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Caselli/ La politica e la giustizia - I Siciliani giovani

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“Simpatie<br />

diffuse<br />

per l'estrema<br />

destra”<br />

“Si tratta di una grande bufa<strong>la</strong> teoricamente<br />

debole e metodologicamente azzardata,<br />

che denota un grandissimo velo<br />

ideologico”, accusa Marco Orioles.<br />

Barnao e Saitta sperano in una replica<br />

dell’università a difesa del<strong>la</strong> libertà di<br />

pensiero e di ricerca e invece il prof. Domenico<br />

Carzo, direttore dei Quaderni<br />

CIRSDIG, con una nota ufficiale prende<br />

le distanze dai due sociologi e rincara <strong>la</strong><br />

dose.<br />

“Rammaricandomi dell’omissione del<strong>la</strong><br />

doverosa vigi<strong>la</strong>nza, determinata da una<br />

mal riposta fiducia, rendo noto che il testo<br />

è stato pubblicato senza <strong>la</strong> mia autorizzazione<br />

ed a mia insaputa dal redattore<br />

dr. Pietro Saitta, che gestisce operativamente<br />

il sito”, scrive Carzo. “Il testo in<br />

questione, contrariamente alle regole dei<br />

Quaderni, non è stato preventivamente<br />

sottoposto al<strong>la</strong> procedura di referaggio<br />

anonimo, quindi è stato eliminato dal sito<br />

stesso. Informo, pertanto, di aver già<br />

provveduto a rimuovere dall’incarico il<br />

dr. Saitta, di concerto con il Comitato<br />

Scientifico”.<br />

Eliminato dall'univarsità<br />

Il sociologo messinese fornisce però<br />

una versione dei fatti ben diversa.<br />

“L’articolo raccoglie i <strong>la</strong>vori di un seminario<br />

pubblico, tenuto nel dicembre del<br />

2011 presso il Dipartimento “Pareto”<br />

dell’ateneo peloritano”, spiega Saitta.<br />

“Per posta elettronica il successivo 27<br />

gennaio avvisai il direttore e tutti i colleghi<br />

del nuovo inserimento. A distanza di<br />

qualche giorno ricevetti <strong>la</strong> sua approva-<br />

www.isiciliani.it<br />

zione e pubblicai l’articolo sul sito. Il<br />

prof. Carzo pagò le stampe di alcune copie<br />

da depositare presso le biblioteche<br />

nazionali e regionali e pure le spese di<br />

spedizione”.<br />

Saitta spiega di essersi volontariamente<br />

dimesso dal CIRSDIG il 13 novembre<br />

2012, prima cioè dell’articolo de Il Giornale,<br />

in ragione di alcuni “accesi dissapori”<br />

sul<strong>la</strong> linea editoriale. “Comunque è<br />

abbastanza curioso che un articolo capeggi<br />

nel<strong>la</strong> pagina web di un’istituzione<br />

per un anno senza che il suo direttore se<br />

ne avveda. <strong>La</strong> vicenda dimostra che i nostri<br />

sono tempi molto tristi per <strong>la</strong> libertà<br />

accademica, non solo in ragione degli attacchi<br />

esterni, ma anche e sopratutto per<br />

l’incapacità di alcuni di saper<strong>la</strong> difendere”.<br />

Una certa nostalgia del Ventennio<br />

A più di 13 anni dal<strong>la</strong> prima pubblicazione<br />

del “diario” sull’esperienza militare<br />

di Charlie Barnao, l’intolleranza verso<br />

coloro che hanno l’ardire di analizzare<br />

valori, atteggiamenti e comportamenti<br />

all’interno delle forze armate è ancora <strong>la</strong><br />

stessa. Guai poi a stigmatizzarne le ideologie<br />

pretoriane e parafasciste. Un certo<br />

spirito nostalgico per il Ventennio aleggia<br />

tra le caserme e i reparti del<strong>la</strong> Folgore.<br />

Le sue radici storiche risalgono ai<br />

“Fanti dell’aria Libici”, voluti subito prima<br />

del<strong>la</strong> seconda guerra mondiale da Italo<br />

Balbo, fedelissimo di Benito Mussolini,<br />

già Ministro dell’Aeronautica e Governatore<br />

generale del<strong>la</strong> Libia.<br />

Charlie Barnao ricorda che il coman-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 38<br />

dante del<strong>la</strong> sua compagnia aveva tatuato<br />

sul petto <strong>la</strong> testa del Duce e che “non erano<br />

rare” le svastiche impresse sulle braccia<br />

dei parà delle varie compagnie. Anche<br />

certi canti dei commilitoni rispecchiavano<br />

una simpatia diffusa per l’estrema<br />

destra.<br />

“<strong>La</strong> più importante delle canzoni, Avevo<br />

un camerata, coronava il rituale di<br />

congedo dei parà”, aggiunge il sociologo.<br />

“Pochi dei congedanti sapevano però che<br />

era <strong>la</strong> versione italiana di una delle più<br />

note canzoni cantate dai nazisti, Ich hatt’<br />

einen Kameraden. Ideale per sancire <strong>la</strong><br />

conclusione di un percorso educativo autoritario<br />

come quello del<strong>la</strong> formazione di<br />

un giovane paracadutista”.<br />

“I valori in cui crediamo”<br />

Un legame nero pluridecennale che a<br />

leggere alcuni commenti in calce al<strong>la</strong> petizione<br />

online contro Barnao e Saitta,<br />

sembra non essersi mai interrotto.<br />

“Romantici, idealisti, interventisti,<br />

dannunziani? Se fedeltà, rispetto, onore e<br />

lealtà hanno questo significato, allora sì,<br />

possiamo considerarci tali”, scrive un ex<br />

ufficiale paracadutista. “Se poi amare il<br />

proprio Paese, <strong>la</strong> propria cultura e le proprie<br />

tradizioni significa essere fascisti,<br />

bene sia, piuttosto che rinnegare tutto a<br />

vantaggio dell’ipocrisia congenita in coloro<br />

che rinnegano l’amor di Patria”.<br />

E per epigrafe una ve<strong>la</strong>ta minaccia.<br />

Ora sì, <strong>la</strong>sciamo pure che abbaino al<strong>la</strong><br />

luna. Noi rimarremo qui, all’erta, sempre<br />

pronti al<strong>la</strong> difesa dei valori e dei<br />

principi in cui crediamo.

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