Caselli/ La politica e la giustizia - I Siciliani giovani
Caselli/ La politica e la giustizia - I Siciliani giovani
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Da un <strong>la</strong>to le logge massoniche tuttora<br />
fiorenti soprattutto nel trapanese,<br />
dall'altro quel<strong>la</strong> che nel dopoguerra diverrà<br />
Cosa nostra, <strong>la</strong> mafia contadina e<br />
padronale che stava già puntando a urbanizzarsi.<br />
Le logge massoniche del trapanese<br />
E proprio per questo ecco materializzarsi<br />
Guarrasi, di un'ottima famiglia di<br />
Alcamo, avvocato, industriale, banchiere,<br />
“ingegnere” del piano di salvataggio<br />
con soldi pubblici delle miniere di zolfo<br />
dell’iso<strong>la</strong>, ricco senza ostentazione e rispettato<br />
da tutti, morto nel suo letto a<br />
Mondello.<br />
Per un periodo aveva anche dimostrato<br />
simpatie per <strong>la</strong> sinistra entrando perfino<br />
nel consiglio di amministrazione del<br />
quotidiano L'Ora e candidandosi come<br />
par<strong>la</strong>mentare con il Fronte popo<strong>la</strong>re nel<br />
’48. Guarrasi il cugino di Enrico Cuccia,<br />
(sì, proprio il Cuccia di Mediobanca), nel<br />
consiglio di amministrazione dell’Eni di<br />
Mattei fino a poco tempo prima che questi<br />
morisse.<br />
Guarrasi era anche amico del giornalista<br />
Mauro De Mauro (che proprio su<br />
Mattei e il fallito Golpe Borghese indagava),<br />
rapito e ucciso da Cosa nostra, e<br />
venne sfiorato dal sospetto di essere uno<br />
dei depistatori delle indagini sul<strong>la</strong> scomparsa<br />
del giornalista. Non a caso il suo<br />
amico e commercialista Antonino Buttafuoco<br />
entrò nel<strong>la</strong> vicenda facendo balenare<br />
il sospetto di una vera e propria gestione<br />
delle indagini in corso da parte di<br />
Guarrasi.<br />
<strong>La</strong> “disponibilità” di Cosa nostra<br />
Il potere politico e economico in Sicilia<br />
e non solo ha col<strong>la</strong>borato e ha usato<br />
spesso il potere di Cosa nostra. E’ un<br />
dato accertato, documentato.<br />
www.isiciliani.it<br />
Cosa nostra a volte scendeva in <strong>politica</strong><br />
direttamente con i suoi uomini (Vizzini,<br />
Russo, Navarra e poi anche Salvo<br />
Lima, tanto per fare alcuni nomi), ma<br />
molto più spesso “si metteva a disposizione”:<br />
sia per <strong>la</strong> propria capacità di raccogliere<br />
denaro e voti sia per <strong>la</strong> propria<br />
forza (militare e violenta) di condizionare<br />
affari e andamento del<strong>la</strong> <strong>politica</strong>.<br />
E ciò fin da prima del<strong>la</strong> Seconda Guerra<br />
Mondiale (basti ricordare ad esempio<br />
il vortice di intrecci solo parzialmente individuabili<br />
attorno a due omicidi a cavallo<br />
dell’inizio ‘900, Notarbartolo e Petrosino),<br />
e sia durante che dopo: si è sempre<br />
trattato, col<strong>la</strong>borato, dialogato. Sempre<br />
fra l’enorme mole di documenti del<strong>la</strong><br />
Commissione Antimafia che produsse il<br />
rapporto del 1976, non resa pubblica perché<br />
di fonte in parte anonima, esiste una<br />
lista di oltre 600 politici locali e nazionali<br />
all’epoca ancora in attività collegati<br />
con <strong>la</strong> mafia se non appartenenti ad essa,<br />
come ricorda Michele Pantaleone in<br />
Omertà di Stato.<br />
Un nuovo fattore: <strong>la</strong> guerra fredda<br />
<strong>La</strong> Seconda Guerra Mondiale aggiunge<br />
solo un nuovo fattore: gli Stati Uniti e le<br />
loro due paroline magiche, “anticomunismo”<br />
e “guerra fredda”. E Cosa nostra<br />
americana e <strong>la</strong> mafia siciliana (il termine<br />
“Cosa nostra” per definire <strong>la</strong> mafia siciliana<br />
arriverà poi, come vedremo in seguito)<br />
“si mettono a disposizione”: prima<br />
per lo sbarco, poi per garantire il governo<br />
civile nel periodo di transizione (quanti<br />
sindaci mafiosi vennero imposto dagli<br />
Alleati durante l’occupazione?) e in seguito<br />
per cancel<strong>la</strong>re i “comunisti” e il<br />
movimento sindacale contro il <strong>la</strong>tifondo<br />
dall’Iso<strong>la</strong>.<br />
Non si trattò solo di una “prestazione“<br />
mercenaria bensì, in più fasi, di un vero e<br />
proprio patto di cooperazione fra diversi<br />
poteri. E <strong>la</strong> mafia si presta, a conflitto ap-<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 57<br />
“E spunta<br />
l'avvocato<br />
Guarrasi”<br />
pena terminato, a alimentare e gestire<br />
(anche affiancandosi al<strong>la</strong> banda di Giuliano,<br />
o viceversa consentendo a Giuliano<br />
di agire in suo concorso) atti di intimidazione,<br />
assalti a sedi sindacali e di<br />
partito, attentati, omicidi e partecipando,<br />
con ogni probabilità, al<strong>la</strong> logistica se non<br />
al<strong>la</strong> gestione diretta del<strong>la</strong> strage di Portel<strong>la</strong><br />
del<strong>la</strong> Ginestra nel ’47.<br />
L'anomalia Buscetta<br />
Ed è proprio in questa fase storica (il<br />
conflitto e <strong>la</strong> guerra fredda) che compare<br />
un altro giovanotto che diventerà il protagonista<br />
di un’altra anomalia: Tommaso<br />
Buscetta. L’anomalia in questione è <strong>la</strong><br />
riunione fra i capi di Cosa nostra americana<br />
e i vertici del<strong>la</strong> mafia siciliana<br />
all’Hotel des Palmes a Palermo nel 1957.<br />
Una riunione in cui ci sono tutti i boss di<br />
peso del momento da una parte all’altra<br />
dell’At<strong>la</strong>ntico, compreso Lucky Luciano,<br />
e un unico “picciotto”: Tommaso Buscetta.<br />
Un incontro in cui vengono decise<br />
due cose: <strong>la</strong> partnership fra americani e<br />
siciliani per prendere il controllo del traffico<br />
dell’eroina verso l’Europa e gli Usa<br />
sostituendosi ai marsigliesi, che ne avevano<br />
il controllo logistico e i rapporti con<br />
i produttori proprio grazie a un’alleanza<br />
con Lucky Luciano, e <strong>la</strong> creazione a Palermo<br />
del<strong>la</strong> Commissione, <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> organizzativa<br />
di Cosa nostra.<br />
E in tutto questo venne invitato un<br />
“picciotto”? Da qui <strong>la</strong> domanda: a che titolo<br />
Buscetta partecipò a quel<strong>la</strong> riunione?<br />
Lui, Buscetta, davanti al<strong>la</strong> Commissione<br />
Antimafia nel 1992 nega, anzi dice che<br />
non si trattò di giorni di <strong>la</strong>voro, come riportato<br />
da altre fonti, ma solo di una<br />
cena. Anche Giovanni Falcone, probabilmente<br />
sposando <strong>la</strong> ricostruzione di quello<br />
che fu il primo e il più importante pentito<br />
di mafia e sul quale si costruì gran parte<br />
dell’impianto del maxi processo di Palermo,<br />
sembra dargli ragione.