Caselli/ La politica e la giustizia - I Siciliani giovani
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Storie Sensi di colpa www.isiciliani.it Un'isola di paradiso, fra pesci angelo e delfini. Nel mondo di domani vivremo tutti così... di Jack Daniel Di tanto in tanto veniva colto da sensi di colpa. Talvolta la mattina, appena svegliato, quando il sole dei tropici premeva contro la tendina della finestra. Oppure poco dopo, scendendo le scale del bungalow, diretto al patio per consumare la sua colazione circondato dalla spiaggia bianchissima, bagnata dal turchese dell’Oceano. A volte, invece, quel senso di colpa lo coglieva nel corso della giornata, magari mentre nuotava nella laguna del suo atollo verso la barriera corallina, in cima alla quale si appostava per ore perdendosi a guardare i pesci angelo che volteggiavano sui coralli oppure a scorgere, nel blu, le ombre veloci dei delfini che passavano. Persino in certe sere poteva provare quel disagio, un’ombra sulle sue cene in compagnia della donna più bella che avesse mai conosciuto e corteggiato. Non era stato facile vincere le sue resistenze, all’inizio, ma poi era riuscito a convincerla, allettandola con la prospettiva di vivere lì, in quel paradiso in terra, la maggior parte del tempo. Erano passati già due anni, volati come una sola settimana, da quando si erano trasferiti. Avevano a disposizione, solo per loro, un villaggio intero di bungalow e capanne mentre il personale di servizio, discretamente, abitava fuori dagli sguardi, nascosto dal fitto dei palmeti. Tutti i giorni tutti i mesi tutti gli anni In fondo non era del tutto scontento di quel senso di colpa, era un’ulteriore prova del suo animo gentile. La sua vita era quella di un privilegiato, non poteva certo negarlo: per fortuna, abilità, intelligenza, a lui era concesso ciò che gli altri potevano solo sognare. Gli altri, quel resto di umanità che popolava affollati dormitori, se non baracche di favelas, che si alzava la mattina per andare a sprecare la giornata in occupazioni noiose e alienanti al solo scopo di guadagnare quel minimo di sostentamento per un’ulteriore giornata sprecata. E così per tutti i giorni e tutti i mesi e tutti gli anni, senza speranza di un cambiamento e col solo conforto di un’oretta di collegamento in realtà virtuale la mattina o la sera, sempre che le forze lo per- I Sicilianigiovani Sicilianigiovani – pag. 66 dajackdaniel.blogspot.it/ mettessero. Quell’ora di realtà virtuale, che concedeva il sogno e l’illusione di essere l’imperatore del mondo o un grande sportivo o un acclamato divo era l’unico conforto ad una povera esistenza. Proprio pensando al resto dell’umanità, di tanto in tanto, veniva colto dai sensi di colpa, magari quando, come ora, ammirava la spuma bianca delle onde cavalcare le acque cobalto. Anche se, a guardar bene, quel blu tendeva a scolorirsi mentre una nebbia sembrava calare sul mare, densa, che annullava la differenza dei colori coprendo tutto di grigio. Il mormorio della risacca, un lieve sussurro poco prima, cresceva di intensità, copriva la brezza tra le palme e ad aumentava, ancora, sino a diventare un rumore, un frastuono, stridente, insopportabile, acuto, un urlo, quasi, una sirena. Le sette. L’ora di realtà virtuale era terminata; aveva dieci minuti, non di più, per prepararsi, correre alla lurida metropolitana e precipitarsi nel suo cubicolo dove avrebbe sprecato le prossime ore affannandosi per nulla. Dodici ore, doveva resistere dodici ore prima di poter tornare alla sua isola, nel suo atollo, tra i suoi pesci angelo che guizzano tra i coralli.
www.isiciliani.it Politica/ La campagna del signor B. “Calcio, sesso e portafoglio” E intanto papa Ratzinger, anziché attendere il voto, ha preferito calare il suo pesantissimo “asso” nel bel mezzo della lotta politica per il governo del Paese di Riccardo De Gennaro La promessa che abrogherà l’Imu sulla prima casa (dopo l’Ici di precedenti elezioni), la garanzia che creerà quattro milioni di posti di lavoro (dopo quell’ormai celebre milione), l’acquisto di un calciatore di spicco (Balotelli, dopo il ritorno di Kakà), l’annuncio di un condono tombale (questa volta fiscale ed edilizio insieme), lo sketch maschilista con una ragazza compiacente e compiaciuta (“quante volte viene?”), l’allarme per il pericolo rosso (Vendola, dopo Bertinotti) incarnato dallo schieramento avversario. Nella sua campagna elettorale Silvio Berlusconi ha servito agli italiani la solita minestra ed è la terza o quarta volta che la riscalda. Bersani, il signor Un po' I sondaggi dicono che molti elettori la minestra riscaldata la berranno ancora, folgorati non si sa più da cosa, se si considera che Berlusconi non ha mai mantenuto una sola delle sue promesse elettorali. C’è ancora – tra i meno avveduti – chi gli crede, non perché colpito dalla sagacia del tycoon televisivo che trasforma la politica in spettacolo, ma perché condivide con lui l’adorazione della santissima trinità: calcio, sesso e portafoglio. Nessuna inchiesta giornalistica, nessun processo giudiziario, nessuna pubblica denuncia della sua ignoranza, della sua superficialità, della sua mancanza di stile, del suo vuoto morale farà mai desistere questa quota, purtroppo consistente, di elettori dal votarlo. Bersani, il signor Un po' In quanto a promesse, neppure il Pd ha fatto mancare al suo elettorato la principale bugìa, una bugìa buona per tutte le stagioni: “La prima cosa che faremo quando saremo al governo sarà la legge sul conflitto di interessi”, ha detto spudoratamente il leader del centrosinistra, Pierluigi Bersani, imitando in questo Prodi, che dopo aver vinto ha retrocesso il provvedimento in questione, invocato da tutto l’elettorato di sinistra, all’ultimo punto del suo programma. I Sicilianigiovani Sicilianigiovani – pag. 67 Bersani, il signor “un po’”, così come Veltroni era il signor “ma anche”, si è poi esibito in un gesto apparentemente nobile, un pubblico abbraccio a Chiara Di Domenico, una giovane precaria, che aveva appena terminato di spiegare a lui e allo stato maggiore del Pd il dramma esistenziale di tutti i giovani precari, dimenticandosi, Bersani, che la precarietà ha avuto avvio con il “pacchetto Treu”, varato dal governo Prodi del quale Bersani era ministro. La campagna elettorale è stata brutta, come ha scritto anche il politologo Sartori, noiosa, banale, priva di contenuti, caratterizzata più che altro dall’esibizione di un paio di cagnolini adottati (uno perfino dal professor Monti, che qui ha perso definitivamente la serietà e l’aplomb che lo distingueva, ad esempio, da un Grillo) e dai consueti slogan dove quello che conta è la famiglia. Un nuovo papa, un nuovo presidente... Una campagna elettorale talmente noiosa e prevedibile che è sembrato addirittura provvidenziale l’annuncio delle dimissioni dal suo pontificato di papa Ratzinger, il quale anziché attendere il voto ha preferito calare il suo pesantissimo “asso” nel bel mezzo della lotta politica per il governo del Paese. Ci sarà da eleggere un nuovo papa, un nuovo presidente della repubblica e, nel frattempo, vedremo se il vincitore delle elezioni sarà in grado di governare o se avremo un Monti bis in vista di nuove elezioni. È raro che in Italia qualcosa cambi, ma questa potrebbe essere un’occasione.
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Un'iso<strong>la</strong> di paradiso, fra pesci angelo e delfini.<br />
Nel mondo di domani vivremo tutti così...<br />
di Jack Daniel<br />
Di tanto in tanto veniva colto da sensi<br />
di colpa. Talvolta <strong>la</strong> mattina, appena<br />
svegliato, quando il sole dei tropici<br />
premeva contro <strong>la</strong> tendina del<strong>la</strong> finestra.<br />
Oppure poco dopo, scendendo le<br />
scale del bungalow, diretto al patio per<br />
consumare <strong>la</strong> sua co<strong>la</strong>zione circondato<br />
dal<strong>la</strong> spiaggia bianchissima, bagnata<br />
dal turchese dell’Oceano.<br />
A volte, invece, quel senso di colpa lo<br />
coglieva nel corso del<strong>la</strong> giornata, magari<br />
mentre nuotava nel<strong>la</strong> <strong>la</strong>guna del suo atollo<br />
verso <strong>la</strong> barriera corallina, in cima al<strong>la</strong><br />
quale si appostava per ore perdendosi a<br />
guardare i pesci angelo che volteggiavano<br />
sui coralli oppure a scorgere, nel blu,<br />
le ombre veloci dei delfini che passavano.<br />
Persino in certe sere poteva provare<br />
quel disagio, un’ombra sulle sue cene in<br />
compagnia del<strong>la</strong> donna più bel<strong>la</strong> che<br />
avesse mai conosciuto e corteggiato. Non<br />
era stato facile vincere le sue resistenze,<br />
all’inizio, ma poi era riuscito a convincer<strong>la</strong>,<br />
allettando<strong>la</strong> con <strong>la</strong> prospettiva di<br />
vivere lì, in quel paradiso in terra, <strong>la</strong><br />
maggior parte del tempo.<br />
Erano passati già due anni, vo<strong>la</strong>ti come<br />
una so<strong>la</strong> settimana, da quando si erano<br />
trasferiti. Avevano a disposizione, solo<br />
per loro, un vil<strong>la</strong>ggio intero di bungalow<br />
e capanne mentre il personale di servizio,<br />
discretamente, abitava fuori dagli sguardi,<br />
nascosto dal fitto dei palmeti.<br />
Tutti i giorni tutti i mesi tutti gli anni<br />
In fondo non era del tutto scontento di<br />
quel senso di colpa, era un’ulteriore prova<br />
del suo animo gentile. <strong>La</strong> sua vita era<br />
quel<strong>la</strong> di un privilegiato, non poteva certo<br />
negarlo: per fortuna, abilità, intelligenza,<br />
a lui era concesso ciò che gli altri potevano<br />
solo sognare. Gli altri, quel resto<br />
di umanità che popo<strong>la</strong>va affol<strong>la</strong>ti dormitori,<br />
se non baracche di fave<strong>la</strong>s, che si alzava<br />
<strong>la</strong> mattina per andare a sprecare <strong>la</strong><br />
giornata in occupazioni noiose e alienanti<br />
al solo scopo di guadagnare quel minimo<br />
di sostentamento per un’ulteriore<br />
giornata sprecata.<br />
E così per tutti i giorni e tutti i mesi e<br />
tutti gli anni, senza speranza di un cambiamento<br />
e col solo conforto di un’oretta<br />
di collegamento in realtà virtuale <strong>la</strong> mattina<br />
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mettessero. Quell’ora di realtà virtuale,<br />
che concedeva il sogno e l’illusione di<br />
essere l’imperatore del mondo o un grande<br />
sportivo o un acc<strong>la</strong>mato divo era<br />
l’unico conforto ad una povera esistenza.<br />
Proprio pensando al resto dell’umanità,<br />
di tanto in tanto, veniva colto dai sensi di<br />
colpa, magari quando, come ora, ammirava<br />
<strong>la</strong> spuma bianca delle onde cavalcare<br />
le acque cobalto. Anche se, a guardar<br />
bene, quel blu tendeva a scolorirsi mentre<br />
una nebbia sembrava ca<strong>la</strong>re sul mare,<br />
densa, che annul<strong>la</strong>va <strong>la</strong> differenza dei colori<br />
coprendo tutto di grigio. Il mormorio<br />
del<strong>la</strong> risacca, un lieve sussurro poco prima,<br />
cresceva di intensità, copriva <strong>la</strong> brezza<br />
tra le palme e ad aumentava, ancora,<br />
sino a diventare un rumore, un frastuono,<br />
stridente, insopportabile, acuto, un urlo,<br />
quasi, una sirena.<br />
Le sette. L’ora di realtà virtuale era terminata;<br />
aveva dieci minuti, non di più,<br />
per prepararsi, correre al<strong>la</strong> lurida metropolitana<br />
e precipitarsi nel suo cubicolo<br />
dove avrebbe sprecato le prossime ore<br />
affannandosi per nul<strong>la</strong>. Dodici ore, doveva<br />
resistere dodici ore prima di poter tornare<br />
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