ESSERE - Gennaio Febbraio 2012.pdf - CSA Arezzo
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inchiesta<br />
8<br />
non è capace da solo di compiere<br />
una cosa del genere, ha elaborato<br />
e inventato altre vie palliative di<br />
liberazione dal male e inventato<br />
vari surrogati dell’unico atto che<br />
potrebbe rigenerare l’uomo: il<br />
perdono di Dio. Solo l’evento<br />
cristiano è la possibilità offerta<br />
all’uomo di essere rigenerato<br />
mediante il perdono di Dio: di<br />
nascere di nuovo e di cominciare<br />
di nuovo. Il cristianesimo è la<br />
possibilità di dire in qualunque<br />
circostanza: “Ora ricomincio da<br />
capo”, perché è il perdono di Dio<br />
sempre offerto all’uomo e che<br />
consiste nell’azione di Dio che<br />
trasforma la nostra libertà e rinnova<br />
alla radice il nostro io.<br />
La cultura che cerca di abolire<br />
Dio dalla scena del mondo, è<br />
inevitabilmente infastidita da un<br />
fenomeno come il perdono, perché<br />
non è in grado spiegarlo e quindi lo rifiuta, intendendolo come qualcosa di<br />
irragionevole o, nel peggiore dei casi, addirittura ideologico. Ma l’esperienza<br />
di persone, come Carlo Castagna o come Margherita Caruso, la vedova del<br />
brigadiere Giuseppe Coletta ucciso a Nasiriyah, che dopo le circostanze tragiche<br />
che hanno interessato la loro vita hanno perdonato, sono la testimonianza che<br />
il perdono è possibile solo quando si è animati da una forza sostenuta da Dio.<br />
Il perdono è davvero la cosa di cui più abbiamo bisogno; senza perdonare non<br />
si può vivere, perché non c’è vita se non si ammette che esista qualcosa di più<br />
grande del male che ci circonda. Ed è quindi evidente come questa dinamica<br />
sia possibile soltanto grazie all’introdursi di una misura più grande.<br />
Affermava Castagna: “Attraverso la strage mi era chiesto qualcosa, e intuivo che<br />
era una occasione da non lasciarmi sfuggire per percorrere quella strada in cui<br />
la grazia mi accompagnava, sostenendomi nel perdono e nella misericordia”. Ed<br />
esplicitava ancora meglio questo rimando all’origine la giovane vedova Coletta:<br />
“La cosa bella è trovarsi insieme nella fede in Cristo e stupirsi del proprio stesso<br />
perdono nella misura in cui arriva dall’alto, visto che è evidente che non possa<br />
derivare soltanto da uno sforzo del singolo perché le persone da sole non ne<br />
sono capaci”.<br />
La cosa decisiva, quella che cambia radicalmente la prospettiva, è la presenza<br />
costante di Cristo nelle giornate, poiché solo il Suo farsi compagno dell’uomo<br />
nel cammino permette a quest’ultimo di affrontare i dolori che incontra. Ad<br />
ognuno è chiesta un’unica responsabilità di fronte a questa iniziativa di Dio, il sì<br />
fiducioso, segno di un affidamento completo.