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Caselli/ La politica e la giustizia - I Siciliani giovani

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www.isiciliani.it<br />

Musica<br />

Il genere ECM<br />

1969, secoli fa...<br />

di Antonello Oliva<br />

In Italia c’erano appena stati il ’68,<br />

Louis Armstrong a Sanremo e qualche<br />

bomba a piazza Fontana, in America<br />

Miles Davis pubblicava Bitches Brew, a<br />

Bethel si svolgeva il festival di Woodstock,<br />

e mentre in Vietnam si uccideva,<br />

un altro Armstrong, Neil, metteva il<br />

primo piede umano sul<strong>la</strong> luna.<br />

In Italia c’erano appena stati il ’68,<br />

Louis Armstrong a Sanremo e qualche<br />

bomba a piazza Fontana, in America Miles<br />

Davis pubblicava Bitches Brew, a Bethel<br />

si svolgeva il festival di Woodstock, e<br />

mentre in Vietnam si uccideva, un altro<br />

Armstrong, Neil, metteva il primo piede<br />

umano sul<strong>la</strong> luna.<br />

Tante altre cose naturalmente, ma tra<br />

queste, in Germania, a Monaco di Baviera,<br />

un certo Manfred Eicher, fondava <strong>la</strong><br />

Edition of Contemporary Music, un’etichetta<br />

discografica conosciuta in seguito<br />

con l’acronimo ECM.<br />

Fatti di portata diversa certo, ma nessuno<br />

secondario, perché guidata dal lucidissimo<br />

pensiero di Eicher, <strong>la</strong> ECM nasceva<br />

per diventare una delle più importanti società<br />

di produzione musicale del nostro<br />

tempo.<br />

Certamente <strong>la</strong> più esclusiva e singo<strong>la</strong>re,<br />

sin dall’inizio, e in ogni suo carattere, dal<strong>la</strong><br />

qualità delle incisioni al<strong>la</strong> sobria e distintiva<br />

eleganza del<strong>la</strong> grafica, ma soprattutto,<br />

ed è in ciò che consiste l’unicità, <strong>la</strong><br />

so<strong>la</strong> forse ad essere riuscita a raggiungere<br />

il successo commerciale, senza per questo<br />

aver dovuto mai mediare sul<strong>la</strong> qualità delle<br />

opere musicali proposte.<br />

E’ stato questo il capo<strong>la</strong>voro di Manfred<br />

Eicher, il resto sono meriti, preziosità<br />

come The Köln Concert di Keith Jarrett,<br />

Officium di Jan Garbarek e l’Hilliard Ensemble,<br />

The Sea di Kethil Bjornstad,<br />

Chaser, di Terje Rypdal, per citarne solo<br />

alcuni tra i più e meno noti degli oltre<br />

mille titoli pubblicati in quaranta’anni<br />

dall’etichetta bavarese.<br />

Il capo<strong>la</strong>voro di Manfred Richer<br />

Volendo banalizzare verrebbe da dire<br />

“<strong>la</strong> qualità paga”, ma poi bisognerebbe<br />

continuare con roba tipo l’amore è una<br />

cosa meravigliosa, tanto va <strong>la</strong> gatta al <strong>la</strong>rdo<br />

e cose di questo genere.<br />

In realtà, soprattutto di questi tempi,<br />

nessuno investe più sul<strong>la</strong> qualità, non perché<br />

non ce ne sia domanda, ma perché intanto<br />

bisogna saper<strong>la</strong> riconoscere, e poi<br />

perché comunque sia quel<strong>la</strong> del “poco impegnativo”<br />

è sconfinatamente superiore.<br />

Ma non è finta. Nel 1984 Eicher ha fatto<br />

una cosa ancora più sorprendente, apparentemente<br />

fuori da ogni logica commerciale:<br />

ha creato <strong>la</strong> linea New Series, e<br />

l’ha dedicata al<strong>la</strong> produzione di musica<br />

c<strong>la</strong>ssica contemporanea. Se quel<strong>la</strong> iniziale,<br />

stando alle finalità, si presentava come<br />

una impresa, questa del<strong>la</strong> New Series più<br />

che disperata sembrava folle, perché voleva<br />

dire intervenire con il prodotto più<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 65<br />

ostico e difficile da vendere, in un settore,<br />

quello del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica, da tempo commercialmente<br />

in costante contrazione.<br />

Per inaugurare <strong>la</strong> serie fu scelto il magnifico<br />

Tabu<strong>la</strong> Rasa del compositore estone<br />

Arvo Pärt, che non era uno sconosciuto,<br />

ma neppure a quel tempo ancora celebre,<br />

né tanto per cambiare musicista di<br />

facile fruizione.<br />

Nessuno insomma ci avrebbe scommesso<br />

una lira, e invece ancora una volta è<br />

stata <strong>la</strong> visionarietà di Eicher ad aver<strong>la</strong><br />

vinta, e <strong>la</strong> New Series non solo è sopravvissuta,<br />

ma è cresciuta, e spaziando dal<br />

barocco al contemporaneo, da Dow<strong>la</strong>nd a<br />

Giya Kancheli, György Kurtág, Meredith<br />

Monk, è forse al momento <strong>la</strong> realtà più<br />

viva e stimo<strong>la</strong>nte dell’intero panorama<br />

produttivo di musica colta.<br />

Tra le tante perle di questa col<strong>la</strong>na è impossibile<br />

non ricordare oltre al già citato<br />

Tabu<strong>la</strong> Rasa, sempre di Part <strong>la</strong> recente<br />

Sinfonia n.4, e il meraviglioso Little Imber<br />

del georgiano Giya Kancheli, per non<br />

dire delle ben tre magnifiche interpretazioni<br />

degli Inni Sacri di Gurdjeff, affidati<br />

a Keith Jarrett, al duo formato dal pianista<br />

Vassilis Tsabropoulos e <strong>la</strong> violista Anja<br />

Lechner e al Gurdjieff Folk Instruments<br />

Ensemble.<br />

Il famoso abbattimento degli steccati<br />

Unico comune denominatore di tutto<br />

ciò è sempre stato e continua ad essere il<br />

superamento del<strong>la</strong> concezione di genere<br />

musicale, il famoso abbattimento degli<br />

steccati, ma ricercato con tale convinzione<br />

e personalità, da avere dato vita, paradossalmente<br />

quasi a un nuovo genere, il genere<br />

ECM.

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