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ESSERE - Gennaio Febbraio 2012.pdf - CSA Arezzo

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per il padre del piccolo Joussef che invoca vendetta e invece “meno ne provoca”<br />

secondo la Ravera “il nonno, il signor Castagna, mobiliere, che recita una<br />

cavatina sul perdono e contro l’odio”. Da non credere! Quell’uomo a cui erano<br />

stati tolti violentemente tutti gli affetti più cari, avrebbe – secondo la Ravera -<br />

“recitato” il perdono. Davvero non c’è comprensione per chi perdona. Eppure<br />

lo ha spiegato il signor Castagna, non potrebbe dire ogni giorno la preghiera<br />

del Padre Nostro se non sapesse perdonare. Ma forse è proprio questo che<br />

ci inquieta. Credo che la realtà e il cuore dell’uomo a volte sono più semplici<br />

di quanto pensiamo. Chi è cresciuto ed è stato educato alla fede, quella vera,<br />

fatta di gesti quotidiani, di profondo amore per la realtà, non può vivere senza<br />

perdonare, che si badi bene, non vuol dire non soffrire, non sentire l’ingiustizia,<br />

ma non si può vivere e chiedere perdono se non si è capaci di perdonare.<br />

Nessuno di noi può sapere cosa accade nel cuore di questo uomo, che in un<br />

attimo si è trovato senza moglie, senza figlia, senza il nipotino. Probabilmente ci<br />

saranno cose che avrebbe voluto dire e non ha detto, abbracci che non ha dato,<br />

gesti per i quali sentirà il bisogno di chiedere al Signore perdono, ma proprio<br />

per questo, perché ci riconosciamo peccatori in ogni nostra giornata non<br />

possiamo non essere capaci di perdono. Questo ci insegna il signor Castagna<br />

e questo noi fatichiamo a capire, perché crediamo che il perdono sia una scelta<br />

dell’intelligenza, invece è una scelta del cuore, chi sa di averne bisogno non<br />

può non concederlo e sa che non perdonare sarebbe ingiusto prima di tutto<br />

verso sé stesso, sarebbe come non amarsi due volte. “Padre nostro che sei<br />

nei cieli… rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,<br />

e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen” E’ un perdono che<br />

avrà bisogno ogni giorno del suo “si” della riconferma, perché ci saranno giorni<br />

in cui la solitudine sarà più intensa, i ricordi più dolorosi, ma il signor Castagna<br />

sa, e ci ricorda, che chi ama, chi crede non è mai solo. Ho riportato questo<br />

esempio per far capire che se il perdono è un qualcosa che non appartiene<br />

quasi più alla nostra società è solo per il fatto che abbiamo abbandonato Cristo<br />

stesso. E chi non fa l’esperienza del perdono non è capace, a sua volta di<br />

inchiesta<br />

perdonare. L’uomo oggi sta male, anche se cerca di vivere spensieratamente<br />

il suo malessere, perché si è negato l’esperienza del perdono da parte di Dio,<br />

e quindi l’esperienza della Sua misericordia. L’uomo non può vivere una buona<br />

vita senza questa esperienza. Egli è capace di agire male, ma è incapace di<br />

liberarsi dal male compiuto. Al riguardo c’è un testo del Manzoni che ci aiuta<br />

a capire questo paradosso dell’uomo che può agire male e non può liberarsi<br />

dal male compiuto: la famosa notte dell’Innominato, nel momento in cui egli<br />

passa in rassegna tutte le sue scelleratezze. “Erano tutte sue; erano lui: l’orrore<br />

di questo pensiero, rinascente a ognuna di quelle immagini, attaccato a tutte,<br />

crebbe fino alla disperazione” (Promessi Sposi, cap. XXI). Con le proprie scelte<br />

ciascuno di noi genera se stesso: sei quello che decidi di essere. Gli atti di<br />

ingiustizia non erano solo atti di cui l’Innominato era responsabile ma: “erano<br />

lui”. Esiste una misteriosa ma reale progressiva identificazione del nostro io<br />

con le scelte della nostra libertà. Esiste come un’identificazione della persona<br />

coi suoi atti. La soluzione, la via di uscita sarebbe quella di un “ricominciare<br />

da capo”, come una sorta di rinascita e di rigenerazione. Ma poiché l’uomo

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