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Caselli/ La politica e la giustizia - I Siciliani giovani

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Chissà quanti, nelle generazioni che si<br />

sono succedute, si sono imbattuti in queste<br />

parole. Chissà se ci hanno mai riflettuto<br />

sopra, se le hanno trovate insignificanti,<br />

o se invece qualcuno è riuscito a<br />

coglierne l’aff<strong>la</strong>to ideale, a non trovarlo<br />

inconciliabile con <strong>la</strong> sua posizione proprio<br />

in questa via.<br />

Noi bocconiani<br />

In due occasioni, da quando sono una<br />

studentessa bocconiana, <strong>la</strong> nostra università<br />

è stata sede di protesta dei movimenti<br />

studenteschi esterni. Eravamo noi<br />

l’oggetto del<strong>la</strong> protesta, noi servi del sistema,<br />

noi lobby, noi privilegiati che non<br />

soffriamo <strong>la</strong> crisi da noi creata. Noi, che<br />

nel<strong>la</strong> nostra storia abbiamo avuto Roberto<br />

Franceschi. Quei ragazzi erano testimonianza<br />

di un forte disagio che pervade<br />

<strong>la</strong> nostra generazione, che nel<strong>la</strong> perfezione<br />

del<strong>la</strong> macchina bocconiana si vive<br />

poco. E se hanno trovato nel<strong>la</strong> nostra<br />

casa il luogo del conflitto, il problema,<br />

pure in forma diversa, esiste.<br />

Mi sono chiesta se abbiamo avuto <strong>la</strong><br />

colpa di esserci adagiati nell’etichetta dei<br />

www.isiciliani.it<br />

“<strong>La</strong> ricerca scientifica dev'essere messa<br />

a disposizione dei più deboli, degli sfruttati”<br />

“privilegiati” che frequentano<br />

l’università privata e non<br />

subiscono <strong>la</strong> crisi, o se a questa<br />

rappresentazione falsata<br />

non siamo stati in grado di<br />

opporci. Che fine avevano<br />

fatto le lotte di Roberto, che<br />

eredità eravamo stati capaci di<br />

raccogliere?<br />

Ho temuto che con lui e con<br />

il Movimento Studentesco si<br />

fosse esaurita <strong>la</strong> capacità e <strong>la</strong><br />

voglia di avanzare istanze solidaristiche.<br />

Ma questa<br />

ricostruzione non rende onore<br />

a una realtà: quel<strong>la</strong> di tanti<br />

bocconiani, di sinistra e<br />

profondamente solidali, che<br />

non si riconoscono nelle etichette<br />

precostituite.<br />

Diritti che oggi paiono scontati<br />

<strong>La</strong> commemorazione di Roberto mostra<br />

che <strong>la</strong> mia Università è stata altro, e<br />

può continuare ad esserlo. È stata partecipe<br />

delle discussioni interuniversitarie,<br />

quando gli studenti conquistavano pezzo<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 29<br />

per pezzo diritti che oggi paiono scontati,<br />

ma che scontati non lo erano affatto.<br />

Nelle parole del Rettore, che ha definito<br />

Roberto un “autentico bocconiano”,<br />

ma soprattutto nel<strong>la</strong> partecipazione di<br />

tanti studenti al<strong>la</strong> commemorazione, mi<br />

convinco del fatto che è possibile rimanere<br />

sensibili anche nelle palestre considerate<br />

privilegiate del<strong>la</strong> formazione. E<br />

questo vuol dire superare le barriere<br />

dell’individualismo, vuol dire che <strong>la</strong> solidarietà<br />

è un valore che travolge e appassiona.<br />

<strong>La</strong> solidarietà non è morta<br />

Non è morta negli anni ’70, non siamo<br />

diventati impermeabili al disagio sociale.<br />

Noi studenti tutti, non solo bocconiani, ci<br />

sentiremo tali nel<strong>la</strong> memoria di Roberto.<br />

Nel<strong>la</strong> sua convinzione che <strong>la</strong> ricerca<br />

scientifica deve essere messa a<br />

disposizione dei più deboli, degli sfruttati.<br />

Non solo del nostro egoista, singolo<br />

interesse.

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