giustificano il loro rifiuto di accoglienza con<br />

la vecchia storia che la mela marcia messa vicina a quella sana ecc. ecc.<br />

Affermano, anche, che, se fossero costretti ad accettarli (e Dio sa con quale risultato<br />

considerando l’imposizione) non li denunceranno se trovati in possesso di droga e quindi<br />

passibili di sanzioni. Sarebbe come se in una scuola di Stato venissero rifiutati gli studenti<br />

“a rischio” per evitare il loro contatto con compagni “normali” o, se accolti, lasciassero<br />

correre sulla loro asocialità provocatoria e dannosa. E gli educatori, gli operatori, le leggi<br />

quali funzioni hanno?<br />

Adesso non so come il Prefetto, i sindaci ed i presidenti delle Ulss del vicentino si comporteranno<br />

verso quelle comunità e cooperative menzionate, che, salvo quella di nome<br />

“Incontro” presso i frati di Lonigo e quella di nome “Ceis” di Schio, risultano tutte iscritte<br />

o allineate col Cnca di don Ciotti; a suo tempo hanno sottoscritto la sua lettera aperta<br />

– Educare non punire – contro la nuova legge sulla droga, pubblicata anche sulla stampa<br />

vicentina con i loro nomi; hanno fatto manifestazioni e dichiarazioni pubbliche contro la<br />

proibizione di drogarsi e contro le relative sanzioni, sostenuti da qualche associazione cattolica<br />

e da gruppi politici, qualcuno dei quali manifestava con slogan da balordi irresponsabili<br />

come: “Proibito proibire” e trovando facili consensi in certi settori giovanili, primo<br />

fra tutti quello dei drogati a cui venivano rivolte parole di pietismo, di libertà e di solidarietà<br />

salvo poi, sbrigativamente rispedirli con i loro sballi, sulla strada o alle rispettive famiglie.<br />

E tutto ciò continuando a riscuotere tangibili attenzioni da amministratori pubblici,<br />

rappresentanti proprio di quei politici che avevano proposto e sostenuto la nuova legge,<br />

da loro tanto violentemente contestata!<br />

Non so che tipo di aiuto, se ce ne fosse bisogno, posso aspettarmi per mio figlio e per<br />

altri disgraziati come lui, da questa comunità e cooperative tanto critiche verso una legge<br />

che secondo le norme vigenti, dovrebbe venire rispettata ed applicata con vigore e, per<br />

poter sperare in risultati positivi, anche con convinzione. Può darsi che gli interessati riescano<br />

a superare gli eventuali ostacoli facendo sì che tutto continui come prima, ignorando<br />

quindi la legge contestata, sempre fedeli al loro allineamento con chi preannuncia<br />

pubblicamente scioperi bianchi e boicottaggi. E senza nulla temere visto che nelle pubbliche<br />

amministrazioni sono sempre mancati gli esperti – veramente tali – per controlli e<br />

verifiche sia in questo e in altri settori che beneficiano di sovvenzioni pubbliche.<br />

Come padre ma anche come contribuente, modesto sì ma appunto per questo con il<br />

diritto di un minimo di attenzione e di considerazione, spero che le personalità chiamate<br />

in causa diano chiarimenti in merito perché chi è investito di pubblici poteri dovrebbe<br />

assumersi finalmente anche le sue responsabilità sulla tragedia dei drogati, finora tanto<br />

chiacchierata e tanto manipolata per fini politici ma, in concreto, sottovalutata e trascurata<br />

da troppi anni. E anche perché con la nuova legge sono stati stanziati parecchi miliardi<br />

per il recupero dei drogati e, per un buon investimento, si rende indispensabile finalmente<br />

una perfetta conoscenza del problema e tanta trasparenza, puntando su comunità<br />

a tempo pieno e su strutture di primo soccorso che dispongano di programmi ben studiati<br />

e collaudati e di personale appositamente preparato e soprattutto motivato. Si tratta di<br />

– 204 –


1990<br />

un lavoro molto difficile e adatto per “missionari” e non per carrieristi o per chi mira al<br />

buon affare che rende.<br />

Comprendo che le difficoltà saranno molte, ma a confronto, le difficoltà che ogni giorno,<br />

da anni e da soli, siamo costretti ad affrontare io, mia moglie e gli altri miei figli, e<br />

tante famiglie come la mia sono inimmaginabili. È una vita d’inferno che soltanto chi l’ha<br />

vissuta può comprenderne tutta la sua drammaticità e complessità. Una tragedia che,<br />

improvvisamente, può colpire chiunque abbia figli giovani, distruggendone l’esistenza.<br />

Un padre<br />

La lettera è lunga, ma descrive bene l’angoscia di questo genitore; sottoscrivo le critiche e i timori.<br />

Naturalmente non vi è stata alcuna replica chiarificatrice!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 31 agosto 1990<br />

Un’interrogazione alla Regione sugli infettivi<br />

I Verdi sul reparto Aids “Commissariare l’Ulss 8”<br />

✧<br />

A quel tempo facevo parte della V commissione Sanità del Comune di Vicenza, e tra altri numerosi<br />

problemi dibattuti - zingari, anziani ecc.- qualche volta si parlava (e a me sembrava senza<br />

convinzione), anche di tossicodipendenza e Aids. I Verdi soprattutto, criticavano l’insistente<br />

richiesta di una casa per malati terminali, dicendo che si voleva farne un lazzaretto.<br />

Loro però, non conoscevano personalmente la realtà della situazione e non avevano concrete idee<br />

di come potere sistemare i malati gravi che per mesi rimanevano in reparto, perché privi di ogni<br />

assistenza familiare. Ad un certo punto hanno deciso di recarsi in visita al malattie infettive e,<br />

costatando la realtà dal vivo, hanno inviato un’interrogazione alla Giunta regionale.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 1 settembre 1990<br />

Secca risposta del presidente dell’Ulss De Boni alle contestazioni contenute<br />

in due interrogazioni presentate da 5 consiglieri dei Verdi<br />

Reparto Aids disastrato?<br />

La replica del Comitato di gestione: “Qualcuno vuole speculare”<br />

✧<br />

Aids – 3 settembre 1990 – Ci hanno lasciato Vito e Lucia<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 settembre 1990<br />

Commissionare l’Ulss 8? Risponde il Comitato famiglie<br />

Aids, sul reparto una polemica non costruttiva<br />

Un’interrogazione a risposta scritta presentata dai consiglieri Verdi in cui fra l’altro si chiedeva il<br />

commissariamento dell’Ulss 8 “Vicenza” non trova alleato il Comitato di solidarietà con le famiglie<br />

dei tossicodipendenti (alla vecchia denominazione ora è stato aggiunto “e malati di Aids). La presidente<br />

Olga Dalla Valle dice di essere infastidita “da quel modo di affrontare il problema. (…)<br />

“Quell’interrogazione – dice la Dalla Valle – mi è sembrata fredda e sterile: si tratta di una polemica<br />

politica non costruttiva e anche imprecisa e incompleta, dove prevalgono le problematiche di fun-<br />

– 205 –


1990<br />

zionalità del reparto senza il minimo accenno a quei giovani che, colpiti dalla terribile malattia, vivono<br />

una situazione altamente drammatica. Si mettono in risalto i pericoli e i disagi – aggiunge la presidente<br />

del Comitato - in cui possono incorrere i visitatori degli infettivi non essendoci un percorso<br />

protetto né una zona filtro dando l’impressione che i malati di Aids possano trasmettere i virus a<br />

vista, come spruzzi di una colata ardente”.<br />

Ma qua’è il contenuto dell’interrogazione alla Regione dei Verdi? Essi avanzano alle autorità regionali<br />

tre richieste, dopo che operatori del reparto, pazienti dello stesso, Cgil, Cisl e Uil, l’Addima avevano<br />

già inviato alle autorità un esposto per denunciare la situazione di pericolo: “se la Giunta regionale<br />

– questa l’interrogazione – non ritenga di richiamare il comitato di gestione dell’Ulss 8 a prestare<br />

ai problemi esposti (condizioni strutturali, organizzative e operative del reparto infettivi, ndr)<br />

quell’attenzione e quell’interesse finora scarsamente dimostrati; se non intenda giungere al commissariamento<br />

dell’Ulss 8 per porre immediatamente rimedio alla situazione di pericolo in cui versano<br />

operatori, pazienti, visitatori del reparto malattie infettive dell’ospedale di Vicenza; se la Giunta<br />

regionale non intenda urgentemente farsi carico della situazione della provincia di Vicenza per quanto<br />

riguarda l’Aids, anche prevedendo per l’ospedale di Vicenza un numero di letti congruo al numero<br />

di malati esistenti sul territorio”.<br />

Fin qui, i Verdi. Accuse precise. Una presa di posizione politica che non ha bisogno si essere commentata.<br />

Ed è proprio per questo che ad Olga Dalla Valle e al Comitato non va giù. “Sono più di<br />

due anni – sostiene – che alcune mamme del Comitato di solidarietà con altri volontari assistono<br />

questi malati e passano ore accanto ai loro letti, osservando naturalmente quei criteri di igiene stabiliti<br />

dai responsabili del reparto. È ovvio che nella zona Aids degli infettivi non si va per soddisfare<br />

meschine curiosità, ma per dare conforto a chi soffre”. “Lo sanno i firmatari di questa interrogazione<br />

dove sta il vero grave pericolo? Sta in quei malati di Aids che non si curano regolarmente e<br />

non si attengono alle prescrizioni mediche, malati che, droga, Alcool e malattie hanno reso incapaci<br />

di badare a se stessi, malati che andrebbero protetti per il bene loro e degli altri e invece si aggirano<br />

traballanti come mine vaganti in un mare di disinteresse e di indifferenza”. Lo sfogo di Olga Dalla<br />

Valle continua: ”Sono anni che il Comitato di solidarietà si batte perché la struttura ospedaliera per<br />

l’Aids sia adeguata alle necessità sempre impellenti; sono anni che chiediamo l’istituzione di comunità<br />

terapeutiche per il recupero dei tossicodipendenti, per stapparli alla droga e non farne potenziali<br />

malati di Aids”. E riecco il problema della casa alloggio: ”Sono anni che ne chiediamo una per sieropositivi<br />

con infezioni invalidanti e malati conclamati o carenti di assistenza familiare. Dove erano,<br />

dove sono i partiti politici, Verdi compresi, quelle associazione di ispirazione cattolica che dicono di<br />

manifestare solidarietà e sensibilità verso il disagio giovanile e le nuove povertà? Perché non si sono<br />

messi al nostro fianco in una lotta che dovrebbe trovarci tutti uniti?”. Olga Dalla Valle chiude con<br />

un’amara considerazione: ”Noi siamo sempre stati soli e impotenti davanti a tanta tragedia: eppure<br />

combattiamo ancora, sorretti soprattutto dalla forza che viene dalla disperazione. Le calorose attenzioni<br />

verbali dei politici le abbiamo ricevute soltanto in occasioni di confronti elettorali. Sì, è vero,<br />

occorrono le strutture adeguate, ma nel contempo non dobbiamo disumanizzare la sofferenza e la<br />

morte: dobbiamo invece trasmettere sentimenti di solidarietà, di speranza, di carità, con una carezza,<br />

una parola di conforto, una presenza costante, anche se silenziosa. Anche e soprattutto di questo<br />

hanno bisogno i colpiti di Aids”.<br />

Sull’interrogazione degli esponenti dei Verdi è intervenuto Sandro Sessi, del settore sanità della Cgil:<br />

”Certo – spiega – del reparto infettivi dell’ospedale civile di Vicenza si può dire tutto il male possibile,<br />

ma il problema è trovare una soluzione, e subito, piuttosto che continuare a far polemica.<br />

Comunque, quelli dell’Ulss 8 possono dire di avercela messa tutta ma la disorganizzazione e i limiti<br />

del reparto sono grandi: dal personale alla organizzazione del lavoro, all’insufficienza delle strutture”.<br />

(Giulio Antonacci)<br />

– 206 –


1990<br />

Il Giornale di Vicenza - 13 settembre 1990<br />

Tre persone hanno fatto salire a 15 il numero di coloro che si sono tolte la vita con il gas di scarico<br />

Il numero dei suicidi cresce con l’aumento del benessere<br />

Due gli schieramenti dei psicologi e sociologi sulle responsabilità dei mass media<br />

Roma – Un tubo di gomma collegato a quello di scappamento dell’auto. Pochi istanti. E l’ossido di<br />

carbonio spezza altre tre vite in 24 ore. Un freddo piano di morte. (…)<br />

Un’epidemia di suicidi? Parlano, discutono psicologi e sociologi alla ricerca del perché tutti e 15<br />

abbiano scelto di morire seguendo il tragico rito dell’automobile trasformata in camera a gas. E il<br />

primo imputato è la stampa. I mass media, secondo Luigi De Marchi rischiano di “spingere verso<br />

un’imitazione di massa e c’è il pericolo che ciò possa addirittura diventare una moda”. (…) Fatto sta<br />

che il benessere uccide. O almeno è ciò che emerge da un’indagine dell’Istat. L’aumento dei suicidi<br />

è parallelo al miglioramento della congiuntura economica generale e a quello del reddito famigliare.<br />

(…) Le percentuali dei suicidi crescono, quasi con regolarità, a partire dalle regioni con reddito più<br />

basso verso a quelle a reddito e tenore di vita più alto. (…) Secondo l’Istat sono la solitudine e l’incomunicabilità<br />

a stimolare il rifiuto di vivere, e infatti il numero più consistente di suicidi avviene<br />

nei grandi centri. (…) Secondo il ministro per gli affari sociali Rosa Russo Jervolino, “La famiglia<br />

deve avere un ruolo centrale ed insostituibile, soprattutto in termini di educazione”.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 16 settembre 1990<br />

Circa 6 mila tossicodipendenti, 120 malati di Aids e 1.500 sieropositivi<br />

Pianeta droga, storie vicentine<br />

Nei primi otto mesi di quest’anno 11 morti per overdose<br />

Questi i dati forniti dalla Questura di Vicenza relativi ai reati legati al mondo della droga<br />

registrati da gennaio ad agosto di quest’anno:<br />

- 32 persone arrestate per reati di spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti<br />

(39 in tutto il 1989)<br />

- 3 persone denunciate a piede libero ( 2 nel 1989)<br />

- 11 morti per overdose ( 9 nel 1989)<br />

Secondo dati recenti del ministero della Sanità, è Vicenza la città veneta più colpita del virus Hiv,<br />

con 120 malati di Aids e 150 circa sieropositivi. Seguono a distanza, ma sempre con dati preoccupanti,<br />

Padova, Verona e Venezia, ciascuna con una settantina di malati conclamati e più di 2 mila<br />

sieropositivi.<br />

Se c’è una mappa della disperazione, c’è anche una mappa della speranza: è quella delle comunità,<br />

delle cooperative e dei centri per il recupero dei tossicodipendenti. Nella nostra provincia se ne contano<br />

parecchi, anche se si tratta per lo più di realtà che assomigliano poco a San Patrignano (come<br />

si sa la comunità di Muccioli è formata da più di 600 ospiti) e l’ispirazione viene da esperienze di<br />

diverso tipo. C’è chi si rifà ai metodi di don Ciotti, chi sposa don Picchi, e chi facendo tesoro dei<br />

contatti con i drogati assume e propone una propria filosofia del recupero.<br />

Vediamo dunque com’è composto l’arcipelago delle comunità, quasi tutte convenzionate con le<br />

Unità sanitarie locali, che a loro volta gestiscono un centro di riferimento ciascuna. Su queste realtà<br />

fanno riferimento nella prima parte circa seimila tossicodipendenti stimati in tutta la provincia di<br />

Vicenza e solo un quarto di essi gravita sui centri delle Ulss.<br />

Brevemente:<br />

Ulss 8 – Oltre al servizio medico-sociale per i tossicodipendenti in corso S. Felice e al centro diurno<br />

di via Mure S. Domenico, la città ospita a Saviabona la comunità della cooperativa “Nuova vita”.<br />

– 207 –


1990<br />

Altre due cooperative sono a S. Pio X (Insieme) e “l’elica” in via Stradella Mora. In città opera altresì<br />

l’associazione “Il Mosaico” che si occupa dei problemi dei giovani e dell’emarginazione, e che<br />

anima anche la comunità S. Stefano di laghetto (4 posti) e la cooperativa di lavoro Mtg trasferita a<br />

Rettorgole da un anno e mezzo. La filosofia è analoga a quella di “Nuova vita”: accogliere ragazzi<br />

vicentini, senza sradicarli dal proprio territorio, creare accettazione e inserimento in città. A Valproto<br />

di Quinto Vicentino s’è aperta poco più di un anno fa la comunità di don Gelmini per ragazze<br />

tossicodipendenti.<br />

Ulss 6 – Socche della Croce – <strong>Centro</strong> di accoglienza del progetto Ceis con 15 ragazzi, più altri 15<br />

per la fase terapeutica a Villa Riva a Piovene.<br />

Ulss 7 e 37- Comunità S. Gaetano a Recoaro Terme con una quindicina di giovani tra cui alcune<br />

ragazze.<br />

A Schio si è aggiunta da poco una seconda comunità di terapia vera e propria alla sede de: “La soglia”<br />

(Primavera nuova) con una ventina di tossicodipendenti. Ad Arzignano, alla comunità di S. Zeno si<br />

affronta la fase delicata della primissima accoglienza dei tossicodipendenti (vi stazionano 5 giovani<br />

prima di entrare in comunità).<br />

Ulss 9 – a Noventa funziona un servizio per le tossicodipendenze, unica realtà fino a che non ha<br />

aperto a Lonigo “L’incontro” di don Gelmini nella quale vengono accolti in trattamento ragazzi provenienti<br />

da altre città e regioni. Ad Agugliaro, una seconda comunità, promossa da un gruppo di<br />

volontariato ospita 6-7 tossicodipendenti e allarga l’attività ad un centro diurno.<br />

Va segnalata la comunità francescana di Breganze, gestita dai padri francescani dove vengono accolti<br />

ex carcerati e alcuni tossicodipendenti, così come a Calvene nella “Primavera nuova”.<br />

A Costozza di Longare operano alcuni componenti della carovana “Exodus” con sede all’opera don<br />

Calabria: vi sono alcuni ragazzi in fase di recupero.<br />

✧<br />

Vicenza 21-22-23 settembre 1990<br />

III Rassegna nazionale danza contemporanea<br />

Domenica 23 settembre si è conclusa la III Rassegna Nazionale di Danza Contemporanea<br />

organizzata dal Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e dei malati di<br />

Aids in collaborazione con gli assessorati alla Cultura e agli Interventi Sociali del Comune di<br />

Vicenza.<br />

In queste tre serate abbiamo potuto godere degli spettacoli d’avanguardia, sei splendidi balletti,<br />

impegnati nel cogliere, focalizzare, esprimere, le difficoltà esistenziali dell’uomo. Tema<br />

attuale oggi, forse come non mai, e che sembra descrivere situazioni date dalla sofferenza del<br />

vivere di molti giovani: “Vita e morte s’incontrano, si sfiorano, si confondono, e le immagini<br />

evanescenti finiscono così con il rappresentare di volta in volta il caos e l’armonia, la luce e<br />

l’ombra, la felicità e la follia”.<br />

Alle Compagnie: Teatro e Danza “Città di Thiene”- Gruppo Italiano “Teatro Nuova<br />

Danza”- “Compagnia di Danza Libera” – Gruppo Danza Contemporanea “Kronos”- al gruppo<br />

“Mimesis”- Compagnia “Era Aquario”, riunite assieme in questa rassegna da Franca Della<br />

Libera che nella primavera dell’89 con il balletto “L’Orto dell’aurora” ha reso possibile una iniziativa,<br />

ora ripetuta, per dare solidarietà ai malati di Aids in particolari situazioni di bisogno,<br />

va tutta la nostra commossa riconoscenza.<br />

Peccato che questa iniziativa, dove la cultura si è aperta al sociale, sia stata ignorata dai<br />

nostri amministratori. Solamente il presidente dell’Ulss 8 e la consigliera Marina Cogato,<br />

hanno aderito al nostro invito; per gli altri, zero assoluto.<br />

– 208 –


1990<br />

Il problema droga - oggi affiancato dall’Aids, universalmente riconosciuto come uno dei più<br />

gravi di questo fine secolo, qui a Vicenza non è considerato tale ed è immancabilmente posto<br />

come fanalino di coda dopo altri vari problemi. Forse la vita di tanti giovani e la sofferenza di<br />

tante famiglie non contano niente?<br />

Ecco dimostrato perché, dopo anni di lotta per avere strutture idonee al recupero dei tossicodipendenti,<br />

il Comitato non sia riuscito nel suo intento.<br />

✧<br />

Lettera inviata al Giornale di Vicenza e pubblicata il 22 settembre con il titolo:<br />

<strong>Droga</strong>. Questa la triste realtà<br />

Egregio direttore,<br />

leggendo l’articolo “Pianeta <strong>Droga</strong> storie vicentine”, pubblicato sul Giornale di Vicenza<br />

domenica 16/09/90, abbiamo riscontrato alcune inesattezze. Allo scopo di fornire un servizio<br />

a tutti quei cittadini che sono interessati al problema “droga”, perché coloro che da<br />

tale problema è toccato non abbia nella necessità, confondersi e perdersi in strutture inesistenti<br />

o quasi, desideriamo fornire dati attualmente aggiornati in nostro possesso precisando<br />

quanto segue:<br />

Ulss 8 - “Cooperativa Insieme”: ospita 1 tossicodipendente e altre persone con problemi<br />

vari. “Cooperativa L’Elica”: ospita 1 tossicodipendente e altre persone con problemi<br />

vari.<br />

Comunità S. Stefano: con la cooperativa di lavoro Mtg, ospita 2 tossicodipendenti.<br />

Valproto di Quinto: non esiste nessuna comunità per donne, come scritto nell’articolo<br />

suddetto. Circa tre anni fa, l’Ipai ha dato in comodato alla comunità “Incontro” di don<br />

Pierino Gelmini un rustico per farne una comunità femminile. Questo rustico è da<br />

demolire e ricostruire; per il momento i lavori non sono ancora cominciati.<br />

Carovana Exodus: si trovava presso l’Istituto don Calabria di Costozza di Longare. Ha cessato<br />

ogni attività fin dal 1988.<br />

Ulss 6 - “Cooperativa Primavera Nuova” di Schio: in data 20/08/90, il Giornale di Vicenza<br />

ha pubblicato la notizia che detta cooperativa finora destinata al recupero anche di<br />

tossicodipendenti, è attualmente in fase di trasformazione, in quanto ospiterà soltanto<br />

persone con problemi di natura psichiatrica.<br />

Ceis di Schio - Questa comunità terapeutica aperta circa tre anni fa con una sola struttura<br />

a Socche alla Croce, dopo due anni si completava con l’aggiunta di due nuove struttura<br />

residenziali a Piovene e a Marano. Attualmente i tossicodipendenti che seguono il<br />

programma nelle varie fasi sono 86. Altrettante sono le famiglie che frequentano i corsi<br />

loro riservati.<br />

Ulss 9 - La comunità terapeutica “Incontro “di Lonigo attualmente ospita 19 giovani in<br />

terapia riabilitativa.<br />

Delle altre strutture per tossicodipendenti non abbiamo informazioni precise.<br />

Precisiamo anche che, S. Patrignano (Forlì), secondo le dichiarazioni fatte da Vincenzo<br />

Muccioli in data 08/09/90 a S. Martino Buonalbergo in occasione della riunione triveneta<br />

del Muvlad (Movimento volontari lotta alla droga), ospita attualmente 1.500 tos-<br />

– 209 –


1990<br />

sicodipendenti (non 600 come scritto nell’articolo in questione). Tra non molto saranno<br />

2 mila. Centinaia sono i giovani in lista d’attesa e circa 150 le telefonate giornaliere con<br />

richiesta di aiuto.<br />

Purtroppo non è vero che a Vicenza esiste la “Filosofia di accogliere i ragazzi vicentini<br />

senza sradicarli dal proprio territorio, creare accettazione e inserimento in città”, anzi, al<br />

contrario, la politica cittadina si avvale del fatto che altre comunità al di fuori della nostra<br />

città e, soprattutto della provincia, accettano con disponibilità e nel limite del possibile<br />

(vedi le lunghe attese), i nostri ragazzi, con spese e sacrifici che non tutte le famiglie possono<br />

sopportare per seguire i programmi terapeutici che prevedono il recupero dei giovani<br />

in funzione anche della costante partecipazione del nucleo familiare.<br />

Sono anni e anni che chiediamo strutture, sono anni e anni che riceviamo promesse!<br />

Saltuariamente si hanno notizie di nuove comunità o si “gonfiano” quelle esistenti e, se gli<br />

“addetti ai lavori” conoscono l’inesattezza e l’infondatezza di tali notizie, i mass media<br />

invece ci credono e pensano che noi pretendiamo chissà che cosa!...Un esempio emblematico<br />

di quanto diciamo è la casa alloggio per malati di Aids, la quale doveva essere funzionante<br />

ancora la scorsa primavera, a detta di certi politici è quasi pronta, mentre nella realtà<br />

la sua realizzazione per ora sembra più che mai nebulosa.<br />

I tossicodipendenti e ancor peggio gli ammalati di Aids, non portano voti “buoni”,<br />

perciò valgono assai poco; ci pensino bene però i politici, e facciano bene i loro conti, perché<br />

se seimila famiglie colpite dalla droga, esauste, stremate, lacerate, annientate, incapaci<br />

di reagire con forza si decidessero di unirsi, magari in un corteo lungo Corso Palladio<br />

fino al “Palazzo”, e qui sostare fino a quando non saranno realizzati fatti concreti, queste<br />

stesse famiglie composte da seicento madri, seicento padri e più di seicento tra fratelli<br />

e sorelle, stanche di avere la vita avvelenata, stanche di essere emarginate e di provare vergogna,<br />

stanche della loro impotenza, queste famiglie, ripeto, con altri parenti e amici,<br />

potrebbero costituire migliaia e migliaia di voti di protesta, di schede bianche e di certificati<br />

elettorali strappati.<br />

Finché coloro i quali, non toccati da questo problema non capiranno quanto sia grave<br />

questa situazione e non si impegneranno su questo fronte, le cose non potranno cambiare;<br />

si sappia però che la droga è come un cancro, ognuno pensa che i colpiti saranno gli<br />

altri, mentre di fatto nessuno ne è immune.<br />

Si parla tanto di prevenzione, parola che vuol dire tutto e niente. La prima prevenzione<br />

è togliere il tossicodipendente dalla strada, bloccare la domanda e l’offerta. Per 15 anni<br />

la legge sulla modica quantità giornaliera ha fatto sì che il problema droga divenisse di<br />

fatto incontrollabile.<br />

Poniamo infine un interrogativo: se, come si dice, i tossicodipendenti (categoria più a<br />

rischio per l’Aids), sono seimila, i malati denunciati 120, i sieropositivi 1.500, quanti degli<br />

altri 4.380 ipotetici tossicomani sconosciuti alle strutture socio-sanitarie saranno al corrente<br />

del loro stato di salute riguardo alla sieropositività all’Hiv (Aids)? Ricordiamo che<br />

nelle strutture di recupero tutti gli utenti sono sotto controllo sanitario.<br />

Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e dei malati di Aids<br />

– 210 –


1990<br />

Il Giornale di Vicenza - 22 settembre 1990<br />

A due anni dalla promessa ristrutturazione di Malattie infettive assegnati i lavori<br />

San Bortolo, più posti per l’Aids<br />

Finalmente il reparto si amplierà - Quattro stanze a sei letti<br />

A due anni di distanza dalla promessa di ristrutturare il reparto di malattie infettive per ricavare stanze<br />

riservate ai malati di Aids, i lavori ancora non sono partiti. Prima l’Ulss 8 ha perso tempo per esaminare<br />

lo sviluppo progressivo dell’epidemia, poi sono stati stesi i progetti, quindi si sono dovuti<br />

attendere i finanziamenti. Di mezzo c’è stato l’affidamento del reparto ad un nuovo primario, il prof.<br />

Fausto de Lalla. Ma c’è stata anche la protesta degli infermieri per le difficili condizioni di lavoro,<br />

seguita da lamentele anche dei pazienti di malattie infettive per la mancanza di adeguato isolamento<br />

delle camere con pazienti colpiti da Aids rispetto al resto del reparto. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza 24 settembre 1990<br />

Al S. Bortolo summit per l’apertura di una comunità “sociale”<br />

con una donazione della Cassa di Risparmio<br />

Aids, i malati avranno una casa<br />

All’ex psichiatrico di Laghetto 13 stanze per 1 miliardo<br />

“Faremo presto”: Bogoni preoccupato di epidemia e suicidi<br />

I malati di Aids avranno una casa di accoglienza. I lavori di ristrutturazione delle palazzine dell’ex<br />

ospedale psichiatrico di Laghetto, luogo scelto dall’Ulss 8 per ospitare questi pazienti, partiranno<br />

entro i prossimi cinque mesi. L’imperativo è “far presto”: i casi di Aids conclamata sono saliti a 95<br />

nel vicentino. L’assessore regionale alla Sanità, Antonio Bogoni, ammette che “il fenomeno è in<br />

espansione e le strutture a disposizione attualmente sono insufficienti”. Alberto Vaglia, primario<br />

facente funzioni al S. Bortolo aggiunge in tutta franchezza che “il controllo dell’epidemia è estremamente<br />

difficile”. Olga Dalla Valle, presidente dei familiari dei tossicodipendenti, racconta che due<br />

malati si sono appena suicidati e altri hanno tentato di farlo, respinti dalla famiglia e disperati. Di<br />

tutto questo si è discusso ieri mattina nel vertice al quarto piano della palazzina-uffici dell’ospedale,<br />

alla presenza di tante autorità come non si vedeva da tempo. (…)<br />

Naturalmente ancora solo parole!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 29 settembre 1990<br />

Ieri sera la triste fine di un giovane ventinovenne<br />

Muore per droga<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 11 ottobre 1990<br />

Incremento dei decessi per overdose rispetto allo scorso anno<br />

<strong>Droga</strong>, è massacro: 830 morti in 9 mesi<br />

Blitz dei Nad nei centri di recupero dei “tossici”<br />

✧<br />

Aids - 20 ottobre 1990 – Ci ha lasciato Marco<br />

✧<br />

Aids - 3 novembre 1990 – Ci ha lasciato Paola<br />

– 211 –


1990<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 novembre 1990<br />

“Summit” dei ministri dell’Interno della Comunità Europea presieduto da Scotti<br />

Europa unita contro la droga<br />

Varata una struttura “centrale” per una lotta coordinata contro lo spaccio di stupefacenti<br />

Unanimità sul progetto italiano per contrastare il riciclaggio del denaro“sporco”<br />

✧<br />

Il Giornale - 6 novembre 1990<br />

Nel giorno del grande corteo organizzato dalle comunità terapeutiche<br />

Anche Giovanni Paolo II ha voluto far sentire la sua voce<br />

Dai ventimila un solo grido: “<strong>Droga</strong> libera uguale morte”<br />

E il Papa scaglia l’anatema contro chi specula sul dolore<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 16 novembre 1990<br />

Novità, lo Stato taglia il finanziamento<br />

e Vicenza riparte con due possibilità<br />

Nell’ultima redazione della legge 135 sono scomparsi i soldi per le case di accoglienza: a picco<br />

il progetto dell’ex psichiatrico, fermo però da un anno. L’Ulss 8 ridimensiona il disegno e propone<br />

un mini edificio con 6-7 posti. Ma il comune ha rimesso gli occhi su una casa ad Anconetta<br />

offerta da un privato.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 17 novembre 1990<br />

Trovato morto in cucina<br />

Il decesso provocato da troppi barbiturici<br />

✧<br />

Aids - 27 novembre 1990 – Ci ha lasciato Alberto<br />

✧<br />

Il Giornale - 1 dicembre 1990<br />

Mobilitazione generale per la Giornata mondiale contro la “peste del secolo”<br />

“Il nemico si chiama Aids”<br />

Negli Usa il maggior numero dei casi, l’Italia è settima<br />

Roma – La Giornata mondiale contro l’Aids, indetta per oggi, primo dicembre, dall’Organizzazione<br />

mondiale della sanità, sarà celebrata in tutta Italia. (…)<br />

(Su 11 milioni di sieropositivi nel mondo, circa 3 milioni sono donne). (…)<br />

In tutto il mondo l’Aids non accenna a diminuire: in base ai dati pervenuti all’Oms (c’è il fondato<br />

sospetto che molti Paesi non segnalino correttamente i dati sulla diffusione della malattia) gli Stati<br />

Uniti sono la nazione con il maggior numero di casi: al 29 novembre 1990 le persone colpite dall’Aids<br />

sono state 151.231 (fino al 1989 erano 131.673). Anche in Italia (al settimo posto della “classifica”<br />

dell’Oms) i casi di Aids sono in continua crescita. (…)<br />

Fino al 30 settembre di quest’anno sono pervenute al centro operativo Aids 7.576 notifiche di casi,<br />

398 in più rispetto ai 7.178 di casi segnalati al 30 giugno 1990. (…)<br />

Sempre secondo l’ultima rilevazione al 30 settembre ’90, e tenendo sempre presenti i ritardi di notifica,<br />

sono morte per Aids 3.753 persone. (…) La percentuale dei decessi rispetto al complesso dei<br />

casi di Aids che si sono verificati è del 49,5 per cento.<br />

– 212 –


1990<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 dicembre 1990<br />

Il primario De Lalla ha fatto il punto sulla situazione vicentina, la più grave del Veneto<br />

Assistenza sieropositivi. Il futuro è a domicilio<br />

Nel ’90 tanti morti quanti nel periodo 85 -89<br />

Situazione Aids a Vicenza - Il tema, scottante, è stato ieri discusso nella sede del Comitato di solidarietà<br />

con le famiglie dei tossicodipendenti e dei malati di Aids, dal prof. Fausto De Lalla, primario<br />

della divisione malattie infettive dell’ospedale di Vicenza e dall’aiuto dott. Alberto Vaglia. Con<br />

precisione e tono comunque non catastrofici De Lalla, di fronte ad un attento pubblico, ha passato<br />

in rassegna le problematiche attuali dell’Aids sia sotto il profilo numerico che delle implicanze di<br />

carattere sociale. Primo dato di fatto, rilevato per la nostra città, l’alto numero di sieropositivi attualmente<br />

sotto osservazione al day hospital del S. Bortolo: 869.<br />

Altra cifra di rilievo. I casi di Aids denunciati sino ad oggi: 143. Vicenza è cioè la città del Veneto<br />

maggiormente colpita dall’infezione. In numero e percentuale doppia rispetto a Padova e Verona.<br />

Sul perché, De Lalla, non ha offerto che delle ipotesi. Tutte, per la verità, riferite all’85 e certamente<br />

di non facile riscontro.<br />

Qual è il futuro nella cura della malattia? Il prof. De Lalla, dopo aver passato in rassegna i risultati<br />

sin qui ottenuti, ha chiarito che almeno a tempi brevi non sono ipotizzabili risposte efficaci. Tanto<br />

nel campo della terapia ai fini della completa guarigione quanto nell’applicazione di un vaccino efficace.<br />

“Ma – come ha sottolineato – la ricerca nel campo della lotta all’Aids è tra le più ricche ed<br />

ambite. E qualche risultato è già stato ottenuto. Primo fra tutti il prolungamento della sopravvivenza<br />

nei casi più acuti, passato da una media di sei mesi a quattro o cinque anni ed oltre”.<br />

Sinteticamente De Lalla ha presentato il non certo roseo quadro della situazione ospedaliera nazionale,<br />

riferito in modo particolare ai reparti di malattie infettive.<br />

Vicenza, pur nel grave contesto in cui è chiamata ad operare, non vive il problema in maniera drammatica.<br />

“Se pensiamo che a Milano – ha spiegato il primario – i reparti infettivi possono contare soltanto su<br />

120 posti letto contro i nostri 43, vediamo quale sia il rapporto favorevole per noi. C’è poi l’esperienza<br />

del Day hospital – ha concluso – e, soprattutto, un settore di lavoro ancora da sviluppare,<br />

quello dell’assistenza domiciliare”.<br />

È stato così chiamato in causa il dibattito sull’utilizzo del volontariato a favore dei malati di Aids. Il<br />

dott. Vaglia, che per sei mesi ha condotto un attento studio sulla possibile integrazione tra cura ospedaliera<br />

e domiciliare, presenterà presto i risultati dell’indagine. Ma è chiaro che, di fronte ad una<br />

favorevole risposta da parte dei pazienti e ad un calo nei costi di cura, questa potrà essere una delle<br />

soluzioni negli anni a venire.<br />

Sul fronte del volontariato si è espressa, con tono più critici verso gli enti cittadini, Olga Dalla Valle,<br />

presidente del Comitato di solidarietà. “Le famiglie vicentine si sentono oggi sole e tradite dai politici.<br />

Le tante promesse pre-elettorali sono state completamente ignorate. La casa di accoglienza per<br />

i malati si Aids, per ora non si farà. Comune e Ulss viaggiano con due progetti diversi e su strade<br />

divergenti.” Olga Dalla Valle, ha ricordato che soltanto nel 1990 a Vicenza i morti per Aids sono<br />

stati circa quaranta, tanti quanti dal 1985 al dicembre del 1989. “ La nostra opera di prevenzione –<br />

ha precisato – si indirizzerà verso la tossicodipendenza, veicolo trainante dell’Aids. Ma il punto non<br />

è questo. Le madri dei ragazzi malati dicono che Vicenza non ama i suoi figli. A tutti i livelli “ufficiali”<br />

l’attenzione è scemata. E le cifre dei malati sono andate ad ingrossarsi di giorno in giorno”. La<br />

responsabile del Comitato chiede, in sostanza, la realizzazione di una struttura almeno decente di<br />

accoglienza. Senza lo stanziamento di cifre astronomiche, con un contributo tutto sommato modesto.<br />

Come ottenere questo aiuto? “Le famiglie colpite sono stanche e senza forza – ha concluso Olga<br />

Dalla Valle – Non troveranno più la forza di scendere in piazza per reclamare i loro diritti. Staranno<br />

ad aspettare un aiuto che oggi è negato. E questa è una profonda ingiustizia”.<br />

– 213 –


1990<br />

Aids - 14 dicembre 1990 – Ci ha lasciato Danilo<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 21 dicembre 1990<br />

Il Comune “blocca” l’Ulss 8 sulla comunità Aids a Laghetto<br />

Giorni decisivi per la casa per malati terminali:<br />

Appalto pronto, ma la giunta “vota” la villetta ad Anconetta<br />

✧<br />

23 dicembre 1991 – Messa di Natale. Ho portato un abete artificiale con addobbi natalizi al<br />

day hospital infettivi e pure in reparto, nel corridoio del quale, da un paio d’anni, viene celebrata<br />

la messa. Officiante, don Mariano assieme al frate che segue spiritualmente i malati; sono<br />

state dette parole semplici ma sentite. C’era anche Massimo, un giovane che avevo invitato a<br />

scrivere i suoi pensieri per sentirsi meno solo. Mi ha confermato di averlo fatto aggiungendo di<br />

volere scrivere non solo cose tristi, ma anche belle “Come la messa appena celebrata”. Aveva gli<br />

occhi che gli brillavano.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 27 dicembre 1990<br />

Amaro Natale di droga Due morti per “overdose”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 dicembre 1990<br />

I due decessi per “overdose” sono un campanello d’allarme inquietante per il Vicentino<br />

Quindici morti per droga e quaranta decessi per Aids<br />

Oltre 1200 i tossicodipendenti censiti ufficialmente dall’Ulss: una guerra ad armi impari<br />

✧<br />

La Nuova Vicenza - 30 dicembre 1990<br />

Le cifre della droga nel 1990, amaro bilancio del Comitato famiglie<br />

“Sempre più tossicodipendenti a Vicenza”<br />

Tossicodipendenze, il 1990 si chiude con un bilancio amaro. I due morti per overdose a Natale ricordano<br />

ai più, contorni di un dramma che si consuma nell’indifferenza o peggio ancora nella pietà.<br />

Morire di droga infatti è solo il culmine di un percorso che ha distrutto e continua a distruggere<br />

migliaia di giovani e le loro famiglie. Si calcola che nel vicentino i tossicodipendenti abituali siano<br />

più di 6 mila di cui metà solo in città. (…)<br />

Ma nel 1990 anche la “tradizionale” tossicodipendenza ha mutato i suoi parametri: la diffusione<br />

della droga pesante non è più e non solo limitata a classi di “emarginati” o “disadattati”, ma ogni<br />

ceto sociale è attraversato da questa piaga.<br />

“ Questo dato, nel corso del 1990. È emerso con forza soprattutto dopo l’entrata in vigore della<br />

nuova legge sulla droga – dice Olga Dalla Valle, presidente del Comitato famiglie dei tossicodipendenti<br />

– “Si è notato che sono sempre di più i giovano operai, gli impiegati, gli studenti e anche le<br />

persone che ricoprono incarichi di responsabilità che assumono abitualmente droga. La legge da un<br />

lato fornisce un panorama più aggiornato di tutto il fenomeno tossicodipendenze, segna il passo<br />

invece sul piano delle misure per il recupero ed il reinserimento di quanti si drogano. Nonostante<br />

tante promesse elettorali, nel 1990 non si è realizzata neppure una delle strutture necessarie per combattere<br />

veramente la droga. Per quanto riguarda la prevenzione poi si è fatto poco, per non dire<br />

nulla”. (…)<br />

“Il Comune e l’Ulss 8 non si sono impegnati a sufficienza per fornire risposte – dice Olga Dalla Valle<br />

– 214 –


1990<br />

– Ci sono giovani tossicodipendenti che escono dal carcere e non hanno altra possibilità che la strada.<br />

Bisogna rivedere completamente la politica delle tossicodipendenze. Nell’85 a Vicenza c’erano<br />

tre comunità (Laghetto, Momi Toniolo e <strong>Centro</strong> diurno), che tra mille difficoltà ed inesperienze<br />

erano comunque presenti. (…)<br />

Ora, dopo cinque anni e tante promesse, non si è fatto nulla per istituire una vera e propria comunità<br />

terapeutica e un centro di pronta accoglienza. Anzi, quando si accenna a qualche progetto in<br />

questo senso, le associazioni del privato - sociale insorgono. Perché? Sulla pelle dei tossicodipendenti<br />

si consumano rivalità, speculazioni politiche e veri e propri interessi. Le cooperative servono per<br />

dar lavoro, ma serve una comunità che rimuova nella psiche dei drogati tutto ciò che li ha portati<br />

alla tossicodipendenza”. (…)<br />

Ma tra i tanti problemi che non hanno trovato soluzione ci sono anche quelli della droga in carcere,<br />

l’attività di prevenzione nel mondo della scuola, il pericolo crescente di uso di sostanze come la<br />

cocaina e il crak, l’assistenza ai malati di Aids. (…)<br />

“Ogni anno – dice la presidente del Comitato famiglie – la situazione si fa sempre più allarmante e<br />

drammatica, ogni anno la coltre dell’indifferenza si fa sempre più pesane”.<br />

✧<br />

Aids - 1990 – A Vicenza 41 decessi. In Italia 1946<br />

– 215 –


1990<br />

– 216 –


1991<br />

1991<br />

13 gennaio 1991- Lettera firmata di una tossicodipendente a Il Giornale di Vicenza, titolata:<br />

Continuare a vivere nel minimo di dignità<br />

Egregio direttore,<br />

Le scrivo perché ho tante domande che sono senza risposta, e perché spero che questa mia storia, un<br />

domani, possa servire a salvare la vita di qualche ragazzo. Dico questo perché sono arrivata a 36 anni<br />

avendo gettata via una vita. Spero che per altri non ci sia lo stesso calvario; ho paura della morte,<br />

come ogni essere umano, anche se in certi momenti la desidero perché è umiliante e degradante condurre<br />

una simile vita.<br />

Purtroppo sono ammalata; e una malattia non la si augura nemmeno ad una bestia; ho chiesto un<br />

posto per potermi curare ed eventualmente a ricominciare a vivere; ho ammesso le mie colpe ed ho<br />

urlato la mia disperazione: ma non è servito a nulla. Tante promesse, ma intanto la situazione non<br />

è cambiata; dormo in macchina, quando ho potuto sono andata in albergo per avere una doccia<br />

e un letto, perché almeno la dignità di essere pulita non devono levarmela.<br />

Per una persona che ha sbagliato, e cerca la strada del reinserimento sociale, ci sono milioni di difficoltà;<br />

dal portiere, cercando una stanza in albergo, ti senti rispondere sì per telefono, poi quando<br />

ti presenti, fatalità, è arrivato un “cliente”al quale è stata data la camera!<br />

Il mio attuale desiderio è quello di non vedere più nessuno! Nel senso che non è possibile fare una<br />

vita come questa, anche perché non trovo giusto dover coinvolgere delle persone che hanno solo una<br />

colpa, quella di volermi bene. Allora io domando: se un ex tossicodipendente arriva ad una situazione<br />

come questa, cosa deve fare? Ci sono tanti casi, nella vita, di disperazione, purtroppo. Tante persone<br />

che stanno soffrendo e che sono certamente più meritevoli di me, ma penso che il massimo<br />

egoismo sarebbe smettere di lottare, e questo non sta a noi deciderlo. Però una persona ha bisogno<br />

dei suoi diritti umani; del minimo indispensabile per poter continuare a vivere nel minimo di<br />

dignità. Purtroppo mi manca il coraggio, e dico purtroppo, di dare un taglio definitivo a tutto questo<br />

perché ancora amo la vita, amo per la prima volta anche me stessa, amo la persona che ho accanto,<br />

amo anche tutti quelli che ho attorno e vedo che non serve a nulla; dicono che ho voluto arrivare<br />

a questo, ma non è vero!! Mai, coscientemente, avrei scelto questa vita, ma la mia debolezza e stupidità<br />

mi ha fato entrare nella droga, e adesso che vedo tutto quello che ho fatto, non ho scusanti,<br />

ma chiedo perdono. A chi? A tutti, agli uomini, a Dio; io non so se questa mia vita ormai buttata<br />

tra i rifiuti, potrà servire a qualcun altro; se solo una persona si salvasse da questa spirale sarebbe una<br />

vittoria enorme; parlo così perché sono arrivata a odiarla, la droga, anche se ho sprecato la vita per<br />

essa. Adesso vorrei cambiare, ma con le mie sole forze non posso, non che non voglia, sia chiaro,<br />

proprio non posso. Il fisico è quello che è, ma finché avrò un filo di vita cercherò di andare avanti.<br />

Ma allora si torna alla prima domanda; quanto può resistere una persona? Dormendo in macchina,<br />

alla mattina il primo bar (ed è umiliante doverlo fare), per lavarsi e prendere un caffè, poi il via con<br />

le medicine, poi lo stare in giro quando non si desidera altro che un posto dove ripararsi, dove ricostruire<br />

una vita gettata in pezzi, dove rimettere a posto quei pezzi di cervello che ancora sono rimasti<br />

e che urlano la disperazione dell’impotenza.<br />

Sto lottando per salvarmi la vita proprio perché fino ad ora non avevo mai rispettato né essa né gli<br />

altri. Peccato capire tante cose dopo tanti anni; peccato, ma allo stesso tempo la consapevolezza di<br />

non volere più sbagliare è sempre più forte. Ma se si è da soli è una battaglia persa in partenza.<br />

– 217 –


1991<br />

Il Giornale di Vicenza - 8 febbraio 1991<br />

Legge antidroga anno 1° - Siamo sulla buona strada<br />

Lo ha detto il ministro agli Affari Sociali Russo Jervolino parlando alla stampa<br />

Bilancio positivo ma senza trionfalismi: aumentano gli ingressi nelle comunità terapeutiche<br />

Roma – Aumento dei sequestri di eroina, cocaina e cannabis; scelta da parte di più del 60% dei giovani<br />

segnalati dai prefetti, di avviarsi al recupero nelle comunità terapeutiche; diminuzione del<br />

numero dei morti per droga limitatamente al periodo di attuazione della legge (luglio ’90 gennaio<br />

’91); commercializzazione, dal prossimo primo luglio, delle siringhe autobloccanti; successo della<br />

campagna pubblicitaria contro l’uso della droga. È questo il bilancio “positivo ma non trionfalistico”,<br />

sullo stato di attuazione della legge 162 sugli stupefacenti, illustrato questa mattina dal ministro<br />

per gli Affari Sociali Rosa Russo Jervolino, insieme al ministro della Sanità Francesco De Lorenzo,<br />

e ai rappresentanti del ministero di Grazia e Giustizia e degli Interni. (…)<br />

“I risultati raggiunti, per quanto parziali, provano che la nuova legge non voleva essere, come qualcuno<br />

sostenne, uno scoop elettorale alla vigilia delle consultazioni amministrative, cui poi il governo<br />

non avrebbe dato seguito, ma l’inizio di un serio lavoro che ha visto uniti non solo diversi ministri<br />

ma anche, a volte, le forze di opposizione”.<br />

Più in particolare, Russo Jervolino ha detto che: ”i sequestri di eroina sono aumentati tra luglio e<br />

gennaio, del 26,33 per cento e quelli di cocaina dell’89,96 per cento”, mentre il sottosegretario agli<br />

Interni Ruffino, ha sottolineato che “il maggiore successo, al di là dell’aumento degli arresti e dei<br />

sequestri di droga, viene forse proprio dall’attività dei prefetti, sulla quale, all’inizio, c’erano le maggiori<br />

perplessità: dei 3681 giovani che hanno sostenuto un colloquio con i prefetti (su 8141 “segnalati”),<br />

2218 hanno scelto di essere avviati alle strutture socio-riabilitative, 1463 hanno ricevuto l’invito<br />

di non farne più uso e solo 417 hanno avuto sanzioni amministrative. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 febbraio 1991<br />

<strong>Droga</strong>, confronto tra famiglie e pubblici amministratori<br />

Olga Dalla Valle, presidente del Comitato di solidarietà, ha chiesto che le promesse vengano<br />

finalmente rispettate. E’ attesa la realizzazione di una casa per malati di Aids<br />

Gli stanziamenti dello Stato nelle parole dell’on. Saretta - I progetti di Comune e Ulss 8<br />

<strong>Droga</strong>: quattro leggi governative, dodici regionali, quattro decreti ministeriali e nove circolari. Con<br />

quale risultato? Se lo sono chieste le madri del Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti,<br />

riunitesi ieri nella sede di via Mure S. Domenico. Lo hanno ribadito con una serie di cartelli<br />

appesi al muro, di fronte alle sedie sulle quali erano accomodati gli onorevoli Righi e Saretta,<br />

capogruppo della DC alla Camera, il presidente dell’Ulss 8 Domenico De Boni, l’assessore comunale<br />

agli Interventi sociali Marino Quaresimin e il prefetto di Vicenza Porena. È stata una riunione<br />

dai toni tutt’altro che pacifici e scontati. Olga Dalla Valle, presidente del Comitato, ha preferito<br />

rinunziare alla sua consueta relazione per fare accomodare al suo fianco, di volta in volta alcuni dei<br />

dirigenti responsabili.“Qualcuno ci deve dire se per i tossicodipendenti a Vicenza c’è ancora posto o<br />

se i politici li hanno cancellati per sempre dai loro programmi” ha chiesto con toni decisi Olga Dalla<br />

Valle. E si trattava di una domanda che non lasciava spazio a voli pindarici di alcun genere. Nel suo<br />

invito all’incontro, il Comitato ricordava che le famiglie sono allo stremo, che i morti per overdose<br />

crescono al pari di quelli per l’Aids. “Indifferenza e scelte politiche di parte – recita uno dei cartelli<br />

affissi – stanno bloccando da dieci anni la realizzazione di comunità terapeutiche alternative, idonee<br />

e diverse, con programmi mirati e operatori adeguatamente preparati”. Olga Dalla Valle a nome dei<br />

numerosi genitori presenti, ha chiesto limpidezza, obiettività, coraggio delle scelte. “Ogni giorno,<br />

ogni settimana – ammonisce uno degli slogan – tanti genitori devono percorrere centinaia di chilometri<br />

per tentare di salvare un figlio dalla droga, in strutture idonee, lontane da Vicenza”. Ora – ha<br />

– 218 –


1991<br />

proseguito la presidente – stanno per giungere i finanziamenti per la cura e il recupero previsti dalla<br />

nuova legge 162 del 26 giugno scorso. Accanto a questa, ci saranno i fondi stabiliti dalla legge 135,<br />

sempre del giugno ’90, destinati agli interventi urgenti per la prevenzione e la lotta contro l’Aids.<br />

Quali le risposte in concreto?<br />

È stato l’on. Saretta a sfornare le cifre degli stanziamenti varati dal Governo. Nel campo del recupero<br />

e della prevenzione (i soldi andranno ai Comuni) per il ’90 sono stati accantonati 175 miliardi,<br />

nel ’91 saranno 192. A favore di importanti interventi (coordinati dai ministeri degli Interni, della<br />

Sanità, della Pubblica Istruzione e Difesa), nel ’90 i miliardi furono 174, 182 quelli previsti per il<br />

’91. Saretta è poi passato alle cifre previste dalla legge135 per le Regioni. Ai reparti ospedalieri<br />

andranno 2 mila e 100 miliardi per la ristrutturazione e creazione di strutture adeguate e per l’allestimento<br />

di 2 mila e 600 nuovi posti letto. A ruota gli interventi dell’assessore Quaresimin e De<br />

Boni. Ma pronti ed efficaci i richiami delle madri.<br />

La casa di accoglienza che si attende da due anni – si interroga Olga Dalla Valle – non s’è ancora<br />

vista. Delle promesse per la sistemazione delle strutture di via Nicolosi e di Quinto Vicentino, non<br />

restano che pochi dati, in attesa di decisioni e di fondi”. La rabbia, dopo tante promesse e lunghi<br />

silenzi, toglie quasi la volontà di un dialogo costruttivo. In sostanza il Comitato preme affinché il<br />

poco denaro stanziato venga utilizzato al più presto, soprattutto per venire incontro ai problemi delle<br />

famiglie. Si chiede anche che ai malati terminali venga assicurata una morte “dignitosa” e lontana<br />

dall’orrore della solitudine. Le risposte parlano ancora di cifre, le controversie si consumano attorno<br />

a 17 miliardi di lire stanziati dallo Stato per una campagna di prevenzione e di informazione sull’Aids<br />

e la prossima chiusura di distretti e consultori della città. Il fatto è sottolineato dall’intervento<br />

di Sante Bressan, dopo le parole dell’altro consigliere comunale, Luca Romano. Che cosa manca<br />

a Vicenza e cosa c’è nel cassetto dei progetti? Quel centro di pronta accoglienza sulla cui realizzazione<br />

nessuno ha dubbi, ma la cui entrata “in servizio” è guastata da notevoli problemi. Fra i progetti<br />

illustrati dal dott. Balestra, dell’Ulss 8, vi sono anche quelli che prevedono la realizzazione di un<br />

ambulatorio, di un centro di informazione, consulenza e diagnosi, di convenzioni con comunità.<br />

Quanto al fronte opposto, ben visibili rimanevano le ironiche affermazioni delle madri: “Casa per<br />

malati di Aids soli: uno psicodramma in tempi infiniti”. Saranno probabilmente i soldi della nuova<br />

legge 162, richiesti dai progetti delle amministrazioni locali ad offrire risposte concrete. Ma il Comitato<br />

non sembra disposto ad attendere in silenzio.<br />

✧<br />

La Nuova Vicenza - 28 febbraio 1991<br />

Uno spreco l’acquisto della villa per l’Aids<br />

✧<br />

Questo il titolo di una “lettera aperta”destinata all’assessore agli Interventi Sociali, scritta da<br />

un cittadino contrario al luogo scelto per la casa per i malati terminali di Aids, ubicata poco<br />

lontano dalla sua abitazione. Non riporto il testo, ma già il titolo è la dimostrazione di una<br />

forte opposizione, iniziata a fine ’98 e durata anni, contro questa struttura umanitaria.<br />

✧<br />

Aids - 2 marzo 1991 – Ci ha lasciato Remo<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 3 marzo 1991<br />

Nuovo centro terapeutico<br />

Finalmente dopo due anni disco verde per i lavori<br />

Casa colonica a Valproto di Quinto data in comodato alla comunità Incontro<br />

di don Pierino Gelmini - Ospiterà ragazze decise a smettere con la droga<br />

– 219 –


1991<br />

Il Giornale di Vicenza - 7 marzo 1991<br />

Definito dal Comune l’acquisto della villa in strada Nicolosi<br />

Lo stabile sarà assegnato all’associazione Speranza promossa dalle organizzazioni cattoliche<br />

diocesane – Ci sarà posto probabilmente per otto malati gravi<br />

Un passo avanti nel difficile percorso della pubblica assistenza ai malati gravi di Aids è stato fatto ieri<br />

dal Comune di Vicenza, dopo tante complicate vicende burocratiche e amministrative che – tra<br />

Municipio, Ulss e Regione – hanno finora rallentato le iniziative. (…) Secondo la procedura individuata<br />

dall’amministrazione comunale, dall’Unità socio-sanitaria e delle associazioni di volontariato<br />

cattolico impegnatesi per questa comunità alloggio, la villa sarà prossimamente ceduta in comodato<br />

all’associazione Speranza, promossa dalla diocesi di Vicenza dopo diretto e ripetuto interessamento<br />

del vescovo Nonis. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 11 marzo 1991<br />

Vicenza prudente sul metadone - “Serve, ma con altre terapie”<br />

Il cad ne distribuisce 630 litri all’anno, meno delle altre province<br />

✧<br />

Aids – 14 aprile 1991 – Ci ha lasciato Umberto<br />

✧<br />

Aids – 28 aprile 1991 – Ci ha lasciato Luciano<br />

✧<br />

4 maggio – Guido, figlio unico di Anna Serra che era stata la mia vice, è stato ricoverato all’ospedale.<br />

Sono andata a trovarlo, sta molto male. Sono rimasta sconvolta; per due volte mi ha<br />

detto di salutare mio figlio Roberto.<br />

5 maggio 1991- Nel pomeriggio ho saputo che Guido, era in coma. Sono corsa all’ospedale.<br />

Anna era spaventata, così con Alice, una mamma volontaria del nostro Comitato sono rimasta<br />

per la notte. Il giovane sembrava dormire calmo e rilassato, la testa un po’ reclinata, sembrava<br />

il volto di Cristo. L’ho guardato molto, gli ho fatto un ritrattino con la penna per cogliere<br />

l’espressione della bocca, né triste, né sorridente, ma di serena attesa; era dolcissimo. Verso la<br />

mezzanotte sembrò mancargli il respiro. Dopo poco anche lui ci ha lasciato. Aveva 29 anni.<br />

✧<br />

La Nuova Vicenza - 6 maggio 1991<br />

Anna Serra ha fatto scrivere che la causa della morte del figlio era l’Aids<br />

Madre coraggio e il necrologio shock<br />

“Ho deciso d’accordo con mio figlio”<br />

Falsi profeti di false libertà e spacciatori di morte ti hanno portato alla droga. Ne eri uscito,<br />

ma l’Aids ti ha ucciso a soli 29 anni, ora sei libero. Che la tua morte immatura sia di<br />

monito ad altri giovani e apra gli occhi a chi è ancora cieco. Arrivederci amore mio, la tua<br />

mamma.<br />

Questo necrologio richiamò l’attenzione di giornalisti, tra i quali Maurizio Costanzo ed Enzo<br />

Biagi che vollero intervistarla.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 15 maggio 1991<br />

A Padova esplode la polemica perché nel cimitero c’è un appezzamento<br />

riservato alle vittime della terribile malattia<br />

– 220 –


1991<br />

Sepolture separate per i morti di Aids<br />

Da Roma il ministro della Sanità: ”Un provvedimento di viltà, di ignoranza e di illegalità”<br />

Padova – Nel cimitero di Padova c’è un appezzamento “riservato” alle persone morte per Aids. Il<br />

fatto e la discriminazione che questa scelta comporta, sono stati denunciati da Leopoldo Salmaso,<br />

medico della divisione malattie infettive dell’ospedale di Padova, in una lettera aperta indirizzata al<br />

sindaco, al presidente dell’Uls 24 ed all’Ordine dei medici. Con Salmaso si sono schierati , con varie<br />

prese di posizione, anche numerosi famigliari di tossicodipendenti e di persone colpite dall’Aids.<br />

“Il regolamento di polizia mortuaria del 1975 – spiega il medico – ricalca in larga misura un regio<br />

decreto del 1934 che a sua volta aveva attinto a piene mani dalle leggi napoleoniche. Così è prevista<br />

una serie di norme speciali per le malattie infettive, dettata da un misto di ignoranza e di paura,<br />

come l’obbligo di avvolgere il cadavere in un lenzuolo imbevuto di sostanza disinfettante e quello di<br />

chiusura del cadavere in doppia cassa”.<br />

“Vi è poi da notare che la prassi di smistare “brevi manu” i documenti di morte ai dipendenti delle<br />

imprese di pompe funebri – aggiunge Salmaso – fa cadere di fatto la riservatezza creata attorno alla<br />

malattia che diventa così pubblico dominio o quasi, in contrasto con il senso civico e perfino con<br />

l’articolo 75 del regolamento di polizia mortuaria”.<br />

“Dove si ferma la legge – continua il dott. Salmaso – subentrano in sede locale ulteriori imposizioni,<br />

quali avvolgere il cadavere in un sacco di cellophan o il divieto di vestirlo: tutte queste disposizioni<br />

sono palesamente assurde e prive di sostegno scientifico”. (…) Queste disposizioni cadute in<br />

disuso sarebbero state ripristinate in modo selettivo, per spinte emotive, solo per le salme dei malati<br />

di Aids, senza tener conto – che non esistono malattie infettive, Aids compreso, che possono trasmettersi<br />

da un cadavere ad un vivo. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 22 maggio 1991<br />

Cocaina, allarme rosso dei medici - “In città mercato in espansione?<br />

È diffusa nel ceto medio-alto, in discoteca e nelle feste private<br />

Molti consumatori che decidono di smettere ricorrono alle anfetamine o altri eccitanti.<br />

Costa 250.000 lire al grammo e i rifornitori l’acquistano a Milano dove arriva dal Sudamerica<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 24 maggio 1991<br />

Stasera dibattito in zona 4 – E la convenzione fa discutere<br />

Ad Anconetta 8 malati di Aids – “Ma è una decisione imposta”<br />

La circoscrizione vuole spiegazioni sulla casa di accoglienza da sindaco, assessore ed esperti<br />

✧<br />

Non riporto il testo dell’articolo, mi limito al titolo che esprime bene il clima di paura che s’era<br />

venuto a creare. Per niente l’Aids era stata da subito chiamata la “peste del 2000”.<br />

✧<br />

Aids – 8 giugno 1991 – Ci ha lasciato Patrizia<br />

✧<br />

Aids – 11 giugno 1991 – Ci ha lasciato Umberto<br />

✧<br />

Aids – 15 giugno 1991 Ci ha lasciato Nicola<br />

✧<br />

29 maggio 1991- Il gruppo giovani dell’A.V.I.S. mandamentale di Cologna Veneta mi aveva<br />

– 221 –


1991<br />

invitata a un incontro – dibattito sul tema: “Quale solidarietà nella vicenda umana di un<br />

malato di Aids? – Risvolti medico – sociali della malattia” . Altri relatori erano il dott.<br />

Alberto Vaglia e il dott. Alberto Disperati, primario del <strong>Centro</strong> Trasfusionale Ulss 28.<br />

Naturalmente ho dato la mia adesione. Ho ricevuto poi un ringraziamento davvero gradito.<br />

✧<br />

Il Giornale - 24 giugno 1991<br />

Si è conclusa la settima Conferenza sul virus<br />

che in dieci anni avrebbe colpito un milione e mezzo di persone<br />

Aids, un’epidemia di parole<br />

Erano presenti lo scienziato americano Robert Gallo e il francese Luc Montagnier<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 26 giugno 1991<br />

Giornata mondiale di lotta alla droga<br />

Compleanno tra la polemiche per la Jervolino – Vassalli<br />

– 222 –


1991<br />

✧<br />

Il Giornale - 27 giugno 1991<br />

Il bilancio a un anno dall’entrata in vigore della nuova legge;<br />

65 mila i tossicodipendenti in cura nei centri pubblici<br />

<strong>Droga</strong>, 4 morti al giorno<br />

Aumentano i decessi ma in misura inferiore rispetto al passato<br />

✧<br />

Il Gazzettino - 8 luglio 1991<br />

Allarme dei farmacisti<br />

È eccessiva la prescrizione di stupefacenti<br />

Il ruolo del farmacista, la sua figura professionale, l’impegno nella educazione sanitaria vanno rivalutate.<br />

Una recente indagine del Censis rileva come il 61,3% dei farmacisti ritenga che la farmacia<br />

del futuro debba essere un “servizio caratterizzato da alta specializzazione professionale e aziendale e<br />

non un drug-store, anche di livello medio - alto”.<br />

Il dott. Roberto Gallo, presidente dell’ordine dei farmacisti, tiene a sottolineare questo ruolo, finalmente<br />

riconosciuto, di “educatore sanitario”. In tempo di ticket e di bollini la gente sta perdendo<br />

l’abitudine di andare dal medico. Una recente indagine nazionale farebbe risalire addirittura al 54%<br />

la percentuale degli italiani che acquista direttamente in farmacia prodotti per i problemi più frequenti.<br />

(…)<br />

Da settembre pare destinata a cambiare: sui farmacisti cadranno pesanti sanzioni se venderanno tutta<br />

una serie di farmaci senza ricetta medica. (…)<br />

Il farmacista, scrupoloso e serio sa che richiedere la ricetta – anche se ciò assume talora aspetti grotteschi<br />

– va nell’interesse del paziente. L’occasione per ricordare tutto ciò è utile all’Ordine provinciale<br />

dei farmacisti per un’altra segnalazione: il vicentino è diventata area “a rischio” per una eccessiva<br />

prescrizione di sostanze stupefacenti (anche cento ricette al giorno di Temgesic, di buprenorfina,<br />

fatte da medici compiacenti, sono state segnalate solo nel Bassanese) il dott. Gallo, pressato dalle<br />

insistenze di comunità terapeutiche e dalle famiglie che hanno figli tossicodipendenti, ha segnalato<br />

a forze dell’Ordine e magistratura, i “casi gravissimi”, l’enorme pericolosità del fenomeno, e parla di<br />

un vero “attentato alla salute pubblica” compiuto da chi prescrive e sollecita l’uso di farmaci di estrema<br />

tossicità. (…)<br />

Aids – 18 luglio 1991 – Anche Giuseppe ci ha lasciato<br />

✧<br />

20 luglio 1991 – Questa mattina c’è stato il funerale di Giuseppe, figlio di una nostra mamma.<br />

La chiesa era piena di fiori, c’era tanta gente. Terminata la cerimonia, la mamma si è avvicinata<br />

a noi, ci ha abbracciate in lacrime; diceva che ancora non era riuscita a piangere e che<br />

sentiva il cuore come dovesse scoppiarle. Abbiamo pianto insieme. Forse è questo il nostro destino:<br />

piangere insieme i nostri giovani morti!<br />

✧<br />

Per far capire come alcune famiglie vivessero nel dramma senza sbocchi descrivo un episodio<br />

emblematico: su richiesta dei medici, una nostra volontaria ha accompagnato a casa un malato<br />

grave che abitava in un paese della provincia. Giunta nell’abitazione, il padre non ha accettato<br />

il figlio, ma ha consegnato una lettera per i medici in cui dichiarava che non poteva tenerlo<br />

perché “più morto che vivo”. Con imbarazzo la volontaria ha dovuto riportalo in reparto,<br />

dove con grande difficoltà gli è stato trovato un letto!<br />

– 223 –


1991<br />

– 224 –


1991<br />

Il Giornale di Vicenza - 20 luglio 1991<br />

Giovane stroncato da una overdose<br />

La scoperta da parte dell’anziana madre<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 22 luglio 1991<br />

La protesta di Olga Dalla Valle<br />

Emergenza droga – Vergogna dei politici<br />

Vicenza – All’indomani della morte per overdose del giovane trentunenne vicentino, riceviamo e<br />

pubblichiamo questa accorata protesta della presidente del Comitato di solidarietà con le famiglie<br />

dei tossicodipendenti.<br />

Ancora un morto per overdose, tanti morti per Aids, il reparto di malattie infettive sempre<br />

saturo con ricambi di volti nuovi mantenuto drammaticamente costante; centinaia di<br />

famiglie in lutto, migliaia di vittime di questo cancro sociale che si chiama droga.<br />

Famiglie esauste, distrutte, smembrate, disperate perché prive di speranza e senza alcun<br />

supporto da parte di chi detiene il potere.<br />

Una città indifferente, peggio ancora, una città che non sa realizzare. Una città che non<br />

conta più i giovani morti perché sono tanti, troppi. Responsabili politici che fanno sterile<br />

polemica pur di udire la propria voce al di sopra degli altri, con vaghe assurde divagazioni<br />

prive di una reale conoscenza dei fatti. La sedicesima città italiana del benessere che<br />

non sa attivare un ricovero per i nuovi “paria”; che da anni sta “terminando” i lavori per<br />

la trasformazione del servizio medico-sociale per le tossicodipendenze, che ha avuto il<br />

primo morto per Aids nel Veneto, che da sempre detiene il non invidiabile primato di sieropositivi,<br />

di malati conclamati, di morti. Una città in cui una struttura di recupero per<br />

tossicodipendenti che si prenda cura anche delle famiglie è necessaria come l’aria che si<br />

respira; una struttura promessa ancora una decina di anni fa, rispolverata ad ogni rinnovo<br />

di cariche elettive e mai realizzata.<br />

In compenso i politici vicentini sfornano progetti da “fiore all’occhiello”; in realtà progetti<br />

mangiasoldi, atti più a procurare voti che salvare giovani vite.<br />

Basta! Siamo stanchi di parole, di vuote polemiche, di poteri occulti, striscianti e paralizzanti,<br />

di carta da macero. Stanchi di vedere mal spesi i nostri soldi di contribuenti, soldi<br />

che vogliamo impegnare per la salvezza di vite umane, non per progetti falliti o fallimentari,<br />

e nemmeno per lavare le mani ai nostri moderni “Pilato”che vogliono accecarci con<br />

tanto fumo negli occhi. Basta alle assurde morti di troppi giovani e basta al pianto senza<br />

lacrime di tante madri che noi rappresentiamo e, se pur distrutte nel fisico e nel morale,<br />

mai cesseremo di gridare a tutti la nostra indignazione e il nostro dolore verso tanta indifferenza.<br />

In questo stato di emergenza, pretendiamo la realizzazione urgente di quanto stabilito<br />

dalla legge 162/90 sul recupero dei tossicodipendenti per cui sono stati stanziati cospicui<br />

fondi statali.<br />

✧<br />

Aids – 24 luglio 1991 – Ci ha lasciato Michela<br />

– 225 –


1991<br />

Michela se ne è andata! Aveva 28 anni e a casa due bambini accuditi dalla nonna paterna.<br />

Sono andata a vederla, era sul lettino tutta coperta da un lenzuolo, poi l’incaricato delle<br />

pompe funebri l’ha posta nella bara ricoprendola quasi interamente con un telo che sembrava<br />

di seta di colore rosa. Aveva gli occhi profondamente chiusi, i capelli spettinati che sembravano<br />

incollati tra loro; il viso rotondo e gonfio la faceva sembrare una bambola di pezza, non<br />

bella ma patetica. Il frate che la benediva sembrava commosso. Nella cella vicina c’era un gruppo<br />

di zingari che si sono uniti nelle nostre preghiere (sembra abbiano il culto dei morti).<br />

Michela era rimasta vari giorni in sala di rianimazione, respirava attraverso le macchine,<br />

sola, lontana dalle “sue” volontarie che poteva vedere solo per pochi minuti. Nella lunga sua<br />

degenza era anche rimasta in coma per circa un mese; a volte aveva le guance bagnate di lacrime.<br />

Tornata in sé, aveva ricordato fatti e parole udite. La sua era stata una vita drammatica,<br />

aveva perso la mamma in giovane età e poi s’era persa lei con la droga. In un breve periodo trascorso<br />

nella sua casa era accudita da due volontarie del suo paese e per due volte la settimana<br />

da due nostre mamme.<br />

Amava molto il colore rosa e quando aveva bisogno di indumenti li comperavamo per lei<br />

tutti di quel colore. Le avevamo anche acquistato un letto con le sbarre perché nel suo, cadeva<br />

con facilità (poi quel letto è servito ad altri malati).<br />

Sai, mi diceva: “Ero cattiva, ma un giorno ho incontrato la bontà” – e ancora: “Alla mattina<br />

quando mi sveglio, prima prego per i miei bambini, poi per mia suocera, poi per le volontarie<br />

e poi per me”- ”Olga, perché si deve soffrire così tanto per morire?” Non ho saputo darle<br />

una risposta. Quando moriva un malato, prima piangeva e poi diceva “Ora sta bene!”.<br />

Cara piccola Michela!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 3 agosto 1991<br />

Dopo il buco di eroina va in coma<br />

Sei giorni di agonia, poi la morte<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 7 agosto 1991<br />

Un sequestro record di stupefacenti sulla Serenissima<br />

Bloccati a Vicenza 33 chili di eroina<br />

Un sequestro record di droga sulla Serenissima. Erano nascosti sotto la cabina di un Tir turco<br />

Solo un guasto ha impedito di proseguire per acciuffare i destinatari<br />

I carabinieri hanno interrotto la consegna, forse a Milano, di un carico che una volta immesso sul<br />

mercato si sarebbe trasformato in 600 mila dosi per un valore di quasi 50 miliardi – La droga, in 60<br />

pani da mezzo chilo, aveva attraversato i Balcani in un doppio fondo – L’automezzo è stato fermato<br />

dalla rottura del cambio nell’area di servizio di Villa Morosini – In carcere l’anziano autista,<br />

✧<br />

Il Giornale - 7 agosto 1991<br />

Il Consiglio dei ministri vara oggi il decreto legge<br />

che rende meno rigida l’applicazione della normativa Jervolino – Vassalli<br />

<strong>Droga</strong>, manette a discrezione<br />

– 226 –


1991<br />

Aids - 8 agosto 1991 – Ci ha lasciato Giordano<br />

✧<br />

8 Agosto 1991 - Lettera inviata al prefetto dott. Sergio Porena<br />

Eccellenza, ho appreso con sorpresa e vivo dispiacere la notizia del suo trasferimento. Con<br />

Lei se ne va una persona che, quasi unica, in tanti anni di lotta alla droga, ha dimostrato<br />

attenzione e disponibilità al nostro grave problema, senza farci pesare la sua autorità.<br />

Purtroppo qui da noi, nemmeno le massime cariche dello Stato e della Chiesa possono<br />

più di tanto e, nonostante si parli di dare alla città una immagine proiettata nel sociale,<br />

per ottenere risposte adeguate alle necessità, occorre avere grossi appoggi politici e<br />

garantire un buon numero di voti. Che una larga fascia di cittadini sia costretta a condurre<br />

una vita al limite della sopportazione senza alcun supporto e moltissimi giovani siano<br />

incamminati verso una morte sicura, non intacca le coscienze dei nostri responsabili i<br />

quali, pur di fronte ad espliciti richiami pubblici preferiscono il silenzio più glaciale. Con<br />

Lei, eccellenza, se ne va un nostro alleato che si è avvicinato con sensibilità al nostro dramma<br />

cercando di capire e operare. Nel ringraziarla anche a nome dei genitori del Comitato,<br />

esprimo il nostro più sincero rimpianto e Le auguriamo ogni bene.<br />

Con stima, Olga Dalla Valle<br />

29 agosto ’91 – Operare nel volontariato quando si è legati ad un’altra associazione è molto<br />

difficile. Ieri un volontario non si è presentato al servizio e non mi ha avvertita; oggi dice di<br />

non sentirsi bene, per lui sono malati difficili, non parlano, si sente inutile e impreparato.<br />

Qualcuno vorrebbe che lasciassi il coordinamento, ma io non lo farò mai. Assistere questi malati,<br />

tutti giovani, con un passato difficile e patologie che spesso investono la sfera cerebrale, vuol<br />

dire soprattutto accettarli e possibilmente avere per loro attenzioni simili a quelle di una<br />

madre.<br />

In questo campo vi è stata una selezione spontanea con molti ritiri; sono rimasti coloro che<br />

si sentivano in sintonia con noi.<br />

✧<br />

7 settembre 1991- Il Papa a Vicenza<br />

Sabato 7 settembre mi trovavo anch’io come tanti concittadini in piazza dei Signori ad accogliere<br />

il Papa in visita alla nostra città. Al vederlo mi sono commossa, gli ho toccato la mano<br />

tesa nel saluto e nell’incontro con altre tante mani.<br />

L’ho visto molte volte attraverso la TV, ma non ho mai provato quel cumulo di sensazioni<br />

nel vedere dal vivo quella bianca figura sorridente se pur visibilmente stanca.<br />

In lui ho visto la vera Chiesa, quella che esiste da duemila anni, quella che non delude ma<br />

si mantiene ben salda sulle fondamenta gettate dal Cristo.<br />

Sono anni che vivo nel dolore e tra il dolore, il più grande che può colpire una madre attraverso<br />

i figli, e in tutto questo tempo ho sentito più volte la chiesa lontana, molto lontana, disattenta<br />

alle gravi problematiche quali droga e Aids e, oserei dire, timorosa di incontrarle.<br />

Quanti sguardi vuoti ho incontrato nella mia strada!<br />

Ma lo sguardo del Papa no, quello del Papa era acuto, penetrante, sincero, a volte dolcissi-<br />

– 227 –


1991<br />

mo e sempre presente, vicino.L’ho rivisto all’ospedale, presso il letto di alcuni malati di “quella<br />

grave malattia nuova e incurabile”.<br />

Gli ho stretto forte la mano, gli ho confidato sottovoce la grande pena e la solitudine di<br />

tante famiglie colpite dalla droga e dall’Aids; mi ha abbracciata paternamente, mi ha dato un<br />

lieve bacio sui capelli e mi ha sussurrato:”pregheremo insieme”.<br />

Non ha risolto i gravi problemi, ma ha dato condivisione e carica per andare avanti.<br />

Commossa piangevo silenziosamente, così come piangevano anche le mamme lì vicino.<br />

Lui si è chinato sui giovani malati e li ha baciati in fronte, loro avevano gli occhi luminosi.<br />

Santo Padre, ti ho sentito solo nel portare il grande peso del mondo.<br />

Senza accorgermi quella sera ho pregato per Te.<br />

Desidero qui, esprimere un grazie di cuore al vescovo mons. Nonis che ha guidato il Papa da<br />

noi, che ci ha gratificate e incoraggiate, che nei suoi discorsi ha toccato argomenti sulla droga<br />

e sull’Aids senza ferirci, con tatto, delicatezza e sensibilità.<br />

✧<br />

Aids – 18 settembre 1991 – Ci ha lasciato Giorgio<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 25 settembre 1991<br />

I drammatici contrasti di un universo dalle mille e dolorose contraddizioni<br />

<strong>Droga</strong>, un altro caso di overdose<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 29 settembre 1991<br />

Il Comitato di solidarietà delle famiglie denuncia:<br />

”Vicenza da 12 anni ci prende in giro non andremo più nemmeno a votare<br />

“Leggi e istituzioni, solo un fallimento”<br />

Denunciano i figli alla polizia oppure li incatenano. Li picchiano per disperazione. Arrivano segretamente<br />

ad augurarsi la loro morte. E tutto perché con la siringa e la sniffata sia finita. Genitori snaturati<br />

e crudeli, o vittime essi stessi della droga? Gli episodi di rigetto familiare nel vicentino si stanno<br />

moltiplicando; l’ultimo in ordine di tempo, quello di un padre che aveva legato il figlio per impedirgli<br />

di andare a rubare per procurarsi la droga e denunciato dalla nuora. Il procuratore ha prosciolto<br />

l’anziano padre riconoscendo “uno stato di necessità”.<br />

Che cosa c’è dietro quello che genericamente finisce per essere etichettato come “il dramma delle<br />

famiglie”? C’è una città, c’è una provincia che tace. Lo sostiene il Comitato delle famiglie dei tossicodipendenti<br />

e dei malati di Aids, nato nel ’79, protagonista di innumerevoli battaglie. Dodici anni di<br />

volantini, lettere agli amministratori, dimostrazioni e iniziative clamorose: ”e tutto per avere in mano<br />

un pugno di mosche” commenta Olga Dalla Valle, che del Comitato è presidente e animatrice. (…)<br />

“Ci sono fior di professionisti che pagano regolarmente la droga ogni giorno ai figli, purché non<br />

vadano a mettersi nei guai. E allora, chi finisce sui giornali e nelle aule di giustizia? I figli delle famiglie<br />

normali, medie, povere, che per procurarsi l’eroina mettono la città a soqquadro con scippi e<br />

furti”. (…) Il Comitato prima minacciava, ora passerà ai fatti: alle prossime elezioni stapperanno le<br />

schede elettorali. (…)<br />

“L’ultima legge sulla droga, offrendo l’alternativa tra il carcere e la comunità non basta. Ci vuole il<br />

ricovero coatto. (…) Le piccole comunità che sono state favorite a Vicenza hanno fallito i loro obiettivi,<br />

ma hanno anche ostacolato l’arrivo di iniziative più solide ed efficaci. Penso al Ceis, ad esem-<br />

– 228 –


7 settembre 1991. Il Papa a Vicenza incontra famiglie e malati colpiti dall’Aids.


1991<br />

pio, che in tanti anni ha dato prova di efficacia, c’è a Verona, c’è a Schio, perché non a Vicenza? Chi<br />

non lo vuole? L’ultima versione della ristrutturazione Ulss a S. Domenico non prevede il centro di<br />

accoglienza. E dove vanno i ragazzi quando escono dal carcere o sono disposti ad entrare in comunità?<br />

Da nessuna parte. La gente deve vedere i tossicodipendenti che rubano motorini e scippano,<br />

perché solo così, per assurdo capirà quanto è grave la situazione. Quella che tutti cercano di nascondere”.<br />

(n.m.)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 7 ottobre 1991<br />

Vicentino morto per strada accanto al ciclomotore<br />

Stroncato da un’overdose alla periferia di Padova<br />

✧<br />

Aids - 7 ottobre 1991 – Ci ha lasciato Franco<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 ottobre 1991<br />

Appello del Comitato famiglie alle autorità: ”Non potete mantenere i drogati in albergo”.<br />

“Sindaco quante promesse – Contro la droga che fai?”<br />

Ci risiamo. Nel silenzio più pesante, nell’indifferenza che spesso caratterizza la città sui grandi temi<br />

di vita sociale, risuona l’appello del Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti e<br />

dei malati di Aids.<br />

A prendere carta e penna è Olga Dalla Valle che non più tardi di dieci giorni fa raccontava, con un<br />

gruppo di genitori, al Giornale, la disperazione di chi incatena i figli, li denuncia, li caccia di casa o<br />

li vuole morti perché impotente di fronte all’eroina, al potere distruttivo degli psicofarmaci o della<br />

povere bianca “fiutata” anche nei salotti più raffinati. A nulla, pare, valgano le denunce di giorno in<br />

giorno più drammatiche: ed è così che il Comitato torna a rivolgersi al sindaco.<br />

Egregio sindaco e signori amministratori,<br />

nel mese di luglio è stata pubblicata su questo giornale una lettera aperta indirizzata ai<br />

responsabili della città, in cui si denunciava l’indifferenza pubblica di fronte ai gravi problemi,<br />

quale tossicodipendenza e Aids. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta.<br />

Facciamo seguito con una seconda lettera puntualizzando la situazione attuale: circa 6<br />

mila tossicodipendenti tra città e provincia, l’80 per cento dei quali sieropositivi all’Hiv,<br />

202 malati conclamati metà dei quali deceduti, tanti e tanti giovani che manifestano i<br />

primi sintomi della malattia, un numero imprecisato di overdose (non sempre la notizia<br />

appare sui giornali) con morti, l’ultimo in ordine di tempo due giorni fa, e sei salvati nel<br />

giro di tre giorni.<br />

Un padre che incatena il figlio per impedirgli di rubare per drogarsi e lo stesso figlio<br />

che liberato dalle forze dell’ordine non perde tempo nell’andare a procurarsi la droga, a<br />

sposarsi con una coetanea pure drogata e aggredire il padre perché non accetta la nuora in<br />

casa. Un altro giovane che commette uno scippo dopo l’altro e che viene ristretto in carcere<br />

solo dopo che i giornali si domandano se la legge è uguale per tutti.<br />

Spacciatori con un discreto numero di dosi di droga che vengono arrestati, processati<br />

e rimessi in libertà pronti a riprendere il perverso e redditizio spaccio. Una giovane appena<br />

ventenne che in minore età ha iniziato a percorrere la china inarrestabile della droga,<br />

mantenuta a metadone, che simile ad un fantasma si aggira per le strade del centro mal<br />

– 229 –


1991<br />

sicura sulle gambe, ripiegata su se stessa, le ossa ricoperte di sola pelle, dato che il suo peso<br />

raggiunge a malapena i 24 chilogrammi.<br />

Una madre che giustamente rifiuta gli arresti domiciliari del figlio “in carcere non si<br />

droga ed è cresciuto dieci chili; a casa, il fratello tossicodipendente gli porterebbe la “dose”<br />

quotidiana”.<br />

Queste sono alcune punte emergenti di un disperato e sommerso mondo della droga.<br />

Mondo che finalmente sembra stia per scoppiare, e dimostra che cittadini ormai esasperati,<br />

stanno trovando il coraggio di ribellarsi a questa situazione insostenibile.<br />

Sono anni che il Comitato famiglie lotta strenuamente senza avere risultati soddisfacenti,<br />

sono anni che tentiamo di infrangere il muro di inerzia che tanta responsabilità ha<br />

sul continuo aggravarsi del problema droga reclamando strumenti idonei e mirati, quali,<br />

e mi ripeto, un centro di pronta accoglienza per tossicodipendenti che escono dal carcere,<br />

dall’ospedale, che non hanno fissa dimora o che desiderano uscire dal “tunnel” maledetto.<br />

Una struttura terapeutica residenziale che sostenga anche le famiglie, le quali, esauste<br />

e sfiduciate sono incapaci a far fronte da sole ad una lotta estenuante e crudele. Un<br />

giovane che lascia il carcere non dovrebbe mai tornare a casa, ma essere obbligato ad entrare<br />

direttamente in una comunità, sempre se lo vogliamo veramente aiutare.<br />

Mercoledì, ultimo scorso, si sono riuniti responsabili e operatori per fare il punto sulla<br />

tossicodipendenza; ebbene, è stato il solito parlarsi tra sordi. Gli operatori hanno una<br />

visuale incompleta del problema, sono le famiglie che conoscono le vere necessità di cui<br />

abbisognano, ma purtroppo rimangono sempre inascoltate, perché – si dice - troppo<br />

coinvolte!<br />

Se ricorda bene signor sindaco, di anno in anno, quando lei era ancora Consigliere<br />

delegato per l’età evolutiva dell’Ulss 8, ci siamo recati più volte con altri responsabili del<br />

sociale, da mons. Avanzini , presidente del Ceis di Verona per chiedergli operatori qualificati<br />

per una struttura di recupero, e avuta la più completa disponibilità, sembrava che<br />

questo si potesse realizzare ancor prima dell’ultima legislatura! Poi silenzio completo.<br />

E questo, nonostante il fatto che anche il dott. Balestra, responsabile del Cad fosse<br />

favorevole a questa soluzione che avrebbe sgravato di sicuro la situazione precaria in cui<br />

è costretto ad operare. Non vogliamo che i soldi dei contribuenti siano spesi con un altro<br />

“centro di consulenza”, ci basta il Cad; i soldi dei cittadini li vogliamo spendere per salvare<br />

quei giovani che, in numero sempre maggiore, rimangono invischiati nella spirale della<br />

droga. Purtroppo, per molti di quelli che da tempo ne sono dentro, forse è già troppo<br />

tardi. Non troviamo giusto che il comune mantenga giovani nella devianza, accogliendoli<br />

all’albergo cittadino, o pagando loro una stanza in qualche albergo, senza tentare di<br />

recuperarli. Questo sistema, privo di serie progettazioni è inconcepibile e indegno di un<br />

vivere civile. E questo nonostante l’articolo 32 della Costituzione italiana che recita<br />

testualmente: ”la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e<br />

interesse della collettività”….<br />

Ormai non so più come far capire la gravità della situazione. Ricordo che DROGA vuol<br />

dire: mafia, traffico d’armi, tangenti, rapimenti ed altro ancora!<br />

– 230 –


1991<br />

Siamo già incancreniti in questa situazione, e tra non molto l’Aids, che avanza spaventosamente,<br />

ci darà purtroppo ragione dei nostri timori, delle nostre angosce, delle nostre<br />

tragedie.<br />

✧<br />

12 ottobre 1991<br />

Migliaia di tossicomani nel parco di Platzspitz, in pieno centro di Zurigo<br />

dove dilagano furti, rapine, violenza, prostituzione<br />

Il “paradiso – inferno” della droga libera<br />

✧<br />

Nuova Vicenza - 15 ottobre 1991<br />

Sgomento e solidarietà per la morte in carcere del giovane di Thiene<br />

Suicidio che fa discutere<br />

Il padre: “A 48 ore dalla sua morte la direzione del carcere non ci ha ancora comunicato niente”<br />

Morire suicida a vent’otto anni, in carcere a S. Pio X. Con un sacchetto di nylon in testa e una bomboletta<br />

di gas tra le mani. (…) Dice il padre: ”La direzione del carcere, a 48 ore dal suicidio di mio<br />

figlio non mi ha fatto pervenire alcuna comunicazione. Nemmeno una telefonata. Se non fosse stato<br />

per il cappellano del carcere, avremmo ricevuto la richiesta di riconoscimento della salma, da parte<br />

del tribunale, senza nemmeno sapere di cosa stessero parlando. È terribile. Ci conforta in queste ore<br />

di dolore che nessuno può davvero comprendere, la solidarietà della gente. Dei suoi amici, dei nostri<br />

vicini di casa. Lino non era un ragazzo violento, lo ha rovinato la droga. Se la mia testimonianza può<br />

servire a qualcosa, penso che ci sia ancora tanta strada da fare per aiutare i nostri ragazzi. Almeno<br />

quelli che sopravvivranno. I genitori dei tossicodipendenti danno il cuore perché ne vengano fuori.<br />

Ma anche le strutture devono venir loro incontro. Quello che manca? Tra le tante cose, un servizio<br />

di prima accoglienza negli ospedali. Quando un giovane ha un overdose ed entra in coma, viene ricoverato,<br />

ma appena si riprende viene immediatamente dimesso, cioè buttato sulla strada senza dargli<br />

il tempo di ristabilirsi. È logico che tornino a drogarsi”. Il carcere come soluzione? Ecco il risultato.<br />

(…)“E’ importante che la gente sappia, e che si cominci a pensare davvero che i tossicodipendenti<br />

non sono criminali. Ma malati per responsabilità che vanno oltre loro stessi”<br />

✧<br />

Lettera inviata il 17 ottobre a: Il Giornale di Vicenza e pubblicata con il titolo:<br />

Nessuno ha potuto aiutare quel giovane<br />

Ormai le morti dei nostri giovani non fanno più notizia, anche se camminano appaiate;<br />

in luglio, nel medesimo giorno, due vite stroncate, una dall’Aids e l’altra da overdose. L’atro<br />

ieri l’ultimo decesso per la medesima malattia e un suicidio. Suicidio preventivato,<br />

avvenuto drammaticamente nello squallore di una cella del carcere e che ha concluso la<br />

breve e sofferta esistenza di un giovane gettando nel dolore più profondo la sua famiglia.<br />

La madre ha bussato a tutte le porte, per salvare quel figlio, era più volte venuta al<br />

nostro Comitato in cerca di aiuto, rubando tempo al suo lavoro, ma purtroppo le nostre<br />

possibilità sono limitate e non possiamo dare quegli aiuti che solo le istituzioni pubbliche<br />

potrebbero e dovrebbero dare. In occasione di ripetuti tentativi di Lino di togliersi la vita,<br />

mentre si trovava in stato di reclusione, ebbi a scrivere una lettera aperta sul Giornale di<br />

Vicenza, in cui facevo presente il particolare caso del giovane e domandavo che fine avesse<br />

fatto quel progetto sul carcere che prevedeva una équipe socio-sanitaria all’interno dello<br />

stesso e in stretta collaborazione col servizio esterno per le tossicodipendenze.<br />

– 231 –


1991<br />

Dopo anni siamo ancora fermi al medesimo punto! Abbiamo una nuova legge che<br />

molti criticano aspramente, forse per giustificare l’inettitudine di chi ha responsabilità e<br />

non s’impegna nel fornire gli strumenti adatti e mirati per combattere il cancro della droga<br />

o addirittura ostacola cinicamente progetti al loro nascere.<br />

Lino, più che del carcere, aveva necessità di cure serie; la sua depressione nella ristrettezza<br />

di una cella di certo non poteva guarire, ed era logico pensare che certamente, prima<br />

o poi, i suoi tentativi autolesionisti avrebbero avuto esito positivo. Così è stato!<br />

Era un caso da psichiatria, ma la psichiatria non si interessa dei drogati e non ci sa fare<br />

con loro. E in fondo, chi ci sa fare veramente? Il problema droga è complesso, e per fargli<br />

fronte ci vuole la collaborazione di più forze: sociali, sanitarie, giudiziarie.<br />

Fino ad ora questo non è avvenuto.<br />

Ognuno qui a Vicenza si muove singolarmente, senza prendere contatti che potrebbero<br />

rivelarsi utili, disperdendo energie preziose. Io ho sempre sentito che è l’unione che fa<br />

la forza, non le divisioni! Intanto nascono nuove associazioni “prestigiose”, ma una mano<br />

veramente seria per dare aiuti concreti, nessuno la porge.<br />

Per combattere la droga non servono sporadiche battaglie, ma interventi serrati, uniti<br />

e costanti. E intanto i Verdi inoltrano la solita interrogazione! Io mi permetto di consigliare<br />

loro – e agli altri partiti – di interrogarsi veramente e in modo costruttivo, magari con<br />

l’umiltà di volere conoscere più da vicino quali sono le necessità di chi vive questo problema,<br />

evitando di farsi interpreti sprovveduti di esso.<br />

Povero Lino e poveri mamma, papà e fratelli; noi vi capiamo fino in fondo. Lino non<br />

si trovava bene in questo mondo dove spesso, consumismo, egoismo, sterile benessere<br />

materiale, profitti illeciti e ingiustizie, hanno preso il posto degli antichi valori quali: Dio,<br />

Patria e Famiglia, che oggi forse fanno sorridere.<br />

Tu eri un giovane fragile, confuso da messaggi non chiari. Per te era chiaro solo il tuo<br />

malessere esistenziale, il bisogno di un qualcosa che desse scopo alla tua vita e che non sei<br />

stato capace di trovare, di pace. Ora finalmente questa l’hai trovata.<br />

✧<br />

E’ arrivato al Comitato famiglie e per conoscenza a Nuova Vicenza, al dott. Gelain, al dott.<br />

Patuzzi e al Giornale di Vicenza uno scritto senza firma:<br />

“Carissima Olga. Non è sufficiente la morte di Lino per farci aprire gli occhi sulla situazione<br />

carceraria, sugli amici tossicodipendenti e sulle loro disperazioni?<br />

Cosa sta succedendo nella comunità Nuova Vita se anche in questi giorni altri TRE<br />

amici sono stati allontanati con blandi motivi. E come mai vengono allontanati amici che<br />

non hanno famiglia alle spalle e restano in comunità solo coloro che hanno genitori facoltosi<br />

e possono pagare (!!).<br />

Perché viene allontanato un giovane ammalato seriamente, senza famiglia. Dove andrà<br />

a morire??? Come son trattati i tossicodipendenti in carcere e che differenza fa se in comunità<br />

di questo tipo vengono trattati ancora peggio!!<br />

Cittadini di Vicenza<br />

– 232 –


1991<br />

Ancora dai primi tempi in cui mi sono interessata al problema “droga”, e avvicinata a certe<br />

strutture cosiddette di “recupero”, ho sempre pensato che, nei casi migliori, da parte degli “operatori”<br />

(molte volte improvvisati), poteva esserci, l’ingenuità di offrire aiuto pensando forse che<br />

bastasse tenere i tossicodipendenti lontani dalla “sostanza”, o una forte autostima pur nell’assenza<br />

di ogni esperienza o, come più volte si è rivelato, il proposito segreto di un lucroso guadagno.<br />

Sono forse cominciate con questa lettera anonima, seguita poi da più denunce, delle accuse<br />

precise che hanno portato la procura ad aprire un’inchiesta al termine della quale vi è stato un<br />

salutare rinnovo della comunità.<br />

✧<br />

La Repubblica - 17 ottobre 1991<br />

La famosa “Platzspitz<br />

Chiuso a Zurigo il parco – ritrovo dei “tossici”<br />

✧<br />

Aids – 17 ottobre 1991 – Ci hanno lasciato: Pierluigi, Mauro, Loris<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 23 ottobre 1991<br />

Due vite spezzate a poche ore di distanza<br />

Misteriosa morte di una giovane. Stroncato da overdose in Toscana<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 1 novembre 1991<br />

L’eroina colpisce ancora: la vittima è un giovane professionista<br />

Il buco fatale ieri nella casa del padre<br />

✧<br />

Aids – 2 novembre 1991 – Ci ha lasciato Massimo<br />

✧<br />

Aids – 4 novembre 1991 – Ci ha lasciato Roberto<br />

✧<br />

Aids – 8 novembre 1991 – Ci ha lasciato Riccardo<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 novembre 1991<br />

L’ennesima vittima della droga<br />

Giovane ucciso da overdose<br />

✧<br />

La Voce dei <strong>Berici</strong> - 10 novembre 1991<br />

REX NOVAE - Mamme coraggiose per i malati di Aids<br />

La scommessa della “terapia affettiva”?<br />

Quindici donne scuotono la coscienza e la pigrizia dei politici e della gente<br />

Alla signora Olga Dalla Valle, presidente del Comitato di solidarietà abbiamo rivolto alcune domande:<br />

Come vi proponete per assistere i malati? “Non chiediamo né ci proponiamo. Se all’ospedale medici<br />

e infermieri vedono che ci sono pazienti gravi senza assistenza, allora veniamo chiamate e andiamo. Se<br />

invece la famiglia del malato è presente, interveniamo solo su sua richiesta, stabilendo insieme i turni di<br />

assistenza.”<br />

– 233 –


1991<br />

Perché siete tutte mamme? E i padri? “I padri purtroppo mancano. Ci abbiamo pensato molto. In parte<br />

è questione di tempo; le madri spesso non lavorano fuori casa e hanno più disponibilità. Poi è questione<br />

di rapporto. La madre è attaccata al figlio in modo particolare. È la madre che lotta attivamente, si pensi<br />

alle madri coraggio di Napoli. È la madre che ha dato la vita al figlio e per questa vita lotta. Il padre<br />

soffre, ma in modo diverso e raramente è combattivo”.<br />

Come vi presentate ai ragazzi? Noi ci proponiamo di camminare insieme a loro e alle loro famiglie – se<br />

ci sono. Ci dicono che diamo molto, in realtà riceviamo moltissimo. Le volontarie raccontano di vivere in<br />

ospedale rapporti bellissimi. Questi ragazzi che il Vescovo chiama “i poveri dei poveri” pagano con la vita<br />

gli errori fatti e spesso insegnano a morire con dignità. La persona che soffre, soffre e basta, e il dolore è<br />

sempre dolore, che venga procurato da sé oppure che capiti. E questo vale anche per i genitori: che lottino<br />

per il figlio handicappato o per il figlio malato di Aids, il loro è dolore e va capito e aiutato”.<br />

Quali difficoltà umane si incontrano nell’assistere questi ragazzi? “Viene da dire “nessuna”, perché è<br />

tantissimo quello che riceviamo. A pensarci direi che la difficoltà maggiore è la partecipazione alla loro<br />

sofferenza, il fatto di vivere situazioni sempre tristi e dolorose, il fatto di essere impotenti davanti allo sfacelo<br />

di questo giovani. Il nostro volontariato è particolarissimo, anche rispetto a quello degli altri reparti.<br />

I malati diventano la nostra preoccupazione costante. E poi i nostri assistiti muoiono tutti e sono sempre<br />

di più. A volte ci chiediamo quale sarà il nostro futuro. Sarà passare da un funerale all’altro, da un cimitero<br />

all’altro?<br />

Di loro ha parlato il Vescovo mons. Nonis alla messa del Papa, l’8 settembre scorso quando ha ricordato<br />

le mamme che nella nostra diocesi si prodigano ad assistere giovani malati di Aids. Di loro parlano<br />

spesso i giornali , perché capita che siano costrette a prestare la voce a chi non ne ha, per chiedere,<br />

per fare conoscere sofferenze e abbandoni, per fare da cattiva coscienza alle pigrizie dei politici<br />

e della gente.<br />

Sono quasi tutte mamme, molte appartenenti a Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti<br />

e dei malati di Aids, un’associazione nata spontaneamente da genitori che non hanno<br />

voluto lasciare soli altri genitori colpiti nei loro figli. Da qualche anno queste mamme a turno prestano<br />

assistenza al reparto infettivi dell’ospedale S. Bortolo di Vicenza, sezione malati di Aids. (…)<br />

Uno dei “sogni” del Comitato è la casa alloggio per malati di Aids privi di un sostegno familiare.<br />

(…)<br />

Sull’onda di una sensibilizzazione suscitata anche dai ripetuti interventi del Vescovo, nel Natale 1988<br />

la cassa di risparmio mise a disposizione del Comune 300 milioni per la futura casa, la Provincia ne<br />

stanziò 200, il Comune altri 205. La cifra era alta e sembrava possibile arrivare ad avere la struttura<br />

entro pochissimo. Periodici annunci dei politici circa l’imminente attivazione si sono rivelati bolle<br />

di sapone.<br />

E i tempi sembrano ancora lunghi. (…)<br />

In realtà il Comitato si sente piuttosto isolato, senza parentele influenti, voce solitaria. Con la Caritas<br />

collabora ma con difficoltà, perché dicono, anche la Caritas soffre di una certa lentezza, di un<br />

eccesso di frammentazione che penalizza l’operatività: la sottocommissione per le tossicodipendenze<br />

si riunisce una o due volte l’anno.<br />

Parlando con le mamme però, si ha la percezione di una determinazione solidissima, anche un po’<br />

disperata, e comunque piuttosto totalizzante, nell’impegno a favore dei malati. Da qualche tempo<br />

le volontarie sono iscritte alla S. Vincenzo, associazione con una lunga tradizione ospedaliera. E<br />

anche qui hanno vissuto qualche difficoltà, che viene dalla necessità di calibrare un intervento, il<br />

loro, tutto sommato affidato a un certo spontaneismo, con un volontariato molto strutturato quale<br />

è quello della S. Vincenzo. (…)<br />

Don Mariano Ciesa è uno dei volontari, uscito dal corso di formazione della Caritas; quando può è<br />

in reparto, a contatto con le mamme. “E’ un’esperienza unica – dice – assolutamente necessaria.<br />

Viene da una profonda umanità e dalla volontà di condividere la situazione dei ragazzi, quasi come<br />

si trattasse dei loro figli”. La malattia è lunghissima e debilita poco a poco. I ragazzi spesso non<br />

hanno la forza di nutrirsi o di suonare un campanello. Ecco perché l’assistenza continua è necessa-<br />

– 234 –


1991<br />

ria ed ecco perché spesso questa assistenza porta facilmente le famiglie, quando ci sono, allo stremo.<br />

Le mamme permettono a chi assiste, spesso altre mamme alla fine di una dolorosa esperienza di figli<br />

drogati, di recuperare lo spazio fisico e mentale per le altre necessità della famiglia: qualche ora per<br />

fare la spesa, per respirare, per rinnovare le energie necessarie ad andare avanti. Spesso l’assistenza si<br />

riduce a stare vicino al malato, a prendergli la mano, ad imboccarlo. Una solitudine senza parole<br />

anche quella delle volontarie che, nei lunghissimi silenzi a contatto con il dolore più inesorabile, si<br />

trovano a vivere drammi passati e fantasmi futuri. (Mariapia Veladiano)<br />

Il commento del biblista<br />

Condivisione e partecipazione donano speranza oltre la morte<br />

Una scena memorabile nel Vangelo di Giovanni si ripete quotidianamente nell’esperienza degli<br />

uomini:”Stavano presso la croce di Gesù, sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di<br />

Magdala…”Quanti artisti hanno rappresentato questa scena che dice nello stesso tempo il dramma dell’impotenza<br />

umana e la grandezza dell’amore e dalla solidarietà! Da una parte Gesù, innalzato sulla<br />

croce, solo di fronte all’oscuro evento della morte. Nessuno può prendere il suo posto. Quel passo lo deve<br />

fare lui! Ma grazie alla presenza di qualcuno che ha l’amore e il coraggio di stargli accanto, la solitudine<br />

di quell’ora è rotta. Anche in quel tragico momento di impotenza e di morte vi può essere solidarietà e<br />

partecipazione. È una partecipazione difficile e tormentata perché è partecipazione alla morte e all’impotenza,<br />

è vivere il dramma del distacco, dello strappo, dell’annientamento. Quelle donne che ora sono ai<br />

piedi della croce sono quelle stesse che hanno accompagnato Gesù lungo tutta la sua via crucis, che sono<br />

state accanto a lui anche quando “tutti” disprezzavano Gesù perché, tutto sommato, quella “fine” se l’era<br />

voluta lui. E anche ora, mentre egli è innalzato sulla croce, a “lottare” con Dio e con la morte, molti, “da<br />

lontano”, lo insultano, lo deridono, scrollano il capo.<br />

E Maria, la madre di Gesù, “la vergine potente presso Dio”, cosa può fare per il suo figlio, ancora giovane,<br />

sano, robusto….se non stargli accanto e soffrire con lui? Può in questo momento, essere la “vergine e<br />

madre dolorosa” e basta. Sempre ci saranno situazioni che chiedono amore e disponibilità a questa dura<br />

condivisione e solidarietà, più difficile del facile giudizio, della facile condanna, della facile fuga.<br />

E magari questa presenza è ancora capace di infondere speranza: ”le sofferenze del tempo presente non sono<br />

paragonabili alla gloria futura…. “Questa fede è capace di trasformare la “lotta” con la morte in un atto<br />

con il quale, dopo un cammino di purificazione-conversione, ci si affida al “Padre”: “Padre, nelle tue<br />

mani affido la mia vita”. (Adriano Tessarolo)<br />

✧<br />

Nel suo articolo Mariapia Veladiano ha toccato un tasto delicato costituito dal rapporto del<br />

nostro volontariato con quello della S. Vincenzo “Associazione con una lunga tradizione di<br />

assistenza ospedaliera” accennando a qualche difficoltà “che viene dalla necessità di calibrare<br />

un intervento, il loro, tutto sommato affidato ad un certo spontaneismo”.(…)<br />

Noi, del Comitato, siamo state le prime volontarie ad entrare nel reparto di malattie infettive,<br />

rimasto fino ad allora sprovvisto di tale assistenza. Come già scritto, nell’intento di capire<br />

questa malattia, io personalmente ho iniziato un contatto intenso con il personale sanitario<br />

venendo a conoscere le situazioni difficili in cui i malati si trovavano, alcuni dei quali, giacevano<br />

nell’abbandono più completo. È nata così la nostra assistenza, senza timore di contagi,<br />

ma dettata dalla solidarietà e dalla pietà nel vedere tanta sofferenza. Il nostro è stato certamente<br />

un operare spontaneo, ma pieno di calore e attenzioni. Eravamo delle madri vicino a dei<br />

figli.<br />

Ad un certo punto mi fu chiesto di unirci alla S. Vincenzo. Pensando che questo ci avrebbe<br />

permesso un più ampio raggio di operatività, ho accettato, previa garanzia che avrei conti-<br />

– 235 –


1991<br />

nuato a svolgere il compito di coordinatrice del mio gruppo. Tutto questo verbalmente, non per<br />

iscritto.<br />

Purtroppo, a cose fatte, son sorti i problemi; mi è stato ingiunto che io, come volontaria della<br />

S. Vincenzo non avrei dovuto scrivere lettere ai giornali né espormi pubblicamente, in pratica<br />

mi si chiedeva di dimettermi. Io, questo non l’ho accettato e mi sono rivolta più volte al<br />

Vescovo, da cui ho avuto comprensione e stima. Ma in una riunione, alla presenza di tutti i<br />

volontari, con “belle parole”sono stata dimissionata. Mi sono sentita tradita!<br />

Dopo sofferta riflessione, con l’appoggio affettuoso delle “mie“ volontarie e dei responsabili<br />

del reparto, ci siamo riappropriate della nostra indipendenza.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 11 novembre 1991<br />

Stroncato da overdose<br />

La madre dopo averlo trovato è stata colta da malore<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 13 novembre 1991<br />

Aids, il triste primato dei casi resta a Vicenza<br />

Casi conclamati di Aids residenti nella Regione Veneto aggiornati in data 31-10-1991<br />

Belluno n. dei casi 15 - Padova 133 - Rovigo 18 - Treviso 37 - Venezia 122 - Vicenza 207<br />

- Verona 124<br />

✧<br />

Aids – 22 novembre 1991 – Ci ha lasciato Fabio<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 25 novembre 1991<br />

Una proposta della consigliera liberale Manuela Dalla Vecchia:<br />

60 milioni da spendere per la prevenzione anti-Aids<br />

“Il Comune sperimenti distributori “mirati” di siringhe sterili”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 novembre 1991<br />

I fondi, previsti dalla nuova legge, arrivano dal ministero per gli Affari speciali<br />

Sbarca in città il progetto “La fenice”<br />

Cento milioni per aiutare i “tossici”<br />

Dopo Verona, anche Vicenza potrà disporre di cento milioni per rendere operativo il progetto “La<br />

Fenice”. Di che cosa si tratta? “Di un nuovo programma contro le tossicodipendenze – spiega Gianfranco<br />

Dori, presidente della Commissione comunale ai servizi alla popolazione – la richiesta per<br />

poter disporre di alcuni fondi previsti dalla nuova legge sulla droga, la Jervolino-Vassalli, era stata<br />

avanzata dal Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti e dei malati di Aids con<br />

l’appoggi dall’Adv, associazione vittime della droga di Verona e infine con l’accordo dei servizi sociali<br />

dell’Ulss 8. I comitati promotori inoltrarono nei mesi scorsi all’Amministrazione comunale la<br />

richiesta per il finanziamento di questa iniziativa che venne discussa sia dalla Giunta che dalla commissione.<br />

E proprio nel mese scorso è arrivato il benestare del ministero per gli Affari sociali e il<br />

finanziamento di 100 milioni che era stato richiesto e che nei prossimi giorni sarà dato all’Ulss. Il<br />

progetto, conclude Dori, ci era sembrato interessante anche se sulla sua utilità è ancora presto per<br />

pronunciarsi. Resta comunque un segnale importante per Vicenza, che registra di anno in anno, un<br />

numero sempre maggiore di giovani che si drogano”.<br />

– 236 –


1991<br />

Il programma “La Fenice”, è già operante da qualche anno a Verona e sta dando - a detta degli esperti<br />

– anche buoni risultati. Sostanzialmente, l’iniziativa si ripropone di istituire, con l’aiuto delle<br />

Amministrazioni locali, dei piccoli centri territoriali d’intervento per avvicinare il tossicodipendente,<br />

anche quello occasionale e saltuario, ad una campagna d’informazione e di sensibilizzazione nella<br />

quale saranno chiamate in causa le famiglie, le parrocchie, la scuola, i posti di lavoro e le circoscrizioni.<br />

Il tutto, naturalmente, per sviluppare un preciso programma terapeutico che potrà essere sia<br />

individuale che di gruppo. Ed è proprio questo uno degli aspetti più interessanti del progetto: il<br />

coinvolgimento non solo del tossicodipendente, ma di tutto l’ambiente che lo circonda, dalla famiglia<br />

alla scuola, all’ambiente di lavoro. Per giungere poi , al suo reinserimento cercando, nei limiti<br />

del possibile, di rimuovere incomprensioni, pregiudizi e paure.<br />

“Stiamo lavorando a questo progetto da più di un anno – afferma Olga Dalla Valle – con l’aiuto dell’associazione<br />

Vittime della droga di Verona e lo sosteniamo perché ad essere interessati all’iniziativa<br />

non saranno solo i giovani drogati, ma anche le famiglie che spesso vengono lasciate all’oscuro di<br />

tutto. Ci sarà molto da lavorare dal momento che, almeno inizialmente, lo faremo con l’ausilio di<br />

tecnici veronesi, ma poi dovremo muoverci con i nostri mezzi organizzando alcuni corsi”.<br />

“Così come è stato proposto, il progetto potrebbe diventare un utile strumento preventivo – spiega<br />

il dott. Balestra, responsabile del Cad di corso S. Felice – se tutto verrà impostato in base ai programmi<br />

iniziali, potrebbe anche diventare uno strumento complementare con il servizio già esistente<br />

sotto il profilo sanitario. Ma bisognerà attendere qualche anno, prima di valutare gli effetti e la<br />

validità. Se poi non dovesse funzionare, sarà l’ennesimo buco nell’acqua”.<br />

Infatti le ultime parole del dott. Balestra si sono rivelate profetiche. Avevamo dato la nostra sede<br />

per svolgere al meglio questo progetto. All’inizio c’è stata affluenza e partecipazione sia da parte<br />

delle famiglie che dei giovani; dopo tre anni lentamente tutto si è affievolito fino a spegnersi!<br />

✧<br />

La voce dei <strong>Berici</strong> - 1 dicembre 1991<br />

Giornata mondiale contro l’Aids<br />

Un problema “rimosso” – Ma l’emergenza è grave<br />

Molte volte ormai abbiamo sentito parlare di Aids. Forse il fatto che sia stata istituita una Giornata<br />

mondiale per riflettere su questa grave malattia può creare in qualcuno un senso di seccatura: ancora<br />

una “giornata”…. ancora discorsi e “intenzioni”.<br />

Chi vive però solo un po’ a contatto con il problema ormai sente il dovere di gridare: non si può<br />

restare impassibili di fronte ad una malattia che sta diffondendosi con rapidità e che distrugge tante<br />

giovani vite. Questo è tanto più importante perché spesso, parlando con i giovani, si ha l’impressione<br />

che per molti il problema non ci sia, o sia lontano, o sia totalmente estraneo alla loro voglia di<br />

divertirsi, di passare le notti fuori e di “provare” qualcosa di “forte” così, tanto per vedere che effetto<br />

fa. Spesso ancora viaggiano battute o barzellette sull’argomento, quasi ad esorcizzarlo, a relegarlo<br />

in un angolo come qualcosa di misterioso, sconosciuto o che in ogni caso, non ci riguarderà mai.<br />

Ma anche gli adulti non sono da meno; la “scappatella” fuori casa non è più una cosa rara, basti vedere<br />

le file di macchine ferme in determinati luoghi in varie ore notturne a cercare qualche cosiddetta<br />

emozione nuova (non per niente ormai la malattia si sta diffondendo anche attraverso i normali rapporti).<br />

L’invito, su queste poche righe, è quello di una presa di coscienza doverosa del problema della necessità<br />

di insistere sul campo della prevenzione, un discorso molto ampio ma che si aggancia bene con<br />

il Piano pastorale della nostra diocesi, coinvolgente da vicino le scelte e la testimonianza di fede.<br />

Oggi più che mai bisogna formare educatori, famiglie sensibili alle problematiche dell’attuale situazione<br />

sociale, che si prendano a cuore i problemi e ne sappiano discutere con i figli. A Vicenza e in<br />

provincia molte sono le iniziative e le organizzazioni, per lo più basate sul volontariato, che si stan-<br />

– 237 –


1991<br />

no interessando del problema: a noi accogliere le proposte, aderire a iniziative, aprire gli occhi.<br />

La giornata serve anche a questo.<br />

Vogliamo infine rivolgere un pensiero di solidarietà alle famiglie che vivono, spesso isolate la tragedia<br />

dei loro figli. Alle varie comunità cristiane il compito di interrogarsi su queste esclusioni che spesso<br />

hanno radici profonde nei rapporti di vicinato nelle piccole grandi storie del vivere quotidiano.<br />

Dalle pagine della Voce, nella rubrica Res novae, qualche settimana fa, si è parlato di questo e dell’azione<br />

di tante mamme che, colpite dalla tragedia, si sono messe con generosità al servizio di altri.<br />

Ancora un segno di speranza che interpreta per noi alcune delle pagine più belle e forti del vangelo,<br />

come quella del buon samaritano e del discorso della montagna di Matteo al capitolo quinto.<br />

Una giornata, allora, per la Speranza che viene dalla solidarietà, dalla conoscenza del problema, dalla<br />

presa di coscienza della necessità di vivere rapporti nuovi, di condivisione all’interno della comunità<br />

degli uomini. (Mariano Ciesa)<br />

Don Mariano Ciesa è un giovane prete che ha seguito i corsi per il volontariato promossi dalla<br />

Caritas diocesana. Anch’egli si è prodigato per dare aiuti concreti ai malati e tra lui e noi<br />

mamme del Comitato si è stabilita una affettuosa amicizia che continua tutt’ora.<br />

Lui rappresenta per noi la vera Chiesa, disponibile, umile e saggia.<br />

✧<br />

Aids – 3 dicembre 1991 – Ci ha lasciato Luciano<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 8 dicembre 1991<br />

Appena usciti dal carcere hanno rischiato la morte per overdose<br />

Sono stati salvati dal Suem in piazza Matteotti dove si erano bucati<br />

✧<br />

Aids – 22 dicembre 1991 - Ci ha lasciato Roberto<br />

✧<br />

Aids – 1991 – A Vicenza 32 decessi – In Italia 2619<br />

– 238 –


1992<br />

1992<br />

Aids – 8 gennaio 1992 – Ci ha lasciato Vittorio<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 13 gennaio 1992<br />

Ventitreenne trovato privo di vita<br />

Soffriva di depressione<br />

✧<br />

Aids – 16 gennaio 1992 – Ci ha lasciato Alcide<br />

✧<br />

Il Giornale - 6 febbraio 1992<br />

Sgomberato a Zurigo il “ghetto” del Platzspitz<br />

Parco di drogati addio<br />

La Svizzera ammette il fallimento di un discusso esperimento<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 7 febbraio 1992<br />

Giovane madre stroncata da overdose<br />

✧<br />

Il Giornale - 12 febbraio 1992<br />

Nel ’91- 1.279 vittime con un aumento del 10%:<br />

Ogni giorno tre morti per droga<br />

La criminalità nel settore sta dilagando: 23 mila gli arrestati<br />

✧<br />

Aids – 18 febbraio 1992 – Ci ha lasciato Rosanna<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 febbraio 1992<br />

Muore a Padova per overdose<br />

Lavorava, ormai sembrava fuori dal giro<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza – 21 febbraio 1992<br />

Sessione straordinaria dell’assemblea Onu dedicata al narcotraffico<br />

<strong>Droga</strong>, ora nel mondo niente di più grave<br />

✧<br />

Aids – 26 febbraio 1992 – Ci ha lasciato Maurizio<br />

✧<br />

Aids – 27 febbraio 1992 – Ci ha lasciato Lino<br />

– 239 –


1992<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 febbraio 1992<br />

Il vertice di San Antonio si è chiuso senza risultati di rilievo<br />

Delude il summit anti-droga<br />

Bush dice no ai nuovi finanziamenti - Non verrà ridotta la produzione di cocaina<br />

New York – Diviso tra le retorica dei grandi piani e la realtà spiacevole di un problema senza facili<br />

soluzioni, il vertice antidroga di San Antonio, tra gli Stati Uniti e sei paesi latino-americani, si è concluso<br />

ieri nel Texas con una firma di una serie di modesti accordi che mirano a rafforzare la cooperazione<br />

tra Paesi consumatori e produttori di stupefacenti.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 marzo 1992<br />

Giovane trovato morto in casa<br />

La macabra scoperta fatta dalla madre<br />

✧<br />

Aids – 17 marzo 1992 – Ci ha lasciato Denis<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 marzo 1992<br />

L’ha denunciato ieri il ministro Russo Jervolino17<br />

Meno morti per droga nei primi mesi del 1992<br />

Diminuiti del 17 per cento i decessi<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 marzo 1992<br />

Diventa un caso San Pio X dopo il decesso martedì pomeriggio<br />

di due giovani detenuti nel giro di sole sette ore<br />

Ancora una morte in carcere<br />

A distanza di poche ore, dopo il suicidio di un tunisino, un altro detenuto della casa circondariale<br />

San Pio X è morto. Apparentemente si tratta di un suicidio, o almeno questa è la versione officiosa,<br />

ma si tratta di una morte che solleva qualche dubbio. Anche in questo caso il detenuto avrebbe infilato<br />

la testa in un sacchetto di plastica, quindi vi avrebbe fatto defluire il contenuto di una bomboletta<br />

di gas da campeggio. (…)<br />

✧<br />

Aids – 22 marzo 1992 – Ci ha lasciati Angela<br />

✧<br />

Dopo la morte del padre dei suoi due figli, una bambina e un maschietto, Angela era rimasta<br />

sola. Ad un certo punto della sua vita aveva incontrato Piero, si erano innamorati e avevano<br />

deciso di vivere insieme. Purtroppo Angela era sieropositiva e ben presto sviluppò la malattia.<br />

Conosciuto il caso, l’avevo affidata a ad una volontaria, Giovanna, che nel tempo libero<br />

dal lavoro cominciò a prendersi cura di lei e dei bambini, sostenendo moralmente nel medesimo<br />

tempo anche Piero, carico di impegni nel suo nuovo ruolo di responsabilità familiari.<br />

Morta Angela, Piero, che sentiva come suoi a bambini fino allora in affido, volle adottarli per<br />

dare loro un nome e un futuro finanziariamente sereno; egli custodiva però nel suo cuore un<br />

terribile segreto: era sieropositivo pure lui. La malattia lo ghermì all’improvviso togliendoli ogni<br />

facoltà intellettuale. Alla sua morte i figli furono accuditi dai nonni materni, ma la ragazzina<br />

non si trovava bene con loro e Giovanna, che aveva mantenuto affettuosamente i contatti,<br />

– 240 –


1992<br />

previo accordo con i familiari, se la portò a casa. Non furono pochi i sacrifici, ma fu tanto l’amore;<br />

finalmente le tragedie lasciarono il posto ad una vita più serena.<br />

✧<br />

Aids – 30 marzo 1992 – Ci ha lasciato Claudio R.<br />

✧<br />

Aids – 6 aprile 1992 – Ci ha lasciato Claudio B.<br />

✧<br />

Aids – 7 aprile 1992 – Ci ha lasciato Gianfranco<br />

✧<br />

Aids – 16 aprile 1992 – Ci ha lasciato Nico<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 21 aprile 1992<br />

Giovane stroncato nel bagno per overdose<br />

Il ventitreenne è stato trovato dai genitori<br />

✧<br />

Aids – 21 aprile 1992 – Ci ha lasciato Francesco<br />

✧<br />

Aids – 10 maggio 1992 – Ci hanno lasciato Francesco e Antonio<br />

✧<br />

Il Giornale - 9 maggio 1992<br />

Primo documento vaticano sulla tossicodipendenza<br />

La Chiesa contro la droga<br />

Città del Vaticano – Per il dramma della droga la chiesa ammette le sue responsabilità: “silenzi, inadempienze<br />

e inadeguatezze tutt’ora riscontrabili nella pastorale”. E nel primo documento vaticano<br />

sulla tossicodipendenza riconosce che vescovi e parroci si son fatti prendere di sorpresa dal dilagare<br />

del fenomeno. “Colpa della mancanza d’esperienza – spiega il “ministro per la Famiglia” della Santa<br />

Sade, il cardinale colombiano Alfonso Lòpez Trujillo – ma il lavoro svolto in questi anni da tante<br />

comunità di recupero ci ha permesso di capire in profondità il problema e individuare l’origine di<br />

tutto nel vuoto profondo dei valori che caratterizza la nostra società. Perché è successo questo? Per<br />

la crisi della famiglia e della sua funzione educativa. È dunque dal modello cristiano della famiglia<br />

che bisogna cominciare.<br />

Il “mea culpa” della chiesa è solo l’inizio della controffensiva. C’è il bisogno di demolire un sistema<br />

sociale permissivo, secolarizzato, senza ideali. Un sistema “in cui la ricerca di evasione si esprime in<br />

tanti modi diversi, di cui uno è la fuga nella tossicodipendenza”. Alla cultura “narcisistica, autosufficiente,<br />

ed effimera” hanno dato un bel contributo i mass media. (…) - Immediata e aspra la<br />

risposta degli “antiproibizionisti” italiani. (…)<br />

✧<br />

ll Giornale di Vicenza - 24 maggio 1992<br />

S’inizia domani in Contrà Mure S. Domenico- Tra gli organizzatori l’associazione “La Fenice”<br />

Quattro incontri per parlare di droga<br />

“Incontri per la prevenzione sul territorio”. Questa è la formula scelta dall’associazione “La Fenice”<br />

e dal Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti e dei malati di Aids per parlare di<br />

droga. In primo piano l’informazione e per questo sono stati programmati quattro incontri che si<br />

terranno ogni martedì a partire da domani. L’appuntamento è alle 20,30, il primo incontro preve-<br />

– 241 –


1992<br />

de la proiezione di un film di Walt Disney “I nostri eroi alla riscossa” seguito dal dibattito: “La droga<br />

non può spuntarla, parliamone in famiglia”. La presentazione dell’iniziativa sarà fatta da Olga Dalla<br />

Valle, presidente del Comitato con Giovanni Avanzini.<br />

Nella seconda serata che si terrà il 26 maggio, sempre alle 20,30 si parlerà dell’importanza e del ruolo<br />

del volontariato sociale. Tra i relatori don Tarcisio Soldà e il prof. Gianni Fusaro.<br />

Nella terza serata – 2 giugno - il dott. Vincenzo Balestra, responsabile del settore tossicodipendenza<br />

dell’Ulss 8 illustrerà la tipologia del tossicodipendente, inoltre parlerà della formazione del personale<br />

dal punto di vista psicologico relazionale e sociale. Nell’ultimo incontro previsto per il 9 giugno<br />

in programma:”Storia delle comunità terapeutiche e il programma terapeutico territoriale “La<br />

Fenice”, relatore Paolo Dalla Vecchia.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 maggio 1992<br />

È stato stroncato da una dose di eroina probabilmente troppo pura<br />

Un giovane muore dopo il buco in auto a Padova<br />

✧<br />

30 maggio ‘92 – Giorni addietro, avevo proposto ad alcuni ragazzi che frequentano il day hospital un<br />

viaggio a Lourdes con il treno dell’Unitalsi. Hanno accettato in sei, sorpresi ed entusiasti. Per loro sarebbe<br />

stata un’esperienza nuova che poteva distoglierli dalle angosce quotidiane e metterli a contatto con<br />

una moltitudine variegata di persone, sì sofferenti, ma anche ricche di speranza pur nell’accettazione di<br />

realtà tanto difficili. Sarebbero stati accompagnati da un paio di infermiere del reparto. Mentre loro si<br />

organizzavano io avevo cercato il denaro necessario e devo dire che l’ho trovato senza difficoltà.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 giugno1992<br />

Si buca e muore universitario ventiquattrenne<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 26 giugno 1992<br />

Oggi giornata mondiale di lotta alla droga: la Jervolino traccia un bilancio incoraggiante<br />

“Legge antidroga sulla giusta via”<br />

Meno morti e più sequestri nel ‘92<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 giugno 1992<br />

Si “bucano” in due ma l’eroina pura è fatale alla donna<br />

Sono saliti a otto i morti di overdose dall’inizio dell’anno<br />

✧<br />

Aids – 10 luglio 1992 – Ci ha lasciato Gianfranco<br />

✧<br />

Aids – 15 luglio 1992 – Ci ha lasciato Curzio<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 14 luglio 1992<br />

Ventenne trovato morto in una baracca<br />

Accanto a sé una siringa<br />

– 242 –


1992<br />

Il Giornale di Vicenza - 18 luglio 1992<br />

Muore per overdose<br />

E’ scoperto dopo più di 24 ore<br />

✧<br />

Il Giornale - 18 luglio 1992<br />

Parte a novembre il progetto pilota con 250 drogati “cavia”<br />

E la Svizzera inaugura l’eroina di Stato<br />

L’eroina di Stato verrà distribuita gratuitamente in Svizzere probabilmente in autunno. Naturalmente<br />

non a tutti perché si tratterà di un esperimento. Saranno reclutate 250 persone (tossicodipendenti<br />

irriducibili, prostitute drogate, ecc.) che, secondo i medici del progetto, serviranno da cavia per<br />

un’operazione, definita di ricerca e di coordinamento. Se i risultati saranno soddisfacenti, la distribuzione<br />

gratuita di stupefacenti sarà estesa a gruppi più ampi, a più cantoni. Ciascun cantone attua<br />

infatti, una politica autonoma in materia di droghe e nella confederazione ci son in questo momento<br />

ventisei modi per combattere la tossicodipendenza. (…)<br />

✧<br />

Aids – 19 luglio 1992 – Ci ha lasciato Vittorio<br />

✧<br />

Aids – 22 luglio 1992 – Ci ha lasciato Antonio<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 luglio 1992<br />

Su 103 soggetti sieropositivi 100 i tossicodipendenti<br />

La paura dell’Aids nel Bassanese<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 6 agosto 1992<br />

Vent’anni fa Bassano scopriva l’Lsd<br />

Nel 1972 il primo caso pubblico dell’uso di stupefacenti da parte di giovani ad una festa<br />

In sette mesi undici morti per droga!<br />

✧<br />

Il Giornale - 8 agosto 1992<br />

Clamoroso rapporto del ministero della Sanità: in sei mesi 20 arresti e 19 farmacie chiuse<br />

“Anche i medici spacciano”<br />

De Lorenzo:” Si rilasciano ai drogati ricette illecite in cambio di soldi”<br />

✧<br />

Aids – 7 agosto 1992 – Ci ha lasciato Roberta<br />

✧<br />

Aids – 12 agosto 1992 – Ci ha lasciato Marcello<br />

✧<br />

Aids – 14 agosto 1992 – Ci ha lasciato Sonia<br />

✧<br />

Il Giornale - 15 agosto 1991<br />

Proprio in estate, stagione della vita che trionfa<br />

torna in Italia il dibattito sulla liberalizzazione delle droghe<br />

– 243 –


1992<br />

Lettera di Vittorio Mathieu - Ragazzi, la droga uccide anche se legale<br />

Caro direttore,<br />

ti scrivo perché mi allarma il vento di follia e di resa che sento intorno a me, a proposito della<br />

“droga” (come si suol dire anglicizzando): anche in persone, per il resto, ragionevoli. Qualcuno parla<br />

di “liberalizzare”; altri di “legalizzare”. Apprezzo l’intento che li spinge: ridurre i profitti della mafia.<br />

Ma evitare il rincretinimento e l’abbruttimento totale della popolazione è un dovere senza paragone<br />

più grave.<br />

Cominciamo dalla liberalizzazione. Il libero mercato è il più duro per il produttore e il più favorevole<br />

per il consumatore. Infatti, noi siamo sempre stati per il libero mercato; ma non di veleni che<br />

generano dipendenza. Questi è bene che siano il meno possibile disponibili per i consumatori attuali<br />

e, ancor più, potenziali. Liberalizziamo il mercato della soia e delle abitazioni: ne avremo in abbondanza,<br />

a minor prezzo. Ma rendiamo meno libero possibile quello degli stupefacenti, per quanto<br />

importante sia danneggiare i turpi individui che ne fanno spaccio. Favorirne il consumo sarebbe un<br />

suicidio preordinato.<br />

Allora si dice:”Legalizziamo”. Come se l’acquisto di stupefacenti non fosse già legalizzato, dietro presentazione<br />

di ricetta medica. Che cosa si vuole allora? Che i controlli siano più blandi, più comprensivi,<br />

che si tenga conto delle singole situazioni e della natura delle sostanze in commercio, alcune<br />

delle quali sarebbero poco dannose. (…)<br />

Non si potrebbero rivedere le restrizioni a proposito di “droghe”, a quanto pare non peggiori del<br />

tabacco? Può darsi. Ma che fra queste vi sia, ad esempio, l’hashish è molto improbabile, considerato<br />

che dal suo nome viene la parola “assassini”.<br />

In ogni caso, qualunque sia il risultato di uno studio serio (non finanziato dai narcotrafficanti), è<br />

certo che il legalizzare alcuni stupefacenti meno dannosi non servirebbe affatto a stroncare il commercio<br />

clandestino di altri. O anche di quelli stessi su cui lo Stato ha il controllo. I controlli costano.<br />

E basta una piccola differenza di prezzo a far prosperare il commercio clandestino delle sigarette<br />

che, pure, si possono acquistare in rivendite autorizzate, senza formalità. Figuriamoci se si praticassero<br />

controlli individuali.<br />

È chiaro che la legalizzazione non serve. Il mercato nero si sposterà su altri prodotti, anche letali,<br />

verso i quali si è constatato che non è difficile deviare le preferenze dei consumatori; o su prodotti<br />

leciti, ma controllati, sui quali si avrebbe il vantaggio di non subire controlli. L’unico modo per battere<br />

le cosche, allora, sarebbe una concorrenza spietata. Vendere sottocosto di tutto. Anzi, distribuire<br />

gratuitamente: così i clan uscirebbero dal mercato. Mi par già di sentirle, quelle voci: dopo gli<br />

alloggi gratuiti, gli aborti liberi e gratuiti, una moltitudine chiederà stupefacenti gratuiti e senza<br />

restrizioni; in nome dell’eguaglianza. Ecco perché dietro la legalizzazione c’è la liberalizzazione, e dietro<br />

a questa la resa totale. Non si ha il coraggio di prendere i provvedimenti necessari a evitare la<br />

devastazione della nostra società – che è in corso – e la si legalizza. Non sarebbe l’unico caso di attività<br />

criminali che divengono legali, purché autorizzate dalla Stato: ma sarebbe il più grave. Privare<br />

un uomo della sua personalità, della possibilità di controllarsi e di essere responsabile dei suoi atti è<br />

molto peggio che ucciderlo. Eppure si fa ben poco per evitare che ciò avvenga e per difendere le vittime<br />

potenziali, spesso aggredite in età scolastica, prima ancora che si rendano conto di ciò che stanno<br />

facendo. La lotta contro i narcotrafficanti è dura, ma non impossibile. E, per cominciare (lo<br />

osservò anni fa uno studioso americano), oltre a colpire il più duro in alto, quando ci si riesca, occorre<br />

salire dal basso: cominciare dai piccoli, facilmente perseguibili, e soffocare così i boss, che non vendono<br />

certo al minuto. Il piccolo spacciatore recidivo (poiché una possibilità teorica di ravvedersi va<br />

data a tutti), dovrebbe essere isolato per sempre, a guadagnarsi la vita con un altro lavoro. Il consumatore<br />

– spesso innocente o quasi perché non in condizione d’intendere e di volere – andrebbe<br />

socialmente isolato, almeno quanto un ammalato di scarlattina (non è forse innocente anche lui?):<br />

non per punizione, ma per difendere molti altri innocenti da un eguale destino. La tendenza a “drogarsi”<br />

è comunicativa. (come non è per l’alcolismo, ad esempio: il bevitore veramente dannato è<br />

– 244 –


1992<br />

quello che si ubriaca in solitudine). Se vogliamo mostrare comprensione e pietà, guidiamole con la<br />

ragione verso chi più le merita: altrimenti si tratterà solo di ipocrisia.<br />

✧<br />

Il Giornale - 18 agosto 1992<br />

Olanda, tolleranza proprio “stupefacente”<br />

Leggi permissive, agevolazioni per i tossicodipendenti:la società è in ginocchio,<br />

ma non si cambia<br />

L’Olanda continua a legiferare e a sperimentare sempre nuove procedure, in campo sociale, nell’ostinato<br />

rispetto della sua secolare tradizione liberale e del principio di tolleranza, diventato quasi illimitato,<br />

garantito dal ministero del Benessere, della Salute pubblica e della Cultura. Basti pensare che<br />

pratiche ufficialmente vietate – come l’eutanasia, l’aborto, l’uso di stupefacenti, la prostituzione –<br />

vengono generalmente tollerate, in tutto il paese di circa 15 milioni di abitanti, tra cui più di 20 mila<br />

tossicodipendenti e altrettante prostitute.<br />

Negli ultimi decenni, la società olandese ha liberalizzato ogni comportamento, permettendo, tra l’altro,<br />

una vita sessuale sfrenata, con lo slogan “lasciamoci andare completamente”. In numerosi bar e<br />

circoli giovanili dei centri storici di 60 città olandesi, chiunque può acquistare una o più dosi di droghe<br />

leggere (hashish e marijuana), perché il possesso e lo spaccio di 30 grammi sono permessi, dal<br />

momento che si considerano meno pericolose di quelle pesanti (eroina, cocaina, Lsd, amfetamine).<br />

Quest’ultime, tuttavia, sono ovunque disponibili e tollerate, anche se per la legge vigente, chi ne è<br />

trovato in possesso può essere processato e condannato al massimo a un anno di reclusione. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale - 18 agosto 1992<br />

Parlamentari di tutti i gruppi si coalizzano per rilanciare l’antiproibizionismo<br />

<strong>Droga</strong> libera? Ed è subito partito<br />

Ma il ministro Jervolino difende la sua legge: le cifre mi danno ragione<br />

✧<br />

La Nuova Vicenza - 22 agosto 1992<br />

Sconvolgente aumento delle vittime nel reparto Malattie infettive del S. Bortolo<br />

Dieci morti in un mese<br />

A Vicenza gli esperti notano una crescita anomala del terribile virus<br />

✧<br />

Aids – 2 settembre 1992 – Ci ha lasciato Daniele<br />

✧<br />

Aids – 12 settembre 1992 – Ci ha lasciato Domenico<br />

✧<br />

Aids 19 settembre 1992 – Ci ha lasciato Manuela<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 20 settembre 1992<br />

Bassano - Tre giovani se la prendono con un tossicodipendente<br />

Lo pestano e lo uccidono<br />

✧<br />

Il Giornale - 22 settembre 1992<br />

Quasi un anatema dopo la mortale aggressione di un drogato<br />

Il vescovo a Vicenza: “vergogna, basta con questi orrori”<br />

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1992<br />

Venerdì notte a Bassano del Grappa. Tre ventenni si trovano davanti all’uscita dell’ospedale. A pochi<br />

passi c’è un fagotto: è quello di un giovane “tossico” e sieropositivo di 34 annoi, avvolto nel sacco a<br />

pelo che gli fa da casa e letto per tutto l’anno. Quei tre lo vedono, si avvicinano, lo svegliano. E lo<br />

riempiono di calci e pugni fino ad ammazzarlo. Così, perché gli va di farlo. Senza nessun motivo,<br />

senza alcuna spinta se non quella data dall’alcool di cui si sono riempiti in discoteca. Uno dei tre è<br />

simpatizzante della teste rasate. (…)<br />

✧<br />

Aids – 2 ottobre 1992 – Ci ha lasciato Marco<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 3 ottobre 1992<br />

Trovato senza vita nel tugurio in cui viveva<br />

Stroncato dall’eroina tre mesi dopo la moglie<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 14 ottobre 1992<br />

Il comune chiede aiuto all’Ulss per spendere i soldi sull’Aids<br />

60 milioni per le siringhe gratis o la campagna sui profilattici<br />

L’infezione, una marea inarrestabile<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 30 ottobre 1992<br />

<strong>Droga</strong> più forte della volontà e l’eroina fa un’altra vittima<br />

Il giovane stroncato da probabile overdose cercava di smettere<br />

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1992<br />

Il Giornale - 8 novembre 1992<br />

Il leader radicale vince una fondamentale battaglia<br />

Nella guerra antiproibizionistica e s’avvicina all’area di governo<br />

<strong>Droga</strong>, Pannella ha convinto Amato<br />

✧<br />

Il Giornale – 10 novembre 1992<br />

La Jervolino furiosa per lo sgarbo<br />

“L’ho saputo dal telegiornale”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 10 novembre 1992<br />

La proposta del capo del Governo scatena polemiche tra gli addetti“- È ignobile che i nostri<br />

politici facciano proposte del genere” afferma Olga Dalla Valle, presidente del Comitato famiglie<br />

dei tossicodipendenti“ - Va valutata con attenzione – spiega il giudice Rodighiero –<br />

<strong>Droga</strong>ti liberi? Le comunità si spaccano<br />

Balestra (Cad): “E’ un palliativo, rivediamo invece la legge 162”<br />

“Siamo alle solite, i detenuti nelle carceri italiani sono troppi e allora perché non fare uscire i tossicodipendenti?<br />

Evidentemente la scelta più semplice. Non si discute sulla legge, sulla sua applicazione,<br />

sui suoi problemi, ma si affronta un’emergenza come quella del sovraffollamento dei penitenziari<br />

e come conseguenza ai politici vengono in mente i drogati”. A parlare è il responsabile del Cad,<br />

il centro antidroga dell’Ulss 8, Vincenzo Balestra e il tema è quello dibattuto in questi giorni: liberare<br />

o no i tossicodipendenti in carcere per piccoli reati connessi con l’uso di stupefacenti’. “La legge<br />

162 ha risposto ad una esigenza dello Stato, ha sedato ansie collettive – ribadisce il dott. Balestra –<br />

ha detto no alla droga, ma ciò non toglie che il problema esista ancora. Quindi, si preferisce non<br />

parlare della revisione della 162, ma di considerare un problema i tossicodipendenti in carcere.<br />

Anche questa è una scelta”. (…)<br />

Ancora una volta una polemica, quindi, e siamo solo all’inizio, il provvedimento infatti, appoggiato<br />

da molti partiti politici non è ancora stato approvato. “E se lo sarà – spiega Olga Dalla Valle, presidente<br />

del Comitato delle famiglie dei tossicodipendenti e dei malati di Aids – saremo in molti a<br />

– 247 –<br />

Da sinistra:<br />

Olga Dalla Valle,<br />

dott. Vincenzo<br />

Balestra<br />

e il giudice Gian<br />

Nico Rodighiero


1992<br />

piangere. È una vergogna mercanteggiare sulla pelle dei nostri figli. È ignobile da parte dei nostri<br />

governanti fare proposte del genere. Ormai non mi aspetto più nulla di buono: evidentemente i drogati<br />

danno fastidio sia fuori che dentro le galere e abbandonarli a loro stessi è l’ultima proposta”.<br />

Quando la legge Jervolino Vassalli venne approvata nel luglio del 1990, venne salutata da molti come<br />

normativa progressista, infatti, l’impianto complessivo della 162 era suddiviso in due grandi aree,<br />

reati contemplati per droghe pesanti e reati per droghe leggere. Per i trafficanti venne prevista una<br />

pena detentiva fino a 30 anni. Ma il punto crucciale era che la legge vietava l’uso personale di sostanze<br />

stupefacenti. (…)<br />

Problemi a parte, c’è chi guarda con un certo interesse a questa proposta. “Va valutata con attenzione<br />

– afferma Gian Nico Rodighiero, giudice per la indagini preliminari – anche se bisogna vedere<br />

come viene applicata. Sta di fatto che la soluzione carceraria per i tossicodipendenti si è rivelata negativa:<br />

primo perché sono aumentati i detenuti e poi perché hanno creato problemi di sicurezza e di<br />

salute. È auspicabile la depenalizzazione delle droghe leggere – conclude il giudice – ma bisogna pensare<br />

a creare le strutture adatte per l’assistenza e per il recupero di tutte queste persone”.<br />

“È ancora troppo presto per prendere posizione nei confronti di questo provvedimento – afferma il<br />

pretore Dario Crestani – anche perché non esiste un monitoraggio completo sull’applicazione della<br />

legge 162. E poi bisogna distinguere: in galera ci sono ragazzi che rubano, scippano per drogarsi e<br />

altri che sono dentro per reati più gravi quali lo spaccio. Se dicono che un terzo della popolazione<br />

carceraria è composta da tossici non tutti sono dentro perché consumano, quindi anche qui vanno<br />

fatte distinzioni, ma resta il fatto che le sanzioni sono poche e che le prefetture funzionano poco”.<br />

✧<br />

Aids – 13 novembre 1992 – Ci ha lasciato Giovanni<br />

✧<br />

Il Giornale - 19 novembre 1992<br />

Domenica si chiude con un megaconcerto all’Eur la settimana europea<br />

Ma Muccioli accusa i politici: speculate sul problema<br />

Stupefacenti: Italia al bivio<br />

Continuare sulla strada del divieto o liberalizzarli<br />

Roma – domenica si conclude il programma governativo per la “Prima settimana europea di prevenzione<br />

alla droga” con un grande concerto di musica leggera al palazzo dello Sport all’Eur che sarà<br />

trasmesso in diretta, dalle 17 alle 20, sulle reti televisive di Rai 2, Italia 1, Telemontecarlo e Videomusic.<br />

Coordinate dal dipartimento per gli affari sociali della presidenza del Consiglio dei ministri.<br />

Tutte le iniziative prese a livello nazionale sono state finalizzate alla sensibilizzazione dell’opinione<br />

pubblica nei confronti di questo complesso e preoccupante problema.<br />

È stato necessario coinvolgere le confederazioni sindacali, le associazioni dei volontari, numerose<br />

strutture pubbliche e private impegnate nella prevenzione e nel recupero dei tossicodipendenti e la<br />

scuola con un concorso per un tema sull’argomento.<br />

Per campagne nelle scuole e nelle caserme sono stati spesi 450 miliardi di lire negli ultimi tre anni<br />

e si deve riconoscere che le nostre istituzioni sono attivamente impegnate, sin dal 1990, anche per<br />

proporre originali messaggi pubblicitari contro la droga.<br />

Particolarmente efficaci sono stati quelli largamente trasmessi per radio e televisione in questi giorni,<br />

del premio Nobel Rita Levi Montalcini, del cardinale Carlo Maria Martini e del giudice Antonio<br />

Di Pietro. Ma non è mai sufficiente quello che si fa: il fenomeno non accenna ad arrestarsi, anzi<br />

si va estendendo a tutti i Paesi più ricchi e diventa sempre più drammatico anche se il controllo internazionale<br />

degli stupefacenti e delle sostanze psicotrope si è progressivamente sviluppato in questi<br />

ultimi anni, grazie a numerosi trattati e convenzioni per un miglior coordinamento delle legislazioni<br />

nazionali.<br />

Si cominciò con la prima Convenzione internazionale firmata all’Aia per limitare e regolare la colti-<br />

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1992<br />

vazione e il commercio del papavero da oppio, e poi con numerosi altri trattati sino alla costituzione<br />

nel marzo 1971 di un organismo dell’Onu. Il Fondo delle Nazioni Unite per la lotta contro l’abuso<br />

delle droghe (Fnulad) e di un programma speciale, a lungo termine, dell’Organizzazione mondiale<br />

della sanità, per combattere l’uso degli stupefacenti, specie fra i giovani. Contemporaneamente,<br />

la Commissione della salute pubblica del Consiglio d’Europa ed il Parlamento europeo approvarono<br />

una serie di direttive per una strategia comunitaria contro il traffico illecito e l’abuso di droghe,<br />

affrontando gli aspetti sanitari, legali e criminologi delle tossicomanie.<br />

A distanza di anni dai primi trattati, la situazione non è migliorata, anzi si deve riconoscere che<br />

siamo ora di fronte ad un intenso dibattito a livello internazionale, sui possibili metodi per eliminare<br />

il mercato clandestino delle droghe, sulla somministrazione controllata nelle strutture pubbliche,<br />

sull’eventualità di una parziale legalizzazione, sull’utilità di una politica repressiva nei confronti dei<br />

consumatori abituali.<br />

Il nostro Paese, che secondo stime ufficiali ha circa trecentomila tossicodipendenti, è nuovamente al<br />

cospetto di un bivio: migliorare la legge Jervolino – Vassalli (la 162 del 1990) oppure legalizzare,<br />

depenalizzare, decriminalizzare, con lo scopo principale di bloccare i trafficanti e, purtroppo senza<br />

tener conto della necessità di tutelare la salute pubblica dal momento che qualsiasi abuso di droga<br />

determina danni irreversibili e mortali all’organismo.<br />

✧<br />

Il Giornale - 20 novembre 1992<br />

“<strong>Droga</strong>ti fuori dal carcere”<br />

Bompiani ribadisce la punibilità del tossicomane che commette reati legati agli stupefacenti<br />

Don Picchi: inutili le sanzioni penali, occorrono centri di recupero<br />

Oggi marcia su Bologna contro la liberalizzazione<br />

✧<br />

Il Giornale - 21 novembre 1992<br />

Contestazioni per la “distribuzione controllata” di stupefacenti proposta da un assessore Psd<br />

La rivolta delle madri coraggio<br />

Calci e insulti a Bologna contro gli antiproibizionisti europei a convegno<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 novembre 1992<br />

Un programma di iniziative per la giornata contro l’Aids<br />

Enti pubblici e associazioni private hanno presentato un programma di manifestazioni<br />

in vista del 1° dicembre, giorno dedicato in tutto il mondo alla lotta alla terribile malattia<br />

Quattro giorni di riflessione in città<br />

Anche Vicenza si è impegnata per celebrare la quinta giornata mondiale di lotta contro l’Aids, che<br />

ricorre il primo dicembre. Comune e associazioni hanno messo insieme un programma di iniziative<br />

che comincia oggi, sabato 28, e durerà sino a martedì prossimo. Sul fronte delle istituzioni, hanno<br />

aderito allo sforzo organizzativo l’amministrazione civica, l’Ulss 8 e il provveditorato agli studi; l’associazionismo,<br />

invece, è rappresentato dal Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti<br />

e dei malati di Aids, dall’associazione “Il Faro” e dalla “Lila”.<br />

Il “filo rosso” che lega la quattro- giorni è lo stesso tema scelto per la riflessione planetaria sull’Aids:”Responsabilità<br />

individuale e collettività nelle relazioni di convivenza civica”. Su questo argomento<br />

si svolgerà una tavola rotonda oggi alle 17,30 all’auditorium “Canneti”. Domani alle 16 nell’oratorio<br />

dei Boccalotti (parrocchia di S: Pietro) verrà concelebrata una messa da mons. Antonio<br />

Fioravanzo, da don Edoardo Dalle Rive e don Mariano Ciesa. Alle 15,30 di lunedì, nella sede del<br />

Comitato di solidarietà in Contrà Mure S. Domenico 6, si terrà un “Incontro di riflessione con i<br />

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1992<br />

genitori e le associazioni della città per ricercare modalità di collaborazione tra istituzioni pubbliche<br />

e private”. Infine, martedì 1 dicembre, il ciclo di incontri sull’Aids si concluderà all’auditorium<br />

“Canneti” con un concerto di musica lirica e barocca. Protagonisti saranno Alessandro Padoan (clavicembalo),<br />

Teresa Perdoncin (soprano), Antonello Ceron (baritono) e Antonio Camponogara. L’inizio<br />

per le 20,30. Presenterà Remo Schiavo.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 1 dicembre 1992<br />

<strong>Centro</strong> antidroga, zona trafficata - San Felice, terapia e spaccio<br />

“La struttura dovrebbe essere spostata” dicono i residenti: la loro battaglia dura da dieci anni<br />

“Più vigilanza e decentriamo il servizio”, propone il dott. Balestra<br />

Corso S. Felice ore 8: una lunga fila di giovani aspetta che i portoni del centro antidroga dell’Ulss si<br />

aprano. Alcuni vanno a prendere la loro dose quotidiana di metadone, altri attendono il turno per<br />

le analisi e altri ancora quando escono, vengono contattati dagli spacciatori di turno: la bustine di<br />

eroina passano da una mano all’altra e, quando le forze dell’ordine sono in zona, si prendono accordi<br />

per andare a prenderle da un’altra parte. (…)<br />

Come interrompere questo circolo vizioso? È una domanda che si fanno in molti: gli operatori del<br />

Cad, gli abitanti della zona, stanchi di scrivere lettere all’Ulss perché si corra ai ripari e perché no<br />

anche alle forze dell’ordine. Eppure, di risultati se ne vedono ben pochi. “È sempre la stessa questione<br />

– afferma il responsabile del servizio contro le tossicodipendenze, il dott. Balestra – ne parliamo<br />

da anni, ma le soluzioni non arrivano. Seguire120 persone al giorno, tante sono quelle che vengono<br />

al Cad, non è una cosa semplice. Una settantina di loro viene a prendere il metadone, poi ci sono i<br />

controlli periodici per i sieropositivi. Fortunatamente siamo riusciti a trasportare le terapie di gruppo<br />

a S. Domenico altrimenti saremmo stati assediati. Come facciamo a controllarli? È praticamente<br />

impossibile. Senza dimenticare che i tossicodipendenti non li vuole nessuno, quelli che vengono<br />

ricoverati nel reparto malattie infettive sono malati di Aids, per gli altri non ci sono strutture. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale - 2 dicembre 1992<br />

Celebrata ieri la giornata mondiale<br />

De Lorenzo denuncia<br />

sui 2100 milioni stanziati solo una minima parte è stata spesa<br />

✧<br />

Il Gazzettino - 4 dicembre 1992<br />

Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti e malati di Aids<br />

Cuore e prevenzione - <strong>Droga</strong>, 30 mamme la combattono così<br />

“Oramai da dieci anni ci occupiamo di tossicodipendenza, e se c’è una costante che accomuna tutto<br />

questo periodo è la difficoltà di coinvolgere la gente, anche chi è colpito in prima persona, su questo<br />

problema”. Amareggiata, ma non abbattuta è Olga Dalla Valle, presidente del Comitato. Il<br />

Comitato è formato da un gruppo di persone, che hanno sperimentato sulla pelle dei propri figli<br />

cosa significa tossicodipendenza, e sono pronte a mettere la propria esperienza e la propria solidarietà<br />

ad altre famiglie colpite.<br />

Molte le iniziative pubbliche. “Con l’Ulss 8 – spiega Olga Dalla Valle – abbiamo realizzato materiale<br />

informativo sul tema, che doveva essere distribuito in età scolare. Il Provveditorato però non ci ha<br />

dato una mano. Sulla droga – continua la presidente – ci sono tante parole ma pochi fatti. L’impressione<br />

è che non ci sia la volontà politica di sconfiggere il problema. A Vicenza mancano strutture,<br />

mentre a livello nazionale si discute di liberalizzazione con la scusa che le carceri sono piene di tossicodipendenti.<br />

Devo dire però, che anni fa, quando ho cominciato ad occuparmi del problema, la<br />

percentuale dei drogati nelle carceri era la stessa di adesso”.<br />

– 250 –


1992<br />

Insieme alla tossicodipendenza, il Comitato ha dovuto ben presto occuparsi anche di Aids. “Quando<br />

scoppiò l’ Aids – dice Olga Dalla Valle – il S. Bortolo di Vicenza aveva a disposizione dei malati<br />

solo due stanze con pochi posti letti e pochissimo personale. Poi, grazie al nostro impegno unito<br />

all’instancabile attività del dott. Vaglia è stato costruito il day hospital con nuove strutture e più personale.<br />

Quello che mancava però era qualcuno che desse sostegno umano a questi malati. È iniziato<br />

così il nostro volontariato al malattie infettive. Una scelta difficile che comporta tanta sofferenza<br />

anche da parte nostra, ma che si supera solo amando questi ragazzi come fossero nostri figli.<br />

✧<br />

Colgo l’occasione di questa intervista del “Gazzettino” per parlare del day hospital.<br />

Come presidente del Comitato avevo più volte contattato le istituzioni cittadine, per segnalare<br />

varie necessità impellenti. Forte di tante esperienze, assieme al dott. Vaglia, allora facente<br />

funzioni di primario, abbiamo bussato a tante porte: incontri con il prefetto, il sindaco Corazzin,<br />

il presidente della provincia, il vescovo. Sempre per far presente l’estrema difficoltà in cui<br />

si trovava il reparto infettivi e la necessità di dare risposte concrete ai tanti malati più o meno<br />

gravi che lo affollavano. Il nostro day hospital è uno dei primi sorti in Italia, ed è stato ricavato<br />

provvisoriamente, in attesa di una sistemazione migliore, in un’area ospedaliera che, pur<br />

con i suoi limiti strutturali rendeva possibile un servizio essenziale.<br />

Notando la “nudità” dell’ambiente ho cercato di rendere gli stanzoni più accoglienti, incorniciando<br />

delle belle stampe da appendere alle pareti, ho portato un televisore che avevo in casa<br />

e acquistato uno nuovo in modo che i malati potessero trascorrere le ore di attesa e di cura con<br />

meno solitudine.<br />

Fuori del day hospital erano state messe delle panchine per permettere ai pazienti che lo desideravano,<br />

di rimanere all’aperto, ma il sole forte dell’estate o le giornate di pioggia impedivano<br />

questa possibilità; allora, con un’altra associazione abbiamo acquistato un tendone protettivo<br />

che si è rivelato subito utile. Nella vicinanza di alcune feste, come ad esempio Natale e<br />

Pasqua, con qualche dolce e delle bibite si “festeggiava” assieme ai giovani in cura creando un<br />

momento di condivisione e di serenità.<br />

✧<br />

Lettera inviata al direttore del Giornale di Vicenza il 17 dicembre 1992<br />

Egregio Direttore,<br />

in occasione della Giornata mondiale di lotta all’Aids, il Comitato di solidarietà e l’associazione<br />

“il Faro”con la partecipazione del Comune, dell’Ulss 8 e del Provveditorato agli <strong>Studi</strong>,<br />

hanno organizzato una serie di manifestazioni suddivise in quattro giornate a partire da<br />

sabato 28 novembre a martedì primo dicembre, il tutto pubblicizzato da una conferenza<br />

stampa in Comune e da un articolo sul suo giornale.<br />

Abbiamo scelto quattro giornate con interventi diversificati con l’intento di trasmettere<br />

un messaggio ben preciso alle varie fasce di cittadini, trattando il tema “Aids – Responsabilità<br />

individuale e collettiva nelle relazioni di convivenza civica”.<br />

Sabato 28, ore 17 – Tavola rotonda, tra i relatori il prof. De Lalla primario del malattie<br />

infettive. Scarsa partecipazione di pubblico, nulla quella dei politici, salvo la presenza della<br />

consigliera comunale Marina Cogato che ci è stata vicina in questo nostro impegno.<br />

Vicenza detiene da sempre il primato di sieropositivi, di malati e di morti di Aids. Le problematiche<br />

che scatena questa malattia sono molteplici, sia nel campo sanitario che psicolo-<br />

– 251 –


1992<br />

gico e di convivenza. Su questo assenteismo ci siamo posti molte domande brucianti: perché<br />

tante poltrone vuote? È indifferenza verso il problema? È pressapochismo e volontà di<br />

ignorare? È sfiducia generalizzata o accettazione passiva? Comunque sia la causa, la non partecipazione<br />

è preoccupante e in ceti casi vorrei dire anche offensiva. Certamente non c’è<br />

ancora nei cittadini la percezione di quanto sia facile morire per ignoranza!<br />

Domenica 29 – S. Messa, concelebrata da mons. Antonio Fioravanzo direttore della<br />

Caritas diocesana, da don Edoardo Dalla Riva, coordinatore di Casa Speranza e da don<br />

Mariano Ciesa, prete volontario impegnato nell’assistenza dei malati di Aids. Cerimonia<br />

toccante che ha visto l’incontro tra le famiglie colpite e i volontari, legati tra loro dal sentimento<br />

della condivisione. C’erano anche, graditissimi, alcuni malati.<br />

Dopo la messa c’è stato un piccolo rinfresco per permettere un affettuoso scambio di<br />

auguri per le vicine feste natalizie, con torte fatte dalle mamme e cioccolata calda<br />

Lunedì 30 – incontro costruttivo con gruppi che operano nel sociale. Martedì 1 dicembre,<br />

concerto di musica lirica e barocca. Serata intensa, ricca di emozioni spirituali, in cui<br />

gli artisti han saputo creare un magico ponte tra noi e i tanti giovani, ora in una “dimensione”<br />

dove certamente hanno trovato quelle risposte che noi ancora stiamo cercando.<br />

La sala dell’Auditorium Canneti non era straripante di pubblico; c’era la gradita presenza<br />

dell’assessore Quaresimin e un grande calore dimostrato dai presenti con fragorosi<br />

applausi e richieste di bis. Le molte persone che tutt’ora vivono nell’angoscia più profonda,<br />

hanno goduto una parentesi di serenità spirituale, di evasione fantastica, di pace interiore.<br />

Questo concerto è stato un’occasione apolitica e neutrale, in cui ci si poteva incontrare<br />

senza polemiche e strumentalizzazioni. Ma forse, proprio perché abbiamo come sempre,<br />

optato per una linea di rifiuto di gesti plateali, desiderando di interiorizzare il problema<br />

senza innestare controversie demagogiche e populiste, che la città non ha saputo captare il<br />

messaggio nella sua essenza. Però di questa scelta non ci rammarichiamo, confidando che la<br />

gente si abitui a pensare e a capire, oltre i soliti messaggi spesse volte a senso unico, imparando<br />

a leggere tre le righe. Tutto questo desideriamo far sapere anche al signor Sindaco.<br />

Desideriamo ringraziare veramente di cuore gli artisti: Alessandro Padoan (clavicembalo),<br />

Antonio Camponogara (pianoforte), Teresa Perdoncin (soprano) e Antonello Ceron<br />

(baritono), che, subitamente, con solidale disponibilità hanno accettato di dare il loro contributo<br />

gratuito per la riuscita di questo nostro impegno di sensibilizzazione alle problematiche<br />

dell’Aids. Un ringraziamento sentito al prof. Remo Schiavo, che con garbo e competenza<br />

ha illustrato la varie composizioni rendendole più facilmente accessibili anche ai meno<br />

esperti in tema musicale.<br />

Queste quattro giornate hanno dimostrato che lavorare insieme si può, è necessaria però<br />

una maggiore presenza e disponibilità da parte di chi ha poteri decisionali, presenza che non<br />

deve essere condizionata da ricatti di nessun genere.<br />

Sperando che il messaggio venga recepito nel giusto significato, porgiamo distinti saluti.<br />

O. Dalla Valle presidente Comitato di solidarietà, A. Serra vicepresidente Ass.“Il Faro”<br />

✧<br />

Aids – 1992 – A Vicenza 55 decessi – In Italia 3279<br />

– 252 –


1993<br />

1993<br />

Aids – 13 gennaio1993 – Ci ha lasciato Renato<br />

✧<br />

Il Giornale - 13 gennaio 1993<br />

Niente carcere per chi si droga<br />

Ieri il Consiglio dei ministri ha deciso di abolire le sanzioni<br />

penali per chi fa uso di sostanze stupefacenti<br />

✧<br />

Oggi, mentre riscrivo questi titoli, penso con indignazione alla sconsideratezza dei politici (di<br />

ieri e di oggi), di certi preti e dei responsabili di certe comunità, pervasi solo di ideologie che<br />

tanto male hanno causato a giovani e a famiglie.<br />

A noi genitori non piaceva certo il carcere, perché il carcere non ha mai guarito nessuno,<br />

ma in questo caso era stato posto come deterrente, per una scelta personale in alternativa alla<br />

cura in comunità. A volte la coercizione può rappresentare un male minore in confronto della<br />

vita di strada. Noi abbiamo sempre auspicato l’obbligatorietà della cura, condotta con professionalità,<br />

tenendo impegnati i tossicodipendenti con terapie, ma anche con lavori artigianali<br />

e/o con lo studio. Ma questo allo “Stato” costa troppo! Ora, nel 2009, vediamo i risultati.<br />

In tutti i giorni una moria di giovani e di persone innocenti!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 14 gennaio 1993<br />

Ora drogarsi non è più reato. Preludio alla liberalizzazione?<br />

I vicentini “addetti ai lavori” esprimono tutti pareri negativi<br />

“Non è così che si risolve il problema: non si possono buttare sulla strada<br />

persone che hanno bisogno di strutture, di centri di accoglienza. Siamo ancora lontani<br />

dal farci carico del problema del tossicodipendente e della sua famiglia”<br />

✧<br />

Il Giornale - 19 gennaio 1993<br />

Il fondatore della comunità di San Patrignano<br />

si dimette dal Consiglio nazionale contro gli stupefacenti<br />

<strong>Droga</strong>, Muccioli sbatte la porta<br />

“Il decreto travolge la legge Jervolino – Vassalli, non sarò complice del governo”<br />

✧<br />

Il Giornale - 24 gennaio 1993<br />

Le reazioni al provvedimento col quale il governo ha modificato la legge Jervolino – Vassalli<br />

<strong>Droga</strong>, il decreto piace a metà<br />

Non tutti sono d’accordo sulla depenalizzazione: c’è chi parla di manovra elettorale<br />

Don Ciotti: c’è troppa ambiguità – E si dimette dal Comitato nazionale<br />

– 253 –


1993<br />

Torino - <strong>Droga</strong> depenalizzata, il giorno dopo. Sul decreto varato dal governo, che modifica la legge<br />

Jervolino – Vassalli, sono fioriti i commenti. Certo è cambiato un piccolo ingranaggio del sistema,<br />

e c’è da immaginare che, anche nei meandri della malavita, si stia studiando la “nuova figura” dello<br />

spacciatore.<br />

<strong>Droga</strong>rsi non è più reato, la dose giornaliera si moltiplica per tre. (…)<br />

“ Si riapre - precisano i Verdi in un comunicato – lo spazio per un approccio terapeutico e pragmatico<br />

verso la riduzione del danno che l’assunzione di droga comporta”. (…)<br />

Da Torino , oltre che da Roma, un durissimo no del Movimento sociale, “Se Amato avesse una<br />

coscienza – si legge in una nota ufficiale – anziché svendersi in cambio dell’appoggio al suo governo<br />

da parte dei liberticidi Pannella e Taradash, farebbe meglio tornare sui propri passi pensando<br />

di più alla salvaguardia della vita di tanti giovani e un po’ meno alla stabilità della sua poltrona”.<br />

No al decreto e alle possibili speculazioni anche da Piera Piatti, fondatrice della Lenad (Lega nazionale<br />

antidroga): “Siamo tornati agli anni 70 – dice – quando don Ciotti, l’Arci, il Manifesto, le<br />

sinistre giovanili raccoglievano le firme per la liberalizzazione della droga”. “Gente che non si<br />

prende cura dei drogati ma si occupa di politica”, aggiunge Piera Piatti, insistendo sul concetto che<br />

“il decreto è il frutto di una speculazione elettorale”.<br />

✧<br />

Opinioni. Il nuovo decreto non tiene conto che ogni drogato è diverso dagli altri<br />

Tossicodipendenti dentro o fuori dal carcere?<br />

Dilemma impostato sulla disumanizzazione<br />

Un articolo di Augusto Bellomi, professore ordinario di criminologia<br />

all’università di Bologna<br />

Roma – <strong>Droga</strong>ti dentro o fuori dal carcere? Dilemma inconsistente, perché impostato sulla disumanizzazione:<br />

ogni uomo, per fortuna, è diverso dall’altro anche quando consuma sostanze stupefacenti<br />

smodatamente.<br />

Infatti il problema è complesso e si può tentare, di fronte all’uso e l’abuso di droghe, una grossolana<br />

distinzione, separando, ad esempio, i consumatori “ricreativi” di droghe dai tossicodipendenti<br />

“profondi”.<br />

Per i primi, i ricreativi, non esistono quei problemi di dipendenza di ordine psicologico che contrassegnano<br />

l’esistenza di molti giovani tossicomani veri.<br />

Il consumatore che ricorre alle droghe con motivazioni ricreative si conforma alle mode e a certi<br />

modelli culturali, mantenendo sempre sotto un controllo sufficiente e adeguato la sua condotta, così<br />

come può accadere al bevitore di alcoolici o al fumatore accanito.<br />

Quindi verso coloro che seguono le mode legate al consumo di droghe, vi può essere un atteggiamento<br />

repressivo, soprattutto quando per alimentare il loro vizio, costoro contribuiscono a sostenere<br />

le lucrose attività delle organizzazioni criminali dedite al traffico di stupefacenti.<br />

Per il tossicomane vero, profondo, che deve narcotizzare ansia, insicurezza, intolleranza alle frustrazioni,<br />

dovrebbe essere riservata attenzione e cura da parte di esperti veri ed attendibili in terapia delle<br />

tossicodipendenze. È verso la clientela dei giovani tossicomani veri, alla deriva, che cercano scampo<br />

in una sostanza (la droga) dispensata ormai ovunque, che deve essere data la possibilità di ritrovare<br />

quella identità intravista nell’adolescenza, ma mai realizzata.<br />

È evidente che è per costoro – incapaci per carenze famigliari, affettive, educative e per molti altri<br />

motivi, sia di edificare una personalità senza gravi abnormità che di percorrere regolarmente le tappe<br />

della socializzazione – che occorre predisporre prospettive terapeutiche non improvvisate, ma finalizzate<br />

a restituire il tossicomane a se stesso e soprattutto alla sua libertà individuale, perché, ingabbiarlo<br />

in “carcere” o in qualunque altra istituzione non risolve il suo problema esistenziale.<br />

Perciò, dopo diverse esperienze normative, è necessario, nella prospettiva del mutamento della legge<br />

sugli stupefacenti, verificare quanto è stato fatto nell’ambito della politica dei servizi e della assisten-<br />

– 254 –


1993<br />

za a favore dei tossicodipendenti.<br />

In questa prospettiva occorre chiedere e chiederci: quanti censimenti di istituzioni e di centro di diagnosi<br />

e cura per i tossicodipendenti esistono nel nostro Paese? Quali caratteristiche operative hanno?<br />

Chi controlla un’eventuale inflazione di trattamenti per i tossicodipendenti, esercitati per l’apparente<br />

benessere dell’uomo, ma senza scrupolo etico, senza impegno scientifico e senza rigore professionale?<br />

Quante ricerche, relativamente alle tossicodipendenze, sono state eseguite per seguire l’esito del<br />

trattamento dopo la permanenza in comunità o in altre strutture?<br />

Il tossicodipendente vero pone di fronte ai problemi tipici che si incontrano allorché si tenta di risolvere<br />

le questioni legate a patologie che sono individuali e sociali ad un tempo.<br />

Perciò vale la pena valutare bene quanto è accaduto, quanto è stato fatto, con realismo creativo, poi,<br />

dopo aver conosciuto per decidere, i custodi del meccanismo legislativo potranno promulgare anche<br />

nuove leggi, restando sempre ben consapevoli che le leggi da sole non possono risolvere i problemi<br />

sociali, soprattutto quelli connessi ad abuso di droghe.<br />

✧<br />

La Repubblica - gennaio 1993<br />

“È lo stress che spinge gli esseri umani al consumo di droghe”<br />

La tendenza dipenderebbe da un ormone ritrovato in misura maggiore nel sangue dei tossici<br />

La tesi di alcuni scienziati francesi - Articolo di Arnaldo D’Amico<br />

Roma – C’è un’anomalia, una malattia, forse addirittura una tara ereditaria che porta alcuni individui<br />

a drogarsi? Il dubbio, nato dai risultati contradditori di alcune indagini, ha acceso un intenso<br />

dibattito, non solo scientifico. Ma una ricerca mirata a misurare le basi biologiche della tossicodipendenza<br />

ha scoperto il contrario. I medici dell’Inserm, l’istituto statale francese di ricerche mediche,<br />

ha appurato che è lo stress, il cui livello è stato misurato con metodi biochimici, a portare verso<br />

il consumo di droga.<br />

Obiettivo finale della ricerca dell’Inserm, che ancora continua, era quello di mettere a punto nuove<br />

strategie terapeutiche e farmaci finalmente efficaci per aiutare in drogato a liberarsi dalla dipendenza<br />

verso lo stupefacente. Ma, per far ciò, bisognava prima scoprire quale elemento di un organismo<br />

di un tossicodipendente, o quale sostanza in circolazione nel suo sangue, fosse alterata in modo<br />

significativo rispetto agli altri.<br />

Il minuzioso lavoro di misura con centinaia di tipi di test ha dimostrato che c’è una sostanza contenuta<br />

in quantità maggiore nel sangue dei tossicodipendenti. Si tratta dell’ormone corticosterone.<br />

È noto da alcuni decenni e la sua missione nell’organismo è conosciuta nei minimi particolari. Il corticosterone<br />

viene prodotto e immesso nel sangue quando l’uomo si sente minacciato. Serve per preparare<br />

il corpo a reagire al pericolo: mobilita dalle riserve lo zucchero e lo mette a disposizione dei<br />

muscoli facendolo affluire nel sangue, potenzia tutti i meccanismi di produzione dell’energia e allerta<br />

il cervello. Il complesso di queste e tante altre ancora modifiche a cui va incontro il corpo di fronte<br />

ad una minaccia è stato riassunto dagli scienziati nel termine “stress”.<br />

Un livello più alto di corticosterone nel sangue svela quindi che questi soggetti vivono uno stress<br />

maggiore degli altri. E addirittura è possibile quantificare anche la sua intensità a base al livello più<br />

o meno alto di ormone nel sangue.<br />

I ricercatori dell’Insem fanno presente che l’intensità dello stress dipende sia dalla minaccia in sé e<br />

sia dalla capacità psicologica che ha l’individuo di affrontarla. Persone che non hanno un buon livello<br />

di maturità avvertono un certo pericolo in modo molto minaccioso di altre che invece sentono di<br />

possedere gli strumenti per combatterlo.<br />

Il risultato è stato ottenuto attraverso esperimenti su animali, i topi, in cui i meccanismi dello stress<br />

sono praticamente identici a quelli dell’uomo. I topi avevano la possibilità di autosomministrarsi<br />

delle anfetamine. Ma topi differenti nella loro risposta alle condizioni stressanti hanno reagito in<br />

modo diverso anche nella ricerca della droga, manifestando tutti i comportamenti intermedi che<br />

– 255 –


1993<br />

vanno dall’indifferenza totale sino a dedicare tutto il loro tempo all’auto somministrazione della<br />

droga senza avvertire lo stimolo sessuale né preoccuparsi di mangiare. Dopo pochi giorni morivano.<br />

La correlazione tra intensità della reazione di stress e predisposizione alla tossicodipendenza è così<br />

forte, secondo i ricercatori dell’Inserm, che in una popolazione di topi è possibile prevedere, in funzione<br />

della quantità di corticosterone emessa nella situazione stressante, la loro reazione di fronte alla<br />

possibilità di prendere lo stupefacente: un topo poco sensibile al pericolo non si droga, mentre quello<br />

“vulnerabile” diventerà tossicomane.<br />

Come testimoniano questi due ultimi articoli ricopiati per intero e così simili nelle loro conclusioni,<br />

lo Stato con le sue leggi ballerine e schizofreniche, dettate esclusivamente da dannose ideologie<br />

e interessi politici, è ben lontano dalla volontà di porre freni al dilagare delle droghe, e<br />

nell’arco di più di quarant’anni anni, persevera ottusamente e caparbiamente nei suoi errori.<br />

✧<br />

Aids – 3 febbraio 1993 – Ci ha lasciato Fiorella<br />

✧<br />

Aids – 4 febbraio 1993 – Ci ha lasciato Mariagrazia<br />

✧<br />

Aids – 9 febbraio 1993 – Ci ha lasciato Gaetano<br />

✧<br />

Aids – 15 febbraio 1993 – Ci ha lasciato Lodovico<br />

✧<br />

Aids – 17 febbraio 1993 – Ci ha lasciato Walter<br />

✧<br />

Aids – 18 febbraio - Ci ha lasciato Stefano<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 febbraio 1993<br />

A Vicenza è sempre emergenza droga<br />

”Affrontiamola a casa e in classe”<br />

Magistratura e forze dell’ordine continuano a scoprire vasti traffici di eroina e cocaina,<br />

ma aggiungendo nel conto anche hashish ed “ecstasy” il traffico diventa<br />

ben più di una questione di repressione per assumere i connotati di piaga sociale<br />

✧<br />

Aids – 25 febbraio 1993 – Ci ha lasciato Fabio<br />

✧<br />

Aids – 5 marzo 1993 – Ci ha lasciato Giovanni<br />

✧<br />

Aids – 20 marzo 1993 – Ci ha lasciato Sergio<br />

✧<br />

Aids – 27 marzo 1993 – Ci ha lasciato Marina<br />

✧<br />

Aids – 29 marzo 1993 – Ci hanno lasciato Pasquale e Antonia<br />

– 256 –


1993<br />

Vicenza - 29 marzo 1993 - Lettera inviata al sindaco di Vicenza dott. Achille Variati e per<br />

conoscenza alla stampa cittadina in occasione della conferenza dei sindaci dell’Ulss 8.<br />

Signor Sindaco,<br />

sono trascorsi nove lunghi anni da quando abbiamo avuto il primo decesso per Aids a<br />

Vicenza. Da allora di morti ne abbiamo contati più di 150, innumerevoli sono i malati.<br />

Il dramma che colpisce le famiglie tanto duramente è nell’80 per cento dei casi, conseguenza<br />

inevitabile di comportamenti a rischio, come la tossicodipendenza, almeno per<br />

quanto riguarda il periodo antecedente il 1984.<br />

Non desidero soffermarmi su sofferenze e difficoltà finora sopportate dalla maggior<br />

parte delle famiglie, ma desidero far presente che è ormai tempo che tutti facciano la loro<br />

parte: ISTITUZIONI PUBBLICHE in testa. Ci sono giovani che escono dal carcere e, rifiutati<br />

dalla famiglia, non trovano asilo nemmeno all’albergo cittadino! Quasi sempre sono<br />

portatori di Hiv con già sintomi di infezioni opportunistiche. Altro grave problema, è<br />

dato dalla difficoltà che incontrano alcuni malati provenienti da paesi della provincia, per<br />

recarsi regolarmente al malattie infettive per le cure necessarie.<br />

Oggi in Comune si svolgerà la conferenza dei sindaci aderenti all’ULSS n.8, la prego<br />

pertanto di far presente ai suoi colleghi ivi riuniti e successivamente a quelli appartenenti<br />

alle altre ULSS del vicentino, di provvedere con solerzia a queste necessità organizzandosi<br />

per dare una pronta accoglienza ai tossicodipendenti in grave difficoltà e l’assistenza<br />

di routine per quei malati che abbisognano di cure quotidiane e assidui controlli<br />

medici. Tanto mi preme far sapere, essendo a conoscenza di numerosi casi vorrei dire<br />

emblematici; tengo a precisare che non intendo esimermi a dare un contributo attivo<br />

anche da parte del Comitato che io presiedo.<br />

Distinti saluti, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Aids – 8 aprile 1993 – Ci ha lasciato Gilberto<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 14 aprile 1993<br />

Ne discuteranno stasera medici e magistrati in una tavola rotonda<br />

S. Pio X affollato di tossici. Colpa della legge antidroga?<br />

E intanto sono sempre poche la strutture alternative al carcere<br />

✧<br />

Lettera inviata a il Giornale di Vicenza in occasione del referendum abrogativo di alcuni articoli<br />

della legge 162 sulla droga e pubblicata il 16 aprile 1993<br />

Egregio Direttore,<br />

ho letto sul giornale di Vicenza di oggi 15 Aprile 1993 il resoconto della conferenza stampa<br />

organizzata dal partito dei Verdi e che riuniva esclusivamente i partiti e le associazioni<br />

antiproibizioniste vicentine. In detto articolo ci sono più inesattezze, ma desidero correggere<br />

quella più attinente al referendum di domenica 18 Aprile, dove il rappresentante<br />

di Rifondazione Comunista Veller, sostiene che più del 50% della popolazione carceraria,<br />

è detenuta per problemi di droga. Questo è falso! risulta dagli operatori della tossicodipendenza<br />

e dai mezzi di informazione stampa e TV che la percentuale è del 33% circa;<br />

– 257 –


1993<br />

15.000 risultano i carcerati per droga, 1000 dei quali sono tossicodipendenti che, dopo<br />

le prescritte convocazioni dei prefetti secondo la legge Jervolino Vassalli, hanno rifiutato<br />

ogni sorta di aiuto terapeutico; i rimanenti 14.000 sono reclusi per reati vari quali: furti,<br />

rapine, spaccio, ecc... reati punibili dal codice penale come succede per ogni cittadino<br />

anche non drogato che infrange la legge.<br />

Noi famiglie, composte non solo da “madri coraggio”, ma da padri, fratelli, sorelle,<br />

coniugi, figli, che viviamo 24 ore su 24 il dramma della droga, desideriamo mettere in<br />

guardia i cittadini tutti e più ancora le famiglie con figli, sulla responsabilità che ognuno<br />

si assume con il voto .<br />

Nell’intento di aiutare l’elettorato, desideriamo spiegare perché tutti noi diciamo NO<br />

a questo referendum.<br />

1 - Perché la legge Jervolino Vassalli è stata voluta da noi genitori dopo anni e anni di lotta.<br />

2 - Perché non prevede il carcere per chi detiene droga per uso personale.<br />

3- Perché il tossicodipendente che commette reati punibili con la reclusione non superiore<br />

ai quattro anni, può chiedere come alternativa al carcere la cura riabilitativa presso<br />

strutture di recupero e, al termine della stessa, se entro i cinque anni non avrà commesso<br />

altri reati, si vedrà cancellati quelli inerenti al suo precedente stato di tossicodipendenza.<br />

4 - Perché è immorale che uno Stato civile tolleri la distruzione morale e fisica di tanti giovani<br />

schiavizzati da sostanze stupefacenti.<br />

5 - Perché bisogna rompere il legame perverso tra spacciatore vero e proprio e piccolo<br />

spacciatore che opera su provvigione, differenziando le pene tra i due livelli.<br />

6 - Perché togliere la punibilità con il carcere è togliere un certo deterrente ad azioni illegali<br />

e aprire la possibilità ad un maggiore piccolo spaccio (come con la precedente legge<br />

685/75, che ha fatto di molti tossicodipendenti dei piccoli spacciatori e aperto le porte<br />

del carcere a molti di loro).<br />

7 - Perché è una menzogna che la nuova legge abbia portato in carcere più tossici; sono<br />

questi purtroppo che sono sempre più numerosi e quindi la percentuale rimane alta.<br />

8 – Perché non è spiegabile il dover ricorrere ad un referendum, tra l’altro molto confuso,<br />

anziché procedere ad una revisione di talune parti di una legge che ancora non ha<br />

visto applicati gli articoli migliori (come la legge 180 sui malati mentali).<br />

9 - Perché, se il vero problema è il carcere, si devono attivare quelle norme che prevedono<br />

la separazione dei tossicodipendenti reclusi dagli altri carcerati per reati comuni,<br />

aprendo una sezione apposita e prestando la prima assistenza mirata.<br />

10 - Perché “educare e non punire” vuol dire aprire la porta al permissivismo e non<br />

responsabilizzare i giovani che, come cittadini hanno diritti e doveri e tra l’altro devono<br />

imparare a rispettare se stessi e gli altri. Privilegiare il tossicodipendente vuol dire<br />

accettare la sua “diversità” come fatto normale, incoraggiarlo nella stessa e non stimolarlo<br />

ad una autocritica positiva.<br />

Per ultimo diciamo che noi siamo convinti che questo referendum è un inganno perpetrato<br />

dagli antiproibizionisti che subdolamente con accenti pietistici verso i drogati,<br />

– 258 –


1993<br />

vogliono vincere questa battaglia che da anni sfugge loro di mano.<br />

Senz’altro se vinceranno i SI, questo sarà il primo passo verso la legalizzazione.<br />

Per il Comitato di Solidarietà, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Aids – 21 aprile 1993 – Ci ha lasciato Francesco<br />

✧<br />

17 maggio 1993 - Riporto un interessante articolo di Gustavo Pietropolli Charmet,<br />

specialista in psichiatria, docente di psicologia dinamica dell’Università di Milano:<br />

I messaggi della mente<br />

I ragazzi e le trappole della droga<br />

Vagano per le strade della città tossicodipendenti ormai inveterati portatori delle stigmate della<br />

loro dipendenza dalla droga. È molto maggiore, però, il numero di giovani che fanno uso di droghe<br />

pesanti e che non sono affatto riconoscibili dal loro comportamento sociale.<br />

Col passare del tempo si abbassa sempre più l’età nella quale i giovani vengono a contatto con la<br />

droga; si calcola che sia elevatissima la percentuale di adolescenti che consumano saltuariamente droghe<br />

leggere.<br />

Tutti gli studi condotti per identificare le possibili cause della scelta del comportamento tossicofilo<br />

convergono, infatti, verso l’individuazione che è statisticamente molto significativo. È essere adolescenti<br />

il principale fattore di rischio.<br />

I motivi sono molteplici; la tendenza al rischio, lo spirito d’avventura, la complicità e l’istigazione<br />

del gruppo, l’offerta suadente delle sostanze, la forte tendenza trasgressiva, sono tutte componenti<br />

fisiologiche dell’adolescenza che favoriscono la curiosità o la passività nei confronti della droga. Bisogna,<br />

però, tenere presente che di tutti gli adolescenti che entrano in contatto con la droga solo pochi<br />

ne rimangono prigionieri.<br />

La nascita di un nuovo tossicodipendente è segnata da una costellazione di eventi, ma ve né uno che<br />

segna il confine fra la possibilità di conservare il controllo e divenire schiavo. Se l’adolescente che si<br />

imbatte nella droga ne ricava l’impressione di essere guarito, il rischio è elevatissimo. Non è l’esperienza<br />

stupefacente, il sentirsi trasformati, l’estasi, la radicale diversità del funzionamento mentale<br />

rispetto agli stati già sperimentati che decretano la nascita di un nuovo giovanissimo tossicodipendente.<br />

Al contrario; è il risentirsi finalmente se stessi, di nuovo lucidi e socievoli, padroni della mente<br />

e del corpo che apre la strada al consumo di droghe.<br />

La droga è in grado di risolvere la malinconia, l’apatia, la noia, la confusione; per questo è pericolosissima<br />

proprio per gli adolescenti che ne soffrono maggiormente. Per loro è una cura che guarisce<br />

dalle malattie dell’adolescenza fallita. Questo è il motivo principale che deve costringere la cultura<br />

degli adulti a riorganizzare la prevenzione del disagio adolescenziale; se nulla di serio verrà fatto gli<br />

spacciatori di droga e illusioni mortifere mieteranno sempre nuove vittime, poiché fanno una proposta<br />

che non si può rifiutare; offrono la possibilità a chi ne ha un profondo bisogno di stare subito<br />

meglio. La scuola e la famiglia non hanno questo potere; hanno però il potere di intervenire prima<br />

che un adolescente decida di curarsi da solo, illudendosi di guarire, ammalandosi in realtà di una<br />

malattia ancora peggiore.<br />

✧<br />

Il Giornale - 20 aprile 1993: Referendum<br />

Torna la “modica quantità”, niente carcere per i drogati: canta vittoria Taradash<br />

“Trascinati” nel sì alla droga<br />

Vince di poca misura l’antiproibizionismo<br />

I poliziotti: il numero degli spacciatori si moltiplicherà<br />

– 259 –


1993<br />

25 aprile 1993 – Ci ha lasciato Mariagrazia<br />

✧<br />

Il Giornale - 29 aprile 1993<br />

Un convegno a Milano denuncia la grave insufficienza delle strutture<br />

Aids, l’Italia non ha più difese<br />

Dai duemila casi del 1988 ai sedicimila di oggi – Molti i drogati<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 12 maggio 1993<br />

Trova la morte a Padova dopo essersi iniettato dell’eroina “letale”<br />

Stroncato da overdose<br />

✧<br />

Il Giornale - 13 giugno 1993<br />

A due mesi dal referendum che ha abrogato norme essenziali della Jervolino – Vassalli<br />

Spacciatori e “tossici” hanno rialzato la cresta<br />

<strong>Droga</strong>, è di nuovo sfascio<br />

Nelle nostre città il “commercio” ora prospera con sfrontatezza - Troppi spacciano, si drogano,<br />

muoiono di fronte a tutti – Aumentano scippi e furti - E la polizia? È praticamente impotente -<br />

Grido di dolore di don Chino Pezzoli, direttore di comunità di recupero<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 25 giugno 1993<br />

Il ministro Contri e Giuliano Amato concordi sull’analisi del fenomeno e sui rimedi da attuare<br />

Combattere tutti gli egoismi - Contro la droga<br />

Inaugurata ieri a Palermo la prima Conferenza per una analisi del preoccupante fenomeno<br />

Presentato un “libro bianco” sugli stupefacenti:<br />

un giro di affari di 4.500 miliardi di gestito dalla mafia<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 25 giugno 1993<br />

Una giornata contro la tossicodipendenza<br />

Le associazioni vicentine raccontano la loro storia<br />

Un’occasione per riflettere sulle migliaia di vite perdute o ancora in grave pericolo<br />

Domani, sabato 26 giugno, si celebra la giornata mondiale contro la droga. Un’occasione per riflettere,<br />

una volta di più, sulle migliaia di vite distrutte e sugli incalcolabili danni prodotti dalle sostanze<br />

stupefacenti su giovani, famiglie, scuola e lavoro, sull’intera società. Le associazioni che a<br />

Vicenza combattono contro la tossicodipendenza con programmi educativi o a livello di recupero<br />

hanno chiesto ai giornali, alle radio e alle TV vicentine d’intesa con il Comune – di presentarsi e di<br />

fare il punto su questa guerra ancora aperta e che la città non intende a perdere. Per la giornata la<br />

prefettura ha anche pubblicato un primo “censimento” di dati e strutture, utili a tutti coloro che<br />

sulla lotta alla droga vogliono sapere di più.<br />

Nella pagina che il Giornale di Vicenza ha dedicato alle associazioni, si raccontano: l’associazione genitori<br />

“Il Faro”. La comunità “S.Gaetano”(operante dalla fine anni settanta, dapprima circoscritta alla<br />

Valle dell’Agno si è gradualmente estesa alla Valle del Leogra, alla città comprensorio di Vicenza. Attualmente<br />

ospita 110 ragazzi in forma residenziale nelle sedi di Recoaro, Valle del Pasubio, Schio) – La Cooperativa<br />

“Nuova Vita”( nasce intorno agli anni 80 come famiglia aperta, subendo nel tempo varie trasformazioni<br />

che la portano anche attraverso la fase del volontariato a qualificare meglio le sue caratteri-<br />

– 260 –


1993<br />

stiche e il tipo di intervento). – “La Fenice”(progetto di intervento territoriale che aiuta non soltanto i tossici<br />

ma anche la famiglie). “Il Mosaico”(nella comunità S. Stefano).<br />

Da venti mamme disperate un primo segno di speranza<br />

Intervista<br />

La droga compare a Vicenza nel 1968-69, sottovalutata nella sua pericolosità.<br />

Il Comitato di Solidarietà trae le sue origini dal “ gruppo mamme “ nato nel 1976 dalla disperazione<br />

di tante famiglie lasciate sole a gestire il dramma di un figlio drogato: allora non esisteva nessun<br />

punto di riferimento pubblico e/o privato di sostegno e di aiuto.<br />

Per sette anni queste venti mamme, che avevano trovato il coraggio di uscire allo scoperto pur di salvare<br />

un figlio, si sono battute con la sola forza della disperazione, senza appoggi politici, contro l’indifferenza<br />

spesso umiliante ed offensiva dei responsabili gli enti pubblici.<br />

Nel contempo prendevano contatti e visitavano le poche Comunità di Recupero allora esistenti in Italia<br />

alla ricerca di un posto per i loro figli, trovando sempre “il tutto esaurito” o lunghe liste di attesa.<br />

Nel 1981-82-83 il problema DROGA esplose con violenza, anche per l’aumento di epatiti virali, di<br />

decessi da overdose e di micro - delinquenza, scuotendo, dopo una decennale inerzia, quei responsabili<br />

che dovevano finalmente trovare delle soluzioni al problema. E subito insorsero forti divergenze;<br />

il gruppo delle madri, proponeva per la cura e il ricupero di tanti giovani drogati, metodologie già da<br />

anni ben collaudate (ad esempio come il metodo Ceis di Verona) e da loro conosciute; vennero invece<br />

affidati incarichi e promosse nomine con sovvenzioni e/o convenzioni pubbliche, a persone, nella<br />

maggioranza dei casi, prive di esperienza e competenza. Eppure si doveva “lavorare” sulla psiche di<br />

giovani, fortemente condizionata e alterata dalla droga; questo avrebbe richiesto, oltre a forti motivazioni<br />

umane, una chiara professionalità e competenza, trattandosi di un lavoro personalizzato di<br />

cesello e perciò stressante e di grande responsabilità. I controlli non sono mai esistiti per mancanza di<br />

esperti atti allo scopo e liberi da condizionamenti.<br />

Nello scontro fra il “gruppo mamme” e i suddetti responsabili, prevalse la legge del più forte; quelle<br />

venti madri vennero isolate e fortemente contestate: le loro denunce pubbliche furono sempre giudicate<br />

come polemiche inutili e non come verità facilmente controllabili. Così stando le cose, quelle<br />

madri, disperate e tanto scomode, vennero abilmente isolate.<br />

Pochi giovani drogati di allora sono sopravvissuti. Gli altri, rivivono soltanto nel ricordo delle madri.<br />

Con buona pace di tante coscienze ben corazzate e di corta memoria.<br />

Se quelle mamme sono state isolate, come mai il Comitato non si è sciolto?<br />

Nel 1983 subentrarono forze nuove e nacque legalmente il “Comitato di Solidarietà con le Famiglie<br />

di Tossicodipendenti” che si dette uno statuto e venne riconosciuto dal Comune e più tardi dalla<br />

Regione.<br />

Tra gli scopi dell’ associazione è primario l’impegno di: “Lotta alla domanda e all’offerta di droga e di<br />

sostanze stupefacenti in genere - nella convinzione che tale lotta vada sostenuta affrontandone anzitutto<br />

le cause di fondo, individuabili nel disagio soggettivo e sociale vissuto dalle giovani generazioni.<br />

Intende quindi dar vita, con il concorso di tutti, ad una corretta impostazione, anche culturale,<br />

del problema delle tossicodipendenze, considerato non soltanto come un fenomeno da circoscrivere<br />

e soltanto curare, quanto come una problematica che interroga tutti e chiede di rendere più vivibile<br />

la nostra società”.<br />

Mi sembra che, in parole povere il vostro sia anche un impegno di prevenzione al disagio giovanile<br />

Sì, e per far questo da sempre cerchiamo di sensibilizzare i cittadini in special modo i genitori, poi il<br />

mondo della scuola, del lavoro, i gruppi impegnati nel campo dell’emarginazione, gli organi di informazione,<br />

le forze dell’ordine, la magistratura, il sistema carcerario, Comune Ulss e Chiesa; in poche<br />

parole le “forze del territorio”. Io stessa ho partecipato a più incontri con giovani e insegnanti trattando<br />

appunto questo problema.<br />

Quando dei genitori vengono a chiedervi aiuto, come vi comportate ?<br />

– 261 –


1993<br />

Primo compito nostro è quello della solidarietà verso persone che in qualche modo sono state colpite<br />

dalla droga, offrendo loro la nostra esperienza, suggerimenti, consigli, e proponendo interventi<br />

mirati. Naturalmente non è diminuita in noi la carica combattiva, lottiamo per la vita dei nostri figli<br />

e questo è un nostro sacro diritto.<br />

Con questa vostra impostazione di lavoro siete riusciti ad ottenere dei risultati?<br />

Direi proprio di si, tutto ci è costato anni di impegno costante, però le nostre pressioni presso gli enti<br />

preposti hanno contribuito ad esempio a far nascere il <strong>Centro</strong> Diurno per tossicodipendenti gestito<br />

dall’Ulss, centro che lavora con serietà e professionalità. Abbiamo stimolato Comune e Ulss per la<br />

realizzazione di una comunità femminile che ancora mancava, agevolando un incontro con don Pierino<br />

Gelmini fondatore della comunità “Incontro “ che poi si è fatto carico della gestione ; un paio<br />

di anni fa, questa struttura è diventata realtà e si trova a Valproto di Quinto Vicentino.<br />

Fino ad ora abbiamo parlato di tossicodipendenza, quali modifiche ha portato l’Aids in voi genitori?<br />

Nel 1984 con l’evento dell’Aids, il Comitato si è trovato davanti ad una nuova e ancora più terribile<br />

situazione. Sono stati anni molto impegnativi per noi, i mezzi d’informazione trasmettevano notizie<br />

allarmistiche e terrificanti; il Comitato con l’ appoggio di Comune e Ulss promosse una campagna<br />

informativa a livello pubblico (un’assemblea aperta alla cittadinanza sui problemi dell’Aids, lettere<br />

alla stampa, opuscoli informativi e incontri vari). Non tralasciammo nessuna strada che ci potesse portare<br />

ad un punto d’arrivo concreto; abbiamo sollecitato interventi presso enti pubblici cittadini, regionali<br />

e statali allo scopo di rendere meno disperato e più dignitoso il vivere quotidiano dei malati e<br />

delle loro famiglie. Nel 1988, in collaborazione con la struttura ospedaliera è stato possibile organizzare<br />

un volontariato al letto del malato e aperto ai bisogni esterni; a tutt’oggi più di 80 sono stati i<br />

nostri assistiti, e di ognuno, è rimasto vivo in noi il ricordo. Molti di loro sono morti con la mano<br />

nella mano della volontaria, mentre ancor oggi in più strutture ospedaliere le madri vedono morire<br />

i loro figli attraverso un vetro.<br />

Vicenza è la città del Veneto che conta il più alto numero di siero-positivi, di malati, di decessi, più volte<br />

le cronache hanno segnalato casi di malati senza assistenza. Il Comitato è a conoscenza di questo?<br />

In questa nostra opera di volontariato abbiamo constatato la disastrata situazione sociale di più malati<br />

costretti a rimanere ricoverati all’ospedale perché privi di assistenza e di una casa. Cercare una soluzione<br />

a questo problema è stato tra tutti i nostri impegni quello più pressante. Abbiamo pensato ad<br />

una struttura di accoglienza residenziale per malati terminali e abbiamo ripetutamente e insistentemente<br />

contattato: Comune, Ulss 8, Prefettura, Provincia, Regione, il Ministro della Sanità e il Vescovo<br />

mons. Nonis il quale dall’alto del suo ministero ha contribuito alla realizzazione di tale struttura:<br />

è nata così Casa Speranza. Nel 1990 abbiamo modificato la nostra denominazione in: Comitato di<br />

Solidarietà con la Famiglie dei tossicodipendenti e dei Malati di Aids, che definisce in modo più completo<br />

la nostra specifica attività.<br />

Mi sembra che siate riusciti ad avere un’ altra realtà di ricupero<br />

Sì, ultima nostra fatica in ordine di tempo, è “La Fenice”, centro terapeutico diurno territoriale che<br />

ospitiamo nei locali del Comitato. Anche per “La Fenice”, abbiamo avuto laboriose contrattazioni con<br />

Comune, Ulss, Prefettura, Regione e Ministero agli Interventi Sociali; suo obbiettivo primario l’intervento<br />

sul territorio con la prevenzione, l’informazione, la cura.<br />

In conclusione mi pare che il vostro impegno sia stato costante e proficuo<br />

Il giudizio non spetta a noi, è però certo che a volte il peso del nostro impegno ci sembra insopportabile;<br />

nel campo della tossicodipendenza ci conforta il fatto che alcuni giovani si sono salvati; per<br />

quanto riguarda l’Aids, è sempre un peso che ci portiamo nel cuore.<br />

– 262 –


1993<br />

Il Giornale - 26 giugno 1993<br />

Giornata mondiale di lotta alla droga<br />

Un articolo di Beppe Gualazzini<br />

(…) Mentre il problema precipita agli albori, con l’impossibilità di arginare lo spaccio capillare, la<br />

riaggregazione nelle piazze dei drogati (non più in alcun modo redarguiti e, anzi, incoraggiati con<br />

l’assistenza di provvidenziali “unità di strada che distribuiscono stringhe e preservativi”, mentre l’onda<br />

del referendum sparge tra i drammi familiari la nuova liceità a drogarsi, anche in nome della<br />

decantatissima “riduzione del danno” (cioè della scelta di far resistere comunque il drogato anche a<br />

costo di mantenerne il vizio), ecco tra chi deve decidere e agire la confusione delle lingue.<br />

Confusione d’intenti. In quanto alle idee, più che confusione è mancanza assoluta. Si affronta l’emergenza<br />

con schieramenti antiproibizionisti e proibizioni che avevano già fatto il loro tempo prima<br />

del referendum. Figuriamoci oggi in questo profondo vuoto legislativo dove non solo si può detenere<br />

droga, ma non c’è limite alla quantità. Non solo non c’è come non c’era di fatto prima, punibilità.<br />

Ma c’è il premio: il drogato pericoloso per se e per gli altri “non è – dicono innovatori, che in<br />

realtà tornano a pericolose radici anni settanta – chi si droga, ma chi poveretto è oggettivamente<br />

incapace di sopravvivere senza droga”. E allora, diamogliela. (…)<br />

La Garavaglia avverte: ”Il rapporto tra istituzioni pubbliche (a partire dai servizi Sert di recente istituzione)<br />

e le iniziative di volontariato o sono alla pari, o trasformano in drogato in uno strumento<br />

per combattere battaglie ideologiche sulla sua pelle”. L’avviso arriva tardi. C’è sorda e crescente una<br />

guerra tra pubblico e privato. Si profila uno strapotere delle unità sanitarie alle quali si vorrebbe<br />

lasciare il pieno arbitrio.<br />

Intanto, volontari contro volontari: ieri le associazioni del Muvlad presiedute da Muccioli e il gruppo<br />

antidroga di oltre cento parlamentari con un secco comunicato hanno negato di essere per la liberalizzazione,<br />

difendendosi da una minoranza di altri volontari, comunità d’accoglienza in testa (don<br />

Ciotti), che chiedono legalizzazioni urgenti per hashish e marijuana. (,,,)<br />

Invano volontari cattolici di spicco come don Chino Pezzoli avvertono che “va a farsi benedire la<br />

solidarietà cattolica, respinta da quella radicale che tollera e conserva le devianze con strategie di<br />

mantenimento e liberalizzazione, mentre la diga del pensiero individualista è rotta e sta spazzando<br />

via tutto: esperienza, iniziative fatte e sofferte, le lente e valide conquiste delle Comunità”. Il carro<br />

cattolico è quello più scandalosamente trainato da cavalli opposti. (…)<br />

È scioccante il rapporto del sociologo di Pino Arlacchi, che ha drasticamente ridotto di dieci, venti<br />

volte il presunto guadagno delle mafie col traffico di droga, segno che gli immani introiti che danno<br />

tanta forza ai mafiosi giungono allora per il 90 per cento da altre vie e, quindi, la droga libera li scalferebbe<br />

di poco.<br />

La realtà spaventosa emersa da questa conferenza è che, davanti a forze così divise, dilaniate, deboli,<br />

il fenomeno droga non può che ingigantire. Col suo carico di disperazione e lutti.<br />

✧<br />

Aids – 28 giugno 1993 – Ci ha lasciato Alberto<br />

Alberto e mio figlio Roberto, si erano conosciuti alle medie inferiori dell’obbligo. Sul finire dell’ultimo<br />

anno, con molti di quei compagni avevano formato un gruppo (ora si dice branco) e,<br />

nei loro incontri, avevano iniziato a fumare, passandosi l’un l’altro, qualche spinello.<br />

Questo è stato per quasi tutti il primo passo verso esperienze di droghe che, per pochi, si<br />

è risolto dopo anni di faticoso e travagliato recupero, per molti, solo con la morte.<br />

Alberto, dalla tossicodipendenza ne era uscito; non così dall’Hiv.<br />

Era un giovane esuberante, biondo con gli occhi azzurri espressivi e sorridenti. Negli<br />

ultimi tempi della sua vita, sentendo forse il bisogno di esternare l’angoscia che lo oppri-<br />

– 263 –


1993<br />

meva, mi faceva partecipe dei suoi timori per un futuro che gli sfuggiva. Si era sposato giovanissimo<br />

e aveva un figlio in età scolare; era consapevole che in breve tempo, questo bambino<br />

sarebbe rimasto orfano d’entrambi i genitori. Io facevo del mio meglio per aiutarlo<br />

e infondergli coraggio e speranza.<br />

Nella primavera del ’92 aveva fatto parte del gruppetto dei sei giovani che si erano recati<br />

a Lourdes e ne era tornato rincuorato e pieno di progetti. Il contatto con tanta e variegata<br />

sofferenza vissuta con accettazione e rassegnazione, lo aveva impressionato in modo<br />

positivo. Aveva respirato quell’atmosfera particolare, fatta di aspettative nuove e, impercettibilmente,<br />

gli era penetrata nel cuore creandogli un tumulto di sensazioni. Avvicinato<br />

da un giovane religioso che seppe capirlo e conquistarne la fiducia, aveva partecipato alle<br />

varie celebrazioni comunitarie riaccostandosi ai sacramenti da anni tralasciati. Aveva ricevuto<br />

in dono un crocifisso legato ad un cordoncino che portava al collo e al ritorno, lo<br />

mostrava ai suoi amici con orgoglio, come una conquista.<br />

Per un certo periodo volle dare il suo contributo come volontario, nell’ambito del<br />

comitato, portando una ventata di allegria. Una mattina, mentre mi stava di fronte ritto<br />

in piedi, posando le mani sul tavolo, si protese verso di me e, guardandomi intensamente<br />

disse: ” quando morirò, voglio che al mio funerale le macchine si fermino e il traffico<br />

sia bloccato”. Non volli cogliere il significato angoscioso di quelle parole, e sdrammatizzando<br />

gli risposi: ”Non ti sembra di esagerare? Una volta poteva anche succedere, ma ora<br />

non più - “al mio funerale succederà, perché dentro a quella bara ci sarò io“.<br />

Alberto se n’è andato in un assolato giorno d’estate.<br />

Durante la messa, stranamente, un uccellino volava all’interno della chiesa e i presenti<br />

seguivano il suo volteggiare che alleggeriva un po’ la tristezza del momento.<br />

Terminata la cerimonia, per un disguido, il carro funebre si stava avviando verso un<br />

piccolo cimitero di periferia e non quello cittadino. Dopo telefonate febbrili, il problema<br />

si risolse, ma la sepoltura venne rimandata al mattino successivo.<br />

Uscita dalla chiesa, mi si è presentato il piazzale antistante e le stradine vicine, gremite<br />

di auto; erano bloccate perché molte persone si erano soffermate in attesa di una soluzione.<br />

Immediatamente ricordai le parole di Alberto e volli farne partecipi i presenti, che<br />

sorridendo, applaudirono all’ultima “trovata” dell’amico.<br />

Il mattino successivo, quando la salma è stata interrata, un uccellino volava rasente la<br />

terra della fossa.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 luglio 1993<br />

Ricette “facili” di Temgesic? “È pericoloso”<br />

A sostenerlo l’Ordine dei farmacisti<br />

Prescrizioni facili di derivati della morfina nella fattispecie di Temgesic, un farmaco usato – a detta<br />

di alcuni medici – in terapie di riabilitazioni per i tossicodipendenti. Più di cento prescrizioni al giorno<br />

arrivati sui banchi di alcuni farmacisti della provincia, in particolare nel Bassanese, farmacie che<br />

diventano luogo di “spaccio” per i tossici che poi lo rivendono. Insomma, quanto basta per far intervenire<br />

il presidente dell’Ordine dei farmacisti della provincia, dott. Roberto Gallo che ieri mattina<br />

nel corso di una conferenza stampa ha voluto chiarire la situazione e soprattutto l’operato di una fan-<br />

– 264 –


1993<br />

tomatica associazione per la tutela dei tossicodipendenti che ha sede a Lamon di Loria in provincia<br />

di Treviso e guidata dal dott. ing. Sergio Hublitz. Quest’ultimo infatti è stato accusato di avere operato<br />

per la cura e la riabilitazione dei tossicodipendenti al di fuori delle strutture pubbliche utilizzando<br />

il Temgesic ed è stato arrestato nell’aprile scorso per detenzione di sostanze stupefacenti a<br />

scopo di spaccio. “Il fenomeno – afferma il presidente dell’ordine dei farmacisti di Vicenza – si sta<br />

allargando anche in altri centri della provincia e questo ci preoccupa notevolmente. Continuano ad<br />

arrivare ricette firmate da due medici della comunità. I carabinieri sono intervenuti in più occasioni,<br />

ma questi personaggi operano indisturbati mettendo a repentaglio anche la salute dei ragazzi e<br />

indirettamente anche delle famiglie, le quali credono che il figlio abbia intrapreso un programma di<br />

terapia riabilitativa, invece non è così”. “Noi siamo sempre molto accorti – interviene il dott. Mario<br />

Cappellari – se ci arrivano prescrizioni che non siano del Sert o di medici che operano in comunità<br />

che non conosciamo non distribuiamo i farmaci. Ma non sempre è possibile”.<br />

– 265 –


1993<br />

✧<br />

Il Giornale - 14 luglio 1993<br />

Troppi i dubbi seminati dalla prima conferenza nazionale sulle tossicodipendenze<br />

Assecondare i drogati? Facile e comodo<br />

È prevalso l’orientamento per la cosiddetta “riduzione del danno”:<br />

La distribuzione gratuita di siringhe e profilattici, accompagnata da altri espedienti. E’ stata auspicata<br />

la liberalizzazione, ipotesi che il ministro Fernanda Contri non ha escluso. Eppure il sociologo<br />

Pino Arlacchi ha rivelato che la droga “rende poco” alla mafia, per cui la liberalizzazione non danneggerebbe<br />

molto i narcotrafficanti.<br />

Mancino: il maggior pericolo oggi proviene dalle anfetamine. Operatori pubblici e del volontariato<br />

deplorano questa nuova ondata di permissivismo che forse è un alibi per il disimpegno “Un’occasione<br />

mancata, si è fatta ideologia” – “Il male minore” una formula ipocrita . “Lo Stato non può propinare<br />

veleni” – “Dovevano ascoltare anche gli ex tossici”<br />

✧<br />

E chi conosce gli interessi e i vizi segreti dei nostri politici?<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 15 luglio 1993<br />

Un vicentino e un piemontese trovati asfissiati - Due incappucciati in cella<br />

Atroce morte al San Pio X<br />

Orribile morte di due detenuti al San Pio X. I loro corpi privi di vita sono stati scoperti nel bagno<br />

della cella con un sacchetto in testa. Il decesso per asfissia è stato provocato dal gas della bombola<br />

del fornello in dotazione, con cui i due giovani avevano saturato il contenitore di plastica.<br />

Si è trattato di un suicidio oppure di un tragico incidente? Avevano 27 e 31 anni.<br />

✧<br />

Aids – 11 agosto 1993 – Ci ha lasciato Mariagrazia<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 8 settembre 1993<br />

Era da poco uscita dalla comunità terapeutica<br />

Stroncata nel letto di casa da una fatale overdose<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 11 settembre 1993<br />

Un’altra overdose fatale<br />

E’ la seconda vittima in quattro giorni - Era appena uscito dal carcere<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 settembre 1993<br />

Lui ha l’Aids, a lei lo tace<br />

Aumentano i casi di donne infette – De Lalla:”Guai a chi non parla”<br />

Si conoscono, si amano, magari si sposano. Un giorno lei si sente male, inspiegabilmente. Esame<br />

dopo esame, si scopre di essere infetta da Hiv, candidata ad ammalarsi di Aids. Il sospetto diventa<br />

certezza: è il suo compagno ad averle taciuto la terribile verità. “Era sieropositivo, non gliel’ha mai<br />

confessato. Non gliel’hanno detto nemmeno i genitori. E quella ragazza, ma come lei ne conosciamo<br />

altre, sta pagando con la vita” denuncia Olga Dalla Valle, presidente del Comitato di solidarietà,<br />

una delle mamme che assistono i malati di Aids.<br />

Esplode anche nel vicentino il dramma degli etero sessuali e soprattutto delle donne infette da Hiv<br />

in rapporti sessuali non protetti. I casi si stanno moltiplicando con rapidità ampiamente prevista ma<br />

– 266 –


1993<br />

sempre sorprendente. A fine maggio su 327 casi di Aids conclamata denunciati a Vicenza gli eterosessuali<br />

erano 32: dopo l’estate stanno per raddoppiare, così come il numero dei sieropositivi, qualche<br />

migliaio.<br />

“Chi resta scottato di più sono certamente le donne - afferma Fausto De Lalla, primario di malattie<br />

infettive del San Bortolo, unica divisione provinciale, una dozzina di letti solo per l’Aids. Di fronte<br />

a cinque donne infette da un partner che non le informa della sieropositività, c’è solo un uomo<br />

nella stessa situazione. E del resto l’ultima relazione della commissione nazionale Aids è chiarissima:<br />

oggi abbiamo in Italia 89 mila infetti, di cui 37 per cento maschi tossicodipendenti, 25 per cento<br />

maschi non tossicodipendenti, 12 per cento femmine tossicodipendenti, 26 per cento femmine non<br />

tossicodipendenti. Vicenza non fa eccezione. Anche qualche giorno fa un padre ha accompagnato<br />

qui la figlia di 17 anni. Un rapporto sessuale due mesi fa con un ragazzo conosciuto in discoteca ed<br />

ora è sieropositiva.Mentre drogati e omosessuali sembrano aver adottato stili di vita meno rischiosi,<br />

sul piano dei rapporti di coppia l’Aids ha modificato solo in parte il comportamento sessuale ed<br />

inciso quasi nulla tra i giovanissimi. “Oggi un ragazzo dovrebbe sapere quasi tutto con le campagne<br />

che sono state fatte. Invece molti pur sapendo se ne fregano, infettano le ragazze che non si attrezzano<br />

a loro volta. Non usano il preservativo – continua il prof. De Lalla – Se sono dei delinquenti?<br />

Sono colpevoli come chi guida a 200 all’ora il sabato sera e poi va a sbattere. Tra tossicodipendenti<br />

ed ex il problema informazione ai partner è più complesso: il loro senso del bene e del male è certamente<br />

diverso da quello di una persona normale. Ecco il perché delle situazioni che denuncia la<br />

Dalla Valle. Chi tace è comunque colpevole, lo è la sua famiglia, ma noi non possiamo intervenire<br />

se non parlando chiaro fin dall’inizio sul rischio dei rapporti non protetti”.<br />

De Lalla sostiene che la prevenzione resta l’arma più efficace, ma che spot e opuscoletti sono stati<br />

un fiasco. “Lo dico brutalmente: ai ragazzini bisogna fare il lavaggio del cervello – dichiara – bisogna<br />

condizionarne il comportamento. Così come s’insegna loro a lavarsi le mani sporche da piccoli,<br />

in terza media bisogna spiegare che un rapporto sessuale può portare infezioni e che ci sono mezzi<br />

per evitarlo. Bisogna educare ma anche a fare paura. Io sono per i distributori di preservativi al liceo,<br />

ma sono anche per gigantografie dei loro idoli prima e dopo: attacchiamo in classe foto di Magic<br />

Johnson oppure di Nurejev ritratto gli ultimi giorni. Forse i ragazzi capiranno. E se non capiscono,<br />

li vedremo fare la fila al nostro day hospital. (Nicoletta Martelletto)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 ottobre 1993<br />

La droga lo uccide in cantina<br />

Ritrovato dopo cinque giorni<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 ottobre 1993<br />

Tragica fine di un ventiduenne<br />

È stroncato da overdose dopo l’uscita dal carcere<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 5 ottobre 1993<br />

La droga di nuovo assassina<br />

Una donna uccisa dall’eroina - Scoperta a molte ore dal decesso<br />

✧<br />

Il Giornale - 8 ottobre 1993<br />

Torino, muore in auto per overdose<br />

Il cadavere viene divorato dal cane<br />

L’animale è rimasto chiuso nella vettura per oltre un mese<br />

– 267 –


1993<br />

Il Giornale di Vicenza - 11 ottobre 1993<br />

Un vicentino in centro a Padova stroncato da overdose<br />

✧<br />

Aids – 13 ottobre 1993- Ci ha lasciato Flavia<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 20 ottobre 1993<br />

Incensurato bloccato con 600 grammi<br />

Un thienese preso con cocaina per mezzo miliardo<br />

✧<br />

Aids – 31 ottobre 1993 – Ci ha lasciato Diego<br />

✧<br />

Aids – 16 novembre 1993 – Ci ha lasciato Domenico<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 novembre 1993<br />

Morto Marcoaldi - Grande presenza nella lotta all’Aids<br />

Una morte che sembra quasi impossibile quella di Stefano Marcoaldi, avvenuta a Milano, dove lavorava<br />

come inviato del mensile Capital. Aveva 41 anni, e nonostante fosse nato a Pescara, abituandosi<br />

poi a girare di città in città come succede a molti figli di ufficiali, si sentiva intimamente molto vicentino:<br />

qui trascorse infanzia e giovinezza, partecipò attivamente alla vita politica (fu consigliere comunale<br />

per il Pli, iniziò la brillante carriera professionale come collaboratore del nostro giornale. (…)<br />

Era presidente dell’Asa, l’Associazione solidarietà malati di Aids, e con questa carica prendeva posto<br />

nel salotto di Costanzo, dimostrandosi ogni volta capace di interrompere lo “zapping” frenetico di<br />

milioni di telecomandi. Occhi e orecchie di tantissimi italiani erano inevitabilmente “inchiodati”<br />

dalla parlata affabile con cui il giornalista amava comunicare problemi e prospettive dei malati di<br />

Aids. Schietto, arguto, per niente retorico, Marcoaldi tornava soprattutto su due argomenti. Da una<br />

parte gli stavano a cuore i diritti di chi, non sentendosi in grado di dichiararsi colpito da un male<br />

socialmente così problematico, aveva bisogno di tutela e assistenza. Dall’altra sottolineava la necessità<br />

di una informazione preventiva il più possibile chiara, ricca di dati e punti di riferimento, diffusa<br />

ad ampio raggio. (…)<br />

Solo una sorta di indomabile fuoco interiore dava ragione della sua incessante disponibilità a prestarsi<br />

come testimone sul tema Aids in occasioni tanto pubbliche che private. (…)<br />

Profondamente padrone dell’arte di “far notizia”, sottolineava di volta in volta la solitudine del malato,<br />

la difficoltà di comunicare con gli altri, la necessità di una esistenza regolata, il bisogno di continuare<br />

ad amare e ad essere amati. Ci disse di stupirsi ogni mattina di essere ancora vivo e voglioso<br />

di battersi come un leone. Da oggi siamo noi a stupirci dolorosamente di non averlo più assieme a<br />

noi. (s.f.)<br />

✧<br />

Iniziative per l’1 dicembre 1993. Giornata mondiale di lotta all’Aids<br />

Quest’anno per la VI Giornata mondiale di lotta all’Aids il Comitato di solidarietà si è impegnato<br />

in due iniziative: la prima consiste in un seminario di cui da molto tempo sentivamo la<br />

necessità ed in cui il prof. De Lalla, primario della divisione malattie infettive, farà un’analisi<br />

sulle problematiche socio-sanitarie inerenti all’Aids.<br />

Allo scopo sono stati invitati il Prefetto, il presidente della Provincia, i sindaci dei Comuni,<br />

gli amministratori dalle Ulss provinciali e le associazioni interessate al problema.<br />

– 268 –


1993<br />

La seconda iniziativa consiste nella ormai tradizionale S. Messa che sarà celebrata nella<br />

chiesa di S. Pietro in ricordo delle numerose vittime di questa malattia. La Messa sarà animata<br />

dal coro Gev di Vicenza.<br />

Il Giornale di Vicenza - 1 dicembre 1993<br />

La polemica sulle terapie. “Aids, i malati scomodi”<br />

Troppi ospedali improduttivi, accusa il comune di Vicenza: “Perché un sieropositivo di Noventa<br />

si chiede il primario del S. Bortolo De Lalla, deve venire fin qui per una flebo?”- In ogni<br />

Ulss vicentina servirebbe un ambulatorio, ma in molte manca. Le Ulss si difendono:”Mancano<br />

i posti letto per curarli”<br />

Ancora una denuncia, l’ennesima sull’Aids. Questa volta è partita dal Comune di Vicenza che ha<br />

accusato senza mezzi termini alcune Ulss della provincia di essere improduttive nei confronti dei<br />

malati. “Anche in questo caso – ha sostenuto da palazzo Trissino l’assessore Luca Romano – il volontariato<br />

ha dimostrato di saper rispondere con grande efficienza alle emergenze, mentre non si può<br />

dire altrettanto dei responsabili delle Unità sanitarie che hanno scaricato i loro problemi sul volontariato<br />

stesso”.<br />

Accuse vere o false? È solo l’ultimo atto di una tragedia che continua da parecchio tempo. “A volte<br />

fa comodo prendere le leggi alla lettera – afferma il primario di Malattie infettive del San Bortolo –<br />

per ora il nostro è l’unico centro della provincia: ne dovrà sorgere un altro nell’Ulss 6, e questo ci va<br />

benissimo. Ma si dovrebbe fare di più, per esempio sfruttare le strutture che già esistono. Mi spiego:<br />

non tutti i malati di Aids si accorgono della malattia nelle fase iniziale, per cui non tutti necessitano<br />

di un ricovero immediato. Ci sono ragazzi che hanno bisogno di essere seguiti ambulatorialmente<br />

perché devono fare la flebo o altre terapie e allora mi chiedo: perché un paziente di Bassano,<br />

per esempio, debba venire ogni mattina a Vicenza per fare una flebo, perché non la fanno a Bassano?<br />

Gli spazi ci sono e anche il personale. Perché i volontari che gravitano attorno al reparto di<br />

Vicenza devono portare avanti e indietro questi pazienti, quando per seguirli basterebbe molto poco?<br />

Certo, la cura la prescriviamo noi, inoltre se ci fossero problemi sarebbe giusto tornassero al S. Bortolo,<br />

ma intanto risparmiamogli un po’ di tempo e di disagi. Non è necessario per ora – aggiunge il<br />

prof. De Lalla – creare nuove strutture, sarebbe già tanto sfruttare quelle esistenti”.<br />

Che cosa fare dunque? “Basterebbero alcune stanzette che nelle Ulss non mancano – propone Olga<br />

Dalla Valle, presidente del Comitato di solidarietà – oppure nei distretti sanitari, dove i malati possono<br />

fare le flebo o altre cure di cui hanno bisogno. Alcuni di loro, e non dobbiamo dimenticarcelo,<br />

non stanno nemmeno in piedi e devono essere ogni volta trasportati a Vicenza anche se vivono<br />

ad Asiago oppure a Noventa. Nessuno – conclude – si può sottrarre a questa emergenza, nemmeno<br />

la più piccola Ulss della provincia. E le Ulss del vicentino come rispondono alle critiche? Molte<br />

si appellano alla legge (centri di riferimento), altre puntano sulla prevenzione, altre ancora si stanno<br />

attivando e alcune già operano. (…) (n.m.)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 7 dicembre 1993<br />

La madre scopre il figlio stroncato da un’overdose<br />

Aveva 32 anni<br />

✧<br />

Il Giornale - 12 dicembre 1993<br />

L’allarme dei responsabili di oltre 500 gruppi di volontariato, da Muccioli a don Picchi<br />

<strong>Droga</strong>, Comunità in agonia<br />

Rischiano la chiusura 250 centri, lo Stato dirotta i fondi alle Ulss<br />

Roma - A partire dal 1° gennaio la metà delle comunità terapeutiche italiane rischia di dover chiu-<br />

– 269 –


1993<br />

dere rimandando in strada i drogati che assistono. Migliaia, decine di migliaia rigettati allo sbaraglio<br />

a rovinare famiglie, a sconvolgere l’ordine pubblico, a ricadere nel baratro e morire. Viene loro offerta<br />

un’alternativa: è d’essere assistiti non da volontari che si prodigano per vocazione e con abnegazione<br />

ispirata e resa esperta da dieci, vent’anni di militanza attiva al loro fianco, ma da funzionari<br />

di un servizio pubblico che finora insiste soprattutto sul sistema di curare la droga illegale con quella<br />

legale, il metadone, i cui effetti, è ora che lo si dica forte, possono essere più disastrosi dell’eroina<br />

sia fisicamente che psicologicamente.<br />

Postumi da referendum – Il telegramma è firmato dai più autorevoli rappresentanti del volontariato<br />

antidroga: don Mario Picchi che nel suo centro italiano di solidarietà, il notissimo Ceis, ha organizzato<br />

ieri l’incontro dal quale parte il grido d’allarme, con lui i Muccioli, i don Chino Pezzoli, don<br />

Gelmini, don Benzi, Del Bue, Cardella della Saman e poi Gabbiano, Emmanuel, Exodus, Casa dei<br />

giovani, Mondo nuovo e al completo le associazioni del Movimento unitario volontari antidroga<br />

(Muvlad). Lo schieramento che leva alta la sua protesta è di circa 500 comunità. L’intento è quello<br />

di far sospendere immediatamente il decreto della Conferenza Stato – Regione che è stato redatto<br />

tra l’altro senza neppur consultare il volontariato in un sempre più espresso tentativo di annientare<br />

questo volontariato o comunque ridurlo a un satellite inerte e ubbidiente ai funzionari del servizio<br />

pubblico. Questi, giorno dopo giorno stanno impadronendosi del settore imponendo uno statalismo<br />

esasperato che dimostra sempre più come l’avvento delle sinistre in Italia stia già tentando di<br />

strangolarla a concessione di Stato liberista. (…)<br />

Le Ulss in molte regioni non rinnovano le convenzioni tagliando i sostegni economici alle comunità,<br />

costringendole a pesare sulle famiglie o a chiudere. Nelle comunità, è stato ripetuto da tutti,<br />

ormai arrivano dal servizio pubblico più che altro elementi schizofrenici o border line, negli ultimi<br />

mesi nelle comunità c’è un calo di ingresso che raggiunge il 40 per cento. I funzionari del Sert, servizio<br />

per le tossicodipendenze, si stanno arrogando il diritto di scegliere loro e solo loro chi, come e<br />

quando può essere inserito in comunità. Con due risultati: quello di obbligare ogni drogato a passare<br />

per i Sert e l’altro di decidere in pratica della sopravvivenza di questa o quella comunità. (…)<br />

Beppe Gualazzini<br />

✧<br />

Il Giornale - 22 dicembre 1993<br />

È imminente l’entrata in vigore delle nuove norme per i tossicomani: la “cura” è affidata alle Uls<br />

Che bella riforma, il drogato di Stato<br />

Le unità sanitarie assumono personale per il Sert: due operatori, psicologi o medici o sociologi,<br />

per ogni 15 drogati assistiti nelle comunità - La terapia prevista? Metadone o altri farmaci –<br />

Così si “crea occupazione”, ma non si cura nessuno, anzi “si spingono i malati a diventare cronici<br />

irrecuperabili - Le comunità invitano il ministro Contri a sospendere la nuova normativa<br />

per almeno due anni<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 22 dicembre 1993<br />

Muore per overdose in casa<br />

Trovata dopo quattro giorni<br />

✧<br />

il Giornale di Vicenza - 27 dicembre 1993<br />

29 anni – La nona vittima a causa degli stupefacenti negli ultimi mesi<br />

Muore di overdose a Natale<br />

✧<br />

Aids – 1993 – A Vicenza 71 decessi – In Italia 3667<br />

– 270 –


1994<br />

1994<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 aprile 1994<br />

Overdose di eroina stronca tossicodipendente<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 5 febbraio 1994<br />

La presentazione questa mattina ai chiostri di Santa Corona<br />

su iniziativa dell’Assessorato agli interventi sociali<br />

Un progetto di prevenzione per battere in tempo l’Aids<br />

Stamani ai chiostri di Santa Corona verrà presentato un complesso progetto di prevenzione primaria<br />

in tema Aids, che avrà per referenti privilegiati i giovani di età 15 – 25 anni e i loro genitori. Il<br />

programma di prevenzione, predisposto da una qualificata commissione tecnico – scientifica è stato<br />

promosso dagli assessorati agli interventi sociali, affari istituzionali e ai giovani. Il progetto, che verrà<br />

illustrato dalle 9,30 alle 10,45, sarà poi discusso in 5 diversi gruppi di lavoro (che saranno attivi fino<br />

alle ore 16), ai quali sono stati invitati numerosi rappresentanti dell’associazionismo e del volontariato<br />

(in tema di Aids, tossicodipendenza. Omosessualità, emofilia giovanile e dei giovani), dei servizi<br />

sociali e sanitari (ordine dei farmacisti, dei medici e degli psicologi, del Sert, Consultori famigliari,<br />

assistenti sociali, educatori di strada) della scuola (insegnanti, rappresentanti degli studenti e<br />

dei genitori) del decentramento (circoscrizioni e distretti). In occasione della presentazione e della<br />

discussione del progetto sarà possibile incontrare i relatori (fra gli altri il dott. Pietro Rutelli – cugino<br />

del sindaco di Roma), nonché i rappresentanti degli Enti e delle associazioni che sono stati chiamati<br />

a far proprio il percorso di prevenzione. La cifra che il Comune di Vicenza ha stanziato per il<br />

progetto è di circa 100 milioni e prevede interventi nei quartieri, nelle circoscrizioni e nelle scuole<br />

superiori della città.<br />

Come si vede dall’articolo riportato, gli invitati a questo incontro sono moltissimi e variegati.<br />

Come mai il Comitato famiglie, prima associazione ad occuparsi attivamente di tossicodipendenza<br />

ancora dalla fine degli anni settanta, e poi di Aids al suo insorgere, ha avuto notizia di<br />

tale incontro soltanto dal giornale cittadino?<br />

Io, nel Comitato, ho profuso tutte le mie forze, spinta dalla disperazione mia e di tante<br />

famiglie colpite dalla droga prima e dall’Aids poi. Dopo di noi sorsero altri gruppi, ma invece<br />

di unire le forze per un bene comune (cosa del resto molto difficile nella nostra città in cui non<br />

ci sono legami tra associazioni diverse), da parte di qualcuno ci fu una sorta di affermazione<br />

e imposizione delle proprie realtà, riuscendo a strumentalizzare una politica debole e influenzabile.<br />

È un vizio italiano, ma anche molto vicentino, che determina un agire distorto e scarsamente<br />

efficace.<br />

Anche nella lotta alla droga.<br />

I disagi causati non furono pochi, ma poi, come un castello di sabbia, il tutto si afflosciò su<br />

se stesso, lasciando solo dei frammenti senza valore.<br />

– 271 –


1994<br />

Il Giornale di Vicenza - 20 febbraio 1994<br />

Dura polemica del Comitato di solidarietà delle famiglie contro il Comune<br />

Piano Aids, genitori esclusi<br />

“Tagliati fuori dopo anni di lavoro e di esperienza? No, non ci sta bene”. Le famiglie del Comitato<br />

di Mure S. Domenico le cantano al Comune, colpevole di averle escluse dalla commissione tecnico-scientifica<br />

che ha firmato il progetto di prevenzione intitolato: ”Tempo di agire, agire per tempo”.<br />

Sono 100 milioni che verranno investiti nell’iniziativa: ma non è sui soldi che Olga Dalla Valle, presidente<br />

dello storico Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e dei malati di<br />

Aids, polemizza, bensì sul comportamento del Comune che ad esempio, si è clamorosamente<br />

dimenticato di invitare il comitato al lancio del progetto, il 15 febbraio a S. Corona.<br />

“Soltanto alle 13 di quel sabato – spiega Dalla Valle – durante il coffee- break offerto ai partecipanti<br />

al caffè Garibaldi, un rappresentante del Comune incaricato dall’assessore agli interventi sociali al<br />

quale qualcuno aveva fatto notare la mia assenza, mi ha telefonato proponendomi di intervenire alla<br />

ripresa dei lavori. Naturalmente ho rifiutato. Posso dire senza tema di smentita che sia nel campo<br />

della tossicodipendenza che dell’Aids, il Comitato famiglie è stata la prima associazione ad impegnarsi<br />

attivamente e concretamente fin dall’insorgere di questi gravi problemi sociali. Aggiungo<br />

anche che tutto ciò che è stato attivato dal Comune e Ulss si deve in gran parte alla spinta sempre<br />

presente, pressante e tenace di noi genitori. Siamo riconosciuti legalmente da Comune e Regione<br />

come gruppo impegnato nel sociale. Su invito del Comune io ho fatto parte per tre anni della V<br />

commissione consiliare come supplente e per altri tre di una commissione tecnica per le problematiche<br />

correlate a tossicodipendenza e Aids”.<br />

Quest’ultimo organismo ha concluso i lavori arrivando alla costituzione di una commissione tecnico<br />

scientifica e ogni ente uscente doveva nominare un suo rappresentante: “Così è stato fatto ma il<br />

nostro nominativo non è stato accettato e a tutt’oggi non ne conosciamo le motivazioni” aggiunge<br />

con lettere alla mano la presidente delle famiglie, designata ripetutamente dai suoi soci ma evidentemente<br />

ritenuta una contestatrice ingombrante di cui sbarazzarsi.<br />

Olga Dalla Valle non accetta che nel comitato messo in piedi dal Comune siano entrati la Lila e il<br />

gruppo di auto aiuto e non la famiglie: ”La circolare della presidenza del consiglio dei ministri<br />

33530.2 dell’11 febbraio ’93 parla chiaro- incalza la presidente – “La prevenzione si fa con le realtà<br />

sociali presenti sul territorio”. Noi non lo siamo? Ho avuto occasione, nonostante ci abbiano tenuti<br />

lontano, di esaminare il progetto di prevenzione che costerà al Comune 100 milioni. Si parla<br />

molto di scuola, per la quale esiste già un Piano giovani finanziato dallo Stato, e solo marginalmente<br />

di parrocchie, società sportive, circoli ricreativi. Non si parla di fabbriche, di giovani lavoratori,<br />

né di ragazzi che dopo la scuola dell’obbligo non continuano o interrompono gli studi e si trovano<br />

abbandonati a loro stessi, senza che si provveda a creare dei centri di aggregazione sociale nei vari<br />

quartieri, che da molti anni sollecitiamo inutilmente. Soluzione primaria è non lasciare adolescenti<br />

inattivi nelle strade. Non vorrei che questo progetto di prevenzione risultasse inefficiente come lo è<br />

stato il progetto giovani di Vicenza, che ha gratificato gli organizzatori rimanendo sconosciuto ai<br />

destinatari del progetto stesso”. E per chiudere Olga Dalla Valle annuncia che l’impegno del Comitato<br />

continuerà: 420 malati di Aids e 1200 sieropositivi seguiti dall’Ulss 8 sono ragioni più che sufficienti.<br />

Lo è anche casa Speranza che accoglie otto malati di Aids e per la quale non c’è una lira per<br />

asfaltare la strada d’accesso piena di buche, nonostante il via vai di ambulanze: “A quanto pare i soldi<br />

ci sono solo per pagare il buffet al Garibaldi” chiude amara Dalla Valle.<br />

Naturalmente, dopo questo articolo c’è stata la difesa dell’assessore: “Non siete stati esclusi, è<br />

un equivoco” – “Piano Aids, poste colpevoli” – “Commissione di tecnici? Una scelta” –<br />

“Con la signora Dalla Valle c’è sempre stata collaborazione, tanto che il Comune assegna<br />

al comitato delle famiglie anche un contributo riconoscendone l’attività”.<br />

– 272 –


1994<br />

Noi del comitato avevamo compreso il perché dell’esclusione, le lettere in mio possesso lo comprovano.<br />

La verità è che non c’è stato da parte dell’assessore il coraggio della sincerità.<br />

Per chiudere questa storia riporto brevemente, parte di una lettera chiarificatrice inviata al<br />

Comune e per conoscenza al Giornale di Vicenza e alla Voce dei <strong>Berici</strong>: – “In seno alla commissione<br />

tecnica uscente vi erano rappresentati: Ulss, Provveditorato agli studi, un consigliere<br />

comunale, il Comitato di solidarietà e la Lila. Per formare la nuova ”Commissione tecnico<br />

scientifica” ognuno doveva fornire un nominativo: furono proposti rispettivamente un medico,<br />

un professore, il capo sala del malattie infettive, la mia persona e per la Lila più nomi tra i<br />

quali una dottoressa dell’Uls 25 di Verona. (?)<br />

I primi quattro furono accettati, la mia persona no. Mancava un quinto elemento, ed è<br />

stato scelto lo psicologo Rutelli cugino del sindaco di Roma. (!)<br />

Questi i fatti. Della nuova commissione manca un operatore del Sert e un medico del reparto<br />

infettivi (presenti in quella precedente), persone queste, che operando nel territorio, ben conoscono<br />

la situazione vicentina. Eliminando anche il Comitato famiglie, viene a mancare dalla<br />

base una voce che da anni è impegnata nel campo della droga e dell’Aids.<br />

Per quanto riguarda il contributo del Comune, come riferito dall’assessore, questo ci è stato<br />

dato ancora all’inizio della nostra attività, come avviene per la altre associazioni di volontariato,<br />

e inizialmente ( a differenza degli ultimi anni in cui è stato molto ridimensionato), corrispondeva<br />

al 60 per cento delle spese da noi sostenute.<br />

Concludo dicendo che da parte dell’assessore mi aspettavo una risposta meno “tecnica” ma<br />

più comprensiva nella valutazione globale dell’intero problema”.<br />

✧<br />

Aids – 25 febbraio 1994 – Ci ha lasciato Renato<br />

Renato era figlio di una nostra mamma, Alice, volontaria presso i malati di Aids, sempre<br />

disponibile e premurosa con tutti. Una donna eccezionale. Nella sua famiglia la droga era<br />

entrata attraverso il figlio quand’era ancora minorenne. Lunghi furono gli anni di sofferenza<br />

sopportati lottando tenacemente, ma alla fine lui era riuscito a guarire.<br />

Purtroppo però, l’Hiv lo aveva ghermito e a quel tempo questo significava una condanna<br />

a morte.<br />

Per desiderio di Alice al funerale gli ho dedicato un ultimo saluto:<br />

Renato, poche parole per un saluto che non poteva mancare.<br />

Per lunghi anni abbiamo condiviso con i tuoi genitori sofferenze, speranze e gioie, tutti sentimenti<br />

che fanno parte della vita di ogni uomo.<br />

La malattia ha rinsaldato l’affetto che ti legava ai genitori e al fratello e tanti intensi ricordi<br />

manterranno viva la tua presenza in loro.<br />

Grande sollievo e consolazione è il pensiero del tuo passaggio dalla vita terrena a quella eterna.<br />

Ora riposi in pace. Ti vogliamo pensare in un immenso giardino dove il sole non tramonta<br />

mai, dove l’acqua limpida nel suo scorrere sussurra dolci melodie, dove i rami frondosi degli<br />

alberi danno asilo a canori usignoli, dove l’aria tiepida spande tutto il profumo di tanti fiori.<br />

Lì nel paradiso, ti vogliamo pensare.<br />

– 273 –


1994<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 aprile 1994<br />

Muore tossicodipendente di 37 anni<br />

Overdose di eroina stronca un uomo<br />

✧<br />

Aids – 9 aprile 1994 – Ci ha lasciato Diego<br />

Anche Diego era figlio di una nostra mamma. Rimasta vedova dopo pochi anni di matrimonio<br />

con tre figli ancora bambini, dedicò loro la sua vita, pur tra non poche difficoltà. Adolescenti,<br />

caddero tutti nel tunnel della droga; lei non si arrese, i figli capirono in che baratro stavano<br />

sprofondando e uno alla volta ne uscirono. Purtroppo tutti e tre si ritrovarono sieropositivi.<br />

A distanza di sei mesi ne perse due e dopo qualche anno anche il terzo.<br />

Questa madre per noi è rimasta per il simbolo dell’amore e dell’immenso dolore.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 aprile 1994<br />

Muore forse per overdose<br />

Il corpo del giovane “tossico”scoperto da due passanti<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 29 aprile 1994<br />

L’eroina miete un’altra vittima<br />

Stroncato un giovane di 29 anni<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 1 maggio 1994<br />

Stroncato da overdose<br />

Era appena uscito da una comunità<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 3 maggio 1994<br />

Giovane stroncato da overdose<br />

Aveva ancora la siringa infilata nel braccio<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 maggio 1994<br />

Trovato in casa senza vita<br />

Stroncato da overdose<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 13 maggio 1994<br />

I medici del Sert lanciano l’allarme: le droghe dilagano tra i giovani<br />

“La moda prende piede già a scuola”- Senza sballo non c’è gusto<br />

L’eroina è ancora in testa - Ma il consumo di cocaina aumenta spaventosamente. Spinelli ed<br />

ecstasy sono un’abitudine tra i molti ragazzi del sabato sera, Il pericolo corre sul filo del week-end<br />

8 giugno ’94 – Come ho fatto più volte notare, in seno al reparto di malattie infettive s’era<br />

venuto a creare un certo disagio, a causa di alcune persone che, di loro iniziativa e a “vario<br />

titolo” svolgevano azione di volontariato, danneggiando anche quanti, con esperienza, scrupolo<br />

e responsabilità avevano sempre rispettato tempi e regole.<br />

– 274 –


1994<br />

Riporto una lettera della Direzione Sanitaria che chiaramente rivela il disagio creatosi:<br />

– 275 –


1994<br />

Il Giornale di Vicenza - 21 giugno 1994<br />

Quasi una maledizione, 2 vittime in città nel giro di tre giorni<br />

<strong>Droga</strong> un altro morto<br />

Stroncato da overdose<br />

✧<br />

14 giugno ’94 Nel continuare la cronaca di questa mia guerra sono arrivata al punto più<br />

drammatico della mia vita per cui, per un certo periodo, interromperò la descrizione dei fatti<br />

“esterni”.<br />

Da fine maggio mio figlio è ricoverato al malattie infettive ed io sono con lui giorno e notte;<br />

mia figlia Paola mi da il cambio per qualche ora in cui ritorno a casa per elementari necessità.<br />

Siamo entrati perché doveva essergli applicato il catetere venoso centrale per sostenerlo con<br />

flebo e farmaci vari, poi sarebbe tornato a casa. Purtroppo tutto precipitò e dopo due giorni di<br />

degenza agli infettivi, fummo trasferiti nel reparto Aids che praticamente era un “vivaio” della<br />

morte ed io lo conoscevo bene. Ora lo rifiutavo, non mi sentivo pronta, e le parole di Dante<br />

poste all’entrata dell’inferno mi martellavano nel cuore e nel cervello: lasciate ogni speranza o<br />

voi ch’entrate!!!<br />

Stavo vivendo la mia situazione così intensamente, da desiderare di essere isolata dal resto<br />

del mondo e non spettatrice delle sofferenze altrui per non restarne schiacciata. Ho seguito mio<br />

figlio in quell’inferno da dove lui non è uscito più; sono uscita io portando negli occhi e nel<br />

cuore la sua immagine sofferente, composta, silenziosa.<br />

In quei lunghi giorni e nelle notti senza sonno, sono stata impotente testimone del compimento<br />

di tante tragedie, consumate in silenzio, con dignità, senza isterismi e senza pianti; non<br />

si poteva far vedere le lacrime ai nostri malati e tanto meno i singhiozzi che partivano dal cuore<br />

per essere soffocati in gola. Inevitabilmente ho condiviso con altri famigliari speranze e delusioni,<br />

cercando di dare dove occorreva una parola di conforto, frutto di mie meditazioni e ricerche<br />

spirituali.<br />

Non descriverò oltre, situazioni e sentimenti, parlerò, come fatto finora, di solidarietà e condivisione.<br />

In data di questa mia pagina di diario, è deceduto un giovane, assistito in alternanza da<br />

due fratelli; il nuovo e angosciante problema che si presentava loro era l’impossibilità di vestire<br />

la salma con i propri indumenti, perché con l’Aids era stata ripristinata la vecchia legge<br />

napoleonica di ricoprire con un lenzuolo imbevuto di candeggina i morti di malattie infettive.<br />

L’anziana madre ignorava il tipo di patologia di cui soffriva il figlio e il vederlo avvolto<br />

nel lenzuolo l’avrebbe prostrata ulteriormente.<br />

Il consiglio che ho dato ai due fratelli è stato questo: “chiedete agli infermieri il permesso di<br />

soffermarvi un po’ accanto al vostro caro e vestitelo con i suoi indumenti. Nessuno glieli<br />

toglierà”.<br />

Così hanno fatto, ed io, emotivamente carica di indignazione ho scritto la prima lettera su<br />

questo tema al ministro della Sanità Raffaele Costa per l’abolizione di questa indegna normativa<br />

mortuaria. Mia figlia l’ha trascritta al computer e poi spedita.<br />

– 276 –


1994<br />

Vicenza 14 giugno 1994<br />

Al Ministro della Sanità On. Raffaele Costa - P.c.: Al Ministro per la famiglia Antonio Guidi, All’Assessore<br />

alla sanità Regione Veneto dr. Paolo Cadrobbi, Alla Stampa nazionale e cittadina<br />

Signor Ministro,<br />

sono la presidente del Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e dei<br />

malati di Aids di Vicenza, associazione legalmente riconosciuta da Comune e Regione.<br />

Dal 1988, il nostro gruppo opera nell’ambito del reparto Malattie infettive dell’ospedale<br />

cittadino, prestando assistenza ai malati terminali di Aids che si trovano carenti o<br />

privi di appoggio famigliare, intervenendo in alcuni casi concretamente per i loro piccoli<br />

ma indispensabili bisogni, aiutandoli a mantenere pudore e decoro pur nella malattia.<br />

Oggi le scrivo da una stanza di quel reparto dove, da più settimane, sto assistendo in<br />

alternanza con mia figlia, mio figlio di 32 anni che se ne sta andando. Non racconto il<br />

dolore, il senso di impotenza, la disperazione e la rabbia che alternativamente la mia famiglia<br />

ed io abbiamo provato in tanti anni di tossicodipendenza e malattia.<br />

Con il Comitato, composto soprattutto di madri con i medesimi problemi di droga e<br />

Aids (contiamo 14 figli morti), ho portato avanti tante battaglie, senza sosta e sempre in<br />

prima linea, cercando di sensibilizzare cittadini e amministratori pubblici sulla tragica<br />

realtà a cui migliaia di famiglie, nel vicentino, si trovano a dover far fronte nella solitudine<br />

e nell’abbandono.<br />

Mi sono rivolta a Ministeri, amministratori regionali e naturalmente al Comune cittadino<br />

chiedendo un impegno costruttivo e fattivo. Oggi le scrivo per appellarmi alla Sua<br />

coscienza di uomo e di Ministro, affinché sia rimossa una legge vecchia e attualmente<br />

senza senso, ma che offende l’amore e il diritto alla dignità di tante famiglie, per far sì che<br />

i loro cari, almeno da morti, non abbiano a subire l’ultima offesa del lenzuolo imbevuto<br />

di ipoclorito di sodio, che addita come appestati e discrimina anche nella bara quanti sono<br />

già stati discriminati nella loro difficile e infelice vita. Coprirli con un lenzuolo o vestirli<br />

con i loro abiti, deve essere una scelta e non un’imposizione assurda e grottesca. Dopo<br />

tanti governi rivolti più a manipolare il potere che a salvaguardare l’uomo, confido che<br />

uno dei valori di questa seconda Repubblica sia la coerenza di parole e di fatti.<br />

Distinti saluti Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Vicenza 9 luglio 1994. Questa sera ci ha lasciati Roberto, aveva compiuto da poco 32 anni.<br />

Con noi, oltre ad un medico e un’infermiera c’erano suo padre e Paola. Lontano si sperdeva il<br />

suono di una campana vespertina e il canto dei tanti uccellini tra i rami di un albero vicino<br />

alla finestra era appena cessato. Il momento era greve di tragica attesa. Io gli tenevo una mano<br />

e gli accarezzavo la fronte mentre soffocavo i singhiozzi in gola; non volevo turbarlo, ma accompagnare<br />

lieve il suo andare verso l’ignoto. E il suo “andare” è stato dolce, non un lineamento si<br />

è alterato o scomposto nel suo viso. Indescrivibile la sensazione percepita subito dopo: era come<br />

fosse penetrato dentro di me, per continuare quel contatto d’amore che lo aveva portato alla vita.<br />

Nel medesimo istante mi sono sentita avvolgere da un qualcosa d’indefinibile, impalpabile ma<br />

caldo e protettivo. Lo sentivo vivo dentro e fuori di me. Da quel momento la parola morte per<br />

– 277 –


1994<br />

me ha cambiato significato. Rimasti soli, controllando le emozioni, insieme lo abbiamo vestito<br />

con i suoi indumenti, come lui avrebbe desiderato. In una maglietta per il fratello, Paola aveva<br />

dipinto un grande uccello migratore dalle ali candide spiegate nel volo e aveva scritto queste<br />

parole: “Un soffio di sole – Le spighe nell’oro disteso sussurravano quieta tristezza – Mi chinai<br />

a raccogliere un pugno di terra – Avrei voluto essere fango e rinascere uomo”.<br />

✧<br />

Aids - Trovandomi in difficoltà nel ricordare le date dei giovani nostri assistiti che ci hanno<br />

lasciato, riporto solo i nomi: Giancarlo – Roberto – Gian Pietro – Enzo – Gianni – Giulio –<br />

Fabio – Claudio – Carlo – Angela.<br />

✧<br />

Il Giornale - 4 agosto 1994<br />

Aids: stop al lenzuolo nella sepoltura<br />

Roma – Le persone decedute per Aids non verranno più avvolte per la sepoltura, in un lenzuolo<br />

imbevuto di candeggina come degli “appestati”. Il ministro della Sanità Raffaele Costa ha disposto<br />

la modifica dell’attuale regolamento di polizia mortuaria accogliendo un’istanza del “Comitato di<br />

solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e malati di Aids di Vicenza” secondo il quale “la consuetudine<br />

di avvolgere le salme in un lenzuolo imbevuto di ipoclorito di sodio addita come appestati<br />

e discrimina anche nella bara quanti sono stati già discriminati nella loro difficile e infelice vita”.<br />

✧<br />

L’Unità - 4 agosto 1994<br />

Costa:”Sepolture dignitose per chi muore d’Aids”<br />

Presto abolito l’obbligo di avvolgere i corpi in lenzuola asettiche<br />

✧<br />

Anche L’Unità riporta il testo della lettera inviata al ministro Costa aggiungendo che lo stesso<br />

ministro riconosce: “E’ un modo di fare obsoleto, poco rispondente alle attuali conoscenze<br />

medico-scientifiche e che offende la dignità delle famiglie”<br />

Purtroppo i vari giornali che hanno riportato la mia richiesta di modifica di questa norma<br />

sono stati troppo ottimisti. Questa usanza andrà avanti ancora per qualche anno!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 12 luglio 1994<br />

Giovane tossicodipendente trovato privo di vita<br />

Un’altra vittima della droga<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 luglio 1994<br />

Aids, apre Casa Marcoaldi<br />

Alle Barche un centro di auto aiuto intitolato al giornalista<br />

Per l’inaugurazione a Vicenza la Fracci e molti attori<br />

“C.A.S.A. Marcoaldi sarà inaugurata a fine settembre”: al taglio del nastro seguirà uno spettacolo, un<br />

inno alla vita, a cui parteciperanno alcuni prestigiosi artisti nazionali. Lo annuncia Giuseppe Bernardi,<br />

responsabile del gruppo di auto aiuto per sieropositivi e malati di Aids, attivo in città da quasi 4<br />

anni, che nell’ultima settimana si è costituito come associazione nel nome di Stefano Marcoaldi.(…)<br />

L’associazione si propone di sostenere la lotta all’Aids con tre tipi di iniziative: un’attività informativa-educativa,<br />

il gruppo di auto aiuto e il volontariato. (…) “Abbiamo chiesto agli artisti di scegliere<br />

pezzi di opere, balletti o scene di teatro in grado di mandare messaggi di gioia, di speranza perché al<br />

– 278 –


1994<br />

di là del dolore l’Aids ci sta insegnando a vivere delle avventure straordinarie”. Vicenza, una delle città<br />

più colpite dal virus, finora era rimasta a guardare, chiusa nel suo dolore. Con questo progetto, unico<br />

in tutta Italia, può diventare esempio di come sia possibile andare al di là del dolore e vincerlo.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 8 agosto 1994<br />

In coma per un’overdose<br />

Muore dopo sette giorni in rianimazione<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 8 agosto 1994<br />

Muore per overdose in un parcheggio<br />

Seconda vittima dell’eroina in pochi giorni<br />

✧<br />

Il Giornale - 8 agosto 1994<br />

Aperta in Giappone la decima Conferenza mondiale: senza illusioni e vaccini<br />

“L’Aids sta vincendo, ci resta la prevenzione”<br />

– 279 –


1994<br />

Le richieste degli infermieri del Malattie infettive dimostrano la situazione di precarietà in cui<br />

alcuni malati e il reparto stesso si trovavano. Naturalmente la nostra risposta è stata positiva.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 12 agosto 1994<br />

I dati della conferenza di Yokohama<br />

L’Italia è il primo Paese in Europa per malati di Aids<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 18 agosto 1994<br />

Muore a 25 anni per overdose<br />

✧<br />

Senza data (1994) - Rispondendo all’invito del preside Edoardo Adorno, legato all’iniziativa<br />

rivolta alla prevenzione da infezione da Hiv, ho partecipato con il gruppo di Casa Marcoaldi<br />

alla proiezione del film “Philadelphia”, portando la mia esperienza personale.<br />

– 280 –


1994<br />

Riporto con piacere il ringraziamento del Preside.<br />

Lettera di Anna Serra a - Il Giornale di Vicenza - pubblicata il 12 settembre 1994<br />

La battaglia delle “madri coraggiose” contro l’Aids<br />

Caro direttore,<br />

ho letto l’articolo “Aids, apre Casa Marcoaldi” e devo dire che sono rimasta perlomeno<br />

sconcertata da certe affermazioni in esso contenute. Quando si dice fra l’altro, riferendosi<br />

al gruppo di auto aiuto: “Vicenza finora era rimasta a guardare, chiusa nel suo dolore.<br />

Con questo progetto unico in Italia, può diventare esempio di come sia possibile andare<br />

al di là del dolore e vincerlo”, si arriva alla conclusione che prima di loro, nessuno a Vicenza<br />

aveva mosso un dito per il dramma Aids, nessuno aveva mai parlato di Hiv e nessuno<br />

era mai “andato al di là del dolore”, mancando un esempio cui attingere e ispirarsi. La<br />

cosa, mi si consenta, è al limite dell’offensivo per chi è da anni sulla breccia, meglio dire<br />

in prima linea, contro l’Aids e le sue “implicazioni drammatiche” e per chi, al di là del<br />

dolore, ci era già andato (e ci va…) attingendo ad antiche saggezze e a salde radici.<br />

Ad occuparsi di Aids nella sua globalità a Vicenza, come in tutta Italia, furono per<br />

prime quelle Associazioni che già si occupavano di tossicodipendenti, perché furono loro<br />

a subire il primo tremendo impatto con quella ancora sconosciuta malattia, coinvolgendo<br />

le loro famiglie e tutti coloro che avevano a che fare con la tossicodipendenza e non a caso<br />

i primi gruppi di auto aiuto furono spontaneamente costituiti nelle comunità terapeutiche<br />

più organizzate: antesignane furono”Le Patriarche” e San Patrignano.<br />

Già nell’86 il Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti organizzò<br />

con la collaborazione delle Circoscrizioni, il primo dibattito pubblico cittadino sull’Hiv.<br />

Sottolineo che, in quegli anni, parlare di Aids era davvero difficilissimo: il virus era stato<br />

appena “ufficializzato”, l’ignoranza in merito era totale e si “sapeva” solo, che era la “malattia<br />

dei drogati”, che divennero così due volte “paria”… Farlo oggi, sono rose e fiori e,<br />

diciamocelo, va anche e perfino un tantino di moda, dopo che si è “scoperto” che l’Aids<br />

non colpisce solo i “paria”, ma arriva anche nei quartieri alti e fra chi gode di condizioni<br />

sociali elevate o quanto meno medio-alte.<br />

Nell’estate dell’88, agli infettivi era già emergenza e Olga Dalla Valle, presidente del<br />

Comitato di solidarietà, “inventò” e organizzò il primo sevizio di volontari per malati di<br />

Aids in reparto ma anche, dove possibile, fuori, con mansioni diverse.<br />

Quelle madri-pioniere ebbero il “privilegio” di assistere e gestire dei malati particolari<br />

(e chi li conobbe, medici compresi, sa bene cosa intendo dire): quei tossicodipendenti<br />

“storici”che dubito molto che il gruppo di auto aiuto abbia mai assistito, né li ha forse,<br />

nemmeno visti, perché ne rimangono pochi esemplari, ormai…. Se a Vicenza si fosse<br />

“rimasti a guardare”, quei giovani non avrebbero avuto né assistenza, né conforto, né<br />

aiuto, cosa che ebbero, invece, come fu ufficializzato e riconosciuto anche dalla stampa.<br />

Fra le iniziative del Comitato, ce ne furono alcune di tipo culturale di cui sarebbe troppo<br />

lungo parlare; ci fu l’impegno ostinato per sensibilizzare le Istituzioni cittadine ad aprire<br />

una casa alloggio per malati di Aids e alla fine, la battaglia del Comitato, per mezzo di<br />

Olga Dalla Valle fu vinta: un paio di anni fa, il Comune aprì la casa alloggio (diventata<br />

– 281 –


1994<br />

poi Casa Speranza) in via Nicolosi, superando anche le iniziali riserve degli abitanti.<br />

In questi giorni leggo sul suo Giornale che l’istanza di Olga Dalla Valle per cambiare<br />

la procedura assurda che vuole i morti di Aids avvolti nel famoso “lenzuolo alla candeggina”,<br />

è stata accolta dal ministro della Sanità Raffaele Costa e così, grazie a una madre<br />

coraggiosa, quella procedura non sarà più attuata e non ci sarà più bisogno di “vestizioni<br />

clandestine”.<br />

Ci sarebbe ancora moltissimo da dire, ma lo spazio è tiranno e concludo con una considerazione:<br />

per rendere concreti “la tolleranza per tutti e il rispetto verso il diverso” di cui<br />

parla l’articolo basterebbe applicare quelle regole di convivenza civica di cui si parla troppo<br />

poco e che, comunque, sono già contemplate nella nostra Costituzione e rendersi<br />

conto che la Libertà intesa come bene comune non può essere posposta a quella individuale:<br />

e così si possono rispettare i diritti di tutti i cittadini (compresi quelli del malato di<br />

Aids e del sieropositivo, che cittadini sono, a tutti gli effetti) senza dimenticare i doveri.<br />

Un modo, questo, ottimo anche per togliere “etichette”e uscire dalla ghettizzazione che,<br />

spesso, è auto-indotta in chi vive nella paura, nella vergogna e nel perbenismo, che sono<br />

sempre cattivi consiglieri: a volte basta parlare della propria situazione per scoprire che la<br />

“gente” è molto più disposta ad ascoltare di quanto si pensi.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 13 settembre 1994<br />

Da 6 anni l’ospedale aspetta i fondi per gli infettivi<br />

Aids, a Vicenza scatta l’allarme. L’epidemia uccide più di infarti e tumori<br />

Dopo gli incidenti è la seconda causa di mortalità tra i giovani<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 23 settembre 1994<br />

Si buca in segreto e muore<br />

E’ deceduto a Padova: nessuno sapeva che si drogava<br />

✧<br />

Lettera inviata a Il Giornale di Vicenza pubblicata il 30 settembre 1994<br />

Via libera all’Aids se non si argina il problema droga<br />

Ho letto nel Giornale del 2 c.m. l’articolo ”Tanti attori per Stefano”, in cui si informa la<br />

città della prossima apertura di “Casa Marcoaldi” che si prefigge il lodevole impegno di<br />

“unire e valorizzare tutte le forze positive che operano in città e di farne diventare un luogo<br />

di accoglienza per sieropositivi e malati di Aids”, ed altro ancora. Premetto che sono felice<br />

di questa iniziativa e che trovo di estrema importanza, che il gruppo di auto aiuto si<br />

faccia promotore di iniziative socio-umanitarie, e che quello che desidero esprimere con<br />

questo mio scritto, non intende ledere assolutamente il gruppo a cui va il mio augurio di<br />

buon lavoro.<br />

La spinta ad inviare questa lettera l’ho avuta stamani da una telefonata di una mamma<br />

che piangeva disperata, angosciata ed esasperata.<br />

Sono otto lunghi anni che, come presidente, trascino un comitato di lotta alla droga e<br />

all’Aids, composto da madri distrutte dal dolore (contiamo nel nostro gruppo 15 figli<br />

– 282 –


1994<br />

morti) e posso dire di non essermi mai risparmiata e di aver condotto la mia battaglia<br />

molte volte al di sopra delle mie forze, con perseveranza e tenacia. Quante volte mi sono<br />

appellata agli amministratori cittadini trovando strumentali interessi, lettere al sindaco<br />

senza mai una risposta, promesse vaghe e per la maggioranza non mantenute, promesse<br />

formali prima delle elezioni e rifiuti duri e categorici a mandato ottenuto. Ora leggo nell’articolo<br />

succitato che tutti si mobilitano per la futura attività di Casa Marcoaldi”, quattro<br />

assessori, la giunta, tutte le banche, “perché la lotta all’Aids rappresenta una delle sfide<br />

maggiori per questa e le prossime amministrazioni”.<br />

Giusto! Ma la tossicodipendenza non merita tanto? Anch’io a suo tempo ho chiesto<br />

piccoli contributi a banche e a strutture fortemente imprenditoriali per una iniziativa<br />

mirata alla prevenzione dell’Aids espressamente rivolta ai tossicodipendenti, ma hanno<br />

aderito in minima parte e in via eccezionale, soltanto due istituti contro la maggioranza<br />

dei rifiuti. Vorrei tanto sapere cos’è che determina la motivazione ad elargire o rifiutare<br />

determinate richieste di collaborazione (che non sempre sono richieste di denaro), avanzate<br />

da associazioni fortemente e serialmente impegnate nel sociale. Ma ancora non intuiscono<br />

queste persone che cosa vuol dire droga? Che cosa vuol dire un figlio drogato e nel<br />

contempo sieropositivo e/o malato di Aids? Non sanno che un figlio solo sieropositivo o<br />

solo malato è un “lusso” che purtroppo noi non abbiamo? Perché non si vuole dare aiuto<br />

a centinaia o, meglio, a migliaia di famiglie allo stremo? Ho perso da quasi due mesi un<br />

figlio; tra le sue cose ho trovato tanti scritti in cui esprime il suo disagio di tossicodipendente.<br />

Aveva accettato la malattia, ma la sua più grande sofferenza era causata dalla droga<br />

così fortemente entrata in lui da togliergli prima la volontà e giorno dopo giorno l’amore<br />

per la vita.<br />

Che cosa chiedo agli assessori, alla giunta, alla chiesa, a tutti coloro che hanno responsabilità<br />

istituzionali e sociali? Siate vicini a tanto dolore, prestate orecchio alle necessità<br />

delle famiglie due volte appestate; tutti insieme con un po’ di sensibilità e partecipazione<br />

sincera si può fare molto. Sappiate che finché non si argina il problema droga avremo un<br />

vivaio fertile per l’Aids. Sono molti i problemi da risolvere, non ultimo quello che riguarda<br />

gli spacciatori più o meno grandi, arrestati e dopo pochi giorni rimessi in libertà perché<br />

ammalati. Anche quelli sono disgraziati, anche loro hanno bisogno di aiuto, ma non<br />

è aiuto per nessuno permettere loro di continuare a vendere morte nelle strade, davanti<br />

al Sert o al day hospital del malattie infettive. Così facendo, e mi ripeto, non si aiuta nessuno,<br />

nemmeno la propria coscienza che prima o poi reclamerà giustizia.<br />

Olga Dalla Valle, Comitato solidarietà famiglie di tossicodipendenti e malati di Aids<br />

✧<br />

Il Corriere della Sera - 16 ottobre 1994<br />

Roma – il ministro Guidi all’inaugurazione della settimana europea della prevenzione<br />

È mistero sui 150 manager cocainomani in cura<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 6 novembre 1994<br />

Tragedia di due fidanzati che si son tolti la vita<br />

– 283 –


1994<br />

Aids, morire mano nella mano<br />

Il Giornale di Vicenza - 7 novembre 1994<br />

Nel Vicentino il virus Hiv è la prima causa di morte dei giovani tra i 25 e i 34 anni<br />

Assai più delle “stragi del dopo discoteca”.<br />

Al San Bortolo 290 decessi in 10 anni; effettuati 3.100 test e scoperti 1.300 sieropositivi<br />

✧<br />

Vicenza – 18 novembre ’94 - Ho saputo che nell’ambito della scuola dove mia figlia insegna,<br />

è stato formato un gruppo “C.I.C.” composto da studenti e insegnanti, finalizzato alla prevenzione<br />

del disagio giovanile e delle tossicodipendenze. Per la sua attività il C.I.C. aveva bisogno<br />

di una videocamera, ed io, pensando che dare un contributo alla maturazione dei giovani sia<br />

il modo migliore per ricordare mio figlio, confidando che la sua vita e la sua morte possano<br />

essere motivo di riflessione e di crescita, a suo nome ho fatto tale dono.<br />

– 284 –


Manifesto tratto da una foto scattata da Roberto.


1994<br />

– 285 –


1994<br />

Riporto i ringraziamenti, molto graditi, perché scritti da ragazzi.<br />

Il Giornale di Vicenza - 30 novembre 1994<br />

Domani Giornata mondiale per ricordare la peste del 2000. In città incontri e dibattiti<br />

Aids, parliamone senza paura<br />

La giornata mondiale di lotta contro l’Aids, cade a Vicenza in un momento assai drammatico. La<br />

nostra città, infatti, ha avuto, da quando è comparsa questa malattia, circa 300 morti di Aids, e di<br />

queste persone ben 69 sono mancate del corso di quest’anno. È un picco che sembra preannunciare<br />

una tragica escalation, anche considerando che i sieropositivi in città sono attualmente calcolati<br />

attorno a un migliaio. (...). Il dott. Appoggi del Provveditorato agli studi ha dato notizia della prosecuzione<br />

del progetto “Tempo di agire e agire per tempo”. (…)<br />

E qui mi fermo perché desidero fare alcune considerazioni sul progetto: “Tempo di agire e agire<br />

per tempo”, titolo anacronistico e grottesco che avrebbe avuto un senso solo anni fa, quando il<br />

problema Aids cominciò ad estendersi tra i giovani con lo scambio di siringhe.<br />

Verona, città molto più grande di Vicenza, ha quasi metà vittime, perché gli amministratori<br />

locali hanno veramente “agito per tempo” con un programma di prevenzione contro l’epatite<br />

virale e altre infezioni che si possono contrarre con lo scambio di siringhe.<br />

Devo dire con amarezza, riferendomi ad un vecchio proverbio, che nella nostra città “Sono<br />

state chiuse le stalle quando i buoi erano già scappati”.<br />

✧<br />

Vicenza - 1 dicembre 1994<br />

Giornata mondiale di lotta all’Aids<br />

Aids. Vicenza in prima linea e il contagio non si ferma<br />

I morti sono stati 69 e i casi accertati 457 solo quest’anno<br />

Il Veneto è al V posto in Italia per numero di casi di Aids, dopo Lombardia, Lazio, Emilia e Piemonte.<br />

Sono stimati attorno ai 1800 i casi effettivi nella nostra regione al 30 settembre di quest’anno. I<br />

dati sono stati rilevati dal dipartimento igiene pubblica della Regione. Aumentano in modo preoccupante<br />

le infezioni da Hiv tra gli eterosessuali, in particolare tra le donne giovani. Vicenza continua<br />

a rimanere la provincia più colpita, (457) i casi notificati, seguono Verona (293), Venezia (233),<br />

Padova(313), Belluno (32), Treviso (98), Rovigo (57).<br />

Il rapporto tra maschi e femmine è di quattro a 1, la fascia di età più colpita va dai 26 ai 30 anni (il<br />

30 per cento dei casi). Tra le categorie a rischio i tossicodipendenti (62,2 per cento) e gli omosessuali<br />

(25,6 per cento) ma sono in aumento gli eterosessuali (12,9 per cento).<br />

✧<br />

VII Giornata mondiale di lotta all’Aids – S. Messa animata dal caro della G.E.V.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 dicembre 1994<br />

E in corso il corteo anti-Aids ha rischiato la multa dei vigili<br />

Per ricordare i tanti morti sono state disegnate per terra sagome d’uomo:<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 dicembre 1994<br />

Due dipendenti di un istituto si chiudono in una toilette e insieme si bucano<br />

<strong>Droga</strong>, tragedia nell’istituto - Salvato il compagno di lavoro<br />

Inserviente ucciso da overdose<br />

✧<br />

– 286 –


1995<br />

Aids – 1994 - A Vicenza 75 decessi – In Italia 4334<br />

1995<br />

Il Giornale di Vicenza - 24 gennaio 1995<br />

In 24 ore due morti per sospetta overdose, sono i primi dell’anno<br />

Si tratta di giovani tossicodipendenti che sembravano usciti del “tunnel”<br />

<strong>Droga</strong>, è di nuovo strage<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 11 febbraio 1995<br />

La proposta di Olga Dalla Valle presidente del Comitato di solidarietà<br />

Occorre un super assessore per i diritti della famiglia<br />

Una “provocazione” in vista dell’imminente consultazione elettorale amministrativa<br />

Non è più tollerabile che sullo stesso caso intervengano, intralciandosi, due o tre uffici<br />

La data definitiva per le elezioni amministrative ancora non è stata fissata. In compenso c’è un’idea<br />

vagante in una campagna elettorale di fatto già cominciata: è quella di un supervisore per la famiglia,<br />

un super assessore o di personalità autorevole capace una volta per sempre tutelare i cittadini, a<br />

partire dai più deboli. Niente a che vedere con il difensore civico, spiega Olga Dalla Valle, presidente<br />

del comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e dei malati di Aids: ”Qui ci vuole<br />

qualcos’altro dalla generica etichetta “servizi sociali” – spiega – In vista del rinnovo del consiglio e<br />

della giunta comunale penso ad un assessorato alla famiglia che riesca ad affrontare i problemi con<br />

uno sguardo complessivo, psicologico e tecnico, senza le solite rivalità tra assessorati che finiscono<br />

col rovinare tutto” (…)<br />

Non è una crociata quella di Olga Dalla Valle “per ora sono sola”, attorno ha l’entusiasmo di alcune<br />

associazioni e alcuni volontari. (…)<br />

Di che cosa si tratta in concreto? Secondo la presidente del comitato famiglie, una delle prime<br />

mamme-coraggio al capezzale dei malati agli infettivi, il mondo del sociale ha bisogno in realtà di<br />

qualcosa di diverso da un semplice assessore delegato: “Nelle riunioni, nelle commissioni in cui ho<br />

fatto tante volte parte, per un singolo e banale problema ci siamo sempre dovuto confrontare con<br />

un minimo di tre assessori. (…) Per far arrivare in porto una delibera, ci vuole la firma di un assessore<br />

per un aspetto, di un collega per un altro, di un terzo referato, e poi del bilancio per coprire il<br />

costo. Ora questo non è più ammissibile mentre il disagio e le difficoltà dilagano. Solo un assessore<br />

con più poteri, un supervisore per le politiche della famiglia potrebbe riuscire a sfondare le resistenze<br />

(l’iter burocratico), a farsi sentire a chi fa orecchie da mercante.<br />

Esempi? A bizzeffe. “Con i problemi degli anziani interferiscono gli assessori ai sevizi sociali, alla<br />

casa, ai servizi comunali – esemplifica la presidente del Comitato – Dei giovani si occupano l’istruzione,<br />

ma anche l’edilizia, i sevizi sociali, la cultura, ed ancora l’assessore alla casa. È sempre difficile<br />

poi, il raccordo con la sanità che ci coinvolge tutti. E per andare sul mio terreno specifico, vedo<br />

quotidianamente situazioni esasperate: ci sono ragazzi vicentini tossicodipendenti da impasticcamenti<br />

vari che sono rifiutati dalle comunità perché non fanno uso di droghe pesanti, ma anche dai<br />

servizi psichiatrici perché sono considerati tossicomani a tutti gli effetti. Ci sono famiglie in cui un<br />

genitore è malato e il figlio si scopre sieropositivo; contro la loro solitudine nessuno fa nulla. Al tossicodipendente<br />

non si possono continuare ad offrire istituzionalmente metadone e un’ora di colloquio<br />

alla settimana: bisogna poter disporre di qualcos’altro, una rete legata al tempo libero, al lavo-<br />

– 287 –


1995<br />

ro, alla scuola, al recupero”.<br />

Le cifre più dolorose di questa città, i 500 casi conclamati di Aids, i duemila tossicodipendenti<br />

dovranno pur dire qualcosa alle istituzioni, si arrabbia un po’ Olga Dalla Valle che insiste: E’ la famiglia<br />

che va difesa fin dall’inizio, da quando si forma, arrivano i figli, vanno a scuola, crescono, si<br />

scontrano col disagio del vivere e non tutti ce la fanno, coi genitori che invecchiano. Mi pare invece<br />

che gli assessorati ragionino per compartimenti stagni, tecnici, senza tener conto della continuità<br />

dei problemi. A chi si candiderà, a chi scenderà in campo rivolgo un appello: pensiamo a qualcosa<br />

di forte, ad un dipartimento nel nostro municipio come in provincia che oltre a realizzare strade e<br />

far funzionale gli asili, a riscuotere tasse e restaurare i monumenti, si occupi della famiglia, la ponga<br />

davanti a tutto. <strong>Studi</strong>amo una formula, individuiamo una persona capace. Proviamoci almeno”.<br />

E resta in attesa di qualcuno che raccolga la sfida o almeno si aggiunga al drappello.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 20 febbraio 1995<br />

Il corpo di un giovane tossicodipendente scoperto privo di vita<br />

Stroncato sulla panchina della stazione<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 21 febbraio 1995<br />

L’allarme della Prefettura: aumentano i giovani consumatori<br />

Una cinquantina i decessi per overdose dal ’90, quindici solo lo scorso anno<br />

<strong>Droga</strong>, cifre da brivido - “I genitori si tolgano le bende dagli occhi”<br />

Non esiste più il drogato di strada, molti ragazzi cercano lo sballo con cocaina Lsd e altri allucinogeni<br />

- Sono settemila i “tossici” nel Vicentino e 457 i malati di Aids – In dodici mesi sono<br />

stati 250 i ragazzi trovati con stupefacenti – Il dott. Balestra: “Bisogna intervenire subito”<br />

Più di 600 gli utenti del Sert, di cui 505 maschi. 174 i nuovi utenti e anche in questo caso il sesso<br />

maschile è predominante: 156 i giovani, 18 le donne. Fra gli utenti già in carico al Sert, prevale l’età<br />

fra i 25 e i 29 anni ma fra i nuovi “arrivi” l’età si è abbassata e sono più numerosi i giovani fra i 20<br />

e i 24 anni. L’identikit ’94 emerge anche da un altro elemento: fra i vecchi “pazienti” del servizio l’eroina<br />

resta la regina, ma le ultime “leve” preferiscono i cannabinoidi. Colpisce la curva degli “arrivi”.<br />

Dal ’90 in poi i picchi sono diventati altissimi.<br />

Il dott. Vincenzo Balestra, responsabile del servizio per le tossicodipendenze dell’Ulss 6, che ora si<br />

integrerà con il Sert del basso Vicentino, fa un check-up del fenomeno:”oggi il consumo di droga è<br />

più diffuso della tossicodipendenza. Il problema da affrontare nei prossimi anni è questa “overdose”<br />

di normalizzazione. Vanno scomparendo i tossicomani degli anni ’70 e ’80 e viene avanti uno stereotipo<br />

difficile da individuare in base ai comportamenti. Si sono introdotti numerosi elementi di<br />

contraddizione nella società e l’obiettivo che dobbiamo porci è di potenziare i programmi terapeutici.<br />

Diminuisce la tensione morale e aumentano i totem del consumismo. È una società edonistica<br />

in cui si sviluppano la solitudine, la noia, la passività, ed ecco perciò il bisogno di superare questo<br />

blocco, per riempire il tempo libero, dimostrare efficienza nello sport, nel lavoro, nel sesso. Si fa più<br />

sottile il confine fra la normalità e la droga”.<br />

Insomma droga non più come isolamento, ma ricerca di stimoli, sensazioni,allucinazioni. È l’effetto<br />

sballo, la voglia di socializzare, la sfida off-limits. (…)<br />

“C’è un pensiero pericoloso – dice il dott. Balestra – i giovani credono che cannabinoidi e stimolanti<br />

non portino a dipendenza e non siano droga. La prima cosa è corretta, la seconda no. Sono sostanze<br />

pericolose per i polmoni, per guidare l’auto o il motorino, nella gravidanza. E questa devianza è<br />

la premessa per le future dipendenze. È il tempo della realtà virtuale. Tornano le musiche psichedeliche<br />

per rifugiarsi nell’evasione come modo di sfuggire all’altra realtà. Si cercano paradisi con dro-<br />

– 288 –


1995<br />

ghe che sembrano innocue ma non lo sono”.<br />

Infine la macchinetta “scambia siringhe”. Vicenza come sede pilota di un progetto regionale. Esiste<br />

già uno stanziamento: ”si arriva con il consueto ritardo storico. Il progetto risale a 4-5 anni fa. Serve<br />

alla popolazione a rischio per diminuire la contaminazione ambientale. Il concetto affonda le radici<br />

nella cultura occidentale. Ma qui ci sono da superare pregiudizi. Dove collocare una macchinetta del<br />

genere a Vicenza? Probabilmente il luogo idoneo sarebbero le strutture protette sanitarie. Certo, se<br />

si aprisse un dibattito in termini concreti e scientifici avremmo fatto un grande passo culturale. In<br />

ogni caso sarebbe un tassellino fra tanti. Può servire all’interno di una strategia globale.<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 22 febbraio 1995<br />

Condannato a morte, in cella<br />

Malato di Aids, non aveva trovato posto in due ospedali<br />

Polemica su Regina Coeli: aveva diritto ad una fine dignitosa<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 25 febbraio 1995<br />

Aids, muore un altro detenuto<br />

Sfiorata la rivolta quando si è diffusa la notizia nel carcere<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 18 marzo 1995<br />

L’ ultima dose sotto un ponte<br />

Una vita segnata dalla droga e bruciata ai margini della società<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 26 marzo 1995<br />

Undici insospettabili personaggi sottoscrivono l’appello dei verdi Manconi e Corleone<br />

“Legalizziamo lo spinello”- Muccioli e don Mazzi: “Irresponsabili”<br />

Sì di Taviani, Bollea, Veronesi, Pagliarini, Salvati, Tabucchi<br />

Adesioni anche di Giorello, Galimberti, Archinto, Franco Debenedetti<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 25 maggio 1995<br />

È ritenuta droga innocua, ha effetti micidiali<br />

Altri giovanissimi spacciatori coinvolti nel giro dell’ecstasy<br />

Cinque avvisi di garanzia, tutti a minorenni insospettabili<br />

✧<br />

Vicenza 14 giugno 1995 - II Lettera sul lenzuolo, inviata al Ministro della Sanità<br />

dott. Elio Guzzanti<br />

E per conoscenza: al Ministro per la famiglia dott. Adriano Ossicini, all’assessore alla Sanità Regione<br />

Veneto, al primario divisione Malattie infettive Ulss 8, alla Stampa nazionale e cittadina<br />

Signor Ministro,<br />

sono la presidente del Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e dei<br />

malati di Aids di Vicenza.<br />

Giusto un anno fa come da copia acclusa scritta da una camera dell’ospedale della mia<br />

città dove mio figlio di 32 anni stava morendo di Aids, mi ero appellata all’allora ministro<br />

– 289 –


1995<br />

della Sanità on. Raffaele Costa, rivolgendomi oltre che allo statista, alla sua coscienza di<br />

uomo, affinché fosse finalmente rimossa quella normativa di polizia mortuaria, che vuole<br />

che le salme dei malati di Aids siano avvolte in un lenzuolo imbevuto di ipoclorito di sodio.<br />

Il ministro Costa, come riportato dalla stampa nazionale, aveva recepito il mio appello<br />

e predisposto la rimozione di tale normativa, ma oltre il non avere mai ricevuto risposta<br />

alcuna dal ministero, pur sollecitato con costose telefonate fatte in occasione della<br />

Giornata mondiale di lotta all’Aids dello scorso anno, nulla è mutato e i morti continuano<br />

ad essere marchiati dall’Aids attraverso il lenzuolo, in contrasto con l’ostentazione di<br />

una retorica, quanto inesistente volontà anti emarginante. E questo nonostante che eminenti<br />

infettivologi e ricercatori anche di fama internazionale abbiano dichiarato che con<br />

la morte cessa ogni forma di contagio.<br />

L’appello rivolto al Ministro non era per beneficiare me stessa, conoscendo la lentezza<br />

della nostra burocrazia e sapendo che la morte quando ha deciso di colpire non aspetta,<br />

ma perché testimone di tanti drammi consumati nell’impotenza e nel dolore.<br />

In questa società del duemila che si definisce civile, questa discriminazione da medio<br />

evo che non dovrebbe più esistere, offende la dignità di migliaia di famiglie che, colpite<br />

dal cancro della droga e dell’Aids, non ricevono quella protezione dallo Stato sancita dalla<br />

Costituzione, per cui la legge dovrebbe essere uguale per tutti, anche per i morti, che si<br />

vedono calpestati nei loro diritti nell’indifferenza più completa.<br />

La realtà politica di questi ultimi anni ci dimostra che è più facile fare e disfare i Governi<br />

che non modificare una normativa assurda e grottesca.<br />

Distinti saluti, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

La Voce dei <strong>Berici</strong> - 25 giugno 1995<br />

Lunedì 26 giugno – Giornata mondiale contro la droga<br />

Davanti a silenzi e ritardi viene da chiedersi: Ma a chi interessa?<br />

Lunedì 26 giugno ricorre la Giornata mondiale contro la droga e da più di un anno sul fenomeno<br />

droga c’è silenzio “istituzionale”: dalla crisi del governo Ciampi alle elezioni politiche del 1994, al<br />

governo Berlusconi, all’attuale governo dei “tecnici”. Il decreto legge per l’attuazione del testo unico<br />

sulle tossicodipendenze è alla sua quindicesima reiterazione. (…)<br />

Un incontro a Vicenza<br />

In occasione della Giornata mondiale di lotta alla droga il Comitato di solidarietà con le famiglie di<br />

tossicodipendenti e dei malati di Aids di Vicenza, indice un incontro con le forze istituzionali e<br />

sociali del territorio affinché sia fatto il punto sull’attuale “situazione droga”, che sempre più coinvolge<br />

tra le sua spire i giovani della nostra provincia. L’incontro si terrà lunedì 26 giugno alle ore 17<br />

presso la sede del Comitato.<br />

✧<br />

26 giugno 1995 - Intervento per la Giornata Mondiale di Lotta alla droga.<br />

Si sa che il fenomeno droga nella sua forma più eclatante risale al 1968 e oggi, dopo quasi<br />

30 anni vissuti nella confusione e nella sottovalutazione di una realtà che è andata via via<br />

espandendosi, siamo arrivati ad una situazione incontrollata e, a mio avviso, incontrollabile<br />

se non prendiamo veramente coscienza del problema.<br />

– 290 –


1995<br />

Le famiglie colpite, riunitesi in associazioni di auto-aiuto avevano subito denunciato<br />

l’emergenza trovando scarso ascolto perché, si diceva, il troppo coinvolgimento emotivo<br />

le portava a drammatizzare il problema stesso. Non furono quindi tenute in considerazione<br />

le invocazioni di aiuto per un pronto intervento istituzionale che arrivava da tutte<br />

le città italiane, anzi a intervalli regolari, c’è ancora chi, con incomprensibile e ostinata<br />

protervia persiste nell’idea di legalizzare le sostanze stupefacenti per creare una cultura<br />

capace di gestire la droga e dare un ipotetico colpo mortale al narcotraffico.<br />

In un convegno internazionale di studiosi tenutosi a Milano in questi giorni, “è stato<br />

dato un ulteriore allarme da parte dei farmacologi europei sui riflessi negativi sul sistema<br />

nervoso prodotti dalle cosiddette droghe leggere quali Marijuana e Hashish. Sulla loro tossicità<br />

però, vi è una grave discordanza di vedute tra i 140 deputati italiani che vorrebbero<br />

legalizzarle”. Probabilmente loro si considerano più tecnici degli specialisti in materia che<br />

ritengono che le droghe leggere abbiano un impatto pesante.<br />

Se questo progetto andrà realizzato, costituirà il primo passo verso la legalizzazione<br />

anche delle droghe pesanti. Personalmente ritengo che chi vuole liberalizzare o legalizzare<br />

le droghe abbia oscuri o non tanto oscuri interessi fatti passare come iniziative culturali<br />

d’avanguardia.<br />

A noi del Comitato queste ideologie fanno orrore, perché la droga annienta la volontà<br />

e l’identità della persona e fa dei nostri giovani, dei falliti, dei disgraziati, dei disperati.<br />

“Il celebre poeta Charles Baudelaire, che ne usufruiva, sottolineava che l’uso è vietato<br />

all’uomo, sotto pena di decadere e morire intellettualmente.....e mai uno stato ragionevole<br />

potrebbe reggersi con l’uso dell’ hashish”. Figuriamoci con la cocaina, l’eroina e allucinogeni<br />

vari.<br />

La nostra provincia ha un pesante numero di tossicodipendenti; ogni giorno mezzi di<br />

informazione ci aggiornano su episodi di piccola o grande criminalità legati alla droga.<br />

Non dimentichiamo i fatti di sangue avvenuti all’inizio dell’anno in corso; abbiamo inoltre<br />

il più alto numero di sieropositivi, malati e morti di Aids del Veneto.<br />

Occorre come ho già detto prendere coscienza e trovare la volontà di impegnarsi seriamente.<br />

I genitori del Comitato invitano il Sindaco e la Giunta, a prendere posizioni coraggiose<br />

e farsi loro stessi interpreti presso il Governo delle proposte delle famiglie che, per<br />

senso civico sono impegnate da anni sul fronte della lotta alla droga portando la loro esperienza<br />

e la loro testimonianza, non certo per spirito esibizionistico o per piangersi addosso,<br />

ma per essere utili alla città tutta.<br />

PROPOSTE<br />

Abrogazione del risultato del referendum sulla droga a suo tempo mal proposto agli italiani.<br />

Il Referendum sulla droga del 18 Aprile 1993, modificò la parte più importante della<br />

legge 162/90, dove si dichiarava l’illiceità a drogarsi, vanificando anni di lotta che avevano<br />

visto impegnati Associazioni Genitori, Strutture Terapeutiche e gruppi di volontari che<br />

tanto si erano battuti per ottenerla e mantenerla.<br />

L’attuale modifica, nella sua ambiguità consente la dose personale e di fatto avalla la liceità<br />

a drogarsi in contrasto con l’art. 23 della costituzione italiana che tutela il diritto alla salu-<br />

– 291 –


1995<br />

– 292 –


1995<br />

te del cittadino. Dobbiamo perciò ribadire che: <strong>Droga</strong>rsi è illecito.<br />

Neutralizzare l’azione degli spacciatori:<br />

Le forze dell’ordine devono avere gli strumenti più idonei per potere operare al meglio ed<br />

essere inoltre dotate di personale espressamente qualificato per svolgere l’importante<br />

compito di prevenzione e non solo di repressione.<br />

Prevenzione ed educazione alla salute:<br />

Creare per i giovani e con i giovani spazi culturali, sportivi e ludici per riempire il tempo<br />

libero responsabilizzando nell’autogestione loro rappresentanti, mantenendo nel contempo<br />

una discreta ma ferma sorveglianza.<br />

Attuare sistematicamente l’educazione alla salute, al benessere psico-fisico, al rispetto di<br />

Sé, l’educazione sessuale, civica, ecologica, ai valori morali e spirituali, al rispetto della vita<br />

in qualsiasi circostanza.<br />

Trattamento Sanitario Obbligatorio (T.S.O.)<br />

Esercitare una maggiore tutela alla salute psico-fisica del tossicodipendente che preveda<br />

nei casi di reale necessità (grave alterazione psichica e grave debilitazione fisica dovute<br />

all’uso di sostanze stupefacenti ), il ricorso al T.S.O. in strutture idonee.<br />

Carcere:<br />

In caso di inevitabile carcerazione, il tossicodipendente sia subito supportato da quell’équipe<br />

socio-sanitaria prevista dalla legge 162/90, e non lasciato invece in balia di se stesso<br />

come troppo spesso accade ed essere inoltre posto in un settore del carcere adatto alla<br />

sua condizione e dove sia possibile attuare un trattamento disintossicante e riabilitativo.<br />

Esiste anche e giustamente, l’incompatibilità tra detenzione e Aids, e questo ha fatto emergere<br />

il grave problema di come controllare, una volta scarcerate, le persone malate e ancora<br />

potenzialmente pericolose.<br />

Pronta accoglienza:<br />

Invitiamo l’amministrazione pubblica a creare una struttura gestita da operatori e/o volontari<br />

qualificati, atta ad accogliere quei tossicodipendenti anche se sieropositivi o malati<br />

di Aids, che si trovano ad essere senza fissa dimora e senza mezzi di sostentamento, garantendo<br />

anche a loro quella dignità civile prevista dalla nostra Costituzione; dignità che<br />

doveva essere tutelata e che invece, grazie anche alla tanto decantata “libertà individuale”,<br />

ha precipitato molti giovani nell’inferno della droga.<br />

Questa potrebbe essere se ben gestita una risposta alla scarcerazione del malato di Aids.<br />

Trasparenza amministrativa:<br />

In base alla legge 142 sulla trasparenza amministrativa, il Comune eserciti un maggiore<br />

controllo affinché il denaro pubblico sia destinato ad interventi di provata utilità e non<br />

elargito a pioggia senza le necessarie garanzie. Si chiede inoltre il rispetto del DL. del<br />

12.01.93 sulla prevenzione, in cui si determina il fondamentale coinvolgimento attivo in<br />

gruppi di studio e di lavoro comunali, delle realtà presenti sul territorio con particolare<br />

riferimento alle famiglie.<br />

– 293 –


1995<br />

Il Giornale - 29 giugno 1995<br />

Anche in Italia la terapia antidroga<br />

In una clinica di Lugo di Romagna viene praticato il trattamento messo a punto a Tel Aviv<br />

La cura viene a costare circa dieci milioni<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 30 giugno 1995<br />

Tragico epilogo di una notte brava<br />

Prova a sniffare: muore<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 18 luglio 1995<br />

“Buco fatale”<br />

Tossicomane trovato stroncato da un’overdose<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 luglio 1995<br />

Uccisa da un’overdose<br />

Il giorno prima un malore, però era stata salvata<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 1 agosto 1995<br />

Stupefacenti e vacanze aumentano i pericoli<br />

In tre sole settimane terzo caso di overdose mortale in città<br />

Ucciso dall’eroina<br />

✧<br />

Aids – 3 agosto 1995 – Ci ha lasciato Daniela<br />

Daniela, una delle prime giovani che abbiamo assistito; nella sua lunga malattia è stata circondata<br />

da amorevoli attenzioni, tutte meritate per il grande coraggio e la tanta voglia di vivere<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 15 agosto 1995<br />

Giovane stroncata da overdose<br />

Ultimamente era riuscita a riprendersi ed anche a disintossicarsi<br />

✧<br />

Aids – 21 agosto 1995 – Ci ha lasciato Giuseppina<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 24 agosto 1995<br />

Si è dato fuoco - Un gesto disperato per sfuggire al male che lo consuma<br />

Ho l’Aids, fatemi morire<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 26 agosto 1995<br />

Si è spezzata un’altra giovane vita<br />

L’eroina lo uccide a 32 anni<br />

– 294 –


1995<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 28 agosto 1995<br />

Pannella, arresto in nome dell’hashish<br />

Roma: il leader dell’antiproibizionismo finisce in questura - Dopo aver arringato la folla<br />

e tentato di distribuire droga -Ma tre ore dopo è di nuovo libero …..<br />

A Porta Portese sotto le telecamere – Molti osanna, qualcuno grida: bastardo<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 7 settembre 1995<br />

Gli esperti vogliono saperne di più sul cocktail anti-oppiacei<br />

“Sdrogati” in 24 ore, stop del ministro<br />

Sospesa la sperimentazione, la Regione chiude la clinica del S. Raffaele<br />

✧<br />

Lettera inviata a - Il Giornale di Vicenza - pubblicata il 10 settembre 1995 con il titolo:<br />

Droghe, un simbolico manrovescio in faccia a Pannella<br />

Caro Direttore<br />

oltre ad essere la presidente del Comitato di Solidarietà con le Famiglie di Tossicodipendenti<br />

e dei Malati di Aids di Vicenza, sono anche una mamma che per 14 lunghissimi<br />

anni ha vissuto il dramma di un figlio drogato, sieropositivo all’hiv, malato e morto di<br />

Aids. Egli era un giovane sensibile, intelligente, dotato artisticamente, a cui la droga, giorno<br />

dopo giorno aveva tolto ogni stimolo di vita e volontà.<br />

Ho letto sui giornali dell’ultima messa in scena di Pannella per pubblicizzare il prossimo<br />

referendum sulla liberalizzazione delle droghe “leggere” che pur sempre droghe sono.<br />

Se gli italiani, pur in stretta misura, gli daranno ancora ragione, sanciranno il primo<br />

passo verso la liberalizzazione - ancora più disastrosa, delle droghe “pesanti” - come egli<br />

ha più volte ribadito, ipotizzando una società che deve convivere con esse, così come<br />

avviene con l’alcool, senza informare le varie platee che di detto alcool muoiono in Italia<br />

circa 40.000 persone all’anno.<br />

Li odia così tanto i giovani, Pannella, che li vuole inebititi e distrutti a tutti i costi?<br />

O forse, sotto sotto c’è un motivo più interessato?<br />

Visto che lettere, manifestazioni e proteste verbali a poco servono, io desidero esprimere<br />

in qualche modo la mia ribellione e, nell’impossibilità di farlo materialmente, invio<br />

simbolicamente un poderoso manrovescio sulla faccia istrionesca del signor Pannella.<br />

Questo, anche a nome di migliaia e migliaia di altre mamme che, come me, hanno vissuto<br />

o stanno vivendo la tragedia della droga.<br />

Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 16 settembre 1995<br />

Cari ragazzi, dovete imparare ad amare – È la “droga” migliore<br />

Caro direttore,<br />

– 295 –


1995<br />

mi scuso se non mi firmo con il mio nome vero, mi chiamerò Maria e vorrei dedicare questa lettera<br />

a tutti i giovani, specialmente ad Andrea A., che come me sono usciti o stanno vivendo la brutta<br />

avventura della droga. Io ho dai 25 ai 30 anni, da un po’ di tempo, sia pure ammalata, ne sono fuori.<br />

Trovo che sia giunto il momento giusto per poter meditare su questo mio appello, per parlare d’amore<br />

e per augurare a tutti una pagina d’amore.<br />

Mi domanderete perché è il momento giusto. Perché la capacità d’amare va perdendosi. I non più<br />

giovani sanno benissimo che cosa significhi avere nella vita qualche cosa di meraviglioso da ricordare:<br />

ma i giovani, se vanno avanti così, rischiano di non conoscere questo “qualche cosa” di meraviglioso.<br />

E quando arriveranno a fare i bilanci del cuore, si renderanno conto di dover chiudere con<br />

un fallimento. E dover constatare un fallimento sentimentale deve essere tremendo anche per la più<br />

arida e indifferente creatura.<br />

Un illustre professore, tempo fa, parlando dei giovani che si drogavano non ha avuto reticenze. Ha<br />

detto chiaro che questi giovani si drogano perché non hanno altra maniera per sfuggire alla loro<br />

sconfitta. Credevano di poter capovolgere il mondo, di creare qualche cosa di nuovo, di superare di<br />

tante lunghezze i traguardi degli adulti. Non hanno saputo fare nulla in più di quanto era già stato<br />

fatto. Allora, delusi per doversi mettere di lato agli adulti, ecco cercare l’evasione della droga.<br />

La mia voce è piccola e modesta: ed è in piena umiltà che aggiungo a quanto disse e scrisse l’illustre<br />

professore, qualche mia idea. Non importa se si tratta di un’idea totalmente femminile e forse un po’<br />

azzardata. Io chiedo ai giovani di cercare una rivincita non drogandosi, ma mettendosi alla ricerca di<br />

un ideale. Quale? Ma gli ideali possono essere molti. Si può avere l’ideale di una divisa. Si può cercare<br />

l’ideale studiando, magari mettendosi a lato di chi fa ricerche che possono essere utili all’umanità.<br />

E perché non cercare un ideale amando? I giovani oggi non sanno più amare. Pigliamo le<br />

“cotte” è vero, ma ognuno sa che la cotta non è amore:è una fiammata che passa. E lascia cenere. E<br />

questa non è retorica ma verità. L’amore non deve essere l’unica meta della vita, si intende, ma se<br />

accanto allo studio, al lavoro, allo sport, alla fatica, si leva quella magnifica fiaccola che è l’amore<br />

vero, la vita avrà uno scopo grande. E ognuno potrà scrivere o leggere, quella pagina d’amore che<br />

poi, negli anni sarà dolce rivivere. Il professore diceva che la crisi dei giovani consiste anche nella<br />

incapacità di lavorare seriamente. Ma, se avranno un ideale d’amore, io penso che potranno e sapranno<br />

anche lavorare seriamente. Provate, ragazzi che oggi vi drogate, provate a crearvi un ideale. Vedrete<br />

che la vita sarà più bella e che per i vostri sogni non occorrerà la droga: ma basterà il pensiero per<br />

una persona amata, la visione di un avvenire a due, la dolcezza di parole che sono dentro di voi e<br />

che attendono di essere pronunciate e dedicate al vostro ideale. Per non essere soli, per non essere<br />

falliti, per non essere delusi, non è necessario ricorrere alla droga che si compra o si spaccia; va bene<br />

la droga nata con noi, abbarbicata nella nostra anima: è la droga donataci da Dio e che si chiama<br />

“amore”.<br />

Imparate ad amare ancora ragazzi, vedrete che tutto andrà meglio. Non fate dell’amore una stupida<br />

cosa che somiglia alla ginnastica da camera, al vizio, l’abitudine. Fatene uno scopo. Vi sentirete più<br />

forti, più sicuri, più difesi. In due ci si difende meglio, sempre. E alla fine vi troverete un giorno con<br />

un vostro romanzo del quale, almeno una pagina,sarà tanto bella da non essere dimenticata mai più.<br />

Molto colpita dal contenuto di questa lettera, ho desiderato testimoniare a “Maria” attraverso<br />

il Giornale il mio apprezzamento per il suo “Inno all’Amore”.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 25 settembre 1995<br />

“Cara Maria, adesso hai capito qual è il vero senso della vita”<br />

Carissima “Maria”, ho letto la tua lettera pubblicata il 16 c.m. alla quale sento di rispondere<br />

con delle considerazioni personali.<br />

– 296 –


1995<br />

Innanzi tutto, penso che nei tuoi 25-30 anni, tu abbia già capito quello che molta<br />

gente non arriva a capire lungo tutta una vita, cioè che lo scopo della nostra esistenza è<br />

quello di imparare ad amare.<br />

Questo non lo dico solo io, ma anche persone ben più importanti di me nel campo<br />

della filosofia e della fede, qualunque essa sia.<br />

Forse per scoprire questa “verità”, bisogna vivere emozioni profonde e positive sia nel<br />

bene che nel male, ricercare in noi il perché di tanti dolori, rifiutarli magari, ribellarsi, ma<br />

sforzarci di capirli, non rimanere succubi e passivi facendoli diventare sterili esperienze,<br />

ma accettarli, e quando avranno raggiunto il culmine, trasformarli in fede, in certezze,<br />

consci che, attraverso grandi prove noi possiamo sentirci ancora vivi e partecipi della grande<br />

Verità.<br />

Sembrerà un paradosso, ma per me è così.<br />

L’egoismo, la superficialità, l’indifferenza non arricchiscono; faranno vivere una vita<br />

“apparentemente” piacevole, che porterà a negare impegni comunitari, a delegare fatiche<br />

di partecipazione attiva difficilmente gratificanti, rifiutare solidarietà quando questa<br />

potrebbe intaccare problematicamente la nostra coscienza, condividere le cose piacevoli<br />

sfuggendo quelle dolorose, trovando comunque sempre, una fasulla giustificazione alle<br />

proprie mancanze, ma di fatto, la renderemmo piatta, priva di slanci e soddisfazioni spirituali.<br />

Questa è la civiltà del 2.000, arida e feroce dove barbarie e ingiustizie sono all’ordine<br />

del giorno; questa è la società del consumismo, dove i Valori vengono confusi o soffocati<br />

quando addirittura non sono scherniti; dove si vuole trasmettere ai giovani false ideologie,<br />

dove si vorrebbe che uno Stato annebbiasse loro la mente con droghe varie. Io non<br />

mi sento di essere tanto tenera nei confronti dei “ non più giovani”, non tutti abbiamo<br />

colpe, ma tutti abbiamo serie responsabilità.<br />

Soffochiamo le voci dei “mostri” e combattiamo per giuste cause, lottiamo per la vita,<br />

non per la morte.<br />

Impariamo a leggere in noi stessi, a chiederci dove stiamo andando, soffermiamoci a<br />

riflettere un po’, se vogliamo migliorare il mondo cominciamo da noi stessi.<br />

Io credo “Maria” che tu abbia capito il vero senso della vita; cosa ti sarà costato lo posso<br />

capire, perché a me è costato la morte di un figlio. Ma finché io potrò lottare per ciò in<br />

cui credo, lui sarà al mio fianco, vivo, mi sosterrà, e se mi porrò in ascolto mi parlerà.<br />

Il tuo appello all’amore sembra un grido che proviene da un’altra dimensione dove l’Amore<br />

è l’essenza Vera della Vita; quella che oggi viviamo in questa terra invasa da una<br />

moltitudine di “demoni” non può essere considerata tale, ma solo un misero surrogato di<br />

essa.Ecco perché molti , troppi giovani la rifiutano, non si sentono integrati e i più fragili<br />

soccombono! Dovremmo tutti mirare sempre in alto, mirare all’Amore.<br />

Ti abbraccio, Olga Dalla Valle<br />

Risposta di “Maria” – Letta a fine messa nella Giornata mondiale di lotta all’Aids.<br />

Gentile signora Dalla Valle,<br />

ho risposto tramite il giornale di Vicenza alla lettera che lei mi ha inviata tramite il suddet-<br />

– 297 –


1995<br />

to giornale. Il direttore non ha creduto opportuno pubblicarla, così, avendo ancora le malacopia,<br />

mi permetto di risponderle presso la sua abitazione, perché oltre che ringraziarla per<br />

le buone parole che ha usato nei miei confronti, la sua lettera mi ha molto commosso.<br />

Suo figlio Roberto era un mio caro amico, e ricordo che una sera, quando assieme ad<br />

altri ragazzi disperati come noi, piangevamo, scalpitando contro la società e il mondo intero,<br />

lui mi prese una mano, perché ero quella che gridava di più e mi disse: “Maria, tu sei<br />

forte più di noi, devi farcela ad uscire”.<br />

Cara mamma di Roberto, dopo diverso tempo ne sono uscita, però ora sono malata e<br />

stanca, tanto stanca, e so che sto andando verso l’infinito, ma sono serena, direi quasi felice,<br />

perché ho capito. Ho capito la “Verità” i “Valori” e le “Responsabilità”. Così mi sono<br />

fatta un’”overdose “ di “Amore e umiltà”; e questa “overdose” gliela ho fatta anche ai miei<br />

genitori. Loro erano prevenuti e aridi, oltre che con la società anche con gli amici, i vicini,<br />

e specialmente con i parenti. Io ho fatto capire loro che anche gli altri hanno le loro<br />

sofferenze, i loro limiti, i loro ostacoli, per potere andare avanti. Hanno capito e sono più<br />

sereni anche se sanno che un giorno la loro figlia non ci sarà più.<br />

Ora con noi c’è il nonno, dorme nella mia cameretta perché la nostra casa è piccola.<br />

La mamma l’ha voluto con sé. Un giorno non lontano è rimasto solo, la nonna se n’è<br />

andata, la mamma aveva il cuore così, pieno di dolore e di amarezza, perché vedeva solamente<br />

la disgrazia che era capitata nella nostra famiglia: “la figlia tossicodipendente”; gli<br />

altri erano tutti più fortunati di lei. Non capiva che la nonna soffriva di un male incurabile.<br />

“lei la sua vita l’aveva già trascorsa, poteva morire tranquilla, aveva quasi 80 anni” –<br />

diceva. Non capiva che anche la nonna soffriva, specialmente per il suo comportamento.<br />

Le mie zie si tenevano lontane, perché lei non le accettava e non si lasciava aiutare. “loro<br />

erano tutte più fortunate”. Non capiva la mamma, che in ogni famiglia c’è una croce,<br />

magari nascosta, ma c’è. Ora i miei genitori hanno compreso che solo l’amore e l’umiltà<br />

fanno spalancare tutte assieme, come una raffica di vento tutte le porta della terra.<br />

Carissima mamma di Roberto, dobbiamo amare e tendere la mano a chiunque, anche<br />

ai “mostri, agli egoisti, agli indifferenti”, perché dietro a quei sentimenti non si sa cosa ci<br />

sia nascosto …<br />

Signora, sono sicura che anche Roberto e gli altri amici che ci hanno preceduto nel<br />

“regno della pace vorrebbe questo. Ed è con la mano tesa verso gli altri che sentiamo i<br />

nostri cari vicino a noi, sempre più vivi e presenti. Ed è con la mano tesa che incontriamo<br />

quel Cristo che per noi ha dato la vita.<br />

Mi permetta di abbracciarla e ringraziarla, gentile mamma di Roberto, io so che la sua<br />

sofferenza è grande, ma è fertile, perché al dolore ci si può ribellare lottando, all’aridità no.<br />

Mi accontenti, gentile Signora, questo mio appello lo comunichi a tutti quei genitori<br />

che, come lei, suo marito, i miei genitori, soffrono per noi disgraziati figli.<br />

Grazie, Maria<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 20 settembre 1995<br />

Alle 18,15 di ieri nella comunità che aveva fondato si è spento Vincenzo Muccioli<br />

– 298 –


1995<br />

Seppellitemi a San Patrignano<br />

Un uomo discusso tra generosità e autoritarismo -“Lascia un segno di speranza”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 22 settembre 1995<br />

Stroncato da un’overdose<br />

Accanto al corpo è stata rinvenuta una siringa<br />

✧<br />

Vicenza 25 settembre 1995 – III Lettera sul lenzuolo inviata al Presidente della Repubblica<br />

Oscar Luigi Scalfaro<br />

e p. c. Al presidente del Consiglio - Al ministro della Sanità - Al ministro per la Famiglia -<br />

All’assessore alla Sanità del Veneto - All’Amministratore straordinario Ulls 6 - Al Primario divisione<br />

malattie infettive Ulss n.6 - Al Sindaco di Vicenza - Alla stampa nazionale e cittadina<br />

Signor Presidente della Repubblica,<br />

le fotocopie di due lettere che ho inviato alle più alte cariche dello Stato ad un anno di<br />

distanza l’una dall’altra e che allego con la presente, le permetteranno di conoscermi.<br />

Dopo il perdurare di una situazione veramente non accettabile e il lungo silenzio colpevole,<br />

seguito alla mia richiesta affinché sia rimossa la normativa di polizia mortuaria che<br />

vuole i morti di Aids avvolti in un lenzuolo imbevuto di ipoclorito di sodio, volgarmente<br />

detto varecchina o candeggina, scrivo a Lei signor Presidente una terza lettera confidando<br />

nella divina provvidenza e sperando abbia più fortuna delle precedenti e non venga<br />

cestinata o disattesa.<br />

In questi giorni (e sono allusiva per rispetto verso il dolore della morte), è deceduta<br />

nella sua casa una ennesima vittima dell’Aids. La famiglia aveva con tanto amore, pari alla<br />

disperazione del momento, rivestito il corpo con gli indumenti che gli erano stati cari, poi,<br />

avvolto in un lenzuolo improvvisato per comodità di trasporto e un tovagliolo legato sulla<br />

bocca come un sicuro bavaglio contro eventuali problematiche inerenti al decesso, è stato<br />

trasportato dagli addetti dell’Ulss cittadina alle celle mortuarie.<br />

Il giorno seguente, i familiari si sono recati in visita alla salma che era stata composta<br />

nella bara e l’hanno trovata coperta da un lenzuolo dell’ospedale, mentre l’aria del piccolo<br />

locale era satura di un forte odore di candeggina che la rendeva quasi irrespirabile.<br />

Allibita e frastornata, la madre sollevò il lenzuolo e vide lo scempio che era stato fatto:<br />

la vestizione aveva reso impossibile l’avvolgimento del lenzuolo imbevuto di candeggina<br />

sul cadavere, perciò questa era stata versata direttamente dalla bottiglia sulla salma imbiancando<br />

vistosamente i vestiti scuri, macchiando e inzuppando il cuscino che, sorreggendo<br />

la testa aveva bagnato i capelli. Inoltre non erano stati tolti né il lenzuolo né il bavaglio<br />

messi per l’emergenza del trasporto.<br />

Io invito Lei signor Presidente ad immaginare il doloroso sbigottimento di quella povera<br />

madre.<br />

L’imprenditore funebre a cui essa si era rivolta, conoscendo la “prassi” poteva almeno<br />

– 299 –


1995<br />

prepararla ad accettare questa realtà, per quanto crudele, e adoperarsi perché i danni non<br />

fossero così marcatamente evidenti, ma invece alcuni di loro si rifiutano addirittura di trasportare<br />

i fiori dei morti per Aids dalla cella alla chiesa ritenendoli infetti. Sarebbe, io<br />

credo, compito dell’Ulss vigilare anche su di loro; e qui mi fermo ma potrei andare ben<br />

oltre. Chiamata dalla madre angosciata corsi pronta a dare battaglia se qualcuno mi avesse<br />

impedito ciò che mi proponevo di fare. Tolsi il bavaglio e il lenzuolo che copriva la<br />

salma, nascosi sotto il corpo quello messo per emergenza, coprii le macchie sistemando<br />

opportunamente dei fiori, con la sola protezione dei guanti e tanto amore. Riuscii così a<br />

dare dignità a quel corpo oltraggiato.<br />

L’indignazione dentro di me era fortissima e più volte mi son ripetuta che a pagare<br />

sono sempre i derelitti, i senza voce, i non protetti.<br />

Non è vero che la Costituzione italiana protegge i suoi cittadini se permette che nemmeno<br />

nella morte alcuni di loro non possono usufruire dei diritti che gli spettano.<br />

Mi appello a Lei signor Presidente della Repubblica affinché con l’autorità che Le compete<br />

possa finalmente porre fine a questa vergogna indegna di un Paese civile.<br />

Confidando in un sollecito intervento porgo distinti saluti, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Questa lettera è stata pubblicata su vari giornali, ma solo Avvenire mi ha contattata e ha dedicato<br />

una pagina sull’argomento.<br />

Avvenire - Società - 15 ottobre 1995<br />

La normativa della polizia mortuaria si rifà a un regio decreto napoleonico<br />

L’ultimo oltraggio alle vittime dell’Aids<br />

Le salme avvolte in lenzuoli imbevuti di varecchina: ma contro il contagio non serve<br />

Padre Mario responsabile di una casa per terminali: “Le agenzie di pompe funebri<br />

praticano parcelle più alte quando sanno la causa del decesso”<br />

E al campo santo la discriminazione prosegue: di qua i sani di là gli appestati<br />

Il giudizio: Per Moroni e Aiuti è una procedura assurda<br />

Ai morti per Aids può essere risparmiato l’ultimo oltraggio del “lenzuolo alla candeggina?” il professor<br />

Ferdinando Aiuti boccia senza appello l’articolo 18 del decreto presidenziale 285 del ’90. “Una<br />

normativa di questo tipo può essere di qualche utilità per le malattie infettive trasmissibili per via<br />

aerea, come la peste o il virus Ebola, non certamente per l’Aids.<br />

Il lenzuolo imbevuto di varecchina non ha nessun scopo di preservare dal contagio. È un inutile<br />

oltraggio alla salma. Così come prescrive il Dpr di polizia mortuaria dovrebbero subire lo stesso trattamento<br />

dei morti di Aids coloro che son morti per encefalia da morbillo”. Dunque? “La normativa<br />

va abrogata, oppure vanno specificate le malattie infettive per le quali è necessaria una certa procedura<br />

del trattamento del cadavere”.<br />

Anche il professor Mauro Moroni, primario infettivologo al Sacco di Milano nega qualsiasi utilità<br />

alla normativa: “non ha alcuna razionalità, sono vecchie e inutili disposizioni che il legislatore si è<br />

purtroppo dimenticato di cancellare”.<br />

E la prevenzione? È assurdo pensare che si possa prevenire il contagio con quel tipo di procedura”.<br />

Ma perché disinfettare il cadavere proprio con la varecchina? “Perché è il disinfettante a più buon<br />

mercato”, rileva il dott. Andrea Todescato, medico del servizio di igiene pubblica di Vicenza. Ma a<br />

qualcosa serve? “No, non esistono rischi di contagio se vengono garantite le normali norme igieni-<br />

– 300 –


1995<br />

che sanitarie. Sono disposizioni da secoli bui”.<br />

“Non serve a prevenire il contagio – gli fa eco il professor Fausto De Lalla, primario della divisione<br />

malattie infettive dell’ospedale di Vicenza – E’ una normativa che è stata messa a punto quando<br />

ancora non si conosceva l’esistenza dell’Aids. L’unico scopo che riesco a intravedere è la volontà del<br />

legislatore di ridurre al minimo la manipolazione del malato”. (Giovanni Gazzaneo)<br />

La lettera inviata al presidente della Repubblica è datata 25 settembre e l’articolo su l’Avvenire<br />

15 ottobre. Nel tempo intercorso tra le due date c’è stato il silenzio.<br />

– 301 –


1995<br />

Il giorno 17 ottobre è arrivata al Comitato una telefonata da parte di un funzionario della<br />

Presidenza della Repubblica che assicurava che: “il Presidente Scalfaro aveva preso visione<br />

della mia lettera ed era sua premura seguire di persona lo svolgersi della pratica. Si era inoltre<br />

già messo in contatto con il ministro della Sanità”.<br />

Avvenire - 18 ottobre 1995<br />

Dopo la denuncia di Avvenire, il 7 novembre si discuterà un decreto abrogativo<br />

“Non oltraggiate i morti di Aids<br />

– 302 –


1995<br />

Cadaveri trattati con varecchina, interviene Guzzanti<br />

✧<br />

La storia sembra conclusa, ma si dovrà arrivare a maggio’99 per mettere la parola fine.<br />

(Continua)<br />

Il Giornale di Vicenza - 14 novembre 1995<br />

Dopo l’operazione dei carabinieri con l’arresto di 7 giovani e la denuncia di 10<br />

<strong>Droga</strong> nelle scuole, presidi sorpresi<br />

“Non ne sappiamo proprio nulla”<br />

✧<br />

Sinceramente sarei rimasta sorpresa se i presidi avessero saputo qualcosa!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 novembre 1995<br />

“Senza armi contro l’Aids”<br />

Il prof. De Lalla si scaglia contro i tagli decisi dalla direzione sanitaria<br />

“Siamo senza aghi per le biopsie epatiche e materiali idonei per fare diagnosi precise”<br />

Un primario che minaccia di andarsene. Un reparto dove mancano aghi e a volte anche le medicine.<br />

Pazienti costretti ad aspettare anche sei settimane per una visita di controllo. Un ospedale costretto<br />

di tagliare nel nome di un bilancio che a tutti i costi non deve più essere in rosso. Non sono che<br />

gli “ingredienti” di una “rivolta”, quella del malattie infettive. Alla guida dei rivoltosi il primario,<br />

Fausto De Lalla. “Non metto in dubbio che le Ulss abbiano un piano strategico: devono diventare<br />

aziende, ma questo passaggio non può essere gestito da burocrati che pensano solo a tagli, bilanci,<br />

risparmi e via di questo passo. Dimenticando i pazienti. …..<br />

“In reparto sto ancora aspettando la consegna di alcune scatole di aghi particolari che servono per la<br />

biopsia epatica. Li ho chiesti a settembre, dopo un mese è stato inviato l’ordine e io non ho ancora<br />

visto niente. Che cosa faccio nel frattempo? Li vado elemosinare dai colleghi promettendo di riportarglieli?<br />

No, non si può lavorare così. E ai malati che cosa dico? Che gli accertamenti non si possono<br />

fare perché mancano gli aghi? Mi rifiuto”.<br />

Il primario è su tutte le furie. Da mesi sta combattendo una battaglia a colpi di missive con la nuova<br />

direzione sanitaria. E non è il solo. Ma ecco altri esempi. “alcuni medici sono arrivati al punto di<br />

declinare ogni responsabilità se gli accertamenti diagnostici vengono svolti in maniera inadeguata<br />

perché mancano pellicole, strumenti e altri materiali. Anche loro hanno inviato lettere alla direzione<br />

sanitaria rimaste però senza risposta. E poi i farmaci … Quelli però sono stati costretti a darmeli.<br />

E solo perché mi sono infuriato come una belva. E io cosa dico ai malati: di andare in direzione<br />

a protestare? La trafila sarebbe troppo lunga e per di più inconcludente”. (…) Non si possono abbandonare<br />

i pazienti perché bisogna rispondere al bilancio in nome del risparmio e dei tagli.<br />

In questi giorni sono arrivati dalla Regione 14 miliardi per il reparto di malattie infettive. Una grossa<br />

conquista che doveva arrivare ancora nel ’90. Mi auguro che almeno i progetti, fatti ancora<br />

nell’88, vengano rivisti dal momento che allora per il day – hospital erano previsti 10 posti letto<br />

quando adesso ce ne sono 25. A questo punto – conclude il prof. De Lalla – mi rivolgerò al sindaco<br />

Quaresimin. Non si può lavorare così”.<br />

✧<br />

Vicenza - 26 novembre ’95 - Lettera inviata al Giornale di Vicenza e p.c.: All’Amministratore<br />

straordinario dell’Ulss 6, al Sindaco, al Prefetto, al Primario della divisione malattie infettive<br />

dell’Ulss n.6<br />

Caro Direttore<br />

Ho letto l’articolo “Senza armi contro l’Aids” pubblicato sul Giornale di Vicenza il 19<br />

c.m. e tramite lo stesso, desidero ringraziare il primario della Divisione Malattie Infettive<br />

– 303 –


1995<br />

prof. Fausto de Lalla per la coraggiosa ma dovuta denuncia, convinta come sono che sia<br />

stata meditata e decisa seguendo un preciso ragionamento etico professionale che pone la<br />

salute dei pazienti di cui è responsabile al di sopra di calcoli meramente burocratici e di<br />

politiche basate sul temporeggiamento e sull’appiattimento uniforme dei valori umani.<br />

Da detto articolo e dai disagi espressi alla nostra associazione da familiari di alcuni<br />

malati, si deduce che la Divisione Malattie Infettive, dopo un periodo di ascesa qualitativa,<br />

stia ora imboccando una strada a ritroso che certamente potrà solo portare all’esasperazione<br />

una situazione già psicologicamente problematica, specialmente nel campo dell’Aids,<br />

dove le cure possono soltanto alleviare sofferenze ma non salvare vite.<br />

Mi tornano alla mente situazioni di grave precarietà iniziate con la scoperta dell’hiv<br />

(Aids), quando le cosiddette “categorie a rischio”, si sono rivolte in massa al reparto infettivi<br />

il quale, mantenendo quantitativamente il medesimo organico sanitario, pur sprovvisto<br />

di mezzi, dovette far fronte a questa problematica e nuova malattia che fa detenere alla<br />

nostra provincia il triste primato nel Veneto di sieropositivi, di malati, di decessi.<br />

Se l’Ospedale cittadino ha potuto fornire un servizio a questo tipo di utenti, il merito<br />

va soprattutto al generoso impegno del personale sanitario che si è sottoposto a massacranti<br />

ritmi di lavoro e al Comitato di Solidarietà a cui appartengo che, con il reparto stesso e<br />

in appoggio ad esso ha svolto una politica di sensibilizzazione e di stimolo presso enti pubblici,<br />

personalità politiche comunali, regionali, ministeri e stampa cittadina e nazionale.<br />

Lentamente le cose sono migliorate con la fornitura da parte dell’UlSS di strumenti<br />

necessari e con il potenziamento dell’organico. Il risultato ha portato la Divisione Infettivi<br />

a raggiungere un livello di prestazioni e serietà di impegno apprezzato e riconosciuto<br />

dalle autorità regionali e nazionali. Ma se allora l’opera dei medici era costituita soprattutto<br />

da screening più o meno ravvicinati e da cure rivolte a un numero di utenti relativamente<br />

basso, col moltiplicarsi matematico dei contagiati, si è arrivati oggi ad affrontare<br />

una mole di lavoro costituita da circa 120 malati che abbisognano quasi giornalmente di<br />

assistenza ospedaliera e di circa 900 sieropositivi da controllare regolarmente.<br />

Ritengo importante far notare che oggi le categorie a rischio, quali tossicodipendenti<br />

e omosessuali si sono ridimensionate e che tra i nuovi contagiati ben il 45% è costituito<br />

da persone che hanno contratto il virus mediante rapporti sessuali e che le più penalizzate<br />

sono le donne. Ora sento che mancano gli aghi per le biopsie e che alcuni farmaci devono<br />

essere acquistati in farmacia; il personale sanitario deve recuperare le ferie del ‘94 entro<br />

dicembre ‘95 e del ‘95 entro giugno ‘96, questo comporta a livello medico (idem per gli<br />

infermieri), una assenza equivalente a due medici fino al 30 Giugno 96. La cosa è tanto<br />

più grave in quanto non è stato colmato il vuoto lasciato dal dott. Vaglia ora primario a<br />

Treviso, dal dott. Marranconi primario a Schio e da un medico assegnato e poi dirottato<br />

ad altro reparto. Morale: fino a tutto Giugno 1996 la Divisione Infettivi che comprende<br />

un Day Hospital sempre affollato, deve svolgere il suo lavoro con cinque medici di meno.<br />

Ecco spiegate le ragioni per cui i tempi di attesa dei pazienti per controlli, sono passati da<br />

sei giorni a sei settimane, pur essendo tali pazienti portatori di patologie infettive in cui<br />

molte volte la tempestività è di capitale importanza. In questo modo alle famiglie manca<br />

anche il tempo materiale per instaurare rapporti di fiducia e di collaborazione con il per-<br />

– 304 –


1995<br />

sonale sanitario. E’ vero che c’è un volontariato che si fa carico di mantenere un contatto<br />

di aiuto e di sostegno, ma questo non può sovrapporsi alla carenza del servizio pubblico<br />

ma solo affiancarlo. C’è anche il problema della stimbratura del cartellino e del limite<br />

posto per le ore di straordinario; il sanitario che per rendere più funzionale l’operatività<br />

della Divisione sente la necessita di rimanere in servizio qualche ora in più di quelle prescritte,<br />

stimbrando il cartellino oltre a lavorare gratuitamente rischia di rimanere senza<br />

alcuna copertura assicurativa in quelle ore e con l’Aids questo può risultare gravissimo.<br />

Temo che tutti questi cambiamenti in negativo abbiano a ripercuotersi inevitabilmente<br />

sui malati e qui nasce la preoccupazione del Comitato Famiglie che conta un altissimo<br />

numero di figli sieropositivi e malati oltre che deceduti. Sembra anche che la Direzione<br />

Sanitaria voglia indirizzare i medici ad una “libera attività professionale” dentro alla struttura<br />

pubblica. Questo, oltre ad andare contro l’etica professionale di quei sanitari che<br />

ritengono la salute un bene gratuito (oltre il ticket) e non approvano visite nell’ambito<br />

ospedaliero con pagamento di parcelle non sempre a portata di tutti, potrebbe esasperare<br />

i fruitori dell’ULSS che giustamente pretendono che la SALUTE sia un bene comune e<br />

non solo dei privilegiati.<br />

Il Comitato Famiglie si augura che la Direzione Sanitaria faccia sì, attenzione al bilancio<br />

con spese e acquisti accorti, ma soprattutto abbia un’attenzione prioritaria ai bisogni<br />

dei malati e renda loro per quanto possibile meno difficile il vivere situazioni di sofferenza<br />

sia fisica che psicologica. La burocrazia è un cancro italiano, non lasciamole far da<br />

padrona dentro agli ospedali.<br />

Per il Comitato di Solidarietà, la presidente Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 25 novembre 1995<br />

Un’altra vittima della droga<br />

Trovato esanime su una panchina<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza -29 novembre 1995<br />

Dopodomani Giornata mondiale di lotta all’aids<br />

Così Vicenza vuol combattere la guerra all’Aids<br />

Corteo, luci, musica e serata di spettacolo con i “big” all’Astra – Tutti gli enti coinvolti<br />

“Vicenza per la vita: insieme nella lotta all’Aids”. Venerdì primo dicembre, alla giornata internazionale<br />

dedicata alla solidarietà contro questa terribile malattia, per la prima volta Vicenza si presenta unita<br />

sotto un’unica sigla. Il Comune, la Provincia, le circoscrizioni, le tre confederazioni sindacali Cgil,<br />

Cisl, Uil, insieme alle associazioni casa Marcoaldi, Avlaids, Agorà, Comitato di solidarietà con le famiglie<br />

di tossicodipendenti e malati di Aids, ai quali si affianca la Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza,<br />

Belluno e Ancona, hanno promosso e organizzato, nella veste di “Comitato per la lotta contro<br />

l’Aids”, un programma di manifestazioni e momenti di spettacolo. Il loro appello è rivolto a tutta la<br />

cittadinanza, ad una partecipazione che richiami la sensibilità rispetto a un problema ormai sociale.<br />

“A Vicenza ha detto il dottor Paolo Benedetti membro dell’Avlaids – si contano 1.500 casi di infezione,<br />

500 casi di Aids conclamato e a tutto quest’anno i decessi sono stati 388. Il 95 per cento dei casi<br />

riguardano soggetti eterosessuali e la categorie più colpite non sono più per la maggior parte tossicodipendenti<br />

o omosessuali”. Il programma vicentino per la giornata mondiale si aprirà a Piazza Castello<br />

alle 18,30 con la fiaccolata “Le sette circoscrizioni unite insieme in una nuova solidarietà”. Raggiunta<br />

Piazza dei Signori, il corteo alle 19 si fermerà per la tradizionale accensione dell’albero di Natale,<br />

anticipato quest’anno come messaggio di speranza. Alle 19,30 dopo alcuni momenti di testimo-<br />

– 305 –


1995<br />

nianza, sempre in Piazza dei Signori ci sarà spazio per un momento musicale con il gruppo Eden.<br />

Nella chiesa di San Pietro alle 20,30 inizierà la messa animata dal coro della Gev. “Oggi è il mio dolore<br />

…e domani?..... Aiutiamoci” questa, la frase scelta dal Comitato delle famiglie di tossicodipendenti<br />

e dei malati di Aids. Infine alle 21 al teatro Astra l’appuntamento con una serata di spettacolo con<br />

la partecipazione di moltissimi artisti vicentini. (…)<br />

1 dicembre 1995 – Questi ultimi giorni sono stati piuttosto intensi, perché ho dovuto organizzare<br />

la distribuzione dei manifesti da appendere in varie zone della città e ricercare le preghiere<br />

e le letture appropriate per la messa. Nel pomeriggio ho partecipato alla fiaccolata organizzata<br />

da Anna Serra con l’adesione delle sette circoscrizioni e dei sindacati Cgil, Cisl e Uil. Il<br />

tempo è stato bello e numerose le presenze dei cittadini, Arrivati in piazza dei Signori, il Comnune<br />

ha anticipato l’accensione dell’albero di Natale in memoria delle vittime dell’Aids. Da<br />

un piccolo palco hanno parlato il Sindaco, Anna e altre persone. Io ho preferito ascoltare. Alla<br />

sera c’è stata la messa che ormai è diventata una tradizione in seno al nostro Comitato ed è<br />

stata celebrata dal Vescovo generale e altri sacerdoti. I lcoro della Gev ha reso più intensa l’atmosfera<br />

già carica di commozione<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 3 dicembre 1995<br />

Aids a Vicenza – Meno drogati e più gente “insospettata”<br />

Il dott. Vinicio Manfrin del San Bortolo ci aiuta a leggere l’inquietante realtà del nostro territorio<br />

CASI SI INFEZIONE DA HIV, DI AIDS CONCLAMATO E DI DECESSI<br />

SEGNALATI DAL REPARTO DI MALATTIE INFETTIVE DELL’OSPEDALE S. BORTOLO DI VICENZA<br />

IN DODICI ANNI Totale casi da infezione da Hiv 1366<br />

DAL 1984 AL 1995 Totale casi di Aids 507<br />

Totale decessi per Aids 388<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 21 dicembre 1995<br />

Trovato senza vita – Famiglia disperata<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 27 dicembre 1995<br />

Avvenimenti che hanno reso amare le Feste Natalizie<br />

Stroncata in casa dall’eroina<br />

✧<br />

In camera trova il figlio morto<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 29 dicembre 1995<br />

Show “ referendario” su Rai 2, Saxa Rubra si dissocia.<br />

Vita: sconcertante. Ma Biondi: azione dimostrativa. Oggi “replica” a Piazza Navona<br />

Pannella regala hashish in diretta TV<br />

Due etti di droga alla D’Eusanio. Lui: un pensierino….E lei: ma guarda cosa mi ha dato….<br />

Nella mia cronaca rivolta alle morti per Aids nella provincia di Vicenza a fine 1994 ho ricor-<br />

– 306 –


1996<br />

dato solo le persone da noi assistite, ma i decessi sono stati 75. Nel ’95 ho ricordato solo due<br />

giovani particolarmente vicine a noi; gli altri sono stati 74.<br />

✧<br />

Aids – 1995 - A Vicenza 80 decessi – In Italia 4580<br />

1996<br />

12 gennaio 1996 – Dai miei appunti - Agli infettivi ci sono molti malati e facciamo fatica a<br />

seguirli tutti. Inizialmente, come ho già accennato, le prime volontarie ad entrare in reparto<br />

siamo state noi, mamme del Comitato, colpite dallo stato di abbandono in cui si trovavano<br />

alcuni malati, senza aiuto famigliare e con il personale sanitario in sottonumero. Per chi aveva<br />

famiglia la situazione era meno tragica, però a volte era richiesto ugualmente il nostro supporto<br />

a seconda del grado invalidante della malattia.<br />

Devo anche dire che ho avuto l’occasione di conoscere diverse madri vedove e senza altri<br />

aiuti. Le volontarie che prendevano l’incarico a turnazione, avevano la possibilità di rimanere<br />

presso il paziente, sempre con discrezione, per il tempo necessario a seconda delle necessità;<br />

nei casi più gravi coprivamo 24 ore su 24. Con il nascere di nuovi gruppi legati a una particolare<br />

tipologia di pazienti, cominciarono le visite assidue a qualsiasi ora del giorno, mettendo<br />

in difficoltà il funzionamento dell’attività del personale sanitario. Ad un certo punto, il primario<br />

vietò l’ingresso in reparto negli orari il cui venivano svolte le funzioni mediche, che<br />

coprivano gran parte della mattinata.<br />

Questo per noi, voleva dire che la volontaria che si recava presto al mattino per aiutare il<br />

paziente durante la colazione e usciva dalla stanza soltanto durante la visita dei medici per<br />

poi riprendere il suo posto, ora era costretta all’inattività per più ore fino al termine di tutti i<br />

controlli. La situazione divenne difficile, soprattutto per i malati, finché il capo sala decise di<br />

farci riprendere la normale attività.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 20 gennaio 1996<br />

Stroncato da overdose?<br />

Nell’abitazione tracce di stupefacenti<br />

✧<br />

Il Corriere della Sera - 22 gennaio 1996<br />

Discoteca chiusa per droga<br />

Torino, irruzione di 150 finanzieri tra il fuggi fuggi dei ragazzi<br />

Tre arresti e centinaia di pasticche di ecstasy, francobolli all’Lsd e cocaina<br />

✧<br />

Il giornale di Vicenza - 25 gennaio 1996<br />

Trovato morto in treno<br />

Accanto aveva una siringa<br />

– 307 –


1996<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 27 gennaio 1996<br />

Ecstasy, è una valanga<br />

I carabinieri smontano il pannello della porta d’una Mercedes e trovano 898 pasticche e coca<br />

Il Corriere della Sera - 22 febbraio 1996<br />

Varato in commissione sanità al Senato un emendamento destinato a far discutere<br />

“Eroina per disintossicarsi”<br />

Tutti gli stupefacenti potrebbero essere usati negli interventi terapeutici<br />

✧<br />

Il Corriere della Sera - 23 febbraio 1996<br />

Eroina nelle Usl – “No” del Senato<br />

<strong>Droga</strong>, in cura solo metadone - Manconi:”un atto irresponsabile”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 aprile 1996<br />

Si buca dopo anni, overdose mortale<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 aprile 1996<br />

Appuntamento con la morte<br />

Sull’auto rubata<br />

✧<br />

Nel cercare un sostegno pubblico per l’abolizione del “lenzuolo alla candeggina”ho scritto anche<br />

a Enzo Biagi che teneva la rubrica “Diciamoci tutto” sul settimanale Panorama.<br />

Il 27 giugno ’96 è stata pubblicata con la risposta. Per non ripetermi cito solo quest’ultima.<br />

Per l’Aids meglio la pietà della candeggina<br />

Cara signora, le battaglie contro la burocrazia, di solito, sono perdute in partenza. Capisco e condivido<br />

la sua umanissima richiesta: non siamo alla peste, ai monatti, e il precetto che ordina di seppellire<br />

i morti comporta anche il rispetto per i sentimenti dei vivi. Non credo, non penso che esistano<br />

regole igieniche che impongono quel trattamento, è vietato un ultimo gesto di pietà.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 giugno 1996<br />

Giovane trovata priva di vita dai famigliari - Cercava di disintossicarsi<br />

Ma è morta per overdose<br />

✧<br />

Vicenza 27 maggio 1996 – IV lettera per l’abolizione del lenzuolo - inviata al ministro<br />

della Sanità Rosi Bindi e P.c. al ministro per la Solidarietà Livia Turco, agli assessori della<br />

Regione Veneto Iles Braghetto-sanità e Raffaele Zanon-interventi sociali, al direttore Ulss 6<br />

Bruno Mondini, al primario divisione Malattie infettive prof. Fausto De Lalla, alla stampa<br />

nazionale e cittadina:<br />

Signor Ministro,<br />

sono la presidente del Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e dei<br />

malati di Aids di Vicenza. Le invio poche righe per accompagnare la copia di tre lettere inoltrate<br />

in tempi diversi ai Ministri competenti e al Presidente della Repubblica che, median-<br />

– 308 –


1996<br />

– 309 –


1995<br />

te la telefonata di un funzionario, mi aveva promesso il suo personale interessamento.<br />

Tre lettere e un’unica richiesta: Abolizione della normativa di polizia mortuaria che<br />

obbliga che le salme dei morti di Aids siano avvolte completamente nude in un lenzuolo imbevuto<br />

di candeggina.<br />

Lei signor Ministro fa parte del III governo della cosiddetta II Repubblica succedutosi<br />

dal ’94 ad oggi, ed è il terzo Ministro della Sanità a cui mi appello. Devo dire, anche a<br />

nome dei genitori del Comitato che rappresento, che la sfiducia che nutriamo nei confronti<br />

delle istituzioni pubbliche in vari campi e soprattutto nella tossicodipendenza e nell’Aids,<br />

è veramente profonda. Purtroppo abbiamo toccato con mano, in prima persona e<br />

da troppo tempo, i disservizi e l’indifferenza verso le tragedie di migliaia di famiglie.<br />

Conscia delle lungaggini burocratiche italiane e sconfortata dello scarso impegno fin<br />

d’ora accertato, io mi sono impegnata nell’insistere sulla mia richiesta, finché questa normativa<br />

oltraggiosa non sarà abolita. Oggi confido però nel suo essere oltre che Ministro,<br />

una donna e, come tale, capace di comprendere il dolore mortificato di altre donne che<br />

sono soprattutto madri.<br />

Nella speranza di una sollecita quanto positiva risposta, porgo distinti saluti.<br />

Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

La Voce dei <strong>Berici</strong> sulla “Giornata mondiale di lotta alla droga” del 26 giugno 1996<br />

Recente dibattito in sala Stucchi<br />

Tutte le risorse dell’umano per sconfiggere la droga<br />

Le poesie di Olga Dalla Valle all’incontro voluto dal Comune<br />

Profonda più che notte l’angoscia che il cielo infuriato abbatte su di me”. Con queste parole Olga Freschi<br />

Dalla Valle esprime, nella poesia Angoscia, tutto il suo dolore per la perdita del figlio Roberto<br />

stroncato dalla droga.<br />

E proprio per sensibilizzare la comunità vicentina sul grave problema della tossicodipendenza e per<br />

condividere la tragedia di molte famiglie, si è svolto presso la sala “Stucchi” della sede municipale,<br />

in occasione della “Giornata mondiale di lotta alla droga”, un momento di riflessione sul tema “La<br />

sofferenza nella tossicodipendenza”.<br />

Nell’incontro, organizzato dagli assessorati agli Interventi sociali, all’Istruzione, ai Servizi culturali,<br />

in collaborazione con il Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e malati di<br />

Aids, sono intervenuti oltre a Marino Quaresimin, sindaco di Vicenza, il dott. Vincenzo Balestra,<br />

responsabile del servizio per le tossicodipendenze dell’Ulss 6, mons. Luciano Bordignon, teologo, la<br />

giornalista Maria Rosa Ugento e Olga Freschi Dalla Valle, presidente del Comitato e autrice della<br />

toccante raccolta di poesie dal titolo “La notte e il canto”.<br />

“L’intenso sviluppo economico che la nostra città ha avuto in questi anni, - ha sottolineato il sindaco<br />

- se da un lato è stato molto positivo, dall’altro ha fatto emergere varie situazioni di emarginazione,<br />

tra cui anche la tossicodipendenza.<br />

Per questo è importante che l’ente locale, la scuola, l’Ulss, e le varie forze sociali interagiscano per<br />

arginare questo grave problema con l’obiettivo di costruire per la nostra gioventù valori forti e riferimenti<br />

solidi”.<br />

Vincenzo Balestra, durante l’incontro ha tracciato il percorso del tossicodipendente, connotato dalla<br />

sofferenza, fino alla fase di riabilitazione, a partire dalle probabili motivazioni della sua sfortunata scelta,<br />

derivata spesso, da un profondo disagio esistenziale, dall’incapacità di affrontare il dolore, dalla<br />

necessità di ricercare un’identità personale e di acquisire uno “stile” di vita come “appartenenza”.<br />

– 310 –


1996<br />

“La famiglia del drogato - ha evidenziato il sanitario - va compresa nel suo dramma e aiutata moralmente,<br />

entrando così a far parte dell’intero programma riabilitativo”.<br />

“L’esperienza del dolore - ha precisato mons. Luciano Bordignon - nel nostro tempo si è acutizzata<br />

e la madre di un drogato soffre talmente tanto da sentirsi inchiodata a una croce come Cristo. I versi<br />

di Olga Freschi Dalla Valle - ha proseguito il teologo - trasferiscono il grido di Giobbe, questo misterioso<br />

personaggio diventato il simbolo del dolore e della sofferenza del nostro tempo, in una forma<br />

personalissima e universale insieme. Essi esprimono dolore ma sono anche percorsi da un orizzonte<br />

arioso e pieno di speranza”.<br />

La giornalista Maria Rosa Ugento, che ha presentato le poesie – alcune delle quali sono state lette<br />

da Anna Faggin - conclude dicendo che: “l’autrice, infatti, ha illustrato le sue poesie con disegni<br />

delicati che esaltano la natura. E proprio in questa sorgente di vita, Olga riesce a trovare la forza per<br />

ricominciare a vivere nel ricordo di un figlio sempre presente nella sua vita e a trasmettere questo<br />

suo coraggio straordinario ad altre madri duramente colpite”. (Elodia Bernardini)<br />

Con questa mia ultima fatica: “<strong>Droga</strong>: La Caporetto italiana”- che è soprattutto una raccolta<br />

di testate di giornali, di articoli scritti da persone qualificate e di “Lettere dal fronte” mi<br />

sono messa in un’impresa forse superiore alle mie forze, perché tutto questo mi porta a rivivere<br />

tante situazioni drammatiche che cerco di tenere bloccate e silenziose in fondo al cuore.<br />

Inoltre, parlare di me stessa in prima persona mi imbarazza, ma per farmi capire devo<br />

farlo. Ricordo allora, la mia timidezza di bambina che, nell’età adulta, si era trasformata in<br />

riservatezza.<br />

La tossicodipendenza di mio figlio, che avevo percepito nel suo nascere, da un’inquietudine<br />

che sentivo a fior di pelle, trasformò radicalmente la mia vita e la mia personalità facendo<br />

emergere dal profondo del mio essere, una parte che non conoscevo e che forse, senza questa tragedia<br />

non sarebbe mai emersa.<br />

Da sempre, ho avuto un grande amore per il disegno e la pittura, trascurati nel periodo in<br />

cui mi occupavo interamente e totalmente della mia famiglia, della crescita dei miei due figli.<br />

Quando poi, avevo ripreso in mano colori e pennelli, intenzionata finalmente ad esprimere<br />

me stessa è piombata su di noi, con il suo carico distruttivo la droga.<br />

Nelle varie ricerche di aiuto, nel 1984 sono approdata al Comitato di solidarietà di cui,<br />

come ho già scritto, dall’86 ho assunto il gravoso onere della presidenza, impegnandomi intensamente.<br />

Nei brevi momenti di tempo libero ho però continuato a dipingere, e quando mi sentivo<br />

particolarmente angosciata, a scrivere delle poesie; cose queste, che mi hanno molto aiutata<br />

permettendomi di scaricare in parte le forti tensioni.<br />

Dopo che Roberto se n’era “andato”, ho sentito il desiderio di raccogliere alcune di queste<br />

poesie in un libretto che si può dividere in due parti: nella prima esprimo il dolore verso un<br />

figlio schiavo di una sostanza che giorno dopo giorno gli rubava la vita, nella seconda, la<br />

nostalgia di lui che non c’era più, ma il cui ricordo riempiva ogni attimo della mia vita.<br />

Ho pensato di pubblicare questa raccolta, perché in essa ogni madre con la mia medesima<br />

sofferenza, potesse riconoscersi e trovarvi anche un motivo di conforto. Per alleggerire l’inevitabile<br />

tristezza, l’ho illustrata con degli acquerelli dipingendo fiori del mio giardino con tutto<br />

l’ amore che sentivo in me.<br />

Era mia intenzione presentare questo lavoro nella giornata mondiale di lotta alla droga,<br />

– 311 –


1996<br />

sempre per dare dei segnali, avevo però bisogno di denaro per la pubblicazione. Il Banco<br />

Ambrosiano, mediante l’ex sindaco Antonio Corazzin mi fece pervenire metà della somma, la<br />

rimanente la ebbi, dalla Banca Popolare di Marostica per l’interessamento di una nostra<br />

mamma e dalla mia circoscrizione, e cito questo per un pubblico ringraziamento.<br />

Nella Giornata mondiale di lotta alla droga, il sindaco Marino Quaresimin ci ha ospitati<br />

presso la Sala Stucchi di Palazzo Trissino, sede del Comune, per un incontro sul tema: “La<br />

sofferenza nella tossicodipendenza”, di cui ho trascritto la cronaca.<br />

La sala era gremita di persone, ed io, che in pubblico ho sempre avuto un forte autocontrollo,<br />

per la prima volta, nello spiegare il perché di questa iniziativa, sono stata colta dalla commozione<br />

che mi ha impedito di continuare.<br />

Sentivo in modo forte e sconvolgente la presenza di mio figlio accanto a me!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 29 giugno 1996<br />

Bassano sotto choc dopo tre arresti e il sequestro di 16 chili di “neve”<br />

Un portoricano sarebbe il “terminale” in Italia di un potente “cartello”di narcotrafficanti venezuelani<br />

La città invasa dalla cocaina<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 luglio 1996<br />

Trovata morta<br />

Non ce l’ha fatta a lasciare la droga<br />

✧<br />

22 luglio ’96 – Sempre nel tentativo di trovare una soluzione al problema del lenzuolo, mi sono<br />

rivolta anche alla Procura Circondariale della mia città, che si è interessata del caso presso<br />

l’Ulss 6. In risposta, il procuratore Pecori ha ricevuto dalla direzione medica ospedaliera le circolari<br />

in merito alla vestizione delle salme di persone affette da Aids e per “opportuna conoscenza<br />

la lettera a firma del Comitato di solidarietà che aveva sollevato a luglio 1996 il problema.<br />

Già nell’ottobre ’95 gli addetti alle celle hanno ricevuto protocolli ben precisi per i loro<br />

compiti”. Seguono gli allegati. (…) Riporto l’ennesima lettera inviata al direttore generale e per<br />

conoscenza al direttore sanitario e al direttore ospedaliero dell’Ulss n.6.<br />

Egregio Direttore Generale,<br />

è da giugno ’94 che il comitato di Solidarietà insiste nel chiedere a livello ministeriale l’abrogazione<br />

della Normativa di polizia mortuaria riguardante i morti di Aids, tramite tre<br />

lettere inviate ai tre ministri preposti alla Sanità che si sono succeduti negli ultimi due<br />

anni, senza un nulla di fatto. Dopo la pubblicazione di una mia lettera indirizzata al giornalista<br />

Enzo Biagi su “Panorama”, mi è pervenuta da parte di un lettore di Chiavari<br />

(impresario di onoranze funebri), una copia di tale normativa che qui riscrivo:<br />

Art. 18 comma 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 285/1990<br />

Quando la morte è dovuta ad una delle malattie infettive – diffusive comprese nell’apposito<br />

elenco pubblicato dal Ministero della Sanità, il cadavere, trascorso il periodo di osservazione,<br />

deve essere deposto nella cassa con gli indumenti di cui e rivestito ed avvolto in un lenzuo-<br />

– 312 –


1996<br />

lo imbevuto di soluzione disinfettante.<br />

La soluzione disinfettante all’Ulss n.6, al contrario di Ulss di altre regioni, è costituita<br />

dalla candeggina, che ha il solo pregio di costare poco, ma che col suo odore penetrante e<br />

sgradevole, a volte rende irrespirabile l’aria della cella dove giace la salma.<br />

Dice ancora la legge: Relativamente a quanto prescritto dall’Art.18, cioè che la salma del deceduto<br />

per malattia infettiva di cui all’apposito elenco pubblicato dal Ministero della Sanità, dopo<br />

il periodo di osservazione, debba venire deposta nella cassa con gli indumenti di cui è rivestita, si<br />

deve intendere che è vietato svestire la salma degli indumenti che indossava all’atto del decesso, ma<br />

non è vietato rivestire la salma, e ciò sia quando essa sia nuda sia quando essa sia vestita, purché<br />

in questo secondo caso i nuovi indumenti vengano posti sopra quelli che già indossa.<br />

Mi è stato detto finora che il regolamento – di cui non avevo mai preso visione – è<br />

ambiguo e si presta a interpretazioni diverse; a me sembra sia stato interpretato nel modo<br />

peggiore, e mi domando quanto, in questo, pesi la paura di un contagio che secondo illustri<br />

clinici non esiste, quanto il disinteresse per un approfondimento obiettivo della normativa<br />

e quanto la mancanza di umanità che tenga conto della pietas dovuta ai defunti.<br />

Gli infermieri del Malattie infettive, che seguono per anni i malati di Aids, quando il<br />

virus Hiv è più aggressivo e pericoloso che non dopo la morte, compongono la salma spogliandola<br />

del pigiama e ricoprendola con un camicione; non vedo perché a loro sia permesso<br />

quanto è “vietato” agli operatori delle celle, che tra le altre mansioni hanno anche<br />

quella di vestire con indumenti personali i corpi loro affidati, a meno che, sia considerato<br />

indumento il rude camicione legato alla schiena con legacci e normalmente usato nel<br />

trasporto alle celle in attesa di un personale rivestimento.<br />

Se i ministri hanno interessi che li portano lontano dai bisogni dei cittadini che pur li<br />

hanno votati, e non si sentono impegnati nel dare risposte, siano almeno le persone più<br />

vicine al dolore della gente ad operare con umanità, anche interpretando positivamente<br />

leggi a volte ambigue, per non ferire ulteriormente la dignità e la sensibilità di chi soffre.<br />

Per il Comitato di solidarietà la presidente, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

8 agosto ’96 – Ricevo dal sindaco Marino Quaresimin una lettera in cui m’informa che, facendo<br />

riferimento ai miei precedenti appelli, aveva interessato l’attuale ministro della Sanità on.<br />

Rosi Bindi, affinché la normativa di polizia mortuaria in materia della sepoltura delle salme<br />

di persone decedute per Aids potesse essere modificata.<br />

Mi allega in copia il testo con le regole già citate con una sua considerazione: “ Il problema<br />

sembra essere superato”. Anche a me era arrivata la medesima lettera da parte del ministero<br />

della Sanità, però a differenza del sindaco non sentivo di condividere il suo ottimismo.<br />

✧<br />

L’Avvenire - 27 agosto 1996<br />

L’assessore Braghetto: ”Bisogna conciliare le giuste precauzioni con il rispetto della persona”<br />

Ancora oltraggi alle vittime dell’Aids<br />

Venezia – I morti per Aids sepolti in un lenzuolo imbevuto di varecchina, un procedimento che non<br />

previene il virus ma che risulta un pesante oltraggio alle persone. L’invito a rivedere la normativa<br />

– 313 –


1996<br />

(partito da Avvenire il 15 ottobre 1995) è ora riproposto dall’assessore alla sanità della regione Veneto,<br />

Iles Braghetto. Scrivendo una lettera al ministro della Sanità Rosi Bindi, l’assessore chiede di<br />

“contemperare le esigenze di sanità pubblica con elementi di considerazione e rispetto verso i famigliari<br />

ed i congiunti, anche sulla scorta del parere espresso dalla Commissione nazionale Aids nella<br />

seduta del 26 gennaio scorso”. (…)<br />

Il Giornale di Vicenza - 31 agosto 1996<br />

Franco Corleone (Giustizia) presenterà uno schema di legge entro settembre<br />

Sottosegretario propone: legalizzare le droghe leggere<br />

✧<br />

Vicenza 26 settembre 1996 – Lettera inviata al presidente del Consiglio Romano Prodi e per<br />

conoscenza al ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Flick, al ministri della Sanità Rosi<br />

Bindi, al ministro della Solidarietà Sociale Livia Turco, alla stampa nazionale e cittadina:<br />

Signor Presidente del Consiglio,<br />

sono la presidente del Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e dei<br />

malati di Aids che opera a Vicenza da circa vent’anni.<br />

Desidero esprimere con questo scritto tutta l’angoscia, le delusioni e l’impotenza di<br />

fronte alla precarietà dell’attuale vita sociale.<br />

Ho letto sui giornali del 31 agosto u.s. un articolo titolato: “Sottosegretario (alla Giustizia)<br />

propone: “Legalizzare le droghe leggere”. Tale persona è Franco Corleoni, il medesimo<br />

che nel settembre ’87 a Milano “ha piantato una pianta di marijuana nell’aiuola che<br />

circonda il monumento a Leonardo, distribuendo quindi foglioline di “erba” ai passanti.<br />

I poliziotti presenti hanno ignorato la sceneggiata”.<br />

Desidero far sapere, che lungi dallo stare a guardare, il mio comitato ha denunciato alla<br />

Pretura milanese il Corleone per istigazione a delinquere e spaccio di sostanza stupefacenti,<br />

purtroppo con un nulla di fatto. È triste pensare che se tale provocazione fosse stata<br />

commessa da un giovane qualsiasi, sarebbe stato subito arrestato. Due pesi e due misure!<br />

Si parla di modificare la Costituzione, si dovrebbe invece finalmente osservarla con<br />

scrupolo e far sì, che individui che sono andati contro ad essa in dispregio delle sue leggi,<br />

non siano più nominati ad occupare un posto di grande responsabilità, come quello di<br />

sottosegretario alla Giustizia.<br />

Ho cercato nel vocabolario il significato esatto della parola “Politica” e leggo che vuol<br />

dire:”Scienza e arte di governare lo Stato”. Che sia scienza non lo nego, ma esistono anche<br />

scienziati perversi e diabolici che costituiscono grave pericolo per l’umanità; in quanto<br />

all’arte, credo che oggi il termine più esatto sia: istrionismo. Per me manca una parola<br />

molto importante, ed è “Coscienza”. Questa andrebbe anteposta alle prime due.<br />

E qui emerge come l’Italia, resa grande nell’arco della sua storia ad opera di uomini<br />

illustri in tutti i campi dello scibile umano, sia ultimamente precipitata in basso ad opera<br />

di nuovi potenti impreparati a gestire uno Stato e molte volte addirittura corrotti; e il<br />

popolo laborioso quanto purtroppo abulico e/o rassegnato, ne paga le conseguenze ogni<br />

giorno.<br />

Secondo il Corleoni le droghe “leggere” saranno proibite ai minori di 16 anni i quali,<br />

– 314 –


1996<br />

dico io, andranno ad acquistarla dai soliti spacciatori o forse addirittura da “maggiorenni”<br />

compiacenti, incrementando lo spaccio capillare come è successo con la legge 685/75 che,<br />

permettendo la modica quantità estese a macchia d’olio il già grave problema.<br />

Nel suddetto articolo si legge ancora che: ”tra i 2-3 milioni di consumatori occasionali<br />

(non si parla di quelli abituali), ci sono molti giovani che per procurarsi l’hashish sono<br />

costretti a rivolgersi al mercato nero arricchendo la criminalità organizzata”; e lui, dove si<br />

è approvvigionato ogni qualvolta organizzava una sceneggiata? La coltivava nel suo giardino<br />

o sul davanzale della finestra? E inoltre, per non arricchire la criminalità vuole che<br />

sia lo Stato ad arricchirsi sulla pelle dei cittadini più indifesi? Non bastano i danni dell’alcool<br />

e del tabacco? Si cerca di limitare l’uso di quelle sostanze e dissuadere i fumatori e si<br />

vuole che lo Stato si faccia spacciatore agevolando l’uso di droghe che attirano soprattutto<br />

gli adolescenti, sapendo bene quanta difficoltà abbiano nell’autocontrollo (ma dobbiamo<br />

sempre fare confronti con altri vizi per incrementarne di nuovi?). E in quanto alla<br />

“limitazione del danno”, si acculturi e si informi correttamente presso un tossicologo che<br />

non sia di parte; gli consiglio il dott. Vittorino Andreoli esperto in materia.<br />

Gli addetti ai lavori sanno bene che non tutti coloro i quali usano droghe “leggere”<br />

possono arrivare a quelle pesanti, ma chi ci arriva, nel 99 per cento dei casi è partito dagli<br />

spinelli.<br />

Chiunque sente la necessità di queste sostanze, vuol dire che è portatore di un disagio<br />

e l’adolescente, per sua natura è molto spesso portatore di disagi, ed è per questo che rimane<br />

fortemente a rischio e andrebbe curato in modo mirato e non con droghe che irretiscono<br />

e bloccano lo sviluppo psichico.<br />

Torino, Lazio e Catania fremono per sperimentare la legalizzazione, non tenendo<br />

conto di chi ha già provato con esiti fallimentari, e come se non bastasse il metadone, si<br />

ripropone la morfina. È come curare un alcolista con alcoolici di marca diversa.<br />

Come si fa a non pensare che sotto sotto non ci sia puzza di bruciato?<br />

Le sinistre con le loro ideologie libertarie hanno da sempre sostenuto il libero arbitrio<br />

nell’assumere droghe, mistificando, secondo me, l’indifferenza verso il problema. Ridurre<br />

il danno, vuol dire che il paese è in ginocchio di fronte alla criminalità, e non ha la forza,<br />

io dico la volontà, di combatterla; così, nell’incapacità di ricorrere ad un impegno coraggioso,<br />

si tergiversa e si cedono le armi, ma non con onore. Ridurre il danno vuol dire sacrificare<br />

cinicamente tante giovani vite, che avrebbero bisogno di ideali e di esempi positivi.<br />

Tra droghe, overdose, alcool, Aids, incidenti del sabato sera, siamo testimoni impotenti<br />

di una moria spaventosa. È questo che vogliono certi tribuni?<br />

Il governo sia deciso nell’impedire turpitudini e non tolleri ingerenze e provocazioni<br />

liberticide. A me pare di vivere nel caos, tutto quello che mi è stato insegnato di buono,<br />

sembra ormai senza valore. Vi è chi delinque, e quando è chiamato a “pagare”, assume<br />

comportamenti innocentisti, trovando i soliti “garantisti” che lo difendono a spada tratta<br />

accusando la legge. Questo offende l’onestà di chi subisce e si trova poi a pagarne le conseguenze.<br />

Quando un tossicodipendente si suicida in carcere, non si alzano voci di protesta,<br />

eppure, la vita dovrebbe avere il medesimo valore per tutti. Inoltre il drogato, che in<br />

– 315 –


1996<br />

– 316 –


1996<br />

– 317 –


1996<br />

carcere dovrebbe trovare la prima assistenza terapeutica, viene lasciato solo nella disperazione.<br />

Ed è pure successo che giovani, affrancati dalla droga e reinseriti nella vita sociale,<br />

siano stati poi nuovamente reclusi per pagare vecchi debiti e alcuni, presi dallo sconforto,<br />

si siano suicidati e altri ne siano usciti poi distrutti ripiombando nella tossicodipendenza.<br />

L’Italia è la patria del Diritto, ma io dico che a questo punto si può bruciare la Costituzione,<br />

perché in essa vi sono parole poi avvilite dai fatti.<br />

Sono dodici anni che sono impegnata nella lotta alla droga, a causa di essa e dell’Aids<br />

ho perso un figlio due anni fa, e vedere ripresentarsi in modo ricorrente, vampiri che<br />

emergono dalla tomba portando la loro negatività, mi sconvolge l’anima. Negli ultimi<br />

tempi della sua vita, mio figlio diceva:” la droga modifica e distrugge l’esistenza, annebbia<br />

l’anima, sostituisce gli impegni e le gioie sane, è lavacro di dolore. Tu lotta mamma, grida<br />

la nostra sofferenza”. E io questa sofferenza la voglio urlare.<br />

Aiutiamo i giovani, sono il futuro di domani, non distruggiamoli per l’arroganza e il<br />

pressapochismo di alcuni.<br />

Signor Presidente, questo è quanto volevo dirle anche a nome dei genitori del mio<br />

Comitato. So che lei è persona onesta, ma conosco anche la sua difficoltà nell’operare in<br />

questa giungla, dove alcuni politicanti, più che ricercare il bene del Paese operano soprattutto<br />

per il loro vantaggio.<br />

Al di la della mia esperienza drammatica, io sono testimone da anni di grandi tragedie;<br />

prima di importanti iniziative sulla droga, interpelli i genitori, che dalla droga sono stati<br />

segnati per la vita.<br />

Vorrei che tutti coloro che soffrono per questo cancro sociale, intervenissero attivamente<br />

contro i moderni vampiri, ma vergogna, abbattimento, senso di sconfitta, frenano<br />

una ribellione coraggiosa e aprono le porte agli sciacalli.<br />

Per il Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e dei malati di Aids<br />

la presidente, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 31 agosto 1996<br />

Lo trovano dopo due giorni - Era ospite di una comunità<br />

Stroncato da una overdose<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 settembre 1996<br />

Overdose fatale<br />

Trovato il corpo dopo dodici ore<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 11 settembre 1996<br />

La mozione, approvata con soli 2 voti contrari,<br />

chiede anche la somministrazione “controllata” dell’eroina<br />

Droghe leggere, Torino città pilota<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 12 settembre 1996<br />

– 318 –


1996<br />

Droghe libere, un coro di no<br />

Polemiche sulla delibera del capoluogo piemontese. - Don Ciotti: un invito a riflettere<br />

Nel Lazio una legge autorizza l’uso di morfina - Torino, la gente protesta in municipio<br />

Furio colombo: “Idea bella e coraggiosa, ma in America non ha funzionato”<br />

Il Giornale di Vicenza - 13 settembre 1996<br />

La regione Lazio decide: metadone e pure morfina<br />

Nell’ambito di interventi controllati per la riduzione del danno<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 10 novembre 1996<br />

S’infiamma la polemica, mentre oggi a Torino scendono in piazza gli antiproibizionisti<br />

“Droghe leggere: è lobby”<br />

“Avvenire” all’attacco - E Manconi: con noi un padre della Dc<br />

✧<br />

Il “padre della Dc sarebbe Emilio Taviani”, poi c’è il “massimo oncologo Umberto Veronesi”<br />

che stimo come opera nel suo campo, ma ad ognuno il “suo”!<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 17 novembre 1996<br />

La sfida dello spinello “libero”<br />

Ottomila in corteo a Torino. E An organizza la contromanifestazione<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 24 novembre 1996<br />

Il segretario del Pds prospetta inoltre la distribuzione di eroina nelle comunità.<br />

D’Alema: sì alle droghe leggere. È subito bufera anche nell’Ulivo<br />

“Berlinguer si oppose a un mio progetto di legalizzazione, ma la penso come allora”<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 25 novembre 1996<br />

Spinello libero, comunità contrarie<br />

Veltroni: “Legalizzazione giusta”. Critiche dal Polo<br />

✧<br />

Per questa locandina, ho tratto lo spunto da una pagina di “Corriere – Salute”che riproduceva in bianco<br />

e nero le parti del cervello colpite dalle varie droghe. Ho sviluppato il tema a colori arricchendolo di<br />

più spiegazioni, ne ho fatto volantini e agendine distribuite ai giovani come informazione e prevenzione.<br />

Mi ha sempre fatto impressione scoprire che i leader di sinistra propongano la libera circolazione<br />

delle droghe. Ho sempre pensato che tanto più un politico è vicino al popolo, tanto più<br />

sarà interessato a temi come la salute, il benessere, la promozione della gioventù, l’aiuto agli<br />

“ultimi”ecc.<br />

Come si concilia tutto ciò con l’idea che fare uso di droghe è una “libertà”che si deve concedere?<br />

Mi ha perciò colpito questo scontro di prospettive etiche tra Berlinguer e D’Alema: il<br />

primo contrario alla legalizzazione e il secondo, come Veltroni e Vendola, ne fa una questione<br />

progressista; ma si autostima così tanto da pensare di avere la verità, come si dice, in tasca?<br />

– 319 –


1996<br />

– 320 –


GUARDA COME LA DROGA BRUCIA IL CERVELLO<br />

Per questa locandina ho tratto spunto da una pagina di “Corriere-Salute” che riproduceva in bianco e nero<br />

le parti del cervello colpite dalle varie droghe. Ho sviluppato il tema a colori arricchendolo di più spiegazioni.<br />

Ne ho fatto volantini e agendine distribuite ai giovani come informazione e prevenzione.


1996<br />

Ma di che progresso stiamo parlando? La sinistra “classica” e quella moderna; quest’ultima<br />

incapace di interpretare i valori popolari nei tempi nuovi e affascinata dai principi radicali,<br />

come le libertà individuali in vari campi compreso quello delle droghe, scelte culturali che sono<br />

state devastanti per la gioventù italiana e per le famiglie.<br />

L’assurda proposta di D’Alema non è certo piaciuta a chi conosce la devastazione causata<br />

dalla droga; alcuni lettori, allarmati e decisamente contrari, hanno manifestato con le lettere<br />

ai giornali il loro dissenso. Ne scelgo una che più delle altre esprime chiaramente la sua indignazione.<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 11 dicembre 1996<br />

Un padre scrive a D’Alema<br />

Caro Massimo, mi hai deluso - Se non te ne intendi, taci<br />

Ho un figlio ex tossicodipendente (e spero proprio che possa mantenere sempre la qualifica di ex).<br />

Credo che nessuno possa capire, se non chi ha provato, il cumulo di sofferenza, angoscia, delusione,<br />

sensi di colpa e di fallimento che precipitano su una famiglia quando si accorge che un figlio “si fa”.<br />

Non ti dico la fatica di persuaderlo, quando il dramma era ormai evidente e ingestibile, a iniziare un<br />

percorso di disintossicazione, di ingresso in una Comunità terapeutica. Poi le notti insonni: ”Ce la<br />

farà, non ce la farà…” e le tenue speranze seguite da delusioni, amarezze, nuovi tentativi, tempi lunghi,<br />

famiglia sconvolta. Finalmente dopo non pochi anni, distacchi sanguinanti, rifiuti umilianti<br />

ecc…. mio figlio si è rialzato in piedi: ha barcollato, si è appoggiato a qualcuno che l’ha capito, accolto,<br />

amato. Ora, lo dico con il cuore che mi trema, è “ex”.<br />

Aveva iniziato, ma l’ho saputo dopo, frequentando alcuni amici, ragazzi normali, senza apparenti<br />

problemi gravi, qualche dissidio con le loro famiglie, rientro a casa alle ore piccole, minore rendimento<br />

scolastico (e nel lavoro, per chi già aveva iniziato a lavorare), nulla di speciale.<br />

Ma nei loro incontri, prima allegri, pur se con qualche lieve trasgressione, poi sempre più muti e<br />

silenziosi, avevano cominciato a volteggiare fumo acre, qualche spinello, qualche pasticca, roba leggera.<br />

Alla prima madre di uno del gruppo che sospettò, fu detto subito che stesse tranquilla: ”E’ una<br />

cosa leggera, tanto per stare insieme, non ci fa male, ma lo fanno tutti gli amici, non meravigliarti,<br />

è una cosa normale”. Andò avanti così per un anno, poi la telefonata a mia moglie di un’altra madre<br />

ci creò qualche sospetto. Colloqui drammatici con il figlio, nessuna ammissione, se non la solita<br />

frase: “E’ roba leggera, non mi fa male”. Poi una sera il crollo, la disperazione, in noi e in lui. Qualche<br />

suo amico era già stato chiamato in caserma per una verifica: furtarelli, guida pericolosa ecc. per<br />

mio figlio, per fortuna, ancora nulla. Ma dalle cose leggere erano passati inesorabilmente a sniffare<br />

altro, non più solo pasticche o fumi, ma polvere che stralunava gli occhi, il viso, la mente, la vita….<br />

E tu, Massimo D’Alema, vieni a dire che in fondo le droghe leggere sono il male minore, per evitare<br />

danni maggiori alla società, per tamponare situazioni di fatto e che il proibizionismo è cosa d’altri<br />

tempi ecc…. Mi hai profondamente deluso!<br />

O tu non te ne intendi, e allora taci; o vai in cerca di voti da sottrarre ai radicali e allora mi deludi<br />

ancora di più. Lo sai che quelli che usano droghe pesanti sono passati tutti da quelle leggere? E<br />

comunque intossicano l’organismo e lo svuotano della forza di lottare, di soffrire, di vincere, di essere<br />

libero? Lo sai che chi si abitua al metadone non uscirà mai più dalla dipendenza, non avrà mai<br />

più la voglia e la forza di disintossicarsi? Lo sai che dalla droga si può uscire solo con percorsi guidati<br />

da esperti, in comunità; mai nessuno riesce da solo? Siamo sinceri, vogliamo giovani veramente<br />

liberi (ed è possibile, ne hanno la capacità e il diritto) o ci accontentiamo di lasciarli nella loro dipendenza,<br />

purché ci diano i voti? Hai avuto gli applausi di un gruppo di giovani di partito, ma sei caduto<br />

in una trappola; la permissività in questo campo toglie la libertà. Avresti dovuto avere il coraggio<br />

di dirlo, se vuoi bene davvero ai giovani. Se la società darà loro segnali di banale permissivismo (e<br />

– 321 –


1996<br />

non è questione di fare evitare il carcere, nessuno è in carcere per spinelli e pasticche, caso mai si<br />

sono sfracellati nelle macchine il sabato sera), allora davvero avremo una società debole, ombre<br />

vaganti, giovani infelici. Te lo assicuro sulla mia pelle. (Un tuo ex ammiratore di Bologna)<br />

Il Giornale di Vicenza - 29 novembre 1996<br />

Il corpo rinvenuto ieri mattina lungo una strada<br />

Stroncato da overdose<br />

✧<br />

1 dicembre 1996 - Giornata mondiale di lotta alla droga. Nel pomeriggio c’è stato un incontro<br />

su:”Testimonianze e coraggio per convivere con l’Aids”, al termine vi è stata la fiaccolata<br />

lungo corso Palladio fino a Piazza dei Signori dove è stato acceso l’albero di Natale, quindi la<br />

messa, ormai tradizionale e sempre molto partecipata, in ricordo dei nostri cari, concelebrata<br />

da più sacerdoti e animata dal coro della Gev. Terminata la funzione religiosa vi è stato un<br />

momento conviviale in cui si poteva bere una cioccolata calda – gentilmente offerta dal gestore<br />

di un bar – e gustare qualche fetta di torta fatta dalle nostre mamme. Tra le molte persone<br />

presenti vi erano anche famigliari di giovani che noi avevamo assistito e con i quali si era creato<br />

un sentimento di solidarietà. È stata apprezzata la presenza del sindaco Quaresimin.<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 dicembre 1996<br />

Cinque suicidi in pochi giorni<br />

Il benessere non porta felicità nella società dell’egoismo<br />

✧<br />

Aids – 1996 – A Vicenza 60 decessi – In Italia 4198<br />

– 322 –


Come altre volte, anche quest’anno ho tratto il manifesto da una foto di Roberto per me significativa


1997<br />

1997<br />

Corriere della Sera - 4 gennaio 1997<br />

Urod, bocciata la disintossicazione<br />

La terapia chimica sperimentata nell’ospedale milanese<br />

aveva invece avuto via libera nell’ottobre del ‘95<br />

Stop del ministero al metodo antidroga:”Ingenuità nella ricerca del S. Raffaele”<br />

Una “puntura magica” per guarire nel sonno<br />

Milano - ”Miracolo”, “Puntura magica” o più prosaicamente “Riscatto definitivo dal buco”, l’Urod,<br />

nato in Israele e approdato in Italia nel settembre del 1995, è sostanzialmente un cocktail di farmaci,<br />

soprattutto Naltrexsone. Un metodo che promette la totale disintossicazione (fisiologica) in<br />

24 ore di cui 8 circa trascorse dormendo.<br />

Si comincia con un’iniezione di anestetico che addormenta, ma non troppo profondamente. Al<br />

paziente vengono poi inserite una sonda nel naso e una nel braccio per introdurre i farmaci antidroga.<br />

In bocca un tubo di gomma per raggiungere lo stomaco che sarà liberato durante il trattamento.<br />

Dopo circa un’ora dalla prima dose di Naltrexone il paziente ha una grave crisi di astinenza perché<br />

il farmaco va a liberare gli oppiacei dai recettori nervosi: si contorce, si lamenta, sente molto freddo<br />

ma non è cosciente. Ogni due ore, fino a un totale di 8 – 10, gli viene somministrato il cocktail<br />

antidroga alternato a calmanti finché i test non rilevino che la disintossicazione è completa. Se non<br />

ci sono complicazioni allo scadere delle 24 ore dal momento del ricovero, il paziente viene dimesso.<br />

Garattini: sono contrario – Pratica a rischio<br />

Roma – “L’Urod? Sono assolutamente contrario. E non da oggi”. Il professor Silvio Garattini, direttore<br />

dell’istituto di ricerca “Mario Negri” e membro del Cuf, si schiera decisamente con quelli che<br />

il metodo antidroga israeliano lo bocciano senza appello. Ecco i motivi: sottoporre i pazienti all’anestesia<br />

generale è una pratica che può presentare qualche rischio, specialmente su organismi debilitati<br />

come quelli del tossicodipendente.<br />

Questo metodo non è una soluzione al problema della droga: eliminare la dipendenza fisica non<br />

significa guarire, tornare a una vita normale. Quello è solo il primo scalino. Ma il tossicodipendente<br />

rischia di uscire dalla clinica, tornare a casa, e riprendere le stesse abitudini di prima. L’Urod mi<br />

sembra una specie di “porta rotante” da cui si entra e si esce dall’eroina. Inoltre costa troppo. Un<br />

prezzo così alto non si giustifica: i farmaci usati non sono così cari, e neanche l’anestesia. E poi non<br />

c’è mai stato un reale controllo sui casi trattati, per sapere esattamente cosa succede ai tossici dopo<br />

il trattamento. (…)<br />

In questi lunghi anni di mia militanza nel campo della tossicodipendenza, è capitato con una<br />

certa regolarità che la stampa lanciasse con clamore e senza nessun esame critico, qualche miracolosa<br />

terapia risolutiva dalla dipendenza da sostanze stupefacenti.<br />

Si trattava quasi sempre di farmaci particolari e costosi a cui alcune famiglie si accostavano<br />

con speranza e talvolta con grandi sacrifici.<br />

Sempre dai giornali ho potuto constatare che, a seguito di fallimenti di questo metodo, vi<br />

sono stati anche dei suicidi.<br />

A questo proposito vorrei testimoniare un fatto avvenuto nei primi mesi del ‘96:<br />

– 323 –


1997<br />

Il figlio di una nostra mamma che ha iniziato a drogarsi quand’era ancora minorenne,<br />

vorrebbe smettere, ma non ne è capace.<br />

Venuto a conoscenza che il metodo rivoluzionario di disintossicazione Urod è praticato<br />

anche da alcuni medici di Torino, vuole tentare l’esperimento. Si fa accompagnare in tale città<br />

dalla madre che lo lascia per tre giorni, come richiede la terapia, presso una specie di clinica,<br />

mentre lei, in albergo, aspetta piena di trepidazione il passare interminabile delle ore. Quando<br />

lo va a riprendere, lui sembra una larva umana, incapace persino di reggersi in piedi, l’intervento<br />

terapeutico è stato devastante (a seguito di varie denunce, quei medici sono stati poi inquisiti<br />

e sospesi dalla professione). Due infermieri lo sorreggono trascinandolo giù per le scale, lo mettono<br />

in macchina bloccandolo con la cintura di sicurezza, in tre giorni ha perso circa dieci chili,<br />

ha la testa ciondoloni e una densa schiuma alla bocca che sembra soffocarlo. Incerta se portarlo<br />

all’Ospedale di Torino o correre a casa, la madre si avvia a velocità sostenuta verso Vicenza, sull’autostrada<br />

viscida dal nevischio e col terrore che abbia a morirgli durante il percorso o incorrere<br />

in un incidente. Arrivata, lo porta al SER.T, dove viene sottoposto a delle cure appropriate,<br />

quindi a casa. Per tre giorni e tre notti lo veglia, senza dormire, tenendogli la mano e parlandogli<br />

in continuazione, perché lui aveva paura anche del silenzio. Dopo una settimana, appena<br />

ripreso, torna a drogarsi, scaricando sulla madre esausta, tutto il suo mal di vivere.<br />

Come si può sopportare tutto questo? Annientarsi nell’angoscia e vedere il proprio amore<br />

umiliato e calpestato?<br />

Il dolore nel mondo è così vasto, che sembra rendere assurda la vita, più è grande, e più lo<br />

si vive in solitudine. Quello della droga è lacerante, perché vedi una creatura, la cui giovinezza<br />

dovrebbe essere proiettata nel futuro, che invece si annienta, soffocando, intelligenza, sensibilità,<br />

dignità, perdendo la salute e la vita.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 14 gennaio 1997<br />

Al San Bortolo scoppia il caso malattie infettive<br />

Il reparto del malattie infettive del San Bortolo al centro di una polemica per i costi dei nuovi<br />

farmaci per la cura dell’Aids. Nel bilancio dell’Ulss servono quattro miliardi in più per i<br />

nuovi ritrovati ma la direzione di via Rodolfi chiede aiuto alla regione oppure al ministero<br />

Curare i malati di Aids – “Ma i soldi dove sono?”<br />

Con i nuovi farmaci un paziente costerà circa 20 milioni l’anno<br />

✧<br />

Panorama - 16 gennaio 1997<br />

Droghe? Andiamoci piano a chiamarle leggere<br />

Il Milanese – IDEE – SOCIETA’ - Un articolo di Guido Vergani -<br />

Dopo Torino, Ferrara. Dopo Ferrara, Venezia, Genova. L’esempio è contagioso: i consigli comunali<br />

sono tarantolati dal bisogno di discettare e decidere su una materia, quella della legalizzazione di<br />

hascisc e marijuana, delle cosiddette droghe leggere, che poco attiene alla politica amministrativa di<br />

una città e molto, anzi totalmente, al dibattito medico, grande assente nel sempre più aggressivo e<br />

perentorio bla-bla dei politici sull’antiproibizionismo, sulla distribuzione controllata dell’ eroina,<br />

sullo “spinello libero”, all’insegna di una formula già di per sé gravida di rassegnazione, di impotenza:<br />

la “riduzione del danno”. (…)<br />

Al di là della richiesta di depenalizzare totalmente il consumo (ma quasi sempre un forte consuma-<br />

– 324 –


1997<br />

tore, ogni abusatore è anche spacciatore), questa rubrica che sta dentro Panorama e il già vecchio<br />

giornalista che la scrive dissentono, suggerendo almeno un po’ di cautela nell’orgia di pressapochismo<br />

che sembra euforizzare consigli comunali, avvocati di rifondazione, pannelliani, i Verdi e il loro<br />

portavoce Luigi Manconi, lo stesso Walter Veltroni, una parte dell’ulivo, quasi che la legalizzazione<br />

fosse sinonimo di oscurantismo.<br />

La società vuole proteggere la vecchietta dal tossicomane scippatore, vuole evitare che il tossicodipendente<br />

si criminalizzi per procurarsi la droga, vuole eliminare una fonte di guadagno della mafia?<br />

Lo faccia, cerchi di farlo senza mettere a repentaglio gli adolescenti (l’età del consumo continua ad<br />

abbassarsi) e i più psichicamente vulnerabili fra loro. Il criterio per definire droghe leggere i derivati<br />

della canapa indiana è quello obsoleto della crisi d’astinenza. I cannabinoidi non inducono alla<br />

dipendenza fisica come l’eroina o gli oppioidi in genere. Quindi non provocano dolorose, squassanti<br />

crisi di astinenza. Ma danno un’indubbia dipendenza psicologica, legata al ricordo dell’esperienza<br />

piacevole che, per non addentrarsi in discorsi complessi, è un appiattimento di un fondo d’angoscia<br />

e di dolore che non necessariamente ci è palese.<br />

L’abuso (oggi è sempre più raro lo spinello del sabato sera e si va quotidianamente a pipate, a pastrocchi<br />

di hascisc nei dolci, nei “misto bosco”) non ha mai effetti leggeri, può determinare fenomeni di<br />

alterazione delle percezioni sensoriali, dissociazione delle idee, distorsione del tempo e dello spazio,<br />

pensieri deliranti, allucinazioni. È psicotizzante, porta in superfice o, come dicono i medici “slatentizza”<br />

malesseri, scompensi psichici che magari senza quell’acciarino sarebbero sempre rimasti nel<br />

profondo.<br />

Farmacologicamente la conoscenza della cannabis è precaria. Se ne sa poco rispetto, per esempio, alle<br />

anfetamine. Dei 60 diversi alcaloidi trovati nel fumo di marijuana, solo 14 sono stati studiati in<br />

profondità. Insomma, si va a tentoni. Quel poco che si sa e quello che i medici toccano con mano<br />

autorizzano al pollice verso. Quel molto che non si sa bolla di faciloneria il partito dei legalizzatori,<br />

soprattutto se si ricorda che uso e abuso coinvolgono sempre più i ragazzini e possono inquinare la<br />

psiche in anni chiave per lo sviluppo mentale.<br />

Tredici, quattordici, quindici anni: l’adolescenza. Che sia un’età delicatissima è persino ovvio dirlo.<br />

Ma occorre essere chiari fino all’ovvietà. Dal punto di vista psichico, è il momento più critico della<br />

vita. È l’età in cui maturano in noi la definizione dell’identità, i meccanismo di difesa e la rappresentazione<br />

della morte. Marijuana e hascisc interferiscono con questi passaggi determinanti della<br />

fatica di diventare adulti. A testimoniarlo, basterebbe ricordare la loro caratteristica di provocare<br />

un’alterazione dei ritmi temporali. Il che stravolge il rapporto con il senso dell’attesa che è psicoformativo<br />

nei vari stadi dell’evoluzione. Se viene alterato, sabotato da una sostanza, ecco che su un fatto<br />

così semplice come la percezione del tempo interviene qualcosa che modifica la geometria psichica<br />

in via di formazione. Questo è già un attentato all’organismo.<br />

Gli esempi di attentati, di sabotaggio sono infiniti. Allora, non sarebbe logico e più serio che su una<br />

materia così pericolosa il dibattito desse soprattutto diritto di parola ai medici, agli psichiatri, ai farmacologi?<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 25 gennaio 1997<br />

Severa presa di posizione dopo il “sì” agli antiproibizionisti<br />

Droghe leggere: “no” Vaticano<br />

“Legalizzarle significa dare valore al consumo degli stupefacenti”<br />

✧<br />

16 febbraio 1997 - Lettera inviata all’ assessore agli interventi sociali del comune di Vicenza<br />

Egregio assessore,<br />

negli ultimi tre mesi il Comitato di solidarietà si è fatto carico di due casi che necessitava-<br />

– 325 –


1996<br />

no di immediato aiuto. Non trovando nel territorio strutture disponibili a far fronte all’emergenza,ci<br />

siamo impegnati offrendo un tetto al riparo dalla strada, presso un albergo<br />

della città.<br />

Tutto questo in collaborazione con il Sert, che si è adoperato a far sì che il nostro intervento<br />

trovasse continuità presso le istituzioni preposte, affinché non rappresentasse un<br />

precario rimedio a sé stante.<br />

Il non reperire alternative nei momenti di grave emergenza, mi ha confermato ancora<br />

una volta, quanto sia necessario trovare una soluzione preventiva pronta a dare risposte<br />

immediate a quelle persone che non possono trovare sistemazione a Casa Speranza, perché<br />

non ancora invalidati dall’Aids.<br />

Le chiedo perciò, signor assessore, di farsi promotore di un incontro con le associazioni<br />

di volontariato, del privato-sociale ed enti pubblici, per cercare insieme come dare un<br />

dignitoso aiuto a che è privo di tutto, fuorché di emarginazione e sofferenza.<br />

Riporto in chiusura un paragrafo della Delibera Consiliare del lontano 1982, in cui si<br />

tratta dell’argomento di cui sopra; come vede, il 15 anni, nonostante ripetute e pressanti<br />

richieste, ancora non è stato risolto.<br />

“Interventi nella lotta contro le tossicodipendenze – Deliberazione Consiliare”<br />

Struttura residenziale a breve termine: Da più parti è stata fatta presente la necessità<br />

che sia creata una struttura residenziale che accolga i tossicodipendenti dopo le dimissioni<br />

dall’ospedale o dopo l’uscita dal carcere, per un breve periodo di stazionamento (di solito<br />

fino ad un mese). In questa struttura possono essere ammessi anche quelli per i quali il<br />

<strong>Centro</strong> antidroga ritiene utile un momento di riflessione e di permanenza per una completa<br />

terapia o riabilitazione”.<br />

Per il Comitato, la presidente Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - Sabato 22 febbraio 1997<br />

Conclusione ospedale per ladro sorpreso durante il colpo nello studio di un legale<br />

Ha rischiato la vita dopo il furto<br />

Ma dopo due piani di “volo” viene arrestato dai carabinieri<br />

Ha rischiato di morire dopo il furto nel tentativo di sottrarsi ai carabinieri. Una vita da sbandato,<br />

per scappare dopo un furto è volato dal secondo piano atterrando sull’asfalto. Ha dovuto chiedere<br />

aiuto ai carabinieri che lo stavano aspettando al varco e che lo hanno accompagnato all’ospedale,<br />

dove è stato ingessato per la fratture della gamba sinistra e del polso. Ha subito pure un trauma facciale:<br />

prognosi di almeno trenta giorni. È stato quindi tratto in arresto e subito rilasciato.<br />

Questo il fatto letto sul giornale; ora descrivo quanto ho cercato di fare per dare un aiuto a<br />

questo giovane tossicodipendente senza riuscirci!<br />

Nel raccontare tutto il retroscena della vicenda intendo mostrare quanta distanza c’è tra la<br />

freddezza dei servizi pubblici e gli autentici bisogni di una persona in gravi difficoltà.<br />

Questo giovane, 32 anni, “una vita da sbandato”, non ha casa e vive di espedienti.<br />

La TV locale ha anticipato la notizia del giornale la sera precedente venerdì 21; ho contattato<br />

la struttura ospedaliera che lo ha in cura per sapere se aveva bisogno di aiuto, ma nessuno<br />

sapeva dove fosse e dove avrebbe passato la notte. Sabato, alle ore otto m’informo presso il<br />

– 326 –


1997<br />

Sert, ma ancora il giovane non si è fatto vedere. Offro per quanto posso la mia disponibilità<br />

per un aiuto immediato. Dopo circa un’ora una operatrice mi comunica che è arrivato trascinandosi<br />

alla meno peggio: era sofferente e affamato. Il giorno prima era stato trattenuto in questura,<br />

perciò non aveva potuto recarsi alla mensa pubblica. La notte l’aveva trascorsa nei sotterranei<br />

dell’ospedale rischiando di essere visto e scacciato.<br />

Mi domando perché, nelle sue condizioni con una prognosi di trenta giorni, non sia stato<br />

trattenuto almeno per qualche giorno in ortopedia!<br />

L’assistente sanitaria gli offre la colazione e lo fa stendere su un lettino. Mi viene suggerito<br />

di contattare lo psicologo incaricato di seguire il caso; tento di farlo, ma un suo collega non me<br />

ne da l’opportunità perché “è in riunione di gruppo”. Insisto parlando di urgenza, ma non c’è<br />

niente da fare. Questa chiusura operativa mi innervosisce. Dopo le undici riesco ad essere ascoltata,<br />

viene accettata la mia collaborazione, mentre il servizio cercherà una sistemazione futura<br />

(certamente non immediata). Il primo aiuto è l’acquisto di una scarpa ortopedica e di qualcosa<br />

da mangiare, cibi tenerissimi e liquidi perché è ferito in bocca e fatica a deglutire. Queste<br />

cose le mangerà seduto su una panchina del giardino interno dell’ospedale.<br />

Ritorno a casa e cerco una soluzione temporanea. Telefono ad un albergo che già altre volte<br />

si è prestato nel dare ospitalità in casi particolari, ma non ci sono stanze libere. Un altro non<br />

lo vuole a causa di spiacevoli esperienze, provo all’albergo cittadino, ma non c’è posto. Richiamo<br />

il Sert, ma non risponde nessuno. Così l’assessore ai servizi sociali. Tento con il sindaco. Sono<br />

amareggiata, il giovane, anche questa notte dormirà nei sotterranei dell’ospedale come un animale<br />

braccato.<br />

La domenica mi rimetto in contatto con il Sert; per legge dovrebbe essere aperto 24 ore su<br />

24, per “l’espletamento delle attività assistenziali”, invece il sabato la chiusura è anticipata<br />

alle 11 e alla domenica alle 10. E gli utenti sono molti.<br />

L’infortunato dice che tenterà di arrivare alla mensa, lo invito a chiamarmi nel pomeriggio<br />

per un tentativo in altra direzione. Infatti trovo un posto in una comunità, ma il giovane non<br />

telefona ed io non so dove cercarlo. Questa mancata telefonata però, è una decisione sua!<br />

A me, resta l’amarezza nel constatare che, di sabato pomeriggio e di domenica, pur nell’emergenza,<br />

la struttura pubblica sia assente e il vuoto non possa sempre venire colmato dalla<br />

buona volontà del privato che spesso non ha i mezzi per sostituirla.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 25 febbraio 1997<br />

Sequestro record ad Arzignano<br />

Quarantatremila pasticche di ecstay!<br />

Il responsabile del Sert, Balestra: “L’errore di credere che sia innocuo”<br />

✧<br />

6 marzo ’97- Ho spedito una lettera al Procuratore dalla Repubblica di Vicenza dott. Paolo<br />

Pecori riguardante la sepoltura dei morti di Aids, unendo le copie inviate ai vari ministri e<br />

spiegando la situazione tutt’ora immutata. Il risultato del suo interessamento come prevedibile,<br />

non ha cambiato nulla.<br />

– 327 –


1997<br />

Corriere della Sera - 15 marzo 1997<br />

Napoli, alla conferenza sulla droga lite Polo – Governo:<br />

nelle carte si parla di liceità della coltivazione personale della canapa indiana<br />

“Legalizzazione”, bufera sulla Turco<br />

Arlacchi: ”Ora basta, l’ulivo faccia chiarezza o la partita è persa”<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 16 marzo 1997<br />

Il Guardasigilli ha chiuso a Napoli, tra le polemiche, la conferenza sugli stupefacenti<br />

“Lavori utili per i tossicomani”<br />

Flick: così potranno evitare il carcere - Veltroni: la droga da anni è il nostro Vietnam<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 21 marzo 1997<br />

Martedì in consiglio comunale dibattito sulle politiche nazionali<br />

<strong>Droga</strong>, uno scontro di culture<br />

Puntare alla “riduzione del danno” o bloccare ogni tolleranza<br />

✧<br />

La Repubblica - 1 aprile 1997<br />

Lo afferma un autorevole rapporto dell’Accademia francese delle scienze.<br />

“Lo spinello fa ammalare”<br />

Hashish e marijuana riducono fiato, memoria e difese immunitarie<br />

Il controllo dei derivati, tra cui la cannabis rossa, è una “emergenza sanitaria”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 10 giugno 1997<br />

Un giovane autista trovato privo di vita nel suo furgone<br />

Stroncato da overdose<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 12 giugno 1997<br />

Trovato privo di vita accanto ad una siringa<br />

Stroncato dall’eroina<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza – 18 giugno 1997<br />

Blitz da record. Centinaia di indagati e quintali di “roba”<br />

Sequestrati in una operazione su un traffico internazionale<br />

In città arrivava un mare di droga<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 21 giugno 1997<br />

Un fienile imbottito di droga<br />

“Iberia”, altri clamorosi retroscena dall’operazione che ha interrotto<br />

un mega-traffico di stupefacenti<br />

– 328 –


1997<br />

Il Giornale di Vicenza - 26 giugno 1997<br />

– 329 –


1997<br />

Oggi giornata mondiale di lotta alla droga – Alle 18 convegno in sala Stucchi<br />

<strong>Droga</strong>, in città sequestri record<br />

E Vicenza è al terzo posto nella classifica regionale dei decessi<br />

Nel Veneto nel ’96 sono morte 93 persone per abuso di sostanze stupefacenti, nel ’95 i decessi sono<br />

stati 64. La provincia più colpita è Padova con 40 morti, seguita da Verona con 17 e Vicenza con<br />

11. Nel ’96 nella città del Santo il sequestro di eroina è aumentato del 216 per cento, la cocaina del<br />

95 per cento, le anfetamine e gli allucinogeni del 949 per cento. Nel Trevigiano da 38 pasticche<br />

sequestrate nel ’95 si è passati alle 5.856 nel ’96. A Vicenza le cifre fanno ancora più rabbrividire dal<br />

momento che nei mesi scorsi sono state sequestrate dalle forze dell’ordine oltre 45 mila pasticche di<br />

ecstasy e ora nel corso dell’operazione “Iberia” che ha portato dietro le sbarre corrieri di mezza Italia,<br />

il quantitativo trovato dall’Arma è stato di svariate migliaia oltre ai chili di eroina e di hashish.<br />

Ma queste fornite dall’Agirt, l’agenzia di informazioni religiose del nord est, non sono che alcune<br />

cifre, gli altri dati sono quelli delle famiglie di tossicodipendenti che spesso non sanno dove sbattere<br />

la testa, delle prefetture dove i giovani che si sottopongono a colloqui sono sempre di più, dei Sert<br />

dove gli utenti aumentano di anno in anno, dei ragazzi che usano droga il sabato sera in discoteca:<br />

ecstasy, anfetamine ed altri intrugli. Di emergenza droga si parla sempre più spesso e lo si fa soprattutto<br />

oggi che si celebra la Giornata mondiale di lotta alla droga.<br />

E proprio alle 18 in sala Stucchi di palazzo Trissino si parlerà di “Tossicodipendenza: malattia?” siederanno<br />

attorno allo stesso tavolo il primario del Sert dell’Ulss n.6 dott. Vincenzo Balestra e gli autori<br />

del libro “Un buco nell’anima”, gli psichiatri Roberto Bertolli e Furio Ravera. Moderatrice nonché<br />

organizzatrice della manifestazione Olga Dalla Valle presidente del Comitato di solidarietà. (…)<br />

✧<br />

Vicenza - 26 giugno 1997<br />

Decima Giornata mondiale di lotta alla droga<br />

Anche quest’anno il sindaco Quaresimin ci ha ospitato nella bella sala Stucchi di Palazzo Trissino,<br />

sede del Comune. Nell’accettare la nostra richiesta, l’amministrazione ha dato a sua volta<br />

un segnale per far riflettere la città sul grave problema droga che da anni semina sofferenze e<br />

lutti anche nella nostra provincia. Come relatori, oltre al dott. Balestra responsabile del Sert,<br />

hanno accettato il mio invito gli psichiatri e psicanalisti Roberto Bertolli e Furio Ravera che<br />

dal 1980 dirigono il reparto specializzato nella diagnosi e terapia delle tossicodipendenze presso<br />

la casa di cura “Le Betulle” ad Appiano Gentile. Inoltre, nel 1992 hanno fondato la Società<br />

di <strong>Studi</strong>o per i disturbi della personalità e sono con Guido Vergani gli autori del libro “Un<br />

buco nell’anima”.<br />

Aprendo l’incontro, ho ricordato il convegno di Denver tra i Grandi, dove si è detto che “La<br />

droga è la base, il punto di arrivo e di partenza della più grande criminalità mondiale”.<br />

Ho ricordato anche che a marzo, il ministro Flick aveva affermato che i trattati internazionali<br />

impediscono la legalizzazione delle droghe cosiddette leggere, ma che il comitato dei<br />

nove della commissione giustizia, i radicali, i verdi, gli ambientalisti e le sinistre, coltivano un<br />

“sogno nel cassetto”e saltuariamente lo tirano fuori brulicando in sordina e preparando leggi e<br />

delibere incuranti di tanti trattati. A loro sta a cuore l’ambiente e la lotta all’inquinamento,<br />

ma persistono insistentemente nel volere inquinare il corpo e l’anima dei nostri giovani. Ho<br />

ribadito che il problema droga deve essere di competenza sanitaria e non di correnti partitiche.<br />

Per dare visibilità alla giornata e pubblicizzare l’incontro abbiamo preparato dei manifesti<br />

e dei volantini la cui immagine è stata tratta da un disegno molto significativo di Roberto. Nel<br />

retro, una pagina del libro “Un buco nell’anima”. Il tema: Tossicodipendenza: Malattia?<br />

– 330 –


Disegno significativo di Roberto


1997<br />

La sala era gremita, gli interventi molto interessanti, nuovi, e per noi gratificanti, perché<br />

venivano esposte le nostre convinzioni di sempre.<br />

Corriere della Sera - 28 giugno 1997<br />

L’allarme del ministro Turco per l’uso di “pasticche” tra giovanissimi<br />

Ecstasy più letale dell’eroina<br />

Cresce il consumo occasionale, sale il numero dei morti:un record dall’86<br />

– 331 –


1997<br />

Il Giornale di Vicenza - 14 luglio 1997<br />

Stroncato da un’overdose di eroina<br />

Morte di un 29enne ucciso dalla droga<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 agosto 1997<br />

Si getta sotto il treno per evitare l’arresto<br />

Avrebbe dovuto tornare nella comunità da dove era scappato<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 12 settembre 1997<br />

Sfiorata la tragedia<br />

Madre finisce sotto il treno sul luogo dove morì il figlio<br />

Sconvolta dal dolore la donna è rimasta gravemente ferita<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 16 settembre 1997<br />

Stroncato dalla droga<br />

È stato trovato privo di vita con la siringa conficcata nel braccio<br />

✧<br />

Sabato 18 ottobre ’97 – Sabato scorso c’è stato il primo di tre incontri organizzati dall’Anlaid<br />

a villa Cordellina di Montecchio, oggi il secondo.<br />

Durante la discussione è intervenuta una signora che aveva perso figlia e nipotina a causa<br />

dell’Aids, e ha affermato che sente come suo compito l’impegnarsi a scoraggiare la maternità a<br />

chi è Hiv positiva. Ho sentito in lei dolore e rabbia. Una giovane seduta vicino a me, ha perso<br />

marito e figlioletto, ma diceva che non si era mai sentita disperata, ed è convinta che non si deve<br />

decidere della nascita di un figlio. Lei è “per la maternità, non per la programmazione della razza<br />

pura e nella sua tragedia si è avvicinata a Dio”.<br />

Nel parlare insieme, lontane dagli altri, ha ribadito che la sua era stata una scelte meditata,<br />

inoltre si era sentita convinta che il figlio sarebbe nato sano. Certamente non ha saputo resistere<br />

all’istinto di maternità. Un’altra mamma si era scoperta sieropositiva quando il figlio<br />

aveva 14 anni. Per lei era stato un dramma. Mentre raccontava la sua storia si è interrotta più<br />

volta piangendo.<br />

Tanti drammi, uno diverso dall’altro, ma in un certo senso anche simili, tutti vissuti intensamente.<br />

Il Giornale di Vicenza - 25 settembre 1997<br />

Tossicodipendente stroncata in casa da overdose<br />

23 anni finiti in un “buco”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 29 settembre 1997<br />

La misteriosa morte di due giovani<br />

Annegano dopo il “buco”<br />

– 332 –


1997<br />

– 333 –


1997<br />

Il Giornale di Vicenza - 13 novembre 1997<br />

Giovane fulminato dalla droga<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 13 novembre 1997<br />

Disobbedienza civile a Roma<br />

Spinelli: distribuzione nel nome di Pannella che però non partecipa<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 14 novembre 1997<br />

Il leader riformatore, da poco colpito da ischemia cerebrale denuncia il boicottaggio<br />

di Rai, Mediaset e Tmc. Andreotti: le battaglie di libertà si combattono da vivo<br />

Pannella: rischio la vita contro la “TV di regime”<br />

“Via allo sciopero della fame e della sete: non sono io folle ma questo paese”<br />

✧<br />

L’istrionismo di Pannella, tutto proiettato nel suscitare pubblicità e forti emozioni (crede lui)<br />

ormai stanca un po’ tutti. Credo che egli abbia di sé un alto concetto e cerca di ottenere ciò che<br />

vuole con la “violenza dello sciopero della fame e della sete”, che personalmente mi lasciano<br />

molto scettica. Pannella è un furbastro, un narciso che ambisce e pretende di essere nelle prime<br />

pagine dei giornali e nelle “vetrine” delle TV, sotto forma di eroe martire della libertà.<br />

Ma lui, conosce veramente il significato della parola libertà?<br />

Un po’ di umiltà e rispetto delle regole, forse renderebbero le sue battaglie più credibili.<br />

✧<br />

24 Novembre 1997- Lettera inviata al presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e p.c. al presidente<br />

del Consiglio Romano Prodi, al ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Maria Flick, al ministro<br />

della Sanità Rosi Bindi e al ministro per gli Affari Sociali Livia Turco, alla stampa nazionale e cittadina<br />

Signor Presidente della Repubblica,<br />

sono la presidente del Comitato di Solidarietà con le Famiglie di Tossicodipendenti e dei<br />

Malati di AIDS di Vicenza.<br />

Le ho già scritto una prima volta nel Settembre ’95, spinta dall’indignazione per avere<br />

visto la salma di un giovane morto di AIDS, deturpata dalla candeggina. In quell’occasione,<br />

con una telefonata fatta a Suo nome da un funzionario della presidenza, mi aveva promesso<br />

il Suo particolare interessamento affinché fosse abolita la normativa che impedisce<br />

a queste salme di essere vestite con i propri indumenti, ma avvolte in un lenzuolo imbevuto<br />

di disinfettante (per noi allora era appunto la candeggina per il basso costo). Dopo<br />

più di due anni, nulla è mutato, e purtroppo constato che la burocrazia e l’immobilismo<br />

istituzionale sono più autorevoli della più alta carica dello Stato.<br />

Ora, colgo l’occasione di una Sua frase pronunciata in TV il 20 c.m. e riportata dalla<br />

stampa, che qui riporto fedelmente: “Attenzione, i diritti fondamentali del cittadino, sanciti<br />

dalla Costituzione, non possono essere stravolti da nessuno, per nessuna ragione di alcun genere,<br />

senza ferire l’ordinamento giuridico e la civiltà di un popolo”.<br />

– 334 –


1997<br />

Signor Presidente, questa frase la ritengo chiara ed esplicita, ma mi permetta una riflessione<br />

che mi sta molto a cuore; vale anche per Pannella?.<br />

Costui da anni, disprezza i diritti fondamentali di molti cittadini accanendosi su quelli<br />

più deboli che andrebbero protetti. Da anni distribuisce pubblicamente e impunemente<br />

nelle piazze, hashish e marijuana e privatamente, ma alla presenza di fotografi si fa<br />

ritrarre con personalità di spicco, mentre offre intere scatole di dette sostanze, attualmente<br />

proibite dalle leggi vigenti. In questi ultimi tempi, poiché si sente umiliato dai mezzi<br />

d’informazione, si atteggia a martire, “rischiando la vita”, come se già tanti giovani, a causa<br />

della droga non l’avessero persa. In questo è sostenuto dai soliti fautori di pseudo libertà.<br />

Ebbene, la Costituzione dovrebbe difenderci da questi personaggi destabilizzanti, che<br />

per loro mire oscure (ma forse non tanto), insinuano negli adolescenti il piacere delle trasgressioni<br />

che poi potranno portare molti di loro a rovinarsi la vita.<br />

Il sistema politico attuale, pieno di confusioni e contraddizioni, porta i cittadini alla<br />

sfiducia e alla ribellione. Ne sono prova i fatti di questi ultimi anni, specialmente qui, nel<br />

nord Italia, e se il nostro Paese è ancora tale dopo, ruberie e scandali, grossa parte di merito<br />

lo ha la gente che opera con serietà e responsabilità.<br />

E se questa gente, imitando Pannella invocasse la disobbedienza civile?<br />

Le nostre leggi a volte ambigue creano confusione di valori e ognuno si arroga il diritto<br />

di interpretarle a suo piacimento, perché una debole democrazia, davanti a chi fa la voce<br />

grossa, dimentica che ci sono dei principi costituzionali ed etici, che vanno rispettati.<br />

A Lei Signor Presidente, come cittadina italiana, chiedo che veramente i diritti fondamentali<br />

di ogni cittadino siano salvaguardati nell’uguaglianza di ognuno e non siano privilegio<br />

di pochi.<br />

Distinti saluti<br />

Per il Comitato di solidarietà, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

25 novembre 1997<br />

Riporto un articolo di Maurizio Chierici sul Corriere della sera nella rubrica “Noi & loro”<br />

“Quando è arrivata la lettera di una signora di Trecate, Novara, Pannella stava per cominciare lo sciopero<br />

della fame e ancora non accusava la Tv di non distinguere i pedofili per bene dai pedofili che uccidono i<br />

bambini. I primi da rispettare, gli altri no. La signora si lamentava di Pannella per le fumate di marijuana<br />

in piazza. Liberalizzare forse non serve. Lo hanno ripetuto gli esperti ONU, a Miami, dopo una interminabile<br />

ricerca nelle Americhe. Non demonizzano le droghe. Leggere e pesanti si possono distribuire per svuotare<br />

il mercato nero. Con qualche esclusione. Chirurghi: i malati forse non gradiscono un signore con un<br />

bisturi in mano che fuma o si fa. Piloti d’aereo: i passeggeri potrebbero sentirsi imbarazzati. Gli insegnanti:<br />

è fastidioso che i ragazzi scoprano la professoressa mentre tira una canna. Per carità, militari, polizia, chi<br />

guida autobus, treni ecc. restano pensionati, disoccupati, barboni. Possono passare allo spaccio: nome e<br />

cognome, e via con l’erba proibita. La signora soffre di una strana situazione. Il marito è un fan di Pannella.<br />

La figlia di 12 anni, ne respira l’ammirazione. “Speriamo che non impari a respirare qualcos’altro…” A<br />

volte politica e cultura non considerano la fragilità di adolescenti protagonisti di un’età dove la curiosità<br />

insegue le idee più eccitanti. I parametri degli adulti “devono” valere anche per loro. Non importa il prezzo.<br />

Ricordo la polemica con Marcello Baraghini, bravo editore dei libri “Mille lire”. Tornavo dagli Stati<br />

Uniti con un allarme di nome ecstasy. Da noi cominciava. Arrivo e vedo appeso nell’edicola fra due scuo-<br />

– 335 –


1997<br />

le un libro “mille lire” dedicato all’ecstasy. Autore il grande ricercatore proposto a lettori sprovveduti. Ecstasy<br />

diventa “medicina”. Guarisce il cancro, aiuta la spiritualità, fa dimagrire. Garantisce sensazioni fantastiche<br />

e resta per sempre “maestra di vita”. Non è pericoloso? L’editore si arrabbia. Libro che aiuta i ragazzi a<br />

capire; solo i fascisti non sono d’accordo. Di cos’ho paura? Quattro anni fa…. Ormai l’ecstasy massacra ogni<br />

sabato sera. Il ministro Turco dà l’allarme: nelle discoteche le pasticche sono aumentate del 392 per cento.<br />

Uno sballo che brucia il cervello ai protagonisti del 2000. Valeva la pena culturalizzarlo?<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 26 novembre 1997<br />

Fulminato mentre si inietta la droga<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 27 novembre 1997<br />

“Vado a riposare”. Ucciso da overdose<br />

Una siringa accanto al letto – E’ la terza vittima della droga in pochi giorni<br />

✧<br />

1 dicembre 1997 – Giornata mondiale di lotta all’Aids.<br />

Il Comitato famiglie, anche quest’anno, come ormai nostra “tradizione”ha focalizzato la giornata<br />

sul “Ricordo”, con una messa al termine della quale vi è stato il consueto incontro con i<br />

presenti.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 dicembre 1997<br />

19 anni, muore per overdose<br />

✧<br />

Aids – 1997 – A Vicenza 34 decessi – In Italia 2144<br />

– 336 –


1998<br />

1998<br />

La Repubblica - 9 gennaio 1998<br />

Parla Pino Arlacchi, responsabile dell’Agenzia per la lotta agli stupefacenti:<br />

distruggeremo tutte le piantagioni di coca e oppio<br />

“<strong>Droga</strong> sconfitta in 10 anni – Pronto il piano dell’ONU<br />

La liberalizzazione sarebbe una strada sbagliata<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 11 gennaio 1998<br />

Proposta choc di Galli Fonseca nella tradizionale relazione dell’inaugurazione<br />

“La droga? Diamola noi”<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 11 gennaio 1998<br />

Più no che sì dalle comunità<br />

Don Benzi: sbalordito e amareggiato - “E’ il preludio a una devastante legalizzazione”<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 13 gennaio 1998<br />

Il ministro della Giustizia: “Il governo non farà proposte”<br />

An: ripartiamo dalla Jervolino Vassalli<br />

Flick: nessuna legge sulla droga controllata<br />

Una madre coraggio: vi chiedo di non aiutare i giovani a morire<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 14 gennaio 1998<br />

Coro di no allo Stato “droghiere”<br />

La proposta di Galli Fonseca bocciata da laici e religiosi - Critici gli stessi giovani<br />

Le famiglie giudicano l’idea inaccettabile e vergognosa<br />

Olga Dalla Valle: “Sarebbe come pensare di curare gli alcolisti con la grappa”<br />

✧<br />

Il 14 gennaio 98, la dottoressa Paola Pianalto, assessore di Recoaro Terme, mi invia tramite<br />

lettera i suoi ringraziamenti “per il materiale informativo che sarà mio dovere far circolare<br />

tra gli insegnanti e gli “addetti ai lavori” vista la rilevanza del problema che tocca anche<br />

la nostra comunità sempre più frequentemente, sarei interessata a conoscere quali forme<br />

di sensibilizzazione il vostro comitato può offrire”.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 15 gennaio 1998<br />

Cossiga: chiederò lo scippo libero<br />

<strong>Droga</strong>, fronte unico per il no<br />

Si “riuniscono” i cattolici dei poli – Contrari anche Prodi e la Bindi<br />

– 337 –


1998<br />

Corriere della Sera - 15 gennaio 1998<br />

Il presidente del Consiglio affronta la questione alla Camera<br />

Le sue parole fanno esultare i sostenitori del “no”<br />

Prodi: drogarsi non è un diritto<br />

Cossiga: “Galli Fonseca? Conta meno di un sostituto procuratore”<br />

✧<br />

La frase di Cossiga esprime quanti modi ci sono<br />

per disprezzare e ironizzare sulla vita degli altri!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 16 gennaio 1998<br />

La droga liberalizzata divide Strasburgo<br />

Assemblea spaccata in due<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 17 gennaio 1998<br />

Fulminato da overdose<br />

Un giovane tossicomane è stato stroncato dall’ eroina<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 6 febbraio 1998<br />

Sert, addio a S. Bortolo?<br />

Vertice Comune – Ulss – Prefettura per decidere il trasloco<br />

Da tempo i residenti protestano per i rischi di ordine pubblico<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 12 febbraio 1998<br />

Il dossier della presidenza del Consiglio: figli sempre più disadattati<br />

Suicidi e anoressia in aumento. I genitori? Colpevoli più della Tv<br />

Allarme sui bambini, “piccoli tiranni”<br />

Minori alla deriva - Ma in famiglia nessuno sa dire loro “no”<br />

✧<br />

Lettera inviata a: Il Giornale di Vicenza e pubblicata il 13 febbraio 1998 con il titolo<br />

Il trasferimento del Sert non risolve il problema<br />

Egregio Direttore<br />

In data 6 Febbraio è uscito nel suo giornale un articolo titolato: Sert, addio a S. Bortolo?<br />

In detto articolo è riproposto un argomento che negli ultimi anni è stato più volte evidenziato,<br />

cioè il fastidio della presenza di tossicodipendenti nei pressi dell’ospedale dove<br />

ha sede il Sert (prima del trasferimento, il medesimo problema interessava S. Felice, dove<br />

il Sert aveva iniziato ad operare tra mai spente polemiche). Nell’articolo si lamentava che<br />

i 150 utenti che frequentano il servizio per le tossicodipendenze “portano un degrado<br />

generale alla zona”, anche perché, alcuni di loro sostano in gruppetti, offrendo un “non<br />

buon biglietto da visita per il quartiere”. A questo punto desidero esprimere alcune considerazioni:<br />

in qualsiasi zona il Sert si trasferisca, il problema si ripresenterà, perché i tossicodipendenti<br />

ci sono e hanno diritto di essere curati; sono anch’essi cittadini e per giun-<br />

– 338 –


1998<br />

ta, in difficoltà. La tossicodipendenza è un grave problema stagnante ormai da trent’anni<br />

e tuttora non esiste un progetto mirato a porvi rimedio e secondo l’abitudine del bel<br />

Paese, si rattoppa sui rattoppi. La somministrazione del metadone è solo una di queste<br />

toppe. Quando era assessore agli Interventi Sociali l’attuale sindaco Quaresimin, esisteva<br />

una commissione per le tossicodipendenze e per l’Aids, cui facevano parte, oltre al<br />

Comune, un rappresentante amministrativo dell’ULSS, il primario del Malattie Infettive,<br />

il provveditorato e le associazioni di volontariato che si occupavano di tali problemi.<br />

Oltre ad avere gettato le basi per un coordinamento tra le varie forze rappresentate, si<br />

erano raggiunti anche degli obiettivi che preludevano una continuazione d’impegno.<br />

Anche la Prefettura aveva cominciato a muoversi in questa direzione, allargando il coordinamento<br />

alla provincia. Poi tutto è miseramente finito per inerzia.<br />

Sembra che il problema droga non esista più, se non sulla cronaca dei quotidiani.<br />

Ognuno, se opera, lo fa in camera stagna, con azioni scoordinate, quindi, con dispersione<br />

di energie e spreco di denaro. In questo modo, anche gli interventi d’emergenza vengono<br />

rallentati, quando non vanificati. Le famiglie, da sempre, a causa di troppe leggi<br />

confuse e ambigue, vengono lasciate sole nel gestire convivenze drammatiche, molte volte<br />

oltre il limite del sopportabile. Quando viene al nostro comitato qualche genitore alla<br />

disperata ricerca di un aiuto, dopo vari tentativi falliti, noi diamo il massimo della disponibilità,<br />

ma quasi sempre constatiamo con rabbia e tristezza, la quasi impossibilità di<br />

recuperare giovani tossicodipendenti perché manca una concreta e radicale forma di<br />

intervento, che per noi genitori, non consiste nella legalizzazione , ma nella cura obbligatoria.<br />

Devo peraltro dire, che moltissime sono le famiglie che non si espongono, che si<br />

disperano al riparo della loro casa, ma che, in questo modo, contribuiscono a mantenere<br />

immutata la situazione d’emergenza e di stallo. Se tra le famiglie colpite dalla droga, e<br />

per droga intendo: spinelli vari, ecstasy, eroina ecc., una sola persona si affiancasse a noi,<br />

saremmo talmente tanti da costituire una forza tale, da “consigliare” chi di dovere ad<br />

impegnarsi in modo mirato e costruttivo nella prevenzione e nella cura.<br />

Si parla invece di somministrazione sperimentale di eroina e di depenalizzazione per<br />

detenzione di droga ad uso personale, si dice, per ridurre il danno: ma il danno di chi?<br />

Del tossicodipendente o della società che lo rifiuta e non vuole considerarlo una persona<br />

in grave difficoltà?<br />

Ma questo è un argomento talmente vasto che non può esaurirsi con uno scritto. Invito<br />

però i genitori con figli, sia ancora nell’età infantile, che adolescenti, a riflettere su questo<br />

tema con serietà e preoccupazione; la droga è un problema di tutti, perché è come<br />

una malattia contagiosa che può colpire chiunque in modo subdolo e in qualsiasi<br />

momento.<br />

Per il Comitato di solidarietà famiglie di tossicodipendenti e malati di Aids,<br />

Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

– 339 –


1998<br />

– 340 –


1998<br />

Corriere & Salute - 17 febbraio 1998<br />

Urod<br />

Sembrava la via di uscita rapida dall’eroina - Poi il ministero l’ha bocciato<br />

Ora una revisione di tutti gli studi pubblicati sul metodo conferma la sua inconsistenza<br />

E Silvio Garattini ne sottolinea i rischi<br />

Disintossicati per un giorno<br />

Una bocciatura dietro l’altra. Dopo quella del ministero della Sanità (conseguente al parere negativo<br />

della Commissione Unica del farmaco) del gennaio dello scorso anno, ora arriva quella della rivista<br />

medica Jama, il giornale dell’Associazione dei medici americani.<br />

Il soggetto in esame è l’Urod, la disintossicazione ultrarapida dall’eroina sulla quale si era concentrata<br />

l’attenzione di tutti un paio d’anni fa. La offriva, alla cifra di 10-12 milioni, un ospedale di<br />

chiara fama, il San Raffaele di Milano, che ora l’ha completamente abbandonata. Analoga scelta ha<br />

fatto l’altra struttura che la praticava, la Clinica Villa Maria Cecilia di Lugo di Romagna. La nuova<br />

bocciatura è frutto di un lavoro degli psichiatri della Yale University di New Haven, negli Usa, che<br />

hanno analizzato tutti gli studi pubblicati su questo trattamento dal ’66 ad oggi; fra questi, anche<br />

quello del suo inventore, lo psicologo spagnolo Juan Josè Legarda. E tali ricerche non reggono alla<br />

verifica: sono mal condotte, non operano un confronto con un gruppo di tossicodipendenti di controllo<br />

(non sottoposti, cioè, alla cura) e, soprattutto, non seguono nel tempo i pazienti trattati. Soltanto<br />

uno studio dà informazione sull’esito della disintossicazione a distanza di un mese; nella maggior<br />

parte dei casi, il periodo di osservazione non va oltre i dieci giorni. “D’altro canto il fatto che<br />

gli studi pubblicati finora non ci diano informazioni sull’effettiva capacità dell’Urod di liberare dall’eroina<br />

è già una prova significativa di inefficacia” commenta Silvio Garattini, direttore dell’Istituto<br />

di ricerche farmacologiche M. Negri di Milano. “Ed è bene sottolinearlo: il tossicodipendente<br />

rischia di uscire dalla Clinica e tornare alle stesse abitudini di prima”. (…)<br />

✧<br />

Corriere della sera - 15 febbraio 1998<br />

Ravenna – Allarme Aids: Prostituta infetta, migliaia nella paura<br />

Due linee verdi per chi teme di essere stato contagiato<br />

Da due anni malata di Aids ha continuato a lavorare. L’accusa: epidemia colposa<br />

✧<br />

Lettera a “Il Giornale di Vicenza” pubblicata l’1 marzo ‘98 in una pagina con altre che trattavano<br />

il medesimo argomento. Titolo:<br />

Comportamenti a rischio<br />

Caro Direttore<br />

Venerdì della scorsa settimana, il suo Giornale ha cortesemente pubblicato una mia lettera<br />

sul trasferimento del Sert, e oggi le chiedo il favore di pubblicare anche quest’ultima.<br />

Il fatto della prostituta di Ravenna è per me troppo rappresentativo, per non intervenire<br />

con alcune considerazioni.<br />

La prima, e più evidente, è quella che, nelle situazioni gravi che gettano allarmismo, vi<br />

siano sempre persone autorevoli, pronte a sdrammatizzare e a tranquillizzare, anche<br />

quando non c’è nulla per stare tranquilli.<br />

Lo Stato spende i miliardi dei contribuenti in campagne per la prevenzione contro<br />

l’Aids per dirci che oggi non si può più parlare di categorie a rischio, ma di comportamenti<br />

a rischio, costituiti innanzi tutto da rapporti sessuali non protetti.<br />

– 341 –


1998<br />

Il fatto di Ravenna, poteva servire come esempio per affermare la veridicità delle informazioni<br />

date, invece, si tranquillizzano gli incauti praticanti l’amore mercenario (si parla<br />

di migliaia), affermando che, secondo le statistiche, il rischio è molto limitato e che un<br />

uomo solo su 400 può rimanere contagiato. Quell’uno però, può essere chiunque.<br />

Questo è un messaggio perverso, perché, passato il primo momento di paura, uno può<br />

tranquillizzarsi e posticipare eventuali analisi inizialmente progettate e poi dimenticarle,<br />

anche per quel processo di rimozione, per cui si tende a cancellare psicologicamente, ciò<br />

che può darci ansia. Ne sono la prova, le innumerevoli telefonate alla Questura di Ravenna,<br />

quando invece i clienti avrebbero dovuto rivolgersi subito alle ULSS, per informazioni<br />

più mirate e particolareggiate. Anch’io nel mio piccolo, e per anni, tramite le pagine di<br />

questo giornale, con lettere o interviste, ho cercato di mettere in guardia dal pericolo della<br />

prostituzione che, in certi casi, equivale a una mina vagante. Ora, questo, è brutalmente<br />

emerso a Ravenna, ma situazioni simili, succedono in qualsiasi città.<br />

Con il volontariato presso i malati di Aids, ho avuto modo di conoscere varie situazioni<br />

di contagio. Donne non più giovani, infettate dal marito, frequentatore di prostitute,<br />

giovani divenuti sieropositivi dopo rapporti non protetti con coetanee, ignare forse loro<br />

stesse, di essere portatrici di morte, minorenni di ambo i sessi, alle prime esperienze sessuali,<br />

e già segnati. Oltre il numero certo di sieropositivi che si controllano alle ULSS, esiste<br />

un mondo sommerso di persone che, pur sapendo di avere avuto rapporti a rischio,<br />

non sentono il dovere civile di sottoporsi ad analisi, ma perseverano nel mantenere per<br />

incoscienza o per ignoranza le medesime abitudini sessuali. Si attua così una specie di catena<br />

di S. Antonio, che si moltiplica matematicamente, perché uno contagia più persone,<br />

che a loro volta diventano contagianti. Le vere vittime, in questa situazione, non sono gli<br />

incauti signori che pur sposati e con prole, incrementano il mercato del sesso senza alcuna<br />

precauzione, ma le mogli ignare che subiscono, ed eventuali figli concepiti.<br />

Oggi, dopo la denuncia del Procuratore generale di Ravenna, si discute sulla privacy.<br />

Sono del parere che questa vada rispettata finché non lede la salute degli altri, perché<br />

quando questa diventa una minaccia, dovrebbe costituire reato ed essere punita. La Legge<br />

non dovrebbe proteggere chi, coscientemente causa danni agli altri, ma gli innocenti che<br />

di questi sono vittime. Per ultimo, rendo noto, che molti si vergognano di far sapere di<br />

essere malati di Aids, e s’inventano qualsiasi altra malattia; questo è un loro diritto. Si sappia<br />

però, che chi muore di questa malattia, quando sarà deposto nella bara, non sarà vestito<br />

con i propri indumenti, ma avvolto nudo in un lenzuolo imbevuto di disinfettante, il<br />

ché, farà capire la causa del decesso, nonostante la privacy, a meno che, non si trovi qualcuno<br />

disposto a vestirlo con l’offerta di un biglietto da centomila! Ma questa è un’altra<br />

vecchia faccia del problema.<br />

Per il Comitato solidarietà famiglie di tossicodipendenti e dei malati di AIDS,<br />

Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 14 marzo 1998<br />

Giovane trovato morto in casa<br />

Si sospetta overdose di droga<br />

– 342 –


1998<br />

✧<br />

31 marzo ‘98 – Con una mamma del Comitato sono andata in visita dal Prefetto Francesco<br />

Giovannucci. È stato molto cortese e ci ha dato la sua disponibilità. Per il 26 giugno, giornata<br />

mondiale di lotta alla droga ha promesso che manderà degli allievi carabinieri e poliziotti.<br />

Abbiamo toccato anche il tasto delicato della violenza di alcuni agenti delle forze dell’ordine.<br />

Ha preso nota.<br />

Uscite dalla prefettura siamo andate alla scuola allievi infermieri dove sono stati illustrati<br />

per l’Ulss dei progetti pubblicitari di prevenzione alle droghe. A me non sono sembrati adatti;<br />

ne ho parlato al dott. Balestra e lui è rimasto sorpreso. Non capisco perché usino un linguaggio<br />

da drogati nella prevenzione alle droghe per giovani che non le usano!<br />

27 aprile ’98 – Con il proposito di coinvolgere più associazioni per dare un forte segnale alla<br />

città nella “Giornata mondiale di lotta alla droga” ho contattato l’assessore agli interventi<br />

sociali del Comune per avere il patrocinio e un appoggio nell’organizzazione.<br />

Poi, con Nico Rossi (insegnante di filosofia in un liceo della città e interessato a questi problemi)<br />

vi è stato un colloquio col responsabile della comunità San Gaetano e due suoi operatori.<br />

Sono disponibili a collaborare impegnandosi in vari modi per tutta la giornata, possibilmente<br />

in piazza dei Signori, cuore cella città. Ne ho parlato anche con il dott. Balestra; questa<br />

sarà la prima volta in cui uniremo le forze contro la droga.<br />

5 maggio 1998 – Con il dott. Vinicio Manfrin degli infettivi, don Edoardo responsabile di<br />

Casa Speranza e don Mariano prete volontario, mi sono recata a Piazzola sul Brenta per una<br />

“Tavola rotonda e dibattito per fare un po’ di chiarezza”, organizzata dalla Commissione di<br />

Pastorale Giovanile sul tema: “Aids: Oltre i luoghi comuni un confronto”.<br />

Il salone che ci ospitava era gremito di giovani e con loro gli animatori di vari gruppi parrocchiali.<br />

Ho apprezzato l’impegno degli organizzatori; per me era una presa di coscienza di fronte a<br />

un problema molto pericoloso soprattutto per i giovani.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 17 maggio 1998<br />

Overdose lo stronca nel bosco<br />

Il suo fedele cane lo veglia per tutta la notte<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 24 maggio 1998<br />

A Roma manifestazione dei centri di recupero<br />

“No allo spinello libero”: 15 mila in piazza<br />

Tra la folla Fini e Casini: pronti all’ostruzionismo in aula.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 5 giugno 1998<br />

Fiume veneto nel mare di droga<br />

Sviluppi fino a Montecchio Maggiore nell’inchiesta sul narcotraffico<br />

in Europa e in Australia - Sequestrata “roba” per 10 miliardi<br />

– 343 –


1998<br />

Il Giornale di Vicenza - 8 giugno 1998<br />

Parte la crociata antidroga<br />

Arlacchi: il nostro obiettivo? Debellare la colture di eroina e coca<br />

Il sistema bancario “paradiso” del riciclaggio di soldi sporchi<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 9 giugno 1998<br />

New York: iniziato il summit all’Onu per l’approvazione del piano Arlacchi<br />

Partecipano 150 Paesi e 35 capi di Stato<br />

Lotta alla droga, dissenso Stati Uniti – Italia<br />

Clinton: repressione e leggi più severe<br />

Washington – Auspice l’ONU, nasce finalmente una politica internazionale contro i narcotici, frutto<br />

delle fatiche dell’ “Undep”, l’organizzazione per il controllo e la prevenzione della droga diretta<br />

da Pino Arlacchi: ieri al Palazzo di vetro di New York, al vertice con 150 Paesi con la partecipazione<br />

di 35 capi di Stato tra cui Clinton e Prodi, è incominciata la ratifica del massiccio documento<br />

programmatico varato il 21 marzo a Vienna. Ma nasce tra le proteste del pubblico contro l’iperproibizionismo,<br />

a cui dopo Emma Bonino si è unito anche Dario Fo, firmando la lettera aperta dei 500<br />

al segretario generale dell’ONU Kofi Annan, nella quale viene criticata la strategia della “guerra globale”;<br />

e nel crescente dissenso, a esempio tra America e Italia, sulla riabilitazione o la repressione dei<br />

drogati (di depenalizzazione non si è discusso). Dalle indicazioni del palazzo di vetro, tutti sono d’accordo<br />

su come ridurre la produzione e la offerta dei narcotici, cioè su come reagire nei paesi poveri,<br />

ma non su come ridurre la domanda, cioè su come agire in quelli ricchi. La battaglia internazionale<br />

contro la droga poggerà su cinque punti. Uno concernente proprio la domanda mondiale: 8 milioni<br />

di eroinomani, 13 milioni di cocainomani, 140 milioni di consumatori di marijuana e hashish e 30<br />

milioni di consumatori delle droghe sintetiche. Cifre traumatiche.<br />

Un secondo, verte sulla sostituzione delle colture vietate con altre lecite tramite sussidi e incentivi<br />

dell’ONU.<br />

Un terzo sull’intensificazione della lotta contro il riciclaggio del denaro sporco, più di 400 miliardi<br />

di dollari annui (settecentomila miliardi di lire).<br />

Un quarto sul rafforzamento della collaborazione delle forze dell’ordine e i sistemi giudiziari. E un<br />

quinto sul controllo delle sostanze chimiche, che si diffondono, come ha ammonito Prodi, “in<br />

ambienti di giovanissimi precedentemente non a rischio”.<br />

Il vertice di New York si è aperto con l’intervento più atteso, quello di Clinton. Il presidente americano<br />

ha annunciato uno stanziamento di due miliardi di dollari per una campagna stampa quinquennale<br />

antidroga diretta ai giovani. E ha insistito sui metodi repressivi, dalla interdizione del narcotraffico<br />

a leggi molto più severe. La parola “riabilitazione” è vistosamente mancata nel suo discorso,<br />

tanto che, in una accorata risposta, il presidente messicano Zedillo ha chiesto che “nessun paese<br />

si erga a giudice degli altri”, e che il consumo di droga sia trattato “come un problema di salute pubblica”.<br />

Prodi è stato il terzo leader a intervenire. E il suo tono è sembrato assai diverso da quello di<br />

Clinton. Il nostro presidente del Consiglio ha proposto “una strategia di risposta preventiva che<br />

superi un’impostazione semplicemente punitiva” per quanto riguarda i paesi produttori ha invitato<br />

l’ONU a “tutelare i diritti umani” nel passaggio dalle colture illegali a quelle legali, e a trovare per<br />

queste ultime “credibili effettivi sbocchi di mercato”. Per ciò che concerne i paesi consumatori, ha<br />

sottolineato che è necessario “lo sviluppo di una rete di servizi pubblici e del privato sociale che favorisca<br />

la riabilitazione, il miglioramento dello stato di salute e il reinserimento lavorativo dei tossicodipendenti”<br />

e ha definito “inefficace” la repressione che aggrava “l’emarginazione, clandestinità e i<br />

rischi di chi assume droghe”. Prodi ha concluso affermando che bisogna saper distinguere tra chi sul<br />

flagello “ realizza enormi profitti”, e va combattuto, e chi “ne è invece vittima” e va aiutato.<br />

– 344 –


1998<br />

Al dibattito ha fatto eco la lettera dei 500, pubblicata a pagamento sul New York Times, con firme<br />

illustri come il predecessore di Kofi Annan, Javier Perez de Quellar, l’ex segretario si Stato Usa George<br />

Shultz, il finanziere George Soros, il premio Nobel del la pace Oscar Arias e l’economista Milton<br />

Friedman. “Chiediamo al segretario generale dell’ONU – hanno scritto i firmatari, tra cui altri italiani<br />

come il garante della privacy Stefano Rodotà – un approccio alternativo basato sul buon senso,<br />

la scienza, la sanità pubblica e i diritti umani”. (Ennio Caretto)<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 13 giugno 1998<br />

Berlino, boom della birra alla marijuana<br />

La concorrenza insorge, ma la bevanda “che fa girare la testa” per ora è legale –<br />

Il produttore si difende: impossibile “sballare” bisognerebbe berne tremila litri<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 19 giugno 1998<br />

Il “New York Times” critica la strategia dell’Ufficio di Arlacchi - La replica:<br />

l’alternativa è far niente I ministri Bindi e Turco:“non punibilità e riabilitazione”<br />

<strong>Droga</strong>, l’Italia propone una terza via<br />

I ministri Bindi e Turco:“non punibilità e riabilitazione”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 giugno 1998<br />

Manifestazione anche a Vicenza per l’appuntamento mondiale<br />

Giornata anti-droga in città<br />

Venerdì 26 si discute su “Dignità nel disagio”<br />

“Quale dignità nel disagio?”. È il tema che caratterizzerà la giornata di lotta alla droga in programma<br />

a Vicenza il 26 giugno prossimo. La manifestazione avrà inizio alle 9,30 ai chiostri di Santa<br />

Corona con la giornata di studio su “Marketing sociale e psicologia di comunità”. Alle 15 in piazza<br />

dei Signori saranno aperti gli spazi espositivi delle comunità terapeutiche e delle associazioni con animazione<br />

e musica. Nelle sala Monte dei Pegni, alle 17 è prevista una conferenza dibattito sul tema<br />

della giornata mondiale di lotta alla droga “Quale dignità nel disagio?”.<br />

La manifestazione proseguirà, sempre in piazza dei Signori, con l’apertura degli stand gastronomici.<br />

Nella chiesa dei Servi, alle 20,30 sarà concelebrata dai sacerdoti delle comunità terapeutiche una<br />

santa messa.<br />

La giornata di lotta alla droga è organizzata dal Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti<br />

e dei malati di Aids, dal Sert dell’Ulss n.6, dall’Arips, dalla comunità terapeutica San<br />

Gaetano, dal <strong>Centro</strong> studi “G. Martelletto”, dal Ceis, dalle comunità “Ca’ delle Ore”, “Il Mosaico”,<br />

“Nuova Vita” e “Airone”, dall’associazione “Il Faro” e con il patrocinio del Comune di Vicenza. Gli<br />

spazi espositivi e l’animazione di piazza saranno coordinati da Francesco Carmignan, mentre gli<br />

aspetti generali sono stati curati da Olga Dalla Valle e Nico Rossi.<br />

✧<br />

26 giugno 1998<br />

X Giornata Mondiale di lotta alla droga<br />

Mio intervento di apertura<br />

Come portavoce delle associazioni impegnate nel rendere significativa questa X Giornata<br />

di Lotta alla <strong>Droga</strong>, ringrazio tutti i presenti per avere accolto l’invito a partecipare a questo<br />

incontro che vorrei non rimanesse un momento isolato nell’arco di un anno, ma portasse<br />

in ognuno di noi, delle riflessioni che, come un piccolo seme che germoglia e cresce,<br />

– 345 –


1998<br />

siano stimolo di rinnovamento e comprensione, al di là di facili e scontati giudizi, sul problema<br />

droga.<br />

L’8 Giugno scorso, alle Nazioni Unite si sono confrontati 160 paesi con una trentina<br />

di Capi di Stato e di Governo, su una strategia globale per debellare la diffusione delle droghe.<br />

Questo fa capire quanto importane sia il problema che si trascina ormai da trent’anni,<br />

e che troppo spesso non è stato valutato nella sua reale gravità.<br />

Ringrazio il Signor Prefetto che, con gentile disponibilità e sensibilità, ci gratifica con<br />

la sua presenza per noi molto significativa e per essersi fatto autorevole interprete delle<br />

nostre istanze.<br />

Ringrazio il Signor Questore, il Comandante Provinciale dei Carabinieri, il Comandante<br />

del Gruppo della Guardia di Finanza, il Comandante della Scuola Marescialli e Brigadieri<br />

dei Carabinieri, il Comandante della Polizia Stradale e il Direttore della Scuola<br />

Allievi Agenti di Pubblica Sicurezza.<br />

La loro presenza è particolarmente importante per una conoscenza che, mi auguro,<br />

apra e faciliti un dialogo che ci aiuterà a smussare certe tensioni che a volte si vengono a<br />

creare nel delicato sistema dei rapporti umani.<br />

Nostra intenzione, non è formulare critiche, ma stabilire dei contatti positivi per una<br />

migliore comprensione e qualità della vita di chi, per varie ragioni, la vive nella precarietà,<br />

nel bisogno, nel disagio profondo.<br />

Ecco perché in questa giornata, abbiamo scelto una riflessione sul difficile rapporto tra<br />

la dignità e il disagio. Dignità, intesa come esigenza della persona. Dignità che deve essere<br />

salvaguardata per non perdere la persona.<br />

Quando la droga entra nella famiglia produce un effetto prorompente; il tossicodipendente<br />

di fronte ai familiari e anche a se stesso, nega la sua dipendenza pur se è evidente,<br />

oppure la minimizza e, finché non ne prenderà coscienza, non chiederà e non accetterà<br />

aiuto. Anche la famiglia inizialmente la respinge, perché fa paura e intanto si perde tempo<br />

prezioso. Quando la situazione precipiterà subentreranno il dolore, la paura, la vergogna.<br />

La famiglia vedrà distrutte le proprie aspettative e i propri sogni e si troverà a dovere gestire<br />

un rapporto che ogni giorno si farà sempre più insostenibile, si sentirà isolata, incapace<br />

di scegliere un comportamento che sblocchi la situazione. Quando ci sarà la richiesta<br />

d’aiuto, il danno sarà già profondo e difficile o impossibile da riparare.<br />

Ma quando avviene la richiesta d’aiuto? Quando ci si rende conto di avere perso la<br />

dignità e si vuole recuperarla.<br />

Dignità vuol dire riconoscersi come persona davanti a sé stessi e agli altri. Questo<br />

diventa difficilissimo quando alcune caratteristiche della persona stessa sembrano scomparse;<br />

tra queste caratteristiche vi è la libertà nel senso più ampio, la consapevolezza della<br />

responsabilità e della progettualità. Il tossicodipendente non è libero, ma prigioniero di<br />

sostanze chimiche, non è responsabile dei suoi atti spesso criminosi e non è più in grado<br />

di progettare nulla, fuorché consumare la propria esistenza vivendo alla giornata. In<br />

realtà però, questi attributi non si perdono, e la risalita comincia dal riconoscere che esistono,<br />

anche se soffocati.<br />

Chi è tenuto a riconoscere l’esistenza di questi semi, e chi ha il dovere di aiutarli a fio-<br />

– 346 –


1998<br />

rire? Quale contesto sociale deve riconoscere nell’altro la persona, tanto più quando ha l’aspetto<br />

del lebbroso, come dovere morale ed educativo? Ovviamente chi è più vicino e chi,<br />

per motivi professionali, riveste compiti educativi, terapeutici e riabilitativi quali: la Famiglia,<br />

gli Educatori, gli Insegnanti, i Medici, i Preti, i Gruppi giovanili, le Comunità terapeutiche,<br />

le Forze dell’ordine, la Giustizia, cioè tutte le forze integranti del sistema sociale,<br />

che dovrebbero collaborare alla crescita civile, legale e personale dei cittadini.<br />

Ciascuna forza da sola non può bastare, ma deve essere legata con le altre come gli anelli<br />

di una catena.<br />

La famiglia, quanto più si trova in difficoltà, tanto più ha bisogno di aiuto e questo<br />

aiuto lo possono dare le strutture sopra elencate: la scuola, che è la prima agenzia di socializzazione<br />

a largo raggio; è importante che gli insegnanti stabiliscano un rapporto di fiducia<br />

con gli allievi in difficoltà e le loro famiglie, impartendo non solo nozioni, ma favorendo<br />

lo sviluppo di atteggiamenti e valori che stimolino e rinforzino nel bambino una<br />

crescita consapevole, che lo faccia diventare un cittadino rispettoso di se stesso e degli altri.<br />

E’ nella scuola che si manifestano in modo chiaro le difficoltà che preludono il rischio<br />

della tossicodipendenza, e spetta agli insegnanti lavorare per evitare che dal rischio si passi<br />

alla caduta.<br />

Mi rendo conto però, che anche la scuola è emarginata e non sostenuta adeguatamente<br />

dalla nostra società, e che perciò questo suo compito è di precaria attuazione.<br />

Vicino alla scuola c’è la chiesa: i sacerdoti, forse ormai in numero insufficiente, sono<br />

molte volte distratti dal praticare una pastorale di attenzione individuale al disagio e trascurano<br />

o ignorano le difficoltà dei parrocchiani facendo mancare l’aiuto che la loro presenza<br />

potrebbe dare. Le famiglie colpite dalla droga, si sentono emarginate, impotenti e<br />

abbandonate persino da Dio.<br />

Altro anello della catena è costituito dagli operatori socio - sanitari con cui, prima o<br />

poi, il tossicodipendente, specie se sieropositivo, viene a trovarsi. Accanto ad alcuni di<br />

loro che hanno sviluppato una competenza in questo campo, altri, che non hanno mai<br />

approfondito queste problematiche e ne hanno tratto solo giudizi superficiali, adottano a<br />

volte, comportamenti che avviliscono la loro professione, permettendo l’incancrenirsi di<br />

certe situazioni, perché troppo burocratizzati e troppo legati alle competenze.<br />

Infine le forze dell’ordine, che nelle riconosciute difficoltà in cui operano, devono evitare<br />

di cadere nell’atteggiamento di vedere nel trasgressivo solo un criminale.<br />

Il tossicodipendente è una persona sofferente ed espressione di una difficoltà sistemica.<br />

Ce lo confermano gli psichiatri: una dipendenza è anche risposta di riequilibrio in un<br />

sistema patologico, sia esso la famiglia o la comunità intera. La “vittima” viene stigmatizzata<br />

e caricata anche moralmente, di colpe che sono invece di tutti. Il sistema sociale e il<br />

paese legale, tendono a vedere nella vittima il capro espiatorio. Se punire è un dovere della<br />

comunità quando sono violati principi ad essa costitutivi, deve essere chiaro che un dovere<br />

parallelo è l’educare. Dovere un po’ troppo spesso confinato agli specialisti, alle agenzie<br />

educative, quando invece appartiene all’intera comunità e ad ogni suo membro.<br />

Togliere la causa del disagio è questione che riguarda tutti, e ognuno deve attuare le<br />

– 347 –


1998<br />

proprie mansioni senza contribuire ad aumentarlo attraverso comportamenti o atteggiamenti<br />

che inutilmente prolungano la catena delle lesioni della dignità della persona.<br />

Dobbiamo tutti renderci conto di quanto sia difficile conciliare la dignità della persona<br />

in difficoltà, con le regole della società e prendere coscienza che questi problemi esistono<br />

e c’interpellano ogni giorno, richiedendo attenzione, impegno e capacità di dialogo<br />

con chi soffre.<br />

La conquista o la riconquista della dignità della persona è un dovere che ci chiama<br />

tutti, non possiamo farci isole nell’oceano dell’indifferenza, ci interpella quando ci troviamo<br />

davanti il debole, il diverso, il sofferente, l’essere umano abbruttito nel volto e nella<br />

persona. Può essere penoso e difficile porgere la mano e camminare con lui sulla strada<br />

della risalita e del recupero, ma è un tentativo che dobbiamo compiere.<br />

Del resto, quanti di noi, persone cosiddette normali, saremo privilegiati nell’evitare<br />

esperienze acute della sofferenza, del naufragio della nostra capacità di pensare e di agire,<br />

della nostra dignità? E se questo avverrà, chi non sentirà il bisogno di essere comunque<br />

accettato e riconosciuto come persona?<br />

Può essere difficile riconoscere il tossicodipendente, prigioniero di sostanze tossiche e<br />

della sua immaturità come persona, ma è proprio il superare questa difficoltà che ci rende<br />

cittadini.<br />

Non potremmo definirci parte di uno Stato civile, se mancassimo ai suoi doveri costitutivi.<br />

Che Repubblica sarebbe mai, quella che non si facesse carico, non solo del benessere,<br />

ma anche della dignità dei suoi cittadini?<br />

In ogni situazione di difficoltà, dobbiamo sempre fare lo sforzo di scorgere lo spirito<br />

che serve a individuare in che modo deve avvenire l’incontro con il cittadino trasgressivo<br />

ed abbruttito.<br />

Nella sua strada, il tossicodipendente troverà molti soggetti che rappresentano le<br />

norme sociali e le leggi e, mi ripeto, nel rilevarle ancora, ricominciando dalla famiglia e i<br />

doveri dei genitori innanzi tutto, al loro fianco tutte le altre istituzioni, tutte intese come<br />

educatori.<br />

Tutti siamo soggetti attuatori dei principi e dei valori costituzionali, riassunti nell’articolo<br />

3: “E’ compito della Repubblica, rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale<br />

che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo<br />

della persona umana”.<br />

Questo è quanto desideravo esporre, cioè la tossicodipendenza vista da un’angolatura<br />

che potrebbe far sentire le famiglie meno sole nel tentativo di un recupero dei figli.<br />

Il mio comitato ha sempre cercato di evidenziare questa ricorrenza per promuovere<br />

sensibilizzazione rispetto al problema droga, pur con difficoltà e scarsa partecipazione<br />

della città.<br />

Solo quattro anni fa, siamo rimasti in silenzio. Io mi trovavo all’ospedale, vicino a mio<br />

figlio che stava morendo. Quel figlio era stato desiderato, voluto, amato.<br />

La droga l’ha rubato e con l’Aids lo ha ucciso.<br />

La disperazione e il danno, per la mia famiglia sono stati immensi. Siamo stati testi-<br />

– 348 –


Anche per quasta locandina ho preso spunto da una foto fatta da Roberto a un amico


1998<br />

moni impotenti di fronte alla forza devastante dell’eroina e la mancanza di adeguati e<br />

coraggiosi interventi dello Stato.<br />

Per 14 anni ho condotto la mia battaglia che è la medesima di tante altre madri. Ora<br />

potrei ritirarmi e vivere lontano dal dolore degli altri, ma è proprio questo dolore, ancora<br />

vivo che mi fa rimanere.<br />

Una cosa vorrei, e cioè, che chi legifera non ascoltasse solo demagoghi libertari, ma<br />

desse voce anche a chi ha subito la droga sulla propria pelle e ne ha avuto la vita segnata<br />

per sempre. Forse insieme, riusciremmo a trovare il modo di salvare più vite.<br />

Essendo stato registrato l’incontro, ho potuto in seguito realizzare un libriccino con gli interventi.<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 3 luglio 1998<br />

Pochi minuti e brucia l’eroina che rifornirebbe il mercato italiano per un anno intero<br />

Il responsabile ONU: “Così cade un’altra barriera”<br />

<strong>Droga</strong>, il “falò purificatore” di Teheran<br />

In fumo 51 tonnellate d’oppio su ordine degli ayatollah<br />

Arlacchi: aiutiamo l’Iran gendarme anti-narcotraffico<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 luglio 1998<br />

La Polizia arresta tre persone con 5 chili di droga<br />

Nella copertina dei santini cocaina per duemiliardi<br />

Il più grosso sequestro di droga mai compiuto nel Bassanese<br />

✧<br />

Non so come, Giovanni Stefani, redattore della Rai di Venezia, abbia avuto il mio nome, ma<br />

nel suo viaggio “alla ricerca del cuore nel volontariato”è arrivato fino a casa mia. Riporto parte<br />

di un articolo che il Giornale di Vicenza ha dedicato al suo libro: “Ogni uomo semplice” il 6<br />

luglio 1998<br />

Alla “scoperta” del volontariato<br />

Vicende semplici, di nobili ideali vissuti “da formichine”<br />

Che continuano a sperare che il mondo possa migliorare<br />

Si possono scrivere libri di buone azioni? Ci vuole una buona dose di temerarietà in un’epoca che ha<br />

macerato da tempo la crisi delle ideologie, che ha sentenziato la mancanza di valori e che ha fatto<br />

del disordine la struttura di copertura del disimpegno e dell’edonismo imperante.<br />

Giovanni Stefani, giornalista altopianese, oggi in forza alla redazione della Rai del Veneto, ha tentato<br />

la scommessa di superare il “disorientamento” contemporaneo, mettendo alcuni punti fermi. Ha<br />

selezionato una serie di storie vere, pescando in giro per il Veneto realtà vissute e le ha raccolte nel<br />

volume “Ogni uomo semplice – Storie di volontari”, pubblicato in questi giorni dall’editore “Il<br />

Prato” di Padova.<br />

Sono testimonianze narrate in presa diretta dagli stessi protagonisti a cui il giornalista vicentino dà<br />

voce “imparziale”, lasciando che ognuno dipani la propria esperienza con il solo obiettivo di “raccontarsi”.<br />

Il pregio della raccolta, oltre ad un linguaggio limpido e scevro da idiomi imposti dai luoghi<br />

comuni e dalla retorica, è quello di offrire una panoramica abbastanza esauriente del variegato<br />

mondo del volontariato. Il quadro in cui si inseriscono le diverse tessere, senza voler essere un partito<br />

preso “edificante”, dipinge una realtà ricca di umanità.<br />

– 349 –


1998<br />

“L’intento – scrive Stefani – è quello di avvicinarsi alle radici della scelta personale di fare il volontariato<br />

e di capire qualcosa della molla che scatta nell’animo di chi si dà da fare per gli altri”…..<br />

Dietro all’apparente “semplicità” delle storie raccontate, degli aspetti circoscritti e strettamente personali,<br />

la singola vicenda umana grazie all’accorta selezione dell’autore, spesso assurge a valore paradigmatico<br />

di un ambiente, di una “problematica”. Esemplare il capitolo conclusivo nel quale Olga<br />

Dalla Valle racconta la dolorosa parabola del proprio figlio, prima tossicomane, poi malato di Aids.<br />

In dieci pagine è racchiusa le storia della devastazione che la droga ha seminato in tantissime famiglie<br />

a partire dagli anni settanta.<br />

“Io non vado al cimitero. Mio figlio ce l’ho qui in casa – racconta la presidente del Comitato vicentino<br />

di solidarietà tra le famiglie dei tossicodipendenti – Ho sempre fiori. Io gli parlo. E lui mi parla.<br />

E io vado avanti. E lui mi dice di continuare, di aiutare gli altri, che ho un compito da svolgere.<br />

Quando pregavo perché non ne potevo più, dicevo “Dio, se ci sei, aiutami”. E qualcosa cambiava,<br />

si placava. Sì. Io credo che ci sia un Dio. Non so se esistano i miracoli. Ma è un miracolo, secondo<br />

me, continuare a vivere, impegnarsi, è un miracolo vedere sbocciare i fiori”.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 luglio 1998<br />

Thiene - E’ allarme in zona – liceo<br />

“I nostri figli si drogano”<br />

Il rito della canna tra gli adolescenti: la denuncia dei genitori, gli esperti confermano<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 luglio 1998<br />

La droga mette le stellette<br />

Più consumo di eroina tra i militari di leva, meno ricorso ai Sert<br />

Roma – Il pianeta droga si espande tra i giovani in servizio militare. I dati diffusi ieri dal ministro<br />

Livia Turco sono esplicativi. Il 18,6 per cento comincia a drogarsi dopo l’incorporamento. E se nel<br />

’96 i consumatori di sostanze stupefacenti in ambiente militare erano 1.978, nel ’97 l’aumento registrato<br />

ammonta a 2.947 persone. Di queste, il 62,2% presta servizio nell’Esercito, il 24% in Marina,<br />

il 12,3% nell’Aeronautica. Le sostanze più usate dai militari sono marijuana ed hashish (79,4%<br />

dei casi), eroina (7.8%), cocaina (5,8%), ecstasy (1,2%). …..<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 9 luglio 1998<br />

<strong>Droga</strong> e naja:<br />

L’allarme nella nuova relazione sulle tossicodipendenze<br />

per uno su cinque la prima volta è stata in caserma<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 10 luglio 1998<br />

Andreatta smentisce la Turco<br />

Falso allarme tossicodipendenza in caserma<br />

Il ministro della difesa: c’è un errore nel metodo dei rilevamenti<br />

La replica: abbiamo riportato i loro dati<br />

✧<br />

E sempre si vuole negare la realtà!!! Come mio figlio, tanti altri suoi compagni hanno cominciato<br />

a “bucarsi” in caserma, scambiandosi le siringhe. Ecco uno dei perché di tanti casi di<br />

Aids!!!<br />

– 350 –


1998<br />

La lotta dell’eroina: in Italia via Samarcanda<br />

Una Maginot iraniana antidroga di 1000 chilometri<br />

Spinge i traffici verso nuove strade<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 11 luglio 1998<br />

La “coca” arrivava per posta<br />

Sequestrati 16 etti di droga – Lo stupefacente viaggiava all’interno di plichi<br />

che per la loro “leggerezza”non sono sottoposti a controllo<br />

La “roba”venezuelana giungeva nascosta dentro immagini sacre!<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 17 luglio 1998<br />

Allarme ecstasy, flagello da discoteca<br />

Sequestrate dodicimila pasticche in Romagna<br />

Le droghe in Italia<br />

Eroina – Età media dei consumatori: 18–40 anni. Negli ultimi anni ha cominciato a diffondersi<br />

anche nei centri di provincia e nei piccoli paesi. Il costo minimo di una dose è 30-40 mila lire. Lo<br />

spaccio avviene in strada, sempre più raramente in abitazioni private. È sempre più allarme per la<br />

sua diffusione anche tra i giovanissimi, che sono tornati a considerarla come una droga “socialmente<br />

accettabile”.<br />

Ecstasy – Diffusa quasi esclusivamente tra i giovani. La notevole difficoltà a reperire “pasticche” di<br />

qualità spinge molti consumatori ad orientarsi su altre sostanze chimiche. Una singola pasticca viene<br />

venduta a 50-70 mila lire. Di facile reperibilità nelle grandi città, dove l’offerta di ecstasy è ormai<br />

simile a quella di hashish e marijuana. Il Inghilterra ha perso “popolarità” con il declino dei rave<br />

party. In Italia continua ad essere considerata una droga “alla moda” dal popolo delle discoteche.<br />

Marijuana e hashish – Considerate “droghe leggere”, sono gli stupefacenti più usati. Diffuse non<br />

solo tra i giovani, la fascia di età del potenziale consumatore va dai 14 anni agli ultra quarantenni.<br />

Con diecimila lire si acquistano dosi bastanti per due “spinelli”. Facilissime da trovare: lo spaccio<br />

avviene quasi esclusivamente per strada. I consumatori non le considerano pericolose. Diffusione<br />

costante attraverso gli anni. Negli ultimi tempi, dopo un periodo di difficile reperibilità, è ritornata<br />

in auge la marijuana.<br />

Lsd – Un tempo considerata come la droga degli “hippy”, negli ultimi anni ha fatto la sua ricomparsa<br />

ai rave party. Sta tornando in voga tra i giovani. Una dose costa 15-20 mila lire. Formati diversi:<br />

dalla piccola pasticca ai francobolli sui quali viene spalmata la dose da leccare. Spacciato in strada<br />

e nelle discoteche. Deve la sua nuova popolarità al basso costo. A causa della cattiva qualità dell’ecstasy,<br />

si sta imponendo come una sua alternativa.<br />

Cocaina – Stupefacente “per adulti” e “da ricchi” a causa dell’elevato costo. Consumata da persone<br />

tra i 20 e i 40 anni di età. Popolarità in ascesa tra piccola e media borghesia. Un grammo di cocaina<br />

(sufficiente per una intera giornata) costa 140-200 mila lire. Prezzo variabile a seconda della qualità.<br />

Lo spacco raramente viene per strada. È considerata la droga dei colletti blu, dei professionisti<br />

e delle celebrità. (E io aggiungo: compresi i politici). Sempre più popolare anche tra i giovani che la<br />

utilizzano durante le feste.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 agosto 1998<br />

Scoperta nascosta tra le molle del sofà, “polvere” per mezzo miliardo<br />

Il divano era imbottito di cocaina<br />

Era destinata al mercato di Vicenza<br />

– 351 –


1998<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 agosto 1998<br />

Fuori dal “giro” da 12 anni, si buca e muore<br />

La vittima sembrava si fosse lasciata alle spalle una brutta esperienza<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 6 agosto 1998<br />

Fra ecstasy ed eroina “schiavi” in aumento<br />

Si comincia con la pillolina in discoteca e si arriva lentamente a<br />

“roba pesante” magari “sniffata” e non iniettata in vena<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 31 agosto 1998<br />

Nottata a “Sgnarock” conclusa in modo drammatico<br />

Muore diciottenne per sospetta overdose<br />

Gli amici lo avevano portato all’ospedale ma lui ha rifiutato il ricovero<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 settembre 1998<br />

Overdose fatale - Si scopre il corpo il giorno dopo<br />

Trentanovenne già conosciuto per i suoi problemi di tossicodipendenza<br />

✧<br />

Lettera inviata al dott. Rubino, Commissario prefettizio il 10 settembre ’98<br />

Proposta di utilizzare un paio di appartamenti gestiti da operatori (anche volontari), per ospitare<br />

quei tossicodipendenti non accettati nelle strutture pubbliche.<br />

Signor Commissario,<br />

Vivono a Vicenza, provenienti da paesi limitrofi, dei tossicodipendenti (quasi tutti sieropositivi<br />

all’Hiv ), che hanno rotto con la famiglia di origine o che, addirittura, sono senza<br />

parenti stretti. Sono senza casa e vivono di espedienti nella miseria più assoluta. L’albergo<br />

cittadino non li gradisce e, difficilmente, vi trovano posto. Anche d’inverno, con il gelo,<br />

dormono nei sacchi a pelo in androni di case fatiscenti. D’estate puzzano perché indossano<br />

indumenti imperniati di sudore e quando si possono cambiare, gettano i vestiti sporchi<br />

nei cassonetti (basterebbe avere la possibilità di lavarli). La mensa pubblica non da i<br />

pasti a chi è sprovvisto dei buoni del comune di Vicenza (e loro, essendo di altri comuni,<br />

non hanno diritto ai suddetti buoni).<br />

L’Italia, quinta o sesta potenza economica a livello mondiale è ventunesima per quanto<br />

riguarda lo sviluppo umano, seguita subito dai paesi del terzo mondo!<br />

Questi tossicodipendenti, dediti più all’alcool e alle “pastiglie”, che all’eroina, camminano<br />

per le strade del centro sorreggendosi l’uno con l’altro, ridotti a dei rottami umani.<br />

Per alcuni di loro il comune paga l’affitto di mini appartamenti e le bollette della luce,<br />

spendendo soldi malamente, perché questi appartamenti in certi casi diventano luoghi di<br />

spaccio o di prostituzione.<br />

Sono convinta che un paio di appartamenti, provvisti di operatori, in cui queste persone<br />

potessero usufruire di una loro stanza, senza essere obbligati a lasciarla libera alle otto<br />

di mattina, anche con la febbre alta, costerebbe di meno e sarebbe utile di più.<br />

– 352 –


1998<br />

Un progetto si sta portando avanti con gli Interventi Sociali, ma l’incontrarsi una volta<br />

al mese e il vuoto dei mesi di ferie estive, non fanno certo procedere i lavori.<br />

Se devo essere sincera, non ho fiducia che si arrivi a concretizzare qualcosa.<br />

Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 11 settembre 1998<br />

Venticinquenne ucciso da overdose<br />

L’ennesima ricaduta gli è stata fatale<br />

✧<br />

Domenica 20 settembre 1998 – 50 anni dalla firma della “Carta sui diritti Umani”. La<br />

“Casa per la pace” ha organizzato due giornate ai giardini Salvi (in centro città), con gazebo<br />

e materiali informativi. Abbiamo partecipato anche noi distribuendo manifestini sull’effetto<br />

delle droghe sul cervello. C’è stata tanta gente e abbiamo ricevuto anche offerte.<br />

28 settembre ’98 – Riunione al Comitato con il dott. Balestra, l’avvocato responsabile per il<br />

sociale dell’Ulss 6 e la presidente di “Casa Speranza”. Mia idea è presentare in regione un progetto<br />

di asilo notturno per tossicodipendenti senza fissa dimora. Purtroppo questa domanda<br />

sarà respinta, ma più tardi questa struttura sarà concretizzata dalla Caritas diocesana<br />

Sabato 3 ottobre 1998 – Convegno sull’Aids a villa Cordellina di Montecchio Maggiore. Tema:<br />

Carcere, extracomunitari e prostituzione. C’era il giudice di sorveglianza di Verona – Vicenza<br />

e del carcere militare di Peschiera del Garda. C’era anche la direttrice del San Pio X.<br />

Per tutte e due nel carcere andava tutto bene: ”Non c’è droga e i detenuti sono seguiti 24<br />

ore su 24 da medici e infermieri”!<br />

Ho parlato in privato con la direttrice esprimendo un mio costante pensiero: separare i tossicodipendenti<br />

dal resto della criminalità. “Sono luoghi comuni” è stata la risposta – “separare<br />

i tossicodipendenti in carcere vuol dire fare un ghetto”. “Questa parola mi irrita perché è sempre<br />

stata usata come alibi”- è stata la mia risposta. Non esprimo qui altri commenti!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 ottobre 1998<br />

Operazione “Biberon”<br />

Arrestati dai carabinieri una diciottenne e un minorenne che vendevano<br />

Marijuana e eroina ai coetanei della Vicenza – bene<br />

“Baby spacciatori” in piazza Matteotti<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 5 ottobre 1998<br />

Indagini dei carabinieri in centro città<br />

Decine di ragazzi alle feste “biberon” tra eroina e fumo<br />

Erano decine i giovani che frequentavano l’appartamento situato nel centro storico nelle vicinanze<br />

di piazza Matteotti, dove da quasi un anno una coppia di ragazzi, entrambi arrestati, aveva aperto<br />

un “esercizio al minuto” di stupefacenti. Si poteva acquistare eroina e “fumo”, a seconda delle necessità.<br />

A scoprire il giro sono stati i carabinieri del reparto operativo, proseguendo un’inchiesta che<br />

– 353 –


1998<br />

qualche settimana fa aveva portato alla chiusura di un altro “canale”, quella volta in piazza Erbe. Stavolta<br />

i carabinieri hanno concentrato le indagini, ribattezzate “biberon”, su un appartamento dove,<br />

soprattutto nei fine settimana, c’era un consistente afflusso di ragazzi, molti dei quali minorenni. L’aspetto<br />

più preoccupante che emerge dall’inchiesta, è il ritorno dei giovani al consumo dell’eroina,<br />

anche se rispetto a un tempo viene perlopiù sniffata e non solo iniettata in vena. Sebbene i quantitativi<br />

di droga non fossero consistenti, si trattava però di una “goccia” continua, alla quale si approvvigionavano<br />

i neotossicomani, che avevano cominciato magari per gioco fumando il classico e apparentemente,<br />

innocuo “spinello”, per ritrovarsi un giorno alle prese con l’eroina che uccide.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 ottobre 1998<br />

Supermarket della droga proprio di fronte al Sert<br />

Il giovane arrestato dalla polizia, aveva addosso ben 42 dosi già confezionate<br />

✧<br />

Lettera inviata a: Il Giornale di Vicenza e pubblicata il 23 novembre 1998 con il titolo:<br />

Quando le famiglie nascondono il dramma della tossicodipendenza<br />

Egregio direttore,<br />

alcune telefonate pervenute al mio comitato nelle ultime settimane, mi spingono a scrivere<br />

questa lettera, sperando sia letta attentamente dai genitori con figli adolescenti.<br />

Tali telefonate, tutte simili nel contenuto, provenivano a mio avviso, da giovanissimi<br />

che chiedevano informazioni su dove rivolgersi per essere aiutati ad uscire dalla droga,<br />

senza coinvolgere però i genitori all’oscuro della loro situazione.<br />

Questi messaggi mi hanno riportata al fatto, accaduto nei primi giorni di ottobre e<br />

riportato da TV e quotidiani cittadini, sui “baby spacciatori”. Quindici erano i ragazzi trovati<br />

dai carabinieri in quell’appartamento, covo di spaccio e di consumo di droghe; ma<br />

quanti altri si alternavano nell’arco della giornata? E il mio pensiero va con tristezza alle<br />

non poche famiglie che dovranno patire il dramma della tossicodipendenza!<br />

Non mi sento di dare consigli, specialmente in una lettera, perché so quanto sia difficile<br />

fare tesoro dell’esperienza degli altri, vorrei però gridare ai genitori di essere vigili, di<br />

non sottovalutare comportamenti insoliti e strani dei figli, perché possono nascondere l’inizio<br />

di una dipendenza. Quando la droga entra nell’anima, la rende schiava e sorda agli<br />

affetti e al dolore dei propri cari. E’ un male simile al cancro, che s’insinua silenziosamente<br />

intaccando parti vitali e quando ce ne accorgiamo, molte volte è già troppo tardi. In<br />

maggioranza, i tossicodipendenti hanno iniziato la loro storia tra amici e compagni di<br />

scuola (a volte addirittura in terza media, fumando in gruppo qualche spinello), desiderosi<br />

di fare esperienze nuove e trasgressive, sottovalutando il rischio, convinti di dominare<br />

la sostanza, senza accorgersi che invece è la sostanza che subito li domina.<br />

Anche le famiglie, quando ne vengono a conoscenza, come da copione, commettono<br />

i medesimi errori; stretto controllo iniziale, qualche viaggio per staccarsi “dall’ambiente”,<br />

promesse e regali per compensare e sostenere il figlio in difficoltà, ostentare fiducia per<br />

non umiliarlo e tanto amore, non bastano a sanare qualcosa che si è spezzato dentro, ma<br />

fanno perdere tempo prezioso.<br />

Ai ragazzi non piace diventare o essere considerati dei tossicodipendenti e rifiutano<br />

questa qualifica anche quando la certezza è evidente, non vogliono curarsi seriamente, per-<br />

– 354 –


1998<br />

ché il farlo li mette in discussione con il proprio Io, preferiscono ostentare ottimismo e<br />

spavalderia, assicurando di “farcela da soli”. E ancora si perde tempo prezioso e si permette<br />

al disagio di mettere salde radici.<br />

Figli e genitori non possono aiutarsi, ma devono entrambi essere aiutati.<br />

Per la famiglia l’impegno sarà irto di difficoltà, dovrà rivedere le proprie convinzioni,<br />

la propria libertà, e soprattutto la propria tranquillità. La droga non unisce, ma divide, e<br />

questo vuol dire spalancarle la porta.<br />

Se si vuole aiutare a guarire chi usa sostanze stupefacenti, si devono mettere da parte<br />

vergogna, delusione, orgoglio (gli psichiatri usano la parola “narcisismo”), i sensi di colpa,<br />

di fallimento e proiettarsi con tutte le forze e con tenacia a combattere una battaglia per<br />

la vita, con l’aiuto di operatori professionisti esperti in tale campo.<br />

Desidero far notare, allacciandomi all’articolo sul trasferimento del Sert (30 ottobre),<br />

che i tossicodipendenti che stazionano sotto l’arco di S. Bortolo, avevano pure loro un<br />

padre e una madre, una famiglia, magari umile, ma onesta. Poi, quando per loro il problema<br />

droga è diventato massacrante, hanno operato delle scelte disgregative e di falsa<br />

libertà. Ora, nessuno vuole vederli nei propri paraggi e sorgono comitati per farli spostare<br />

(S. Felice, S. Bortolo, Laghetto ecc.). vorrei sapere quale quartiere è disposto ad accettarli!<br />

Cosa ne facciamo di loro? Li mettiamo su una navicella spaziale da tenere ancorata<br />

a mezz’aria, visto che non si vuole lasciar loro posare i piedi su qualche pezzo di terra?<br />

Oppure, più civilmente e tutti insieme, c’impegniamo perché lo Stato applichi l’articolo<br />

3 della Costituzione che sancisce: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di<br />

ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,<br />

impediscono il pieno sviluppo della persona umana”? Nessuno può negare che le droghe<br />

impediscano “il pieno sviluppo “ dei nostri ragazzi, anzi, li rovinano in tutti i sensi, e con<br />

loro le famiglie! E quale aiuto potrebbe dare lo Stato? Potrebbe costringerli alla cura!<br />

Anche i tossicodipendenti sono cittadini, in più, in grave difficoltà, e purtroppo rappresentano<br />

una realtà reale, anche se dolorosa e scomoda. Attirano sì, gli spacciatori, ma questi<br />

sono ad ogni angolo di strada, molte volte non identificabili, sempre pronti a contattare<br />

giovani di qualsiasi ceto sociale, perché la droga, come la morte, non fa distinzioni.<br />

Ne sono la prova la maggioranza dei massacri del sabato sera.<br />

Per combattere questo cancro sociale ci dovremmo impegnare tutti e a vari livelli, perché<br />

il problema droga deve essere visto come un problema di tutti, anche di quelli che per<br />

fortuna loro non ne sono stati colpiti personalmente.<br />

Tutti facciamo parte della medesima società, il cui benessere dipende da ognuno di noi.<br />

Per il Comitato solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e malati di Aids,<br />

Olga Dalla Valle<br />

Riporto il commento del direttore Luigi Bacialli:<br />

Gentile signora,<br />

credo che in parte abbia ragione don Mazzi: solo i tossicodipendenti e i loro genitori hanno titolo a pronunciarsi<br />

quando si discute di droga. In effetti chi non vive questa drammatica esperienza in prima persona<br />

spesso finisce per parlarne a sproposito, e quindi, come annotava Thomas Hardy, in questi casi “è un<br />

vero piacere ascoltare il silenzio dell’incompetente”. Tuttavia, evitare di sentenziare su temi di cui si sa<br />

poco o nulla è un conto, essere volutamente riservati o reticenti è un altro. E purtroppo in materia di droga<br />

– 355 –


1998<br />

o di Aids in breve tempo si passa, anche sui giornali, dai titoloni al trafiletto, dai grandi convegni alla<br />

più totale indifferenza. Lei conosce molto bene la materia e a mio modesto parere fa benissimo riferirne<br />

in questi termini, perché un problema drammatico come quello della tossicodipendenza va studiato, sviscerato<br />

e compreso, e non rimosso come il più delle volte avviene. È umano che il pudore prevalga sul realismo,<br />

ma purtroppo si finisce per trascurare una piaga sociale che anche a Vicenza coinvolge centinaia di<br />

famiglie. Oggi lo scenario della droga è sensibilmente diverso rispetto a qualche anno fa: il drogato è meno<br />

riconoscibile, perché il suo aspetto è “normale”. Dipende, tra l’altro, dalle droghe attualmente in vendita,<br />

che sono più sofisticate e i cui effetti sono meno evidenti di quelli prodotti da eroina, cocaina o dal vecchio<br />

Lsd, ma, alla lunga, altrettanto devastanti. So che oggi molte famiglie si vergognano di ammettere<br />

che un loro congiunto è caduto nella trappola tesa dai molti spacciatori in circolazione, a tal punto che lo<br />

mandano a disintossicarsi in centri e comunità molto lontani. È comprensibilissimo, però la droga non è<br />

una colpa: è una disgrazia che può capitare a tutte le persone che per vari motivi sono particolarmente<br />

vulnerabili. È quindi sarebbe meglio uscire dal riserbo, per parlarne e discuterne con gli esperti i quali,<br />

intervenendo tempestivamente alla radice del problema, possono evitare che certe situazioni precipitino<br />

provocando danni gravi e irreversibili.<br />

Sempre nella stessa data della lettera su riportata ho trovato un commento alle mie poesie che<br />

trascrivo. Non conosco l’autore del testo.<br />

Rileggendo Olga Freschi Dalla Valle<br />

“La notte e il canto” - Poesie per sperare<br />

Merita una rilettura il libretto di poesie “La notte e il canto” di Olga Freschi Dalla Valle, nome noto<br />

in città per il suo impegno tra le famiglie colpite dalla tossicodipendenza. Ha voluto lei, instancabile<br />

animatrice d’incontri sul tema, dare alle stampe delle poesie che inneggiano tutte, in fondo, alla<br />

speranza, alla vita, all’orizzonte sempre più vasto dell’universalità: è in fondo, questo, uno dei tratti<br />

della poesia stessa, come “messaggio”.<br />

Olga Freschi Dalla Valle scrive pensieri cadenzati da immagini anche grafiche che accompagnano i<br />

testi fulminanti, in versi liberi, formati da vocaboli che fanno riflettere, ma senza alcuna vena di formalismo.<br />

Il libretto è stato sostenuto dall’Ambrosiano Veneto, dalla Popolare di Marostica e dalla circoscrizione<br />

6. Anche questo è un segno di riscatto, di voler combattere con la poesia due piaghe non trascurabili<br />

del nostro tempo.<br />

E Olga Freschi Dalla Valle si chiama dentro direttamente in questa lotta, confida le sue esperienze<br />

di madre e sposa, parla, scrive con il cuore in mano, nei suoi versi, tutti toccanti: fa “cantare il violino”,<br />

vorrebbe poter “vivere con l’innocenza di un bimbo”, cerca di offrire un po’ di quella fiducia<br />

e speranza che oggi più che mai sono necessarie da riscoprire e poi da vivere quotidianamente.<br />

In definitiva, poesie per i giovani sì, ma anche per le loro famiglie, un libro che potrebbe aiutare a<br />

crescere insieme: una goccia, a nostro avviso, importante e degna di nota nel mare magnum della<br />

complessità, di un mondo che forse vuole essere sempre più “difficile da capire. (m.p.)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 1998<br />

Solidarietà. L’iniziativa durerà da dicembre a febbraio e se fa freddo fino a marzo<br />

La Caritas ai senza tetto “nostrani”<br />

Un anno fa a fare notizia erano i senza tetto, per lo più immigrati, che dormivano sotto il cavalcavia<br />

di via Ferreto de Ferreti, o comunque all’aperto, col termometro sotto zero. Poi è venuta la struttura<br />

di accoglienza nell’ex caserma di contrà Rocchetta, aperta dal Comune. Ma non basta.<br />

Ed ecco allora un nuovo ricovero notturno d’emergenza per i senza casa “nostrani”.<br />

(…) “Vicenza in realtà – sottolinea don Giovanni Sandonà direttore della Caritas diocesana – oggi<br />

come oggi è forse il capoluogo veneto che offre più posti letto per i senza fissa dimora: 96 tra l’al-<br />

– 356 –


1998<br />

bergo cittadino, l’ex caserma e via dei Mille. Ma, come si è detto non basta. Il problema concreto è<br />

che la città, come avviene dappertutto, diventa il punto di riferimento di tutti i Comuni della zona,<br />

tra i quali non è stato attivato nessun coordinamento per affrontare la questione. E in effetti non è<br />

neanche corretto che il Comune capoluogo si faccia carico da solo del problema”.<br />

Ecco allora l’iniziativa della Caritas. Un ricovero d’emergenza solo per i mesi di dicembre, gennaio<br />

e febbraio. Nel quale – “nel limite del possibile, non si accoglieranno i residenti del Comune e gli<br />

immigrati, per i quali esistono appunto altre strutture”. (…)<br />

Il prefetto Giovannucci ha preso a cuore la questione convocando lunedì il “Comitato provinciale<br />

per l’ordine e la sicurezza” da cui è scattata l’operazione.<br />

Per la giornata mondiale di lotta all’Aids abbiamo programmato degli incontri di prevenzione<br />

in qualche fabbrica, un intrattenimento in piazza, una fiaccolata e la messa tradizionale.<br />

Tra gli incontri, il più importante era quello ai Chiostri di S. Corona con relatori qualificati<br />

tra i quali il primario De Lalla. Peccato che la sala fosse quasi deserta. Il problema Aids evidentemente<br />

non interessava nemmeno le famiglie che ne erano colpite.<br />

✧<br />

La Voce dei <strong>Berici</strong> - 13 dicembre 1998<br />

La Giornata mondiale di giovedì scorso<br />

“I nostri figli si drogano”- Molto più dell’Aids uccide il pregiudizio<br />

Al Sert ribadiscono: è la prevenzione l’arma vincente<br />

“Sono un ex tossico fuori dal giro della droga da dodici anni. Proprio quando mi stavo pienamente<br />

reinserendo, quando avevo trovato un lavoro e mi ero sposato, nel 1985 mi sono accorto di essere<br />

sieropositivo. Poco dopo è morta mia moglie, dopo venti giorni ho perso anche il lavoro: mi hanno<br />

praticamente costretto a dimettermi e a mettermi in pensione. So cos’è l’angoscia di morire, ora<br />

conosco l’angoscia di vivere. Mi vergognavo ad uscire in strada: in pensione a trent’anni! A chi mi<br />

chiede come mai non lavoro, cosa devo rispondere: una bugia o la verità?”.<br />

Sta tutto nel racconto di Dino il senso della giornata mondiale della lotta all’Aids che si svolge a<br />

Vicenza questo 1° dicembre.<br />

In programma, fra le varie iniziative, anche un incontro fra gli operatori e la stampa, centrato sul<br />

modo di fare informazione e di dare le notizie in tema di Aids. Perché il mondo dei mass media è<br />

accusato qui come altrove di affrontare certi problemi solo in modo stereotipato ed enfatizzato, scoraggiando<br />

quindi la riflessione e la vera conoscenza del fenomeno e delle persone che lo vivono. (…)<br />

✧<br />

Aids - 1998 – A Vicenza deceduti 18 – In Italia 1067<br />

– 357 –


1998<br />

– 358 –


1999<br />

1999<br />

Il Giornale di Vicenza - 20 febbraio 1999<br />

Il caso: i detenuti del S. Pio X fanno arrivare all’onorevole un fax in cui chiedono aiuto<br />

“Caro Sgarbi, qui dentro la vita è insostenibile”<br />

Da dodici giorni niente doccia e da un mese nessun cambio di lenzuola”<br />

“Carenze igieniche con casi di scabbia; celle affollate”<br />

Sperano che l’on. Prof. Vittorio Sgarbi diventi il loro “faro nella notte” e confidano che l’amplificazione<br />

garantita dal programma “Sgarbi quotidiani” alle ore 13,30 Canale 5 – dia uno scrollone “all’opinione<br />

pubblica in genere e alle autorità preposte in specifico”. Sono i carcerati di S. Pio X di Vicenza<br />

che descrivono la situazione nella quale sono costretti a vivere e che è degna di ogni attenzione<br />

anche da parte di Amnesty International. Il messaggio – tre facciate protocollo scritte in stampatello<br />

maiuscolo con data 12 febbraio ’99 è firmato genericamente:”I detenuti tutti” senza nomi o autografi<br />

– è pervenuto a Nazzareno Giaretta, ex consigliere ed ex assessore a palazzo Nievo, attualmente<br />

presidente della sezione vicentina dell’Unms (unione nazionale mutilati per servizio) che in data<br />

14 febbraio lo ha spedito al dott. Sgarbi a Montecitorio con poche righe accompagnatorie che assicurano<br />

sull’autenticità del messaggio. ”Egregio onorevole – scrive Giaretta – i detenuti del carcere di<br />

S. Pio X di Vicenza, tramite un familiare, mi hanno inviato il messaggio che le allego in copia, con<br />

preghiera di farglielo recapitare con estrema urgenza. Per motivi che certamente saranno compresi,<br />

non è stato possibile a loro, inviarlo a lei direttamente dal carcere”.<br />

Ed ecco il testo quasi integrale: “Le angherie comuni a molte carceri – scrivono i detenuti del San<br />

Pio X – presso la casa circondariale di Vicenza assumono proporzioni deliranti a causa della completa<br />

disorganizzazione dirigenziale e pressapochismo …. Detenuti in attesa di giudizio convivono<br />

con definitivi spacciatori, rapinatori, violentatori e quant’altro il panorama delinquenziale offre in<br />

generale. La capienza del carcere è di 100 persone e mediamente ne sono “stipate” 220-250. Le celle<br />

predisposte per l’accoglienza singola, sono occupate da due – tre reclusi, senza distinzione di reato,<br />

nazionalità, posizione giuridica ma, quel che è peggio, senza isolamento di persone affette da Hiv,<br />

sieropositivi e alcolisti dai comuni. Le carenze igieniche sono tali che i casi di scabbia, piattole,<br />

pidocchi ed infezioni cutanee sono all’ordine del giorno. A fronte di ciò, la Direzione ha disposto<br />

l’uso delle docce 2 volte la settimana ed il cambio biancheria “lenzuola”ogni 10-12 giorni”.<br />

“Recente – prosegue la lettera - è la rottura del riscaldamento – acqua – docce – così alla data odierna<br />

sono 12 giorni che ci è preclusa la doccia e dal 22 gennaio ’99 non viene effettuato il cambio<br />

lenzuola e lavaggio del vestiario. Qualsiasi richiesta di colloquio con il Direttore, con il responsabile<br />

del Dap e con il magistrato di sorveglianza è precluso …. I medicinali di grossa importanza sono<br />

esauriti, non esistono corsi informativi o scolastici ad eccezione quello d’alfabetismo. Assenti ogni<br />

attività creativa – sportiva – culturale ed hobbystica, la palestra è chiusa da circa due anni, i servizi<br />

interni sono inefficienti, in particolare situazione disastrosa la si trova all’ufficio conti correnti postali.<br />

Il volontariato è inesistente, come lo è pure il lavoro interno”.<br />

“Le uniche cose abbondanti – conclude il messaggio dei carcerati – sono la noia, le 20 ore di cella<br />

al giorno e la repressione. Elencare tutti i disagi con un semplice mezzo epistolare è impossibile perché<br />

chi non vede, non può credere che certe cose avvengano in una struttura penitenziaria alle soglie<br />

del 2000”.<br />

– 359 –


1999<br />

Il Giornale di Vicenza - 25 febbraio 1999<br />

Maxi-operazione antidroga<br />

150 denunciati, 84 in manette - Ormai alle stelle l’uso di pasticche<br />

L’ecstasy a fiumi partiva da Amsterdam, arrivava a Napoli e da qui saliva a Vicenza.<br />

Sono stati più di 650 i militari dell’Arma mobilitati nella notte<br />

✧<br />

Le reazioni all’operazione Sound Factory<br />

“Chissà che adesso si aprano gli occhi”<br />

Olga Dalla Valle:” genitori state attenti, molte feste finiscono con le pasticche”<br />

“L’operazione Sound Factory che ha portato alla luce un traffico di 300 mila pastiglie di ecstasy<br />

dimostra che il problema esiste, eccome – dice Olga Dalla Valle presidente del Comitato famiglie di<br />

tossicodipendenti. L’ecstasy non è diffusa solo nelle discoteche: a questo punto bisogna aprire gli<br />

occhi e denunciare che anche nelle nostre scuole sono molti i ragazzi coinvolti nell’uso di stupefacenti.<br />

Ma molti presidi, molti insegnanti sono sordi. Fanno finta di non vedere. Non hanno occhi<br />

anche tanti genitori, non intuiscono come, dietro a problemi adolescenziali, emotivi e caratteriali si<br />

possa nascondere dell’altro che ha a vedere con l’uso di stupefacenti”.<br />

Anche dal Sert, servizio dell’Ulss da sempre in prima linea nella lotta alle tossicodipendenze, arriva<br />

la conferma che il consumo di ecstasy, anfetamine, stimolanti, cocaina, allucinogeni e cannabis è<br />

“notevole”. Come al solito, sequestri e arresti rappresentano la punta dell’iceberg: il fenomeno sarebbe<br />

molto più diffuso di ciò che appare. “In questi anni è cambiato anche il contesto culturale sul<br />

consumo di questo tipo di droghe diverse dall’eroina. L’identikit di chi si impasticca con l’ecstasy<br />

corrisponde a giovani che lavorano o hanno discrete possibilità economiche che associano il consumo<br />

di stupefacenti a scopo ricreativo per stare insieme. Una moda. Chi prende l’ecstasy si crede “in”<br />

e non pensa per nulla di essere “out”, dice Vincenzo Balestra primario del Sert. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 27 febbraio 1999<br />

Ulteriori sviluppi dalla maxi inchiesta antidroga dei carabinieri<br />

Sound Factory. Il cerchio si allarga<br />

Una catena di S. Antonio per diffondere la droga in discoteche e locali di tendenza<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 6 maggio 1999<br />

Furti in tribunale - Cocaina rubata - Arrestato cancelliere<br />

Colpo di scena a Roma nelle indagini sui diciotto chili di droga scomparsi quattro mesi fa<br />

Era l’unico a poter entrare nel caveau dei “corpi di reato”- In cella anche un complice<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 5 giugno 1999<br />

“Niente più discriminazioni per chi è morto di Aids”<br />

La battaglia<br />

Una lettera giunta da Roma accende la speranza di Olga Dalla Valle per il futuro<br />

È stato preparato uno schema di circolare per gli operatori sanitari<br />

e modificato il regolamento riguardo alle norme per la sepoltura<br />

L’aria metallica delle celle, già quella non la scordi più. Il freddo del corridoio, il rumore dei passi<br />

pesanti come mai, la penombra del posto, quell’odore così innaturale, nemmeno quelli non li<br />

dimentichi più. Quando poi al dolore della morte si aggiunge l’umiliazione dell’emarginazione, la<br />

– 360 –


1999<br />

– 361 –


1999<br />

sofferenza esplode con rabbia, in disperazione, in sconforto senza fine. Olga Dalla Valle tutto questo<br />

lo sa. E non dimentica. “Sparisce l’angoscia – dice – ma tutto il resto è ben presente, pesa sul<br />

petto, è il primo pensiero appena sveglia al mattino, l’ultimo prima di addormentarmi, spesso è triste<br />

compagno di sonno. La vita, per certi aspetti finisce nel preciso momento in cui “loro” se ne<br />

vanno …”.<br />

“Loro “ sono i morti per droga consumati dall’Aids, quelli che tante mamme come Olga devono<br />

difendere anche quando la malattia se li è portati via e la legge umana, caparbia come mai, continua<br />

a “maltrattare “. (…)<br />

La storia è questa: Olga Dalla Valle dal ’94 scrive numerose lettere a Roma, al ministro della sanità,<br />

a quello della famiglia, al presidente della Repubblica, a quello del Consiglio, a quello della Regione<br />

Veneto, ai dirigenti dell’azienda ospedaliera. Scrive e chiede sempre le stesse cose: “che sia rimossa<br />

una legge vecchia e senza senso (eminenti infettivologi e ricercatori di fama internazionale hanno<br />

dichiarato che con la morte cessa ogni forma di contagio), legge che offende l’amore e il diritto alla<br />

dignità di tante famiglie per far sì che i propri cari, almeno da morti, non abbiano a subire l’ultima<br />

offesa del lenzuolo imbevuto di varecchina”.(...)<br />

L’11 maggio è arrivata la lettera al Comitato di solidarietà, firmata da Salvatore Sechi, consigliere del<br />

presidente della Repubblica per gli affari giuridici e le relazioni costituzionali . (...)<br />

Sechi , infatti, garantisce che ”Uno schema di circolare di istruzioni per il personale delle Ulss, che<br />

preveda il divieto di trattamenti inutilmente discriminatori e lesivi del rispetto dovuto a tutti i deceduti,<br />

è stato inviato alla Commissione nazionale per la lotta all’Aids. Inoltre, gli uffici del ministero<br />

hanno allo studio un provvedimento di revisione del regolamento di polizia mortuaria. (...)<br />

Camilla ferro<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 14 giugno 1999<br />

“Sì” svizzero all’eroina di Stato<br />

Referendum approva la somministrazione con prescrizione medica per i tossicomani più gravi<br />

Il dramma – Zurigo è da alcuni anni teatro di sperimentazioni per arrivare al controllo del consumo<br />

degli stupefacenti. L’esperimento più clamoroso è stato quello del “Platzpitz”, il parco dove le<br />

autorità tolleravano lo spaccio di ogni genere di droga, e che è stato però chiuso nel 1991. Ieri, con<br />

un referendum, è stata approvata la prescrizione medica di eroina nei casi più gravi di dipendenza.<br />

Alle urne si è presentato il 45,6 per cento degli aventi diritto. Il popolo elvetico con 1.128,095 voti,<br />

pari al 54,4 per cento, ribadisce di accettare la politica del governo sugli stupefacenti. (…)<br />

Interessate 3000 persone. Allo studio misure simili in Olanda e Germania.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 15 giugno 1999<br />

Tragedia a Napoli. Un padre spara al figlio tossicodipendente da poco uscito dalla comunità<br />

Due colpi al petto per finire l’angoscia<br />

Il Giornale di Vicenza - 26 giugno 1999<br />

<strong>Droga</strong>, più morti e spaccio<br />

Nel ’98 overdose killer per 1037. Si vende anche nelle carceri<br />

Ecstasy – L’ultimo incubo – La sua assunzione manda in “tilt” il cervello<br />

✧<br />

Sabato 26 giugno ’99 - Anche quest’anno per la “Giornata mondiale di lotta alla droga” ci<br />

siamo uniti tra più associazioni concordando un vario programma che si è svolto in piazza dei<br />

Signori.<br />

– 362 –


Acquerello tratto da una foto di Roberto


9 luglio 1999. Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a Vicenza incontra la signora Dalla Valle


1999<br />

La “Giornata” è iniziata alle ore 16 con l’apertura dei vari stand delle associazioni, con operatori<br />

e materiale per la prevenzione e giochi per dare un’impronta gioiosa alla giornata: un<br />

torneo di calcio tra ragazzi della comunità e altri delle parrocchie, uno spettacolo teatrale “Il<br />

grande sogno”della compagnia teatrale Nasocomix e uno stand gastronomico.<br />

La giornata è riuscita bene con affluenza di pubblico. Numerosi i bambini.<br />

✧<br />

9 Luglio 1999 – Visita del Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi a Vicenza.<br />

Il prefetto Giovannucci ha convocato in Prefettura un numero ristretto di rappresentanti del<br />

volontariato come segno di vicinanza e apprezzamento per il nostro impegno.<br />

Gli ho consegnato il mio libretto di poesie<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 17 luglio 1999<br />

Un vicentino stroncato a Padova da overdose<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 23 luglio 1999<br />

Stroncato da overdose<br />

Un dramma consumato nel silenzio - La vittima aveva trentadue anni<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 27 luglio 1999<br />

E sui sequestri di ecstasy Vicenza prima in Italia<br />

29 mila pasticche, un quarto del dato nazionale<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 30 luglio 1999<br />

San Pio X, benvenuti all’inferno<br />

Una shoccante lettera dal carcere denuncia punizioni e reparti dove i detenuti<br />

vengono tenuti legati e nudi - Sospese dalla direzione le attività ricreative senza alcuna motivazione<br />

- Detenuti lasciati privi di coperte cuscini e tavoli solo per punizione<br />

Malati senza cure e assistenza<br />

In isolamento, nudi e legati. Senza aria, per punizione. Senza riscaldamento, sempre per punizione.<br />

Senza coperte e cuscini, senza tavoli e sedie, senza pulizia e igiene. Senza più speranza – dopo un anno<br />

di richieste di parlare con il magistrato di sorveglianza. E senza più la voglia di tentare la strada della<br />

direttrice o del comandante: passa più di un mese dal tempo della richiesta a quello del colloquio.<br />

Senza voce in capitolo, senza forza di aprire bocca, che tanto non serve a niente. Il risultato? Che i problemi<br />

recidivano e le distanze da colmare diventano un muro insormontabile tra due compartimenti<br />

stagni: noi e loro, noi indifferenti e loro abbandonati alla pena, quella da scontare e quella umana.<br />

Sono i detenuti di San Pio X ad essere senza tutto, senza onestà per colpa loro – l’hanno persa nel<br />

momento in cui hanno commesso un reato – e senza fiducia nel recupero – per colpa del “sistema”.<br />

“Chi entra sano – conferma un ex carcerato – esce marcio, e quando sei fuori senza credere in te stesso<br />

è come se fossi ancora in cella, perché ti convinci di non essere capace di tenerti pulito, perché ti<br />

hanno fatto credere che la tua normalità è quella lì: essere sbagliato, frustrato, immotivato, inutile. (…)<br />

A parlare di gravi problemi, non sono solo i reclusi, ma anche “insospettabili” che ruotano intorno al<br />

mondo penitenziario: volontari, amministratori comunali, assessori regionali. È un tam tam di informazioni<br />

allarmanti che arrivano sul San Pio X.<br />

– 363 –


1999<br />

C’è una lettera (indirizzata oltre che a tutte le autorità locali, al ministro di grazia e giustizia, a una<br />

manciata di parlamentari e a una serie di organi di informazione nazionali), scritta giorni fa da un<br />

vicentino rimasto dietro le sbarre per sei mesi, che fa paura. C’è una volontaria - una che entra ed<br />

esce dal San Pio X – che racconta episodi sconcertanti, c’è l’assessore comunale agli interventi sociali<br />

che allontana ogni dubbio: “quello che c’è scritto in questa lettera-denuncia è solo parte della verità e<br />

ho davvero dei problemi a gestire certe pesanti notizie che so vere”.<br />

E c’è l’assessore alle politiche sociali della Regione, che conferma:”Delle case circondariali venete,<br />

quella di Vicenza presenta la situazione più difficile: mi arrivano numerose segnalazioni sulla “invivibilità”<br />

della struttura, sui cattivi rapporti tra direzione, agenti e detenuti. E mi arriva anche voce di<br />

spiacevoli incidenti come quelli dichiarati nella lettera”. La lettera (firmata), denuncia: ”Lo stato di<br />

abbandono manutenzionale del San Pio X tale da rendere la vivibilità molto precaria: mancano tavoli,<br />

sgabelli, coperte e le brande per il 50 per cento sono indecenti. Racconta di “topi e zanzare nelle<br />

sezioni, con numerosi casi di scabbia, pidocchi e malattie della pelle. Lamenta l’impossibilità dei colloqui<br />

con la direttrice (passa anche un mese prima di essere ascoltati) o di continue guerre psicologiche.<br />

Sono sistematici i rapporti fasulli e le conseguenti punizioni con cella di isolamento, privati persino<br />

degli indumenti”.<br />

In un’altra lettera si legge: ”di imposizioni coercitive, di frustrazioni fisiche e psicologiche, di umiliazioni<br />

come quella di togliere gli abiti”. (…)<br />

È un fiume in piena la testimonianza dell’autore della prima lettera: ”Non c’è il regolamento d’istituto<br />

(…) alcolisti, sieropositivi, italiani, extracomunitari, tossicodipendenti, giovani, anziani, papponi,<br />

rapinatori, spacciatori sono mescolati tra loro senza separazione tra definitivi e indagati … E<br />

c’è di più. C’è quello che non può essere detto, ma che sarà riferito a chi di competenza. (c.f.)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 1 agosto 1999<br />

Carcere, ora indaga la Procura<br />

San Pio X - Dopo le prese di posizione di alcuni detenuti<br />

e le reazioni dei politici, interviene il pm<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 6 agosto 1999<br />

Il caso carcere - “Il San Pio X? Malato dentro”<br />

Fra’ Beppe Prioli testimone dei disagi della casa circondariale<br />

Il coordinatore dei volontari penitenziari chiede ai dirigenti di mutare atteggiamento<br />

“Impossibile parlare con i detenuti senza la presenza degli agenti. Troppo silenzio, hanno<br />

paura”. Da un anno non entra al San Pio X: “è inutile, non sono ben accetto”<br />

✧<br />

Naturalmente dopo l’articolo sul San Pio X vi sono state lettere di difesa da parte di persone<br />

“vicine” al carcere; non le riporto per la loro lunghezza (chi è eventualmente interessato può<br />

fare riferimento a “Il Giornale di Vicenza), tra queste una è firmata: “Medici e infermieri<br />

della casa circondariale di Vicenza”. Per quanto possa valere la mia testimonianza captata<br />

da “mezze parole” di volontari, da lettere provenienti dal carcere medesimo e da chi<br />

afferma:”qui lo dico e qui lo nego” ritengo veritiere le denunce fatte.<br />

✧<br />

Vicenza 9 Agosto 1999 – Lettera inviata al Dott. Gian Carlo Caselli – Capo Dipartimento<br />

Carceri e P.c. al ministro degli Interni Rosa Russo Jervolino<br />

– 364 –


1999<br />

Ometto la prima parte in cui mi presento per affrontare direttamente il tema:<br />

(…) Ho qui davanti a me la lettera datata 28 giugno ‘99 che Lei signor giudice ha inviato<br />

al “Corriere della Sera”, in cui parla di tossicodipendenti e carcere. Condivido quanto<br />

scritto.<br />

Con molte associazioni impegnate sul fronte droga abbiamo lottato per anni perché<br />

leggi e carcere potessero veramente aiutare i tossicodipendenti, nel ‘90 avevamo raggiunto<br />

un buon traguardo e c’era stato un miglioramento generale, ma poi il referendum di<br />

Pannella vanificò ogni cosa. Ora, spero ardentemente che, nel Suo nuovo incarico possa<br />

rivoluzionare (credo sia questa la parola giusta), la vita penitenziale attuale. Sono fermamente<br />

convinta che chi sbaglia debba pagare, ma in una struttura che permetta il recupero<br />

del cittadino, e non dove si potenzia la sua criminalità.<br />

Sempre nel “Corriere” leggo: ”Niente celle per quasi un milione di condannati”. Questo<br />

milione è costituito certamente da gente ricca o protetta che paga gli avvocati, mentre<br />

gli “ultimi”, i poveri cristi senza aiuto, senza famiglia danarosa, in molti casi siero -<br />

positivi e/o in Aids riempiono le carceri e sono impossibilitati a seguire le cure di cui abbisognano.<br />

E proprio di questo vorrei parlarle. Come avrà visto, nella busta ho inserito fotocopie<br />

di articoli che in questi giorni hanno fatto scoppiare nella mia città il problema carcere.<br />

Io mi trattengo dal fare commenti, ma è da circa dieci anni che le cose sono peggiorate da<br />

direttore in direttore, senza che nessuno si sia presa a cuore la situazione e abbia tentato<br />

di porvi rimedio. Le faccio notare che, mentre la direzione, direttamente accusata si è<br />

chiusa nel silenzio, medici, infermieri e guardie carcerarie, coinvolti marginalmente nella<br />

denuncia, si stanno difendendo a spada tratta e in modo duro e cattivo, questo mi fa pensare<br />

che si sentano perlomeno colpevoli di omissione di atti d’ufficio. Ma fino ad ora,<br />

dov’erano? perché non hanno fatto denunce? Quando, parlando con una persona che<br />

segue i detenuti gli ho fatto notare che era stato incarcerato un giovane che aveva subito<br />

un pestaggio da parte delle forze dell’ordine, mi ha confermato il pestaggio e ha soggiunto:<br />

”qui lo dico e qui lo nego”! (il giovane in questione avrebbe più bisogno di un aiuto<br />

psichiatrico che di una cella, ed è sieropositivo con il 70% d’invalidità).<br />

Tra le fotocopie c’è anche una denuncia indirizzata da un detenuto al direttore del<br />

Giornale di Vicenza. Questa lettera fa seguito ad altre che saltuariamente escono dal carcere.<br />

Il giovane che la scrive ha trovato un po’ d’aiuto presso il nostro comitato, ed ora<br />

cerco di essergli vicina con uno scambio di scritti e un po’ di denaro per le spese più necessarie.<br />

Il suo esprimersi è sgrammaticato e di difficile lettura, ma i sentimenti di riconoscenza<br />

e di affetto sono commoventi. E’ da Aprile che una comunità terapeutica gli conserva<br />

un posto, ma non si capisce perché non gli sia concesso l’affido.<br />

Signor Giudice, la prego di intervenire, affinché le leggi carcerarie vengano rispettate,<br />

così pure la dignità delle persone ivi ristrette, per l’interesse sia dei detenuti che dell’intera<br />

società, e far sì che per i tossicodipendenti in particolare, la detenzione possa rappresentare<br />

un momento di ripensamento, di riflessione e di un possibile recupero.<br />

La presidente del Comitato di solidarietà, Olga Dalla Valle<br />

– 365 –


1999<br />

Il Giornale di Vicenza - 12 agosto 1999<br />

Tossicodipendente fulminato in casa<br />

Overdose fatale? - Non aveva ancora trent’anni<br />

✧<br />

Vicenza 28 settembre ’99 – Altro tentativo presso l’assessore agli Interventi sociali su un progetto<br />

di asilo notturno per tossicodipendenti senza casa.<br />

Egregio Assessore,<br />

Sempre grave è il problema droga a Vicenza e insufficienti i rimedi in atto. Vi sono giovani,<br />

sopravvissuti ad anni e anni di tossicodipendenza che, ridotti a dei relitti umani si<br />

aggirano per le vie del centro, sostenendosi a vicenda per non cadere. Vagano senza meta,<br />

come spinti dall’inerzia o dalla radicata consuetudine di spostamento.<br />

L’aiuto che il comitato può dare loro, è limitato a dei buoni spesa e al vestiario, ma altre<br />

ancora sono le necessità, e tutte impellenti.<br />

Queste persone, e tra loro c’è qualche giovanissimo, non hanno famiglia o sono dalla<br />

stessa rifiutati.<br />

E’ fortunato chi ha la residenza nel Comune di Vicenza, perché, pur non senza difficoltà,<br />

può usufruire della mensa pubblica e, a tempo determinato, dell’Albergo cittadino,<br />

di qualche albergo convenzionato o, in casi particolari, di appartamenti privati (soluzione<br />

quest’ultima, non sempre positiva).<br />

Quelli che invece, pur vivendo in città da molti anni, non ne hanno la residenza perché<br />

provenienti da altri comuni, oltre al metadone dato a mantenimento, non possono<br />

godere di altri supporti e, come cani randagi, sono costretti ad arrangiarsi alla meno peggio,<br />

in cerca di cibo e di un luogo dove dormire. Infatti, trascorrono le notti in occasionali<br />

e fortunosi ripari (i portici del centro storico, l’esterno o gli scantinati dell’ospedale,<br />

le mura del cimitero, qualche casa disabitata e fatiscente ecc.) allo sbando più completo,<br />

esposti a qualsiasi tipo di agenti atmosferici, a qualsiasi accidente o pericolo, manchevoli<br />

dei minimi ed essenziali standard di vita, tali da potere rendere l’esistenza umanamente<br />

accettabile.<br />

Quasi tutti inoltre, sono portatori di patologie correlate all’Aids e di problemi psichiatrici,<br />

dovuti anche alle lunghe assunzioni di droga, di psicofarmaci, di alcool e di abbandono.<br />

Sia per i primi - residenti a Vicenza - e ancor maggiormente per i secondi - non residenti<br />

- si rende necessaria la creazione di alloggi protetti o asili notturni. Quello che noi<br />

del Comitato chiediamo, è un finanziamento per rendere operative due unità (due appartamenti<br />

di media grandezza), uno maschile e uno femminile. Desideriamo rendere noto<br />

tra l’altro, che la popolazione femminile è doppiamente penalizzata, dato che l’albergo cittadino<br />

si configura come risorsa per accoglienze solamente maschili, e che il luogo che<br />

potrebbe ospitarle, si trova a più di trenta chilometri dalla città, l’ultimo dei quali, sprovvisto<br />

di mezzi di trasporto, con conseguente forte disagio che lo spostamento quotidiano<br />

comporta.<br />

Queste due strutture verrebbero gestite coinvolgendo i servizi pubblici, il privato –<br />

sociale e il volontariato, che già operano all’interno dei Piani di Zona, quali: il Sert, i<br />

– 366 –


1999<br />

distretti Socio – sanitari, il dipartimento Salute mentale, i Medici di base e i Servizi di base<br />

del Comune. Sarebbe utile che la sua realizzazione potesse partire dal mese di novembre<br />

perdurando per tutto il periodo invernale, in considerazione del fatto che in questo periodo<br />

emergono con forza le problematiche legate al freddo.<br />

L’obiettivo perseguito dal presente progetto è sostanzialmente di solidarietà, ed è rivolto<br />

all’assistenza di persone profondamente emarginate, per dar loro un supporto che li<br />

aiuti a vivere situazioni a volte insostenibili e al limite della disperazione, garantendo quella<br />

minima dignità di esseri umani che attualmente, purtroppo, lascia molto a desiderare.<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 31 agosto 1999<br />

“Fermate il boom della cocaina”<br />

Don Rigoldi: fa più paura dell’eroina - Giunta divisa sulla proposta del pm Nobili<br />

L’intervista del pm Alberto Nobili al “Corriere” riapre il dibattito su droga e sicurezza.<br />

Il magistrato ha proposto la distribuzione dell’eroina controllata dallo Stato per combattere<br />

il crimine. Una idea-choc che ha provocato subito reazioni favorevoli e contrarie<br />

L’esperto: i nuovi tossicomani, ragazzi della porta accanto<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 settembre 1999<br />

Lettere al Direttore – Libertà di parola<br />

La mamma di un drogato: “Eroina libera? È una follia”<br />

Egregio direttore,<br />

sono la madre di un uomo di 36 anni che da 20 è schiavo delle droghe “leggere” prima,<br />

dell’eroina, del metadone e dei psicofarmaci poi; un drogato insomma, uno di quelli che,<br />

tra comunità di recupero, tra periodi apparentemente calmi e altri feroci (overdose e ospedali)<br />

e nonostante l’Aids conclamato da 15 anni, è ancora qui a disturbare questa società.<br />

Noi famigliari abbiamo dato tutto per la sua guarigione dalla droga, impegnandoci allo<br />

stremo per aiutarlo a guarire, seguendolo nei suoi percorsi, accompagnandolo in questo<br />

suo calvario, sostenendolo nella sua disperazione.<br />

Come madre di questo disperato figlio sogno leggi severe che obbligano alla cura, che<br />

lo sostengano nel suo cammino di recupero tanto desiderato, che condannino lo spaccio,<br />

anche minuto, con pene severissime, altro che eroina libera!<br />

Ma lo sapete giudici che l’eroina è un veleno mortale? A quale altra categoria di malati<br />

si è mai proposto di usare veleni letali invece che una cura risolutiva? O volete emulare<br />

il “dott. Morte” di mondiale conoscenza? Ma ad un alcolista, si propina, per guarirlo,<br />

altro alcool?<br />

Somministrando l’eroina come “cura” ai nostri figli li condannate a una morte umiliante<br />

e degradante. Non toglieteci la speranza! Combattete seriamente il traffico di droga!<br />

Se siamo arrivati al punto in cui la situazione si è fatta incontrollabile, vuol dire che<br />

non c’è stata la capacità e la volontà di combattere i grandi trafficanti e i loro interessi, ma<br />

è troppo facile arrendersi alla loro vittoria sulla pelle dei drogati che prima di essere dei<br />

rifiuti umani sono dei malati!<br />

– 367 –


1999<br />

E per evitare che questi moderni paria pesino sulla collettività (un vecchio eroinomane<br />

è quasi sempre malato di Aids, di epatiti, fino a raggiungere la demenza e altro, inoltre<br />

le famiglie non collaborerebbero, sicuramente, con chi somministra eroina ai loro congiunti),<br />

che volete attuare il vostro progetto di eutanasia?<br />

n.b.<br />

Risposta del direttore Luigi Bacialli:<br />

Gentile signora,<br />

la ringraziamo per questa sua toccante testimonianza. Paradossalmente ad occuparsi e a dibattere molto<br />

di droga, oltreché a legiferare in materia di tossicodipendenza, sono persone che non hanno avuto esperienze<br />

dirette con quella che è una delle peggiori piaghe del nostro secolo. Qualcuno ha recentemente proposto<br />

in Parlamento che i terroristi arrestati per omicidio non possano essere scarcerati previo il parere dei<br />

parenti delle vittime. È un’iniziativa discutibile, non risolutiva, ma che ha una sua logica. Allo stesso<br />

modo credo che nessuno dovrebbe adottare misure che riguardano i drogati, senza prima avere consultato<br />

quanti vivono in prima persona il dramma di un congiunto o di un amico finito nel tunnel.<br />

Spero che altri genitori seguano il suo esempio, cara signora. Ci scrivano raccontando le loro terribili esperienze,<br />

e si esprimano liberamente sui proibizionisti e su tutti gli interventi anti-droga, realizzati e proposti,<br />

che considerano giusti e utili, oppure controproducenti e pericolosi.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 settembre 1999<br />

<strong>Droga</strong>, sequestro record<br />

Gioia Tauro, una tonnellata di cocaina in barili di frutta<br />

Arrestate nove persone: olandesi, slovacchi, greci.<br />

La “polvere”era stata imbarcata in Guatemala - Doveva essere spacciata in Nord Europa<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 10 settembre 1999<br />

Raccapricciante scoperta al parco Querini<br />

Muore bruciato dopo il “buco”<br />

Stroncato a vent’anni su una panchina tra l’edera e le siringhe<br />

✧<br />

Lettera inviata a Il Giornale di Vicenza e pubblicata il 15 settembre con il titolo:<br />

“C’è troppa indifferenza per la piaga della droga”<br />

Egregio direttore,<br />

scrivo questa lettera non certo senza emotività, ma la prego ugualmente di pubblicarla.<br />

L’argomento riguarda il mondo che gira intorno alla droga, la morte dolorosa del giovane<br />

nel parco Querini e l’articolo di ieri sul suo Giornale dal titolo: “Per proteggere il Querini<br />

bisogna trasferire il Sert”. E per proteggere i drogati? (parola dura ma chiara a tutti).<br />

Nei giornali nazionali, a scadenza regolare si legge: “Dobbiamo liberalizzare le droghe<br />

leggere”. Addirittura per alleggerire i tribunali alcuni giudici suggeriscono allo Stato di<br />

somministrare eroina! Si vuole che lo Stato si faccia spacciatore di droga come sta facendo<br />

con il tabacco? Sempre a scadenza regolare, si legge nei quotidiani cittadini: “E’ necessario<br />

trasferire il Sert”!<br />

A mio avviso, il trasferimento del Sert, tenendo conto dell’attuale mancanza di spazio<br />

e dell’infelice sua locazione, sarebbe necessario soprattutto per dare una risposta più civi-<br />

– 368 –


1999<br />

le e umanitaria ai suoi utenti, che non, per un’ipocrita esigenza estetica.<br />

Quando il servizio era a S. Felice esistevano i medesimi problemi, le medesime proteste,<br />

le medesime insofferenze. Ci si dimentica che i tossicodipendenti sono i figli della<br />

nostra città, che esistono, che abitano nelle case ubicate nelle nostre vie, siano esse S.Felice<br />

o S. Bortolo. Nell’articolo succitato, il vicesindaco, nonché assessore alla Pubblica Sicurezza<br />

“crede che il suo invito presso il Questore, di inviare poliziotti in quella zona sia stato<br />

accolto”. Crede o ne è sicuro? Il parco dovrebbe essere dotato di una presenza continua di<br />

Forze dell’Ordine, non solo con giri di sorveglianza, ma meglio ancora sarebbe se i “luoghi<br />

della droga” fossero presidiati da strutture di ascolto, informazione e sostegno.<br />

Il comitato famiglie, da anni compie grandi sforzi per sensibilizzare i cittadini sul problema<br />

droga, organizzando manifestazioni e convegni con relatori esperti. L’interesse<br />

dimostrato però è alquanto scarso. Come per gli scorsi anni, anche per quello in corso,<br />

nella giornata mondiale di lotta alla droga abbiamo mandato un invito personale al sindaco<br />

agli assessori e a tutti i consiglieri comunali, e, tolto l’assessore Sarracco e la consigliera<br />

regionale signora Qualarsa, nessuno, dico nessun altro si è presentato.<br />

Signori politici, non potete fidarvi delle vostre personali convinzioni, dovreste confrontarvi<br />

con chi è esperto o per professione o per esperienza vissuta! Avete discusso di droga,<br />

ma quando mai avete parlato con chi ne vive il dramma per conoscere pareri esperienze e<br />

richieste mirate?<br />

Ora l’assessore Sarracco sta attivando un coordinamento con le comunità terapeutiche<br />

e il volontariato, si apre così una opportunità nuova: il potere consultare questa realtà<br />

anche su problemi come quest’ultima tragedia e come mandare i messaggi ai cittadini tramite<br />

la stampa.<br />

La tragedia di un ventenne che ha trovato la morte nella riservatezza del boschetto d’un<br />

parco, mentre altri suoi coetanei la trovano nelle loro case o in qualsiasi altro luogo, sarà<br />

presto dimenticata, inghiottita nell’indifferenza di fondo di questa società. Non potrà<br />

dimenticarla però la sua famiglia, alla quale vorrei porgere parole di conforto, tutta la mia<br />

solidarietà unita a quella dei genitori del comitato.<br />

Per il Comitato di solidarietà, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 21 ottobre 1999<br />

Gli stupefacenti portati in cella da un detenuto<br />

Torino. Tre morti per overdose in carcere<br />

È accaduto nel carcere delle Vallette di Torino<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 1 novembre 1999<br />

La nuova droga da discoteca uccide<br />

Nel Bresciano un diciottenne muore - Altri tre ragazzi restano intossicati dalle pastiglie<br />

Cocktail micidiali - Il giovane è stato trovato accasciato su un’aiuola<br />

in preda a forti convulsioni. È spirato poco dopo.<br />

La maggior parte delle sostanze arrivano dall’Olanda<br />

– 369 –


1999<br />

Corriere della Sera - 2 novembre 1999<br />

Allarme dopo la morte del ragazzo in Lombardia<br />

L’Europa studia misure contro il dilagare degli stupefacenti chimici<br />

Nuove droghe, scatta l’emergenza<br />

Il capo dei pm bresciani Tarquini: ecstasy, mercato fuori controllo<br />

La testimonianza: “Io, 17 anni, rovinata da una mezza pasticca<br />

“Non ci vuole niente a morire. Basta anche un pezzettino di pasticca per ritrovarsi senza più il fegato”.<br />

Giorgia, 17 anni, studentessa modello, rischia la vita per gli effetti di una droga chimica, mezza<br />

pasticca comprata in discoteca: è nel letto d’ospedale dove ha subito un trapianto di fegato. È ancora<br />

in prognosi riservata, ma vuole che tutti sappiano:”Adesso so che è una questione di fortuna. Puoi<br />

prendere quelle pasticche un sacco di volte e stare bene, oppure puoi farlo una volta sola e finire<br />

all’altro mondo. Ora voglio fare tutto quello che posso per salvare ragazzi come me. Lo so che posso<br />

sembrare patetica. Ma se anche uno solo si fermerà ad ascoltarmi ne sarà valsa la pena. Sono sicura”<br />

Il paradiso che uccide – Di Guido Vergani<br />

Si muore di ecstasy su un’aiuola mentre dalla discoteca arriva il frastuono cadenzato, ritmato di una<br />

musica che ha in sé un battito di cuore spasmodico che sembra moltiplicare la vita. Di ecstasy si finisce<br />

all’ospedale e i medici, in due notti, ne riacchiappano quattro dall’agonia. Allora è emergenza.<br />

Sull’hashish, sull’eroina si è molto parlato e poco combinato. Ma il dibattito ha prodotto almeno<br />

tesi contrapposte: legalizzazione dell’hashish, distribuzione controllata dell’eroina, obbligo di cura in<br />

reparti ospedalieri, prigioni strutturate come comunità terapeutiche per i tossicomani che delinquono.<br />

Poco si è detto, niente si è fatto, poco sono stati allertati genitori e scuole sul flagello delle droghe<br />

chimiche.<br />

È emergenza, ma non da ora. Di ecstasy si uccide il fegato, spappolandolo d’epatite perché, per sintetizzare<br />

clandestinamente l’anfetaminica “pillola d’Adamo”, viene spesso usato come reagente il<br />

piombo e il rischio del saturnismo è elevato. Di ecstasy si avvelenano i reni perché, al di là del piombo,<br />

nelle pillole c’è di tutto: reagenti tossici e solventi cancerogeni. Di ecstasy si può impazzire.<br />

È un precipitare nella psicosi senza ritorno.<br />

Può essere provocato dall’abuso o dalle suicide misture che gli stessi, nelle notti in discoteca, si propinano<br />

accompagnando l’ecstasy all’alcol, all’hashish, all’acido lisergico. Spesso la spinta verso l’abisso<br />

arriva dagli infernali cocktail già condensati nella pasticca dagli alchimisti della criminalità: anfetamine<br />

e Lsd, anfetamine e Ketamina, un anestetico veterinario che dissocia la percezione del dolore<br />

dalla coscienza della percezione stessa.<br />

La scienza documenta attacchi di panico ed effetti allucinatori in flashback per mesi anche dopo una<br />

sola pillola. Uno studio su abituali consumatori di anfetamine segnala psicosi croniche di tipo paranoideo<br />

e psicosi similschizofreniche. Le testimonianze di “ecstasy vissuta” raccontano: Un sabato, un<br />

altro sabato. Per un po’, riesci a continuare a lavorare, a studiare. Ma, un giorno, la stonatura di tutte<br />

le pasticche che, nel tempo, hai preso torna a galla, ti possiede, ti indemonia”.<br />

È emergenza e colpisce duro la nostra disattenzione. D’improvviso, apriamo gli occhi su quel che<br />

dice don Gino Rigoldi. Ha battuto le scuole milanesi, ha incontrato quattromila ragazzi dai 16 ai<br />

19 anni e ha tirato le somme: almeno il 20 per cento ha avuto o ha a che fare con le droghe dell’ultima<br />

generazione. Siamo stati volutamente sordi e ciechi. Già nel ’96 si parlava di un consumo<br />

aumentato del 5 mila per cento rispetto al ’90. Se il villaggio globale è una realtà non virtuale, avremmo<br />

dovuto sapere che, nel ’92, un’indagine epidemiologica per campioni nelle high school americane<br />

rilevò che il 39 per cento degli studenti aveva provato almeno una volta l’ecstasy.<br />

Quel 20 per cento italiano e quel 39 per cento americano fotografano un fenomeno di massa, che<br />

pare non riconducibile al circoscritto ghetto di chi si fa, si buca, si stordisce per assopire un malessere<br />

psicosociale, un disadattamento. I grandi numeri pongono grandissimi problemi e abissali interrogativi<br />

sul “che fare?”. L’ecstasy è un vecchio scarto di laboratorio. Venne sintetizzata dai tedeschi<br />

– 370 –


1999<br />

per le trincee della Grande Guerra. Oggi finisce nella trincea della notte, nei rave party perché i<br />

nostri ragazzi, i nostri figli possano mimetizzare nella sensazione di onnipotenza e di moltiplicata<br />

vitalità la paura sia nei confronti del proprio mondo interno, sia nel confronto degli altri.<br />

Siamo ancora una volta al malessere, al non star bene dentro questa società, questa cultura dell’agonismo<br />

sociale, dell’apparire, del reddito come specchio e di un apparentemente sbracato ma in realtà<br />

ostico rapporto fra i sessi. Per questo, l’emergenza è ancora più emergenza.<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 5 novembre 1999<br />

Polizia di Amsterdam più severa su pressione dell’Europa<br />

Olanda, dietrofront sulla tolleranza<br />

Chiusa la discoteca della “trasgressione”. Ma la minaccia ora viene dall’Est<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 7 novembre 1999<br />

Prodi: regole antidroga comuni in Europa<br />

“Si deve cambiare strategia non possiamo permetterci di avere leggi diverse per ogni paese”<br />

Vengono prodotte all’Est la tonnellate di pastiglie che arrivano in Italia<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 11 novembre 1999<br />

Il governo vara il pacchetto – Ecstasy<br />

Sgravi fiscali e “certificato doc” per le discoteche sicure - Spot con testimoni famosi<br />

Chi lavora nelle sale farà un corso sui danni delle droghe sintetiche<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 13 novembre 1999<br />

In Svizzera un’altra vittima – Stroncata da una pastiglia davanti al locale<br />

“Ecstasy, Vasco Rossi cattivo maestro”<br />

Il cantante accusa il “proibizionismo”- An: se i ragazzi muoiono la colpa è anche sua<br />

✧<br />

Corriere delle Sera - 19 novembre 1999<br />

“Ho venduto io le pasticche della morte”<br />

Brescia, caporale li leva arrestato con 730 dosi di ecstasy: avevo un peso dentro,<br />

non ce la facevo più - È stato sorpreso dai superiori con la droga in un sottoscala<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 novembre 1999<br />

Bassano - Le istituzioni scendono in campo per arginare la diffusione degli stupefacenti<br />

Un camper contro la droga<br />

Con “Itinerari” parte una campagna di prevenzione ci sarà anche il personale Ulss del Sert<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 20 novembre 1999<br />

Allarme droga. Parla il responsabile del servizio per le tossicodipendenze<br />

“I giovani per leggerezza si lasciano attrarre dalle droghe - In città la crescita dei<br />

consumatori è costante”- Studenti, “fumano” 7 su 10<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 23 novembre 1999<br />

L’Unione ha diffuso i dati del rapporto annuale sul consumo di stupefacenti<br />

– 371 –


1999<br />

Allarme droga - Eroina, siamo i primi in Europa<br />

All’Italia il triste record<br />

Bruxelles – La canapa indiana (cannabis) è sempre la più diffusa, l’eroina è ancora la più temibile<br />

(con l’Italia ai vertici in Europa per numero di tossicodipendenti), ma è la diffusione delle droghe<br />

sintetiche, soprattutto ecstasy e anfetamine, a preoccupare l’Agenzia sulle droghe nella Ue che ha<br />

reso noto ieri a Bruxelles il rapporto annuale sul consumo.<br />

Il numero di consumatori delle pasticche di ecstasy, che in Italia ha fatto diverse vittime tra i giovani,<br />

nei quindici paesi dell’Unione, è compreso tra una forbice che oscilla tra lo 0,5 e il 3 per cento<br />

degli adulti e tra l’1 e il 5 per cento dei ragazzi. Il consumo di ecstasy è stabile tra i paesi membri<br />

che hanno registrato per primi questo fenomeno (Gran Bretagna in testa, con un milione di pillole<br />

consumate ogni week end), ma è in aumento negli altri, Italia compresa.<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 25 novembre 1999<br />

Allarme a Milano: eroina con insetticida<br />

Le analisi hanno rivelato la presenza di 600 milligrammi del prodotto usato in agricoltura:<br />

per uccidere un uomo ne bastano 70 - I Ros: è la capitale dei traffici di stupefacenti<br />

“Smerciati qui due terzi della droga che arriva in Italia”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 novembre 1999<br />

<strong>Droga</strong>. Vasta operazione partita da Milano: arrestati 78 trafficanti<br />

La neve era cocaina - Trovata nelle bocce di vetro con i presepi<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 28 novembre 1999<br />

Aids, prima causa di morte<br />

Troppe diagnosi tardive - Il 46 per cento dei giovani: “Con i farmaci si guarisce”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 30 novembre 1999<br />

Sballo mortale - “Rave party”, è incubo<br />

D’Alema: ”Più tolleranza con le droghe leggere”<br />

Treviso – Più tolleranza con le droghe, non tutte producono danni alla salute. Massimo<br />

D’Alema, nel giorno delle polemiche sul rave party di Treviso, dove per un cocktail di<br />

alcool ed ecstasy è morto un giovane di trent’anni, espone la sua “opinione personale” sugli<br />

stupefacenti.<br />

Lo fa dall’Aia: “Si potrebbe avere una posizione più tollerante”, ha spiegato, “in particolare<br />

distinguendo nella legislazione le droghe che producono in forma più grave dipendenza<br />

e danni alla salute da quelle che non producono questi medesimi effetti”. Il presidente del<br />

Consiglio ha poi precisato che questo non vuole dire che egli intenda proporre una legislazione<br />

più tollerante ed ha anche aggiunto che in Italia comunque<br />

“non ci sono le condizioni per giungere ragionevolmente alla legalizzazione”. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 1 dicembre 1999<br />

Allarme droga - La coca per le discoteche<br />

Sequestrata “neve” per un miliardo - La “neve”, proveniente dal Sudamerica,<br />

era stata impacchettata in Olanda - Era diretta alle discoteche del Vicentino<br />

– 372 –


1999<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 dicembre 1999<br />

La droga che uccide – Cinque overdose al mese<br />

Bassano- Quattro giovani stroncati dalle sostanze stupefacenti<br />

Impressionante escalation di ricoveri e salvataggi in extremis negli ultimi mesi<br />

Ieri notte un 32enne s’è tolto la vita con una dose fatale nel parcheggio di una discoteca<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 dicembre 1999<br />

Giovani & sballo<br />

Sondaggio Cirm: 1 su 4 trova le pasticche anche a scuola<br />

Una generazione in ecstasy<br />

Bolzano, l’eroina spegne tre vite nel giro di poche ore<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 6 dicembre 1999<br />

Ecstasy, giovane in rianimazione<br />

Vicenza: strappato alla morte dai medici<br />

Cocktail di cocaina e alcool stronca un altro ragazzo<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 8 dicembre 1999<br />

Il capo dello Stato ha incontrato un gruppo di liceali in visita al Quirinale<br />

“Ragazzi, non serve l’aiuto delle droghe”<br />

L’appello di Ciampi agli studenti: reagite alle angosce solo con le vostre forze<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 10 dicembre 1999<br />

Giovannucci stabilisce regole operative<br />

Lotta alla droga – lanciato un piano dalla prefettura<br />

“Controlli e blitz a raffica nei fine settimana in tutto il Vicentino per contrastare il fenomeno dell’ecstasy<br />

e delle altre droghe sintetiche nelle discoteche e negli altri locali pubblici – dice il prefetto<br />

di Vicenza, Francesco Giovannucci – Massimo allarme sul fenomeno. Un’analisi dettagliata “storica”<br />

e aggiornata sui flussi di cocaina e anfetamine, sui canali di rifornimento e di spaccio. Oltre all’intensificarsi<br />

dei controlli con servizi interforze costituiti da polizia, carabinieri, baschi verdi e unità<br />

speciali della guardia di finanza, OLSTRADA con l’impiego anche di tutte le pattuglie disponibili<br />

dei corpi di polizia municipale”.<br />

Sono queste alcune disposizioni che fanno scattare fin da subito un’offensiva sul piano operativo e<br />

info-investigativo disposta dal prefetto Giovannucci. E non è ancora tutto: in occasione delle festività<br />

natalizie in tutto il territorio Vicentino è già allo studio da parte del prefetto un piano eccezionale<br />

che prevede- sempre in una logica di collaborazione tra le varie forze dell’ordine-controlli a tappeto,<br />

pattugliamenti su tutto il territorio, specifici servizi decentrati uno spiegamento totale delle<br />

forze in campo che prevede l’intensificarsi dei posti di blocca e dell’attività di sorveglianza per prevenire<br />

furti nelle abitazioni e rapine. La tensione sociale per la droga che uccide, allarme che dopo<br />

questi ultimi tragici e gravi episodi si fa sempre più presente, e i segnali di una nuova ondata di<br />

microcriminalità (di cui si teme la recrudescenza proprio in scadenza delle festività natalizie, periodo<br />

in cui circola più denaro).<br />

“I controlli alle discoteche sono iniziati oltre un mese fa, quando su segnalazione del ministero dell’Interno<br />

ed in seguito al decesso di un ragazzo in una discoteca del Bresciano, organizzai e coor-<br />

– 373 –


1999<br />

dinai immediatamente i controlli in alcuni locali da ballo a Vicenza – dichiara il prefetto Giovannucci<br />

– ora, dopo quello che è accaduto in questi giorni, ho impresso il massimo impulso su più<br />

fronti: dal punto di vista operativo con ispezioni e operazioni interforze estese da oggi a tutta la provincia<br />

e con l’intensificarsi delle indagini. In altri termini occorre sapere se questi sono episodi o se<br />

il Vicentino è un crocevia per le attività di chi spaccia. Se così fosse non esiterò ad adottare ulteriori<br />

e speciali misure di prevenzione”. (Mauro Carrer)<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 14 dicembre 1999<br />

L’ammonimento del Pontefice in visita all’ospedale romano “Bambin Gesù”:<br />

“L’egoismo dei genitori minaccia i figli”<br />

Il Papa: distratti dalla corsa al benessere, tralasciano i doveri dell’educazione<br />

CITTA’ DEL VATICANO – Mentre l’Unicef denunciava ieri nel suo rapporto annuale la responsabilità<br />

di un secolo che non è stato certo tenero nei confronti dell’infanzia, nonostante i non pochi<br />

successi sul piano medico e scolastico, il Papa è giunto alle stesse conclusioni rivolgendosi al personale<br />

dell’ospedale romano “Bambin Gesù”.<br />

Wojtyla ha riconosciuto che “nella società odierna va crescendo l’attenzione per il mondo dell’infanzia”,<br />

ma ha puntato l’indice contro quei genitori spesso succubi della civiltà dei consumi e quindi<br />

colpevoli di distrazione nei confronti dei loro figli. (…)<br />

I figli “sono minacciati dall’egoismo e dalla corsa al benessere materiale, che talora affascina i genitori,<br />

sottraendoli al dovere di una presenza educativa, fatta di premurosa vicinanza ai figli e di ascolto<br />

dei problemi connessi alla loro crescita e inserimento nella società”.<br />

Il Papa ha promesso un impegno forte a favore dell’infanzia da parte della chiesa, che:” continuerà a<br />

proclamare sotto ogni latitudine la centralità del bambino” e a sollecitare la presenza delle sue istituzioni<br />

educative e sanitarie” soprattutto dove più sono minacciati la vita e il futuro dell’infanzia”. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 21 dicembre 1999<br />

La squadra mobile disarticola un prolifico canale di spaccio tra Napoli e il Vicentino<br />

Cocaina miliardaria, otto arresti<br />

I profitti riciclati in immobili?<br />

✧<br />

Aids – 1999 – A Vicenza deceduti 10 – In Italia 770<br />

– 374 –


2000. NUOVO SECOLO, VECCHI PROBLEMI<br />

2000. Comincia un nuovo anno, un nuovo secolo, un nuovo millennio.<br />

Si dice che la speranza è dura a morire, ma sono duri anche i problemi irrisolti e pure dura<br />

e ambigua è la mentalità di molti amministratori grandi o piccoli della cosa pubblica.<br />

Per quanto riguarda il fenomeno droga, gli anni che seguiranno, dimostrano che in realtà<br />

nulla cambia sotto questo profilo e i problemi si ripetono tali e quali, quasi ossessivamente,<br />

anzi, se ne profila uno nuovo, a peggiorare, se possibile, il quadro, e a incupire l’orizzonte. L’indifferenza<br />

del mondo politico certo, ma anche dei mass media e soprattutto della società, delle<br />

famiglie, delle persone. Si comincia a retrocedere la droga, da problema sociale, a questione<br />

ideologica politica tra due schieramenti: proibizionisti e antiproibizionisti. Entrambi incapaci<br />

di offrire risposte concrete. Nei giornali, ormai, si riservano i caratteri cubitali soltanto a<br />

episodi di cronaca nera, a omicidi, a rapine, a reati di immigrati.<br />

Dal 2000, non so perché, il Comune, che fino allora ci aveva sostenuto finanziariamente<br />

con una sovvenzione annuale permettendoci di svolgere la nostra attività proiettata su più fronti,<br />

improvvisamente e drasticamente ci taglia i fondi (quelli concessi non bastano nemmeno a<br />

far fronte alle spese telefoniche), costringendoci a limitare al massimo la nostra operatività.<br />

Questo contribuì a spegnere l’energia, le motivazioni e la passione che fino allora avevano sorretto<br />

il nostro Comitato.<br />

Di prevenzione non se ne parla, non più manifesti, informazioni, opuscoli, calo nelle iniziative,<br />

anche a livello nazionale. Il “drogato” scompare dall’immaginario collettivo; si trasforma.<br />

In compenso si parla sempre più di cocaina, ma quasi presentandola come una non droga.<br />

Viene associata nei programmi televisivi a uomini e donne di successo, ai potenti, ai politici,<br />

alle star del cinema e della musica, ai giovani di talento. E così passa il nuovo messaggio: usare<br />

cocaina rende più interessanti, vivaci, piacevoli, forti. Usare cocaina non è drogarsi, i drogati<br />

sono gli altri.<br />

Al Comitato calano le presenze, si ritirano alcune volontarie; forse non si sentono gratificate<br />

(già da anni, di padri, non se ne vedono più e noi madri, in prima linea, siamo rimaste in<br />

poche). Chi ha perduto un figlio vuole dimenticare. È faticoso ascoltare le tragedie degli altri,<br />

lottare per gli altri. Le famiglie convivono ormai con il problema droga, si vergognano di<br />

mostrarsi, di parlarne. Io ricevo lunghe telefonate di mamme al limite della sopportazione,<br />

desiderano incontrarmi, ma a casa mia. Conosco il dolore e non mi sono mai rifiutata a nessuno;<br />

vedo donne sfatte, senza pace, che piangono, in lotta con tutti. Ma la loro lotta è sterile,<br />

porta solo alla distruzione del poco che forse, ancora hanno: l’unione familiare. Le invito a<br />

venire al comitato, hanno bisogno di essere seguite, spronate, guidate.<br />

Ma vergogna e forse pregiudizio sono più forti dell’amore.<br />

E sempre un pensiero mi prende: se ogni madre di “drogato”si fosse unita a noi nella lotta<br />

per la vita dei figli, forse piangeremmo meno morti!<br />

– 375 –


E intanto noi, ci sentiamo sfiduciate, in un certo senso isolate, gli interlocutori amministrativi<br />

non danno risposte e cala progressivamente la nostra voglia di fare, ci sentiamo spente, come<br />

una candela quando manca l’ossigeno attorno.<br />

Le attività vanno morendo e di questo si trova chiara traccia nel seguito di questo mio “diario”.<br />

Poche lettere, pochi articoli, pochi momenti pubblici. Pochi dati sulla tragedia, che però,<br />

nel silenzio generale, si aggrava sempre più, per ritornare fortemente in superficie alla fine del<br />

primo anno del 2000, quando l’allarme droga ritorna ad abitare l’immaginario collettivo.<br />

– 376 –


Dal 2000 al 2008<br />

Dal 2000 al 2008<br />

Corriere della Sera - 18 gennaio 2000<br />

<strong>Droga</strong>, il governo sconfessa la Quercia<br />

Turco: nessuna legalizzazione - I Ds: la nostra scelta non impegna la coalizione<br />

Le leggi antidroga nel resto d’Europa<br />

Svizzera: Le siringhe sono distribuite gratis. Per lo spaccio è previsto il carcere. Avviata la sperimentazione<br />

per la distribuzione controllata di metadone ed eroina.<br />

Spagna: L’uso personale non è penalizzato, ma è proibito nei luoghi pubblici. Viene punito lo spaccio.<br />

G. Bretagna: Il consumo non è reato a differenza del possesso. In genere il consumatore torna libero<br />

dopo il pagamento di una cauzione.<br />

Germania: In alcune città sono stati attuati “programmi di riduzione del danno” che prevedono la<br />

somministrazione di metadone e la distribuzione di siringhe pulite.<br />

Francia: Viene punito anche con il carcere, sia lo spaccio che il consumo. Il giudice può scegliere per<br />

i consumatori una terapia obbligatoria.<br />

Belgio: Previsto il carcere fino a 5 anni per il consumo, lo spaccio e il traffico. Indulgenza per il consumatore<br />

“occasionale”. Avviata sperimentazione di somministrazione di eroina.<br />

Olanda: L’uso personale non è reato. A partire dagli anni settanta le droghe leggere sono state progressivamente<br />

liberalizzate. Depenalizzato anche il possesso di piccole dosi di droghe pesanti.<br />

Danimarca: Detenzione e traffico sono considerati reato. Indulgenza per consumatori e detentori di<br />

“piccole quantità”.<br />

Svezia, Norvegia, Finlandia: Il consumo è punito con il carcere fino a sei mesi o con sanzioni amministrative.<br />

Grecia, Turchia: Prevista la detenzione per consumatori e spacciatori.<br />

IN PRIMO PIANO<br />

“Eroina controllata, un’offesa per i giovani”<br />

Il mondo degli operatori contrario alla svolta antiproibizionista - Il Forum delle famiglie:<br />

è la resa incondizionata dello Stato - L’Osservatore: sconcertante. Solo don Ciotti favorevole<br />

✧<br />

Repubblica – 29 gennaio 2000<br />

La denuncia del Comitato di Prevenzione: da voi troppi episodi di sopraffazione<br />

Carceri, rapporto sulle torture – Così l’Europa accusa l’Italia<br />

Nel fascicolo citati casi di maltrattamenti in istituti di pena, questure,<br />

posti di polizia e caserme di carabinieri - I più esposti tossici ed extracomunitari.<br />

La replica del Governo: dal 1996 processati 170 poliziotti<br />

Roma – Maltrattamenti e sopraffazioni. Calci e pugni subiti da detenuti in carceri sovraffollate: un<br />

recluso del <strong>Centro</strong> di Osservazione neuropsichiatrico di San Vittore legato al letto di contenzione<br />

per 51 ore filate. Botte e lesioni inflitte ai fermati nei commissariati di polizia e nelle caserme dei<br />

carabinieri. A denunciare che anche l’Italia non è immune dal rischio di violare i diritti umani è stato<br />

il “Comitato europeo per la prevenzione della tortura” (CPT), che in seguito all’ultima visita effettuata<br />

nel nostro Paese nel ’96 (le prime erano avvenute nel ’92 e nel 95, mentre la prossima è previ-<br />

– 377 –


Dal 2000 al 2008<br />

sta nei primi mesi del 2000), punta il dito sul sovraffollamento e sulle pessime condizioni dei nostri<br />

istituti di pena e su decine di episodi di sopraffazione che sarebbero avvenuti in alcune città d’Italia<br />

scelte a campione della situazione nazionale. (…)<br />

Ma è il popolo dei tossicodipendenti e quello degli extracomunitari, quello più esposto. A Milano il<br />

Comitato prende in esame i registri dei detenuti che entrarono nei giorni di ottobre del ’95 per spaccio,<br />

rissa e reati analoghi. E registra 35 casi di reclusi che al momento dell’ingresso in cella riportavano<br />

lesioni più o meno gravi, casi che diventano 64 nei giorni di visita dell’anno successivo. E tutti<br />

dichiarano di aver ricevuto maltrattamenti e botte da parte degli agenti di polizia al momento del<br />

fermo. (…)<br />

L’Italia si difende, i numeri e la gravità dei fatti vengono ridimensionati e nella replica si legge che,<br />

tra il ’95 e il ’97 sono state inflitte agli agenti di polizia accusati di maltrattamenti solo otto condanne<br />

a pene pecuniarie, tre richiami scritti e tre sospensioni dal servizio. Mentre dal ’96, su denuncia<br />

di parte, sono stati ben 170 in Italia i processi penali istruiti contro poliziotti per lesioni e atti<br />

contro la libertà e la dignità della persona. (…)<br />

✧<br />

Il più forte “ha sempre ragione”. A volte sono gli stessi avvocati a sconsigliare di denunciare i<br />

soprusi delle forze dell’ordine per non essere poi bersagliati dagli stessi!<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 1 marzo 2000<br />

<strong>Droga</strong>, Diliberto al Senato: bisognerebbe liberalizzarla<br />

La Lista Bonino: perché non fa lui la riforma?- Don Mazzi: no ai giochetti<br />

✧<br />

Il Corriere della Sera - 2 marzo 2000<br />

Il sì alla liberalizzazione di Diliberto. “Ma in cella tante esperienze di recupero”<br />

Caselli: non può essere il carcere l’unica risposta all’allarme droga<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 24 marzo 2000<br />

Privo di vita sul furgone<br />

Accanto al corpo una siringa e tutto l’armamentario per iniettarsi la dose<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 aprile 2000<br />

Corriera della droga al capolinea<br />

L’autista fa la cresta su un carico, è minacciato di morte e parla: 8 arresti<br />

Per due anni ha fatto la spola tra la Spagna e il Veneto<br />

trasportando quasi cinque quintali di hashish ad ogni viaggio<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 5 aprile 2000<br />

Barzelletta sull’Aids, tutti contro Berlusconi<br />

Il cavaliere: da Veltroni e Ppi critiche miserabili, consiglio le sabbiature anche a loro<br />

La battuta sotto accusa: Un malato di Aids va dal medico e gli chiede: “Dottore, cosa<br />

posso fare per la mia malattia?” il medico risponde: “Faccia delle sabbiature”. “Ma dottore,<br />

chiede il malato – mi faranno veramente bene?”. “Bene no, ma sicuramente si abituerà<br />

a stare sotto terra”.<br />

– 378 –


Dal 2000 al 2008<br />

Mio commento: potrei esprimermi con le parole che Berlusconi ha usato contro Veltroni, ma<br />

non fa parte della mia educazione. Dirò soltanto che trovo vergognoso il fatto, che un politico,<br />

invece di dimostrare impegno e solidarietà di fronte a questa malattia, che solo in Italia, in<br />

breve tempo, ha portato alla morte migliaia di persone, soprattutto molto giovani, si esprima<br />

in questo modo.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 13 maggio 2000<br />

Era in agonia nel garage<br />

Muore durante il trasporto all’ospedale – In tasca aveva mezzo grammo di eroina<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 16 maggio 2000<br />

“Niente carcere per i tossicodipendenti”<br />

Il ministro Fassino: necessarie strutture alternative in tutta Italia<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 16 maggio 2000<br />

Fulminato a Padova da sospetta overdose<br />

Trovato privo di vita lungo le sponde del fiume Piovego, aveva ancora in mano la siringa<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 17 maggio 2000<br />

Curare sì, ma la vita<br />

“Ecco le nuove strategie per recuperare i drogati”<br />

Perché i tossicodipendenti non riescono a uscire dal tunnel in cui sono precipitati? Senza riuscire a<br />

trovare lavoro, spesso abbandonati dalle famiglie, si sentono sconfitti. E anche quando entrano in<br />

qualche comunità non riescono a sfruttare questa opportunità: secondo le statistiche della Regione,<br />

solo 16 tossicodipendenti su 100 riescono a completare il percorso all’interno di una struttura di<br />

recupero<br />

<strong>Droga</strong>, un convegno<br />

L’esperienza del “Mosaico” con gli interventi di strada e le “strutture di tregua” il 19<br />

al centro della riflessione cui partecipano anche Susanna Ronconi (Gruppo Abele)<br />

e don Vinicio Albanesi<br />

Paolo ha 33 anni, come altri della sua fascia d’età ha provato più volte ad uscire dal tunnel della droga<br />

entrando in comunità ma non c’è mai riuscito. Passa le giornate alla ricerca di una dose nei punti di<br />

ritrovo per tossicodipendenti di Vicenza. La sua famiglia non ne vuole più sapere di lui. Un lavoro<br />

non riesce a tenerselo. E lui, a trentatre anni si sente sconfitto dalla vita, perché non riesce ad essere<br />

all’altezza delle aspettative di chi gli sta intorno. E il “buco” diventa la fuga. Questa storia potrebbe<br />

essere quella di tanti ragazzi e ragazze che proprio “non ce la fanno”. Nel 1988 solo 16 tossicodipendenti<br />

su 100 entrati in comunità terapeutica hanno terminato il programma previsto (il dato è dell’assessorato<br />

ai servizi sociali della Regione). Intanto però la droga continua a mietere vittime: un centinaio<br />

di morti nel Veneto nel ’98. Aumentano anche gli utenti dei servizi per le tossicodipendenze<br />

(Sert): erano quasi 10.000 nella nostra regione nel ’91, sono stati più di 11.000 nel ’98. Senza contare<br />

poi che il fenomeno delle nuove droghe da “sballo” (ecstasy, eccitanti, cocaina) si espande a macchia<br />

d’olio e sfugge per la maggior parte ai servizi sociali:nei Sert del Veneto solo un utente su 20 risulta<br />

consumatore delle nuove droghe. Come agganciare questi consumatori da “sballo”?<br />

Chi si occupa di tossicodipendenza da tempo sa che la grossa comunità terapeutica da sola non basta<br />

– 379 –


Dal 2000 al 2008<br />

per contrastare il fenomeno: per questo si stanno sperimentando strade nuove. Si inizia con gli interventi<br />

“sulla strada” con le unità mobili e con la distribuzione di materiale informativo e supporti sanitari,<br />

si prosegue con gli appartamenti protetti. Esperienze che pongono al centro la “cura della vita”<br />

della persona tossicodipendente che non è inserito in un percorso di recupero. Interventi che spesso<br />

per poca conoscenza hanno suscitato timori nella cittadinanza ma che si sono rivelati importanti per<br />

concedere a queste persone momenti di “tregua” nei quali, nel contesto di un piccolo gruppo, si sperimenta<br />

la possibilità di fare una pausa nell’uso della sostanza stupefacente; si riesce magari a volersi<br />

un po’ di bene e, pertanto, dalle forze che si hanno a disposizione, si ritenta, dopo numerosi fallimenti,<br />

un percorso di cura verso la propria vita. La differenza con i percorsi proposti dalle comunità terapeutiche<br />

con grande numero di ospiti sta proprio qui, nel dare priorità alla persona invece che al programma<br />

di recupero e nella possibilità di un percorso su misura, come in una scuola nelle quale, invece<br />

dell’ingresso dello studente in un ciclo studi predefinito, si programmano all’inizio le materie adeguandole<br />

alle possibilità permesse dalle risorse che lo studente ha a disposizione. Al tossicodipendente<br />

si chiede però il fondamentale requisito di scegliere la vita e non la morte, di accettare di mettere<br />

al centro la propria persona. Tutte riflessioni, queste, sulle quali le comunità terapeutiche attive nel<br />

vicentini si confrontano da tempo, anche all’interno della Commissione della Caritas diocesana<br />

“Dipendenze da sostanze psicotrope e comunità cristiana”. La Caritas stessa ha scelto infatti di entrare<br />

in queste tematiche perché la comunità cristiana di cui è parte si interroghi e cerchi percorsi sui<br />

quali camminare.<br />

I progetti di “cura della vita” messi in atto dalle realtà vicentine impegnate nella lotta alla droga sono<br />

più di uno e molto significativi, come il progetto Blu Runner della comunità S. Gaetano, o la casa<br />

del <strong>Centro</strong> vicentino di Solidarietà. O ancora, come l’esperienza degli operatori dell’associazione “il<br />

Mosaico” che, zaino in spalla, quasi ogni giorno avvicinano i tossicodipendenti nelle loro zone di<br />

ritrovo. Un’esperienza che ha permesso, da giugno dell’anno scorso all’inizio di febbraio di quest’anno,<br />

di contattare per più di 1500 volte 216 persone che vivono l’esperienza dell’abbandono e della<br />

dipendenza, ritirando più di 1800 siringhe usata, distribuendone circa 4000, realizzando attività di<br />

accompagnamento e orientamento per una settantina di tossicodipendenti che hanno così cominciato<br />

a riconsiderare la possibilità di ritentare il più volte fallito percorso di riscatto.<br />

A esperienze come questa è dedicata a Vicenza la giornata di venerdì: ai chiostri di S. Corona si svolgerà<br />

il convegno “Cura della vita: interventi di strada e strutture di tregua per tossicodipendenti”,<br />

organizzato dall’associazione “Il Mosaico”, dalla Caritas diocesana e dal Coordinamento nazionale<br />

comunità di accoglienza (Cnca). Saranno presenti fra gli altri, Susanna Ronconi del Gruppo Abele di<br />

Torino e don Vinicio Albanese, presidente del Cnca. In piazza Biade si terrà invece la mostra “Le unità<br />

di strada incontrano i cittadini”, con stand, video, giochi interattivi e materiale informativo.<br />

Ai chiostri di S. Corona parlerà per primo Vincenzo Balestra (Sert), che fungerà da moderatore.<br />

Quindi saranno presentate le esperienze delle “unità mobili”. Nel pomeriggio, dopo la presentazione<br />

di Susanna Ronconi parlerà Vinicio Albanese e quindi interverranno Marco Vincenzi, don Giovanni<br />

Sandonà, Veronica Cuccarolo, don Mariano Ronconi, Olga Dalla Valle, che porranno problemi ed<br />

esigenze. Le risposte delle istituzioni saranno fornite da Vincenzo Balestra e da Piera Moro, del<br />

Comune.<br />

19 maggio 2000<br />

Convegno su: “Cura della vita”<br />

In città sono quasi 1200 i giovani in trattamento<br />

“Quando si affronta un dibattito in tema di tossicodipendenze – ha spiegato Balestra – la domanda<br />

da porsi subito è “quali sono gli obiettivi?”. Essenzialmente due: l’astensione dal consumo di qualsiasi<br />

sostanza e il miglioramento della qualità della vita. Detto in una parola, la guarigione. L’esperienza<br />

insegna che esistono diverse forme di tossicodipendenza e che i soggetti e le famiglie partono<br />

da situazioni differenti. È’ necessaria allora una diagnosi iniziale per capire quali potrebbero essere i<br />

– 380 –


Dal 2000 al 2008<br />

progressi nell’avvicinamento dei suddetti obiettivi. È’ necessario apprezzare il fatto che il tossico si<br />

metta in cammino, la liberazione dalla dipendenza avviene per gradi e in tempi diversi”.<br />

I pazienti seguiti dal Sert dell’Ulss n. 6 nel ’99 sono stati 1116 - 790 i tossicodipendenti e 326 gli<br />

alcolisti, più uomini che donne, dai 15 anni ai 39. (…)<br />

“I numeri sono preoccupanti – commenta Balestra – l’eroina continua a mietere vittime, non bisogna<br />

dimenticarlo, l’anno scorso in città è addirittura aumentato il numero dei consumatori. Non<br />

bisogna poi sottovalutare il fenomeno delle nuove sostanze chimiche la cui diffusione resta sommersa<br />

perché non considerate droghe. I ragazzi che usano ecstasy non arrivano al Sert. Nemmeno quelli<br />

che fumano spinelli. Un ruolo importante, di prevenzione e di recupero, lo gioca in questi casi la<br />

famiglia”. Famiglia che il responsabile del Sert vicentino non ha paura di criticare. Famiglia che non<br />

è aperta alla comunicazione chiara ed esplicita con i servizi pubblici. “Il progetto di recupero del tossico<br />

è impossibile metterlo in pratica di nascosto. La visibilità e la franchezza nell’affrontare anche le<br />

questioni più spinose sono essenziali per non cadere in una patologia del sistema.<br />

Questo è essenzialmente l’obiettivo di questo convegno: parlare con chiarezza di ciò che non si può<br />

e non si deve dire per creare un clima di consapevolezza e di reale coordinamento. A tutti i livelli,<br />

dal privato al pubblico, dalla sfera del volontariato a quella del sociale. Perché se si vuole il miglioramento<br />

della qualità della vita del tossicodipendente e della sua famiglia, così come quello della<br />

collettività, è necessario mettere da parte le ipocrisie e dirsi le cose come stanno.<br />

Le comunicazioni malate all’interno dei nuclei domestici, incancreniscono il disagio”.<br />

Riporto il testo del mio intervento in seno al convegno “Cura della vita”, in cui all’inizio, pongo<br />

una domanda a Susanna Ronconi:<br />

Ho ascoltato attentamente tutto quello che è stato detto, e mi rivolgo a Susanna Ronconi:<br />

“ Lei è giovane, e forse non sa, che dieci – venti anni fa, le comunità che erano sorte,<br />

inizialmente per la buona volontà di poche ma impegnate persone, spingevano le famiglie<br />

a “buttare fuori casa”, come propriamente si diceva, i figli che si drogavano, perché, tra<br />

le tante difficoltà che avrebbero incontrato, decidessero un recupero. Molti si sono persi,<br />

qualcuno si è salvato.<br />

Quei genitori che non riuscivano a praticare questo metodo, erano colpevolizzati, e lo<br />

era soprattutto la madre, giudicati deboli e non all’altezza del loro compito. Questo stato<br />

di cose portava ad esasperare e a lacerare maggiormente situazioni già dolorose.<br />

Ora, alcune comunità hanno modificato la loro operatività, hanno capito che anche la<br />

famiglia ha bisogno di un supporto terapeutico, e sono favorevoli al fatto che il tossicodipendente<br />

non rompa i legami familiari e possibilmente non conosca il degrado della strada.<br />

Vorrei una precisazione su queste due tendenze diverse.<br />

Risposta di Susanna Ronconi:<br />

Faccio una considerazione molto semplice: credo che la teoria di fare terra bruciata attorno<br />

alla persona tossicodipendente sia sempre stata una teoria molto rischiosa; è il famoso<br />

discorso di toccare il fondo: c’è in questo una punitiva che, personalmente, non condivido,<br />

e l’associazione con la quale lavoro non ha mai condiviso.<br />

Altro discorso sono le difficoltà reali in cui le famiglie si trovano a volte, nel senso che<br />

ci sono situazioni in cui non si sceglie di seguire questa teoria, ci si trova in situazioni<br />

drammatiche e magari questa separazione avviene. Altra cosa è però teorizzarla. Io credo<br />

che quando si è in una situazione di tossicodipendenza attiva si perde tutto. cioè si perdo-<br />

– 381 –


Dal 2000 al 2008<br />

no tutte le risorse che un soggetto ha in sé e nel proprio ambiente, risalire poi è molto più<br />

difficile, non più facile. Ma questo è vero per ognuno di noi.<br />

Quando siamo in una situazione di crisi e ne vogliamo uscire, ne usciamo più facilmente<br />

se c’è rimasto qualche strumento, qualche risorsa, qualche possibilità. Allora io<br />

credo che questo è anche un pezzo di discorso che riguarda la riduzione del danno,ma non<br />

solo sulla riduzione del danno. Cercare di tenere alta la qualità della vita, anche nel<br />

momento più critico che una persona attraversa, vuol dire aiutarla a essere poi più forte<br />

anche per uscirne.<br />

Credo che vada fatto un discorso di critica profonda a questa teoria del “toccare il<br />

fondo”. Altro discorso, ripeto, e poi riuscire a far sì che le famiglie non siano da sole in<br />

questo, perché a volte le situazioni non si riescono ad aggiustare da sole, allora l’importante<br />

è che ci sia un sistema che aiuta e sostiene, e la persona, e la famiglia, perché non è neanche<br />

giusto, credo, scaricare sulla famiglia questo tipo di responsabilità.<br />

Però credo che si debba stare molto attenti al pericolo di utilizzare una cultura, magari<br />

non essendone consapevoli, una cultura che rischia col massimizzare i danni e con l’essere<br />

punitiva nei confronti della persona, invece che sostenerla. Credo che questo rischio<br />

l’abbiamo in passato corso parecchio, forse troppo.<br />

Riprendo il mio intervento: Ascoltando gli interventi di questa mattina, ho preso degli<br />

appunti.<br />

Il problema droga, ha per me varie angolature e sfaccettature, infatti lo si può vedere dalla<br />

parte del tossicodipendente, della sua famiglia, degli operatori, della gente. Ogni angolatura<br />

dà una visione particolare che andrebbe ricomposta con le altre per completarsi, e trovare<br />

così un punto di operatività in comune. Fino ad ora, questo non è successo e sono<br />

mancate collaborazioni costruttive.<br />

In questa situazione, la prima a soffrirne è stata la famiglia che si dibatteva tra necessità<br />

e incertezze.<br />

Le parole più usate erano: ”tagliare il cordone ombelicale” - “buttare fuori casa il tossicodipendente<br />

per fargli toccare il fondo”. Quanto era profondo il fondo? Tutto questo<br />

mi ha sempre trovata all’opposizione, per me, i provvedimenti da prendere erano altri,<br />

forse quelli che oggi si comincia a comprendere.<br />

Molti erano coloro i quali ritenevano di avere la verità in tasca, non disgiunta da supponenza<br />

e arroganza.La famiglia ne sentiva e ne subiva il disagio.<br />

Molti sono stati gli errori commessi, il problema era nuovo e le cure da inventare.<br />

Quello che ho sentito questa mattina mi conforta un po’ e mi gratifica il pensare, che<br />

le mie idee non erano sbagliate e che finalmente si comincia ad agire di conseguenza.<br />

Si parla della riduzione del danno: io sono una madre che ha vissuto il problema fino<br />

in fondo. Il ricordo più brutto è l’impotenza nei confronti del figlio che si drogava.<br />

Il primo aiuto delle strutture di recupero, consisteva nell’ora di colloquio settimanale,<br />

che doveva servire a verificare l’impegno del giovane ad entrare in comunità. Un’ora alla<br />

settimana, poi per il resto del tempo, solo come un cane e con l’eroina nel cervello.<br />

– 382 –


Dal 2000 al 2008<br />

Sono per la riduzione del danno se esso è finalizzato come approccio, ma non al mantenimento<br />

nella tossicodipendenza. Non si deve tamponare una ferita che incancrenisce,<br />

una situazione di non vita, di passività, di stato vegetativo.<br />

La famiglia non può tollerare un figlio che ogni giorno ha bisogno della sua “dose”<br />

quotidiana, ma ha diritto di pretendere progetti mirati per la cura.<br />

Io mi rivolgo al medico, non perché mi privi del dolore anestetizzandomi, ma perché<br />

mi curi e possibilmente mi guarisca.<br />

In quei casi in cui il tossicodipendente è ridotto in uno stato di non recupero, il degrado<br />

è talmente forte, che la droga, paradossalmente, non rappresenta più il problema più<br />

grave. In questo caso la soluzione sarebbe quella di una struttura adeguata per contenere<br />

quelle personalità distrutte, tenendo conto che sono pur sempre persone, e come tali,<br />

vanno aiutate a mantenere il più possibile la loro dignità.<br />

Al comitato vengono giovani che a volte riescono a rimanere in piedi con grande fatica,<br />

ascoltiamo le loro necessità, e li aiutiamo secondo i bisogni. Nel tempo, notiamo che<br />

qualcuno, se accetta l’aiuto di un rifugio protetto, migliora, mentre altri, che vivono nella<br />

strada, scendono sempre più la china.<br />

Ho sentito molto la necessità di un rifugio per la notte, almeno per i mesi più freddi,<br />

ne ha parlato prima don Giovanni. Non è umano lasciarli dormire avvolti in precarie<br />

coperte, nelle case disabitate, negli scantinati dell’ospedale o in qualsiasi altro posto che<br />

non possa offrire un minimo riparo.<br />

Ma se per i maschi qualcosa c’è, per le donne non c’è nemmeno il poco.<br />

Anni fa, il comitato si è adoperato per creare una struttura femminile di recupero, che<br />

poi è nata nel comune di Quinto vicentino. Ma per quelle ragazze che rifiutano la comunità,<br />

non c’è né l’albergo cittadino né la mensa pubblica. Così è anche per i maschi che<br />

non hanno residenza a Vicenza, pur vivendoci da molto tempo.<br />

Purtroppo, in Italia, siamo abituati a tamponare, non a risolvere i problemi alla radice.<br />

Per farlo ci vorrebbe una società più matura, più responsabile e meno individualista.<br />

Nelle conferenze sulla droga, le sale dovrebbero essere piene di cittadini, non solo di quelli<br />

che hanno il problema, ma anche degli altri, perché la soluzione va ricercata assieme,<br />

prima comprendendo, poi progettando. In realtà rimangono semivuote.<br />

In questi ultimi anni ho seguito dei giovani in carcere, con scambi di lettere e invio di<br />

cose di prima necessità. Ho notato che è nato un rapporto affettuoso.<br />

Dare aiuto alle persone bisognose è come dare amore ai figli che non abbiamo più.<br />

Nell’ottantotto, abbiamo iniziato il volontariato presso il reparto di malattie infettive<br />

dell’ospedale, assistendo, inizialmente, tossicodipendenti in Aids e senza famiglia. Alcuni<br />

di loro, colpiti da demenza precoce, venivano legati al letto e lasciati molto soli. La nostra<br />

presenza è servita a rendere meno doloroso l’abbandono e la sofferenza stessa. Ora le cose<br />

sono cambiate, grazie ai nuovi farmaci.<br />

I bisogni sono tanti, in ogni campo, le risorse, molto limitate. Da noi vengono genitori<br />

al culmine della sofferenza, trovano comprensione e informazioni, poi non si fanno<br />

più vedere.<br />

– 383 –


Dal 2000 al 2008<br />

L’appello che vorrei rivolgere alla città è quello di una maggiore attenzione dei genitori<br />

verso i problemi dei figli, di non sottovalutarli. Ognuno crede di avere fatto il possibile<br />

per educarli, perciò pensa che il problema droga non li toccherà, preferisce ignorarlo e<br />

non sa che invece è come un virus e come tale, può contagiare chiunque. Lo so che fa<br />

paura, però, più presto lo si scopre, più facile e farvi fronte. Bisogna mettersi a tavolino,<br />

tutti insieme, decidere un programma con gli operatori. Molti sono oggi gli strumenti;<br />

occorre, coraggio, tenacia, perseveranza, mettere da parte vergogna e orgoglio, in poche<br />

parole, sapersi mettere in discussione.<br />

✧<br />

Vicenza - 26 giugno 2000<br />

Giornata mondiale di lotta alla droga<br />

Anche quest’anno, in collaborazione con le associazioni impegnate sul fronte “<strong>Droga</strong>” abbiamo<br />

organizzato varie manifestazioni, sempre nel tentativo di sensibilizzare i cittadini su questo<br />

problema.<br />

Alle 16,30 vi è stata l’apertura di stand informativi, e di un ludobus dedicato ai bambini<br />

animato dal “Mago Evaristo” con micro magie e offerta di palloncini: tutto in piazza dei<br />

Signori.<br />

Alle ore 18, in sala Monte dei Pegni, un incontro con Franco Perlotto – giornalista, scrittore,<br />

scalatore e studioso delle civiltà primitive – Tema: “Ritualità arcaica e moderna”. Moderatore<br />

il direttore del Giornale di Vicenza Luigi Bacialli. Interventi dell’assessore ai servizi<br />

sociali Sante Sarracco e del responsabile del Sert dott. Vincenzo Balestra.<br />

Ore 21: serata musicale con il quartetto di Giorgio, Corrado, Arturo e Oscar - Complesso<br />

Cover Band – che si sono esibiti gratuitamente. Durante le manifestazioni era presente un<br />

punto di ristoro MC.Donald’s<br />

Devo rilevare che, se l’affluenza pomeridiana nella piazza e alla sera al concerto è stata<br />

abbastanza soddisfacente, al convegno i presenti erano veramente pochi. Il tema molto interessante,<br />

ma forse non abbastanza per i vicentini che sicuramente preferiscono il divertimento a<br />

certi impegni culturali. La bellezza di Vicenza è dovuta al suo prestigioso centro architettonico<br />

(infatti è detta “La città del Palladio”), laboriosa, ricca, ma purtroppo anche chiusa, criticona,<br />

passiva, a cui piace stare alla finestra.<br />

Alla fine, queste manifestazioni ci hanno costato impegno, fatica, e denaro, lasciandoci in<br />

cambio solo mortificazione!<br />

Dov’erano le famiglie dei 1200 assistiti dal Sert? Non era loro interesse e dovere, uscire dalle<br />

mura domestiche e incontrare persone che forse avrebbero potuto aiutarle?<br />

In occasione della giornata abbiamo fatto stampare 10.000 pieghevoli sotto forma di agendine<br />

che illustrano gli effetti delle droghe sul cervello, con una grafica atta a stimolare l’attenzione<br />

dei giovani, inserendovi numeri telefonici delle varie associazioni e del Sert.<br />

Successivamente queste agendine sono state distribuite agli studenti durante incontri nelle<br />

scuole e agli operai delle fabbriche da parte di operatori. Sembra abbiano riscosso un discreto<br />

successo.<br />

✧<br />

– 384 –


Dal 2000 al 2008<br />

Il Giornale di Vicenza - 27 giugno 2000<br />

<strong>Droga</strong>, l’indifferenza<br />

Scarse adesioni in città alla Giornata mondiale<br />

Nonostante il problema non accenni a diminuire, pochissimi addetti ai lavori alle<br />

manifestazioni cittadine contro la diffusione degli stupefacenti. “Il consumo tra i giovani -<br />

spiega il dott. Balestra – ha valenze rituali che ricordano da vicino le comunità primordiali”<br />

Era la Giornata mondiale di lotta alla droga, ma bisogna dire che è passata quasi in sordina. Ieri<br />

comunque in piazza dei Signori a ricordarlo c’erano due stand: uno delle comunità terapeutiche, l’altro<br />

per il mago Evaristo che ha riscosso ampi consensi da parte dei bambini in transito.<br />

Buona l’affluenza più tardi, sempre nella piazza principale, con la cover band “Scopi di lucro” e il<br />

quartetto “Giorgio, Corrado, Arturo e Oscar”. Slogan della giornata ”Resta connesso al tuo cervello”<br />

un forte richiamo ai giovani per non perdere il lume della ragione di fronte ai richiami delle droghe,<br />

in particolare le “nuove”. Proprio ieri è partita la campagna del ministro della solidarietà Livia<br />

Turco rivolta ai giovanissimi con il motto: “Io non calo la mia vita”, parafrasi del gergo giovanile<br />

dove calare sta per farsi un’overdose, ovvero impasticcarsi. (…)<br />

L’assessore Sarracco:<br />

“La tossicodipendenza è un fenomeno che coinvolge tutti”<br />

“Ritualità arcaica e moderna” è stato il tema del dibattito svoltosi nella sala del Monte di Pietà per<br />

la giornata vicentina contro la droga. Doveva essere il pezzo forte della campagna di sensibilizzazione,<br />

un primo passo per fare il punto della situazione” ha spiegato Olga Dalla Valle del Comitato di<br />

solidarietà, che assieme alle comunità San Gaetano, il Mosaico, il Ceis, la cooperativa Nuova Vita,<br />

il Sert e il <strong>Centro</strong> studi Giuseppe Martelletto, ha promosso l’incontro. Invece qualcosa non ha funzionato<br />

nella comunicazione e il pubblico in sala è stato davvero sparuto. Una cosa fra pochi intimi.<br />

Un vero peccato perché il tema, introdotto da Luigi Bacialli, direttore del Giornale di Vicenza, che<br />

ha moderato gli interventi, prometteva davvero bene. Un confronto fra le ritualità primitive, spiegate<br />

dal giornalista esploratore Franco Perlotto, e quelle moderne, delineate dal dott. Vincenzo Balestra,<br />

responsabile del Sert. E sì che l’assessore agli interventi sociali Sante Sarracco, con la sua solita<br />

passione, aveva premesso che il problema della tossicodipendenza “è un fenomeno sociale di cui<br />

tutti paghiamo le conseguenze e a cui tutti devono fare attenzione”. Forse sulla partecipazione ha<br />

influito anche la mancata affissione dei manifesti, ma come hanno sottolineato parecchi interventi,<br />

attorno alla questione c’è in realtà parecchia indifferenza.<br />

Eppure, ha detto il dott. Balestra, le 800 persone che frequentano il servizio dell’Ulss, le 150 che assumono<br />

metadone, le richieste di intervento da parte delle singole famiglie, dimostrano che il fenomeno<br />

ha dimensioni che non accennano a ridursi. “Diminuisce invece la sensibilità al problema”.<br />

Perlotto ha parlato dell’uso rituale della droga fra gli Yanomani e di una tribù del Ciad da lui conosciute<br />

o ancora le estasi psichedeliche degli rocciatori americani degli anni ’70. Il rito della droga<br />

come contatto con lo “Spirito” da parte degli sciamani e degli stregoni, secondo regole codificate.<br />

Come esperienza limite con il rischio è la morte per provare emozioni forti, non comuni. Per i “riti”<br />

moderni, ha detto il dott. Balestra, si coglie il bisogno di appartenenza al gruppo, il bisogno di disfarsi<br />

dei modelli per trovare una propria identità, con l’ebbrezza della droga che diventa fin da subito<br />

fine a se stessa, nonostante regole che a ben vedere fanno pensare ai riti tribali. La scappatoia, apparentemente<br />

più semplice per cercare stimolazioni particolari sotto la veste della “trasgressione”. Non<br />

dimenticando però che la droga è un fenomeno mondiale e soprattutto un business colossale.<br />

Il direttore Bacialli ha poi spostato il problema sul tema del giorno: il rapporto droga, carcere e<br />

amnistia. Unanime il riconoscimento che il carcere non serve a nulla senza un progetto educativo.<br />

E il problema, ha sottolineato Olga Dalla Valle resta quello di offrire alle famiglie, la necessaria assi-<br />

– 385 –


Dal 2000 al 2008<br />

stenza “per gestire il tossicodipendente in famiglia”. Invece la famiglie restano sole.<br />

La campagna di sensibilizzazione, e questa è una novità, si sposterà ora nelle fabbriche e sui luoghi<br />

di lavoro. (Gianni Nizzero)<br />

Corriere della Sera - 3 maggio 2000<br />

Controlli a tappeto in tutta la città. Fermato spacciatore<br />

Eroina killer a Napoli – Nove morti in 7 giorni<br />

✧<br />

“Farmaci costosi, l’Africa muore di Aids”<br />

Oggi l’apertura del convegno a Durban, in Sudafrica - È lo stato con il più alto numero<br />

di malati del mondo - Multinazionali sotto accusa alla conferenza internazionale.<br />

Dati – In Sudafrica vive il 70 per cento dei 34 milioni di persone infettate dal virus dell’Aids<br />

in tutto il pianeta. I portatori del virus sono 4,2 milioni. Ogni giorno si contano<br />

1700 nuove infezioni.<br />

Evoluzione – Secondo i dati del rapporto dell’Unaids, l’agenzia dell’ONU per l’Aids,<br />

numerose nazioni dell’Africa sub-sahariana perderanno un quarto della popolazione, a<br />

causa dell’Aids, nei prossimi 10 anni.<br />

Le cause – All’origine di questa emergenza la mancanza di farmaci, l’arretratezza delle<br />

strutture sanitarie, la miopia dei governi e le peculiarità culturali del continente.<br />

Prevenire – In Uganda dove la prevenzione è stata fatta, la mortalità per l’Aids è diminuita<br />

(negli anni scorsi l’aspettativa di sopravvivenza era passata da 60 a 40 anni).<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 13 luglio 2000<br />

“Aids, in Italia cure negate ai detenuti”<br />

Alla conferenza di Durban la denuncia -”Le terapie vengono interrotte<br />

perché manca la cartella clinica, penalizzati anche gli immigrati”<br />

L’inviata dell’Anlaids: sette su dieci non ricevono i trattamenti.<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 5 ottobre 2000<br />

Padre spara e uccide i due figli tossicodipendenti<br />

Foggia - Confessa in lacrime;”Mi hanno picchiato, volevano i soldi<br />

Il delitto sotto gli occhi della moglie. L’uomo aveva chiesto aiuto ai carabinieri<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 31 ottobre 2000<br />

<strong>Droga</strong>, 90 morti l’anno<br />

I giovani veneti in cura nei Sert sono più di 11 mila<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 2 novembre 2000<br />

Berlino, cocaina in Parlamento<br />

Lo scoop della tv “Sat 1”: si sniffa nei bagni del Reichstag<br />

Una squadra di giornalisti ha prelevato campioni di polvere bianca usando fazzoletti<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 26 novembre 2000<br />

Ora i giovani consumano cocktail di droghe<br />

Il documento verrà presentato alla Conferenza nazionale di Genova<br />

– 386 –


Dal 2000 al 2008<br />

Corriere della Sera - 29 novembre 2000<br />

“<strong>Droga</strong>, il proibizionismo è dannoso”<br />

Veronesi a Genova: l’ecstasy non è mortale<br />

L’intervista – Parla il segretario del Ppi: perché allora vuole vietare il fumo?<br />

✧<br />

La protesta delle comunità<br />

“La conferenza è un teatrino”<br />

Da don Ciotti a don Benzi governo sotto accusa<br />

✧<br />

Non posso non esprimere il mio stupore per le affermazioni del ministro della Sanità, noto e<br />

stimato oncologo. Si fa paladino contro il fumo per la prevenzione dei tumori ed è così condiscendente<br />

con le sostanze che distruggono i cervelli e seminano tante morti!<br />

A ognuno la sua professionalità. Non si può essere dilettanti con la vita dei nostri giovani.<br />

✧<br />

Giornata mondiale di lotta all’Aids<br />

Il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti e dei malati di Aids con le associazioni:<br />

Speranza, Il Mosaico, Il Faro, <strong>Centro</strong> studi Martelletto, Comunità terapeutica S.<br />

Gaetano, Comunità terapeutiche Ceis e Nuova Vita, saranno insieme alla ormai tradizionale<br />

S. Messa in ricordo delle vittime dell’Aids che sarà concelebrata dal Vescovo mons. Nonis e altri<br />

sacerdoti impegnati nel sociale, nella Chiesa di S. Bertilla con l’animazione del coro della GEV<br />

- Parole simbolo della giornata:<br />

Nel cammino della speranza e “il coraggio di rompere il silenzio”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 dicembre 2000<br />

La polemica sulla droga: articolo di Ferdinando Camon<br />

Ma il nostro Stato non è proibizionista<br />

I due estremi sono: droga libera e droga proibita. In mezzo ci stanno tante gradazioni, che vanno<br />

dalla droga proibita ma col permesso del metadone, al drogato-spacciatore in carcere ma con l’alternativa<br />

della comunità, o con l’immediata scarcerazione per altre ragioni, fino alla droga controllata,<br />

o droga di Stato. In questo momento si sta uscendo dal proibizionismo e cercando un approdo alla<br />

droga controllata, perché si dice che “ che il proibizionismo ha fallito” o “ il proibizionismo non<br />

paga”. Mi si permetta, prima di discutere queste affermazioni (che sono vere, ma nascono da un errore),<br />

di trasmettere al lettore la “visione” dei drogati che conosco: il lettore potrà confrontarle con le<br />

visioni dei drogati che conosce lui. Perché, purtroppo, tutti ne conosciamo più d’uno.<br />

Adesso ne vedo quattro - cinque. Uno lo trovo sempre nella stessa stradina che scende verso i garage,<br />

di sera: cammina svelto, come se avesse fretta, e parlotta ad alta voce; la prima volta che l’ho<br />

incontrato pensavo che avesse un telefonino all’orecchio, ma non è possibile perché tiene le mani in<br />

tasca, e dunque a chi parla? A se stesso. Perché alza la voce? Perché lui è lontano da se stesso.<br />

Facciamo un salto alla soluzione che si prospetta, della droga controllata. Cosa si ottiene, con questo<br />

ragazzo? Si ottiene che non ruba e non spaccia, ma lo si tiene separato da se stesso. Con la droga<br />

controllata proteggiamo noi, non salviamo lui. Certo, in questo momento la droga rovina noi e<br />

perde lui, assassina il drogato e impesta la società, ed è dovere dello Stato fare il massimo che può:se<br />

può proteggere la società e non è in grado di fare altro, faccia almeno quello.<br />

Altro drogato, questo abita lontano, nella capitale della Lombardia, ma è figlio di un amico, e lo<br />

vedo ogni volta che vado da lui. Si mangia insieme. Si parla. Ma parliamo noi, non lui: è via col cervello,<br />

gli fai una domanda e lui si alza di scatto e va in bagno, ma non centra con la domanda, lui<br />

– 387 –


Dal 2000 al 2008<br />

neanche l’ha sentita, va in bagno perché ha prurito, deve grattarsi, deve orinare, poi torna. E’ mezzo<br />

di là e mezzo di qua. Riesce a viaggiare, anche viaggi lunghi, all’estero. Dice:”Torno il 15”. Poi viene<br />

il 20, il 30, e non si sa dov’è. Si mettono in moto le ambasciate, lo trovano e lo rispediscono a casa.<br />

Torna smemorato. La madre si alza di notte, va al frigo e mangia marmellata a chili, con le dita.<br />

Cerca nel cibo la dolcezza che la vita le nega. Probabilmente, morirà fra qualche anno, prima del<br />

figlio. La droga suicida il drogato, ma uccide i genitori. Tutta la droga: anche quella che, per ipotesi,<br />

somministrerebbe lo Stato.<br />

La terza è una ragazza. Mi ha sempre stupito che “si faccia”, perché è carina, molto carina. Era. La<br />

droga le scava le guance, indurisce i lineamenti, la fa vecchia e acida. Qualcuno pensa che l’ecstasy<br />

non faccia male. Questa ha cominciato con l’ecstasy, cioè con una pasticca. Ma nelle pasticche c’è di<br />

tutto. Non esiste la droga delle brutte: anzi, gran parte delle drogate sono belline. Ma sono fragili,<br />

basta un momento, e si spezzano.<br />

Il quarto è il caso più tremendo: vuole sempre soldi, i genitori non gliene danno, lui gira per la casa<br />

con un coltello, di notte padre e madre dormono blindati. Dicono: “Qualcuno morirà, o noi o lui”.<br />

Tutti questi (che conosco) non han cercato la droga, la droga li ha trovati. Quando si dice:” il proibizionismo<br />

ha fallito”, si usa un’espressione sbagliata. Non c’è mai stato proibizionismo. La droga<br />

arriva nelle scuole, perfino negli ospedali, perfino nelle caserme, perfino nelle carceri. Lo Stato non<br />

ha avuto la possibilità né di bloccare il consumo, né di impedire lo spaccio, né di arrestare l’arrivo<br />

della merce. L’arrivo della merce è il motore di tutto il movimento: adesso la merce arriva a tonnellate,<br />

e tutto il movimento accelera. Ecco perché il problema scoppia adesso. Ripiegare sulla droga<br />

controllata, cioè sullo Stato che “passa la droga” come “passa le medicine” non è una scelta, è una<br />

resa: abbiamo perduto, salviamo il salvabile.<br />

Alla spaventosità dell’emergenza droga, lo Stato reagisce abbandonando il campo. Sì, questa battaglia<br />

l’abbiamo perduta. Ma diciamo meglio: non l’abbiamo mai combattuta.<br />

✧<br />

Sottoscrivo il tutto!<br />

Vicenza 11 dicembre 2000 - Lettera inviata al presidente della Repubblica Carlo Azeglio<br />

Ciampi e per conoscenza al presidente del Consiglio dei ministri Giuliano Amato e agli organi<br />

di stampa.<br />

Signor Presidente,<br />

mi chiamo Olga Dalla Valle, e sono la presidente del Comitato di solidarietà con le famiglie<br />

di tossicodipendenti e dei malati di Aids di Vicenza.<br />

Nella sua visita nella mia città, facevo parte del gruppo di volontari presenti in Prefettura,<br />

e ho quindi avuto il piacere di stringerle la mano e di offrirle un mio libretto di poesie,<br />

ispirate al dolore causato dalla tossicodipendenza di mio figlio.<br />

Signor Presidente, in quell’occasione, Lei si rivolse a noi tutti, assicurandoci la Sua più<br />

ampia disponibilità, e non può immaginare quanto questa sarebbe preziosa nel difficile<br />

compito che ci siamo prefissi.<br />

In questo momento, mi rivolgo a Lei, non solo per l’alta carica che ricopre come garante<br />

della Costituzione, ma perché La ritengo persona di alti principi civili, umani e morali.<br />

Le scrivo perché sono rimasta allibita e indignata, dalle affermazioni sulle droghe,<br />

espresse con tanta leggerezza dal Ministro della Sanità, e mi domando perché, mentre sta<br />

conducendo una forte campagna contro il fumo, sia permissivo di fronte a sostanze che<br />

minano il sano sviluppo della persona nella popolazione giovanile.<br />

Dice il Ministro: “E’ storicamente dimostrato che ogni proibizionismo non evita i<br />

– 388 –


Dal 2000 al 2008<br />

danni, ma ne crea altri molto peggiori”. Poi, forse inavvertitamente, cita delle cifre: 1000<br />

decessi l’anno a causa dell’eroina, poche unità per l’ecstasy, 80.000 per il fumo, 30.000 per l’alcool.<br />

Secondo la sua logica, per cui “il proibizionismo non paga”, i dati dovrebbero essere<br />

invertiti, perché, fumo e alcool sono droghe libere sul mercato.<br />

Inoltre, in riferimento all’ipotetica certezza, secondo la quale, la regolarizzazione o liberazione<br />

delle droghe, toglierebbe il mercato clandestino alla mafia, mi si può spiegare perché,<br />

nonostante il tabacco sia libero, esiste un forte contrabbando con vittime e dispersione<br />

ingenti di spese per combatterlo? Non si possono citare statistiche con freddezza e cinismo,<br />

non si possono contare solamente i morti, si deve saper guardare anche alla qualità<br />

della vita, alla dignità e all’attitudine di essere persona, che può essere affermata o negata.<br />

Il governo spende miliardi per dire ai giovani di “Non calare la vita”, e il Ministro della<br />

Sanità si permette di vanificare il tutto con messaggi opposti! Noi cittadini ci aspettiamo<br />

dallo Stato chiare linee guida per comportamenti sani, non messaggi contraddittori.<br />

Signor Presidente, sarebbe significativo un Suo intervento indirizzato al Parlamento e<br />

al governo, che potesse chiarire i valori e l’orientamento della Repubblica in questo delicato<br />

campo, onde evitare la permanente confusione ideologica che, periodicamente, ripropone<br />

politiche contrarie all’obbligo sancito dalla Costituzione, articolo n. 3 che tra l’altro<br />

dice: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che<br />

limitano, di fatto, la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impedendo il pieno sviluppo della<br />

persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica<br />

del paese”.<br />

Signor Presidente, la droga non è libertà, ma schiavitù, impedisce lo sviluppo della persona,<br />

distrugge la sua dimensione comunitaria e spegne ogni interesse per qualsiasi partecipazione<br />

sociale e civile. Se la droga in sé, è un lento suicidio, la droga di Stato non sarebbe<br />

solo una rinuncia al programma di valori enunciato dal succitato articolo 3, ma, peggio<br />

ancora, rappresenterebbe una forma di eutanasia, mascherata da valori libertari.<br />

Dobbiamo sì, trovare ulteriori strategie; ad esempio, l’obbligatorietà della cura! Ma<br />

nessun politico finora, ha avuto il coraggio di proporla.<br />

Il Presidente Amato, ricorderà ad esempio, le richieste delle famiglie, quando partecipava<br />

ai convegni della Lenad, prima associazione di auto aiuto contro la droga, a cui aderirono<br />

molte altre di tutta Italia, compresa la mia. Esse si tradussero nel 1990, in norme<br />

di leggi che si dimostrarono subito efficaci. (legge Jervolino – Vassalli).<br />

Purtroppo, nel ’93, tra i molti referendum voluti da Marco Pannella era incluso anche<br />

quello sull’abolizione di queste norme. L’Italia si divise a metà, le famiglie, prive di adeguati<br />

mezzi di comunicazione, persero la loro battaglia per pochi voti. Dobbiamo riconoscere<br />

che, nel nostro Stato, non c’è mai stata una corale e convinta lotta alla droga, perché<br />

ostacolata da chi aveva facoltà di fare udire la propria voce contraria, oggi ben rappresentata<br />

dalla scienza medica del ministro Veronesi, sorda ad ogni approccio socio educativo.<br />

Nella mia storia personale, la tragedia dell’Aids, pur essendo stata la causa ultima della<br />

morte di mio figlio, è rimasta secondaria di fronte al dramma dell’eroina, la malattia lo ha<br />

distrutto nel fisico, ma la droga lo aveva già annullato nella mente. Solo uno Stato incapace<br />

e messo in ginocchio, può farsi spacciatore, e nel far questo non può ignorare che<br />

– 389 –


Dal 2000 al 2008<br />

cinicamente distrugge vite umane.<br />

Signor Presidente, noi riponiamo grandi speranze in un Suo autorevole intervento.<br />

Siamo fiduciosi che la Sua voce possa alzarsi alta, in difesa dei valori costituzionali e<br />

delle famiglie minacciate dalla droga.<br />

Distinti saluti, Olga Dalla Valle<br />

Risposta alla mia lettera<br />

– 390 –


Dal 2000 al 2008<br />

13 dicembre 2000 – Lettera inviata al Prefetto di Vicenza Francesco Giovannucci in occasione<br />

del suo trasferimento<br />

Signor Prefetto,<br />

Desideravo farLe sapere che la notizia del Suo trasferimento ha rattristato noi genitori del<br />

Comitato. La Sua affabile disponibilità e il Suo operare attento e corretto, ci hanno riavvicinato<br />

con più fiducia alle istituzioni. Purtroppo, ci siamo resi conto da tempo, che il loro<br />

buon funzionamento dipende soprattutto dall’impegno di persone capaci.<br />

La Sua presenza, unita a quella discreta, ma partecipe, della Sua consorte, è stata per noi,<br />

– 391 –


Dal 2000 al 2008<br />

gratificante e molto apprezzata. Sapevamo che, all’occorrenza, avevamo un valido punto di<br />

riferimento. Ora se ne va, e noi ci sentiamo nuovamente più soli nel nostro difficile compito<br />

sociale. Ci resta solo la speranza, che il nuovo Prefetto dia continuità al Suo operato.<br />

Nell’augurare di cuore, a Lei e a Sua moglie, ulteriori soddisfazioni, voglia gradire i<br />

nostri più distinti saluti.<br />

Per il Comitato, Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 14 dicembre 2000<br />

Morta in casa da due giorni<br />

La polizia ha sequestrato materiale usato dai tossicodipendenti<br />

✧<br />

il Giornale di Vicenza - 18 dicembre 2000<br />

La presidente del Comitato di solidarietà tossicodipendenti e malati di Aids scrive a Ciampi<br />

<strong>Droga</strong> di Stato? Che vergogna”<br />

Olga Dalla Valle: “Allibita per le parole di Veronesi”<br />

Certo che quelle parole hanno disorientato. Certo che hanno irritato. Hanno scosso i più, non c’è<br />

dubbio. Perché i più, adesso, non capiscono dove stia la verità. Il ministro Umberto Veronesi – si<br />

dice - l’ha detta grossa: ”Il proibizionismo di Stato non riduce i danni, anzi ne crea di peggiori”. Apriti<br />

cielo, un uomo di medicina come lui, il “saggio” della ricerca sul cancro, il politico cui si guarda<br />

con grande simpatia per rimettere in piedi la politica sanitaria del Paese, proprio lui ha affermato che<br />

“vietare le droghe non paga”. Una pugnalata (alle spalle) a chi alla lotta al consumo di stupefacenti<br />

ha fatto motivo di vita. Di più. Un tradimento verso chi, la droga, gli ha portato via i figli. Olga<br />

Dalla Valle ne ha perso uno ucciso dall’eroina. “Sono indignata – ha detto – e allibita”. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 20 dicembre 2000<br />

“<strong>Droga</strong> libera, bisogna sperimentarla”<br />

Il responsabile di Blu Runner, Enzo Bacchion, replica ad Olga Dalla Valle<br />

Se le parole del ministro Veronesi hanno indignato Olga Dalla Valle presidente del “Comitato di solidarietà<br />

con le famiglie dei tossicodipendenti e dei malati di Aids”, quelle di Olga Dalla Valle hanno indignato<br />

Enzo Bacchion responsabile del progetto Blu Runner. Entrambi impegnati in prima linea a<br />

combattere la droga, entrambi “dalla parte” dei ragazzi dipendenti da stupefacenti, entrambi convinti<br />

che eroina, cocaina, ecstasy uccidano troppe persone, d’accordo su questi che sono concetti basilari,<br />

i due dissentono su un aspetto di fondamentale importanza, quello terapeutico: l’una è certa che<br />

la vera soluzione stia nella “obbligatorietà della cura”, l’altro è invece sicuro che sia “la somministrazione<br />

controllata” ad essere la soluzione del problema. (…)<br />

Enzo Bacchion – la sera scende in strada per assistere i tossicodipendenti vicentini – non accetta proprio<br />

le dichiarazioni della “collega” e ritiene doveroso replicare “per far capire alla gente, una volta per<br />

tutte, cosa significhi droga di Stato e quali vantaggi comporta”.<br />

“Io c’ero ad ascoltare Veronesi – spiega – e credo che il suo pensiero sia apprezzato dai più degli operatori<br />

che combattono la tossicodipendenza. Il concetto è semplice: visto che fino ad oggi i risultati<br />

ottenuti non hanno estirpato definitivamente il problema – perché i giovani che muoiono per l’eroina<br />

ce ne sono ancora tanti, troppi – sarebbe doveroso tentare vie nuove. Quali? Una sarebbe quella<br />

sperimentale della legalizzazione di Stato. In altri paesi esiste e funziona. Significa che al tossicodipendente<br />

che non è riuscito a disintossicarsi al Sert o in comunità, viene somministrata l’eroina sotto<br />

stretto controllo medico e all’interno di una struttura che garantisca tutta una serie di tutele”. (…)<br />

E qui mi fermo e pongo una domanda ad Enzo Bacchion: se lui avesse un figlio che si droga,<br />

sarebbe contento che lo Stato, fornendogli la dose giornaliera di “veleno” lo mantenesse in uno<br />

– 392 –


Dal 2000 al 2008<br />

stato cronico che annulla volontà e dignità e spegne il futuro?<br />

Lo Stato deve proteggere la salute e la vita dei cittadini, non aiutarli nella loro ricerca<br />

inconscia di morte<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 gennaio 2001<br />

Misteriosa morte di un giovane. Forse un’overdose<br />

Nella stanza la polizia ha trovato una lattina che era stata usata per preparare la dose letale<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 12 gennaio 2001<br />

“Disturbi mentali dalle nuove droghe”<br />

Le sostanze, spesso consumate in discoteca, possono provocare crisi acute<br />

Gli psichiatri: sempre più giovani colpiti, primi sintomi tra i 18 e i 20 anni<br />

Seimila malati ogni anno<br />

“I familiari spesso si vergognano: vanno aiutati perché l’intervento sia tempestivo<br />

Droghe – Le droghe sintetiche, largamente usate in discoteca, sono considerate una delle cause scatenanti<br />

delle patologie psichiatriche. Nei servizi di diagnosi e cura si è osservato un aumento di giovani<br />

che hanno abusato di sostanze chimiche come l’ecstasy riportando gravi danni neurologici e psichici.<br />

Giovani – Secondo le associazioni dei famigliari, ogni anno le malattie mentali colpiscono 6 mila<br />

giovani tra i 18 e 24 anni. Si parla di psicosi e schizofrenie. In media queste patologie vengono diagnosticate<br />

con un ritardo di due anni rendendo più complicato un trattamento con possibilità di<br />

successo. I primi segnali del male sono deliri di persecuzione che famiglie e scuola sottovalutano.<br />

Medici – Secondo un’indagine, un malato di mente su 4 viene visitato dal medico di base. Solo una<br />

minoranza arriva ai centri specialistici.<br />

Evolutiva – In base ad una ricerca internazionale 16 – 18 bambini su 100 hanno qualche problema<br />

psicopatologico che, in 8 casi su 100 perdura oltre i tre anni. Spesso si tratta di disturbi depressivi.<br />

Dati – I malati di mente gravi (psicotici e schizofrenici) in Italia sono 7 mila. Un migliaio le persone<br />

detenute nei manicomi criminali (6 in tutto). secondo gli operatori, in maggioranza sono anziani<br />

o persone condannate per reati legati al patrimonio.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 14 gennaio 2001<br />

Nick annusa 5 chili di ero<br />

Nascosti a Grancona in una grotta naturale - Il cane poliziotto annusa<br />

il super deposito di droga<br />

Gli abitanti avevano segnalato movimenti di personaggi strani<br />

Lo stupefacente sequestrato dalla polizia vale 500 milioni: al dettaglio più di 2 miliardi<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 14 gennaio 2001<br />

Veronesi: l’ecstasy? - “Una task force per studiare le nuove droghe”<br />

In Germania c’è la somministrazione controllata fuori dalle discoteche<br />

“Farmacologi, sociologi, uomini di cultura, psicologi e insegnanti dovranno analizzare<br />

effetti e motivazioni che spingono i ragazzi a usarle”<br />

L’esperto – “Sotto i 15 anni tutti gli stupefacenti rovinano il cervello”<br />

Non è un “falco” né del proibizionismo né della legalizzazione, ma Gianluigi Gessa , psicofarmaco<br />

logo di fama internazionale, conosce bene gli effetti delle droghe e pensa che su questo problema<br />

– 393 –


Dal 2000 al 2008<br />

ognuno debba giudicare senza bisogno dei suggerimenti di ministri o premi Nobel. I dati della ricerca<br />

scientifica sui danni delle droghe non mancano.<br />

Ecstasy – “La pericolosità dell’ecstasy non si misura sul numero dei morti – dice Gessa, che dirige<br />

il dipartimento di neuroscienze all’Università di Cagliari – Non è una droga che uccide, ma è tossica,<br />

danneggia irrimediabilmente il cervello e compromette la qualità della vita”. Le prove dei danni<br />

da ecstasy si sono accumulate negli ultimi anni. Il consumo abituale di questa sostanza, un derivato<br />

dell’anfetamina, in sigla MDMA, provoca alterazioni dei neuroni che producono serotonina, un<br />

mediatore cerebrale che ha a che fare con molteplici funzioni mentali. Lo si è dimostrato nei roditori,<br />

nelle scimmie e anche nell’uomo attraverso esami per lo studio del cervello, come la risonanza<br />

magnetica: bastano 20 pastiglie per andare incontro a danni irreversibili. “il danno ai neuroni che<br />

producono serotonina – spiega Gessa – si traduce in una serie di conseguenze negative che vanno<br />

dall’alterazione del tono dell’umore, con comparsa di depressione, a disturbi della memoria o dell’apprendimento,<br />

da alterazioni del ritmo sonno-sveglia fino a problemi sessuali. Di questi ultimi<br />

dovrebbero preoccuparsi soprattutto i giovani che rischiano di più la dipendenza: l’ecstasy provoca<br />

una perdita del desiderio sessuale”.<br />

Marijuana – Ecstasy e anfetamine sono da considerare droghe “pesanti”. Ma ha ancora senso parlare<br />

di droghe leggere e pesanti? “Non sono per una divisione manichea fra buoni e cattivi – risponde<br />

Gessa - . Scientificamente le droghe vanno valutate per una, in base al loro principio attivo, alle<br />

dosi e agli effetti sull’organismo. Prendiamo la marijuana. Se la concentrazione del suo principio attivo,<br />

il tetraidrocannabinolo, non supera 1,5 mg. Potremmo chiamarla leggera a confronto di droghe<br />

come le anfetamine, la cocaina e l’alcool. Quest’ultimo, insieme alla nicotina, è una sorta di droga<br />

legale, più pericolosa della marijuana. L’alcool, che è il principio attivo di birra, vino e superalcolici,<br />

è una droga pesante perché può dare dipendenza nel 10% dei consumatori, che diventano così alcolisti<br />

cronici. Ma chi si limita a un bicchiere di vino al giorno non è un alcolista.<br />

Giovani – La capacità della droga di indurre dipendenza, dunque, è un fattore determinante, ma<br />

altrettanto importante è l’età. Chi si avvicina alla droga prima dei 15 anni, indipendentemente da<br />

problemi sociali e psicologici, non solo rischia maggiormente la dipendenza, ma va incontro a danni<br />

maggiori. Entro i 15 anni, infatti, si completa l’organizzazione del cervello e le droghe, leggere o<br />

pesanti che siano, possono interferire con i processi di collegamento fra i neutroni. “L’eventuale legalizzazione<br />

delle droghe leggere – conclude Gessa – dovrebbe tener conto della reale capacità di impedire<br />

che ne facciano uso i ragazzi prima dei 15 anni. (Adriana Bazzi)<br />

Sul medesimo giornale del 14 gennaio nella rubrica: “IN PRIMO PIANO”- un lungo articolo<br />

aveva per titolo:”Studenti e insegnanti fumano lo spinello” – Veronesi: “Uno su due”.<br />

Protestano i docenti: “deve chiederci scusa”. Critiche dal Polo.<br />

Cito questo per dovere di informazione, ma non mi dilungo a riportare gli inevitabili articoli<br />

che per giorni hanno riempito le pagine dei giornali con proteste e spiegazioni.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 24 gennaio 2001<br />

Cocaina per miliardi. 28 arresti<br />

I carabinieri del reparto operativo sgominano un’organizzazione<br />

Importava “neve” dall’Africa e hashish dall’Albania<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 9 febbraio 2001<br />

“A scuola il primo incontro con la droga”<br />

La denuncia del capo del prestigioso liceo Parini<br />

Il ministro Veronesi: ma uno spinello non è un grandissimo guaio<br />

– 394 –


Il Giornale di Vicenza - 7 marzo 2001<br />

Alcol, i giovani ci sguazzano<br />

Balestra:”Non sanno che è l’anticamera della droga”<br />

Il sabato i ragazzi ne fanno un “uso ricreativo” ma è una bomba a orologeria<br />

perché non c’è la percezione immediata del rischio. Ne abusa l’80-90 per cento<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 26 marzo 2001<br />

Cena con droga: due morti a Perugia<br />

Una ragazza e un giovane uccisi, quattro all’ospedale. Allarme sostanza letale<br />

✧<br />

Come già detto, a cominciare dall’anno<br />

2000, il Comune ci ha drasticamente<br />

abbassato il contributo annuale bloccando<br />

tante iniziative, non ultime quelle a sostegno<br />

di alcuni tossicodipendenti in grave<br />

difficoltà che si rivolgevano a noi per avere<br />

qualche buono spesa con cui sfamarsi.<br />

Quasi tutti arano inoltre bisognosi di<br />

vestiario e allo scopo ci eravamo organizzati<br />

nella ricerca di indumenti, biancheria<br />

e scarpe; tutto gratis. In certi casi però,<br />

in mancanza di riserve li abbiamo comperati<br />

.<br />

In prossimità delle feste pasquali, confidando<br />

un po’ ingenuamente sulla generosità<br />

dei vicentini, con un amico, impegnato<br />

sui problemi dei carcerati, abbiamo<br />

organizzato una mostra di pittura in<br />

piazza dei Signori, nei locali a pianterreno<br />

del monumento più prestigioso della<br />

città: la Basilica del Palladio. Ho contattato<br />

artisti professionisti cittadini molto<br />

noti, dilettanti e gli allievi di un istituto<br />

d’arte; tutti hanno offerto una loro opera<br />

gratuitamente.<br />

Quindici sono stati i giorni d’apertura,<br />

purtroppo segnati dal maltempo. Dopo l’inaugurazione<br />

alla presenza del Sindaco,<br />

l’affluenza dei visitatori è stata alquanto<br />

scarsa, e così le vendite. Morale,ci abbiamo<br />

rimesso personalmente!<br />

Dal 2000 al 2008<br />

– 395 –


Dal 2000 al 2008<br />

Corriere della Sera - 19 aprile 2001<br />

Denuncia di Mantovani (Prc)<br />

“Tra i parlamentari l’uso di cocaina è abbastanza diffuso”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 22 maggio 2001<br />

Sos Giovani: la fotografia scattata dall’Oms mette a nudo il malessere dei veneti.<br />

La Regione interviene - In casa non parlano, fuori si ribellano<br />

Adolescenti vicentini: 20 su 100 si dicono infelici e incompresi<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 22 giugno 2001<br />

Stroncato da overdose<br />

Il giovane stava trascorrendo la serata in casa assieme a conoscenti<br />

✧<br />

La Repubblica - 17 luglio 2001<br />

Como, la salma è rimasta per tre giorni in un sacco all’obitorio<br />

Muore di Aids, nudo nella bara<br />

Avevano paura del contagio<br />

Como – Non ha avuto nemmeno la pietà alla fine di una vita bruciata in fretta, prima dalla droga<br />

e poi dall’Aids. Quando è morto, strappandosi tubicini e cateteri – aveva solo trentacinque anni –<br />

all’ospedale Sant’Anna, se ne è accorta la donna delle pulizie, neanche un medico, non ha trovato<br />

nessuno che gli mettesse addosso uno straccio di vestito per l’ultimo viaggio. Per paura del contagio<br />

l’hanno lasciato all’obitorio, nudo per tre giorni, infilato in un sacco biodegradabile ermeticamente<br />

chiuso, in una bara coperta solo da un lenzuolo. E non hanno permesso neanche ai parenti di vestirlo.<br />

“È’ il regolamento. Ci siamo limitati ad applicare una norma che vieta di toccare il corpo del<br />

defunto in caso di morte per malattie infettive, allo scopo di evitare qualsiasi rischio – spiega il direttore<br />

generale dell’ospedale – un principio che vale sia per il personale ospedaliero che per le imprese<br />

di pompe funebri. (…) A raccontare il fatto è stata una giovane ausiliaria che lavora all’ospedale<br />

e che durante il funerale è salita sul pulpito subito dopo l’omelia e ha detto :” Lo hanno lasciato<br />

come Gesù Cristo avvolto in un sudario.<br />

Sono profondamente indignata”.<br />

Dopo la mia insistente lotta per l’abolizione di questa vergognosa norma di polizia mortuaria<br />

conclusasi nel ’99, questo episodio avvenuto a Como mi lascia sgomenta. L’ignoranza si può<br />

sopportare tra i “non addetti ai lavori”, ma non da coloro i quali hanno l’obbligo di tenersi<br />

correttamente informati!!!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 6 agosto 2001<br />

Schio – Il primo atto del progetto “Notti sicure” ha avuto una triste conferma”<br />

In coma per l’alcol a 14 anni<br />

Trovata da una pattuglia di vigili e portata in ospedale<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 7 agosto 2001<br />

Schio - Alcol, siamo ai ricoveri - baby<br />

Il medico:”bevono da ragazzini e le famiglie non capiscono” - Ormai è vero allarme<br />

– 396 –


Dal 2000 al 2008<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 novembre 2001<br />

Giovane trovato senza vita<br />

Nella comunità terapeutica<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 6 dicembre 2001<br />

Stroncato da overdose in treno<br />

È la quarta vittima in provincia nel giro di tre settimane<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 29 dicembre 2001<br />

Nuova proposta dopo quella di Giovanardi sulle pene alternative per i tossicodipendenti<br />

“<strong>Droga</strong>, va reintrodotta la dose media”<br />

Mantovano: la legge è troppo lassista sulla quantità e confusa sulla qualità<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 31 dicembre 2001<br />

Trovato senza vita dopo dieci ore<br />

Giovane tossicodipendente<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 11 gennaio 2002<br />

Sei decessi per droga in due mesi<br />

“Ventenne stroncato da una overdose”<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 31 gennaio 2002<br />

“<strong>Droga</strong>, più comunità e meno metadone”<br />

Passa alla Camera la nuova linea della maggioranza. Nessuna tolleranza sulle sostanze leggere<br />

Chiude il sito di don Ciotti “licenziato “da Maroni<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 7 marzo 2002<br />

Bullismo – La scuola fa i conti con una piaga dilagante<br />

Il “branco” conquista terreno - Solo per il brivido dell’ adrenalina<br />

Baby gang: i giovani discutono, gli adulti chiudono gli occhi<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 8 marzo 2002<br />

Muore a 30 anni - Sospetta overdose<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 12 marzo 2002<br />

Appello all’ONU: contro l’ecstasy si fa troppo poco<br />

Il documento alla conferenza di Vienna<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 16 marzo ’02<br />

La norma abolita in Italia dal referendum del ’93.<br />

“<strong>Droga</strong>, ripristinare la dose minima giornaliera”<br />

Allarme internazionale per gli stupefacenti di nuova generazione<br />

– 397 –


Dal 2000 al 2008<br />

Lettera inviata a - Il Giornale di Vicenza e pubblicata il 30 giugno 2002<br />

Egregio Direttore,<br />

nello spazio dedicato a “La posta dello psicologo” di giovedì 20 giugno, ho letto la lettera<br />

di una mamma che ha perso la figlia in uno dei tanti “Incidenti del sabato sera”. Mi ha<br />

colpita molto quel dolore forte, cupo e disperato, e ho pensato che se quella madre non<br />

aprirà il cuore alla speranza, quel dolore rimarrà fine a se stesso, cattivo e distruttivo.<br />

La frase sul “perché il Signore non si è preso una ragazza drogata o una che non combina<br />

niente di buono, invece di una figlia brava e studiosa”, ha brutalmente riacutizzato<br />

in me una ferita sanguinante. Anche “quella ragazza drogata” avrebbe avuto una famiglia<br />

che, come tutte le altre, sognava per lei il futuro più bello.<br />

Purtroppo non ci è dato di conoscere i disegni imperscrutabili che Dio ha su di noi, e<br />

forse ognuno nasce con un proprio destino.<br />

Chi scrive, conosce quel dolore, e lo fa anche a nome di altre mamme, che hanno perso<br />

figli giovani, a causa di sostanze stupefacenti. Questi figli non sono nati drogati, lo sono<br />

diventati in questa società ambigua e dissacrante che non li sa proteggere, come non sa<br />

porre limiti alla moria del dopo discoteca. Quante sono state le notti insonni o tormentate<br />

da incubi, nel timore di una possibile telefonata portatrice di morte? E quando poi<br />

questa è arrivata, il pianto non ha trovato lacrime, perché erano già state tutte versate nella<br />

lotta, poi risultata vana, di salvare una vita che si distruggeva. Per quanto mi riguarda, dirò<br />

che mio figlio mi ha lasciato un chiaro messaggio: Dio esiste, e lo ha accolto nella sua luce<br />

con l’amore di un padre che ha ritrovato la sua creatura, maturata dal dolore, dalla solitudine,<br />

dall’emarginazione, e accompagna i miei giorni infondendomi coraggio e mantenendomi<br />

nella speranza.<br />

Vorrei dare un consiglio a quella madre, se lo vorrà accettare, un consiglio nato da una<br />

personale ricerca interiore e dalle relative riflessioni: ”Cerchi qualche persona che la sappia<br />

ascoltare e, se possibile, placare. Parli con sua figlia e di sua figlia, sempre, perché è<br />

ancora viva, se pur in una dimensione diversa. Se non lo farà, sarà veramente morta.<br />

Ricordi i momenti belli che certamente saranno tanti, non si vergogni di farsi vedere<br />

piangere, il pianto fa parte della vita, lava l’anima e scarica la tensione.<br />

Sia comprensiva con il dolore degli altri, anche se diverso dal suo. Anche la madre di<br />

un assassino merita pietà. Nella nostra esistenza, non dobbiamo vedere solo quello che ci<br />

viene tolto, ma anche quello che di bello e prezioso ci viene dato. Nella sua lettera, quella<br />

madre riconosce che sua figlia era una ragazza meravigliosa e niente e nessuno potrà<br />

toglierle o cancellarne il dolce ricordo. Il cimitero accoglie le spoglie dei nostri figli, ma la<br />

loro essenza è in noi, dobbiamo solo saperla riconoscere e tenerla in vita.<br />

Anch’io ho cercato con angoscia il senso della vita; forse esso è dato dai valori o disvalori<br />

che le attribuiamo. Ho capito che per me, la vita è conoscenza, partecipazione, speranza.<br />

In fondo, tutto questo forma l’amore! Auguri sinceri.<br />

Per Alessandra, Alice, Anna, Daniela, Elisa, Flora, Giovanna, Maria, Maria M., Natalina,<br />

Norma, Piera, Regina, Tina… Olga.<br />

– 398 –


Dal 2000 al 2008<br />

Il Giornale di Vicenza - 15 luglio 2002<br />

Stroncata da overdose a Padova<br />

Giovane vicentina<br />

✧<br />

Corriere della Sera - 31 luglio 2002<br />

<strong>Droga</strong>, controlli sugli ingressi al ministero<br />

Carabinieri al dicastero dell’Economia - Un testimone eccellente ha dato avvio all’indagine<br />

La consegna di 20 grammi di cocaina all’interno di un edificio<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 5 ottobre 2002<br />

Schio – In città il primo sequestro di un nuovo stimolante che “sbrana”le cellule nervose<br />

Speed, ultima frontiera droga<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 6 novembre 2002<br />

Ventitreenne vicentino<br />

Morto per overdose a Padova<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 novembre 2002<br />

Morta una giovane vicentina<br />

La denuncia a Bologna di un giovane presente alla Maxi – festa - “Facciamola finita con<br />

questi mega raduni in musica che ti costringono a prendere eccitanti per affrontarli”<br />

✧<br />

La Repubblica - 7 febbraio 2003<br />

Spinello libero in gita di classe<br />

“La droga era stata acquistata in gruppo, l’insegnante sapeva”<br />

La Cassazione: acquistare “fumo” per i compagni non è reato<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 6 maggio 2003<br />

Spinello, lo provano 6 ragazzi su 10<br />

Scende a 14 anni l’età in cui gli adolescenti fanno uso di hashish<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 11 maggio 2003<br />

Bassano - Pestato davanti al branco<br />

Una ventina di testimoni ma nessuno l’ha soccorso né dato l’allarme - Prognosi riservata<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 7 giugno 2003<br />

Bassano – Minori tra droga e alcol<br />

Ma i genitori se la prendono con i carabinieri<br />

✧<br />

La Repubblica - 30 giugno 2003<br />

Svizzera, stop alla marijuana Ogm<br />

Era diventata il primo produttore europeo della super cannabis – il principio attivo “dell’erba” geneticamente<br />

modificata è quattro volte superiore - Il magistrato ticinese:”I semi valgono come diaman-<br />

– 399 –


Dal 2000 al 2008<br />

ti e i manager del crimine si sono dati appuntamento qui”- A Lugano una coltivazione “indoor” in<br />

un appartamento a duecento metri dal tribunale. Anche quattro raccolte all’anno<br />

✧<br />

La Repubblica - 28 agosto 2003<br />

L’eroina nello zainetto, a 14 anni<br />

Varzi, fermata ragazzina: “Sì, è mia e la voglio sniffare”<br />

✧<br />

Lettera inviata a Il Giornale di Vicenza e pubblicata il 12 settembre 2003<br />

Caro Direttore,<br />

nella pagina delle lettere di sabato 3 agosto è stato dato forte risalto allo sfogo della signora<br />

Anna Caroli, ed io, come appartenente alla più vecchia associazione vicentina di auto -<br />

aiuto nel campo della tossicodipendenza, mi sento in dovere di esprimere alcune considerazioni.<br />

La signora inizia dicendo che “ ha pazientato tre anni dalla pubblicazione di una sua<br />

lettera rivolta a tutte le agenzie educative presenti in Vicenza” in cui “parlava” dei problemi<br />

inerenti alla droga, “la lettera fu apprezzata e tutto finì lì”.<br />

Il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti, che io presiedo, è nato<br />

come associazione negli ultimi anni settanta quando cominciava affacciarsi il problema<br />

droga, perché alcune famiglie avevano capito la pericolosità del fenomeno ed erano scese<br />

in campo tentando di combatterlo al suo nascere. Da allora, sono state inviate ai giornali<br />

cittadini e nazionali numerose lettere dai contenuti più vari, per informare, denunciare e<br />

stimolare provvedimenti. Sono stati inviati appelli alle istituzioni competenti come:<br />

Comune, Regione, Ministeri, Presidenti del Consiglio, fino ai presidenti Cossiga, Scalfari<br />

e Ciampi. Risultato? Un florido mercato della droga che nel tempo ha continuato ad<br />

espandersi perché fornito di sempre nuove sostanze in aggiunta delle tradizionali, atte a<br />

soddisfare qualsiasi richiesta, tutto ciò unito alla mancanza di leggi adeguate chieste invano<br />

per anni da associazioni di tutta Italia riunite insieme per combattere questo cancro<br />

sociale.<br />

Nelle giornate mondiali di lotta alla droga che si svolgono il 26 giugno di ogni anno,<br />

abbiamo organizzato convegni, dimostrazioni in Piazza dei Signori, dispensato fascicoli,<br />

agendine e altro materiale per informare e sensibilizzare i cittadini su questo problema, ma<br />

il nostro impegno non è riuscito nell’intento prefisso.<br />

Dice ancora la signora: “Vicenza è sommersa dalla droga e migliaia di famiglie sono<br />

nella disperazione”. Al comitato siamo testimoni di tante tragedie che si consumano nel<br />

chiuso delle case, ma le famiglie non si mostrano, non scendono in trincea a dare man<br />

forte, telefonano, qualche volta, quando sono esauste, si fanno vedere, ma non si fermano,<br />

non collaborano con noi, non capiscono che i politici hanno bisogno di voti e per non<br />

perderli potrebbero anche impegnarsi in modo più costruttivo e risolutivo. Si immagina<br />

un esercito di genitori che protestano per la vita dei loro figli? La signora dice ancora che<br />

negli anni settanta la droga c’era, ma meno vistosa, a noi risulta al contrario, che era molto<br />

più “spudorata”. Oggi i nuovi drogati sono confusi nella società e irriconoscibili fino a<br />

quando arriva l’arresto o l’overdose. Mantengono un lavoro e non si sentono dipendenti,<br />

– 400 –


Dal 2000 al 2008<br />

ma insanguinano le strade del dopo discoteca e dei fine settimana!<br />

La nostra esperienza non divide le famiglie in ”sane, meno serie e decisamente insane”;<br />

la droga entra ovunque dove ci sono giovani fragili bersagliati da richiami consumistici e<br />

privi di esempi validi. La famiglia può essere sana, ma è fuori che c’è la giungla!<br />

La convinzione dei genitori del Comitato è, che fino ad oggi, qui in Italia, non c’è mai<br />

stata la volontà o la capacità di combattere veramente la droga.<br />

Per il comitato, Olga Dalla Valle<br />

Nella sua lunga lettera al giornale la signora Caroli, insegnante in pensione, tra l’altro<br />

dice:”Nel decennio 1980 -’90, a Vicenza iniziava a serpeggiare uno stile ansioso. Si sapeva e<br />

non si voleva sapere. La droga entrava nelle scuole, i gabinetti erano nascondigli ideali per le<br />

bustine di erba.. In chiusura propone: “Un Comitato di Genitori Vicentini veramente interessati<br />

al problema droga”.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 settembre 2003<br />

Thiene - Alcol, s’inizia tra i banchi<br />

Il Sert: “Al lunedì ragazzi in classe coi postumi”<br />

E l’associazione genitori scrive alla Rai: “La pubblicità può istigare l’abuso”<br />

✧<br />

La Repubblica - 4 ottobre 2003<br />

Roma, retata anti-spinello di liceali<br />

Agenti travestiti da bidelli per stroncare il traffico<br />

✧<br />

La Repubblica - 25 novembre 2003<br />

“Sì, sono un consumatore di cocaina ma solo a scopo terapeutico”<br />

Il senatore protesta: vergognosa la fuga di notizie sulla mia deposizione<br />

✧<br />

E noi aspettiamo una vera lotta contro le droghe!!!<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 5 gennaio 2004<br />

Operazione Amsterdam - Reparto operativo ha bloccato i giovani di ritorno dall’Olanda<br />

Sei denunce sul pullman dello sballo<br />

Sequestrati hashish e lecca-lecca al gusto di marijuana<br />

La vacanza nella città della trasgressione, si è conclusa prima che con l’abbraccio di mamma e papà,<br />

con la perquisizione dei carabinieri. La gita ad Amsterdam ha avuto per ultima tappa la caserma di<br />

via Muggia, dove nelle tasche e nelle borse di sei giovani vicentini sono spuntati Hashish, marijuana,<br />

semi di canapa oltre a dei lecca-lecca alla “maria” che per il Vicentino sono una novità assoluta.<br />

Viste le modiche quantità, per i sei ragazzi sono scattate le denunce a piede libero, oltre ai durissimi<br />

rimproveri per i genitori che erano andati a prendere i figli dopo il Capodanno all’estero. I militari<br />

li hanno fermati appena scesi, al casello di Vicenza est, da un pullman di una compagnia turistica<br />

che aveva portato una comitiva raccolta in varie città d’Italia, in Olanda per le festività di fine<br />

anno.<br />

– 401 –


Dal 2000 al 2008<br />

La Repubblica - 22 gennaio 2004<br />

Boom di un nuovo tipo di negozi che distribuiscono prodotti naturali<br />

Che possono provocare gli stessi effetti delle droghe<br />

Compro la salvia e me la fumo<br />

Negli smart shop in vendita piante ed erbe stupefacenti<br />

✧<br />

Vicenza – 30 gennaio 2004 – Spettacolo teatrale: “Accendiamo una lampada”<br />

Qualche mese prima di questa data, ero stata contattata<br />

dal responsabile del gruppo “Arca” che desiderava dedicarci<br />

gratuitamente la recita di questa commedia; dopo vari<br />

contatti con il Comune, la circoscrizione 1, i responsabili<br />

del teatro San Marco e avere chiesto il permesso a Garinei,<br />

essendo questa una sua commedia, la rappresentazione ha<br />

avuto luogo appunto il 30 gennaio.<br />

L’ingresso era libero, così come l’offerta richiesta.<br />

Il presidente della circoscrizione ha gentilmente introdotto<br />

il significato dello spettacolo con parole di calore umano e<br />

grande sensibilità.<br />

Il pubblico, numeroso, è stato generoso di applausi.<br />

✧<br />

La Repubblica - 8 marzo 2004<br />

<strong>Droga</strong>, via libera alla legge Fini<br />

Il Consiglio dei ministri vara le nuove norme: per lo spaccio carcere fino a vent’anni<br />

puniti anche i consumatori - Pene più severe e nessuna distinzione tra eroina e spinello<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 29 marzo 2004<br />

Blitz nella notte - Sequestri e arresti al rave party<br />

Fermati quasi 120 giovani in pista. Gli investigatori della Squadra Mobile e delle Fiamme<br />

Gialle vicentine hanno rinvenuto con le unità cinofile ecstasy, popper, Lsd, cocaina e hashish<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 26 giugno 2004<br />

Giornata mondiale di lotta alla droga<br />

Una rete di servizi per tenere lontani i ragazzi dalla tossicodipendenza<br />

La prima pasticca arriva a 13 anni<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 14 luglio 2004<br />

Sigilli a 100 mila spinelli<br />

Arrestate quattro persone e sequestrati 37 chili di hashish. Il valore della droga si<br />

aggira sui 45 mila euro. “In due anni un giro da 250 chili”. La droga nascosta da un insospettabile<br />

che vive a 50 metri dalla caserma dei carabinieri<br />

– 402 –


Dal 2000 al 2008<br />

Il Giornale di Vicenza - 21 settembre 2004<br />

Dueville - Denunciati per droga 11 minorenni<br />

In casa un fiume di hashish e ecstasy<br />

Secondo i carabinieri la marijuana era stata coltivata in una piantagione sull’Astico<br />

✧<br />

24 ottobre 2004 - Lettera di una nostra mamma a: La Voce dei <strong>Berici</strong><br />

Egregio Direttore,<br />

sono una giovane nonna e con mio marito stiamo vivendo una sorta di incubo.<br />

Ho una figlia ventenne, caduta ancora minorenne nel vortice della droga. In questi<br />

ultimi anni si è legata ad un giovane con cui più tardi ha iniziato una convivenza resa più<br />

forte dal rispettivo uso di sostanze stupefacenti. Dopo una prima gravidanza non conclusa<br />

è rimasta incinta una seconda volta dando alla luce un figlio pochi mesi fa.<br />

Preciso che fin dall’inizio di questo problema, con mio marito ci siamo rivolti fiduciosi<br />

al Sert confidando in una guida competente ed esperta. Subito dopo il parto, nel timore<br />

fondato che le venisse tolto il bimbo, mia figlia aveva smesso di drogarsi e si era sottoposta<br />

docilmente ai controlli richiesti.<br />

Dopo un difficile periodo con il compagno che non aveva nemmeno tentato di modificare<br />

il suo comportamento disgressivo, era volontariamente tornata a casa nostra col<br />

figlioletto; ha trovato un lavoro e nelle ore libere si occupava attivamente di lui.<br />

Confesso che mi ero illusa che la situazione trovasse un equilibrio positivo, ma la sentivo<br />

fragile e ancora immatura, per questo mi ero rivolta agli operatori che la seguivano<br />

confidando nell’opportunità di ospitarla in una comunità terapeutica per ragazze madri.<br />

Le mie paure hanno presto trovato conferma! L’iniziale istinto materno si affievoliva<br />

ogni giorno di più, noi eravamo inascoltati e lei si sentiva in balia di sé stessa; sembrava<br />

preda di un convulso bisogno di libertà e di divertimenti. Interruppe i controlli, cominciò<br />

a trascurare il bimbo divenuto un peso, finché decise di andarsene in una grande città<br />

con dei coetanei appena conosciuti.<br />

Mio marito ed io abbiamo continuato a cercare aiuto, ma chi poteva darcelo temporeggiava.<br />

La situazione reale che per me necessitava di interventi urgenti e decisi, era stata<br />

sottovalutata, in più, persino le leggi ci sono contro.<br />

Ora mia figlia è lontana, ci ha lasciato quel figlioletto che non sente più suo ed io mi<br />

sento disperatamente impotente.<br />

Chi e che cosa non riesce a fermare una ventenne che si avvia verso un degrado morale<br />

e fisico? Perché c’è questa incapacità da parte delle leggi di aiutare in modo energico e<br />

mirato questi figli che non si accorgono che stanno buttando via la loro giovinezza e con<br />

essa anche la vita?<br />

Cos’è questo lassismo che confonde la libertà con la schiavitù subdola e cancrenosa<br />

della droga?<br />

Con queste domande cui non so dare risposta pochi giorni fa sono entrata con il mio<br />

nipotino nella chiesa parrocchiale. Anche se sono cattolica ma non praticante, ho sentito<br />

in me questa necessità. Ho chiesto di parlare con un prete, mi sono confidata con lui in<br />

un tumulto di sentimenti, ho chiesto una benedizione particolare per il bimbo non anco-<br />

– 403 –


Dal 2000 al 2008<br />

ra battezzato. Non mi è stato chiesto né il nome, né l’indirizzo. Indipendentemente da me<br />

non vi sarà alcun contatto.<br />

Anche nella casa di Dio in cui voglio continuare a credere ho sentito il vuoto, il gelo<br />

della non accoglienza. Sono uscita mortificata e ancor più disperata. (A.V.)<br />

Segue una lunga e solidale risposta del direttore.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 5 novembre 2004<br />

I dati del Sert: si abbassa l’età della dipendenza<br />

A 15 anni prigionieri di alcol e droga<br />

Fumo, ecstasy, cocaina ed eroina: tutto mescolato. È questa la nuova frontiera<br />

✧<br />

La Repubblica - 18 novembre 2004<br />

Oggi comincia l’iter parlamentare - Legge Fini al Senato: droghe tutte uguali, dure sanzioni<br />

Dieci spinelli e si rischierà il carcere<br />

✧<br />

La Repubblica - 20 novembre 2004<br />

Annuncia il suicidio via sms agli amici<br />

La morte “per noia”di una quindicenne milanese<br />

“Veglierò su di voi”- “Vivo una vita che non è mia”- “Se non fossi nata“sarebbe lo stesso”<br />

“Io ho avuto il coraggio di farlo. Poi si vedrà”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 13 dicembre 2004<br />

Si toglie la vita a quattordici anni<br />

Viveva nei colli vicentini<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 5 febbraio 2005<br />

Ecstasy, padre denuncia figlio<br />

La polizia sequestra 73 pasticche e ferma i fornitori<br />

✧<br />

La Repubblica - 21 febbraio 2005<br />

<strong>Droga</strong>, nasce il primo carcere - È gestito anche da San Patrignano<br />

Sarà inaugurato da Fini e ospiterà 140 detenuti<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 22 febbraio 2005<br />

Giovane di Schio trovato morto a Padova<br />

Inutili i soccorsi<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 26 marzo 2005<br />

Schio – Dodici chili di droga in cantina<br />

Thiene - <strong>Droga</strong> negli ovetti di Pasqua<br />

– 404 –


Dal 2000 al 2008<br />

La Repubblica - 22 aprile 2005<br />

Alcol, il primo bicchiere a 11 anni<br />

Ai ragazzi italiani il record europeo<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 5 giugno 2005<br />

Tossicodipendente trovato morto nella sua abitazione<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 giugno 2005<br />

30 anni, trovata morta in casa<br />

✧<br />

Il rapporto della presidenza del Consiglio:<br />

le sostanze più usata sono hashish, marijuana e cocaina<br />

<strong>Droga</strong>, i primi contatti a 11 anni<br />

Aumentano i consumatori – Bambini - Il rischio del “mini sballo”<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 7 ottobre 2005<br />

La Squadra mobile ha scoperto un laboratorio clandestino nel Vicentino<br />

Chiusa la raffineria della coca<br />

Otto persone in manette, fra cui due corrieri dal Sudamerica<br />

✧<br />

La Repubblica - 26 ottobre 2005<br />

Blitz antidroga, arrestato un chirurgo<br />

Operava dopo aver sniffato cocaina<br />

Sequestrate le cartelle cliniche del suo reparto. In manette 18 persone<br />

✧<br />

La Repubblica - 7 novembre 2005<br />

Test nel Tamigi, record di cocaina<br />

L’indagine è dell’istituto Negri che lo aveva già fatto in Italia - Il consumo 10 volte superiore<br />

a quanto calcolato finora - Londra, 4 abitanti su 100 fanno uso dello stupefacente<br />

Sono 150 le “strisce” di polvere bianca consumate ogni giorno dai londinesi<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 24 novembre 2005<br />

Schio – Muore di overdose a 23 anni<br />

Inutile ogni soccorso<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 30 novembre 2005<br />

Il virus dell’Aids non si ferma. Ventenni e donne in pericolo<br />

Domani la giornata mondiale. In Comune programmate varie manifestazione<br />

Dai 20 ai 40 nuovi casi all’anno - Al S. Bortolo vengono seguiti 482 pazienti<br />

Performance, spettacoli e associazioni in Consiglio<br />

Ecco il programma organizzato dal Dipartimento delle politiche sociali del Comune con Casa Marcoaldi,<br />

il Mosaico, il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti e dei malati di<br />

Aids: alle 17 di giovedì il Consiglio comunale incontrerà enti e associazioni vicentine impegnati da<br />

– 405 –


Dal 2000 al 2008<br />

anni nella lotta all’Aids. Alle 19,30 verrà celebrata una messa nella chiesa dei Servi in piazza Biade.<br />

Sabato 3 dicembre alle 20,30 “Andare a tempo. Dai minuti contati ai minuti che contano”. Spettacolo<br />

teatrale promosso da Casa Speranza. Domenica 11 alle ore 20,30 “C’era una volta l’Aids” spettacolo<br />

di musica, teatro e danza, organizzato da Casa Marcoaldi.<br />

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Il Giornale di Vicenza - 2 dicembre 2005<br />

La associazioni in Comune per dare il via a tutte le iniziative”Aids”<br />

Ad ascoltare i numeri e le cifre di una infezione che torna a preoccupare nel Vicentino, ieri sera, era<br />

infatti una platea di assessori e consiglieri chiamati a rispondere in prima persona all’allarme lanciato<br />

dagli esperti. “È indispensabile – ha affermato Vinicio Manfrin, responsabile del Day hospital<br />

Malattie infettive e tropicali dell’Ulss 6 – ritornare a parlare ai giovani e ai nostri studenti dei comportamenti<br />

a rischio per la trasmissione del virus”.<br />

I dati infatti parlano chiaro. Dal 2004 ad oggi c’è un impennata nel numero dei pazienti curati dall’Ulss<br />

Vicentina per malattie trasmissibili per via sessuale. Tra queste la sifilide e l’Aids, che hanno<br />

fatto capolino in modo inaspettato tra le età più giovani della cittadinanza. “E’ utile ricordare che circa<br />

il 98 per cento dei casi di infezione da Hiv è dovuto a un comportamento sessuale inadeguato – ha riportato<br />

Manfrin – la prevenzione, ma soprattutto l’informazione sono l’unica arma capace di combattere un<br />

male che si sta dimostrando più agguerrito e diffuso del previsto”. (…)<br />

Durante gli anni del mio impegno nel volontariato ho partecipato a diversi incontri, tavole<br />

rotonde e altro, a volte c’era tanta gente, a volte meno, ma sempre l’attenzione e l’interesse all’ascolto<br />

erano massimi.<br />

Quella sera in Comune, il sindaco Enrico Hullweck, su proposta dell’assessore agli interventi<br />

sociali, Davide Piazza, aveva programmato di iniziare il Consiglio comunale ospitando il<br />

dr. Vinicio Manfrin responsabile del Day hospital del malattie infettive e alcune associazioni<br />

che si occupano di Aids.<br />

Molti tra gli assessori e i consiglieri che erano stati praticamente obbligati ad ascoltarci per<br />

dovere istituzionale, si sono mostrati chiaramente indifferenti al problema. La disattenzione<br />

era quasi generale. Alcuni sono arrivati dopo l’inizio dell’incontro, disturbando la proiezione<br />

di diapositive illustrate dal medico, altri conversavano con il vicino di seggio, una consigliera<br />

in prima fila per rispondere al telefonino, certamente non spento, è più volte uscita e rientrata<br />

in sala. Il relatore era praticamente inascoltato. Un comportamento veramente offensivo.<br />

Durante i lunghi anni di battaglie, mi sono creata la “fama” di essere graffiante e in quel<br />

momento sentivo di esserlo più che mai. Avendo vicino l’assessore, pure lui a disagio, e avuto il<br />

permesso di esprimermi liberamente, ho iniziato il mio intervento, con secche parole di biasimo<br />

per l’inciviltà riscontrata. Sono stata subito gratificata da un inaspettato quanto caloroso<br />

battimano da parte del pubblico presente in fondo alla sala, anch’esso indignato.<br />

Resta per me la domanda, su questo modo di interpretare la politica così sprezzante verso i<br />

problemi vivi della gente e così autoreferenziale e narcisistica.<br />

Un teatrino veramente scoraggiante.<br />

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La Repubblica - 20 dicembre 2005<br />

L’Ue: in Italia la cocaina dilaga<br />

Il nostro paese battuto solo da Inghilterra e Spagna - Boom anche di ecstasy<br />

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Dal 2000 al 2008<br />

La Repubblica - 9 gennaio 2006<br />

Aids, nuova vittoria per Clinton<br />

Accordo con le case farmaceutiche: prezzi più bassi in 50 paesi<br />

Per la seconda volta la fondazione dell’ex presidente strappa un sì a Big Pharma<br />

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La Repubblica - 27 gennaio 2006<br />

<strong>Droga</strong>, scatta la tolleranza zero<br />

Nessuna distinzione tra eroina e spinelli. L’Unione:è una vergogna<br />

Pene: Da 6 a 20 anni se si importa, esporta, riceve, acquista o detiene<br />

una sostanza stupefacente per uso non esclusivamente personale<br />

Sanzioni amministrative: Per chi detiene un quantitativo per uso personale<br />

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Il Giornale di Vicenza - 15 febbraio 2006<br />

Catturato con 13 chili di cocaina<br />

“Vicentino a capo della gang”<br />

Catturato al porto di Genova di ritorno dalla Spagna - La droga vale 2 milioni di euro<br />

✧<br />

In questi giorni Il Giornale Di Vicenza ha pubblicato alcune lettere in riferimento alla legge<br />

sulla droga. Anch’io ho espresso il mio parere in uno scritto pubblicato il 28 febbraio 2006 con<br />

il titolo:<br />

La legge sulle droghe - Non diamo spazio a libertà suicide<br />

Caro Direttore,<br />

dopo le varie lettere pubblicate in riferimento alla nuova legge sulle droghe, sento anch’io<br />

la necessità di intervenire per portare un contributo non ideologico, ma frutto della mia<br />

esperienza vissuta.<br />

È mia intenzione tra l’altro di trasformare questa lettera in un appello rivolto ai<br />

responsabili politici della nostra Nazione.<br />

Ho letto attentamente gli scritti. Tralascio di commentare quello del sen. Tredese<br />

(merita particolari riflessioni), tralascio anche quelli dell’avv. Mele Senior, e ultimo, in<br />

ordine di tempo, quello di Antonio Berto, con i quali condivido più punti in comune.<br />

Toccherò qualche punto espresso da Enzo Bacchion per soffermarmi soprattutto sul testo<br />

di Olol Jackson dei Verdi.<br />

Quello scritto mi ha riportato indietro di oltre trent’anni e mi ha dato l’impressione<br />

che loro, i verdi, vadano avanti ad occhi chiusi, fermi nella loro vecchia ideologia fortemente<br />

provocatoria e dissacratoria, indegna di un movimento che si definisce ecologico<br />

(Ecologia: scienza che ha per oggetto di studio i rapporti intercorrenti tra gli esseri viventi e<br />

l’ambiente).<br />

Alla nascita di questo movimento, ho provato un senso di soddisfazione nel pensare<br />

che finalmente qualcuno, si sarebbe impegnato per la salvaguardia della natura, che vuole<br />

anche dire della salute.<br />

Purtroppo ho capito ben presto, che non era così.<br />

– 407 –


Dal 2000 al 2008<br />

Il movimento dei Verdi, che dovrebbe essere portatore di sani principi, affonda invece<br />

nella palude del più banale, superficiale e pericoloso protagonismo.<br />

Cosa ha a che fare con l’ecologia e la difesa dell’autenticità della vita umana il consumo<br />

di droghe? Perché essere contro le sostanze chimiche negli alimenti, ai pesticidi usati<br />

nel mondo vegetale, alle sostanze alterate dei mangimi per gli animali, etc. ed essere favorevoli<br />

all’uso delle sostanze stupefacenti che inquinano il corpo e l’anima dell’uomo? Ah!<br />

ma solo per lo spinello! (per ora, dico io). Chi sente il bisogno di farsi le “canne”, specialmente<br />

se adulto, dovrebbe preoccuparsi, perché vuol dire che qualcosa dentro di sé non<br />

và. E come non vedere gli effetti distruttivi dell’uso di droghe sull’intero sistema ecologico<br />

umano, cioè la famiglia e la società?<br />

È solo un problema di diritti individuali, oppure è anche un problema di salute dell’intero<br />

organismo di relazioni che è appunto la società?<br />

Dovremmo sapere tutti, che a spinellare sono soprattutto giovani e giovanissimi; in<br />

mano loro, queste sostanze diventano pericolose come mine vaganti, non si sa fino dove<br />

arrivano e le loro conseguenze possono diventare devastanti, perché assorbite da persone in<br />

età evolutiva e formativa.<br />

A me non interessano i “dati ricavabili dall’esperienza olandese”, ogni Stato ha le sue statistiche,<br />

a me interessa sapere che il novantanove per cento dei consumatori di eroina,<br />

abbiano cominciato con gli spinelli.<br />

Per inciso dirò, che mio figlio, in terza media, nel trovarsi in gruppo con i suoi compagni<br />

di classe, si passavano lo spinello l’uno con l’altro; poi avevano trovato il modo di procurarselo<br />

e consumarlo ogni qualvolta ne sentivano il desiderio. Ebbene, la metà di loro<br />

divenne tossicodipendente, e tolto un paio che con tanta fatica e varie ricadute si sono salvati,<br />

gli altri sono morti per conseguenze legate alle droghe.<br />

Questa è mera realtà.<br />

Perciò, non si può solo considerare il fatto della libertà individuale senza tenere conto<br />

delle conseguenze sul prossimo. E questo riguarda anche i beni comuni come la salute, il<br />

benessere, il pieno sviluppo di ogni persona e non ultimo, la spesa pubblica per le cure e il<br />

recupero sanitario dei danni causati da scelte sbagliate.<br />

I Verdi e gli antiproibizionisti in genere, insistono nella legalizzazione puntando in realtà<br />

sulla liberalizzazione delle droghe e questo liberismo ferisce profondamente le famiglie che<br />

hanno patito anni di calvario, impensabile per chi non lo ha provato, sopportando inermi<br />

e impotenti lo sfacelo fisico e morale dei loro cari, il degrado dei rapporti dentro la famiglia<br />

e il rompersi dei legami sociali.<br />

Tutto questo vissuto come una lenta e inesorabile agonia.<br />

In moltissimi casi, solo la morte “misericordiosa” può mettere fine a questa schiavitù<br />

mascherata di libertà.<br />

Concordo con Enzo Bacchion, da anni in prima linea nella lotta alla droga, quando<br />

afferma che “ in realtà noi italiani abbiamo già applicato la legalizzazione o, per meglio dire,<br />

la liberalizzazione; si spaccia e si consuma dappertutto: strade, bar, discoteche, scuole, oratori,<br />

feste, sagre di paese, case private, etc.”e io aggiungo: il mondo più o meno scoperto<br />

dello spettacolo, dello sport, fino al Parlamento, al Senato e ai Ministeri!<br />

– 408 –


Dal 2000 al 2008<br />

Che spettacolo degradante hanno dato di sé quei parlamentari dei Verdi che in piazza<br />

Montecitorio, con la scusa della protesta spinellavano allegramente in piena libertà guardati<br />

da vicino da agenti anti-sommossa che non potevano intervenire per ordini superiori!<br />

Non si fumano le “canne” con tanta naturalezza se non si è abituati a farlo!<br />

Si domanda ancora Bacchion: “perché non si comincia a discutere sui reali bisogni della<br />

gente che vive il dramma della dipendenza”? E ancora io aggiungo: senza escludere le associazioni<br />

delle famiglie generalmente poco ascoltate?<br />

La libertà intesa come libero arbitrio di ciascuno e senza limiti non ha alcun senso, se<br />

non è accompagnata dalla responsabilità verso sé stessi e gli altri, nelle conseguenze delle<br />

proprie azioni.<br />

Sappia il signor Jackson, che “l’infelice e dannosa” legge Jervolino Vassalli del 1990, era<br />

stata da anni fortemente sollecitata dalle famiglie di tossicodipendenti di tutta Italia, riunite<br />

in associazioni di auto-aiuto (praticamente esistenti in ogni provincia) e da molte comunità<br />

terapeutiche. Il cinico referendum del ’93, voluto dagli antiproibizionisti e che meritava<br />

una corretta informazione che non c’è stata e una particolare attenzione, fu furbescamente<br />

inserito tra le undici schede comprendenti altrettanti referendum, creando più confusione<br />

che consapevolezza tra i votanti. L’Italia si era divisa su due fronti e per pochi voti,<br />

la legge che già stava dando buoni frutti, naufragò miseramente seminando sconforto e sfiducia<br />

verso lo Stato, in chi per essa aveva profuso speranze di salvezza.<br />

Nel chiudere la lettera, il signor Jackson auspica “forte battaglia contro la nuova legge<br />

nefasta” e invita l’unione “a scelte coraggiose”. Anch’io invito a scelte coraggiose, ma non<br />

per l’ottenebramento delle coscienze, ma per una chiara consapevolezza delle proprie<br />

azioni.<br />

Si ricordino i nostri politici, che ogni tossico che vota per i partiti libertari, ha alle spalle<br />

una famiglia composta da due genitori e da fratelli che voteranno, magari turandosi il<br />

naso come diceva Montanelli, in senso opposto. Intenda chi sa intendere!<br />

E per finire desidero far notare le nefaste conseguenze di una droga che è libera sul<br />

mercato da sempre: l’alcol: 5.000.000 di italiani ne abusano, 1.000.000 sono alcolisti. Le<br />

morti causate direttamente in un anno sono dalle 30.000-40.000, altrettante sono quelle<br />

indirette come: incidenti stradali 35%, suicidi, omicidi, incidenti sul lavoro. 3.000 bambini<br />

all’anno nascono con sindrome feto- alcolica.<br />

Siamo così privi di buon senso, che per salvaguardarsi dalle nostre “Libertà suicide”, ci<br />

devono essere imposte leggi mirate, come l’uso del casco, della cintura di sicurezza, del<br />

divieto di fumare il luoghi pubblici etc.<br />

Invito il signor Jackson al mio Comitato, siamo aperti tutti i lunedì pomeriggio. Venga<br />

spoglio di ideologismi, solo per conoscere le nostre storie e il nostro punto di vista. Noi<br />

siamo famiglie che a causa delle droghe hanno avuto l’esistenza sconvolta da lutti. Venga<br />

con amicizia, chissà che non troviamo un punto d’incontro.<br />

È saggio chi nella vita è capace di mettersi nelle scarpe degli altri e cambiare i propri pregiudizi.<br />

Per il Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e dei malati di Aids,<br />

la presidente Olga Dalla Valle<br />

– 409 –


Dal 2000 al 2008<br />

Lettera pubblicata da: il Giornale di Vicenza l’1 marzo 2006 sul tema: la nuova legge sulla<br />

droga<br />

“Mi aspettavo la difesa della salute dei giovani”<br />

Ho visto la manifestazione di protesta per la nuova legge sulla droga e le immagini di quei<br />

giovani allegri, spensierati con i loro bei visi e gli occhi vivaci, mi hanno fatto ricordare la<br />

numerosa compagnia di amici di mio figlio, ragazzi alla ricerca della felicità, intesa come<br />

libertà, nell’incoscienza della loro giovinezza. Non avevano sicuramente progettato l’autodistruzione,<br />

ma incautamente si erano illusi che fumare lo spinello non sarebbe stata la<br />

loro rovina.<br />

Nel camposanto della mia città ci sono centinaia di lapidi con le loro foto dei tempi<br />

belli. I loro occhi sono luminosi, i loro sorrisi radiosi, nessuno ha la foto di come la droga,<br />

e a volte l’Aids, l’aveva ridotto e distrutto.<br />

Che percorso di dolore, di emarginazione e di umiliazioni ha portato questo incauto<br />

incontro con lo spinello! Mio figlio, ormai allo stremo, passa le sue giornate come un eremita,<br />

sopravvissuto a una catastrofe, rintanato nella sua camera-antro, in assoluta solitudine,<br />

stordito dalla droga che lo Stato, attraverso il Sert gli somministra (questa la conseguenza<br />

dell’applicazione della riduzione del danno sociale).<br />

Ormai la sua anima è spenta, il suo futuro nullo e nei pochi momenti consapevoli è<br />

preda della più nera disperazione. Imprimetevi negli occhi le immagini gioiose di quei<br />

ragazzi, buona parte di loro, purtroppo, saranno presi dalle spire della droga, e i loro<br />

sguardi non saranno più così felici.<br />

A quei parlamentari di mezza età che si drogano in pubblico e ai quali paghiamo noi<br />

cittadini un profumato stipendio, vorrei chiedere perché lo fanno. Si facciano aiutare, se<br />

alla loro età hanno ancora bisogno della trasgressione adolescenziale; come mai non vengono<br />

perseguiti a norma di legge sugli stupefacenti e segnalati al prefetto con le dovute<br />

sanzioni, quali il ritiro della patente e l’obbligo di controlli periodici al Sert e, soprattutto,<br />

la denuncia per istigazione all’uso di droga e spaccio? Non so se questa nuova legge sia<br />

ben fatta e sarà efficace (è comunque sempre migliorabile), ma speravo da tanto tempo<br />

che sarebbe partito da voi qualcosa di nuovo in proposito.<br />

Con tutta la mia famiglia ho sempre votato a sinistra, ritenendola depositaria di valori<br />

forti, di civiltà e tutela dei più deboli, ora non so più cosa pensare; intere generazioni<br />

sono state decimate da droga e Aids, e mi aspettavo, finalmente, una presa di posizione in<br />

difesa della salute fisica e mentale dei nostri giovani.<br />

Lettera firmata<br />

✧<br />

29 marzo 2006<br />

Schio - Fagioli imbottiti con la cocaina<br />

Barista insospettabile spacciava droga importata dal Perù<br />

✧<br />

La Repubblica - 5 aprile 2006<br />

Legge sulla droga, le quantità massime consentite<br />

È spacciatore chi ha più di 20 spinelli - Coca, limite a 5 dosi<br />

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Dal 2000 al 2008<br />

La Repubblica - 18 aprile 2006<br />

Ecstasy in discoteca – Muore a 16 anni<br />

Venezia – la ragazza svenuta in pista<br />

Secondo alcuni testimoni, prima del malore aveva bevuto alcolici e preso una pastiglia<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 15 maggio 2006<br />

Il Sert ora lancia l’allarme<br />

Attenzione anche sulla cannabis: sette ragazzi su dieci fumano spinelli<br />

✧<br />

È allarme, più principio attivo di cocaina con i semi transgenici<br />

“Bisogna mettere insieme strumenti normativi, di intelligence e analisi”<br />

Tra i consumatori di cocaina, ambiente batte genetica uno a zero. La proclamazione in stile calcistico,<br />

è del prof. Gilberto Guerra, che ieri a Verona nel corso del convegno “Cocaina”, ha presentato<br />

uno studio secondo il quale un ambiente familiare favorevole è in grado di contrastare la predisposizione<br />

genetica alla dipendenza da sostanze psicotrope, siano esse alcol o, in questo caso cocaina.<br />

La cocaina è una droga subdola, ha detto ancora Guerra, perché “ha avuto la patente di sostanza<br />

ricreativa”, ma in realtà, siccome stimola il centro del cervello della gratificazione, crea più dipendenza<br />

di altre droghe e “è una sostanza che non si maneggia, diventando anche mortale”. (…)<br />

✧<br />

La Repubblica - 13 giugno 2006<br />

“Sì alle stanze per l’eroina”, ed è scontro<br />

Il ministro della Solidarietà sociale: esperimento da fare<br />

Stop di Bindi alla proposta di Ferrero<br />

✧<br />

La Repubblica - 14 giugno 2006<br />

Stanze del buco, Prodi boccia Ferrero<br />

Scontro sulla proposta oggi alla Camera.<br />

Monito dei vescovi: scorciatoia rischiosa<br />

Veronesi: proibire l’eroina non serve, meglio legalizzarla<br />

✧<br />

15 giugno 2006<br />

Dibattito alla Camera – L’Oms: nessuna prova che quelle strutture funzionino<br />

“<strong>Droga</strong>, abrogheremo la legge Fini”<br />

Ferrero: via le sanzioni per i consumatori - “Stanze del buco, solo un’idea mia”<br />

Lo psichiatra Luigi Cancrini: meglio il metadone e la psicoterapia<br />

✧<br />

Il 19 giugno 2006 ho indirizzato una lettera al presidente del Consiglio Romano Prodi<br />

e p.c.al ministro per la Salute Livia Turco, al ministro per la Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, al ministro<br />

per la Famiglia Rosi Bindi e al ministro per l’Ambiente Pecoraro Scanio.<br />

Per non essere ripetitiva, riporto del testo solamente alcuni brani, dove ho fatto presente le mie convinzioni,<br />

già espresse nello scritto pubblicato dal giornale di Vicenza il 28 febbraio.<br />

Signor Presidente,<br />

sono una cittadina italiana impegnata da ventidue anni nel campo del volontariato come<br />

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Dal 2000 al 2008<br />

presidente del Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e dei malati di<br />

Aids di Vicenza.<br />

Pago le tasse, sono attenta alla politica, ho sempre votato, perché considero il voto un<br />

diritto – dovere. Devo confessare però, che negli ultimi anni le scelte si son fatte per me<br />

sempre più difficili, maturando di volta in volta una forte disistima verso vari rappresentanti<br />

di governo, sentimento che nell’ultima campagna elettorale mi ha esasperata e resa<br />

insofferente.<br />

Delusa dal governo precedente ho votato alle primarie per dare come tanti italiani il<br />

segnale di un bisogno di unità nazionale, di sobrietà, di impegno. Devo però purtroppo<br />

constatare che oggi, da poco più di un mese di governo mi sento delusa e amareggiata;<br />

quella sfilza di ministri e onorevoli che giornalmente affollano i TG compiaciuti nell’esternare<br />

idee personali in contrasto con la linea di governo, mi porta a pensare che siamo<br />

caduti dalla padella alla brace!<br />

Inizialmente mi ha indignata Paolo Ferrero, ministro per la solidarietà Sociale con la<br />

frase che “di spinelli non è mai morto nessuno”. Io contesto questa affermazione espressa<br />

con grave leggerezza; lo spinello può facilmente causare incidenti stradali con esiti mortali<br />

o invalidanti, favorisce tra i giovani rapporti sessuali non protetti che possono allargare<br />

il contagio dell’Aids, e se non porta inevitabilmente al consumo di droghe pesanti, é documentato<br />

che tra tali consumatori il 99 per cento ha iniziato con l’innocuo spinello.<br />

Contesto anche la proposta riguardante la sale per il buco, proposta uscita proprio in<br />

questi giorni in cui dobbiamo affrontare il referendum sulla Costituzione nella quale è<br />

sancito che “lo Stato deve salvaguardare la salute dei cittadini” e non togliere loro dignità<br />

e salute somministrando droghe.(…)<br />

Si vogliono le stanze per i buchi? Allora io propongo stanze per le prostitute, la scelta<br />

se usare o meno le cinture di sicurezza e i caschi per le moto, invito negozi e banche a<br />

lasciare aperte le casseforti ai rapinatori per evitare sparatorie etc….<br />

La libertà intesa come libero arbitrio di ciascuno, e senza limiti, non ha alcun senso, se<br />

non è accompagnata dalla responsabilità verso sé stessi e gli altri, nelle conseguenze delle<br />

proprie azioni.<br />

(…) Intensifichiamo la prevenzione con metodi e linguaggi diversi da quelli ambigui<br />

usati fino ad oggi, attuiamo strategie diverse.<br />

(…) I ministri dovrebbero essere scelti tra le persone oneste, prudenti, competenti e<br />

sagge per non mettere in imbarazzo il governo con comportamenti pericolosamente<br />

superficiali, dovrebbero astenersi dal partecipare a manifestazioni “folcloristiche” ma dare<br />

risposte ai problemi della gente lavorando in seno al Governo. Quando sgarrano dovrebbero<br />

essere destituiti dal loro incarico; sarebbe questo un messaggio importante per la<br />

Nazione.<br />

Governare è cosa seria, ne va della vita e del buon nome di tutti noi.<br />

Signor Presidente, sinceramente le confesso che se ci dovessero essere fra non molto<br />

nuove elezioni, per la prima volta in vita mia non andrei a votare!<br />

Le auguro di cuore buon lavoro.<br />

Per il Comitato la presidente, Olga Dalla Valle<br />

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Dal 2000 al 2008<br />

– 413 –


Dal 2000 al 2008<br />

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Dal 2000 al 2008<br />

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Dal 2000 al 2008<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 giugno 2006, lettera dell’avvocato Paolo Mele Senior, titolata:<br />

La “stanza del buco” - Un progetto anticamera di dolore e silenzio<br />

La “stanza del buco”, una definizione che ricorda le trappole che venivano collocate un<br />

tempo nei manieri o nei labirinti per eliminare nemici o scomodi testimoni.<br />

Una stanza che, tuttavia, con riferimento al grave problema delle tossicodipendenze<br />

avrebbe un fine apparentemente diverso: quello paradossale di tutelare la salute dei consumatori.<br />

Infatti verrebbe offerta loro la possibilità di soddisfare le proprie necessità in<br />

maniera più igienica, mediante l’uso di siringhe sterili distribuite in appositi spazi da personale<br />

medico. Un’iniziativa, dunque, a carattere pubblico ispirata al generale concetto di<br />

pulizia e prevenzione a cui deve adeguarsi qualsivoglia servizio igienico, quali ad esempio<br />

le toilette o bagni pubblici, al fine di evitare la contrazione e diffusione di malattie anche<br />

gravi e fastidiose (tifo, epatite, parassitosi etc.).<br />

Insomma l’esigenza fisiologica legata all’uso di eroina (o di qualsiasi altra droga assunta<br />

per inoculazione) viene parificata a quella altrettanto fisiologica ed incontenibile dei<br />

nostri più correnti fabbisogni corporali.<br />

La piccola differenza sta solo nella collocazione-realizzazione del buco che, mentre nei<br />

servizi già esistenti è ben cementato sul pavimento o mediante apposita tazza, nella<br />

nascente struttura verrebbe eseguito seduta stante dall’utente direttamente sul proprio<br />

corpo. Ciò che poi verrà scaricato nell’uno o nell’altro dei suddetti orifizi è cosa simile:<br />

sterco.<br />

Certo l’eroina sul mercato costa molto di più dei maleodoranti concimi naturali ed<br />

inoltre non concima un bel nulla, salvo schiantare il cervello di chi ne fa uso.<br />

Nella “stanza dei mille buchi” si semineranno solo campi di croci, la cui catalogazione<br />

verrà affidata alla cura del personale sanitario preposto, il quale, in contrasto con la propria<br />

naturale destinazione professionale, ometterà di fatto – nello svolgere questo strano<br />

compito di prevenzione – quello ben più impotente di cura di una malattia già esistente:<br />

la tossicodipendenza. E che si tratti di una vera e propria malattia non vi è dubbio, essendo<br />

essa equiparata negli annuari medici ad un’intossicazione di tipo cronico.<br />

Ma a che serve amareggiarci o stupirci, si tratta solo di ingenui palliativi per un male<br />

che già da tempo, in assenza di un serio intervento legislativo, si è rilevato pressoché incurabile,<br />

anche quando non vi erano “stanze” per gli eroinomani che, tuttora, continuano a<br />

bivaccare – senza fissa dimora – nei giardini pubblici e stazioni ferroviarie.<br />

Un popolo di giovani disperati e senza speranze a cui, dopo l’occasionale letto e pasto<br />

caldo offerto da enti di beneficenza o associazioni di volontariato, ora verrebbe aperta<br />

anche questa nuova porta per una cella senza più uscite.<br />

Ma la droga, per chi non l’ha ancora capito, non è solo morte, la droga è soprattutto<br />

business e soldi, soldi a palate e quando si parla di soldi i problemi stranamente si complicano,<br />

si allungano diventando come nel caso di specie, una storia infinita le cui origini<br />

moderne risalgono ancora alla beat-generation.<br />

Così succede che in questi ultimi decenni sono morti centinaia di migliaia di poveri<br />

cristi per overdose, Aids o semplicemente per abbandono e degrado fisico. Una vera e pro-<br />

– 416 –


Dal 2000 al 2008<br />

pria strage in nome di una presunta libertà di autodeterminazione, riconosciuta per legge<br />

a persone che, nella maggior parte dei casi, versono in uno stato di assoluta incapacità d’agire.<br />

E c’è stato in passato qualche genitore che, preso dalla disperazione, ha legato i figli<br />

alla sedia e li ha chiusi a chiave in casa pur di impedire loro di andare per strada a bucarsi<br />

e buttare via una vita. Sapete cosa è successo? Quel genitore è stato incriminato di sequestro<br />

di persona e di violenza privata ed il figlio dopo qualche anno è morto di overdose.(…)<br />

Ma qual è allora il rimedio? (…)<br />

La giusta maniera è nel trattamento sanitario obbligatorio per i casi più gravi o nella<br />

collocazione, anche espiativa, in apposite comunità terapeutiche, senza possibilità di scelta,<br />

da parte di chi non è più in grado di pensare responsabilmente al proprio bene, cancellando,<br />

dunque, l’alternativa del carcere o ancor peggio della strada.<br />

Le “stanze del buco”. … che definizione orribile! Anticamente di dolore e silenzio per<br />

un progetto senza speranza, stanze attraverso il cui buco puoi solo spiare il grigiore e l’indifferenza<br />

del mondo.<br />

✧<br />

La Repubblica - 27 giugno 2006<br />

Un atto amministrativo, poi modifiche alla Fini- Giovanardi<br />

dove equipara possesso e uso di droghe leggere e pesanti<br />

Il ministro Turco: “Cannabis, aumenterò le dosi lecite”<br />

Otto miliardi di euro all’anno la spesa degli italiani per la droga.<br />

✧<br />

26 giugno 2006 - Giornata mondiale di lotta alla droga - Anche in questa lettera inviata a<br />

Il Giornale di Vicenza ometto alcuni brani per non ripetermi<br />

La proposta di aprire dei locali dove i giovani possono bucarsi liberamente<br />

“Non è che una forma di omicidio-suicidio<br />

Che non risolverà i problemi della droga”<br />

Visto l’avanzamento pandemico del fenomeno droga, le Nazioni Unite nel 1988 hanno<br />

istituito una giornata mondiale per monitorare di anno in anno la situazione che veniva<br />

a crearsi ed escogitare un adeguato programma comunitario di lotta.<br />

Credo che ormai sia a conoscenza di tutti che lo spaccio della droga costituisce il primo<br />

finanziamento operato dalla malavita organizzata e dal terrorismo, ma in quaranta anni<br />

dall’inizio del suo consumo di massa, il problema si è fatto via via sempre più grave e pressante,<br />

lo smercio si è arricchito con nuove sostanze e ha aumentato la potenzialità di alcune<br />

(vedi lo spinello che ha quadruplicato l’effetto della sua sostanza attiva). I ricchi signori<br />

della droga hanno messo a punto ogni mezzo al loro servizio mettendo in ginocchio gli<br />

Stati che non sanno trovare nuovi metodi per fermare la domanda di consumo.<br />

(…) Da anni si parla di riduzione del danno; danno di chi? Di chi è malato e ha bisogno<br />

di aiuti mirati o della società tutta che non vuole impegnarsi delegando ad altri la propria<br />

responsabilità? La droga è un problema di tutti, si diceva qualche anno fa, ma è vero<br />

che è un problema di tutti?<br />

– 417 –


Dal 2000 al 2008<br />

Restando terra terra, faccio notare che lo Stato per salvaguardare la vita dei suoi cittadini<br />

impone loro la cintura di sicurezza in auto e il casco in moto, perché non impone o<br />

almeno tenta la cura obbligatoria per i tossicodipendenti modificando coraggiosamente le<br />

incertezze di un percorso ambiguamente permissivo di morte finora seguito?<br />

Sicuramente è più facile offrire dei locali dove i nostri giovani possono bucarsi mattina,<br />

mezzogiorno e sera in tranquillità!<br />

Ma non è questa una forma di omicidio – suicidio o di eutanasia?<br />

E se questo viene proposto da laici senza senso dello Stato e senza etica morale, non è<br />

intollerabile da parte di preti che c’insegnano che il nostro corpo è il tempio di Dio?<br />

Bucando il corpo non buchiamo e avveleniamo anche l’anima?<br />

Per il comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti e dei malati di Aids<br />

Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

La Repubblica - 26 giugno 2006<br />

Milano - Maxifurto di cocaina<br />

Nell’Istituto di medicina legale di via Mangiagalli<br />

dove sono conservati reperti sequestrati dalle forza dell’ordine<br />

Finti carabinieri entrano a tossicologia e rubano 100 chili di droga<br />

✧<br />

La Repubblica - 14 luglio 2006<br />

Presentati in Parlamento i risultati 2005 sullo stato delle tossicodipendenze<br />

Cocaina e cannabis, boom di consumatori<br />

Raddoppiati in quattro anni:il ministro Ferrero:bisogna depenalizzare<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 2 agosto 2006<br />

Giustizia – Indulto contestato<br />

Si aprono le carceri, coro di proteste<br />

Ieri pomeriggio una sessantina di detenuti hanno lasciato il penitenziario di San Pio X<br />

✧<br />

Roma - Lettera di un padre (ometto la firma) pubblicata su La Repubblica il 4 agosto 2006<br />

L’indulto per mio figlio tossicodipendente<br />

Sono il padre di un figlio tossicodipendente agli arresti domiciliari presso la comunità Incontro dal<br />

novembre 2005 per spaccio. Il tribunale di sorveglianza aveva autorizzato la prosecuzione della pena<br />

presso la comunità sino al suo termine, previsto per dicembre 2006<br />

Dopo molti anni di sofferenze e situazioni drammatiche su cui non voglio dilungarmi, richiedendo<br />

le misure alternative eravamo riusciti a portare finalmente il ragazzo in comunità. La condanna in<br />

questo caso è stata benefica, poiché, costretto in comunità, mio figlio ha cominciato nelle scorse settimane<br />

a manifestare dopo molti mesi qualche modesto segnale di miglioramento e di apertura alla<br />

risocializzazione. Come ben noto, i percorsi riabilitativi richiedono almeno trenta mesi di terapia, e<br />

ogni giorno è prezioso ai fini di questo percorso.<br />

L’approvazione dell’indulto cancella la pena residua che, sebbene limitata, rappresenta comunque un<br />

ulteriore margine di lavoro verso la piena e consapevole adesione del ragazzo al percorso di recupero.<br />

Gli operatori della comunità temono – a ragione – che l’improvvida grazia concessa a lui, come<br />

a molti altri ragazzi residenti, determini un fenomeno di emulazione, e di conseguenza il rischio con-<br />

– 418 –


Dal 2000 al 2008<br />

creto di un esodo di massa di questi soggetti.<br />

Poiché la linea terapeutica che si deve adottare nei confronti dei tossicodipendenti non prevede compromessi<br />

circa l’uso delle sostanze né la permanenza nella casa d’origine, qualora il ragazzo decidesse<br />

di lasciare la comunità, non troverà ospitalità presso la nostra famiglia e tornerà sulla strada, a<br />

delinquere e a mettere a rischio la propria e forse l’altrui vita.<br />

✧<br />

La Repubblica - 10 ottobre 2006<br />

Blitz delle “Iene” in Parlamento<br />

Test all’insaputa dei deputati - Castagnetti: illegale<br />

Bufera per la trasmissione in onda stasera<br />

Su 50 prove, 12 positivi alla cannabis, 4 alla cocaina<br />

“Un onorevole su tre si droga”<br />

✧<br />

La Repubblica - 20 ottobre 2006<br />

Indagata la troupe delle Iene<br />

La procura: con i tamponi violata la privacy dei parlamentari<br />

✧<br />

La Repubblica - 31 ottobre 2006<br />

Legali e furbe: è allarme smart drug<br />

L’Istituto di Sanità mette in guardia i giovani - Boom di consumi<br />

Estratte da prodotti vegetali e chimici, vendute via internet o in negozi specializzati<br />

Costano poco e provocano sensi di benessere e allucinazioni<br />

✧<br />

La Repubblica - 14 novembre 2006<br />

La Turco: “Mai più carcere per uno spinello”<br />

Raddoppiata la quantità massima consentita per uso personale<br />

✧<br />

VECCHIA TABELLA - Cannabis: dosi consentite<br />

500 mg di principio attivo, massimo previsto per evitare<br />

sanzioni penali.<br />

10% valore di riferimento di principio attivo per spinello<br />

20 gli spinelli, considerando una dose media singola<br />

intorno ai 25 milligrammi<br />

Cocaina: 5 dosi Ecstasy: 5 pasticche<br />

Eroina: 10 dosi Lsd: 3 dosi<br />

La Turco respinge le critiche: si al dialogo con tutti, ma non accetto lezioni di moralità<br />

“No, il decreto non lo ritiro, piuttosto mi dimetto”<br />

✧<br />

Certamente per la ministra 20 spinelli erano troppo pochi! Ora siamo a 40. Spacciare sarà più<br />

facile. Quanti colleghi avrà accontentato?<br />

– 419 –<br />

NUOVA TABELLA<br />

Cannabis: dosi consentite<br />

1000 mg di principio attivo, il nuovo<br />

limite previsto per evitare sanzioni penali<br />

40 gli spinelli,<br />

considerando una dose media singola<br />

intorno ai 25 milligrammi<br />

Per le altre sostanze ancora non è stata<br />

modificata.


Dal 2000 al 2008<br />

La Repubblica - 24 novembre 2006<br />

Quotazioni crollate negli ultimi cinque anni a causa della sovrapproduzione dell’Afganistan<br />

“L’offerta sta per superare la domanda”<br />

Droghe low cost, l’allarme dell’Europa<br />

Prezzi mai così bassi. Italia al terzo posto per consumo di cocaina<br />

✧<br />

La Repubblica - 30 novembre 2006<br />

Senato, ordine del giorno approvato con i voti sia del polo che della sinistra<br />

Spinelli, no bipartisan alla Turco -“Messaggio ambiguo ai giovani”<br />

Stop in commissione al decreto che raddoppia le dosi tollerate<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 25 gennaio 2007<br />

Baby prostituta solo per droga<br />

Valdagno - Fidanzatine costrette a concedersi sessualmente, per pagarsi la dose di allucinogeni. Ma<br />

anche studenti senza un lavoro fisso, con 3000 euro nel portafogli, “abbonati” ai rave party in giro<br />

per l’Italia. È il quadro per certi aspetti agghiacciante, che sembra emergere dagli interrogatori dei<br />

carabinieri e dalle testimonianze di genitori increduli e disperati, testimonianze che hanno portato<br />

a galla il consistente fenomeno sommerso dell’uso di droghe sintetiche tra i giovani e i giovanissimi.<br />

Già sei gli arresti compiuti dai carabinieri di Valdagno, per ragazzi tra i 17 e i 20 anni.<br />

(…) Ci si interroga per conoscere i confini di questo fenomeno che inizia ad estendersi a macchia<br />

d’olio. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 1 febbraio 2007<br />

L’indagine. I carabinieri sequestrano l’ingente partita di stupefacente ad Alte<br />

Ecstasy, 8 mila pastiglie 3 dall’Olanda<br />

In casa di un giovane un bazar di sostanze. La droga era destinata ai rave party<br />

✧<br />

La Repubblica - 2 febbraio 2007<br />

Il consumo di cocaina è spaventoso<br />

Il ministro dell’Interno in Campania dove nell’arco di un anno ne è stata sequestrata<br />

una tonnellata - L’allarme di Amato: troppa richiesta, non riusciamo a fermarla<br />

Un mercato non più elitario, il consumatore “alleva” la propria clientela<br />

Milano capitale della polvere - Uno su dieci ne ha fatto uso<br />

✧<br />

La Repubblica - 3 febbraio 2007<br />

Dopo l’allarme di Amato diffusi i dati. Il presidente antimafia:”La prendono come il caffè”<br />

Cocaina, raddoppiati i consumi -Ferrero: “Ora cambiamo la legge”<br />

Sequestri: 2006 - Sequestrate 4.624 tonnellate di cocaina un incremento rispetto al 2005<br />

del 5,74 per cento.<br />

La testimonianza: “Io medico, spendo mille euro al mese, la droga me la porta un amico<br />

in studio”<br />

“Il ‘botto’ lo faccio di notte, col whisky. Al risveglio da leone sei diventato un insetto”<br />

✧<br />

– 420 –


Dal 2000 al 2008<br />

Il Giornale di Vicenza - 19 febbraio 2007<br />

La trasgressione si chiama coca e fa spendere 200 euro a serata<br />

Secondo i dati del Sert di Vicenza il consumo è in forte e costante aumento<br />

✧<br />

28 febbraio - L’avvertimento lanciato al “Montagna”<br />

Chetamina nei bicchieri delle ragazzine,<br />

la “moda” inglese arriva a Vicenza<br />

C’è una nuova droga: donne nel mirino - All’assemblea d’istituto l’esperto informa<br />

le giovani di un nuovo pericolo - Nei mesi scorsi anche in città ci sono stati episodi “sospetti”<br />

Arriva in Italia e a Vicenza la nuova droga, esportata dall’Inghilterra dove ha già scalato la classifica<br />

delle sostanze psicotrope più pericolose. Si chiama Special K, a base di chetamina, in origine un anestetico<br />

per cavalli che produce delirio, amnesia, depressione e perdita della memoria a lungo termine,<br />

oltre a provocare su chi ne fa uso una dissociazione tra corpo e cervello. A volte viene messa di<br />

nascosto nei bicchieri delle ragazze per renderle più arrendevoli e il fatto che produce amnesia “salva”<br />

i responsabili da possibili denunce. Il fenomeno per quanto non ancora diffuso, è in aumento anche<br />

a Vicenza e nel mirino sono soprattutto le ragazze. (…)<br />

✧<br />

La Repubblica - 13 marzo 2007<br />

Proposta del ministro contro le droghe. Ferrero: antidemocratico<br />

Amato: “Antidoping nelle scuole”<br />

Il titolare dell’Interno: lo facciamo agli atleti, perché non allargarlo?<br />

✧<br />

La Repubblica - 16 marzo 2007<br />

1. Cannabis, il Tar boccia la Turco<br />

Stop al decreto che raddoppia le dosi<br />

Il provvedimento innalzava a un grammo la quantità massima per l’uso personale<br />

L’azione era partita dal Codacons e da una cooperativa - Il centrodestra: dimissioni<br />

Il prete del ricorso: l’hanno voluto i ragazzi - Maledicono ancora il loro primo spinello<br />

“La decisione dei giudici per noi non rappresenta una vittoria ma un’affermazione di buon senso”.<br />

Don Luigi Larizza è il sacerdote della comunità terapeutica “Giovanni Paolo II” di Taranto che ha<br />

presentato ricorso al Tar per chiedere l’annullamento del decreto Turco.<br />

2. Verona: aperitivo in piazza e poi tutti all’Alter Ego.<br />

Lo psichiatra Andreoli: “Vogliono stordirsi subito”<br />

Già ubriachi prima della discoteca – “Effetto bomba” per baby alcolisti<br />

Vino, birre e cocktail:le notti dei ragazzi del Nordest<br />

L’Italia è il Paese europeo dove si comincia a bere prima. Il viaggio alcolico dei più giovani inizia con<br />

l’aperitivo prima di cena nel bar e nei caffè di piazza delle Erbe. I ragazzi iniziano a bere verso le otto<br />

di sera. Inizia così il rito del “binge drinking” bere per ubriacarsi più in fretta possibile, fino ad ottenere<br />

uno sballo alcolico. I ragazzi fanno il giro di bar e pub bevendo vino, birra e superalcolici chiamati<br />

“shottini”. A metà sera sono già ubriachi. Quando arrivano in discoteca i giovani hanno già<br />

fatto il pieno di alcol e da ore bevono senza interruzione.<br />

– 421 –


Dal 2000 al 2008<br />

3. Londra, il quotidiano “ The Independent” si scusa<br />

Nel ’97 lanciò una campagna per la depenalizzazione<br />

“C’eravamo sbagliati: la cannabis fa male”<br />

Londra – Con un titolo a tutta prima pagina, un grande giornale del Regno Unito chiede scusa ai<br />

suoi lettori. Scusa per aver lanciato, dieci anni fa, una campagna per la depenalizzazione della cannabis,<br />

pianta da cui si ottengono l’hashish e la marijuana. (…) L’hashish che si fuma ora, chiamato<br />

“skunk” (puzzola), è tratto da un tipo di cannabis 25 volte più potente di quella con cui si faceva nel<br />

1997 e sta creando drammatici problemi di tossicodipendenza ai giovani britannici. Oltre 22 mila<br />

persone, metà dei quali minorenni, si sono sottoposte lo scorso anno a terapie di disintossicazione<br />

dallo “skunk”. I medici hanno concluso che questa droga può essere nociva come la cocaina e l’eroina,<br />

creando problemi mentali di estrema gravità, come gli stati psicotici. Ecco perché il quotidiano<br />

londinese ha deciso di scusarsi per la campagna di stampa di un decennio orsono, che condusse a<br />

una grande manifestazione ad Hyde Park e nel 2004 spinse il governo Blair a declassare la cannabis<br />

nella categoria C a cui appartengono le droghe più leggere, il cui possesso è punito con pene lievi.<br />

La rivista scientifica Lancet sta per pubblicare uno studio che indica nel nuovo tipo di hashish una<br />

droga più pericolosa di Lsd e ecstasy. David Cameron, il leader dei conservatori che ha ammesso<br />

l’uso di cannabis quando era giovane, è tra coloro che chiedono sia riportata nella categoria B, insieme<br />

ad altre droghe più pesanti.<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 26 marzo 2007<br />

Oggi il Giornale di Vicenza ha voluto dedicare un’intera pagina alla mia persona o, meglio,<br />

alla mia lotta contro la droga. Non riporto il testo dell’intervista, in cui manifesto la profonda<br />

sfiducia nei confronti delle istituzioni governative e il desiderio di mettere la parola fine al<br />

mio impegno, ma solo poche righe di chiusura di una lettera a me rivolta, pubblicata il 10<br />

aprile, che mi ha veramente commossa.<br />

(…) Cara signora Olga,non lasci, ciò che ha fatto non è stato inutile, lei è una missionaria<br />

in mezzo a un deserto di ipocrisia e indifferenza. (…) Io non sono una persona influente<br />

che la può aiutare, ma da mamma e nonna le dico che deve continuare a smuovere le<br />

coscienze in letargo: “è primavera”. Con la sua voce lei l’ha già fatto. (Lettera firmata)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 28 marzo 2007<br />

Quarantenne vicentino trovato riverso in casa con accanto l’ultima fatale dose<br />

Trovato morto per un’overdose<br />

Salgono a tre le vittime in pochi giorni per la droga tagliata male<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 31 marzo 2007<br />

<strong>Droga</strong>, leggi inadeguate e perverse<br />

A seguito della mia intervista al Giornale di Vicenza del 26 marzo sono state rivolte delle<br />

domande al dott. Vincenzo Balestra responsabile del Sert.<br />

Dott. Balestra, condivide la rabbia della presidente del Comitato Olga Dalla Valle?<br />

– Senza ombra di dubbio. Sia per i sevizi pubblici che per quelli privati.<br />

Si spieghi meglio<br />

– “Dobbiamo entrare nell’ordine delle idee che non esiste più un solo problema di disagio legato ai<br />

giovani. Qui in crisi ci sono la società, il parlamento, la scuola, il mondo dello spettacolo. Non sappiamo<br />

più contro chi combattere, visto che la droga ha toccato tutti questi ambienti”.<br />

– 422 –


Dal 2000 al 2008<br />

Un tempo invece riguardava solo alcune famiglie? – “Sì ed erano isolate anche se visibili. E alle spalle<br />

avevano storie drammatiche. Ora tutto questo non esiste, fatta salva qualche rara eccezione. Il fenomeno<br />

droga si è stratificato. É un avvenimento socio-culturale allo sbando”.<br />

E le famiglie? – “Non si fanno vedere, ai convegni vediamo le solite facce. Magari sono più preoccupati<br />

del bullismo che della droga”.<br />

E lo Stato? – “Ho l’impressione che sia impotente. Si producono leggi più repressive, ma non si punta<br />

sull’educazione. E, poi, non ci sono risultati: basta pensare alla Fini - Giovanardi che prevedeva la<br />

segnalazione in prefettura in presenza di dosi che non fossero ad uso personale e altre sanzioni altrettanto<br />

significative come il ritiro della patente. In realtà non c’è stato alcun calo, al contrario”.<br />

Ma, allora, in che società viviamo? – “Come direbbe Konrad Lorenz, una società contrassegnata dall’estinguersi<br />

dei sentimenti, dal crollo delle tradizioni, dei valori. Una società che porta all’ipertrofia<br />

dell’ego e all’eccessiva competizione. Il tutto senza alcuna forma di dialogo e partecipazione sociale”.<br />

E al Sert gli utenti aumentano?- “Dal ’90 in poi c’è stata una netta crescita. Solo lo scorso anno abbiamo<br />

visto 1.412 tossici e alcolisti, tutti dipendenti, non certo consumatori occasionali. E la cifra, riferita<br />

solo all’Ulss 6 , è altissima”.<br />

✧<br />

La Repubblica - 11 maggio 2007<br />

Incidente durante la gita scolastica - Vercelli, l’uomo arrestato dopo le analisi<br />

“Bus, l’autista aveva fumato uno spinello”<br />

Morto un secondo bambino<br />

✧<br />

La Repubblica - 7 maggio 2007<br />

Muore a scuola dopo uno spinello<br />

Milano – Aveva 15 anni – Forse era tagliato con altre sostanze<br />

✧<br />

Su “Repubblica” del 19 maggio si ipotizza l’ombra del crack – Il 28: “Proposta choc della Turco<br />

– Nas a scuola contro la droga”- Contestazione dei presidi:”Gli agenti stiano fuori dall’aula”<br />

✧<br />

La Repubblica - 1 giugno 2007<br />

C’è cocaina nell’aria di Roma – La scoperta choc del Cnr<br />

La coca nella capitale è la sostanza più diffusa tra i giovanissimi<br />

Al setaccio sei zone della città. Il picco massimo vicino all’università La Sapienza<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 giugno 2007<br />

Scuola: l’allarme<br />

Sert: “Negli istituti c’è troppa omertà per non perdere le iscrizioni, i prof. girano la testa<br />

“I presidi denuncino chi spaccia”<br />

Oltre che educatori sono anche pubblici ufficiali<br />

✧<br />

La Repubblica - 23 giugno 2007<br />

Arrestato dai carabinieri di Monza un ragazzo che spacciava in classe<br />

“In quella scuola tutti a fumare spinelli<br />

Anche dopo la morte del compagno<br />

Ripresi da telecamere: il corridoio dove si riunivano era chiamato peccatorium<br />

– 423 –


Dal 2000 al 2008<br />

Il Giornale di Vicenza - 9 luglio 2007<br />

Undicimila siringhe al Querini<br />

In 5 anni l’associazione “Sos Città di Vicenza” ha ripulito il polmone verde della città.<br />

Di notte tossici e balordi scavalcano i cancelli.<br />

Ma il parco che resta la meta delle domeniche in famiglia<br />

✧<br />

La Repubblica - 28 luglio 2007<br />

Paura a Bergamo: cocaina al veleno, potenziata con atropina, 17 in ospedale<br />

Brescia, ragazza muore di overdose<br />

✧<br />

La Repubblica - 19 agosto 2007<br />

Guida ubriaca e uccide due ventenni<br />

Verona, la donna aveva nel sangue anche tracce di cocaina<br />

Aumentano le donne trovate alla guida con tassi superiori ai limiti: 1130 nei primi sei mesi<br />

✧<br />

La Repubblica - 28 settembre 2007<br />

Torino, via libera alle stanze del buco<br />

Turco: sì a sperimentazione “narcosale”<br />

✧<br />

La Repubblica - 4 novembre 2007<br />

Droghe, alcol e troppi suicidi - Corsi anti-stress nelle scuole Usa<br />

L’iniziativa di un professore di Boston è stata già seguita da molti colleghi<br />

I ragazzi sono competitivi e si sentono oppressi dalle aspettative dei genitori<br />

✧<br />

1 dicembre 2007<br />

Giornata mondiale di lotta all’Aids<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza -2 dicembre 2007<br />

Vicenza non dimentica la Giornata mondiale di lotta all’Aids e lo fa con diverse iniziative. Si parte<br />

con il centro storico dove i vicentini hanno potuto ricevere una piantina in cambio di un’offerta per<br />

l’associazione Anlaids per poi passare al gazebo informativo di varie associazioni come l’Arcigay, Casa<br />

Marcoaldi, Reds, e Unione atenei agnostici realisti. (…) Molto toccante è stata anche la messa nella<br />

parrocchia di Santa Bertilla organizzata dal Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti<br />

e dei malati di Aids celebrata dal vicario generale Ludovico Furian. (…)<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 4 dicembre 2007<br />

I patronati si svuotano – Le birrerie si riempiono<br />

L’età di chi beve è scesa a 12 anni<br />

Crisi della famiglia e mancanza di valori alla base di un disagio crescente<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 17 dicembre 2007<br />

L’intervista: la studentessa in discoteca:<br />

“Pasticche e coca, così mi sento meglio”<br />

L’indagine regionale - Abuso di alcol e droga – Vicenza al primo posto<br />

– 424 –


Dal 2000 al 2008<br />

La Repubblica - 15 febbraio 2008<br />

Cannabis, l’oro nero del Sud<br />

Dalla Campania alla Sicilia boom di serre. L’antidroga: “E’ il nuovo business”<br />

✧<br />

21 marzo 2008<br />

Bertinotti: “Legalizzare la cannabis e sperimentare le stanze del buco<br />

✧<br />

La Repubblica - 25 marzo 2008<br />

Mix di droga e alcol, muore al rave<br />

Milano, vittima un diciannovenne. E sulle feste illegali è polemica<br />

“Troppe regole nelle disco”- Il brivido del party estremo<br />

✧<br />

Il Giornale di Vicenza - 27 marzo 2008<br />

Cocaina, 70 casi e molti vip – Tra i ragazzini spinelli – boom<br />

Balestra: “Danni enormi a livello psichico e fisico, la “neve” uccide ogni piacere”<br />

Ed è allarme a scuola….<br />

✧<br />

Lettera inviata al Giornale di Vicenza il 7 aprile 2008 e non pubblicata<br />

Caro direttore,<br />

domenica 13 dovremo andare a votare per un nuovo governo, ma per farlo ci vuole una<br />

buona dose di coraggio, visto il marasma di partiti e partitini, tutti incapaci di un dialogo<br />

pacato per il bene del Paese, ma rissosi e belligeranti fino al punto di avere ormai superato<br />

ogni limite di sopportazione da parte di chi vorrebbe capire e dare un voto utile. Tutto<br />

questo dimostra un grave senso di immaturità civile oltre che morale nonostante che molti<br />

candidati appartengano alla terza e anche quarta età!<br />

In questi giorni si è fatta strada in me una domanda a cui ho trovato subito una risposta:<br />

perché i nostri politici nella maggioranza sono anziani, per non dire vecchi? Perché il<br />

potere è un elisir di lunga vita!<br />

Quelli non si preoccupano del benessere dei cittadini (cui è negata persino la possibilità<br />

di scegliere chi meglio può rappresentarli) e quando dicono di farlo, è quasi sempre<br />

propaganda. A loro interessano: denaro, privilegi e potere. Non mettono impegno nelle<br />

loro azioni, sono affetti da protagonismo o da servilismo a seconda delle correnti cui<br />

appartengono. Questi vecchi che non vogliono invecchiare, e molti altri più giovani, ma<br />

simili nella sostanza, si mostrano seriosi nello sfilare davanti alle telecamere o nei “salotti”<br />

compiacenti, e quando vincono alle elezioni sono spumeggianti, come se governare non<br />

richiedesse un impegno oneroso, ma fosse solo soddisfacimento al loro narcisismo. Quando<br />

però perdono, sono lì che brigano instancabili per riprendere possesso dei loro scranni<br />

e, mal che vada, passano dalla parte che può offrire di più.<br />

Un paio di settimane fa il signor Bertinotti, per me non “onorevole”, candidato premier<br />

della Sinistra arcobaleno, con il suo eterno sigaro tra le dita, così diseducativo al<br />

vedersi, nonostante auspichi uno “stop alla pubblicità per qualsiasi sostanza nociva legale,<br />

soprattutto alcool e sigarette” (non ha nominato i sigari!), ha rilanciato la proposta di<br />

– 425 –


Dal 2000 al 2008<br />

liberalizzare le droghe “leggere”- quali? - e di sperimentare le stanze del “buco”. Lo ha fatto<br />

per avere i voti dei drogati? Non pensa questo anziano signore che i tossicodipendenti<br />

hanno delle famiglie disperate alle spalle che si guarderanno bene dal fare il suo gioco<br />

scambiando un voto con la morte morale, sociale e fisica dei propri figli?<br />

Si drogano ragazzi, sempre più giovani, operai, studenti, lavoratori in qualsiasi campo,<br />

professionisti, deputati e senatori…. L’Italia è in testa, tra i paesi del mondo, per il consumo<br />

di cocaina ed eroina, i nostri fiumi contengono elevate dosi di queste sostanze che si<br />

disperdono persino nell’aria delle grandi città!<br />

Ma cosa hanno fatto e stanno facendo i tanti governi che si sono alternati in questi ultimi<br />

quarant’anni in cui la droga ha raggiunto limiti impensabili di consumo? E non si parli<br />

di proibizionismo, perché le droghe sono sempre state libere con le dosi personali!<br />

Signori miei, acculturatevi, informatevi sul danno delle droghe da chi, da anni, le<br />

conosce o le studia con scienza e professionalità.<br />

La tossicodipendenza si può curare, ma necessita anche di leggi appropriate, non quelle<br />

che concedono la libertà di venti spinelli e più dosi di cocaina ed eroina in tasca, come<br />

ha fatto la “Destra” con la sua ipocrita legge Fini - Giovanardi falsamente proibizionista.<br />

Basta! Siamo stanchi di ideologie vecchie e stantie, abbiamo bisogno di iniziative efficaci<br />

e coraggiose che mettano un freno al flagello della droga che sta guastando generazioni<br />

di giovani.<br />

Vogliamo Statisti seri e impegnati, non un esercito di imbonitori!<br />

Per il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti e malati di Aids<br />

Olga Dalla Valle<br />

✧<br />

6 novembre ’09 - Con la precedente lettera volevo chiudere la mia partecipazione attiva nella<br />

lotta alla droga, ma non posso non soffermarmi su due fatti successi a settembre e ottobre 2009.<br />

Il primo: la mattina dei 21 settembre, giorno dei solenni funerali dei nostri sei soldati morti<br />

in Afghanistan alla presenza delle massime autorità dello Stato, ho ascoltato su Rai Tre un’intervista<br />

a Pino Arlacchi, eurodeputato ed ex direttore esecutivo del programma antidroga per<br />

l’ONU per l’eliminazione delle colture di oppio in Afghanistan. Arlacchi ha detto: “Non dobbiamo<br />

far cessare una missione militare mascherata da missione umanitaria, ma cessi la missione<br />

militare mascherata. Il denaro deve essere investito nella ricostruzione dell’Afghanistan e<br />

nell’eliminazione delle coltivazioni di oppio, oltre che nel contrasto alla povertà. La guerra<br />

afghana è costata sino ad ora una somma assurda ed ha alimentato i produttori di armi e i<br />

trafficanti di oppio. I soli americani hanno speso 180 miliardi di dollari, cioè 10 volte il Pil<br />

del paese afghano, mentre l’Ue spende ogni anno un miliardo di euro: fondi economici che si<br />

potrebbero invece investire per eliminare la produzione di oppio riconvertendola in coltivazioni<br />

legali”. Al termine dell’intervista ha ribadito che il terrorismo parte dal Pakistan e non dall’Afghanistan<br />

e che i soldati in quest’ultimo Paese sono lì, non per difendere la popolazione,<br />

ma il governo del presidente Karzai, in cui sono attivi tre ministri che sono tra i più grossi produttori<br />

e spacciatori di droga. Ha chiuso dicendo: “Basta soldati, ma veri aiuti dell’ONU,<br />

basta bombardamenti”.<br />

– 426 –


Dal 2000 al 2008<br />

Secondo fatto: la morte del giovane Stefano Cucchi arrestato per droga e morto a causa di un<br />

pestaggio ad opera di “ignoti”. Quello che indigna, è il fatto che ci sia voluta la denuncia da<br />

parte dei familiari del giovane per aprire un’inchiesta, che altrimenti, sarebbe passata nel più<br />

omertoso silenzio. Ancora non riesco a credere che non si sia riusciti a individuare i colpevoli e<br />

allontanarli dal loro incarico in attesa di giuste punizioni.<br />

Io ho stima per le Forze dell’ordine, e per tutti gli uomini che in esse rischiano la vita; tuttavia<br />

è purtroppo vero che ci sono, da parte di taluni, comportamenti violenti verso i “poveri<br />

Cristi” arrestati per droga.<br />

Individuare e punire con giusta severità, già all’interno delle Forze dell’ordine, gli autori di<br />

queste violenze che infamano anche chi bene opera, senza aspettare le denunce delle famiglie,<br />

comporterebbe una maggior fiducia verso le Istituzioni da parte dei cittadini.<br />

E mi torna alla mente un episodio avvenuto qualche anno fa nella mia città: un giovane<br />

tossicodipendente con un notevole grado di invalidità a causa anche di un occhio non vedente,<br />

rubò un’auto; subito inseguito, venne presto bloccato dai tutori della legge. La Tv locale nel<br />

notiziario serale, ha fatto vedere il momento in cui è stato preso in custodia e si è visto benissimo<br />

il viso senza alcun segno di pestaggio.<br />

Qualche giorno dopo, quando la madre andò a trovarlo in carcere, lo vide con il volto tumefatto,<br />

l’unico occhio sano gonfio e bluastro, la bocca pure gonfia con un dente rotto.<br />

Ho telefonato ad una persona che aveva facoltà di entrare in carcere a scopo umanitario;<br />

ho chiesto informazioni sul fatto, la risposta è stata: “Confermo il pestaggio, ma qui lo dico e<br />

qui lo nego”! Anche quel giovane era un “povero Cristo”.<br />

Natale 2009. Ancora non posso mettere la parola fine a questo mio diario di guerra.<br />

Son passati quindici anni da quando mio figlio ci ha lasciati, e ricordo ancora il grande<br />

dolore, le lacrime nascoste, la nostalgia feroce. Ricordo la ribellione durante le festività natalizie,<br />

nel vedere le luminarie in tutte le vie cittadine, le vetrine allettanti, l’affollamento della<br />

gente, la rincorsa per i regali. Era quello il vero Natale? No, quello per me era il natale del<br />

consumismo, arido e vuoto, in cui chi soffriva si sentiva emarginato, evitato, perché incapace<br />

di sorrisi e allegria. Di certo non era il mio Natale.<br />

Poi, il tempo che passa cicatrizza le ferite, la sofferenza si fa più serena, il ricordo rimane<br />

dolce, pur nella nostalgia e ci si convince che non si deve guardare la morte solo come una nemica,<br />

perché a volte rappresenta il termine, la soluzione pietosa di una vita invivibile.<br />

Anche quest’anno a Natale mi sento triste e più volte ho frenato le lacrime, ma questa tristezza<br />

non è rivolta a me, ma ad un’altra madre, che sta vivendo un Natale, in un certo senso,<br />

peggiore di quello mio di anni fa.<br />

Solo chi ha conosciuto il dolore comprende e in parte fa suo quello degli altri.<br />

Questa madre, che chiamerò Maria, ha un figlio, che ancora minorenne, era caduto nel<br />

vortice della droga, e da trent’anni ne è ancora prigioniero. Maria ha cercato aiuto ovunque,<br />

ma ha trovato solo palliativi temporanei.<br />

Per elencare tutti i tentativi messi in atto per salvarlo e purtroppo andati a vuoto, occorrerebbero<br />

molte pagine. In tutto questo tempo la famiglia di Maria ha subito, da parte del figlio,<br />

ruberie, ricatti affettivi, atti di sopraffazione alternati a momenti di quiete, seguiti però,<br />

– 427 –


Dal 2000 al 2008<br />

immancabilmente, dallo scatenarsi di nuove tempeste. Incidenti d’auto con serie ferite e macchine<br />

distrutte, overdose ripetute, allontanamento forzato da casa su consiglio di operatori di<br />

comunità, soggiorni all’estero per staccarlo dall’ambiente in cui si trovava. Tutto inutile, e sempre,<br />

dopo i fallimenti, crudeli accuse ai genitori, ritenuti responsabili del suo mal di vivere. Nel<br />

frattempo vi è stata una grave malattia del marito, superata quasi miracolosamente, poi è stata<br />

colpita Maria stessa, che ne porta tutt’ora le complicanze, ma nel figlio, devastato dalla droga,<br />

tutto questo non ha lasciato segno. Anzi si è fatto ancora più violento, fino ad aggredire fisicamente<br />

entrambi i genitori e continuando a ricattarli con le minacce, per avere denaro. Sconvolti,<br />

vinti ed esausti, dopo tanti anni d’inferno, loro hanno sporto denuncia contro questo<br />

figlio, non riescono più a difendersi, non possono più reggere a tanta tensione, a tanta violenza,<br />

a tanto dolore.<br />

Ora si sono affidati alla Giustizia.<br />

Ma è giusto che sia la Giustizia ad intervenire per porre fine ai soprusi di una mente ormai<br />

malata? È giusto che tanto dolore finisca sulle pagine dei giornali con nome, cognome, indirizzo<br />

per “dovere di cronaca” e tutta la famiglia sia data in pasto alla curiosità della gente?<br />

A queste domande angoscianti non voglio dare risposta. La giro a tutti i lettori per una seria<br />

riflessione. La nostra società, i poteri politici, sanitari, tutti noi come persone ed educatori, stiamo<br />

facendo tutto quello che andrebbe fatto? Le normative coprono tutti i problemi più gravi?<br />

Io credo che molti fronti sono ancora “scoperti”. I principali sono quelli della prevenzione,<br />

soprattutto morale e culturale, verso i giovanissimi, e quello del supporto alle famiglie che si trovano<br />

nella tragica situazione descritta sopra.<br />

È stato accertato che la tossicodipendenza è una malattia, aggravata nel tempo dalle sostanze<br />

che devastano il cervello. È stato accertato che produce malattia psichiatrica e disadattamento<br />

sociale, fino all’incapacità cronica. A far fronte a queste situazioni, bastano il metadone dato<br />

a mantenimento, a cui segue spesso la dose quotidiana di droga illegale e le “strategie” della<br />

riduzione del danno? E qui ritorno all’eterna domanda: ma il danno di chi? Di chi, come<br />

malato avrebbe il diritto di essere portato verso la guarigione, e viene invece mantenuto nella<br />

devianza? Della famiglia, che sopporta da sola il peso di queste tragedie? O della società indifferente<br />

al pericolo sempre più esteso rappresentato dalle droghe?<br />

Vi sono battaglie anche crudeli in difesa della “sacralità” della vita, anche quando questa è<br />

sostenuta artificialmente; nello stesso modo, al drogato e alla sua famiglia, viene negata la<br />

sacrosanta aspirazione di viverla nel vero senso della parola!<br />

E intanto, questo figlio, come tanti altri nelle sue condizioni, per il suo stato precario di<br />

salute, legato alla tossicodipendenza, ha ottenuto il riconoscimento dell’invalidità, e quindi<br />

una pensione, che in pochi giorni consuma con l’acquisto di eroina e/o cocaina.<br />

E qui pongo un’altra domanda: è giusto che un tossicomane attivo, che distrugge se stesso e<br />

la sua famiglia, riceva dallo Stato del denaro, che tacitamente lo incoraggia a perseverare nella<br />

sua vita di drogato? Non sarebbe più sensato che i soldi della pensione fossero riversati a una<br />

struttura di cura e ricupero adatta, in cui ricoverarlo obbligatoriamente?<br />

Perché non mettere in atto un “protocollo nazionale”, una “procedura” che dia al medico,<br />

nella riservatezza delle sue funzioni, il potere di allontanare dalla famiglia ormai ridotta allo<br />

stremo, un figlio cronicizzato e psichiatrizzato, inserendolo, ma non solo per una settimana o<br />

– 428 –


Dal 2000 al 2008<br />

quindici giorni, in un ambiente non degradante dove possa trovare cure adeguate ed eventualmente,<br />

nei casi più problematici, ospitalità duratura?<br />

A me sembra evidente che la soluzione per questa martoriata famiglia potrebbe essere l’inserimento<br />

del figlio a San Patrignano (comunità ricca di esperienze diversificate e che, unica,<br />

per quanto ne so, riesce a dare risposte reali e concrete a casi come questo). Medesimo consiglio,<br />

fu dato ancora anni fa, da alcuni psichiatri che hanno potuto studiare la personalità di<br />

questo tossicodipendente. Purtroppo, di San Patrignano ce n’è una sola e date le richieste non è<br />

facile entrarvi.<br />

Quanto sopra descritto non è un episodio raro, personalmente ne ho conosciuti fin troppi, e<br />

lo dimostra anche la cronaca, più volte citata in questo mio diario. Io, come sempre, sono impotente,<br />

ma non posso non denunciare l’ignavia di coloro i quali, esercitano il potere fine a se stesso,<br />

e pur conoscendo i problemi dei cittadini, non danno loro risposte adeguate.<br />

Ora posso chiudere definitivamente questo mio libro.<br />

Ho trascorso venticinque anni della mia vita in prima linea, in questa guerra, senza risparmiarmi,<br />

spinta dall’amore, prima per mio figlio e poi per i tanti giovani, vittime di una società dissacratoria<br />

in cui i più fragili, ma non per questo i peggiori, sono stati le vittime predestinate.<br />

Mi fermo, perché nulla in meglio è cambiato, cambiano soltanto le date dei giornali che<br />

riportano nei titoli, la monotonia ossessiva dei soliti fatti di cronaca, che, pur nella tragicità<br />

del loro contenuto, nulla mutano.<br />

Secondo l’Oedt, Osservatorio europeo sulle droghe, l’Italia è prima in Europa per consumo<br />

di cocaina, ogni anno se ne acquistano 100 tonnellate e il giro di affari è di 30 miliardi di<br />

euro. Solo a Milano, negli scarichi finisce ogni giorno un chilogrammo di cocaina, mentre nel<br />

fine settimana aumenta a uno e mezzo. Oggi Milano è diventata il “cuore pulsante del cartello<br />

del traffico e del riciclo”, tutto questo per mancanza di una politica anche europea, contro<br />

il dilagare delle varie mafie.<br />

Fanno uso di droga persone dai 15 anni in su. Cresce anche il consumo di eroina, specialmente<br />

tra i disoccupati e secondo la Relazione del Parlamento le previsioni sono inquietanti.<br />

È preoccupante l’abbassamento dei prezzi già ai minimi storici. Con 5 – 10 euro si acquista<br />

eroina da fumare e se prima era la droga dei disperati, ora, con questa nuova modalità diventa<br />

una droga socializzante.<br />

È bene sapere che il 92% della produzione media proviene dall’Afghanistan.<br />

Come si vede, le cose sembrano peggiorate, e peggiorata è anche la consapevolezza del problema,<br />

ed è scemato l’impegno. Gli incontri pubblici vanno deserti. L’ultimo a cui ho partecipato,<br />

nel febbraio ’09 per l’insistenza di animatori in seno alla mia parrocchia, con il primario<br />

del Sert, dott. Balestra, ha visto la presenza di una ventina di persone.<br />

Nella tossicodipendenza, la mia è stata una guerra persa fin dall’inizio, ma non sono riuscita<br />

a rimanere spettatrice inerte di tante tragedie, e l’ho combattuta, pur con le sole armi<br />

della parola e della scrittura.<br />

– 429 –


E come in un racconto di Elie Wiesel, che narra di un saggio dell’antichità che leva, per l’indifferenza<br />

degli uomini nella città di Sodoma, la propria protesta, anch’io come lui grido: “Io<br />

non grido, prima di tutto perché qualcuno mi ascolti; grido per impedirmi di ascoltare, io, la<br />

voce di questa indifferenza e divenirne persuasa. Grido per restare in vita; grido per mantenere<br />

e conservare il senso di una giustizia; grido perché chiunque desideri interrogarsi a proposito<br />

di ciò che è realmente giusto trovi, non soltanto un segno possibile dell’umano vivere ma,<br />

nel senso di questo grido, il principio reale a partire dal quale la sconfitta dell’umano patire e<br />

della sua malignità incominciano”.<br />

– 430 –


Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 1<br />

Dal 1981 al 1985 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7<br />

1986. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 37<br />

1987. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 67<br />

1988. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 103<br />

1989. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 153<br />

1990. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 185<br />

1991. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 217<br />

1992. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 239<br />

1993. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 253<br />

1994. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 271<br />

1995. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 287<br />

1996. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 307<br />

1997. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 323<br />

1998. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 337<br />

1999. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 359<br />

2000. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 375<br />

Dal 2000 al 2008 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 377<br />

– 431 –<br />

INDICE


Finito di stampare nel mese di giugno 2010<br />

Ristampa: settembre 2010<br />

Impaginazione: Sprint Caldogno (VI)<br />

Stampa: Atenet Grisignano di Zocco (VI)

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