“Adesso hanno gioco facile i politici come Ciancimino” Ma dall'ottobre '57 cambiò tutto, cambiò <strong>la</strong> mafia siciliana, cambiò il suo rapporto con <strong>la</strong> <strong>politica</strong> e <strong>la</strong> finanza, e Cosa nostra - come si chiamerà l'organizzazione dopo <strong>la</strong> nascita del<strong>la</strong> Commissione - prenderà il controllo del traffico mondiale di eroina. Solo una coincidenza? <strong>La</strong> presenza a quel<strong>la</strong> riunione non sarebbe e non è l’unica anomalia del<strong>la</strong> lunga carriera di don Masino Buscetta, che pur non essendo un boss -anche se <strong>la</strong> stampa lo chiamò “il boss dei due mondi”- fino al<strong>la</strong> “mattanza”, ossia <strong>la</strong> seconda guerra di mafia che portò al comando Totò Riina all’inizio degli anni ’80, fu presente e protagonista di innumerevoli passaggi criminali e misteriosi del<strong>la</strong> storia italiana. Dal tentato golpe Borghese a una trattativa poi abortita con le Br per <strong>la</strong> liberazione di Aldo Moro, dal traffico internazionale di eroina all’ascesa di un ganglio di potere collegabile, attraverso Stefano Bontade, Michele Sindona e i cugini Salvo, al<strong>la</strong> corrente andreottiana e a Salvo Lima. E non è certo una partecipazione da “soldato”, quel<strong>la</strong> di Buscetta: lui è parte, fungendo a volte da garante di quei passaggi. Buscetta informava <strong>la</strong> Cia? E’ un caso che più di una volta Buscetta sia stato indicato negli anni ’60 e ’70 (soprattutto negli USA) come un informatore del<strong>la</strong> CIA? Di sicuro l'ipotesi non ci stupirebbe. Bisogna studiare bene gli inizi del<strong>la</strong> sua carriera per capire come questo sospetto sia attendibile: il periodo trascorso in Argentina e in Brasile subito dopo <strong>la</strong> guerra e proprio nel momento in cui l’America <strong>la</strong>tina era di fatto il supermarket delle spie, i probabili rapporti con i contrabbandieri brasiliano-marsigliesi a Rio De Janeiro. Contrabbandieri collegati al corso Pascal Molinelli, personaggio quasi leggendario che, subito dopo <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> guerra, fu l’uomo centrale del traffi- www.isiciliani.it co di stupefacenti dall’Europa agli Stati Uniti. Molinelli, braccio destro e socio di Lucky Luciano da prima del<strong>la</strong> guerra e -ancor prima del<strong>la</strong> droga-, presente in ogni tipo di contrabbando -dai tabacchi agli esseri umani-, ebbe rapporti dopo il conflitto mondiale anche con i servizi israeliani in re<strong>la</strong>zione all’emigrazione ebraica c<strong>la</strong>ndestina in Palestina. Dopo qualche anno, al suo ritorno in Sicilia, Buscetta entra nel<strong>la</strong> famiglia del boss <strong>La</strong> Barbera e diventa uno degli uomini chiave a Palermo, e da Palermo agli USA e all’America <strong>La</strong>tina. Uomo simbolo anche poi, da sconfitto che resuscita inchiodando con <strong>la</strong> sua testimonianza i suoi nemici mortali: i corleonesi. E’ <strong>la</strong> Guerra Fredda, vale tutto in chiave anticomunista. E’ <strong>la</strong> ricostruzione, vale tutto per conquistare e mantenere il controllo del potere economico e finanziario. E’ <strong>la</strong> <strong>politica</strong> at<strong>la</strong>ntica, e vale tutto pur di tenere lontano dal potere il PCI e il sindacato. Vale anche allearsi, col<strong>la</strong>borare, farsi infiltrare, ibridarsi con il potere mafioso. Vale tutto. E in questo scenario ha gioco facile Cosa nostra, non più mafia rurale ma impero finanziario grazie all’eroina e parte integrante del potere legale grazie al<strong>la</strong> compenetrazione e al<strong>la</strong> coincidenza di interessi con pezzi fondamentali del<strong>la</strong> Democrazia Cristiana, non solo nell’Iso<strong>la</strong> ma anche a livello nazionale. Ha gioco facile <strong>la</strong> Cosa nostra nata dal<strong>la</strong> strage di Viale <strong>La</strong>zio, messa in atto per far fuori Cavataio, che aveva soffiato sulle rivalità fra le famiglie prima e poi si era preso il potere negli anni ’60, nel<strong>la</strong> prima guerra di mafia. Hanno gioco facile Stefano Bontade e gli Inzerillo, i Cugini Salvo e don Tano Bada<strong>la</strong>menti, Vito Ciancimino e Salvo Lima. Con l'aiuto discreto di don Masino Buscetta che tesse, media, organizza, consiglia, si tiene ai margini e agisce, e fa avanti indietro dall’Italia agli Stati Uniti e all’America <strong>La</strong>tina. I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong> <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong> – pag. 58 Una trattativa benedetta dal<strong>la</strong> Nato E’ <strong>la</strong> trattativa continua benedetta dal patto At<strong>la</strong>ntico e dall’alleato imperialista, che <strong>la</strong>scia fare ai suoi amici poco raccomandabili pur di mantenere il controllo di quel dente piantato al centro del Mediterraneo. E’ <strong>la</strong> trattativa continua benedetta dai soldi del<strong>la</strong> Cassa del Mezzogiorno e del<strong>la</strong> ricostruzione del Belice dopo il terremoto. E’ <strong>la</strong> trattativa dei voli diretti da New York carichi di valigie di narcodol<strong>la</strong>ri, dei processi aggiustati, delle talpe nei pa<strong>la</strong>zzi di <strong>giustizia</strong>. E’ <strong>la</strong> trattativa continua, quel<strong>la</strong> che ti fa immaginare che l’omicidio Mattarel<strong>la</strong> sia <strong>la</strong> posta <strong>la</strong>nciata sul tavolo di una partita fra Palermo e Roma. Una trattativa che proseguirà, inarrestabile, anche durante e dopo <strong>la</strong> mattanza e l’ascesa dei Corleonesi, dopo che avevano ammazzato il poliglotta e raffinato Stefano Bontade, chiamato il Principe di Vil<strong>la</strong>grazia, e <strong>la</strong> Sicilia era un campo di sterminio. Vincenti e perdenti trattavano tutti, continuavano a farlo nonostante <strong>la</strong> tragedia in atto, chi dai covi di lusso con vista sul<strong>la</strong> casa di Falcone, chi dai luoghi protetti offerti oltreoceano, chi dagli attici mi<strong>la</strong>nesi. Fino al<strong>la</strong> caduta del muro di Berlino. Fino al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> Guerra Fredda. E dopo, negli anni ’90, con il paese stravolto dalle stragi, e ancora poi, meno in evidenza, nascosti, usando il denaro e non <strong>la</strong> violenza come merce di scambio, il potere finanziario al posto del tritolo, l’informazione al posto di una lupara. Se fosse ancora vivo Michele Sindona, “il salvatore del<strong>la</strong> lira”, come lo definì Giulio Andreotti, cosa direbbe oggi del<strong>la</strong> P3 e del<strong>la</strong> P4, dell’infiltrazione capil<strong>la</strong>re delle ‘ndrine nel<strong>la</strong> <strong>politica</strong> e negli affari del nord, delle cricche e dei derivati, del<strong>la</strong> finanza creativa e delle specu<strong>la</strong>zioni sui titoli di Stato? Sorriderebbe, Sindona. E poi direbbe, sempre con un sorriso: “Non vi siete inventati nul<strong>la</strong>”.
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