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ESSERE - Gennaio Febbraio 2012.pdf - CSA Arezzo

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inchiesta<br />

santuario compiendo già una sorta di penitenza fino dalla partenza per essere<br />

degni del perdono. Magari partivano dalle case isolate sui poggi o dai paesi,<br />

digiuni, col sacco in spalla, perché dopo la confessione si sarebbero accostati<br />

alla Comunione per la quale era necessario non aver mangiato fino dalla sera<br />

prima. I frati della Verna erano tutti nei confessionali pronti a perdonare chi con<br />

animo semplice si inginocchiava davanti ad essi. “Padre beneditemi perché<br />

ho peccato”, ognuno esternava i propri dolori, le proprie mancanze, poi dopo<br />

aver recitato l’atto di dolore e avere ricevuto il perdono si appartava un attimo<br />

sulle panche della chiesa, difronte alle ceramiche bianche e azzurre dei Della<br />

Robbia, per dire le Ave Maria e i Padrenostro della penitenza. Un rito semplice<br />

e significativo, una catarsi, un sentirsi l’animo pulito, pronto con un rinnovato<br />

senso del noi e della vita come dono che bisogna onorare con l’onestà del<br />

vivere .<br />

Oggi forse il perdono ha perso il suo significato più profondo ed è una delle<br />

parole che vanno rifondate. Perdonare non significa fare finta di niente difronte<br />

al sopruso, difronte all’invidia, difronte a chi calpesta i nostri diritti. Perdonare<br />

non è accettazione totale dell’errore e dell’errante, giustificazione vigliacca di<br />

tutto quello che accade per tornaconto, ma piuttosto cercare di capire perché<br />

e con il perdono, e con la fermezza morale che gli è dovuta, impegnarsi, ad<br />

esempio, a rifondare un rapporto.<br />

Quando apriamo un quotidiano e ci imbattiamo nel racconto di episodi di<br />

violenza, di delitti orrendi, di malversazione, tutti ci lasciamo sfuggire parole<br />

di odio contro i mostri che hanno potuto macchiarsi di così ingiustificabili<br />

comportamenti. Quasi nessuno in certe circostanze ha parole di perdono,<br />

anche perché il perdono è legato al pentimento ed alla penitenza e non tutti<br />

coloro che hanno sbagliato sono in grado di iniziare e di portare a termine<br />

questo percorso.<br />

Anche perdonare è un percorso difficile. Significa spendere tempo per gli<br />

altri che hanno sbagliato, impegnarsi a migliorare le cose, a comprendere, a<br />

sostenere, ad aiutare senza essere succubi o conniventi dell’errore per quieto<br />

vivere, per stanchezza, per incuria.<br />

Niente è più grande di un perdono costruttivo, bellissima è la mano di Dio<br />

che negli affreschi della cappella Sistina si incontra con quella dell’uomo per<br />

sostenerlo, per amarlo, per educarlo; sempre nell’educazione c’è forza, c’è<br />

sostegno, mai pietismo, mai condivisione dell’errore.

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