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Caselli/ La politica e la giustizia - I Siciliani giovani

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Il “dossier Parmaliana”<br />

<strong>La</strong> Procura di Reggio Ca<strong>la</strong>bria avvia le<br />

indagini e il 17 novembre 2010 il sostituto<br />

procuratore reggino Federico Perrone<br />

Capano – accompagnato dal capitano del<br />

Ros Leandro Piccoli – si reca negli uffici<br />

del<strong>la</strong> Procura generale di Messina per interrogare<br />

i cancellieri in servizio in<br />

quell’ufficio.<br />

Il Procuratore generale Cassata fu molto<br />

ospitale con il suo giovane collega e<br />

l’ufficiale dell’Arma tanto da mettere a<br />

disposizione il suo ufficio per l’audizione<br />

dei testimoni.<br />

Durante <strong>la</strong> verbalizzazione delle dichiarazioni<br />

dell’ultima teste, Angelica<br />

Rosso, il capitano Piccoli nota in una vetrinetta<br />

una carpetta con un’annotazione<br />

manoscritta: “copie esposto Parmaliana”;<br />

appena più giù, <strong>la</strong> dicitura, sempre manoscritta,<br />

“da spedire”. Perrone Capano allora<br />

telefona al suo superiore Giuseppe<br />

Pignatone per riferirgli di quanto aveva<br />

visto. Pignatone telefona a sua volta a<br />

Cassata per spiegargli <strong>la</strong> necessità di procedere<br />

al sequestro.<br />

Quattro copie dell'anonimo<br />

<strong>La</strong> carpetta conteneva quattro copie del<br />

dossier anonimo – senza il timbro<br />

dell’ufficio con il numero di protocollo –<br />

e su due di queste erano attaccati due<br />

post-it con su scritto “Procura ME” e<br />

“Procura Reggio C.”. <strong>La</strong> Procura di Reggio<br />

Ca<strong>la</strong>bria iscrive Cassata nel registro<br />

www.isiciliani.it<br />

degli indagati e, emerse le responsabilità<br />

del procuratore generale, lo rinvia a giudizio<br />

il 3 dicembre 2011 per diffamazione<br />

pluriaggravata in concorso con<br />

l’aggravante di aver addebitato al<strong>la</strong><br />

presunta vittima fatti determinati e di<br />

aver agito per motivi abietti di vendetta.<br />

Una condanna storica<br />

Dopo quasi un anno di udienze – <strong>la</strong><br />

prima si tenne il 6 febbraio 2012 – il 24<br />

gennaio scorso Cassata è stato condannato:<br />

ad un’ammenda di 800 euro – il pm<br />

aveva chiesto una condanna a tre mesi –<br />

e al risarcimento al<strong>la</strong> famiglia da stabilire<br />

in sede civile, certo. Una sentenza di primo<br />

grado e che potrebbe essere ribaltata<br />

in appello, certo.<br />

Ma comunque una sentenza storica. Il<br />

magistrato più potente del distretto giudiziario<br />

di Messina degli ultimi decenni è<br />

stato condannato. Un altro giudice – pur<br />

concedendo all’imputato le attenuanti generiche<br />

– ha ritenuto sussistenti a suo carico<br />

le circostanze aggravanti dei “motivi<br />

abietti di vendetta” rispetto a quell’ultima<br />

lettera <strong>la</strong>sciata da Adolfo Parmaliana.<br />

Il sabato successivo – 26 gennaio – si è<br />

tenuta a Messina <strong>la</strong> cerimonia di apertura<br />

dell’anno giudiziario con una sedia vuota,<br />

quel<strong>la</strong> di Cassata – unico procuratore<br />

generale in carica con una condanna sulle<br />

spalle –, sul<strong>la</strong> cui trentennale carriera<br />

di ombre mai chiarite è forse ca<strong>la</strong>to il sipario.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 25<br />

SCHEDA<br />

IL MAGISTRATO<br />

ANTONIO FRANCO CASSATA<br />

Antonio Franco Cassata – originario di Barcellona<br />

Pozzo di Gotto (Me), dove gode di rilevante<br />

influenza sociale – è entrato in magistratura<br />

trentotto anni fa. Dagli inizi come pretore di<br />

Avo<strong>la</strong> fino all’incarico di giudice istruttore al Tribunale<br />

di Patti e poi, nel 1985, l’approdo al<strong>la</strong><br />

prima sezione penale del Tribunale di Messina,<br />

nel 1989 Cassata ha raggiunto <strong>la</strong> Procura Generale,<br />

dove ha prestato servizio con funzioni<br />

di sostituto fino al<strong>la</strong> nomina a Procuratore generale<br />

il 29 luglio 2008 al posto di Ennio D’Amico.<br />

Il suo nome compare nell’informativa dei carabinieri<br />

Tsunami del 2005: il magistrato sarebbe<br />

intervenuto più volte per bloccare le indagini<br />

dell’Arma, ed è stato al centro di diverse interrogazioni<br />

par<strong>la</strong>mentari presentate dal senatore<br />

Lumia e dall’onorevole Di Pietro per via delle<br />

sue discutibili frequentazioni, anche all’interno<br />

del circolo barcellonese Corda Fratres, (l’associazione<br />

del<strong>la</strong> quale hanno fatto parte anche<br />

Pino Gullotti, boss del<strong>la</strong> famiglia mafiosa barcellonese<br />

e l’enigmatico Saro Cattafi – ritenuto<br />

dagli inquirenti esponente di vertice dello stesso<br />

sodalizio criminale) e quindi per l’«incompatibilità»<br />

e l’«inopportunità» del<strong>la</strong> sua nomina<br />

Procuratore generale.<br />

Già nove anni fa il Csm aveva archiviato una<br />

procedura di incompatibilità ambientale nei<br />

confronti di Cassata, ritenendo insussistente<br />

l’accusa di frequentazioni con personaggi mafiosi<br />

che gli era stata rivolta in alcuni esposti.<br />

Cassata ha sempre risposto alle accuse dicendo<br />

che gli organismi disciplinari «hanno ritenuto<br />

del tutto doveroso e irreprensibile» il suo<br />

comportamento, ribadendo, riguardo al<strong>la</strong> sua<br />

appartenenza al<strong>la</strong> Corda Fratres, di non aver<br />

mai frequentato il Cattafi.<br />

Il 7 febbraio <strong>la</strong> Prima Commissione del Csm<br />

ha chiuso <strong>la</strong> procedura per incompatibilità che<br />

aveva avviato a suo carico, con il deposito degli<br />

atti e adesso dovrà decidere se chiedere al<br />

plenum il trasferimento del magistrato o l’archiviazione.<br />

L’iniziativa sarebbe legata a un presunto<br />

“interessamento” del Pg a un’indagine su<br />

truffe assicurative a carico del figlio, da parte<br />

del<strong>la</strong> procura di Barcellona Pozzo di Gotto. Resta<br />

ancora aperto un altro filone che riguarda<br />

l’eventuale incompatibilità ambientale di Cassata<br />

con il figlio, che esercita <strong>la</strong> professione di<br />

avvocato nello stesso ambito giudiziario del padre.

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